20°Giornata Bologna-Chievo - Comune di San Giorgio di Piano

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20°Giornata Bologna-Chievo - Comune di San Giorgio di Piano
BOLOGNA-CHIEVO 4-0
LA DURA LEGGE DEL DALL’ARA
Dura lex sed lex. Una frase dal tono austero coniata ai tempi di Roma antica ma dal concetto
limpido e di facile comprensione, applicabile in toto oltre duemila anni dopo agli avversari del
Bologna di Pioli quando mettono i piedi in campo al Dall’Ara.
Sarebbe meglio un lasciate ogni speranza, voi ch'entrate di dantesca memoria, ma meglio
non esagerare, suvvia.
A parte qualche passo falso (vedi le nette sconfitte contro le due milanesi e lo scivolone
prenatalizio contro il Parma) e i pari con Pescara, Udinese e Lazio, il leit motiv casalingo
prevede lo stesso copione vittorioso a suon di gol. Catania, Palermo e Atalanta ne sanno
qualcosa.
Fuori è valido il discorso opposto. Una collezione poco invidiabile di sconfitte, solitamente
sempre di misura, non solo contro formazioni di rango superiore ma anche e purtroppo contro
dirette concorrenti nella la lunga strada verso la salvezza.
Troppi errori, soprattutto di concentrazione, hanno determinato questo risultato bifronte.
Ieri è toccato all’insidioso Chievo rimetterci le penne.
Un sonoro 4-0 che non lascia scampo e annichilisce ogni velleità della band guidata da
Corini.
Mai in partita, se non per
qualche sprazzo d’orgoglio
nelle battute finali, quando
risuonano nell’aria le note
provenienti da un violino
ormai da un paio di mesi
inutilizzato o meglio,
silenziato.
Pioli effettua alcune modifiche
sulla formazione sconfitta a
Genova. Antonsson al posto
di Sorensen, Perez al posto di
dell’acciaccato Taider , il
rientro dal primo minuto di
Alino e Gabbiadini, tanto per iniziare. Aggiustamenti anche tattici, non solo di uomini. Un 4-23-1 che prevede El Ruso e Khrin sopra difesa e sulla trequarti il trio Kone-DiamantiGabbiadini a spaziare in appoggio al puntero Gila.
Corini risponde con il suo ormai consolidato 4-3-3, il trio Stoian-Thereau-Vacek si muove su
tutto il fronte d’attacco, con l’idea di creare spazi per gli inserimenti dei vari centrocampisti, tra
i quali l’ex Guana.
Sì, resta infatti solo un’idea perché sin dalle prime battute di gioco i rossoblu fanno capire che
aria tira. Pressione, compattezza e voglia di vincere sono gli ingredienti che saltano agli occhi
subito.
Il tempo di studiarsi a vicenda stavolta è tiranno. Da un calcio d’angolo battuto al tredicesimo
da Alino Pelè Kone ruba il tempo al suo marcatore e svetta di testa. Palla in rete, la terza nel
giro di un mese per lui magico.
Il Chievo genera una timida reazione ma la conclusione più pericolosa nel primo tempo è una
deviazione di testa del nostro Bel Reneè che per pochi decimetri non beffa Agliardi, peraltro
sempre vigile.
Mancano pochi secondi alla conclusione della prima frazione di gioco quando Perez arpiona
un pallone pivellando Thereau e serve in profondità Gila che non esita un secondo a
depositare in rete con un tocco beffardo su Sorrentino in uscita.
Dopo quasi due mesi il violino torna a suonare. L’aveva fatto anche a Napoli, ma un
guardalinee non amante dei classici l’aveva impedito.
Inizia la ripresa e lo strumento caro a Stradivari suona un’altra volta. Calcio d’angolo calciato
con maestria ancora una volta da Diamanti, mischia in area dove Gila da buon bomber
rapace quale è
insacca di nuovo.
Cancellate di colpo
ogni futile polemica
sulle sue presunte
e recenti polveri
bagnate, guarda un
po’.
La partita scivola
ormai tranquilla sui
binari
dell’accademia.
Corini gioca le
ultime due carte
con gli ingressi di
Pellissier e dell’ex
Eriberto, diventato
nel tempo Luciano
e ora ormai
trentottenne (!!) ma sempre di corsa. Una sua punizione e un palo di Paloschi (entrato al
posto dell’infortunato Guana) riscaldano i cuori dei pochi tifosi giunti dalla città di Giulietta.
Diamanti fa collezionare ammonizioni agli avversari. Subisce un paio di pedate poco
simpatiche e addirittura una sorta di laccio californiano tipico del wrestling, neanche fosse
Hulk Hogan.
Quando ormai siamo inattesa del triplice fischio, Gabbiadini con un guizzo d’altri tempi
deposita in rete, a fil di palo.
4-0 e finalmente tutti a casa.
Chievo surclassato, forse un po’ troppo pesantemente ma il calcio è così.
Per il Bologna, pochi tiri in porta ma
con la precisione di un cecchino.
Perez senza dubbio il migliore in
campo. Uomo ovunque, calamita
vivente di palloni e capace di dettare i
tempi della manovra, è uno di quei
giocatori dai quali non si può
prescindere, un allenatore in campo,
la lunga mano di Pioli che quando
non c’è si vede eccome. Basta
verificare quando è venuto a mancare
e per pura coincidenza i rossoblu
quasi sempre hanno rimediato
batoste.
Sarebbe ora che la società gli
rinnovasse il contratto, forse la notizia più gradita del poverissimo mercato del Bologna.
Già detto di Gila, terminale indispensabile, occhio al Gabbia, da prima punta farebbe sudare
parecchi difensori. La Vecchia Signora può lasciarlo ancora qua, ci pensa Pioli ad erudire il
pupo.
Ultima nota.
Se si potessero distribuire le reti fatte in casa in quelle non fatte in trasferta, il Bologna
sarebbe almeno terzo in classifica.
Lo so, non si può. Il calcio non è magia e certi giochi di prestigio non sono ammessi.
E’ soprattutto equilibrio, non dimentichiamolo.
ALMANACCO