- SEGNI DEL TEMPO

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- SEGNI DEL TEMPO
GLOSSARIO BIBLIOGRAFIA E BIBLIOFILIA
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A
Prima lettera dell'alfabeto italiano.
In molte edizioni fu usata per indicare la segnatura del primo foglio di un volume.
Presso i Greci equivaleva al numero 1, presso i Romani al numero 500 e, se sormontata da una
linea, al numero 5000.
In molte opere e nelle schede librarie viene usata come abbreviatura (A.) per indicare il termine
''Autore'', o ''Autori'' (AA.)
A fogli chiusi
Si dice di un libro con i bordi delle pagine che costituiscono i vari fascicoli non tagliati. Nei
cataloghi librari è sinonimo di intonso. Indica che il libro non è mai stato letto. Per un collezionista
si tratta di un pregio che può aumentare anche notevolmente il valore commerciale di un esemplare.
A fogli sciolti
Si dice così di un libro che si presenta a fogli piegati ma non non rilegati. Può trattarsi,
occasionalmente, di un volume ancora non rilegato, che appare così come è uscito dai torchi di
stampa. Ma può anche essere un lavoro tipografico destinato ad avere un aspetto finale di questo
genere, nel qual caso si trova spesso conservato in cofanetto o custodia editoriale.
Abbassamento degli spazi
Correzione di quel difetto di stampa che si ha quando il bianco che deve apparire tra una parola e
l'altra appare coperto o insudiciato.
Abbreviazioni o abbreviature.
Accorciamenti di parole o frasi per omissione di qualche lettera o sostituzione con simboli
convenzionali. Già in uso nell'antichità classica, soprattutto per nomi, titoli, formule di cortesia.
Raggiunsero il massimo utilizzo nel periodo gotico, anche perché consentivano di risparmiare carta,
pergamena e inchiostro, che erano costosissimi e di difficile reperibilità. Molto usate dai monaci
copisti, le A. sono causa delle innumerevoli varianti nei codici antichi. La difficoltà nel leggere testi
così ricchi di A. ha determinato la nascita di una vera e propria scienza, la Paleografia. Molte A.
furono mantenute anche nei primi libri a stampa, sia negli incunaboli che nelle cinquecentine. Nei
cataloghi librari, così come nelle bibliografie, le A. sono usate convenzionalmente per indicare
alcune caratteristiche dei volumi.
Abominario
Si chiama così il libro che raccoglie le varie formule di scomunica.
Abrasione, rasura
Si chiama così la cancellatura di parte del testo tramite raschiatura, o l'usura di qualche parte di un
volume (abrasioni del dorso, della copertina) dovuta ad attrito e sfregamento. Talvolta l'abrasione è
dovuta al tentativo di cancellare timbri di biblioteche pubbliche, o private, o vecchie firme di
appartenenza.
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Abridged, abridgment
Termini inglesi usati per indicare edizioni ''ridotte'' o ''compendiate'' di un'opera (v.).
Abstract
Termine inglese ormai molto usato anche in Italia. Indica un breve riassunto del contenuto
essenziale di un libro, di un articolo, di un saggio, di una dissertazione.
Abstracting journal, Abstracting service
Termini inglesi entrati in uso anche da noi. Con A. j. si intende una pubblicazione periodica che
fornisce brevi sommari sul contenuto di determinate opere, libri, articoli, documenti di vario genere,
di solito inerenti ad una determinata disciplina o campo di studio. Possono costituire importante
fonte di informazioni bibliografiche specializzate. Per A. s. si intende un servizio, di solito a scopo
commerciale, che fornisce ''abstracts'', cioè brevi sommari sul contenuto di varie opere inerenti un
determinato argomento.
Acanto
Motivo decorativo che rappresenta l'elegante foglia dell'Acanthus spinosus, cespuglio comune nelle
regioni mediterranee. Usato dai Greci nella decorazione dei capitelli Corinzi, si ritrova di frequente
anche nei capilettera decorati dei manoscritti e dei codici medievali.
Accademia aldina
Fondata da Aldo Manuzio a Venezia verso la fine del XV secolo, allo scopo di pubblicare edizioni
filologiche dei classici greci. Si chiamò anche ''Neoacademia''. Durante le riunioni era d'obbligo
l'uso del greco. Nel 1502 comparvero le prime pubblicazioni con la scritta ''In Aldi Romani
Academia'' che accompagnava il famoso stemma dell'ancora col delfino: si trattava delle tragedie di
Sofocle e delle Storie di Erodoto. L'accademia, di cui facevano parte anche P. Bembo, G. Lascaris,
G. B. Ramusio, si sciolse nel 1512, alla morte di Aldo.
Accademia dell'Arcadia
Prende il nome da una regione del Peloponneso, abitata soprattutto da pastori, che nell'immaginario
dei poeti era terra di felicità e pace. L'A. sorse in Roma alla morte di Cristina di Svezia e fu
inaugurata nel 1690, allo scopo di continuare le riunioni che i letterati romani tenevano in Palazzo
Corsini (allora palazzo Riari), dove la regina abitava. Secondo gli intenti dei fondatori, gli aderenti
alla Arcadia dovevano mantenere costumi e usanze arcadiche: i soci cambiavano nome, il patrono
era Gesù nel presepio, il tempo veniva misurato con le olimpiadi e a ciascuno degli arcadi veniva
concesso del terreno. Giovanni V, re del Portogallo, e arcade col nome di Arete Melleo, finanziò
l'acquisto di un terreno sul Gianicolo, che, con il nome di Bosco Parrasio, divenne sede definitiva
dell'A. Il numero dei soci fu in continua crescita, e molte furono anche le poetesse e le ''colonie'' in
tutta Italia (se ne contano almeno 114). Vi furono dissidi tra due dei quattordici fondatori, il
Crescimbeni e il Gravina. Quest'ultimo fu allontanato e cancellato dal libro d'oro dell'Arcadia per
''delitto di offesa maestà arcadica''. Dopo pochi anni l'Arcadia vantava 1330 poeti affiliati e
annoverava come socio anche ''il cadavere di Cristina di Svezia''.
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Lo scopo dell'A. era di ''restaurare la poesia italiana, mandata a soqquadro dalla barbarie
dell'ultimo secolo, e sterminare il cattivo gusto.. perseguitandolo continuamente ovunque si
annidasse o nascondesse..'' In realtà, grave difetto dei poeti arcadi fu quello di inseguire la forma
più che il contenuto. I XIII volumi di Rime degli Arcadi pubblicati dal 1713 al 1780 sono più che
altro una raccolta di composizioni inutili, dettate da motivi futili, e nelle quali la pur viva fantasia
dei poeti non raggiunge quasi mai la dignità di poesia. E' da apprezzare, comunque, la volontà di
combattere il cattivo gusto del secolo, la reazione al secentismo e l'apertura di nuove frontiere alla
poesia. Il suo maggior rappresentante, il Metastasio, promosse definitivamente la nuova forma del
melodramma, e dall'Arcadia presero le mosse anche poeti come il Foscolo e l'Alfieri. Verso la metà
dell'Ottocento, l'Arcadia, in decadenza, era semplicemente un sodalizio romano di cultori delle
lettere. Nel 1925 fu ribattezzata Accademia Letteraria Italiana.
Accademie letterarie
Il nome di Accademia deriva da quello di un giardino che si trovava ad Atene, dedicato all'eroe
Academo. Platone vi fondò la sua celebre scuola, chiamata, appunto, Accademia. Per estensione, il
nome è venuto ad indicare molte associazioni di varia natura, ma tutte accomunate dalla volontà di
garantire il progresso delle arti. L' A.L. più celebre dell'antichità fu quella fondata ad Alessandria da
Tolomeo II Sotero (ca- 314 a.C.), nota anche come Mouseion. Durò fino al 500 d.C. raccogliendo
una biblioteca di oltre 700.000 rotoli. Scomparve dopo le invasioni degli arabi. Molto importanti
furono le A. umanistiche, quali la Pontaniana, la Antiquaria e la Aldina, fondata a Venezia da Aldo
Manuzio. Il 1600 vide la comparsa, in Italia, di moltissime A. L., dai nomi bizzarri (gli Umidi, i
Rozzi, gli Intronati, gli Apatisti ecc..): rappresentavano la tipica frivolezza dell'epoca, ma erano di
scarso significato culturale.
Accapitellare
Voce in disuso che indica l'operazione di fare i capitelli.
Accavallatura, Accavalcatura
Difetto di stampa che si ha quando le lettere di un stessa riga non si allineano per la presenza di una
lettera di corpo superiore. Può essere dovuta alla presenza di due interlinee non perfettamente
allineate o a materiali tipografici capitati per caso fra le righe.
Acciugaio
Termine oggi poco in uso, con il quale si indicava un tempo un libro di nessun valore commerciale
o culturale: buono solo per incartare acciughe.
Acciughina
Insetto roditore di carta, noto come ''pesciolino d'argento'', che vive soprattutto nei vecchi libri.
Acefalo
Si dice di libro o manoscritto privo dei primi fogli (frontespizio, antiporta, carte bianche). Dal punto
di vista del valore venale di un libro, si tratta di difetto gravissimo, sul quale è impossibile
sorvolare, a meno che non si tratti di opere rarissime (codici, incunaboli e simili).
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Achevé d'imprimer
Termine francese che indica il colophon (v.) o qualunque testo contenente tutti gli elementi
tipografici alla fine di un volume.
Acid-free
Con questo termine inglese (=''non contenente acidi'') si intendono i materiali a ph neutro (7,00),
usati nella preparazione della carta e delle rilegature, per evitare i danni che, col tempo, derivano
dall'uso di materiali acidi.
Acquadernare, Acquadernatura
Comporre quaderni piegando la carta con una stecca.
Acta eruditorum (Atti degli eruditi)
Forse il più antico giornale letterario e scientifico, fondato a Lipsia da Otto Menke nel 1682.
Continuò le pubblicazioni per circa un secolo.
Ad modum Minellii
Si dice così di edizioni, in genere classici, annotate ad uso delle scuole. La formula deriva dal nome
del filologo olandese Jan Minelli (1625-1683).
Ad personam
Dal latino: ''per quella determinata persona''. Si dice così di un libro realizzato per una persona in
particolare, in genere indicata al colophon o all'inizio del volume.
Ad usum Delphini
Si chiamavano così le edizioni speciali di autori latini che Luigi XIV aveva voluto per il figlio, il
Delfino. Erano edizioni vistosamente censurate. In senso traslato, si intendono oggi come Ad usum
Delphini tutte le edizioni non integre, ma epurate di tutto ciò che sembra ai censori contrario ai
principi morali ed educativi. In genere la dizione ha valore dispregiativo.
Addenda
Termine latino che equivale a ''da aggiungersi''. Si chiamano A. le appendici e tutte quelle parti di
opere, talora interi volumi, che occorrono a completare un'altra opera.
Adespota, Adespoto
Libro o manoscritto in cui l'autore non è indicato (dal greco ''a despotes'' = senza padrone). Termine
poco usato, e da non confondersi con ''Anonimo'', che indica pure l'assenza di autore, il quale
tuttavia può essere noto.
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Affibbiatoio
In legatoria, l'A. si differenza dal fermaglio per la sua particolare struttura. E' costituito da una
fibbia di pelle che termina con un gancio metallico che lo fissa al piatto anteriore del libro. La fibbia
è fissata in vario modo al piatto posteriore. Gli A. erano usati nelle legature monastiche dei secoli
XIV-XV. In genere erano in numero di quattro. Potevano anche trovarsi in testa e al piede del
volume.
Aggiustamento delle righe
E' l'operazione che consente di ben disporre gli spazi tra una parola e l'altra nelle varie righe
tipografiche.
Agiografia, Agiologia, Agiografi
L'Agiografia (dal greco haghios, santo, e grapho, scrivo), o Agiologia, è quella parte della storia
ecclesiastica che tratta le vite dei Santi. E' di origini antiche, tanto che i primi documenti risalgono
al periodo dele persecuzioni (Atti dei Martiri), ma nella sua forma critica moderna fu elaborata da
Héribert Rosweyde un Gesuita fiammingo morto nel 1629, che nel 1615 pubblicò le Vitae patrum.
Nel Medioevo l'A. ebbe carattere fantastico, dando luogo alla fioritura di leggende di ogni genere,
molte delle quali sono raccolte nella celebre Legenda Aurea di Jacopo da Varagine del sec. XIII. Si
ricorda anche l'importanza della società dei bollandisti, così chiamata dal nome del fondatore, il
gesuita J. Bolland (1596-1665) che iniziò la pubblicazione degli Acta Sanctorum, ancora in corso.
In questa monumentale opera, nella quale si tenta di separare le notizie storiche da quelle
leggendarie, il termine di agiografia equivale a quello di agiologia. Gli Agiografi sono, per i
cristiani, gli autori di vite dei Santi. Gli Ebrei, invece, intendono per Agiografi una raccolta di libri
dell'Antico testamento, che comprende anche i Salmi, i Proverbi, il libro di Giobbe, l'Ecclesiaste.
Albero genealogico
Quadro che rappresenta la discendenza di una famiglia, a partire da un antenato. E' chiamato così
perché anticamente veniva rappresentato come un albero: il tronco indicava la linea familiare
diretta, i rami le linee collaterali.
Album, Albo
Dal latino albus, bianco. Per i Romani, l'Album era una tavola di legno, o anche una parete bianca
sulla quale si scrivevano le ordinanze dei magistrati o si annunziavano gli spettacoli pubblici. Per
estensione, la parola A. ha anche lo stesso significato di editto. Ancora in uso, da questa antica
tradizione, sono l'Albo pretorio, l'Albo ufficiale dei vari professionisti ecc.. Nel Medioevo si
chiamavano Album certi quaderni di carta bianca, dove venivano annotati vari eventi di interesse
familiare (nascite, morti, vendite ecc..). L'uso però si allargò, al punto che molti A. cominciarono ad
essere ''personalizzati'' da motti, disegni, annotazioni di amici (A. amicorum). Da questa
consuetudine deriva l'A. moderno, che può raccogliere di tutto: musica, disegni, francobolli,
cartoline, tessere telefoniche. In tipografia si chiama album uno speciale formato oblungo, che
obbliga ad una particolare distribuzione delle pagine in macchina.
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Aldine
Si chiamano così le edizioni uscite dalla tipografia di Aldo Manuzio e dei suoi eredi a Venezia.
Aletta
Ciascuno dei risvolti (v.) della sovraccoperta tipici delle edizioni del secondo Novecento.
Alla macchia
Termine in disuso che indica un qualunque stampato, libro compreso, che non rechi alcuna
informazione tipografica. In genere si tratta di opere clandestine.
Allegati
Insieme di documenti o tavole che si allega ad un volume. In genere si trovano alla fine del volume,
certe volte, soprattutto nelle edizioni del Novecento, in apposite tasche.
Allegoria
Dal greco Allos (altro) e agoreuo (parlo); indica il dire una cosa e intenderne un'altra.
Contrariamente alla metafora, che simbolizza solo una parola o un'espressione, l'allegoria può
simbolizzare tutto un racconto, oppure un fatto o una persona. In enigmistica si intende per A. un
enigma la cui soluzione è un'astrazione piuttosto che una cosa concreta.
Allineamento
Requisito indispensabile dei caratteri tipografici. L'allineamento inferiore delle singole lettere deve
essere perfetto, anche se i caratteri sono di corpo diverso. Oggi l'A. è una pratica molto meno
laboriosa, essendo in genere verificato direttamente dalle macchine tipografiche più moderne.
Allonimo
Termine oggi poco usato, con il quale si indica un libro pubblicato con un nome diverso da quello
del vero autore. Indica anche la pubblicazione di un libro a nome di altri. Deriva dal greco '' allos
onoma''.
Almagesto
Termine arabo che indica tutti i trattati di astronomia. Celebre l'Almagesto di Tolomeo.
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Almanacco
Il nome deriva dall'arabo (al = il, e manakh = tempo). Libretto con l'ordine dei giorni e dei mesi, le
festività religiose e civili, le fasi lunari e quelle solari. Spesso vi si trovano predizioni astrologiche e
notizie di vario genere. La componente letteraria è quella che, in definitiva, distingue l'almanacco
dal calendario.
Amanuensi
Nell'antichità gli A. erano coloro che esercitavano l'attività di scrittore o copista per conto di privati
o del pubblico. Si trattava quindi di ''servi literati'', da non confondersi con lo scriba, che era uomo
libero. Gli A. romani spesso lavoravano in officine scrittorie gestite da venditori di libri. Nel
Medioevo le stesse funzioni furono svolte da Monaci. Il loro esercizio faceva spesso parte delle
regole monastiche e si svolgeva in locali appositamente attrezzati del monastero. I monaci furono
sostituiti dagli A. di mestiere, numerosi soprattutto in epoca rinascimentale. Lavoravano nei
monasteri, presso librai, o nelle corti dell'epoca. Almeno venti erano al servizio di Federico di
Montefeltro a Urbino. Nonostante il loro lavoro, non tutti avevano una cultura adeguata. Questo
spiega gli errori e le differenze di lezione tra i vari testi manoscritti. La debolezza culturale di molti
A. fu sentita soprattutto dagli Umanisti, al punto che alcuni di questi (ad esempio il Petrarca)
preferirono trasformarsi essi stessi in A. piuttosto che affidare il lavoro di copiatura ad altri.
American Booksellers Association (ABA)
Associazione fondata nel 1900, riunisce librai indipendenti che svolgono la loro attività negli USA.
E' la più antica associazione statunitense di questo genere. Pubblica un almanacco annuale e
promuove attività culturali di vario genere: in particolare un programma che incoraggia la lettura
nei bambini
Americana
Termine di uso comune che indica qualunque libro o raccolta di libri che abbia come principale
argomento l'America (Nord, Centro, o Sud). Non deve essere necessariamente stampato in quel
continente.
Ancipite
Si dice di edizioni prive di indicazioni di stampa. Poco usato.
Anepigrafo
Libro privo di frontespizio.
Angoli
Si chiamano A. le punte degli''specchi'' o ''piatti'' dei libri. Nelle legature più antiche erano rivestiti
da lamine di metallo vario, anche prezioso, e spesso lavorato a sbalzo. Nelle legature ''da amatore''
sono in pelle pregiata, dello stesso tipo di quella usata per il dorso. Gli A. si dicono ''scantonati''
quando sono arrotondati dal legatore.
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Anobii
Insetti dell'ordine dei Coleotteri (famiglia Anobidi). Allo stato larvale vivono nel legno, scavando
fori che aprono numerose gallerie. L'anobius pertinax è il comune tarlo dei mobili, che attacca
anche i piatti dei volumi antichi.
Anopistografia
Si indica con questo termine la tendenza a scrivere o stampare da una sola parte del foglio, cioè sul
recto. Era usanza comune presso i popoli antichi di scrivere da una sola parte. La leggenda vuole
che sia stato Giulio Cesare il primo a scrivere al recto e al verso di un foglio (opistografia).
Antidatato
Libro che riporta una data di pubblicazione precedente a quella reale. Certe volte si tratta di un
errore di stampa: celebre è il caso del Decorum Puellarum stampato da Jenson nel 1471, ma datato
1461. Altre volte la discordanza è voluta, per motivi vari (contraffazione, falsi luoghi e date di
stampa ecc.).
Antifonario Gregoriano
Raccolta di canti della Chiesa romana giunti a noi dai primi tempi del Cristianesimo. Secondo
Giovanni Diacono fu compilata da Gregorio Magno. L'insieme costituisce da sempre il corpo
principale della musica liturgica cattolica. Il termine fu usato nei tempi più recenti per indicare solo
il libro contenente i canti dell'ufficio delle ore, mentre quello contenente i canti della messa viene
definito ''Graduale''. Quale sia stato l'apporto reale di Gregorio Magno alla realizzazione
dell'Antifonario è difficile stabilire. Non si sa molto, in realtà, delle sue reali conoscenze di musica.
Durante il XIX secolo il musicologo belga François Auguste Gevaert (1828-1928) sostenne che a
Gregorio non si doveva riconoscere nemmeno la compilazione e sistemazione del volume, che
sarebbe stata opera di papi successivi. Oggi si tende a rivalutare l'opione di Giovanni Diacono, e si
ammette che Gregorio abbia almeno partecipato attivamente alla compilazione dell'opera. Si tratta
della summa dei canti in uso nell'antichità cristiana, ed il lavoro del compilatore, o dei compilatori,
non fu sicuramente facile. Si attribuisce a Gregorio la fondazione a Roma di una Schola cantorum
che fornì il modello di tutte le istituzioni simili successive, in particolare di quella, importantissima,
fondata a San Gallo in Svizzera. La scuola romana era depositaria dell'antico canto cristiano, e ne
favorì la diffusione in tutto il mondo cattolico. Nella sua forma attuale, l'A. non corrisponde
all'originale, ed è databile solo dopo la metà delll'VIII secolo. Delle sue forme precedenti non
restano esemplari. E' l'unica fonte di conoscenza dell'antico canto latino dell'alto medioevo, noto
come canto fermo o canto piano, anche se oggi definito quasi esclusivamenrte ''canto gregoriano''.
Prima di Gregorio era stato S. Ambrogio, a Milano, ad interessarsi di questo tipo di composizione,
in particolare in quella forma nota ancora oggi come ''canto ambrosiano'', una delle poche varianti
note del gregoriano. Mantenutosi immutato per secoli grazie alle rigide regole liturgiche, durante il
Rinascimento subì gravi alterazioni e modifiche, evidenti nella ''editio maedicea'' dell'A, la quale,
molto studiata dai musicologi fino al XIX secolo, creò, per la sua scarsa attendibilità, numerosi
malintesi. Fu il tenace lavoro di alcuni benedettini di Solesme (in particolare si ricordano Joseph
Pothier, 1835-1923, e André Mocquereau, 1849-1930) che consetì di risalire ad un A. più puro di
quello mediceo. Dai loro studi prese origine l'Editio Vaticana, voluta con motu proprio da Pio X nel
1904.
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Si usa distinguere, anche se è una classificazione fittizia e semplicistica, due tipi principali di canto
gregoriano: quello noto come ''accentus'', simile al linguaggi parlato, declamatorio e sillabico (una
sola nota per ogni sillaba del canto), e il ''concentus'', con caratteristiche di più spiccata cantabilità e
ricchezza di vocalizzi (il ''melisma'', cioè una lunga sequenza di note diverse utilizzate per cantare
una sola sillaba). Il primo tipo è in gran parte di derivazione ebraica, e comprende infatti la
salmodia, cioè il canto dei Salmi (ma anche quello dei Vangeli, delle Epistole, dei Versetti ecc.); il
seconto tipo comprende la Innodia, cioè il canto degli inni, di derivazione siriaca e quasi
sicuramente introdotta in Italia da S. Ambrogio, che è anche riconosciuto quale autore di quattro
Inni. Viene usato anche per i canti allelujatici e per le parti variabili della messa. Ricordiamo che,
nonostante l'opera si chiami ''Antifonario'', l'antifonia propriamente detta si ha in quei canti nei quali
il coro si dispone in due gruppi separati che si alternano nella esecuzione. Chiunque abbia visto o
posseduto un A. non può non aver notato la particolarità della notazione musicale. Si tratta di una
questione che da sempre impegna i musiclogi, e non è del tutto chiarita. Gli esemplari più antichi
sono scritti nella notazione detta ''neumatica'' (dal greco neuma=segno, anche se non tutti
concordano su questa etimologia). Deriva dall'antico canto greco, che utilizzava gli accenti (acuto,
grave, circonflesso) per indicare una diversa acutezza della voce. Proprio dall'accento acuto,
trasformato latinamente in ''virga'' -che ha in pratica la stessa forma- si prese il ''neuma'' che
indicava elevazione dell'acutezza; l'accento grave, utilizzato per l'abbassamento, divenne il
''punctum''; l'accento circonflesso, che indicava gruppi di due o più suoni da utilizzare con la stessa
sillaba, diede origine ai neumi composti, segni particolari (''pes, podatus, clivis, porrectus,
torculus''..) che divennero progressivamente sempre più complessi. C' è una bellezza, un fascino
anche visivo nella distribuzione dei neumi, disposti in modo da dare al cantore l'impressione visiva
dell'alzarsi e abbassarsi della voce. Si otteneva così anche un aiuto mnemonico al cantore stesso. Fu
all'incirca all'epoca di Guido d'Arezzo (995? - 1050) che i segni neumatici si trasformarono
notevolmente, ingrossandosi ad una estremità e disponendosi in un sistema di linee e spazi. Questa
''notazione quadrata'', che è in pratica l'antenata della notazione musicale attuale, non abbandonò più
i libri liturgici. Solo in tempi ancora successivi, però, le note scritte assunsero il significato di veri e
propri rapporti di valore: comprave così la musica ''mensurale''. L'interpretazione mensurale che
alcuni hanno imposto al canto gregoriano è perciò considerata da molti musicologi un assurdo a
priori. La notazione gregoriana originale non stabiliva rapporti esatti tra le varie note, ma più
semplicemente indicava inflessioni generiche della voce, di tipo più oratoro che musicale. Si
rifaceva cioè all'oratoria comune, al discorso parlato, e come tale andrebbe eseguito. Comunque sia,
l'importanza del canto gregoriano e dell'Antifonario che lo tramanda da più di mille anni, è
fondamentale nella storia di tutta la musica occidentale. Gli autori di esso sono in gran parte ignoti,
forse più per una lacuna delle nostre conoscenze storiche e per la natura di raccolta collettiva
dell'opera, piuttosto che per l'assenza di reali individualità artistiche. E, analizzando bene le varie
composizioni, non pochi hanno visto in alcune di esse uno spirito molto più aristocratico che
popolare. Solo monodia pura, nessuna armonia. Ma non si pensi a composizioni semplici:
qualunque cantore vi può dire quanto difficile sia l'approccio all'esecuzione di questi canti. E
nemmeno noiose, nonostante la sottocultura musicale imperante le abbia brutalmente allontanate
dall'interesse dei più. La radice del canto gregoriano è la stessa radice del cristianesimo originario,
mescolata ad influenze greche e latine. Il senso di abbandono mistico, di elevazione religiosa, che
da sempre affascina chi ascolta questi canti, traspare già dalla notazione musicale. Per chi la sa
leggere, perfino la pagina musicale rappresenta lo slancio spirituale dell'anima umana verso la
divinità.
**** Come libro, l'antifonario è raro, ma non, in generale, rarissimo. Praticamente sempre di grande
formato, è stato riprodotto in forma manoscritta almeno fino al XVIII secolo e agli inizi del XIX,
quando già esistevano edizioni a stampa. La rilegatura usuale è in pelle o pergamena negli
esemplari più recenti, ad assicelle di legno in quelli più antichi.
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Quasi sempre è realizzato a due colori (rosso - nero). Il pregio di un esemplare manoscritto dipende
ovviamente da molti fattori, che sono, anzitutto, i materiali e i contenuti artistici ''aggiunti'', oltre
che l'epoca. Molte copie sono realizzate su pergamena, ma ne esistono anche su carta pesante. I
grandi capolettera decorati aggiungono valore ed interesse all'esemplare, ed esistono numerosissime
copie con grandi lettere miniate, in genere con immagini religiose, che, a seconda del valore
dell'artista che le ha realizzate, possono rendere inestimabile il prezzo di un Antifonario. Il cattivo
costume di vendere le pagine separate, o ritagliare le iniziali figurate o, peggio che mai, le
miniature, per ottenere quadretti da appendere alle pareti, al solo scopo di ricavare maggior
guadagno dalle singole parti smembrate, è solo l'ennesimo esempio del nostro degrado culturale
(inarrestabile?) e della tendenza diffusa alla più trita mercificazione del nostro patrimonio non solo
storico e artistico, ma anche di quello spirituale. Ed è imputabile solo in parte alla scarsa moralità di
qualche commerciante senza scrupoli. In gran parte è dovuta alla pochezza di chi certe cose le
apprezza e le acquista...
Antografia
Dal greco anthos, fiore, e graphos, scrittura, indica il linguaggio espresso coi fiori. Lo ricordiamo
qui perché di non raro uso nella ornamentazione tipografica, soprattutto usato -fino all'eccessonelle varie vignette decorative del XIX secolo.
Apografo
In filologia indica la copia diretta di un originale, o anche di un esemplare dato.
Arabesco
Decorazione ad intrecci di linee, foglie, fiori di ispirazione moresca (è noto che gli Arabi non
possono rappresentare figure umane o animali). Molto usato in tipografia. Si dicono arabescati
anche alcuni caratteri di fantasia. Si dicono A. anche manoscritti con eccessivi ghirigori.
Archètipo
Manoscritto originale che funge da modello di ogni altro. E' il codice originale più antico di
un'opera. Ogni altro esemplare è copia dell'A.
Archivio
1.Ogni luogo dove sono conservati documenti e carte di varia natura, corrispondenze comprese. 2.In
tipografia si intende per A. il luogo dove si conservano i caratteri. 3.Nome di molte pubblicazioni
nelle quali si ''archiviano'' testi che riguardano una specifica disciplina.
Arme, Armi
Stemma di una determinata famiglia. Spesso lo si imprimeva ai piatti, ad indicare il possessore di un
libro.
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Arte nera
Denominazione data all'arte della stampa nel sec. XV. Secondo alcuni tale denominazione fu
inventata a Venezia ai tempi di Aldo, che aveva alle sue dipendenze un operaio di colore. Ha
significato superstizioso, in quanto sottintende rapporti con Satana. La leggenda vuole che Aldo
abbia invitato tutti, pubblicamente, a toccare il giovane nero, perché si rendessero conto che non
aveva nulla a che fare con il maligno.
Arti Grafiche
Sotto questo nome si intendono tutte le arti tipografiche e le arti affini a quella della stampa
(incisione).
As issued
Termine usato dai librai americani ed inglesi per indicare che il volume schedato è in perfetto stato
di conservazione, in legatura originale e senza alcun tipo di danno, né di restauro.
Asciugatoio
Luogo presente in tutte le cartiere che producono carta a mano o cartoni. Deve essere ventilato e
mantenere una temperatura costante e non eccessiva.
Assi, Assicelle
1.In tipografia l'A. è la tavola che serve al compositore per portare alle macchine le composizioni di
caratteri che non possono essere portate a braccio. 2. In legatoria si dicono A. le tavole usate per la
pressatura dei libri. 3. Si chiamano A. o assicelle anche le tavole di legno che, nelle legature più
antiche (fin dal sec. XIII) si usavano per chiudere e proteggere i piani dei libri (al posto dei cartoni,
usati successivamente) ed erano spesso rivestite di pelle o stoffa.
Asterisco
Dal greco asteriskos, piccolo astro. Segno a forma di piccola stella (*) che assume molti significati.
Antichissimo il suo uso (già presente in Aristofane). 1. Può essere usato come richiamo di nota,
soprattutto in lavori di carattere matematico, spesso tra parentesi. 2. Nelle segnature delle c. può
sostituire i numeri (es. a* a** a*** a**** al posto di a1 a2 a3 a4). 3. Sostituisce, spesso triplicato, il
nome di una persona o di un luogo che si vogliono tacere (Il signor B*** viveva a R***). 4. In certi
cataloghi, anche librari, serve ad esprimere significati convenzionali specificati in principio o in fine
dei cataloghi stessi. 5. Nel giornalismo segnala incisi o aneddotti che hanno scarsa rilevanza.
Astuccio
Custodia rigida, spesso di cartone, in cui si conserva, a scopo protettivo, un libro o un manoscritto
di particolare valore.
Atlantico
È il più grande formato del foglio, così come viene prodotto dalla cartiera, senza alcuna piegatura.
Usato per avvisi e manifesti, talora per atlanti geografici e tavole ripiegate.
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Autore dubbio
Si dice così quando l'autore di un'opera è dubbio, e l'opera stessa è stata di volta in volta attribuita a
due o più autori diversi. Ricordiamo che molte opere di Shakespeare sono state considerate, nel
passato, di autore dubbio. Altro esempio famoso è l'Imitazione di Cristo, attribuita a T. da Kempis
ma anche ad altri autori.
Avanti-Lettera
Esemplare di incisione tirato prima che sul supporto (pietra, metallo, legno) siano scritte le parole
che illustrano il soggetto.
Avorio
Si dicono carte A. certe carte di tinta non perfettamente bianca, ma con una tendenza al giallo. Sono
usate anche per le incisioni, in quanto il colore giallo attenua l'eccessivo riflesso del bianco.
B
Seconda lettera dell'alfabeto e prima consonante in gran parte delle lingue antiche moderne. 1. In
molte edizioni antiche è usata come segnatura del secondo foglio. 2. Adoperata sovente in molte
abbreviature, associata ad altre lettere. 3.Presso i Greci, il Beta indicava anche il numero due.
Bagnatura della carta
Operazione che si usava nelle antiche cartiere per la creazione di carte a mano. Veniva effettuata a
mano o con mezzi meccanici, tramite l'uso di macchine dette bagnatrici. Era operazione
delicatissima, che serviva a ottenere una impressione più nitida, ma che poteva alterare il colore
della carta e determinare anche altri inconvenienti quali la spelatura della stessa e la fioritura. Oggi
non è più praticata.
Bambagina, Carta di Bambagia
E' la carta di stracci e canapa. Veniva così chiamata in passato, quando si riteneva fosse fatta con il
cotone. In realtà già il Briquet aveva ipotizzato (nel suo Dizionario storico delle filigrane) che il
quantitativo di cotone presente fosse in definitiva pochissimo.
Bambù
Canna arborescente comune nei paesi tropicali. In Cina e in altri paesi viene utilizzata per la
fabbricazione di una carta di ottima qualità. (v. anche libri di bambù).
Bancherozzo
Termine in disuso, con il quale si indicava un tempo la bancarella dei venditori ambulanti di libri.
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Bande, Bandelle
1.In tipografia, si dicono B. le guide metalliche che consentono al piano del torchio di scorrere. 2.In
legatoria, si chiamano B. strisce di pelle, corda, budello, pergamena, spago con cui si decoravano
anticamente le legature in pergamena. Spesso venivano intrecciate in modo da creare disegni
decorativi. Sono state usate anche in legature di pregio del Novecento.
Bandeau
Termine francese, indica importanti elementi decorativi che venivano usati come testatine
soprattutto nel XVII e XVIII sec.
Bando, o Banno
Nel regno franco il B. era il potere che i sovrani avevano di dare ordini e comandi, imponendone
l'obbligo di osservanza. Successivamente, il termine indicò non solo il potere di emettere tali ordini,
ma anche gli ordini stessi, così come venivano pubblicati.
Banned Books Week.
Evento annuale che si svolge negli USA durante l'ultima settimana di settembre dal 1981. Promosso
da varie associazioni, consiste nel diffondere pubblicamente libri che sono stati recentemente
proibiti o che lo sono stati in passato (la traduzione in italiano è ''Settimana del libro proibito''). Lo
scopo è quello di promuovere la libertà di espressione e di lettura.
Barbe
Si dicono B. le sfrangiature e ineguaglianze degli orli dei libri. Indicano che il libro non ha subito
alcuna operazione di taglio dei margini. In genere un esemplare in barbe acquista valore maggiore
presso i bibliofili.
Barbone
Con questo termine si indicavano i grossi volumi in Folio di difficilissima vendita, quali, ad es.
quelli di diritto. Oggi non è più usato.
Bardale
Termine con il quale si indicano, genericamente, canzonieri che raccolgono canti popolari. Deriva
da bardo, poeta cantore degli eroi dei Celti.
Bardeau
Termine francese. Indica la voluminosa cassa che contiene i caratteri di riserva.
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Barrême, Barême
Francesismo usato per indicare i libri di conti fatti. Il nome deriva dall'autore del primo libro di tal
genere (Barrême Bertrando Francesco, matematico francese del XVII secolo).
Bas de Casse
Termine francese. Indica i caratteri minuscoli, che nelle casse che contengono le serie di caratteri si
trovano in basso.
Battuta
E' l'impronta che la matrice lascia sulla carta quando un'incisione viene stampata. Fa parte
dell'incisione stessa, ed indica la distanza tra la parte incisa e quella lasciata in bianco. La
misurazione dell'incisione dovrebbe tener conto anche della battuta. La presenza della b. può essere
utile per distinguere le stampe originali da falsi eseguiti con mezzi moderni, anche se nelle
falsificazioni più accurate si trova una falsa battuta, eseguita con l'applicazione a pressione di lastre
metalliche.
Bazzana
Pelle di montone o pecora (in francese basane) che viene conciata con cura ed usata in legatoria per
imitare pergamena, cuoio, marocchino; è usata anche per creare le piccole etichette che si applicano
sul dorso dei volumi con i titoli dorati.
Becca
Detta anche orecchia, è la piega che si fa ad un libro allo scopo di ritrovare il segno.
Bella pagina
Pagina di numero dispari, o recto. E' quella nella quale di solito è buona norma far cadere i titoli e le
intestazioni dei capitoli.
Benedizionale
Termine poco usato. Indica un testo che raccoglie formule liturgiche per benedizioni di varia natura.
Bestiari
Testi di storia naturale di epoca medievale. Trattavano delle virtù, più soprannaturali che reali, di
varie specie animali. In latino e in volgare, erano originariamente in versi, poi in prosa. Il testo era
in gran parte ripreso da autori classici come Aristotele e Plinio.
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Bianchi
Si chiamano B. tutti gli spazi che in una pagina non sono occupati dalla stampa. In tipografia si
comprende sotto questo termine tutto il materiale di stampa che non ha l'altezza del carattere:
interlinee, margini, spazi.
Bibbia – Generalità
Il termine B. è di origine medievale. Deriva dal greco tà Biblia (''I Libri''), ed indica l'insieme dei
libri, scritti da autori diversi in varie epoche, che la Chiesa cristiana considera sacri, in quanto
ispirati direttamente da Dio. Ogni libro è diviso in capi, ogni capo in versetti, numerati per comodità
di ricerca. I termini Scrittura, Sacra Scrittura, Sacre Scritture sono sinonimi di B. Gli ebrei la
chiamano Mikrà (''Lettura''). E' l'opera che ha esercitato sull'umanità l'influenza maggiore. Oltre alla
religione e alla morale, ha penetrato l'arte e la letteratura di tutta la nostra civiltà. La B. abbraccia un
quadro temporale straordinariamente vasto: da Dio e dal mistero delle origini giunge fino alla
previsione della fine di tutte le cose. Classicamente nel racconto biblico si distinguono due periodi:
quello prima di Cristo -Antico Testamento (A.T.)-, e il Nuovo Testamento (N.T.), che va da poco
prima della nascita di Cristo fino a circa 100 anni dopo. In più, nell'Apocalisse si prevede la fine del
mondo. La parola Testamento ha lo stesso significato del greco diatéke: ''patto di alleanza''. L'Antico
e il Nuovo Testamento fanno perciò riferimento al diverso genere di rapporti dell'uomo con Dio,
prima e dopo la venuta di Cristo. L'elenco canonico dei libri secondo la Chiesa cattolica fu stabilito
nel Concilio di Trento. Il numero dei libri del N. T. era comunque già fissato dal 393 d. C., grazie al
Concilio d'Ippona.
La gran parte dei libri dell'A. T. fu scritta originariamente in ebraico. Di alcuni però il testo
originale non è noto e si conosce solo quello greco. I libri del N. T. furono invece scritti in greco,
salvo il Vangelo di Matteo, del quale tuttavia si è perduto l'originale aramaico. Una semplice
classificazione dei libri che compongono l'A.T. è la seguente: LIBRI STORICI: Pentateuco (Genesi,
Esodo, Levitico, Numeri, Deuteronomio), Giosuè, Giudici, Ruth, Re, Paralipomeni, Esdra, Neemia,
Tobia, Giuditta, Ester, Maccabei. LIBRI DIDATTICI: Giobbe, Salmi, Proverbi, Cantico dei Cantici,
Ecclesiaste, Sapienza, Ecclesiastico. LIBRI PROFETICI Isaia, Geremia, Baruch, Ezechiele,
Daniele, Osea, Gioele, Amos, Abdia, Giona, Michea, Nahum, Abacuc, Sofonia, Aggeo, Zaccaria,
Malachia. I libri che mancano nelle B. ebraiche sono detti deuterocanonici, cioè inseriti in un
secondo momento: Baruch, Tobia, Giuditta, Macabei, Sapienza, Ecclesiastico, frammenti del libro
di Ester e di Daniele. I libri deuterocanonici non sono accettati dai protestanti, che li considerano
apocrifi. I libri del N. T. sono ventisette: i quattro Vangeli, gli Atti degli Apostoli, 14 Epistole di S.
Paolo, 7 epistole dette Cattoliche, l'Apocalisse. Si è sempre discusso intorno al fatto che gli autori
del N. T. abbiano scritto in una lingua che non era la loro. In effetti, la lingua usata è quella greca
nota come koiné diàlektos, lingua volgare, comune in molte iscrizioni antiche. La versione più
antica della B. che ci è giunta è in greco, ed è nota come B. dei Settanta (perché redatta da
settantadue curatori, almeno secondo la tradizione). Si ritiene del III sec. d. C., compilata in Egitto.
Esistono però altre versioni, anche se parziali. La siriaca (I sec. d.C.), la Samaritana, l'Armena, la
Copta, l'Araba. Importantissima fu la versione raccolta da Origene col titolo di Hexapla. Molto
presto si fecero versioni latine della B. La principale fu ritenuta per molto tempo fatta in Africa, ma
in realtà molti concordano sulle origini italiane, donde il nome di B. Itala. Fu la principale versione
fino alla traduzione di S. Gerolamo, la Vulgata, che divenne il testo ufficiale adottato dalla Chiesa.
La realizzazione dell'Hexapla, o Hesapla, richiese ad Origene 12 anni di lavoro (228-240 d. C.).
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Tutto l'A. T. era disposto in sei colonne: testo ebraico in caratteri ebraici, testo ebraico in caratteri
greci, versione di Aquila, versione di Simmaco, versione dei Settanta, versione di Teodozione. Il
manoscritto originale era conservato a Cesarea, dove fu consultato da S. Gerolamo. Scomparve nel
VII secolo, in seguito all'invasione araba. L'imponente prospetto di Origene fu di grande aiuto per i
traduttori successivi. Oltretutto, quando si conosceva una ulteriore versione di qualche passo della
B., Origene aggiungeva un'altra colonna al prospetto, al punto che in certi casi le colonne sono
anche otto. Le varianti tra il testo ebraico e quello dei Settanta erano indicate con simboli detti obeli
(÷), i passi mancanti con un asterisco. L'Itala, traduzione dal greco al latino, fu redatta tra il II e il III
secolo. Divenne di uso comune in Italia. Numerose sono le varianti rispetto all'Afra, che circolava
comunemente in Africa. Fu S. Agostino a chiamarla Itala, e la ritenne preferibile a tutte le altre. La
B. Itala, l'Afra e tutte le versioni precedenti a quella di S. Gerolamo sono indicate con il termine
generico di LATINA VETUS. La Vulgata, o Volgata, è la traduzione di S. Gerolamo, che così
tradusse in latino il termine koiné. Fu però Ruggero Bacone a chiamare Vulgata la versione di
Gerolamo, ed Erasmo da Rotterdam riprese questa definizione. La versione di Gerolamo non è
immune da pecche, nè è di pari valore nelle varie parti. Fu lo stesso redattore ad ammettere i propri
limiti. Dovette spesso fare uso di vocaboli presi dal latino volgare. Critiche giunsero da S. Agostino
stesso, soprattutto per quanto riguardava le parti tradotte dall'ebraico. Fu comunque la traduzione
ritenuta come la migliore dalla Chiesa Cattolica. La B. di Ulfila è la traduzione in lingua gotica
realizzata da Ulfila, vescovo dei Goti (ca. 311-383). Di essa esistono manoscritti anche in Italia, del
periodo della dominazione ostrogota (VI sec.). Molto noto è il manoscritto di Upsala, noto come
Codex Argenteus, che nel 1648 fu regalato alla Regina di Svezia. Della B. di Ulfila ci restano
soprattutto ampi frammenti del Nuovo testamento. Dal poco che ne possiamo ricavare si nota in
particolar modo la grande difficoltà dell'impresa di traduzione. Ad Ulfila risultò difficilissimo
tradurre espressioni e valori etici e religiosi in una lingua alla quale erano del tutto estranei. I
caratteri di scrittura furono inventati dallo stesso Ulfila, che li ricavò dall'alfabeto greco, ma anche
da quello latino e runico.
I segni tentano di trascrivere una lingua che è la più antica delle lingue germaniche note, parlata dai
Teutoni del basso Danubio. Per questo, dal punto di vista linguistico, i frammenti della B. di Ulfila
hanno un valore incalcolabile. Bibbia di Lutero. Prima di Lutero esistevano almeno 17 versioni
tedesche della B. Il grande riformatore volle però realizzare una versione che fosse più in linea con
il ''sentire'' del popolo tedesco e che fosse anche ricavata dalle fonti originarie. Non tradusse la
Vulgata, ma si rifece più che altro al testo greco ed ebraico proposto da Erasmo nel 1516. La lingua
usata fu quella cancelleresca tedesca e boemo-lussemburghese, arricchita dal parlare volgare
proprio della sua gente. Esemplare, per comprendere il suo modo tradurre, il suo ''Mesaggio sul
tradurre'' del 1530. La parola di Dio, diretta a tutti, da tutti deve essere compresa. Non si tratta, dice
Lutero, di chiedersi come il latino si debba trasferire in tedesco, bisogna piuttosto ''interrogare la
madre in casa, i bambini in strada, il popolo al mercato''. Nel 1534, edita da Luft a Wittemberg,
usciva la traduzione completa della B. Non è da attribuire del tutto a Lutero, che si fece in effetti
aiutare dai più valenti filologi dell'epoca, molti dei quali suoi amici: Melantone su tutti. Ne sortì un
capolavoro della letteratura germanica, anzi, la nascita stessa di quella letteratura, tanto che si è
detto che la B. di Lutero è per la letteratura tedesca quello che la Commedia dantesca è per la
letteratura italiana. La prima versione inglese della B. fu redatta da J. Wycliffe insieme a Nicola di
Hereford nel XIV sec. Un'altra versione inglese molto nota è la B. di Ginevra, basata su quella di
N. Malingre e Calvino. Fu redatta dai riformatori inglesi che si rifugiarono a Ginevra per sfuggire
alle persecuzioni di Maria I d'Inghilterra.
Bibelot, o Bilboquet
Così vengono chiamati, in Francia, i lavori tipografici di poca importanza: lettere, fatture, buste.
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Biblia Pauperum
La Bibbia dei poveri era la bibbia destinata alle classi più povere, ma anche ai padri predicatori e
agli ecclesiastici inferiori di diversi ordini, quali i Certosini e i Benedettini (''pauperes Christi''),
manoscritta e miniata, ma anche stampata, spesso col metodo silografico, era composta in genere da
tavole che rappresentavano episodi della Vecchio e Nuovo Testamento, accompagnate da qualche
breve testo di commento, in genere in latino. Attribuita a S. Bonaventura, esiste una collezione,
disposta in ordine alfabetico, di testi ed esempi biblici da predicarsi al popolo.
Biblioclasta
Distruttore maniacale di libri. Nei casi gravi è una vera sindrome psicotica. E' rimasto nella storia
tal John Bagford, londinese, che, al servizio di Lord Oxford, aveva visitato numerose importanti
biblioteche. Alla sua morte lasciò cento volumi costituiti essenzialmente dai titoli che aveva
strappato da preziose opere antiche durante le varie visite. La collezione fu consegnata, quale triste
documento di follia, al British Museum.
Biblioclastia
Odio, feroce avversione verso i libri, accompagnata da volontà distruttiva. Simile alla Bibliofobia.
Bibliofagia
La tendenza a divorare i libri. Sono bibliofagi molti animali quali i topi. I pesci e i numerosi insetti
dannosi alla carta e alle legature.
Esistono però esempi storici, di uomini divoratori di libri, per tradizione o per condanna. vari
cronisti del passato narravano che i Tartari mangiavano i libri per assimilarne la scienza. Bernabò
Visconti costrinse i due legati pontifici che gli avevano consegnato la bolla di scomunica, nel 1730,
a mangiarsela. Sembra anche che alcuni autori politici del passato siano stati costretti a divorare le
loro opere per ''rimangiarsi'' quanto avevano sostenuto. In senso figurato, bibliofago, o ''divoratore
di libri'' è anche colui che legge moltissimo, spesso senza criterio e senza la concentrazione
necessaria ad assimilare il contenuto delle letture.
Bibliofobo
Chi odia i libri. E' l'opposto di bibliofilo.
Bibliografia
1.Dal greco biblion (libro) e graphein (scrivere), la parola designava in passato l'arte dei copisti,
degli amanuensi, degli scrittori. Oggi si intende con questo termine lo studio, la conoscenza e la
descrizione di tutto ciò che riguarda i libri. Esiste una distinzione classica tra ''B. materiale'' e ''B.
letteraria e scientifica''. La B. materiale è quella propria dei librai, dei bibliotecari, degli
appassionati bibliofili e consiste nella descrizione minuta delle caratteristiche dei libri, con
particolare riferimento a elementi quali rarità, qualità estetica, valore commerciale. La B. letteraria e
scientifica non si limita alla sola conoscenza delle caratteristiche materiali del libro, ma ne studia
anche il valore storico, artistico e scientifico. Analizza cioè l'importanza della singola opera nella
storia del pensiero e della evoluzione delle conoscenze umane, e quali contributi ha portato alla
diffusione della conoscenza stessa.
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Molti istituti internazionali svolgono un lavoro prezioso in questo settore. Grazie a questo tipo di B.
si può ricostruire storicamente il percorso e l'evoluzione del pensiero umano. 2. Per B. si intende
anche un libro che ''parla di altri libri'', cioè un volume nel quale l'Autore, o gli Autori, elencano,
nella maniera più precisa possibile, tutte le opere che sono state pubblicate su un determinato
argomento. Tale argomento può essere generico e piuttosto vasto (ad. esempio le bibliografie sul
libro antico e raro, quali quella di Brunet). Vi sono opere che trattano argomenti più specifici (ad
esempio le bibliografie di Storia Locale Italiana, quali il Lozzi e la Platneriana, la B. sulla caccia del
Ceresoli) ed altre altamente specializzate (ad esempio la B. su questo o su quell'autore, fino ad
arrivare a B. su quanto si è pubblicato su un determinato autore negli ultimi dieci anni...). Se ben
realizzata, per il bibliofilo, lo studioso, il libraio antiquario, le Biblioteche, ogni B. è comunque un
prezioso strumento di lavoro. Alcune B. sono così ricercate, e rare, da essere considerate libri da
collezione. La definizione di B. non è, alla fine , così facile come può sembrare. Anche la
Bibliologia (v.) è una descrizione dei caratteri esteriori del libro e del suo sviluppo storico. La B., in
senso stretto, si limita ad elencare l'autore, il titolo, e le note tipografiche, tanto che alcuni
denigratori l'hanno definita ''scienza del frontespizio''
Bibliolato
Colui che ha l'ossessione di raccogliere un gran numero di libri, senza però leggerli o conoscerli.
Bibliolatra
Colui che ama i libri fino all'esagerazione.
Biblioleta
Si dice di chi possiede una copiosa biblioteca, ma non ne conosce il contenuto. La parola deriva dal
greco e sta per ''dimenticatore di libri''. La leggenda, o la storia, narra di tal Didimo, grammatico
alessandrino, che aveva scritto almeno tremila libri... però alla fine non si ricordava il contenuto
delle sue stesse opere.
Bibliolita
Parola che deriva dal greco e sta per ''distruttore di libri''. Si riferisce all'odio nei confronti del libro
non tanto per cause psicologiche, quanto per ragioni religiose e politiche. Ricordiamo i roghi dei
nazisti, ma anche quelli dovuti, ancora oggi, all'intolleranza religiosa.
Bibliologia, Bibliologo
Studio dei libri e della loro storia, fa parte della bibliografia. Il Bibliologo è chi conosce e insegna la
scienza del libro, e ne discorre.
Bibliomane
Colui che ama i libri in maniera ossessiva; non è un bibliofilo in senso stretto, piuttosto ne è
l'esasperazione patologica. Si interessa al possesso dei libri più che al contenuto intellettuale.
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Bibliomanzia
Superstizione per quale alcuni affermano di poter fare previsioni utilizzando parole, numeri,
espressioni trovate aprendo un libro a caso.
Bibliotafio, Bibliotafia, Bibliotafo.
1.Il Bibliotafio è, letteralmente, un ''sepolcro di libri'', una biblioteca dove i libri sono nascosti alla
consultazione. 2. La Bibliotafia è l'atteggiamento del bibliomane geloso, che nega la consultazione
della propria biblioteca. 3. Il Bibliotafo è colui che nasconde gelosamente i propri libri.
Biblioteca circolante
Biblioteca che consente la circolazione dei libri tramite prestito.
Bicromia
Illustrazione a due colori: con due tirature diverse dell'immagine (una per ogni colore), grazie alla
sovrapposizione si possono ottenere effetti sorprendenti, con un numero notevole di sfumature
diverse.
Biffare
Cancellare, annullare stampe e scritture con delle linee, in genere a forma di X. E' il procedimento
che molti incisori moderni usano quando, terminata la tiratura di una tavola, ''biffano'' la lastra
incidendovi sopra delle linee incrociate, in modo da renderla inutilizzabile per successive tirature.
In questo modo garantiscono che l'opera non verrà più riprodotta e che il numero di esemplari tirati
è limitato a quello voluto e indicato dall'artista stesso. E' una garanzia per il cliente in un settore,
quello delle opere d'arte ''seriali'', quali le incisioni, che si presta a truffe e riproduzioni da parte di
chi entri in qualche modo in possesso delle lastre originali.
Biobibliografia
Elenco di opere di un determinato autore che comprende anche gli scritti dedicati alla vita
dell'autore stesso.
Biografia
Termine derivato dal greco (bios = vita, grafo = scrivo). E' un ramo della storiografia e consiste
nella rappresentazione, spesso romanzata o comunque realizzata anche con intenti artistici, della
vita di un personaggio famoso della storia. Oltre alla mera esposizione dei fatti, la B. tenta in genere
di ricostruire anche l'evoluzione psicologica del personaggio. L'uso di scrivere B. di uomini illustri
è antichissimo. Nella Bibbia si trovano già numerose B. inserite nel testo. Come genere letterario, in
Occidente comparve presso i Greci (numerosissime sono le B. nella letteratura indiana e cinese). Ad
Erodoto veniva attribuita un'antichissima vita di Omero, che, in realtà, è molto posteriore. La prima
B. vera e propria della letteratura occidentale è da ritenersi l'Agesilao di Senofonte.
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GLOSSARIO BIBLIOGRAFIA E BIBLIOFILIA
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In opere di vasto respiro storico si trovano inserite numerose biografie: ad esempio quella di Filippo
il Macedone nell'opera di Teopompo. Il fascino della figura di Alessandro Magno attirò poi una vera
schiera di biografi: Callistene di Olinto, Onesicrito, Clitarco di Colofone, Anassimene di Lampsaco,
Diodoro d'Eritrea ecc. Il più importante biografo greco fu, naturalmente, Plutarco, con le sue Vite
Parallele, dove la componente storico-biografica si associa a quella psicologica e all'intento
pedagogico. La biografia si sviluppò anche in Roma, in particolare in epoca ellenistica: ricordiamo
Varrone, Cornelio Nepote e Tacito (Agricola). Il trionfo della b. romana si ha però in Svetonio (Vite
dei Dodici Cesari, De viris illustribus), erudito scrittore di gusto alessandrino, che inserì nella sua
opera anche curiosità e pettegolezzi. In epoca cristiana si ha il prevalere della B. di carattere sacro,
nota come agiografia (v.). Si tratta di un genere che segue criteri non tanto storici, quanto religiosi e
morali, con chiari intenti edificanti. Tipico è il trasformarsi dell'agiografia in leggenda e l'esempio
classico è la Legenda aurea di Jacopo da Varagine (Varazze), che riunisce elementi di ogni genere
(storici, favolistici, mitici, cristiani, pagani) per realizzare un'opera educativa godibilissima.
Qualcuno ha notato che la vita di uno dei santi della Legenda è nient'altro che la storia del Buddha..
Naturalmente esiste anche un tipo di agiografia che ha i connotati della vera biografia storica. Si
ricordano a questo proposito le Vitae Patrum di S. Gerolamo. Nel medioevo fu rara la B. civile. Si
fa apprezzare la Vita di Carlo Magno di Eginardo. Il genere torna a fiorire con l'Umanesimo e il
Rinascimento. Il Boccaccio scrisse la Vita di Dante, il Petrarca Le Vite degli uomini famosi,
Leonardo Bruni le vite di Dante, Petrarca e Cicerone. Ricordiamo anche le B. dei Pontefici del
Platina e le Vite dei pittori scultori ed architetti del Vasari. Il numero di biografie scritte dal
Cinquecento in poi è praticamente incalcolabile. A seconda dell'epoca, gli intenti degli autori sono i
più vari. Da quelle genericamente elogiative, a quelle più chiaramente storiche. Frequenti, durante il
Risorgimento, le biografie di chiaro significato patriottico, anche quando si narra di uomini del
Medioevo. Accentuato è, oggi, l'interesse intorno all'influsso che i grandi personaggi storici hanno
esercitato nella vita politica e sociale (Hitler, Stalin, Mussolini, Churchill). Presso il grosso pubblico
hanno spesso successo le biografie romanzate, ricche di aneddoti e di particolari piccanti.
Un genere speciale di B. è l'autobiografia, cioè la B. di se stesso, nella quale l'autore è anche il
personaggio di cui si parla. Molto note le opere del Cellini, le Confessioni di S. Agostino, le
Memorie del Chiabrera, del Vico, del Guicciardini, dell'Alfieri.
Bisello
Taglio inclinato degli spigoli dei piatti.
Bisguardie
Sono le Guardie duplicate. Le guardie (da non confondersi con le sguardie, anche se, erroneamente,
i due termini sono oggi usati come sinonimi), sono i due foglietti di carta bianca che si mettono in
principio e in fine dei libri; in certe opere di lusso venivano messe doppie (quattro all'inzio e quattro
alla fine) e chiamate B. o ''Riguardi''.
Blockbuster
Termine proprio dello slang americano, che indica un libro scritto da un autore la cui reputazione è
tale da garantirne il successo commerciale. Le librerie pubbliche e private ordinano spesso
numerose copie del libro per riuscire a soddisfare la domanda iniziale. Il significato è simile a
quello di bestseller.
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GLOSSARIO BIBLIOGRAFIA E BIBLIOFILIA
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Book auction
Termine inglese che indica la vendita all'asta, pubblica o privata, di libri antichi e rari al miglior
offerente. Le principali case d'asta in questo settore sono la Christie's e la Sotheby's.
Bookseller
Termine inglese che indica genericamente il venditore di libri.
Bouquiniste
Termine francese che indica il venditore di libri vecchi.
Breviario
Libro che contiene i vari offici e preghiere da recitarsi giorno per giorno. Presso gli antichi romani
era invece un libro dove si registravano le entrate e le uscite.
Brochure
Termine francese usato anche in Italia. Sta per ''brossura''.
Bulino
E' lo strumento adoperato fin dall'antichità per scrivere su metallo. Oggi si chiama B. la verghetta
d'acciaio che gli incisori usano per intagliare il metallo, il legno, il linoleum ecc. Per estensione, si
chiama B. anche l'incisione stessa, se eseguita con tale oggetto.
C.
Scrittura, Tipografia.
Terza lettera dell'alfabeto. Propria della della lingua latina. Sembra sia stata introdotta
nel periodo tra la prima e la seconda guerra punica.
1. Segnatura del terzo foglio di un volume.
2. Ha sostituito la lettera g in molte parole della lingua italiana: lagrime, Federigo.
3. Nelle tavole dei tribunali romani la lettera C. stava per ''condemno''.
4. Come segno numerale, presso i Romani C stava per cento, CC per duecento, CCC per
trecento; raramente si usava CCCC per quattrocento.
C. d. G.
Abbreviature.
Sta per ''Compagnia di Gesù''.
c.s.
Abbreviature.
Sta per ''come sopra''.
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GLOSSARIO BIBLIOGRAFIA E BIBLIOFILIA
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Cacofonia.
Scrittura.
Dal greco kakos, cattivo e phoné, voce. Cattiva impressione fonica provocata in genere
dall'incontro di due vocali; per questo è stato introdotto l'apostrofo (es. l'aria invece di la
aria).
Cadeaux.
Scrittura.
Lettere maiuscole poste all'inizio di atti e capaitoli nei manoscritti francesi dei secc.
VI-VIII. Per estensione si chiamano così anche certe grandi iniziali (capolettera) arabescate.
Calamo.
Scrittura.
Cannuccia usata dai popoli antichi per scrivere su papiro e pergamena.
Calendoli.
Tipografia.
E' il nome di una macchina compositrice inventata dal domenicano Vincenzo Calendoli
nel 1896. E' note anche come ''domenicana''.
Calepino Ambrogio.
Bibliografia.
Frate agostiniano nato a Caleppio, nel bergamasco, nel 1453. E' noto come autore di un
Dizionario la cui compilazione lo impegnò per tutta la vita.
Per estensione, si indica come ''Il Calepino'' non solo la sua opera, ma tutte le raccolte
di atti, memorie, estratti ecc.
Calepinus A. Dictionarium. Quanta maxima diligentia fieri potuit accurate
emendatum, multisque partibus cumulatum... Lugduni, Apud Guglielmum Rovillium,
1570. In-F, 2cc. nn., 1374 pp. num., 1 c.b.; marca tipogr. al frontesp. euro 900,00 (1999,
p. pergam. antica)
Camicia.
Bibliofilia, Legatoria, Carta.
1. Busta di carta o cartone utilizzata per raccogliere lettere e documenti vari.
2. Busta di carta sottile e resistente utilizzata per proteggere la coperta e la legatura del
libro.
3. Viluppo delle risme di carta così come giungono in tipografia dalla cartiera.
Campanelle.
Tipografia.
Lettere sfuggenti da righe tipografiche non ben giustificate.
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Campo.
Legatoria.
Si chiama così la parte centrale del piatto. Può apparire decorato da cornici di varia
natura.
Canale.
Tipografia.
La scanalatura che si trova sotto il piede della lettera fusa.
Canaletto.
Tipografia.
Detto anche ''sentiero'', è quel tracciato bianco, di sgradevole effetto estetico, che si ha,
del tutto casualmente, quando gli spazi bianchi di alcune righe tipografiche vanno a
cadere in fila.
Canard.
Scrittura, giornalismo.
Parola francese entrata nell'uso comune per indicare una notizia strana o inverosimile,
quando non del tutto falsa.
Canna comune.
Carta.
La canna comune, o Arundo donax, è una pianta comunissima in Italia, che cresce nelle
zone umide. E' stata utilizzata per la produzione di carta di modesta qualità. Migliore è
quella che si ottiene con la canna di bambù.
Cantino.
Carta.
Viene così definita nelle cartiere la carta fabbricata male, mediocre anche se non da
scartare.
Cantonali, Cantoni.
Legatoria.
Rinforzi metallici degli angoli di una legatura. Molto usati nelle antiche legature ad
assicelle di legno.
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Capitello o Correggiuolo.
Legatoria.
Ornamento in filo di seta o cotone, raramente d'argento e d'oro, che si pone in testa e in
coda al dorso del libro. Spesso è formato da un intreccio di fili di colore diverso. Non ha
solo scopo decorativo, ma consolida la legatura. Un tempo rigorosamente eseguito a
mano e cucito ai fogli, oggi viene per lo più realizzato a macchina e solo per edizioni di
qualche pregio. Spesso è solo incollato ai fogli, e si parla allora di ''falso capitello'', non
avendo che funzione decorativa.
Capitolo, a Capo.
Tipografia, Scrittura.
1. Ognuna delle parti di un'opera in prosa, saggio, romanzo, memoriale che sia.
2. In letteratura si chiama C. un componimento poetico di natura scherzosa, in voga nel
XVI sec.
Capopagina.
Tipografia.
Fregio, ornamento, idoneo ad essere posto in capo alle pagine di un libro.
Capoverso.
Tipografia.
La prima riga di un periodo che comincia con un da capo. E' segnato spesso con una
lettera iniziale di corpo più grande o con uno spazio ben visibile, tale da risaltare subito
all'occhio del lettore (rientro, o rientranza).
Cappiello Leonetto.
Illustrazione, Grafica.
Grafico pubblicitario (Livorno 1875 - Cannes 1942). Nel suo settore fu una delle figure
più rilevanti nel panorama artistico italiano, soprattutto per le sue tendenze innovative.
Alcune sue figure decorative, note come ''arabesche'', dai colori accesi su fondi neri,
sono rimaste famose per il loro forte impatto visivo. Esordì come pittore, e nel 1891 si recò
a Parigi, dove collaborò come caricaturista a diverse riviste. Eespose all'estero e alla
Biennale di Venezia. Nel 1937 dipinse il pannello di ingresso del Padiglione della
pubblicità all'Esposizione internazionale di PArigi. La sua produzione pubblicitaria è
immensa, possiamo solo ricordare alcune promozini che lo hanno reso famoso nel
mondo: Aspro, Florio Cinzano, Le Cuir, Margarina Axa, Huile Lesseur, Le Figaro,
Dupont, Persil, Piroscafi della M.I.S.R. Linea, Lana Borgosesia, Cigarettes Batchari ecc.
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Caprichos - Capricci.
Incisione.
I Caprichos sono una raccolta di ottanta incisioni pubblicate nel 1799 da F. Goya. Questa
serie non costituisce solo una pietra miliare nella storia dell'arte del bulino, ma
rappresenta uno dei più grandi capolavori dell'arte di tutti i tempi. Goya cominciò a
lavorare a queste incisioni fin dal 1793. Ne doveva pubblicare 72 nel 1797, ma rimandò la
pubblicazione al 1799, con l'aggiunta di altre otto stampe. La tecnica usata è quella
dell'acquaforte. Il titolo è ripreso dai ''Capricci'' di Callot, pubblicati nel 1617 e destinati
a fanciulli che volevano apprendere l'arte del disegno. Ma la dedica del Callot era
pretestuosa: con il suo lavoro e il successivo ''Le grandi miserie della guerra'' era
riuscito a trasformare la caricatura, da semplice divertimento, a strumento di protesta
morale e civile.
Nel lavoro di Goya il senso di grazia, di leggerezza, di divertimento, scompare del tutto. In
primo piano viene portata disperatamente ogni bassezza umana. I dolci paesaggi di
sfondo, comuni nei predecessori, spariscono completamente e una terra desolata viene
abitata solo da mostri (uomini compresi).
Dino Formaggio ha sottolineato che, se pure Goya si ispira a Callot, al Tiepolo, e ai
caricaturisti inglesi di epoca illuministica, la sua tecnica di incisione fa però riferimento
ad un altro grande maestro, Rembrandt, ed al suo modo di trattare la luce,
accentuandone la potenza drammatica ed evocativa. Ad animare tutta la serie è il tragico
contrasto tra la Spagna antica, reazionaria, della Santa Inquisizione e quella nuova, che
cominciava a conoscere le idee liberali che agitavano l'Europa. Lo stesso Goya, in una
famosa incisione, poi scartata, ma che doveva far parte dei C., vi si rappresenta come
mostro a due facce: una è quella del pittore di corte, suddito servile e privilegiato, l'altra è
quella del pittore popolano in rivolta.
La serie sembra svolgersi seguendo tre temi fondamentali. La prima parte è un'amara
critica dei rapporti umani. La seconda fustiga il potere politico che opprime i popoli. La
terza parte analizza i temi della religione, della politica, e delle loro superstizioni e
stegonerie. E' la parte più famosa dei C., inizia con la tavola dell'artista addormentato
sulla celebre scritta: ''Il sonno della ragione genera mostri''.
La lucida consapevolezza, l'incredibile capacità di autoanalisi, oltre naturalmente ai
grandi meriti artistici di Goya, fanno di questa serie una delle più ricercate dai
collezionisti di incisioni. Molto rara, quasi mai offerta sul mercato è, ovviamente,
costosissima.
Carattere di Cesare.
Scrittura.
Particolare corsivo romano. Deve il nome al fatto che fu trovato su un documento
intitolato ''Testamento di Caio Giulio Cesare''. In realtà risale al VI secolo.
Caratteri Braille.
Scrittura.
Metodo di scrittura con caratteri a rilievo, destinato ai non vedenti. Fu ideato nel 1829 a
Parigi da Louis Braille, cieco. Le lettere dell'alfabeto sono rappresentate da combinazioni
di punti e la lettura avviene tramite il senso del tatto.
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Caratteri Capillari.
Tipografia, scrittua.
Denominazione di caratteri di fantasia dall'asta allungata e sottilisima, oggi poco usati.
Caratteri cartografici.
Tipografia.
Caratteri e simboli speciali usati in cartografia. Consentono una interpretazione
universale delle carte geografiche.
Caratteri Commerciali.
Tipografia.
Il Bodoni chiama così i caratteri calligrafici rotondi.
Caratteri cubitali.
Tipografia.
Si indicano così, genericamente, lettere e caratteri di dimensioni piuttosto grandi.
Caratteri cufici.
Scrittura.
Antichi caratteri arabi. Prendono il nome dalla città di Cufa.
Caratteri Damasiani.
Tipografia, Scrittura.
Caratteri che prendono il nome dalle iscrizioni di Papa Damasio I (366 - 384), scritti su
lastre di marmo dedicate ai primi martiri sepolti nelle catacombe.
Caratteri Runici.
Scrittura.
La scrittura runica fu tipica dei popoli germanici. I caratteri di questa scrittura sembrano
aver avuto origine intorno al 300 d. C., raggiungendo la massima diffusione nei secoli V XI. Per quanto alcuni C. R. siano somiglianti al corsivo greco, l'ascendenza di questo tipo
di scrittura non è mai stata chiarita, anche se sono evidenti influssi sia greci che latini
nelle 24 lettere che compongono questo alfabeto. Le rappresentazioni più antiche di questi
caratteri furono trovate nella Scandinavia Meridionale, in particolare su armi e
ornamenti, ma anche su pietre. La decadenza della S. R. cominciò con la diffusione del
Cristianesimo in Scandinavia.
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Caratteri, Segni di Botanica.
Tipografia.
Sono quei segni e caratteri particolari necessari per la stampa di opere di botanica. Spesso
si tratta di piccole immagini stilizzate che fungono da abbreviature.
Carboni Erberto.
Grafica.
Grafico e pubblicitario (Parma 1899 - Milano 1984). Laureatosi in architettura a Parma,
iniziò a lavorare in alcuni stabilimenti cromolitografici eseguendo carte da lettera,
calendari, pieghevoli e opuscoli vari. Disegnò anche copertine per Il Dramma e per Le
Grandi Firme di Pitigrilli. Negli anni Trenta fu chiamato alla Motta, per pubblicizzare il
panettone sui giornali. Lavorò nello stesso periodo anche con la Olivetti e lo Studio
Boggeri: iniziò così ad utilizzare la fotografia ed il fotomontaggio (pubblicità Campari,
Lagomarsino, Shell). Nel 1952, i suoi lavori per la Barilla e l'Olio Bertolli gli valsero la
Palma d'Oro per la pubblicità.
Fu uno dei migliori grafici pubblicitari italiani, grazie alla sua capacità di aggiungere un
qualcosa in più, esteticamente rilevante, al mero significato commerciale della pubblicità.
Anche Gropius gli espresse la sua ammirazione.
Carica.
Carta.
Si chiama C. l'insieme di sostanze minerali che si aggiungono alla pasta per la creazione
della carta, allo scopo di diminuire la trasparenza del foglio e aumentarne il peso.
Caricatura.
Illustrazione.
Termine entrato in uso nel tardo Seicento; deriva da ''caricare'', esagerare. Le premesse
della caricatura si ritrovano anche in documenti molto antichi (papiri, ceramiche,
graffiti).
La tradizione attribuisce l'invenzione della C. vera e propria a Leonardo e a Dürer, anche
se il loro interesse per l'abnorme e il mostruoso non aveva intenti comici. Solo in età
barocca il genere fiorì completamente e si ritrova in alcuni schizzi del Bernini, di A.
Carracci, del Della Bella ed in particolare nel Callot, tanto che ''figura alla Calotta'' era
in passato sinonimo di C.
Nel Settecento furono famose le C. di P. Leone Ghezzi, romano, e quelle del Tiepolo.
Durante l'illuminismo la C. trasse continui motivi di applicazione nella satira politica e
sociale, trovando nel giornale satirico il miglior veicolo di diffusione. La C. politica si
sviluppò particolarmente nella seconda metà del Settecento, soprattutto in Olanda e
Inghilterra. L'avvento al potere di Napoleone offrì ai caricaturisti inglesi infiniti spunti.
Tra questi ricordiamo Gillray, Rowlandson e Cruikshank.
Nella Francia ottocentesca si ricorda, oltre all'abile Gavarni, un artista eccezionale come
Daumier, che nelle sue litografie riuscì a trasformare la C. in arte vera e propria.
In Italia la C. si sviluppò soprattutto grazie al giornalismo. Celebri alcune riviste, come il
Don Pirlone (Roma), l'Arlecchino (Napoli), il Fischietto (Torino).
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Nel 1856 fu fondato ''Il Pasquino'', che rivelò talenti come Casimiro Teja e altri. Si
ricordano anche E. Novelli (Yambo), L. Bertelli (Vamba), Scalarini (nel giornale
''L'Avanti!'').
Durante il fascismo, divenuta impossibile la satira politica, la C. ripiegò in più bonarie
formule di critica ai costumi borghesi (Novello). Particolare importanza hanno però certe
C. realizzate da artisti espressionisti nelle quali il disagio sociale è rappresentato dalla
ribellione ai canoni estetici usuali (Kokoschka, Grosz, Viani, Mino Maccari).
Carini Isidoro.
Bibliografia.
Storico e Archivista (Palermo 1843, Roma 1895), benvoluto da Leone XIII, che lo nominò
prefetto della Biblioteca Vaticana. Fu autore dell'Arcadia, storia incompiuta
dell'Accademia dell'Arcadia e partecipò alla fondazione dell'Archivio storico siciliano e
della Società Siciliana di Storia Patria. Pubblicò anche il Regesto di Martino VI.
Carlevaris Luca.
Incisione.
Pittore e incisore (Udine 1663 - Venezia 1730). Dopo un viaggio a Roma, nel quale venne
a contatto con l'opera dei pittori di rovine laziali e stranieri, ebbe l'idea di ritrarre le
fabbriche e vedute di Venezia. Gli storici dell'arte lo ritengono l'iniziatore della scuola dei
vedutisti veneti. Abile incisore, nel 1703 pubblicò 104 stampe intitolate appunto Fabbriche
e vedute di Venezia, caratterizzate da un'efficacissima impostazione prospettica, ottenuta
anche grazie all'uso della camera oscura (tecnica che insegnò successivamente al
Canaletto). Il suo merito maggiore fu comunque proprio quello di aver dato via al genere,
in quanto le sue incisioni, tutte tese al realismo della rappresentazione vedutistica,
mancano degli ariosi effetti artistici dei suoi seguaci, Canaletto in testa.
Carmi figurati.
Scrittura.
Si dicono così carmi nei quali la disposizione delle lettere è concepita in modo tale da
formare una qualche figura caratteristica, in genere geometrica (un trapezio, un
quadrato, ma anche un altare, un organo ecc..). Per estensione sono chiamati C.f. tutte le
poesie nelle quali le lettere di determinate parole sono disposte secondo particolari artifici.
Talvolta sono curiosità più che opere d'arte vere e proprie, e vennero in uso presso gli
ellenisti, dai quali li presero i Romani. Ricordiamo alcuni generi particolari, quali gli
acrostici, o telestici (le prime lettere, o le ultime, o quelle di mezzo di ciascun verso
formano una frase con un senso proprio), i centoni (ottenuti unendo i versi di varie
composizioni di qualche autore) ecc.
Carnet.
Tipografia, bibliografia.
Vocabolo francese di uso comune anche in Italia, equivale a taccuino, quaderno di note.
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Carpioni Giulio.
Incisione.
Pittore e incisore (Venezia, 1611 - Verona 1674). Allievo del Padovanino, lavorò
soprattutto a Vicenza. Della sua opera di incisore si conoscono solo poco più di venti
esempi.
Carta acida, Acid paper.
Carta.
Carta realizzata con materiali che determinano un valore di pH inferiore a 7,00. La
principale causa di acidità della carta è purtroppo una sostanza contenuta nella polpa del
legno, ma vi sono anche sostanze acide usate nella lavatura e altre sostanze che
provengono dalla migrazione di acidi e dalla polluzione ambientale atmosferica. L'acidità
danneggia la cellulosa e determina progressivamente ingiallimento e friabilità della carta
stessa. Per evitare questi inconvenienti, che stanno progressivamente distruggendo i
lmateriale cartaceo prodotto dalla seconda metà dell'Ottocento fin quasi ad oggi, si sta
adesso promuovendo la realizzazione di carte neutre, prive di acidità
Purtroppo il processo che libera le vecchie carte dall'acidità e le preserva dagli altrimenti
inevitabili danni futuri è molto costoso, ed attualmente utilizzato solo da poche biblioteche
nazionali.
Carta chirografaria.
Bibliografia, Scrittura.
1. In diplomazia, era un documento, in genere in pergamena, nel quale veniva scritto due
volte lo stesso testo: una volta nella metà superiore del foglio ed una, in senso inverso, in
quella inferiore. Fra una copia e l'altra si scriveva, a grandi caratteri, una dicitura, che
in genere era ''chiriographum''. A traverso di questa parola si tagliava il documento in
modo che una metà andasse ad ognuno dei contraenti.
2. Oggi si chiama così un diploma sottoscritto da principi o dal papa o anche un atto
sottoscritto senza intervento del notaio.
Carta Colbert.
Carta.
Si chiamava così, in Francia, un tipo di carta che portava lo stemma del ministro Colbert.
Carta cromo.
Carta.
Si chiamava così una carta realizzata con materie scelte, particolarmente idonea alla
stampa a colori.
Carta damascata.
Carta.
Carta decorata con disegni che ricordano quelli delle stoffe dette di Damasco.
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Carta damascena.
Carta.
E' uno dei nomi della carta bambagina o bombicina (v.).
Carta de Logu.
Bibliografia, Diritto, Scrittura.
Codice del giudicato di Arborea, emanato da Mariano IV nel XIV sec. e rielaborato dalla
figlia Eleonora nel 1395. Il testo definitivo comprende 198 capitoli scritti in dialetto sardo,
concernenti varie formule di diritto sia penale che processuale.
Carta di china.
Carta.
Tipo di carta cinese, fabbricata da migliaia di anni, e ottenuta dalla pasta che si ricava
dalla corteccia del bambù e del gelso papirifero unita a paglia di riso. Sempre fabbricata a
mano, è tipica per la sua trasparenza associata ad inaspettata robustezza.
Carta di cocco.
Carta, Legatoria.
Inventata in Germania, dove prende il nome di Gustavo, è una carta molto usata dai
legatori per la copertura dei piani del libro.
Carta di corteccia.
Carta.
Carta usata anticamente, fatta con la pellicola bianca che si trova fra la scorza e il legno
di alberi di vario genere: tiglio, acacia, olmo. Dell'uso di questa carta si parla in Tofrasto,
Plinio. Simmaco.
Carta di cotone.
Carta.
Era ritenuta tale la carta bambagina (v.).
Cartaio.
Carta.
Fabbricante di carta.
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Cartapesta.
Carta.
Carta indurita dall'aggiunta di colla, argilla, fecola ed altre sostanze alla pasta ottenuta
con carta vecchia molto pressata. L'impasto essiccato viene imbevuto di olio di lino e poi
colorato con vernici di vario colore. Usata nella fabbricazione di oggetti di vario genere.
La C. giapponese si prepara incollando più fogli di carta l'uno sull'altro e poi
comprimendo il tutto.
Carte Campane.
Scrittura.
Formule di testimonianza che appaiono in placiti cassinesi. Riguardano la Badia di
Montecassino e Santa Maria di Cengia, sua dipendenza. I testimoni pronunciavano una
dichiarazione che veniva raccolta in periodi volgari. Sono tutti del X sec. Si tratta pertanto
dei primi documenti in volgare italiano. Ricordiamo quello famosissimo che contiene la
formula: ''Sao ke kelle terre, per kelle fini que ki contene, trenta anni le possette parte
Sancti Benedicti'' (so che quelle terre, in quei confini qui descritti, appartennero per
trenta anni alla parte di S. Benedetto).
Carte da gioco.
Collezionismo, Incisione.
Le C. d. g. sono di antica origine orientale, indiana o forse cinese. Furono ideate a scopo
divinatorio, e solo nel Medioevo si cominciò ad usarle come gioco. Giunsero in Europa
intorno al XIV sec., portate dagli Arabi in Spagna. Si diffusero rapidamente anche in
Italia, in particolare a Firenze e Viterbo. Le carte italiane derivarono dai tarocchi, mentre
nelle carte francesi e tedesche si imposero presto i semi cuori, picche, fiori, quadri, di
incerta origine. I semi delle carte regionali italiane derivano appunto da quelli dei
tarocchi (denari, coppe, spade, bastoni).
Le carte da gioco ronciglionesi del XVII e XVIII sec.
Lo studio della produzione di c. d. g. nei secoli passati deve sempre fare i conti con la
frustrante scarsità degli esempi giunti fino a noi. Ciò è da collegare non tanto ad una
produzione ridotta -si può anzi dire che l'uso popolare delle c. d. g. ne favorì una
produzione quantitativamente piuttosto elevata- , ma alla destinazione stessa delle c.d.g.
Oggetti d'uso comune, finirono per deteriorarsi rapidamente lasciando pochissimi esempi
ai secoli successivi. E' stato, in definitiva, lo stesso destino delle antiche silografie
religiose- popolari: pur stampate in moltissimi esemplari, usate comunemente come
stampe da appendere ale pareti o da portare appresso, ben poche di loro sono riuscite ad
arrivare ai giorni nostri.
Numerosi documenti d'archivio hanno però migliorato le nostre conoscenze sulle c. d. g.
Gli stessi documenti dimostrano come la produzione sia stata tutt'altro che episodica nella
Ronciglione di inizio Seicento -fine Settecento. E' stato così possibile stabilire perché
molte stamperie specializzate in c. d. g. si trovassero in centri piccoli, come Ronciglione,
che con le sue poche migliaia di abitanti non poteva certo garantire lo smaltimento di
tutta la produzione. E' vero che in molti di questi centri la vicinanza di cartiere garantiva
la presenza di materia prima, ma i motivi furono essenzialmente commerciali, legati alle
leggi fiscali e al transito.
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GLOSSARIO BIBLIOGRAFIA E BIBLIOFILIA
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Il dazio sulle c. d. g. fu introdotto nel 1588 da Sisto V. Serviva a sovvenzionare i
mendicanti di S. Sisto. I documenti si trovano nell'Archivio di Stato di Roma. Pagato il
dazio, si doveva obbligatoriamente applicare il bollo su una o più carte del mazzo. In
genere di forma ovale, contenente un monogramma, il bollo dimostrava l'avvenuto
pagamento della tassa.
In realtà alcuni stati, in particolare quelli di Castro e Ronciglione, avevano agevolazioni
particolari, e non erano tenuti a pagare il dazio, anche se obbligati a bollare le carte. A
fine '600 il provento della gabella era passato all'Ospizio Apostolico di S. Michele per i
poveri invalidi. La produzione di carte nello stato della Chiesa era divisa tra Roma e
Ronciglione. Se a Roma esistevano due fabbriche per la produzione di carte fini (raffinate
carte con semi francesi), a Ronciglione esistevano cinque fabbriche per la produzione di
carte popolari, ordinarie, di fabbricazione povera e di basso costo.
Tra i fabbricanti ronciglionesi sono noti i nomi di Pellegrino Pellegrini, Alessandro
Pistellini, Gaetano e Policarpo Ciaffoni.
Della produzione ronciglionese resta purtroppo ben poco. Un foglio di carte, allegato ad
una supplica ad Innocenzo XI dimostra come i semi francesi fossero già diffusi nel XVII
secolo.
La gran parte dei fogli rimasti è stata ritrovasta all'interno di legature, dove si usavano
per aumentare lo spessore delle copertine. Molto curioso è un foglio di otto carte, con gli
usuali semi di denari, coppe, spade e bastoni, ma con la particolarità degli assi e dei
cavalli siglati con le lettere iniziali (CB = Cavallo di bastoni). Potrebbe essere un esempio
di ''carte romane'', molto citate nei documenti antichi, ma delle quali si è persa ogni
traccia a partire dal XVIII secolo.
Carte geologiche e Geognostiche.
Incisione, Tipografia.
Carte sulle quali sono indicate, con colori diversi, le superfici dei vari terreni sedimentari
che si riferiscono a epoche geologiche diverse.
Le C. geognostiche limitano il loro studio alla composizione litologica del terreno, senza
attribuirne una cronologia
.
Carte in proiezione di Mercatore.
Incisione, Tipografia, Nautica.
Ideate nel 1556 dall'olandese G. Kremer, detto Mercatore, furono adoperate nella
navigazione marittima. Sono dette anche Carte ridotte.
Carte pilota.
Incisione, Tipografia, Nautica.
Traduzione letterale dell'inglese pilot charts. Sono pubblicazioni periodiche che
contengono utili informazioni per i naviganti. Contengono notizie meteorologiche, rotte
consigliate, presenza di relitti, ghiacciai alla deriva.
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GLOSSARIO BIBLIOGRAFIA E BIBLIOFILIA
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Carte, cartoni di cuoio.
Carta.
Sono carte preparate con gli scarti di pelli conciate e colla animale. Il loro pregio
maggiore consiste nella notevole resistenza.
Carteggio.
Scrittura, nautica.
1. Con il termine di C. si intende, genericamente, l'insieme della corrispondenza (lettere,
biglietti, cartoline ecc..) di un personaggio illustre con familiari, colleghi, altri personaggi
famosi in genere.
2. In nautica, si indica con questo termine il complesso di operazioni grafiche grazie alle
quali vengono risolti vari problemi di navigazione.
Cartelle.
Collezionismo cartaceo.
Sono titoli di credito in genere, cioè documenti che garantiscono la possibilità di
esercitare il diritto menzionato su di essi. Possono essere nominative, al portatore, miste.
Carticino.
Tipografia, Legatoria.
Detto anche quartino, quarticino, quartesino, cartesino, cartino, equivale a un quarto di
foglio. Forma quattro pagine. Esiste il carticino di frontespizio, che si usa quando per un
qualunque motivo le prime quattro pagine, frontespizio compreso, devono essere
differenziate dalle restanti (ad esempio quando l'autore vuole firmare ogni copia al retro
del frontespizio). Il carticino intercalare si trovava comunemente nei libri censurati, e
serviva a correggere le parti errate o censurate. Il carticino finale si ha quando non c'è
bisogno di usare un intero foglio per chiudere l'opera.
Cartoccio.
Tipografia, Incisione, Bibliografia.
1. Si chiama C. una piccola carta geografica parziale che si colloca, a delucidazione e
complemento, in un angolo di una carta geografica più grande.
2. Elemento decorativo, fregio, vignetta che rappresenta cartoni rivoltati o arrotolati.
Cartolario, Cartulario.
Bibliografia.
1. Nel medioevo si chiamava C. l'archivista addetto alla custodia delle carte pubbliche.
2. Con questo nome si indicava anche il registro nel quale si annotavano i contratti, o,
nelle Abbazie, nel quale si conservavano le carte importanti, i lasciti, gli inventari ecc..
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GLOSSARIO BIBLIOGRAFIA E BIBLIOFILIA
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Cartomanzia.
Carte da gioco, collezionismo.
Termine che indica vari sistemi di divinazione mediante le carte da gioco, i tarocchi, o
carte speciali di fantasia. L'origine è stata per molto tempo attribuita agli arabi, ma
l'ipotesi sembra infondata. In realtà il primo trattato noto di cartomanzia pare sia stato
quello di tal Alliette, pubblicato nel 1770. In quell'opera si ritrova la leggenda sulla
origine orientale della C. Certo è che l'autore, barbiere di professione, ebbe largo seguito
e grande fortuna economica grazie alla sua presunta capacità divinatoria.
Cartonaggi.
Carta.
Termine generico con il quale si intendono i prodotti derivati dalla lavorazione del
cartone.
Cartonaggio.
Legatoria.
Tutte le operazioni di legatoria che richiedono di eseguire lavori in cartone.
Cartoncino.
Carta.
Si chiama C. ogni tipo di carta che superi il peso di 180 grammi al metro quadro. Può
essere di un getto solo, cioè costituito da un unico foglio, o ottenuto tramite la
sovrapposizione e l'incollaggio di più fogli di carta.
Cartone.
Carta, Arte.
1. Prodotto di spessore maggiore rispetto alla carta ed al cartoncino, in genere preparato
con materiali più scadenti ripetto a questi ultimi. Si prepara a macchina ed è di solito
usato per imballaggi.
2. Nella storia del'Arte si chiamano C. i disegni preparatori, su carta pesante, che
rispettano le dimenzioni dell'opera finita. Venogno ricalcati su tavola, su muro (affresco)
e su vetro. Vengono chiamati C. anche i disegni preparatori realizzati come modello di
arazzi. Celebri quelli di Raffaello conservati a Londra.
Cartoteca.
Collezionismo, Biblioteche.
Si chiama così una collezione di carte geografiche, ma anche il luogo che le conserva,
che può essere un settore specifico di una biblioteca.
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GLOSSARIO BIBLIOGRAFIA E BIBLIOFILIA
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Cartuccia.
Tipografia.
Foglietto di due pagine (mezzo carticino) stampato a parte. Si usa in genere per
correggere una parte mal stampata.
Caru Henry.
Bibliografia.
Traduttore della Divina Commedia in inglese (Gibilterra 1772 - Londra 1844). Per quanto
la sua traduzione non sia sempre esatta, è tuttavia molto efficace, tanto da essere ancora
diffusa in Inghilterra.
Cascio.
Carta.
Telaio mobile utilizzato per la fabbricazione della carta a mano: si colloca entro la forma
e trattiene la pasta da carta, consentendo la sgocciolatura grazie agli interspazi delle
vergelle.
Casellario.
Tipografia.
Scaffale a caselle dove si tengono, ripartiti correttamente, tutti i tipi che servono a
formare gli spazi bianchi sulla pagina stampata.
Cassa.
Tipografia.
Arnese di legno suddiviso in numerosi cassettini che contengono tutti i segni
dell'alfabeto, i numeri, gli spazi ecc.. E' suddivisa in due parti, una per le minuscole e
una per le maiuscole. La distribuzione dei caratteri nella cassa deve sottostare a rigorosi
criteri di praticità.
Cassat Mary.
Incisione
Pittrice e acquafortista americana (Pittsburg 1845 - Francia 1926). Studiò pittura in
Europa e si stabilì a Parigi. Si avvicinò agli ambienti degli impressionisti ed entrò anche a
far parte del gruppo, appoggiata da Degas. Le sue acqueforti e puntesecche si ispirano in
genere alla vita infantile.
Cassettini.
Tipografia.
Piccoli scompartimenti che dividono la cassa tipografica.
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GLOSSARIO BIBLIOGRAFIA E BIBLIOFILIA
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Castaldi Panfilo.
Tipografia.
Medico e tipografo (Feltre 1398 - Venezia 1479?). Esercitò la professione medica a
Venezia, poi si recò a Milano, dove ottenne il privilegio per esercitare l'arte tipografica.
Non esistono prove che dimostrino la tesi secondo la quale sarebbe l'inventore dei
caratteri mobili. Anche della sua opera letteraria (fu poeta) non rimane nulla.
Castello
Tipografia.
Banco da lavoro del compositore tipografo.
Castiglione Giovanni Benedetto, detto il Grechetto.
Incisione.
Pittore e incisore (Genova 1610? - Mantova 1665). Artista di grande fantasia, contribuì,
anche con le sue incisioni, alla creazione della scuola dei grandi decoratori genovesi.
Inventò il monotipo (v.), riuscendo ad ottenere sorprendenti effetti di luce, probabilmente
grazie alla conoscenza dell'opera del Rembrandt e di quella del Tiepolo.
Catalogazione e classificazione libraria.
Bibliografia, Biblioteconomia.
Secondo le fonti antiche, il catalogo della biblioteca di Alessandria, compilato da
Callimaco, indicava il genere letterario, il nome dell'autore, l'incipit, ed il numero di
righe. Anticamente, in genere, i cataloghi delle biblioteche riportavano solo il nome
dell'autore e il titolo dell'opera, o anche soltanto uno di questi elementi. Se durante il
Medioevo fu sentita maggiormente la necessità di compilare cataloghi più dettagliati, solo
con l'avvento dell'Umanesimo comparvero veri e propri cataloghi sistematici ed indici
alfabetici.
Con la comparsa del libro tipografico e l'affermazione del frontespizio, avvenuta nei
primi decenni del Cinquecento, si giunse ad una catalogazione moderna, grazie al fatto
che nel frontespizio autore, titolo, e stampatore o editore risultano finalmente isolati.
Questo facilitava l'ordinazione alfabetica per autori. Non è mai scomparso, però, il
catalogo librario ordinato per materia.
Catalogo per autori. Consente di stabilire quali opere di un determinato autore, e in quali
edizioni, sono possedute da una biblioteca, pubblica o privata. Ogni opera è descritta in
schede, la cui compilazione è soggetta a determinate regole. Si chiamano schede
principali quelle che contengono la descrizione completa di un'opera. Sono dette schede
di spoglio quelle che riportano scritti uniti ad altra opera o contenuti in opere
miscellanee. Sono schede di richiamo quelle che collegano un autore o un titolo
secondario all'autore o al titolo di una scheda principale. sono schede di rinvio quelle
rimandano da una parola d'ordine ad un'altra.
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GLOSSARIO BIBLIOGRAFIA E BIBLIOFILIA
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Esempi di schede:
a) principale per autore:
Francovich Carlo. Storia della Massoneria in Italia. Dalle origini alla rivoluzione
Francese. Firenze, La Nuova Italia, 1974. Un vol. in 8°; firma di ex-propriet.; pp. XIV,
517, (5); alcune tavv. f.t.
b) principale di opera collettiva:
Marche Arte '74. Consuntivi e proposte. Introduzione di Carlo Antognini... Ancona, Ed.
L'Astrogallo, 1974. Un vol. in 8°; pp. 378, (8); testi di G. C. Argan, F. Bellonzi, E.
Crispolti, M. De Micheli, N. Ponente, M. Valsecchi ed al.; artisti: De Carolis, Bartolini,
Licini, Scipione, Mannucci, Cagli, Fazzini, De Vita, Trubbiani.
c) di spoglio:
Crispolti Enrico.
Arte marchigiana degli anni '70.
Sta in:
Marche Arte '74. Consuntivi e proposte. Ancona, 1974.
d) di richiamo:
Antognini Carlo, vedi:
Marche Arte '74. Consuntivi e proposte. Introduzione di Carlo Antognini. Ancona,
1974.
e) di rinvio
Enotrio Romano, vedi:
Carducci Giosuè.
Elemento fondamentale della scheda è la parola d'ordine, che può essere il nome
dell'autore, di una società letteraria o scientifica, di un'accademia, di un luogo (parola
d'ordine geografica), o la parola iniziale del titolo nel caso di opere anonime, oppure può
essere una espressione convenzionale. Altri elementi della scheda sono il titolo, le note
tipografiche (luogo di stampa, editore, tipografo, anno di pubblicazione), le note
bibliografiche (numero dei volumi, formato, numero di pagine, presenza di illustrazioni
ecc.), che costituiscono la collazione dell'opera, le note speciali (eventuali indicazioni
accessorie tipo: estratto, pubblicazione per nozze, supplemento ecc.).
La parola d'ordine serve, appunto, ad ordinare alfabeticamente i vari libri. Per questo,
nelle schede per autore, è data in genere dal nome dell'autore stesso. I nomi degli autori
classici, intesi, per convenzione, come quegli autori vissuti prima del 1200, si dovrebbero
rendere nella forma latina (Demosthenes, Horatius Quintus Flaccus), gli altri nella
lingua del paese d'origine. In presenza di un patronimico e di un appellativo di origine, lo
si indica nell'ordine: Leonardo da Vinci. Il prefisso fa parte integrante del cognome, e lo
si riporta con esso: Da Ponte Lorenzo. Vi sono però eccezioni, soprattutto nei cognomi
stranieri.
Nel caso di nomi di religiosi occorre distinguere fra quelli che mantengono il proprio
nome (gesuiti, domenicani, scolopi ecc..) e quelli che assumono un nome diverso
(carmelitani, francescani ecc.). Avremo perciò ''Boffito Giuseppe barnabita'' nel primo
caso e ''Bernardino da Asti'' nel secondo. La regola vale anche per i Papi: avremo Pio II
e non Piccolomini Enea Silvio. Nel caso di sovrani vale il nome con la qualifica: Umberto
I Re d'Italia.
Quando un autore si firma con uno pseudonimo, si usa in genere quest'ultimo, seguito da
''pseud''. Lo pseudonimo non va confuso con il nome assunto, cioè il nome che
sostituisce completamente quello di famiglia. Il nome assunto è perfettamente
catalogabile ed utilizzabile come parola d'ordine: Aleramo Sibilla (Rina Faccio), Collodi
Carlo (Carlo Lorenzini), Malaparte Curzio (Curzio Suckert).
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I soprannomi vengono in genere indicati, preceduti da ''detto (il)'', e possono essere usati
anche come parola d'ordine: es. Burchiello (Domenico di Giovanni detto il).
Opere pubblicate da enti collettivi (istituti, accademie, corporazioni ecc.) hanno come
parola d'ordine il nome dell'ente.
Le opere anonime si schedano utilizzando come parola d'ordine la prima parola del titolo
che non sia o un articolo (il, lo , la ecc.) o un aggettivo numerale (un, uno, una).
Per quanto riguarda il titolo, lo si dovrebbe rendere per esteso, copiandolo dal frontespizio
(non dalla copertina, dove può essere diverso o incompleto). Voci particolari, o refusi
tipografici, o errori grammaticali vanno riportati così come sono, seguiti dalla dicitura tra
parentesi ''(sic)''.
Anche le note tipografiche vanno riportate così come sono. Nel caso di note false o
immaginarie, qualora si conoscano i dati veri, si riportano anche questi, dopo le note
false, preceduti dalla dicitura ma (es. Londra, 1789, ma Firenze, 1804). Se le note
mancano completamente, si usa l'abbreviazione s.n.t. (senza note tipografiche), se manca
la data, si usa l'abbreviazione s.d. (senza data).
Il formato del volume è indicato dall'altezza misurata in cm. : in-folio = più di 38 cm.; in
4°= da 28 a 38 cm.; in 8° = da 20 a 28 cm.; in 16° = da 15 a 20 cm.; in 24° = da 10 a 15
cm.; in 32 = sotto in 10 cm. (raramente vengono indicati anche formati come il 64° e il
128°, propri dei cosiddetti libri minuscoli). Si indicano talora anche certe anomalie del
formato: quadrato, oblungo (nel caso in cui l'altezza sia inferiore alla larghezza; è il
formato tipico degli album).
Si deve indicare anche il numero complessivo delle pagine o delle carte. Le carte non
numerate sono indicate dalla sigla cc.n.n. (o pp. n.n., nel caso delle pagine).
Catalogo per soggetti.
E' il catalogo che fa conoscere quali opere su un determinato argomento sono possedute
da una biblioteca. La parola d'ordine è in questo caso il soggetto particolare di ciascuna
opera. E' un tipo di catalogo adottato solamente a partire dal secolo XIX. Il soggetto può
anche essere multiplo. Contrariamente al catalogo per autori, nel quale la parola d'ordine
è inequivocabile, in quello per soggetti si pone il problema di indentificare il soggetto
stesso ed esprimerlo in maniera corretta. Molti autorevoli studi sono stati dedicati
all'argomento, a partire da quello classico del Cutter (1876) per giungere al Fumagalli, al
Revelli e al Subject Headings della Library of Congress di Washington (1957). Si tratta di
identificare con precisione l'argomento specifico di uno scritto e renderlo con
un'espressione verbale idonea.
E' evidente che il compilatore di un catalogo per soggetti deve possedere una competenza
adeguata e deve far fronte alla difficoltà di adottare criteri di classificazione uniformi. Il
Soggettario per i cataloghi delle biblioteche italiane contiene più di 20.000 soggetti.
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GLOSSARIO BIBLIOGRAFIA E BIBLIOFILIA
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Catalogazione e classificazione libraria. II
Bibliografia, Biblioteconomia.
Cataloghi antiquari.
Le schede dei cataloghi delle librerie antiquarie, pur rispettando genericamente le regole
sopra indicate, presentano alcune varianti, in parte derivate da consuetudini ormai
entrate nell'uso, anche se non sempre corrette, ed in parte derivate dagli scopi del
catalogo stesso, di natura essenzialmente commerciale. Tali cataloghi sono in genere
ordinati per autore: è quindi il nome dell'autore che distribuisce i vari volumi secondo
l'ordine alfabetico. Molti cataloghi aggiungono però anche la definizione del soggetto,
tramite PAROLE CHIAVE che facilitano la ricerca del lettore. In pratica, si tratta di una
fusione dei due tipi di catalogo appena esaminati, anche se la parola d'ordine è il nome
dell'autore. Ecco un esempio:
(Scienza, Botanica, Darwin).
Darwin Carlo. Le piante insettivore. Traduzione italiana col consenso dell'Autore per
cura di Giovanni Canestrini e di P. A. Saccardo. ecc..
Può capitare, anche se raramente, che il catalogo sia ordinato per soggetto: in questo
caso la parola d'ordine sarebbe Scienza e non Darwin. Più frequentemente, capita che i
cataloghi antiquari siano suddivisi per soggetti, o meglio classi o materie (per il catalogo
per classi v. più avanti), non sempre riportate secondo l'ordine alfabetico (per cui Scienza
può venire prima di Letteratura Italiana, ad esempio), ma con i libri di ogni settore
elencati comunque secondo l'ordine alfabetico degli autori.
Si noti che, nella definizione del soggetto, il catalogo di libreria antiquaria tende a dare la
preferenza a voci di maggior interesse collezionistico. Ad esempio, utilizzerà la definizione
''Prime edizioni del 900'', o ''Edizioni originali'', piuttosto che ''Letteratura Italiana'' o
''Letteratura del 900''.
Inoltre, in questa forma di catalogazione, viene data molta importanza ad elementi non
sempre o comunque non necessariamente presenti nei cataloghi delle biblioteche
pubbliche. A parte l'indicazione, inevitabile, del costo del volume, si troverà sempre
indicato il tipo di legatura (pelle, pergamena, brossura ecc.), che può influire
notevolmente sul costo finale di un libro di pregio. Grande rilevanza sarà data anche alla
completezza e alla conservazione generale del volume, elementi, pure questi, che gravano
sul costo dell'opera. Certe notazioni accessorie, spesso trascurate nei cataloghi generici,
saranno invece ben segnalate nei cataloghi antiquari (ad esempio la presenza della firma
autografa dell'autore, o l' indicazione di tiratura limitata o particolare -tipo stampa su
carta azzurrina- e così via).
Per quanto riguarda il formato, è ancora in uso soprattutto nei cataloghi di maggior
pregio la classificazione antica, che si basava non sulla misura dell'altezza del libro, ma
sul numero di piegature del foglio di stampa. E' un sistema in uso da sempre e che fa
parte della cultura del libraio antiquario classico. E' indubbiamente un metodo
''raffinato'' e denota una solida preparazione da parte del libraio, ma espone ad
incomprensioni. Si ricordi che il formato dei fogli di stampa non era lo stesso per tutte le
cartiere e, quindi, anche per le tipografie antiche. Basandosi su questo criterio, si rischia
di deludere le aspettative di qualche cliente che, avendo ordinato un libro genericamente
definito in 4°, si vede consegnare un'opera che, col sistema moderno, rientrerebbe appena
nell'8° ''piccolo''. E' nostra opinione, del tutto personale, che, se si vuole continuare ad
indicare il formato ''antico'', sarebbe meglio riportare anche la misura dell'altezza in
cm. Ad esempio ''Un volume in 4° (cm. 25) ecc.''
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GLOSSARIO BIBLIOGRAFIA E BIBLIOFILIA
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Infine, il catalogo antiquario aggiunge spesso altre voci di grande importanza, note come
''riferimenti bibliografici'' (Cfr. Lozzi.. cfr. Ranghiasci.. cfr. Riccardi...) e non presenti
nelle schede dei cataloghi generici di biblioteche pubbliche. Si tratta di una componente
tutt'altro che secondaria, data la natura commerciale del catalogo stesso. Indica al
potenziale cliente un insieme di fonti bibliografiche sicure alle quali far riferimento. Di
tali fonti vengono indicate anche le pagine o i paragrafi specifici da consultare ( segnalati
secondo criteri imposti dall'uso e diversi a seconda della bibliografia). Quando si tratta di
libri di particolare pregio, la presenza di tali riferimenti è preziosa e fornisce una valida
conferma a quanto asserito dal libraio nella scheda.
Non raramente, si trovano nelle schede anche informazioni biografiche sull'autore e
citazioni da testi di varia natura. In linea di massima si può dire che i cataloghi delle
librerie antiquarie si ispirano ai criteri dettati dalla bibliografia e bibliologia classiche,
piuttosto che limitarsi alla asettica, e un po' arida, classificazione generica. Il presupposto
è quell'atteggiamento psicologico noto come ''amor librorum'', o bibliofilia che dir si
voglia, che esige un diverso modo di interpretare l'''oggetto'' libro.
Cataloghi bibliografici.
La raccolta di schede descrittive di volumi che trattano di un unico soggetto viene
genericamente indicata con il nome di ''Bibliografia''. Ne esistono moltissime,
praticamente su tutti gli argomenti. Alcune sono generiche (Es. Biblioteca di Storia
Locale Italiana, Elenco delle prime edizioni di Letteratura Italiana del Novecento), altre
sono altamente specifiche (ad esempio: Raccolta bibliografica di voci su Terni e il suo
territorio, Bibliografia del futurismo). Può trattarsi di elenchi di schede, ma possono
anche contenere note biografiche e storiche. Si tratta comunque sempre di strumenti
utilissimi, quando non indispensabili, ai bibliofili, ai librai e agli appassionati in genere.
Molte sono rare, e costosissime, tanto da essere divenute oggetto da collezione.
I criteri di classificazione adottati in queste opere sono gli stessi usati negli altri cataloghi,
talora in forma ancora più evoluta e perfezionata. Le bibliografie moderne spesso
confrontano i vari esemplari presenti nelle biblioteche nazionali.
Le bibliografie più antiche, redatte da veri pionieri del settore, lasciano invece un poco a
desiderare per quanto riguarda l'impostazione scientifica delle schede. In alcune delle più
celebrate e famose manca addirittura la collazione dei volumi. Si deve anche tener
presente che le possibilità di documentazione e diffusione delle informazioni non erano le
stesse del tempo attuale, ed alcune ''rarità'' segnalate nelle bibliografie più antiche sono
più comuni di quanto si possa credere... Per questi motivi, opere come il Brunet (v.), sono
ormai più oggetti da collezione che testi di vera utilità.
Alcune di queste opere davano semplicemente l'elenco dei volumi posseduti da una
biblioteca privata (un esempio su tutti: la bibliografia di storia locale italiana del Lozzi).
Alcune riportano il costo del volume (prezzo di acquisto o di vendita), che è comunque
oggi inutilizzabile ai fini di una valutazione corretta.
Attualmente, grazie alla pubblicazione del catalogo unificato e ad opere come la CLIO, i
repertori bibliografici hanno raggiunto un alto grado di precisione e completezza.
Qualunque sia il tipo di collezione prediletta, un buon repertorio bibliografico non
dovrebbe mai mancare nella biblioteca di un vero bibliofilo.
Si tenga sempre presente, comunque, che ancora oggi si dà per scontato un 10% di
imprecisione (intesa anche come semplice mancanza di qualche titolo) anche nelle
bibliografie più accurate.
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GLOSSARIO BIBLIOGRAFIA E BIBLIOFILIA
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Catalogazione e classificazione libraria. III
Bibliografia, Biblioteconomia.
Catalogo per classi.
Il catalogo per soggetti cerca di stabilire l'argomento trattato dal libro. Come si è detto,
sta alla competenza del compilatore cercare la formula giusta per definire il soggetto,
dopo aver esaminato il libro stesso. Il catalogo per classi, o sistematico, tende invece ad
identificare a quale materia predefinita il libro possa appartenere. Se il fine appare lo
stesso del catalogo per soggetti, in realtà la metodologia è completamente diversa. Nel
catalogo per soggetti si parte dal libro, e si definisce un soggetto a posteriori. Nel catalogo
per classi si parte da una classificazione predefinita dello scibile umano, del tutto
aprioristica, e si trova il modo di inserirvi un determinato libro.
Cataloghi di questo genere erano già presenti nell'antichità. In Cina, intorno al XII sec.,
si distinguevano 12 classi (classici, riti e cerimonie, musica, filologia, storia, filosofia,
astronomia, elementi naturali, arti, medicina, enciclopedia, letteratura). Per quanto
riguarda l'Occidente, il catalogo delle edizioni greche del Manuzio era diviso in cinque
sezioni: grammatica, poetica, logica, filosofia, Sacra Scrittura. Nei cataloghi successivi,
in Italia e in altri paesi, le classi aumentarono progressivamente.
Già il catalogo di R. Étienne comprendeva 14 classi, e quello del Gesner arrivava a 21, come quello
dell'Accademia Veneziana. Charles-Jacques Brunet nel 1810 pubblicava il famoso Manuel du
libraire et de l'amateur de livres. Nel terzo volume si trovava una tavola metodica che comprendeva
5 classi, suddivise a loro volte in varie categorie. Nel 1873 il bibliotecario americano Melvil
Dewey propose una classificazione che riscosse un notevole successo.
Il metodo di Dewey indicava le varie classi con un numero, in modo che la suddivisione,
almeno nelle intenzioni, fosse universale e comprensibile a tutti, a prescindere dalla
lingua parlata. Inoltre la progressione numerica consentiva di estendere le classi fino ad
un numero illimitato. Il sistema Dewey fu chiamato ''decimale'' perché suddivideva tutto
lo scibile umano in dieci classi fondamentali, numerate da 0 a 9:
0 Opere di consultazione generale. Bibliologia, Bibliografia, Biblioteconomia,
Documentazione.
1. Filosofia, Psicologia e scienze simili.
2. Religione e Teologia.
3. Scienze sociali. Economia. Diritto e Legislazione pubblica.
4. Filologia. Linguistica.
5. Scienze pure. Scienze esatte. Scienze naturali.
6. Scienze applicate. Arti utili. Tecnologia.
7. Belle arti. Architettura. musica. Fotografia. sport.
8. Letteratura.
9. Storia. Biografia. Geografia.
Le dieci classi sono suddivisibili e ripartibili all'infinito, sempre sulla base numerica di
dieci. Aggiungendo alla classe un secondo numero si ottiene la ''divisione'', con un terzo
numero la ''sezione'', con un quarto la ''sottosezione'' e così via. Per semplicità il
simbolo numerico viene diviso in numeri di tre cifre separate da un punto.
L'esempio che riportiamo è preso dal volume di Enzo Esposito ''Manoscritto. Libro a
stampa. Biblioteca. Longo editore, 1973''.
Supponiamo di dover schedare per classi, secondo il sistema Dewey, un libro che parla
delle ''Lampade a incandescenza''. Il numero risultante, che indica l'argomento del
libro, sarebbe 621.326 (si legge ''sei due uno punto tre due sei''). Il significato dei vari
numeri è il seguente:
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GLOSSARIO BIBLIOGRAFIA E BIBLIOFILIA
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6 scienze applicate (classe)
62 Ingegneria (divisione della classe)
621. Ingegneria meccanica ed elettronica (sezione della divisione)
621.3 Elettrotecnica (sottosezione della sezione)
621.32 Illuminazione elettrica (seconda sottosezione)
621.326 Lampade ad incandescenza (terza sottosezione).
Il sistema, pur consentendo un numero infinito di sottosezioni, non è immune da pecche.
In particolare la rigidità sulla appartenenza ad una classe, che crea una certa mancanza
di elasticità nella assegnazione delle prime tre cifre. Dewey si vantava della facilità di
tenere a mente i simboli numerici, ma se questo è vero per le prime sei cifre, con il
crescere delle sottosezioni tale facilità è tutta da dimostrare. Con l'evoluzione delle
conoscenze e l'aumento, soprattutto in certi settori della scienza, della specializzaizone
estrema, un libro che parli di ''Psicologia sperimetale dei fanciulli'' richiede una
classificazione a nove cifre 612.821.031.
Peraltro, come in tutte le classificazioni, le finalità del sistema Dewey sono di natura
essenzialmente pratica, ma i criteri logici che legano le varie sottosezioni sono spesso
discutibili.
Nel 1895 due studiosi belgi fondarono a Bruxelles l'Institut international de
Bibliographie e proposero modifiche al sistema Dewey. Sorse così il sistema noto come
Classification décimalle universelle (C.D.U., sigla ormai entrata nell'uso comune). Il
sistema si basa sulla definizione di Tavole generali e di Tavole complementari. Basi di
questo sistema sono:
1)L'unità del sapere. Questo non va inteso come suddiviso in classi particolaristiche. Ogni
suddivisione deve pertanto tener presenti i rapporti di una scienza con l'insieme dello
scibile.
2)La gradualità, che prevede che la suddivisione, partendo dal generale, vada al
particolare. Si parte cioè da notazioni semplici per giungere a notazioni sempre più
complesse.
3)Il principio di collegamento: gli argomenti e i soggetti affini devono considerarsi in
stretta relazione fra loro.
4)La mutua esclusione. La definizione delle varie suddivisioni deve essere netta e non
lasciare spazio ad ambiguità.
Nella C.D.U. le tavole Generali corrispondono in linea di massima alle classi del sistema
Dewey; non è però necessario utilizzare tre cifre: la suddivsione nulla non va indicata con
lo zero. Ad esempio, ''Bibliografia'' corrisponde a 010 nel sistema Dewey, 01 nella C. D. U.
Presentiamo un elenco di Tavole essenziali della C. D. U., con particolare riferimento alle
classi di maggior interesse per il collezionista bibliofilo:
0 GENERALITA'
001 Fondamenti generali della conoscenza e della cultura
002 Documentazione
003 Scrittura. Grafologia. Segni grafici.
003.5 Materie e strumenti scrittori.
01 Bibliografie. Cataloghi bibliografici.
011 Bibliografie universali e generali.
012 Bibliografie personali.
013 Bibliografie collettive.
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GLOSSARIO BIBLIOGRAFIA E BIBLIOFILIA
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014.1 Bibliografie degli anonimi e pseudonimi.
016 Bibliografie di argomenti speciali.
017 Cataloghi sistematici.
017.4 Cataloghi editoriali e del commercio librario.
018 Cataloghi alfabetici per autore.
02 Biblioteconomia.
026 Biblioteche speciali.
027 Biblioteche generali.
027.1 Biblioteche private.
027.2 Biblioteche di Accademie, società, enti vari.
03 Enciclopedie generali.
05 Periodici, riviste.
058 Annuari. Indirizzari.
059 Almanacchi. Calendari.
06 Istituti.
069 Musei. Museografia.
07 Giornali. Giornalismo.
08 Poligrafia.
09 Manoscritti. Opere rare.
090.1 Bibliofilia. Bibliomania.
091 Manoscritti.
091.5 Autografi.
092 Libri xilografici.
093 Incunaboli.
094.2 Esemplari unici.
094.5 Edizioni principi.
096 Libri illustrati.
097 Ex-libris.
098.1 Opere condannate.
098.3 Opere perdute. Opere immaginarie.
099.3 Opere con dedica autografa.
1 FILOSOFIA
1 A/Z Filosofi antichi e moderni in ordine alfabetico.
11 Metafisica.
111 Ontologia.
112 Classificazione filosofica delle scienze.
113 Filosofia naturale.
133 Scienze occulte. Occultismo. Magia. Divinazione. Stregoneria.
15 Psicologia generale.
16 Logica. dialettica.
172 Morale sociale. Civismo. Patriottismo.
176.7 Morale e arte.
18 Storia della filosofia.
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GLOSSARIO BIBLIOGRAFIA E BIBLIOFILIA
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Cataloghi stellari.
Bibliografia.
Elenchi, spesso in parecchi volumi, che contengono i dati caratteristici delle stelle riferiti
ad una certa epoca.
Catalogo per autori.
Bibliografia, biblioteconomia.
v. alla voce Catalogazione e classificazione libraria.
Catechismo.
Bibliografia.
Libro nel quale la dottrina cristiana viene esposta per domande e risposte.
Per estensione si chiama anche C. qualsiasi trattatello scientifico con chiari intenti
divulgativi.
Catenella.
Legatoria.
Piccolo nodo con il quale il legatore ferma i fili di cucitura in testa e in coda al volume.
La catenella intrecciata, più solida, prevede anche un nodo a metà volume. Più solida
ancora è la catenella inglese.
Caviale.
Giornalismo, Bibliografia.
Si chiamava C., in Russia, uno speciale inchiostro che serviva a coprire le parti censurate
di articoli o libri stranieri.
CC.
Abbreviature.
Sta per ''Codici''.
Cediglia.
Scrittura, Tipografia.
Piccolo segno a forma di virgola che si mette sotto la lettera c nelle stampe in lingua
francese (ç): dà alla lettera il valore di s aspra. Fu introdotta da G. Tory (1480 - 1533),
stampatore del Re e riformatore dell'ortografia francese, in sostituzione della lettera z che
seguiva la c, usata in precedenza (es. faczon invece di façon).
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GLOSSARIO BIBLIOGRAFIA E BIBLIOFILIA
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Celebret.
Scrittura, Collezionismo cartaceo.
Si tratta di un documento rilasciato ad un sacerdote dal suo Ordinario, perché possa
celebrare la Messa anche nelle Chiese in cui non è conosciuto.
Cellite.
Carta.
Soluzione ideata dal tedesco Herzberg nel 1912 per aumentare la resistenza di alcuni titpi
di carta.
Cellulosa.
Carta.
Estratta dal cellulosio, la pasta di cellulosa è impiegata nella fabbricazione della carta.
Secondo il metodo classico, la si ottiene cuocendo il legno triturato in una soluzione di
soda caustica o di solfito di calce. La cullulosa pura è incolore e insolubile.
Cellulosio.
Carta.
Sostanza essenziale del legno, del lino, della canapa che, depurata, dà origine alla
cellulosa.
Cellulotipia.
Incisione.
Tecnica di incisione realizzata col bulino su un foglio di celluloide fissato al legno. Il
cliché che ne deriva, pertanto, non è realizzato all'acido. E' simile alla xilografia. Viene
in genere eseguito per ottenere fregi particolari o fondi colorati.
Cembali tipografici.
Tipografia.
Antico nome dato alle tastiere delle macchine compositrici.
Centaur.
Tipografia.
Carattere tipografico disegnato da Bruce Rogers nel 1914 per le pubblicazioni del
Metroplitan Museum di New York. Si ispira al carattere Jenson del 1400. Molto bello, ma
poco usato, perché necessita di stampe di alta qualità. Nel 1929 la Monotype ne diffuse
anche una versione corsiva.
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GLOSSARIO BIBLIOGRAFIA E BIBLIOFILIA
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Centine.
Tipografia.
Con questo termine si intendono le interlinee, i lingotti, i filetti ecc.. in qualche modo
curvi, molto usati in passato per creare lavori tipografici di fantasia.
Cento canti di musica armonica A. Harmonice musices Odhecaton A.
Storia della stampa, bibliografia, musica.
Si tratta della prima stampa di musica polifonica a caratteri mobili. La pubblicò
Ottaviano de' Petrucci da Fossombrone nel 1501 a Venezia. In circa 100 fogli raccoglie
96 composizioni a tre e quattro voci, quasi tutte profane. Di questo rarissimo libro è nota
una sola copia, conservata a Treviso, in prima impressione. Altre copie note sono in
seconda edizione (stesso anno della prima), e in terza (1504, conservata a Parigi).
A questa prima prova il Petrucci ne fece seguire altre due (Canti B, numero Cinquanta,
1502), Canti C n. Cento Cinquanta C (1503).
Centone.
Bibliografia, bibliofilia.
Inteso quasi sempre in senso dispregiativo, il termine C. indica una raccolta di note della
più varia natura, inserite alla rinfusa, senza unità organica, spesso prelevate da autori
diversi. In musica si intende per C. un'opera composta da motivi di diversi autori.
Centoventottesimo.
Bibliografia, Bibliofilia.
Formato piccolissimo, per il quale ogni foglio di stampa contiene 128 pagine. Molto
difficile da realizzare tipograficamente, è stato usato molto di rado. I ''libri minuscoli''
sono ricercati dai collezionisti.
Centuria.
Bibliografia.
Pubblicazione di qualsiasi natura divisa in cento parti (capitoli, argomenti, paragrafi,
periodi) ben riconoscibili. Famose le Centurie di Nostradamus.
Cernaglie.
Carta.
Così si chiamano, nelle cartiere, i fogli di carta macchiati, lacerati, mal riusciti per un
qualunque motivo.
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Cerniera.
Legatoria.
Il termine è comunemente usato per indicare il punto di congiunzione dei piatti col dorso,
cioè quella linea flessibile lungo la quale il piatto è libero di ruotare in modo da
consentire l'apertura e la lettura del volume. Tecnicamente, però, il termine indica una
striscia di tela o altro materiale che viene utilizzata in legatoria per unire l'interno del
libro con la copertina. La zona della cerniera è una delle più delicate di un volume, in
quanto è lì che la legatura è sottoposta a un continuo stress meccanico, soprattutto se il
volume è consultato frequentemente. Non raramente le legature si presentano spaccate
proprio in questa zona, per vari motivi: scarsa abilità del rilegatore, cattiva conservazione
del volume nel tempo.
Cerografia, Cereografia.
Incisione.
Procedimento la cui invenzione viene attribuita all'americano Morse (XVIII sec.). Una
lastra di rame viene ricoperta di uno strato uniforme di cera. Con una punta si esegue il
disegno in modo da scoprire il metallo, per farlo mordere dall'acido.
Cesoia.
Tipografia, Legatoria.
Utensile che serve a tagliare carte e cartoncini e a ''raffilare'' le barbe eccessive dei libri.
Cessionario.
Editoria, Commercio librario.
La persona che subentra nel diritto di proprietà letteraria o artistica di un'opera.
Cf. , Cfr.
Abbreviature.
Sta per ''confronta'', ''confrontare''.
Chagall Marc.
Illustrazione, Incisione.
Uno dei più grandi artisti del Novecento. Nacque in Russia da modesta famiglia di origine
ebraica (Vitebsk 1887 - Saint-Paul-De-Vence 1985). Nel 1910 si recò a Parigi, legandosi
ai gruppi artistici d'avanguardia. Artista difficile da inquadrare in una corrente estetica
ben precisa (Cubista, Surrealista ecc.), data la sua capacità di interpretare in chiave tutta
personale e fantastica, quando non decisamente favolistica, i temi che più gli erano cari:
la famiglia, il paese d'origine, la giovinezza, le tradizioni ebraiche. Fu non solo pittore,
ma anche scenografo (curò l'allestimento dell'Uccello di Fuoco di Stravinskij) e
ceramista.
Noi lo ricordiamo qui per le sue mirabili incisioni per Le anime morte di Gogol' e per le
favole di La Fontaine.
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Alcune sue opere furono distrutte dai nazisti su ordine di Goebbels.
Chagall Marc, Arland Marcel. Maternité. Paris, au San Pareil, 1926. 215 x 162 mm.
960 es. su velina. Intonso. euro 4648,00 (1999)
Chagall M. La peintre en rose. MUSEE DES ART DECORATIFS 1959. PARIS.
Affiche, Litografia 75 x 50,5 . euro 619,00 (1999)
Chagrin.
Legatoria.
Termine francese, usato anche da noi; sta per ''zigrino''.
Chansons de geste.
Bibliografia.
Il nome deriva dal latino gesta, cioè cose fatte, o compiute, intendendo per eccellezza
azioni di valore, imprese eroiche e memorabili. Fu così chiamato nel medioevo un genere
di poema epico sorto in Francia tra l'XI e il XIV secolo, cantato dai trovatori in lingua
d'oil. Le forme primitive di questo genere sono da ricercarsi probabilmente nei poemi che
narravano le vite dei santi. Si tratta di efficaci componimenti aristocratici, che riuniscono
vari elementi tipici del medioevo: il culto divino, quello della Madonna e dei Santi,
l'onore feudale e le imprese guerresche, con componenti soprannaturali che si mescolano
a fatti terreni. A questo genere appartiene la famosissima C. de Roland.
Charlet Nicolas-Toussaint.
Incisione.
Pittore ed incisore francese (Parigi, 1792 - 1845). Educato dal padre al culto napoleonico,
realizzò alcune celebri litografie dedicate alle imprese e ai costumi dell'esercito francese.
Fu amico di Géricault. La sua produzione grafica è immensa: ricordiamo le illustrazioni
per il Memoriale di S. Elena e la serie, leggermente caricaturale, ''Vie civile, politique et
militaire du caporal Valentin''. Lasciò anche qualche opera pittorica, più spettacolare
che dotata di vera forza artistica. Anche come litografo non ha la vitalità di un Daumier.
Contribuì notevolmente alla creazione della leggenda di Napoleone.
Memoriale di S. Elena del Conte di Las Cases a cui fa seguito il Napoleone in esilio...
Produzioni ornate di 500 disegni del celebre Charlet.. Torino, Fontana, 1841-44. Tre voll.
in 8°; pp. 703 (1); 609, (1);670 (2). euro 196, 00 (1998 mz. pelle)
Charta, o Carta.
Bibliografia.
1. Nome che, nel diritto pubblico moderno, si attribuiva ai testi costituzionali che
contenevano le norme supreme sull'organizzazione dello stato. Con questi documenti si
passava dallo stato assolutistico a quello costituzionale.
2. Nome di documento giuridico privato redatto da un notaio. Era usato in età
romano-barbarica.
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Cheliferi.
Carta, insetti dannosi.
Piccoli insetti aracnidi pseudo-scorpionidi. Il chelifero canceroide, o scorpione dei libri, è
comune nelle vecchie case e si può trovare anche nei libri antichi. Assomiglia ad un
minuscolo scorpione senza coda, di colore rossiccio. Poichè si nutre di insetti dannosi alle
biblioteche, è da alcuni considerato come utile.
Cheret Jules.
Incisione.
Pittore e litografo francese (Parigi 1836 - Nizza, 1932). E' considerato, nel campo della
cartellonistica, come il precursore di Toulouse-Lautrec. A lui si deve il manifesto per
l'apertura del Moulin Rouge (1889). Fu ammirato da Mallarmé, che gli dedicò un
articolo. Inferiore, artisticamente, a Toulouse-Lautrec, ha però il merito innegabile di
aver dato il via a questa nuova forma artistica. Realizzò anche disegni per gli arazzi delle
manifatture di Gobelins e di Beauvais.
Chevalier Cyr-Ulysse-Joseph.
Bibliografia.
Bibliografo francese (Rambouillet, 1841 - Romans, 1923). Professore di storia
ecclesiastica a Lione, membro dell'Académie des Inscriptions, canonico in molte diocesi,
diresse la pubblicazione di numerosi repertori bibliografici. La sua opera principale è il
Repertorium hymnologicum in 6 voll. (Lovanio, 1892-1920), ma la più conosciuta e
consultata è probabilmente il Répertoire des sources historiques du moyen age. Celebri
anche gli studi nei quali negava l'originalità della S. Sindone e della S. Casa di Loreto,
che gli attirarono molti consensi, ma anche molte critiche.
Chiamata.
Tipografia, scrittura.
1. Segno che su una bozza di stampa indica dive di deve effettuare una correzione.
2. Lettera, numero, asterisco che richiama una nota a piè pagina o in calce.
3. Parola o parte di essa che si usava mettere a piè pagina per richiamare la prima parola
della pagina successiva. Utile per valutare la completezza di un libro (v. richiamo).
Chiassuolo.
Tipografia.
In tipografia ha lo stesso significato di ''Canale'' (v.).
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Chiave.
Tipografia, Scrittura, Bibliografia, Legatoria.
1. In tipografia, attrezzo a forma di T che serve a stringere o allentare certe componenti
delle macchine tipografiche.
2. In legatoria: pezzi di tela posti all'interno della parte concava del dorso dei registri.
3. In bibliografia: libro che fornisce la chiave, cioè la spiegazione di altri libri dal
contenuto enigmatico o comunque difficile da comprendere per la ricchezza di formule e
abbreviazioni.
4. In musica, il segno iniziale che denota il grado della scala musicale.
5. Nella scrittura cinese, si intendono come C. gli ideogrammi fondamentali.
Chiesa Pietro.
Incisione.
Pittore e scultore originario del Canton Ticino (Sagno, 1876). Di stile vagamente
impressionistico, lo ricordiamo qui come illustratore della Divina Commedia edita da
Alinari e di altri libri.
Chiesa Francesco. Calliope. Poema.. con tre disegni di Pietro Chiesa. Lugano, Ed.
Avanguardia, 1907. In 8°; pp. 176. 3 ill. f.t. euro 180,00 (1999 -br. orig.)
Chinesino.
Legatoria.
Sottilissimo refe usato per la cucitura dei fogli.
Chiocciole.
Legatoria.
Nome delle due parti dello strettoio per dorare. Su di esse gira un'apposita chiave che
regola la chiusura delle ganasce dello strettoio stesso.
Chiripagus.
Scrittura.
Nome dato a modesti artigiani che nel sec. XV riproducevano stampe e scritte colorate
con l'ausilio di appositi modelli frastagliati sui quali passavano con il pennello.
Chirografo.
Scrittura.
Termine giuridico derivato dal greco. Significa ''scritto a mano''. Usato, anche se
raramente, ancora oggi per indicare la scrittura privata, con particolare riferimento ad un
documento privato nel quale il firmatario dichiara di assumersi un debito.
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Chirotipia.
Tipografia, Scrittura.
Arte di stampare ''con le mani''. In realtà si intende con questo termine l'atto di
realizzare scritte usando lastrine traforate di metallo, plastica o altro materiale. Per
realizzare la scritta si passa con un pennello l'inchiostro sulle parti traforate.
Chiudenda.
Carta.
Listerella o triangolo, in genere gommato che, sul retro di una busta, serve a chiuderla.
Chiusura della forma.
Tipografia.
Il momento in cui, in tipografia, il compositore o lo stampatore chiudono, facendo uso di
apposite chiavi, le serrature di una forma intelaiata pronta per la stampa.
Chodowiecki Daniel Nikolaus.
Incisione.
Pittore e incisore tedesco (Danzica 1726 - Berlino 1801). Fu pittore piuttosto
convenzionale, e come incisore molte delle sue opere peccanno di eccessiva teatralità;
ottenne i suoi migliori risultati nelle scene intime, dove riuscì a raggiungere toni sinceri.
Associato ad editori di Berlino, Gotha e e altre città tedesche, curò illustrazioni di moda,
ma eseguì lavori anche per le opere del Lessing, di Sterne e Goldsmith. Per quindici anni
fu anche l'incisore delle tavole per l'opera scientifica del Lavater.
Chrismon.
Scrittura.
Segno religioso cristiano già usato intorno al sec. IV come invocazione simbolica di
Cristo, specialmente prima della della firma nelle lettere. Nelle bolle solenni di Leone IX
ha la forma di una croce ornata e di una ruota, nei documenti imperiali dell'alto
medioevo presenta numerose variazioni ornamentali: una croce semplice o ornata, il
monogramma di Cristo, una C, un Omega. L'uso scomparve dal sec. XIII.
Chrostowski Ostoja Stanislav.
Incisione.
Xilografo polacco (Varsavia, 1897 - ?). Considerato nel suo settore come uno dei migliori
artisti polacchi del XX secolo. Nel 1938 espose a Roma. Una delle sue silografie più
famose è la Fuga in Egitto, monocolore eseguito su tavola in bosso.
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Ciabattine.
Tipografia.
Lucerne usate un tempo dai tipografi per spostarsi di notte in tipografia, fatte in modo da
evitare che l'olio cadesse dalle lampade. Erano così chiamate per la loro forma a ciabatta.
Cicero.
Tipografia, Bibliofilia, Bibliografia.
Nome dei caratteri usati da Sweinheim e Pannartz per stampare le Epistole Familiari di
Cicerone a Subiaco. Il nome fu poi dato alla ''lettura'' (corpo 12) usata come misura tipo
nei calcoli della composizione tipografica.
Ciclo carolingio.
Bibliografia.
Si chiama così uno dei tre cicli (il principale) nei quali furono divise le Chansons de
geste. Noto anche come ciclo del Re, si concentra sulla figura e sulle imprese di Carlo
Magno (che tuttavia compare assai raramente) e dei suoi paladini, Roland (Orlando) in
testa. Un episodio storico di modesta rilevanza, quale la sconfitta della retroguardia reale
ad opera di montanari baschi (nel ciclo trasformati in feroci musulmani), diventa il
pretesto per uno dei poemi più belli della serie (Chanson de Roland, databile intorno al
XII sec.).
Cifra.
Tipografia, Scrittura, Bibliografia.
1. Un carattere o un segno che rappresenta un numero. Nella scrittura italiana si tratta
dell'unico caso di segno non fonetico.
2. Iniziale intrecciata formante un monogramma.
3. Abbreviature del nome di un autore.
4. Segno convenzionale segreto, il cui significato è accessibile solo agli iniziati (scrittura
cifrata).
Cimosa.
Carta.
Sfrangiatura della carta fabbricata a mano e dei libri intonsi. Sinonimo di ''barba''.
Civilité.
Scrittura, Tipografia.
Nome dato nel sec. XVI ad una sorta di scrittura bastarda, i cui caratteri sarebbero stati
ideati da Ameet Tavernier, incisore di caratteri e stampatore ad Aversa, che forniva tipii
anche a Plantin.
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Classici, Classiche.
Tipografia, Bibliografia.
1. In tipografia si dicono classici quei caratteri che si ispirano alla scrittura romana.
2. Si chiamano classici i libri di autori che superano il tempo e le mode e che fungono da
modello per l'insegnamento di una determinata letteratura.
3. In passato si definifa ''formato' classico l'ottavo comune.
4. Si definiscono lingue classiche la greca e la latina.
Clichè.
Tipografia.
Parola francese di uso comune anche in Italia. Indica la lastra realizzata in stereotipia,
zincotipia o galvanotipia, che viene montata su uno zoccolo di legno o altro materiale e
poi stampata con la stessa tecnica dei caratteri mobili.
Per estensione si è dato il nome di C. a tutte le incisioni realizzate con tecniche
fotomeccamiche.
Club del libro. Book club.
Commercio librario.
Associazione commerciale che offre la vendita per corrispondenza di libri nuovi a prezzo
scontato. Di solito è richiesta una iscrizione al club per poter acquistare volumi dal
catalogo. Spesso, per poter mantenere valida l'iscrizione, è necessario effettuare un
numero minimo di acquisti. Un esempio tipico, in Italia, è il Club degli Editori (CDE).
I vari Club del Libro pubblicano anche edizioni proprie su licenza dell'editore originale.
Si tratta in genere di pubblicazioni ritenute di scarso valore dai collezionisti di libri.
Clymer George.
Tipografia.
Meccanico americano (Filadelfia) che nel 1797 inventò un torchio tipografico molto
usato, il Columbia, usato anche nel XX secolo.
Cocciniglia.
Tipografia.
Emittero messicano, il cui nome deriva dal latino coccum, che indica il colore scarlatto.
Usato per la realizzazione di inchiostri rossi.
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Coda.
Tipografia, Legatoria.
1. In tipografia si chiamano così le righe che non possono entrare in una colonna o in
una pagina. Propriamente, pertanto, si chiama c. la pagina incompiuta o ''mozza'', con
cui finisce un capitolo o una parte del libro.
2. In legatoria si dice C. la parte inferiore del libro, detta anche piede.
3. Si chiamano anche C. certi allungamenti usati in alcuni caratteri antichi. Venivano
introdotti dal compositore per giustificare perfettamente una pagina.
Codice Alessandrino.
Codici, Scrittura.
Famoso manoscritto greco che riporta il testo del Vecchio e del Nuovo testamento in
caratteri onciali maiuscoli, in doppia colonna, su quattro volumi. E' conservato a Londra.
Collana.
Editoria, Bibliografia, Bibliofilia.
Termine che indica raccolte di pubblicazioni, libri, fascicoli, dispense, dello stesso editore,
uguali per caratteristiche esteriori, che formano, per l'argomento, un tutto unitario. Es.
collana di autori classici, collana di letteratura italiana, collana teatrale ecc.
Collazione.
Bibliografia, Bibliofilia.
Si indica con questo termine la descrizione bibliografica del volume, che specifica il
numero di pagine, le tavole, la legatura, lo stato di conservazione, la completezza ecc. In
genere la si esegue confrontando il volume a disposizione con identici volumi riportati in
vari riferimenti bibliografici. E' passaggio fondamentale per dimostrare sia la
completezza di un volume sia le sue differenze rispetto ad altri esemplari.
Collettanea.
Bibliografia.
Pubblicazione che tratta di un solo argomento ad opera di diversi autori.
Collezione Albertina.
Bibliofilia, collezioni.
Famosa collezione di oltre 200.000 incisioni e ca. 20.000 disegni fondata a Vienna dal
duca Alberto di Sassonia-Teschen nel sec. XVIII.
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Collezione Avellana.
Collezioni, Manoscritti.
Raccolta di documenti (lettere, editti papali ed imperiali) degli anni 367-553, compilata
nel VI sec. Importante fonte di studio di storia del diritto. Uno dei codici più antichi si
conserva nel convento di Santa Croce in Fonte Avellana.
Colombier.
Carta.
Termine francese che indica un formato di carta di cm. 63 x 90 se bianca, 61 x 82 se
colorata (destinata in genere a manifesti). Il nome è dovuto all'antica filigrana di questa
carta, che raffigurava due colombe.
Colophon.
Bibliografia.
Voce greca che significa ''compimento'', ''chiusura''. E' il nome che si dà alla
sottoscrizione che nei libri a stampa più antichi si trovava alla fine dell'opera e riportava
il titolo, il nome dell'autore, dello stampatore o dell'editore ecc. Non tutte queste
enunciazioni sono necessariamente presenti. Fu usato fin dalle origini dell'arte della
stampa a caratteri mobili, ed è strumento prezioso per gli studiosi della storia del libro. Il
C. scomparve quando i vari dati tipografici ed editoriali furono inseriti nel frontespizio.
Comma.
Scrittura.
1. Nelle leggi e regolamenti, la parola equivale a capoverso.
2. Presso i latini e, ancora oggi, presso gli Inglesi, il termine C. equivale a ''virgola''.,
anche se tipograficamente corrisponde anche ai due punti (:).
3. In musica è un breve intervallo tra due suoni.
Compendio.
Bibliografia.
Titolo di opere didattiche nelle quali si riassumono le nozioni fondamentali di una data
materia.
Compilare, Compilatore.
Bibliografia.
Costruzione di un'opera su un determinato argomento, realizzata riunendo opere
molteplici. Compilatore è chi esegue la compilazione. Le opere storiche, scientifiche,
geografiche sono di solito compilate, perché riuniscono informazioni raccolte in altre
opere.
Compositore.
Tipografia.
Si chiama così chi, in tipografia, compone tipograficamente i testi, utilizzando un
apposito macchinario detto compositoio.
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Comstock, Anthony.
Storia della stampa.
Riformista americano (1844-1915). Nel 1873, mentre partecipava alla guerra civile
americana, fondò la New York Society for the Suppression of Vice, alla quale dedicò il
resto della sua vita, intraprendendo una lunga crociata contro la pornografia, l'aborto, il
gioco d'azzardo e altre attività ritenute immorali. Riuscì a persuadere il Congresso ad
approvare una serie di leggi, note come ''Comstock Laws'', che escludevano dal servizio
postale statunitense libri ed altre pubblicazioni da lui ritenute immorali ed indecenti,
comprese le informazioni sull'aborto. I suoi feroci attacchi contro le prime pubblicazioni
di George Bernard Shaw gli attirarono l'astio e l'ironia di molti scrittori dell'epoca, al
punto da considerarlo il simbolo vivente di una sorta di censura pruriginosa (in inglese
''comstockery'').
Concordanza.
Bibliografia.
Repertorio delle voci, dei passi, dei versi contenuti in un data opera. Esistono, ad esempio,
molte edizioni di C. della Bibbia, utili per ritrovare le determinate voci all'interno del
testo.
Condizione.
Bibliografia, bibliofilia, collezionismo.
Termine usato per indicare l'integrità e lo stato di conservazione di un libro (esemplare in
buone, ottime, eccellenti, mediocri, discrete condizioni). Si tratta di un elemento
fondamentale nella valutazione commerciale di un volume. Per quanto siano stati fatti
sforzi in tal senso, non esiste un metro oggettivo per definire le condizioni di un volume.
Opere che appaiono in buone condizioni ad alcuni, possono risultare solo discreti ad altri.
Difficile è soprattutto valutare oggettivamente certi dettagli dovuti all'azione del tempo
(arrossamenti, bruniture, pieghe), dovuti spesso alla natura stessa del materiale (carta di
mediocre qualità). La definizione della ''condizione'' di un volume è ancora oggi lasciata
in gran parte alla sensibilità soggettiva di chi realizza la scheda del volume in questione
Conservatore.
Bibliografia.
Parola che spesso equivale a Bibliotecario. Comunemente si chiamano così anche i
Sovrintendenti alle Gallerie, ai Musei ecc..
cont.
Abbreviature.
Il significato originale di questa abbreviatura, proprio delle antiche ricette mediche
galeniche, sarebbe ''contunde'' cioè ''pesta''.
E' però ormai usata col significato di ''continua''.
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Conté.
Scrittura.
Famosa matita fatta di grafite ridotta in polvere e argilla.
Conti Giambattista.
Illustrazione.
Pittore romano (1878 - 1970), dedicò gran parte della sua vita all'arte sacra, dipingendo
cappelle, arazzi, pareti di chiese, fu anche direttore dell'istituto vaticano per il restauro.
E' però noto soprattutto come illustratore per l'infanzia. Il suo percorso tutto particolare
ha fatto sì che la sua figura di illustratore sia stata per lungo tempo dimenticata dalla
critica, quando non irrisa. La sua rivalutazione è recente, e il Faeti afferma di lui che ''è
riuscito a condizionare in modo determinante l'inconscio di milioni di bambini italiani.
La svolta decisiva nella sua carriera avvenne negli anni Venti, quando conobbe il
sacerdote Alceste Grandori, che a Viterbo aveva dato origine all'Azione Giovanile
Cattolica e fondato, nella sua canonica, una casa editrice, la ''Cultura Religiosa
Popolare''. Don Grandori chiese a Conti di illustrare i suoi quaderni. Mai scelta fu più
azzeccata. Per quanto incredibile possa sembrare, la minuscola casa editrice, grazie
all'apporto decisivo del pittore Conti, produsse materiale per fanciulli di grande efficacia
persuasiva, al punto che il già citato Faeti, ha visto in questa produzione la risposta della
Chiesa all'altisonante mitologia mussoliniana e alla sua iconografia.
La casa editrice organizzò una vendita per corrispondenza di eccezionale funzionalità, in
modo da coprire tutto il territorio. Sollecitava gli abbonamenti con lettere o con l'invio di
album pubblicitari. Per quanto il destinatario fosse il bambino, era evidente che lo stile
tipografico e la presentazione dell'album, dovevano piacere soprattutto ai genitori, per
convincerli ad abbonarsi.
L'impostazione grafica dei vari album rivela l'acume di don Grandori, che applicò nel
moglior modo possibile, anche se inconsapevolmente, il moderno ''Principio delle due
pagine in una'', che prevede che, a parte il frontespizio e l'ultima pagina, che sono
singole, la composizione di un libro debba sempre tenere presente l'effetto complessivo
delle due pagine aperte contemporaneamente. I suoi album di cultura religiosa, sempre
eleganti e ben rilegati, erano di dimensioni tali da poter essere letti e sfogliati in due, il
genitore ed il bambino. La pagina sinistra conteneva il testo, quella destra la grande
immagine di Conti a descrivere iconograficamente quello che il testo narrava. Una sorta
di Biblia Pauperum del XX secolo. E i testi del Grandori, pur esemplari per concisione,
non superano quasi mai l'ineffabile chiarezza delle immagini del Conti. E' pur vero che
gli ostinati intenti educativi, la religiosità senza dubbi e senza alternative, fino
all'intolleranza, rischiano spesso di far cadere il tutto nel ridicolo. Di questa religiosità il
Conti è interprete magnifico. Sembra che l'artista si fosse innamorato del segno limpido e
sicuro che aveva visto in alcune antiche stampe tedesche, proprio nella chiesa del
Grandori. A quelle stampe si sarebbe sempre ispirato. Il suo segno non denota alcun
dubbio, il suo tratteggio è perfetto e nitidissimo: la storia della Chiesa diviene la Storia
per eccellenza, le sue figure sono statuarie, fissate nella certezza del loro significato.
Per queste caratteristiche, per questo quasi gelido modo di rappresentare i fatti, sempre il
Faeti paragona Conti a Lichtenstein.
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Le tavole nelle quali l'estetica del Conti raggiunge i massimi livelli di chiarezza sono forse
quelle che descrivono il martirologio romano. Si propone ai fanciulli tutto il macabro
armamentario delle torture, ma questi santi statuari, solidi nella certezza della loro fede,
massacrati, bolliti, scarnificati, mutilati quanto si vuole, in realtà non mostrano alcuna
sofferenza. Appare quasi più faticoso il lavorìo dei carnefici tutto intorno, che la
sopportazione della tortura.
La casa editrice di Grandori chiuse verso la fine degli anni Sessanta, quando ormai i suoi
album non avevano più alcun significato, sopraffatti dalle nuove esigenze della religione
emerse dal Conciclio Vaticano II.
Il Conti morì poco dopo, e la sua opera di illustratore isolato (ma non dimetchiamo che
alla sua scuola si formarono anche alcuni importanti artisti contemporanei) fu presto, ed
ingiustamente, dimenticata. Perché se il Conti, come illustratore per l'infanzia, non
raggiunse forse le vette artistiche di altri celebrati figurinai, tuttavia non si può
dimenticare che riuscì a penetrare l'immaginario di milioni di bambini, molti di più di
quelli che furono raggiunti dalle immagini di Rubino, Nonni, Carnevali, Cambellotti.
Segnaliamo alcune opere illustrate da Conti:
Storia della chiesa. Viterbo, 1928.
La redenzione. Viterbo 1931.
Le fonti della Grazia. Viterbo 1933.
Preghiera e liturgia. Viterbo 1933.
Incominciamo da Scarabocchio. Torino, SEI, 1934.
San Domenico Palace Hotel. Taormina. Napoli, s.d. (anni '30).
Il Beato Ignazio da Laconi. Laico Cappuccino (1701 - 1781). Roma, 1940.
Fiore di nobiltà e genio di carità. Isola del Liri, 1935.
Vita di S. Giacinta Marescotti. Viterbo 1940.
Contorno.
Tipografia.
Detto anche ''cornice'' è una linea semplice o un fregio che circonda il testo di una
pagina o il frontespizio.
Contraccifra.
Bibliografia.
Equivale a chiave, decifrario.
Contraffazione.
Bibliografia.
Riproduzione illecita di un'opera, a danno degli autori e degli editori. Anche molti
stampatori illustri, ricordiamo gli Elezeviri, realizzarono celebri contraffazioni. Famose
sono anche quelle parigine nelle quali si trova la legenda '' In Aldina Bibliotheca'', ma
che nulla hanno a che fare con Aldo Manuzio.
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Controguardie.
Legatorie.
Strisce di carta bianca, dette anche ripari, piegate in due e cucite nella piega allo scopo di
riparare le guardie durante il lavoro.
Controllo ambientale; environmental control
Biblioteche.
Il monitoraggio ed il controllo delle condizioni ambientali costituiscono i sistemi di difesa
del materiale cartaceo più diffusi nelle grandi biblioteche. Un controllo efficace della
temperatura, della luce, dell'umidità relativa e della qualità dell'aria può ridurre anche
drammaticamente il deterioramento dei documenti cartacei.
Controstampa
Tipografia, Incisione.
In tipografia e litografia si chiamano C. le macchie e le sbavature di inchiostro provocate
dall'accumulo di fogli stampati ancora non asciutti.
Convenzione di Berna.
Storia della stampa.
Convenzione stipulata a Berna nel 1886 e ratificata l'anno successivo. Acettata dalle
principali nazioni europee e dalle loro colonie, è stata progressivamente aggiornata.
Protegge il copyright e il diritto di autore, purché la prima edizione dell'opera avvenga in
uno dei paesi aderenti.
Converse
Tipografia.
Macchina che prende il nome da quello del suo inventore, Frank B. Converse. E' una
macchina compositrice a tastiera, provvista di giustificazione automatica.
Copia autografata
Bibliofilia, collezionismo.
Copia di un libro che riporta l'autografo dell'autore. Aumenta il valore commerciale del
libro in questione. La ricerca di copie autografate può costituire una forma di
collezionismo a parte, che nei paesi anglosassoni, e soprattuto in America, è diffuso da
tempo, e sta prendendo quota anche da noi.
Copialettere.
Bibliografia, Scrittura.
Libro commerciale dove si copiavano i testi di lettere, telegrammi, documenti di
corrispondenza di qualsiasi natura.
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Copperplate Gothic.
Tipografia.
Carattere ideato ad inizio Novecento per la American Typefounders (ATF) da Frederic
Goudy (1865 - 1947). Ha ben poco del gothic in senso stretto: si tratta più che altro di un
carattere bold senza ''grazie''. La forma stilizzata lo rende ancora oggi molto utilizzato in
biglietti da visita e confezioni di vario genere.
Copyright.
Commercio librario.
Termine inglese che equivale a ''proprietà letteraria'' indica a chi appartengono i diritti
di autore.
Coquille.
Carta.
Termine francese che indica un un formato di carta, in Italia chiamata ''quadrotta''. Il
nome deriva dalla marca primitiva, che era una conchiglia. In genere il formato è di cm
27 x 42 o 28 x 44.
Si noti che in Francia C. è anche sinonimo di ''refuso''.
Cordovano.
Legatoria.
Si chiama così il cuoio lavorato a fondo oro o argento, con disegni floreali, che veniva
usato per realizzare notevoli legature nel medioevo e nel rinascimento. Prende il nome
dalla città di Cordova, dove questo tipo di lavorazione fu introdotto fin dall'VIII secolo
dai Musulmani.
Cornice.
Tipografia.
E' l'inquadratura di una pagina in un contorno di fregi o semplici linee.
Cornua.
Bibliografia, Scrittura.
Si chiamavano così le estremità del cyindrus, cioè del bastone su cui si arrotolava l'antico
libro. Erano formate da bottoni di avorio, oro, argento, detti umbilici.
Corografia, Carte corografiche.
Bibliografia.
Descrizione accurata di un paese. Carte che descrivono un paese nei dettagli (canali,
ponti, ediici..).
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Corpo cinque.
Tipografia.
Carattere di stampa la cui ''forza di corpo'' corrisponde a cinque punti. Chiamato
parisienne dal Didot, fu ribattezzato ''parmigianina'' dal Bodoni.
Corpus Inscriptionum Latinarum.
Bibligrafia.
Monumentale opera curata da Theodoro Mommsen. Il primo volume comparve nel 1863,
anche se la Regia Accademia di Prussia aveva assegnato l'incarico al curatore già dal
1854. Il Mommsen redasse di persona molti volumi, e fu attento collaboratore anche dei
volumi compilati da altri. Alla sua morte la pubblicazione fu comunque aggiornata e
integrata. La portata culturale del lavoro del Mommsen è di valore immenso.
Cos.
Scrittura.
Pietra usata anticamene per affilare il calamo.
Couillard.
Tipografia.
Termine francese. Indica il piccolo filetto che separa gli ''avvisi'' nelle colonne di un
giornale.
Cowe.
Tipograifia.
Macchina compositrice americana, ideata alla fine del sec. XIX.
Cox.
Tipografia.
Macchina compositrice inventata da P. F. Cox nel 1894. Il Cox inventò anche una
macchina rotativa, chiamata Cox-Duplex.
Coypel Charles-Antoine.
Illustrazione, Incisione.
Illustratore francese (1694-1752), apparteneva ad una famiglia di pittori e divenne lui stesso artista.
Possedeva però anche un notevole talento letterario, tanto che di se stesso diceva :''sono considerato
un eminente uomo di lettere dagli artisti, ed un distinto artista tra gli uomini di lettere...''. Il suo
senso dell'umorismo e la sua conoscenza del carattere umano è già evidente nella suite ispirata alle
commedie di Molière (1726). Il grande successo come illustratore gli venne dalle serie di scene per
il Don Chisciotte, realizzate dal 1725 al 1720. Utilizzate come modelli per tappezzerie, furono
pubblicate sotto forma di 25 grandi incisioni nel 1723-24. La riduzione che apparve nel 1746
garantì fama internazionale a Coypel. Tutta la grande tradizione di illustratori associata al Don
Chisciotte deve qualcosa a questo artista.
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Craziante.
Scrittura.
Copista a cottimo, che lavorava a giornata. Si chiamava così perché veniva pagato con
una crazia (moneta di sette centesimi) per ogni pagina realizzata.
Crestomazia.
Bibliografia.
Titolo di un libro che dovrebbe agevolare l'apprendimento complessivo di una
determinata materia. Il termine è di origine greca. Oggi si usa per indicare una raccolta
di brani, spigolature, passi scelti di varie opere letterarie. E' cioè sinonimo di antologia.
Crisma.
Scrittura.
Segno particolare, formato da una X con inserita una P (in realtà un ki e un rho, dagli
originali greci), che vale come abbreviatura del nome di Cristo.
Crittografia.
Scrittura.
Scrittura segreta, in cifre e segni convenzionali comprensibili solo agli iniziati e a chi
possiede la chiave (v.).
Crocae Membrana Tabellae.
Scrittura.
Gli antichi indicavano così il retro del foglio di carta o di pergamena su cui non si
scriveva, e che per questo veniva colorato di croco.
Croce.
Scrittura, Tipografia.
Segno in forma di croce, detto anche obelisco (†).
1. Si usava quale segno di rinvio nei libri ecclesiastici.
2. Nelle biografie stava ad indicare la data di morte se seguito dall'anno. Se seguiva un
nome indicava che la persona in questione era deceduta.
3. Nelle opere geografiche indicava la sede di vescovato, se attraversata da due linee la
sede di arcivescovato (‡).
4. Usata anche nei calendari per contraddistinguere i giorni festivi.
Crollalanza.
Bibliografia.
In generale, qualunque opera tratti di araldica. Il nome deriva da quello di Giovanni
Battista Crollalanza, fermano, che divenne celebre per questo genere di pubblicazioni.
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Cromo.
Bibliografia, Incisione.
Parola di origine greca, che significa ''colore''. Entra nella composizione di numerose
parole di interesse tipografico (es. cromolitografia).
Cromotipia.
Tipografia, Incisione.
In senso lato si indica con C. la stampa tipografica a colori. Anche le immagini ottenute
con queste teniche di stampa sono dette, per estensione C.
Cronogramma.
Scrittura, Bibliografia.
Data che si ricava da certe lettere appositamente inserite in un testo, che assumono anche
significato di numeri. Il più comune esempio di cronogramma è il verso latino
franCorVM tVrbIs sICVLVs fert fVnera Vesper
nel quale le lettere che hanno anche significato di numeri, disposte secondo l'ordine
appropriato (prima quelle che hanno valore maggiore, poi le altre, in ordine degradante)
formano la data MCCLVVVVVVII, anno dei Vespri siciliani.
Cruscante.
Bibliografia.
Si chiamavano così gli Accademici della crusca. In senso dipsregiativo, si indica con
questo termine chi è troppo pedante nelle questioni che riguardano la lingua.
Cucitoio.
Legatoria.
Telaio sul quale si effettua la cucitura dei volumi.
Cuffia.
Legatoria
La ripiegatura interna, il piccolo rivolto di pelle, tela, pergamena o carta che si vede in
testa e in coda del dorso dei libri, nella parte che sporge leggermente oltre il taglio del
volume stesso.
Cul de lampe.
Tipografia, Bibliografia.
''Locuzione sgarbata'', come la definì l'Arlia, usata in Francia ed anche in Italia per
indicare quei fregi che alla fine di qualche capitolo sono disposti, nelle edizioni antiche, a
formare una figura che ricorda il piede di una lampada. Servono soprattutto a riempire il
bianco di pagine mozze.
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Culatta.
Legatoria.
Pezzo di cartone con cui si rinforza il dorso dei libri.
Cuoio.
Legatoria.
Pelle di vari animali (capra, vitello, pecora, montone, cavallo, asino, scrofa, coccodrillo..)
conciata e lavorata, molto usata in legatoria.
Curiosità
Bibliografia, Bibliofilia.
In linea di massima, in bibliofilia, il termine equivale a rarità. Di solito è usato per
indicare opere non solo rare, ma anche di argomento particolare, non comune, curioso.
Curvadorsi.
Legatoria.
Utensile che serve a curvare i cartoncini destinati a coprire i dorsi.
Curva-filetti, o Curva-linee.
Tipografia.
Utensile che serve a curvare regolarmente, formando cerchi e semicerchi perfetti, i filetti
e le interlinee tipografiche. Molto utile, in passato, per realizzare bolli rotondi.
Custodes.
Scrittura, Bibliografia.
Termine con il quale anticamente si indicavano i richiami.
Custodia.
Legatoria, Bibliografia.
1. In origine si chiamava C. la scatola che conteneva i libri a rotolo.
2. Equivale anche ad astuccio, camicia, busta, salvagurdia.
3. Oggi si chiama C. la scatola di cartone, spesso realizzata appositamente, che serve a
contenere e proteggere volumi o fogli sciolti di particolare pregio. In certe edizioni di
lusso fa parte del volume e, anche se talvolta è di modesta fattura, la sua presenza ne
aumenta il pregio (custodia editoriale).
cuvette
Incisione.
Termine francese, sta per ''battuta''.
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Cybrarian
Commercio librario.
Forma contratta di ''cyberlibrarian'', neologismo inglese derivato dalla fusione di
''cyberspace'' e ''librarian''. Sta ad indicare il libraio che svolge il suo lavoro
preferibilmente in internet. Il termine non è comunque molto usato, forse perché non
gradito, nemmeno nel mondo aglosassone.
D
1. Quarta lettera dell'alfabeto italiano, terza delle consonanti. Di derivazione latina, corrisponde al
delta greco e al daleth fenicio. 2. In molte edizioni antiche era usata come segnatura del quarto
foglio di un volume. 3. Talvolta è stata usata in sostituzione di g, n, t e z (diacere invece di giacere,
codesto invece di cotesto, verdura per verzura). 4. In epigrafia D indica un nome o un prenome
(come Decius, Dominus, Divus). D. A. sta per Divus Augustus; D.D.D. sta per la formula dat, dicat,
dedicat. Preceduta dalla A. sta per Anno Domini (A. D.); d. a. sta per dicti anni (di detto anno)
Numerosissime sono le abbreviature religiose che comprendono la D.: D. O. M. sta per Deo Optimo
Maximo; N. D. sta per Nostra Donna. Dinanzi ai nomi di sacerdoti D. sta per Don. 5. Presso i
Romani, come numero, D sta per Cinquecento. Sormontato da una linea sta per Cinquemila.
Dandy Roll
Termine inglese che indica un cilindro utilizzato nella fabbricazione meccanica della carta. Serve
non solo a pressare la carta, ma anche ad imprimervi disegni vari quali filigrane e simili.
Dantino
Nome con il quale si identifica una edizione minuscola della Divina Commedia. Famosa quella
stampata a Padova nel 1878 dai fratelli Salmin: le pagine sono di 37 x 57 mm. (in 128°). In seguito
passò all'editore Hoepli.
Danze Macabre
Silografie di origine medievale, importanti perché rappresentano i primi campioni di incisione
realizzata con questa tecnica. Si tratta di immagini allegoriche dove si vedono, nelle situazioni più
varie, danze di morti guidate dalla morte in persona, rappresentata in genere da uno scheletro. Le
intenzioni delle d. m. sono in genere edificanti, e suggeriscono l'idea cristiana della vanità delle
cose del mondo dovuta alla caducità della vita. Spesso però il contenuto si trasforma in una satira
pungente nei confronti della società e degli uomini, e ne rappresenta i vizi.
Debole
Aggettivo usato in varie espressioni proprie della terminologia tipografica. 1. Si chiama riga debole
un riga non sufficientemente giustificata, che necessita di qualche spazio aggiuntivo. 2. Pagina
debole è quella che manca di qualche punto o di qualche interlinea. 3. Stampa debole è quella
troppo chiara o grigiastra, che manca di inchiostro. 4. Inchiostro debole è quello troppo fluido, che
contiene troppe materie grasse e quindi manca di forza di colore.
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Decalcomania
Si tratta di un processo che consente di decalcare immagini e decorazioni di varia natura su carta,
vetro, pelle, porcellana, legno e simili. In legatoria si usava una volta una carta da D. speciale,
fabbricata in Germania, per decorare i tagli dei libri con marmorizzazioni.
Dedica, Dedicatoria
Offerta di un libro o di una pubblicazione qualunque ad una determinata persona, o ad un istituto,
un ente, un'autorità. E' un attestato di riverenza e stima da parte dell'autore. In genere ha
caratteristiche tipografiche che la distinguono dal resto dell'opera. Si trova all'inizio del libro, subito
dopo il frontespizio. Tecnicamente, si chiama D. anche la scritta autografa con la quale l'autore
inviava opere in regalo. In questo caso è detta anche ''ex-donis''. La D. tipografica si dice epistolare
quando è composta in corsivo, epigrafica se è in maiuscolo o maiuscoletto. Un tempo si chiamava
anche D. la legenda ornata che decorava le stampe antiche.
del.
Abbreviatura comune nelle incisioni. Sta per ''delineavit''.
Delfino
1. Qualità di carta che riportava in filigrana la figura del Delfino. 2. Edizioni del Delfino. v. Ad
usum Delphini.
Dentelle
Termine che indica le decorazioni che i legatori fanno tutto intorno ai piatti nelle lagature di lusso.
Dette anche ''merlettature''.
Dermoide
Nome di un tipo di pelle artificiale usata per legature più appariscenti che di lusso.
Desiderata
Vocabolo latino con il quale si designa l'elenco dei libri ricercati da un determinato collezionista.
Desktop publishing (DTP)
Termine inglese che si riferisce all'uso del computer (corredato di software e hardware appositi), per
impaginare, creare la grafica, e stampare documenti di vario genere (libri, opuscoli, brochures ecc.).
Il DTP è ormai utilizzato universalmente, in quanto consente di ottenere documenti di aspetto
professionale a costo molto ridotto rispetto ai metodi tradizionali di stampa. La possibilità stessa di
fornire a tipografie adeguatamente attrezzate il testo già impaginato e corretto riduce enormemente i
tempi di lavorazione e i costi. E' ormai un metodo usato da quasi tutti i librai antiquari per la
realizzazione dei cataloghi su carta.
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Didascalia
Breve testo con scopi esplicativi, in genere sotto figure, tabelle, grafici. La legenda, o leggenda, è,
più propriamente, la tabella che raccoglie le spiegazioni di simboli e segni sotto una figura (ad
esempio una carta geografica o stradale).
Dizionario
In linea di massima si intende per D. l'elenco alfabetico di tutte le parole di una determinata lingua.
In questo senso è sinonimo di vocabolario. Per ragioni pratiche, i D. si sono però specializzati e
differenziati. Esistono così D. di arte, di storia, di geografia, di scienza, di bibliografia ecc.. Il D.
dovrebbe limitarsi a definire le varie voci, e sarebbe compito della Enciclopedia quello di spiegarle
e descriverle accuratamente, ma i confini sono difficilmente limitabili, e si parla spesso di D.
enciclopedico. Nel Medioevo comparvero pochi glossari di lingua italiana: in genere erano dizionari
latini con la spiegazione del vocabolo in volgare. Lucillo Minerbi, nella edizione veneziana (1535)
del Decamerone, aggiunse un Vocabolario delle parole usate dal Boccaccio. Frabricio Luna, nel
1536, pubblicò a Napoli il Vocabulario di cinquemila vocabuli toschi non meno oscuri che utili e
necessari del Furioso, Petrarca, Boccaccio e Dante. Il Tiraboschi pubblicò a sua volta le Ricchezze
della lingua volgare, e la Fabrica del mondo (1546-1548) dell'Alunno contiene le voci usate da
Dante, Petrarca e Boccaccio. Una svolta definitiva fu data dal Vocabolario degli Accademici della
Crusca (v.). Ricordiamo, nell'Ottocento, quelli del Fanfani, del Tommaseo, del Petrocchi, e il
Dizionario della Minerva.
Dodicesimo
Si chiama così un libro in cui ogni foglio di stampa ripiegato viene suddiviso in dodici carte (24
pagine). In genere corrisponde, in centimetri, al moderno sedicesimo.
Dog-eared
Termine inglese che indica un volume che presenta segni d'uso evidenti. In particolare si riferisce
alle pieghe fatte agli angoli delle pagine come segnalibro (orecchie).
Doppia colonna
Si parla di doppia colonna, o testo su due colonne, quando il testo di una pagina è disposto su due
colonne che si leggono in successione come fossero due pagine separate. Le due colonne sono
separate da uno spazio bianco. E' una disposizione del testo comune nelle Enciclopedie, anche
antiche, e nei dizionari, ma si ritrova con frequenza anche in testi di diritto e religiosi.
Contrariamente a quanto si può pensare, il testo a due colonne consente di risparmiare spazio,
aumentando il numero dei caratteri che si possono stampare su una sola pagina. Questo è dovuto
alla riduzione degli spazi bianchi che precedono ogni capoverso (''da capo''), che vengono così ad
occupare solo la metà dello spazio della pagina. Non è raro che le colonne siano numerate, e che
questa numerazione sostituisca la numerazione delle pagine (del resto facilmente calcolabile).
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dust jacket
Termine inglese che indica la sovraccoperta.
E
Écoinçons
Termine francese, sta per ''cantonali'' (v.).
Edizione clandestina, o alla macchia
Si chiama così qualunque pubblicazione realizzata clandestinamente. Non riporta, per ovvi motivi,
alcuna indicazione tipografica, oppure riporta dati falsi.
Edizione compatta
Edizione economica, in caratteri stretti e minuti e con poco uso di bianchi, onde poter raccogliere
molto testo in poche pagine.
Edizione ridotta, edizione compendiata
Termini che indicano un' edizione di un'opera in forma volutamente non completa. L'edizione
ridotta mantiene di solito le caratteristiche principali di un testo (la trama, lo stile, l'atmosfera
generale), ma ne omette alcune parti ritenute meno significative. In genere vengono omesse del
tutto le appendici, le note e allegati vari. Un' edizione ridotta non è quasi mai curata dall'Autore
dell'opera. I motivi che conducono alla realizzazione di riduzioni sono vari: rendere più facile la
lettura di un'opera omettendo le parti più difficili del testo, rendere accessibile l'opera stessa ad un
pubblico più vasto e meno raffinato, rendere più economica la pubblicazione. Si tratta di edizioni
poco amate dai bibliofili e dagli studiosi, per ovvi motivi. Un esempio tipico sono i romanzi
distribuiti da ''Selezione dal Reader's Digest''. Il termine è usato impropriamente anche per indicare
il riadattamento, destinato ai ragazzi, di classici della letteratura, ad. es. Moby Dick, o il Don
Chisciotte. In questo caso i curatori non si limitano ad omettere parti di testo non idonee alla lettura
infantile, ma piuttosto riscrivono l'opera secondo il loro gusto e secondo le necessità della
letteratura per ragazzi.
Edizione
L'insieme di tutte le copie di un determinato libro, in quel determinato formato tipografico (caratteri
compresi), pubblicato da quel determinato editore-tipografo in quella determinata data (anche in
intervalli di tempo successivi, come accade per opere in più volumi) e in quel luogo di stampa. Nel
linguaggio editoriale moderno, fanno parte della stessa edizione anche le reimpressioni, purché
identiche alle precedenti, anche se per '' prima edizione'' si devono intendere solo le copie
pubblicate nella prima impressione. Per questo motivo, i collezionisti di prime edizioni moderne,
danno molta importanza a diciture quali ''secondo migliaio, terza ristampa ecc..''
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Electronic book, e-book
Libro composto direttamente al computer, oppure trasferito dalla forma a stampa a quella
elettronica (tramite scannerizzazione o altri metodi) in modo da poter essere letto direttamente sul
monitor. Per quanto i primi e-books risalgano agli anni Ottanta, hanno attirato realmente l'attenzione
del pubblico solo negli ultimi anni. Celebre è il caso della novella 'Riding the bullets'', pubblicata
come e-book da Stephen King nel marzo del 2000. In 24 ore fu scaricata da almeno 400000 utenti
di personal computer.
Ephemera
Materiale di vario genere, di solito considerato di scarso valore fin dalla sua produzione a causa
della sua stessa natura o perché prodotto in grandi quantitativi. Comprende opuscoli e pamphlet,
programmi teatrali, menu di ristoranti, cartoline di vario tipo, poster ecc. Naturalmente, a
prescindere dalla scarsa importanza data a questo materiale al momento della sua realizzazione,
presso i collezionisti molti di questi oggetti hanno acquisito col tempo grande valore, di solito per la
qualità grafica o per motivi storici.
Erotica
Con questo termine si intendono tutte quelle pubblicazioni il cui contenuto ha chiari riferimenti
sessuali, ma con intenti in qualche modo artistici ed anche morali. Esempi classici di opere erotiche
sono Fanny Hill, il Decamerone, L'amante di Lady Chatterly. Le opere erotiche dovrebbero
differenziarsi da quelle pornografiche proprio in virtù degli intenti morali o artistici. In realtà il
confine tra erotismo e pornografia è da sempre molto sfumato, e la distinzione si basa anche sulla
morale pubblica, sui costumi vigenti, su quello che un tempo di chiamava pubblico pudore.
Attualmente, gran parte del materiale collezionato come erotico rientra in quella che un tempo si
sarebbe definita pornografia.
Errata
Termine latino, plurale di ''erratum''. Si chiama così la pagina che raccoglie tutti gli errori e i refusi
di stampa scoperti dopo che il libro è stato stampato, ma prima che sia messo in circolazione. In
genere è costituita da due colonne: nella prima si indica l'errore e la pagina, nella seconda la voce
corretta. L'errata può anche essere stampata a parte rispetto al volume, comunemente come foglio
aggiunto, anche volante. In ogni caso, se le fonti bibliografiche ne indicano l'esistenza, dovrebbe
comunque essere considerata come parte del volume stesso, e la sua assenza è da ritenersi un difetto
che diminuisce il valore dell'opera.
et al.
Abbreviazione della frase latina et alii (ed altri) usata nelle citazioni bibliografiche quando un libro
è stato scritto da più autori.
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F
Facsimile
Riproduzione, copia di un documento che riproduce il più fedelmente possibile (dimensioni, colori
ecc.) l'originale. Una edizione in facsimile tenta di riprodurre esattamente l'edizione origine,
possibilmente usando anche lo stesso tipo di carta (in questo caso è differente dalla ristampa
anastatica propriamente detta).
Factotum
Ornamento di qualsiasi natura, inciso su legno o su metallo, con uno spazio bianco al centro nel
quale andrà poi inserita, a stampa o a mano, una lettera che funge da capolettera (lettera capitale).
Comune nelle edizioni antiche. Può capitare di trovare copie di libri antichi con soltanto il factotum,
senza la lettera capitale.
Faldone
Insieme omogeneo di manoscritti o documenti di vario genere, di natura omogenea per argomento,
in genere raccolti in cartelle e fascicoli. Per estensione, vengono chiamati faldoni le cartelle stesse.
Falsa data
Data di stampa non corretta. La falsa data può essere intenzionale, oppure casuale, per refuso
tipografico. Qualora sia nota la data di stampa reale, sarebbe regola indicarla tra parentesi quadre
accanto a quella falsa. Esempio: 1570 [1612].
False drop
Termine inglese che si usa quando, in una ricerca bibliografica eseguita tramite parole chiave,
compaiono schede di libri che non hanno nulla a che fare con l'argomento in questione. E' un
fenomeno diffuso soprattutto nelle ricerche realizzate con metodi informatici, ed è dovuto al fatto
che le parole chiave coincidono sintatticamente con le schede trovate, ma non semanticamente. Ad
esempio, inserendo in un motore di ricerca le parole ''storia della letteratura'', il motore potrà
ricercare anche schede tipo '' STORIA illustrata DELLA pesca in acque dolci e sua
LETTERATURA''.
Fascetta editoriale
La striscia di carta che nelle edizioni moderne si può trovare sopra la copertina, con indicazioni
varie sul contenuto di un libro, i premi vinti, il successo ottenuto ecc..
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Fine book
Nei cataloghi di lingua inglese si indica con f. b. un libro di grande qualità, sia per caratteristiche di
stampa, sia per la legatura, sia per la conservazione.
First folio
Con questo termine si è soliti indicare, nei paesi di lingua inglese, la prima edizione delle opere
complete di Shakespeare, comparsa nel 1623. Si tratta di uno dei libri più famosi e costosi del
mondo.
Foulage
Termine francese. Indica l'effetto a rilievo che una pressione di stampa troppo elevata provoca sul
verso del foglio di carta.
Fromage
Termine francese. Il fromage (''formaggio'') è un fondo colorato che, nei manifesti pubblicitari,
serve a richiamare l'attenzione dei lettori su una linea di testo di particolare importanza, detta
vedetta (''vedette'').
Fumetti
Successione di disegni con i personaggi che dialogano tra loro. I vari dialoghi sono pure disegnati e
si trovano in appositi spazi bianchi collegati alla bocca dei personaggi stessi. Tipica della narrazione
fumettistica è la soppressione quasi totale di tutto ciò che non sia dialogo tra i personaggi. In
francese si chiamano dessins à ballon, in inglese strip. I F. esprimono la tendenza innata alla
narrazione essenzialmente contenutistica, con la soppressione di ogni lungaggine narrativa. Certi
graffiti primitivi, in questo senso, possono definirsi fumetti ante litteram. Lo schematismo tipico
della narrazione fumettistica giustifica il grande successo che il F. ha riscosso nel Novecento.
Divenuti oggetti di culto per collezionisti specializzati, alcuni F. hanno oggi raggiunto, nel mercato
internazionale, prezzi elevatissimi. Il giudizio negativo iniziale sul valore artistico del F. è stato
successivamente mitigato, quando critici ed artisti si sono interessati a questo nuovo fenomeno di
costume. Gli artisti della ''pop art'', Warhol in testa, hanno contribuito a trasformare gli elementi di
quest'arte popolare in arte ''maggiore'' vera e propria. Critici letterari (O. Del Buono) e critici d'arte,
antropologi e sociologi illustri hanno studiato il fenomeno. Il F., per sua natura, si è anche prestato a
fini pratici di carattere pedagogico, essendo rivolto per lo più ad un pubblico giovanile. Notevole è
stato anche il successo di F. con evidenti contenuti di carattere politico e sociale, spesso pubblicati
nei quotidiani di tutto il mondo.
Fumigazione
Procedimento di conservazione dei libri e del materiale cartaceo solo raramente necessario. Si tratta
della esposizione del materiale a gas tossici in ambiente chiuso, al fine di eliminare infestazioni
gravissime di insetti.
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G
Settima lettera dell'alfabeto latino, dal quale passò all'alfabeto italiano e a tutti gli alfabeti neolatini.
Come abbreviazione latina ha molti significati: Gaius, Galeria (tribus), genius, gens. Nella
numerazione semitica, la G. (ghimel) aveva valore di tre. Conservò questo valore nella versione
greca di ''gamma''. Nella musica è la quinta nota della scala moderna, e vale come sol.
Galvanotipia
Procedimento che consente di duplicare varie composizioni tipografiche, in particolare le
fotoincisioni. Consiste nell'ottenere matrici tipografiche utilizzando bagni galvanici che favoriscono
la deposizione di rame su impronte di cera ricavate dalla fotoincisione originale.
Gatefold
Termine inglese che indica una tavola o una carta geografica di dimensioni più grandi del volume
che lo contiene e che, per questo, deve essere ripiegata.
Gazette
Termine francese. Sta per ''Gazzetta'' e indica un tipo di periodico, in genere settimanale, che si
impose a partire dal XVII secolo.
Genealogia
Dal greco ghenea, generazione, e logos, discorso. E' lo studio della discendenza dei singoli
individui risalendo di figlio in padre o redigendo un prospetto di tutti gli individui di una famiglia,
indicando anche i vari gradi di parentela, partendo da uno stipite comune e seguendo le varie
ramificazioni (albero genealogico). Si tratta di scienza antichissima, tanto che le narrazioni storiche
più antiche iniziano con la genealogia di dei e semidei; anche i Vangeli di Matteo e Luca iniziano
con una G. di Gesù.
Generalia
Con questo termine si indicano quei lavori il cui contenuto non rientra in alcun argomento specifico.
Generi Letterari.
Distinzioni sintetiche ideate nel tentativo di classificare le opere letterarie, basandosi sul contenuto
delle stesse. La distinzione più semplice, e grossolana, è tra ''prosa'' e ''poesia''. Qualunque
sistematizzazione si adotti, il concetto di G. L. è utile per tentare di tracciare la genesi e lo sviluppo
storico di un determinato tipo di componimento. Ogni definizione che accosti un'opera letteraria ad
un determinato gruppo di altre opere simili implica sempre la determinazione di un ''genere''. Si può
parlare così di poesia, come di poesia epica, o di poesia cavalleresca, o ermetica ecc.. Le prime
distinzioni in questo senso risalgono già alla civiltà greca. Platone distingue già il genere ''serio''
(tragedia, epopea) e quello '' faceto'' (commedia, poesia giambica).
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Molto importante fu l'apporto di Aristotele, che nella Poetica riconosce nell'essenza della poesia la
funzione della mimesi, cioè la riproduzione non di un fatto specifico, ma dell'universale e che,
contrariamente a Platone, che l'aveva definita nociva ai costumi, vede nella Tragedia l'espressione
poetica perfetta, avendo nella catarsi (purificazione) il suo massimo pregio. Le opinioni di
Aristotele influenzarono anche il concetto di G. L. nella cultura cinquecentesca (la Poetica fu
riscoperta solo in epoca rinascimentale).
Ghost writer
Termine inglese (''scrittore fantasma'') che indica il reale autore di un'opera che risulta pubblicata
sotto altro nome (di solito autobiografie). In genere l'autore ''ufficiale'' è più celebre dell'autore
reale, ma non scrittore professionista (l'esempio tipico sono le opere autobiografiche scritte da
personaggi dello spettacolo, dello sport ecc.).
Gioco dell'Oca
Gioco popolare, di origini antiche quanto incerte. Era già molto noto nel XVII sec. in Francia, e
praticato come gioco d'azzardo, al punto da costringere Luigi XIV a vietarlo. Fu G. B. Mitelli che
stabilì definitivamente le regole nel sec. XVIII. Ha diverse varianti. Si tratta di un gioco da tavolo
ricercatissimo dai collezionisti, soprattutto negli esemplari più antichi, nei quali il tabellone è spesso
silografato. Nella forma ottocentesca il tabellone è in genere realizzato in litografia.
Goffratura
Dal francese gaufrer, si intende per g. l'impronta a rilievo che un disegno lascia su un materiale
cedevole per effetto di una pressione. Con questa tecnica si ottengono impressioni a rilievo su carta,
pelle, tessuti, gomma ed altri materiali. La si usa in genere per ottenere effetti puramente decorativi.
Anticamente la pressione veniva esercitata con il torchio, che agiva su un disegno inciso a rilievo o
su placche di rame o acciaio. Alcune decorazioni di legature in pelle o in tela erano ottenute con
questo metodo. Nel XIX secolo si cominciarono ad usare macchine rotative particolari, dette
goffratrici. Con queste macchine si possono anche imprimere su un solo lato di un foglio di carta
piccole marche e disegni, ottenendo un effetto noto come filigrana artificiale.
Grangerized
Termine inglese che indica un'edizione nella quale le illustrazioni o altro materiale decorativo sono
inserite dopo la stampa del testo. La pratica prende il nome dal suo ideatore, James Granger (1723 1776), che pubblicò la ''Biographical History of England'' lasciando dei fogli bianchi, nei quali
andavano incisi i ritratti degli inglesi illustri.
Guillotine
Così viene chiamata talora, per ovvi motivi, la macchina che serve per tagliare i fogli stampati in
modo che risultino tutti delle stesse dimensioni.
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I
Illustrazione, tavola applicata
Si definiscono così le tavole o illustrazioni stampate a parte e incollate sulla pagina. E' una tecnica
che fu comunemente usata, ad esempio, nei libri che trattavano di pittura e arti varie.
Impaginazione
Indica la composizione, eseguita a mano o a macchina, delle righe che costituiscono un testo, in
modo da formare un insieme di pagine di uguale altezza e di uniforme aspetto grafico. Esistono
regole ben precise nella composizione delle pagine di un libro, che devono tenere conto non solo
delle masse di testo, ma anche della numerazione delle pagine, dei punti, dei bianchi. L'arte di
impaginare è nota anche con il termine di ''architettura grafica''.
Impresa
Figura simbolica, che rappresenta in genere un'aspirazione, una dichiarazione d'intenti, o qualcosa
di cui vantarsi. Graficamente è costituita dall'anima, che contiene un motto o una iscrizione, e dal
corpo, che è l'immagine, di solito allegorica, alla quale l'anima fa riferimento. I due elementi, e le
caratteristiche riportate, dovrebbero essere indivisibili perché si abbia una vera I. Capita spesso
però, che il motto non abbia alcuna relazione con i segni ai quali è unito. L'I. risale a tempi
antichissimi. Eschilo ed Euripide riferiscono di I. che si trovavano sugli scudi degli eserciti greci. Il
suo uso fu diffuso anche presso i Romani, ed esempio ne è la lupa con la sigla S. P. Q. R. Nel
Medioevo fu diffusissima in Francia, dove ornava l'abbigliamento dei cavalieri, i finimenti dei
cavalli, perfino la mobilia. Durante le Crociate l'I. era usata per distinguere eserciti e cavalieri,
dando origine anche al ''blasone''. Fra i vari trattatisti, ricordiamo Paolo Giovio, il primo a
codificarne le regole, Lodovico Domenichi (Ragionamento nel quale si parla d' imprese d'armi et
d'amore, Milano 1559), Gabriele Simeoni (Le imprese eroiche e morali, Lione 1559), C. Paradin
(Les Devises héroïques, Lione 1551, ristampato ad Anversa nel 1562 insieme al trattato del
Simeoni). Sono comunque numerosissime le opere di precettistica pubblicate nel Cinquecento e nel
Seicento, con e senza figure. V. anche Marca Tipografica.
Imprimatur
Voce latina passiva del verbo imprimere, usato però come neologismo, nel senso di ''stampare'' (i
latini, ovviamente, non conoscevano la stampa). Sta per ''si stampi'' ed indica l'atto con cui l'autorità
ecclesiastica autorizza la pubblicazione del testo e delle immagini di un determinato libro. Indica
cioè che l'opera in questione ha superato la censura preventiva. Nel diritto canonico, la censura
preventiva è ancora giuridicamente obbligatoria per determinati libri: la Bibbia e i commenti alle
Scritture, trattati inerenti alla religione e alla morale, immagini sacre. Inteso come sostantivo,
l'imprimatur è la scritta che appare ad inizio o alla fine del volume, che garantisce l'approvazione
della Chiesa e salvaguarda la buona fede dell'acquirente.
In sheets
Dicitura inglese. Sta per ''a fogli chiusi'' (v.)
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Incauto acquisto
Con questa formula sintetica si indica la contravvenzione di ''acquisto di cose di sospetta
provenienza''. Si tratta di uno dei reati nei quali più comunemente può incorrere chi acquista e tratta
merce antica e usata, libri compresi. Lo commette chi acquista, riceve, o fa acquistare cose che per
la loro natura, qualità, condizione di chi le offre, o entità del prezzo richiesto, possano destare
sospetti sulla loro legittima provenienza, che l'acquirente non si cura di accertare, e l'offerente non è
in grado di dimostrare con certezza. E' un reato che va distinto da quello di ricettazione, e anche le
pene previste sono diverse. Nel caso della ricettazione è necessario il ''dolo'', cioè la
consapevolezza, la volontà di acquistare merce di provenienza illegale. Nel caso dell'i. a. si tratta
più che altro di un comportamento imprudente, colposo. Si noti comunque che, in entrambi i casi,
IL PREZZO PIU' O MENO CONGRUO DI UN OGGETTO non elimina la possibilità di
commettere il reato. Se si conosce la provenienza furtiva di un oggetto, e lo si acquista anche
pagandolo il triplo del suo valore, si commette comunque reato di ricettazione. Così come, ad
esempio, se si acquista la biblioteca di un sacerdote, anche pagandola più del suo valore, ci si deve
sempre chiedere se la stessa è di proprietà privata del sacerdote o appartiene al patrimonio della
Chiesa. Altrimenti si commette il reato di incauto acquisto. Nel caso dell'i. a. vengono cioè
considerate le condizioni generali nelle quali avviene il passaggio del materiale, tali da NON
POTER NON FAR NASCERE, nell'acquirente, IL SOSPETTO che si tratti di materiale di
provenienza illegale (ad esempio acquisti di merce di valore da individui in chiaro stato di
indigenza, o tossicodipendenti, o alcolisti o non in possesso delle loro facoltà mentali, o acquisti che
avvengono in luoghi o secondo modalità chiaramente insoliti o strani, o acquisti da persone che, per
il loro lavoro, sono sicuramente a contatto con materiale non di loro proprietà -bibliotecari,
archivisti, sacerdoti ecc.-)
Inchiostro di china
Inchiostro nerissimo e molto resistente, utilizzato soprattutto per il disegno. Sembra che la
invenzione non si debba ai Cinesi, ma ai Coreani, che l'avrebbero già usato 600 anni prima di
Cristo. Esistono molte formule per la sua fabbricazione.
Incipit
Deriva dal latino e sta per ''comincia''. E' in genere la parola con la quale cominciavano i libri
manoscritti e i primi libri a stampa. Il termine è adottato come sostantivo in bibliografia ad indicare
il titolo di un'opera che, in mancanza del frontespizio, non ancora inventato, era di solito enunciato
nell'Incipit.
Incisioni camaleontiche
Incisioni molto diffuse in Francia all'epoca di Luigi XIII e di Luigi XIV. Se guardate da destra,
presentavano un'immagine, se guardate da sinistra, ne mostravano un'altra. Molto famosa è quella
realizzata dal pittore Vanloo, che mostrava otto figure diverse a seconda del punto di osservazione.
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Indice dei libri proibiti, Index librorum prohibitorum
Elenco di libri dei quali è vietata la lettura ai Cattolici secondo specifico decreto della Santa Sede. Il
primo I. fu pubblicato nel 1557 per volontà di Paolo IV, e la sua pubblicazione è proseguita fino ai
giorni nostri, curata dalla Congregazione del Sant'Ufficio.
Nel 325, il Concilio di Nicea proibì la lettura delle opere di Ario: è il primo caso di libro all'indice
di cui si ha memoria. Fino al XVI secolo, però, le proibizioni di questo genere furono occasionali e
spesso più promosse da predicatori locali che favorite ufficialmente dalla chiesa. Celebri i roghi di
libri voluti dal Savonarola. Solo con l'avanzare della Riforma la Chiesa ritenne opportuno
organizzare ufficialmente una lotta contro i libri anticattolici. Nel primo Index, otre ad autori, titoli,
ed opere anonime, si citavano anche gli editori colpevoli di aver pubblicato opere eretiche. La
Congregazione dell'Indice fu istituita nel 1571, seguendo le indicazioni del Concilio di Trento del
1562. Il regolamento e la composizione della Congregazione fu rivisto e modificato da papi
successivi, fino a Leone XIII nel 1897. Benedetto XV la soppresse nel 1917, trasferendo le sue
attribuzioni alla Congregazione del Santo Ufficio. Il diritto canonico contiene leggi che specificano
le modalità di condanna dei libri ritenuti dannosi all'integrità della dottrina cattolica. La condanna
più solenne è quella fatta con Lettera Apostolica, la condanna minore è quella fatta con la formula
del ''donec corrigatur'', che indica che il libro è proibito ai cattolici fino al momento in cui non sarà
corretto. La formula ''opera omnia'' stabilisce la condanna di tutti gli scritti di un determinato autore.
Secondo il diritto canonico classico chi legge un libro proibito, soprattutto se la condanna è
avvenuta per Lettera Apostolica, incorre ipso facto nella scomunica, che colpisce anche gli editori
degli stessi libri.
Intavolatura
Sistema di notazione musicale usato fin dal XVI secolo. Rappresentava originariamente le parti
strumentali che dovevano accompagnare un madrigale. Certi strumenti a corda avevano una forma
particolare di intavolatura, che riproduceva sulla carta le corde stesse dello strumento e i tasti che
occorreva premere: più che le note venivano cioè rappresentate le modalità materiali di esecuzione.
La facilità di leggere intavolature di questo genere, che non richiedevano specifiche conoscenze
musicali, favorì l'enorme diffusione del liuto. Ancora oggi l'I. è usata, al posto della notazione
musicale classica, per trascrivere parti di alcuni strumenti a corda, quali la chitarra, rendendone così
possibile una semplice esecuzione anche a chi non conosce la musica.
Interlinee
Spazi bianchi tra linea e linea di composizione tipografica. Per estensione, si chiamano così anche
le lastrine metalliche, che, interposte tra le varie linee tipografiche, servono a realizzarle.
L
Legatura alla cappuccina
Legatura con la cucitura sui nervi, ma con la coperta di pelle aderente al dorso dei fogli.
Legatura alla Cattedrale
In uso in Italia e in Francia all'inizio del XIX sec., deve il suo nome ai motivi ornamentali, ripresi
dalle facciate delle chiese.
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Legatura Arrafica
Legatura senza refe, cioè senza cuciture. Arrafi erano detti anche i mantelli degli antichi romani,
perché privi di cuciture. La L. A. consiste nel sostituire le cuciture con colla di varia natura. Non si
tratta di una legatura particolarmente solida.
Lettera aperta
Si dice di un articolo indirizzato ad una persona in particolare, ma che può interessare a molti,
motivo per il quale viene reso pubblico. Famosissima la lettera aperta ''J'accuse'' di Zola.
Lettere binarie
Nome dato a lettere iniziali che occupano l'altezza di due righe. Svolgono la funzione di capolettera.
Lettere Bullantiche
Lettere maiuscole usate nelle bolle papali.
Lettere Capitali
Sono le lettere maiuscole. Anticamente si chiamavano C. le grandi lettere iniziali sia che fossero
stampate, sia che fossero lasciate in bianco per essere realizzate dai miniaturisti.
Lettere Capitolari
Lettere miniate iniziali in libri antichi e manoscritti.
Lettre d'attente
Termine francese. Sta per ''lettera d'attesa''. Indica la piccola lettera tipografica che veniva stampata,
nel XV e XVI e secolo, al centro della zona riservata alle lettere colorate e miniate. Indicava al
miniatore quale lettera doveva eseguire in quella sede.
Libri censurati
Libri colpiti dalla censura. La loro pubblicazione può essere del tutto proibita, oppure condizionata
alla soppressione di certe parti.
Libri deuterocanonici
Dal greco deuteros, secondo. Si chiamano così i libri dell'Antico e del Nuovo Testamento che
furono inseriti tra i libri canonici solo in un secondo tempo.
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Libri di bambù
Il bambù fu usato in Cina come supporto per la scrittura fin dai tempi più remoti. Il suo ruolo fu
importantissimo tra la fine del II millennio e il III secolo a C. Lamine di bambù lunghe fino a 75-80
cm. venivano usate per scrivere i caratteri in senso verticale. Le varie lamine venivano rilegate tra
loro e ripiegate per formare rotoli che costituivano veri e propri libri. Il volume che si otteneva era
solido, ma anche difficilmente maneggiabile, per l'ingombro e il peso: si calcola che qualche
imperatore, per mantenere l'amministrazione del paese, dovesse sollevare ogni giorno almeno
sessanta chili di rotoli vari. La leggenda narra anche di un filosofo del V sec. a C. che quando
viaggiava, per non separarsi dalla sua biblioteca, era seguito da almeno tre carretti stracolmi di libri
in bambù. I vari listelli venivano uniti tra loro con cordoni di seta e canapa. Su volumi di questo
genere sono state rinvenute copie del Laozi e del Tai Yi Shengshiu, due dei più antichi testi taosti
noti (IV-III sec. a C.).
Libri di alluminio.
Libri nei quali i fogli di carta venivano sostituiti da lamine di alluminio con impressi i caratteri del
sistema Braille. Erano stampati ad uso dei ciechi.
Libri Sacramentari.
Libri liturgici di epoca anteriore al moderno Messale. Contenevano le orazioni da recitare
celebrando la Messa. Il più antico potrebbe essere il cosidetto ''Sacramentarium Leonianum'',
attribuito erroneamente a Leone Magno. Molto importante il S. Gregorianum, di Gregorio Magno.
Libro Apologetico.
Si dice di ogni scritto che intende glorificare od esaltare una persona o una dottrina.
M
Undicesima lettera dell'alfabeto italiano (se si escludono J e K), dodicesima di quello latino e greco.
Già presente nell'alfabeto fenicio, dove la linea ondulata che la costituisce rappresentava le onde
dell'acqua, fu ripresa in seguito, con qualche modifica, dall'alfabeto greco e successivamente da
quello latino. Presso i greci aveva anche valore numerico diverso a seconda dei casi.
Presso i romani, come numero indica il mille. come abbreviazione fu usata con significati
molteplici:
Magister,
Marcus,
Manibus,
Municipium
ecc.
In francese, l'abbreviazione M. significa Monsieur, in tedesco Marco, come misura indica il metro.
Macchina per (da) scrivere
Strumento di scrittura per imprimere lettere su un foglio di carta (o su più fogli
contemporaneamente). La prima macchina del genere fu attribuita all'italiano Rampazzetto, che la
inventò nel 1500. Era costituita da lettere intagliate a rilievo su legno e montate su aste. Circa cento
anni dopo, il francese Leroy presentava a Luigi XIV una macchina per scrivere a leve. Strumenti
simili furono ideati nel 1713 dall'inglese Henry Mill e nel 1808 da Turri di Castelnuovo. Fu però
nell'800 che numerosi inventori brevettarono macchine di questo tipo, al punto che è difficile
attribuire il primato dell'invenzione definitiva a questa o quella nazione.
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Nel 1823 Pietro Conti metteva a punto un ''tachigrafo'', nel 1829 Willam A. Burt, americano,
brevettava il '' Typoghrapher''. In seguito, numerosi inventori francesi, Progin, Bidet, ed altri,
migliorarono il procedimento. In Italia è noto il ''Cembalo scrivano'' ideato dall'avvocato Giuseppe
Ravizza di Novara, macchina a leve munita in seguito di rullo inchiostrato. Nel 1875 l'americano
Philo Remington iniziava la prima produzione industriale di macchine da scrivere, che in Italia
cominciò solo nel 1906, ad Ivrea, ad opera della Olivetti.
Macchine cucitrici
Macchine di vario tipo, usate industrialmente per cucire i volumi, in sostituzione del lavoro fatto a
mano. Esistono anche macchine piegatrici-cucitrici, che piegano i fascicoli e li cuciono allo stesso
tempo.
Manuale
Si indica genericamente con questo termine un libro agevole da maneggiare e di facile
consultazione, con scopi didattici o informazioni pratiche. Per estensione il termine viene anche
applicato a libri che, pur non essendo materialmente ''manuali'', raccolgono secondo un certo ordine
sistematico un insegnamento intorno ad un argomento particolare. Esempio notissimo è quello dei
manuali Hoepli.
Mappamondo
Rappresentazione di tutta la terra su una superficie piana, con i metodi del disegno o dell'incisione.
Uno dei primi M. risale al 2700 a. C. ed è sumero. Si ritiene ideato per rappresentare le varie fasi di
una battaglia. Si attribuisce ad Anassimandro il primo M. greco. Per tutta l'antichità, e anche durante
il medioevo, si era soliti rappresentare il M. indicando al centro una località nota che faceva da
riferimento per tutto il disegno.
Dal XVI sec. in poi comparvero mappamondi a contorno ovale o cilindrico (famosa è la
PROIEZIONE di Mercatore), che sarebbe più corretto chiamare planisferi (v.). L'aspetto delle
rappresentazioni varia a seconda del concetto che si ebbe, nei vari secoli, della distribuzione delle
terre e delle acque.
Marca ad acqua
Equivale a filigrana.
Marca Tipografica.
E' una marca, uno stemma, un emblema con cui lo stampatore, o l'editore identificavano le proprie
edizioni. Tipico elemento tipografico del '500 e del '600, raro nel '700, praticamente del tutto
scomparso in epoca successiva. La marca tipografica si trovava dapprima al colophon, poi al
frontespizio, quando questo sostituì il colophon. Si tratta in genere di una incisione che rappresenta
un emblema personale, un simbolo, uno stemma araldico o pseudo-araldico. Nonostante il nome, la
marca tipografica serviva a distinguere l'editore più che lo stampatore tipografo, quando i due ruoli
furono ben distinti. Per evidenti motivi, la M.T. è l'unico elemento veramente originale del
frontespizio (titolo dell'opera, autore, anno e curatore potevano trovarsi anche nei codici
manoscritti).
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La volontà di sottolineare e distinguere la proprietà non è però originale, ma risale a tempi molto
più antichi di quelli dell'invenzione della tipografia. Fin dall'antichità i vari mercanti erano soliti
contrassegnare i propri prodotti con emblemi e simboli vari. E' quello che nel mondo anglosassone
viene definito trade-mark. Si tende cioè a marcare le proprietà mobili, per identificarne il
proprietario e la provenienza. E' notevole, in questo senso, il fatto che fin dalle origini il libro a
stampa sia stato identificato come oggetto commerciale da chi lo produceva. La prima M. T. nota è
quella di Fust e Schöffer, nel Salterio del 1457. Incuriosisce il fatto che non fu usata in tutte le copie
dell'opera. La marca era costituita da due scudi uniti da un ramo. All'interno degli scudi, simboli
variamente interpretati: secondo alcuni rappresenterebbero gli strumenti dei fonditori di caratteri. Fu
una marca molto imitata dai prototipografi, soprattutto tedeschi, spesso con variazioni dei simboli
all'interno degli scudi stessi. Non raro anche il caso di stampatori che si attribuirono varie armi
araldiche, la cui validità è del tutto opinabile... Comune fu anche l'uso di rappresentare
pittoricamente il proprio nome. Alcuni casi famosi sono quelli di Gilles Couteau, che riproduceva
coltelli nella propria marca e di Adam du Mont, la cui marca rappresentava Adamo ed Eva dinanzi
all'albero dei frutti proibiti. Un emblema molto diffuso fu quello del globo sormontato da una croce
(su tutti, l'esempio di N. Jenson), il cui significato non è mai stato chiarito in maniera soddisfacente.
Alcuni lo fanno derivare dal simbolo pagano di Mercurio (il greco Hermes), protettore del
commercio. Per quanto molto usato, è possibile che il significato del simbolo sfuggisse agli
stampatori stessi, i quali lo adottarono semplicemente per imitazione di quello dei colleghi.
Numerosi furono anche gli stampatori che usarono gli stemmi nobiliari di autorità locali (lo stemma
dei Medici usato da Torrentino, quello Sabaudo in certe edizioni torinesi). In certi casi lo stesso
stemma Pontificio viene ad assumere anche il significato di M. T. In Italia, il primo stampatore ad
adottare un emblema fu, a Roma, Sixtus Riessinger. Tutte le marche dei tipografi-editori italiani
sono sempre state di grande interesse per gli studiosi. Aldo Manuzio usò la sua famosa marca
(l'ancora con il delfino) soltanto a partire dal 1502, cioè otto anni dopo l'inizio della sua attività.
L'importanza pratica dell'insegna deve sempre essere tenuta presente. Costituiva una garanzia
contro le numerose edizioni contraffatte. Manuzio, i Giunti, e numerosi altri tipografi dovetterro
sempre fare i conti con le numerose imitazioni delle loro edizioni di maggior successo.
In alcuni libri gli stampatori pubblicavano indicazioni su come riconoscere l'edizione originale da
quella contraffatta, proprio grazie alle caratteristiche della M. Esempio tipico quello del bolognese
Benedetto di Ettore Faelli, che in un Giustino del 1505 ed in uno Svetonio del 1506 invita i lettori a
porre attenzione alla marca ''nam quidam malivoli impressores libris suis... apponunt nomen meum
ut ita fiant vendibiliores''. Per un certo periodo la M.T. rimase anche alla fine del volume, in genere
dopo il registro e le note tipografiche. In molte edizioni antiche se ne trovano due: una al
frontespizio e una in fine, spesso di dimensioni diverse. La necessità di armonizzare la M.T. con i
restanti elementi del frontespizio fu molto sentita dagli stampatori del Rinascimento. Per questo le
M. T. di uno stesso editore possono variare di dimensioni e di posizione da un'opera all'altra. Come
si è detto, quando il ruolo dell'editore si differenziò nettamente da quello del tipografo, la M.
identificò l'editore più che lo stampatore. In casi molto rari si possono però trovare due M.T., una
dell'editore e una dello stampatore. Verso la fine del Cinquecento anche la M. T. risentì degli
influssi del Manierismo imperante. Trasformata in ''impresa'' e ''insegna'', perse il significato pratico
originario per divenire più che altro un elemento puramente decorativo. Tipografi ed incisori si
sbizzarrirono alla ricerca delle formule più varie, al punto che uno stesso editore poteva avere più
d'una M. I vari motti usati nelle imprese hanno spesso attirato l'attenzione degli studiosi. Alcuni
indicano la consapevolezza dell'importanza del proprio lavoro (''Tentanda via est'', ''Virtute duce,
Comite fortuna''), altri fanno pensare a rivalità tra i vari produttori di libri (''Armatus in hostem'',
''Invidia fortitudine superatur''), molti sembrano indicare una qualche preoccupazione ed
insicurezza, comuni in un lavoro difficile e non sempre accompagnato dal successo economico.
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Martirologio
Per i Greci e i Latini si indicava con questo termine una composizione relativa a qualche martire.
Successivamente si intese per M. un elenco di martiri e santi, disposti giorno per giorno per tutto
l'anno. Il giorno che rappresentano è in genere quello della morte. I primi martirologi cristiani
corrispondevano in pratica ai vari calendari liturgici delle chiese locali. Solo dopo l'epoca di
Costantino si inserirono nei numerosi elenchi locali i santi e monaci più illustri della chiesa e la
citazione delle festività a loro dedicate. Nacque così un Martirologio universale, che deriva forse
dalla fusione di M. romani, orientali ed africani. Risalirebbe al VI secolo, e fu attribuito falsamente
a S. Girolamo (Martyrologium Hieronymianum). Nel secolo IX, invalso l'uso di aggiungere al
crudo elenco anche notazioni storiche più o meno leggendario, fiorirono M. romanzeschi, quale
quelli di Beda (VIII sec.), di Flor, di Adone. L'editio princeps del M. ufficiale è del 1583, e fu
preceduta da una revisione di tutti i libri liturgici. La seconda edizione è dello steso anno, ma solo la
terza, del 1584, fu approvata da Gregorio XIII e imposta a tutta la chiesa cattolica.
Mastic
Termine francese. Indica un errore di composizione che consiste nel mettere fuori posto un
importante quantitativo di testo, tale da rendere l'insieme incomprensibile.
Materia Medica
Attualmente il termine corrisponde a quello di farmacologia, anche se in origine indicava in
particolare lo studio delle piante medicinali.
Metal corners
Termine inglese, sta per ''cantonali'' (v.).
N
Non coupé
Voce francese. Sta per ''a fogli a chiusi'' (v.).
Normografo
Strumento per scrivere in maniera veloce e a caratteri uniformi. Consiste di una sagoma in vario
materiale (legno, plastica ecc..) sulla quale sono intagliati tutti i segni occorrenti. La scrittura è
eseguita con appositi pennini a inchiostro.
Notazione musicale
Sistema grafico di rappresentazione dei suoni musicali. Anticamente si indicava solo l'altezza dei
suoni utilizzando le lettere dell'alfabeto. Un sistema del genere era già in uso presso i Greci. La
durata del suono non era indicata, ma si ricavava da un complesso metodo che teneva presente la
quantità delle sillabe in un verso poetico (la musica serviva essenzialmente ad accompagnare la
recitazione cantata di poesie e poemi).
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Questo tipo di notazione alfabetica, possibile solo se la musica è di tipo monodico, era ancora in uso
intorno al X. sec. d. C. Guido d'Arezzo perfezionò il sistema di notazione alfabetica, ma solo
intorno al XII secolo comparve la notazione proporzionale, indispensabile per il canto a più voci.
Verso la metà del 1300 comparvero i primi due simboli di minima e semiminima e nel 1500
comparvero note bianche e nere, a stabilire rapporti di durata. La forma attuale, rotonda, delle note
musicali, era già entrata nell'suo comune nel sec. XV, ma solo nel 1600 la si preferì definitivamente
a quella quadra.
O
Tredicesima lettera dell'alfabeto italiano, quattordicesima di quello latino. Nell'alfabeto greco
corrisponde alla omicron (O breve) e all' omega (O lunga). La sua grafia è rimasta costante nei
secoli: già nell'alfabeto fenicio veniva rappresentato con un piccolo cerchio. E' possibile che le
poche modificazioni grafiche note derivino più che altro dalla difficoltà di tracciare un cerchio
perfetto. 1. I greci usarono l'omicron e l'omega anche con valore numerico, variabile a seconda della
disposizione dell'apice. 2.Come abbreviazione può avere numerosissimi significati . 3. In liturgia le
sette Antiphonae Majores sono note come Antifone dell'O, perché cominciano tutte con questa
lettera. 4. Nella musica antica la O indicava il tempo perfetto. 5. In geografia è abbreviazione di
Ovest. 6. In chimica è il simbolo dell'ossigeno.
Officio Comune
Si chiama così il libro che contiene tutte le preghiere dell'officio generale, adatto a tutti i Santi che
non hanno ricorrenza e officio particolare.
Offset
Termine inglese che indica un moderno procedimento di stampa litografica, nel quale le matrici
sono preparate fotograficamente (fotolitografia). Le lastre, molto sottili, sono avvolte su cilindri di
macchine rotative (macchine O.). Si tratta di un metodo di stampa molto usato nel Novecento per le
grandi tirature. Fece rifiorire il metodo litografico che era in declino.
Opus Interrasile
Tecnica di incisione su metallo comparsa nella seconda metà del Quattrocento. La definizione
compare per la prima volta nella Vita Theodorici di J. Cochlaeus (1699, Stoccolma). Le stampe si
ottenevano da lastre di rame molto sottili, lavorate con punzoni e bulini. L'origine è da ricercare
nell'arte degli orafi e dei rilegatori. Con i punzoni si isolavano le parti della lastra che dovevano
restare a rilievo per la stampa, comprimendo le zone destinate a restare bianche. Conosciamo circa
ottocento esempi di incisioni realizzate con questa tecnica. La più antica è probabilmente un San
Bernardino del 1454, attribuito al francese B. Milnet.
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P
Papillotage
Termine francese. Indica una leggera traccia di inchiostro che compromette la pulizia della pagina.
E' in genere provocata da una eccessiva rapidità della pressa meccanica.
Parchemin
Termine francese. Sta per ''pergamena''.
Parola in Capite
Parola stampata in carattere più vistoso che indica l'argomento di un capitolo o di un articolo
giornalistico.
Pelle di coccodrillo
Usata talvolta per legature di fantasia. Spesso è solo una imitazione.
Pittografia
Si intende con questo termine la scrittura realizzata tramite figure dipinte. Comune nei popoli
primitivi e diffusa ancora oggi, può essere realizzata su pietra, legno, cuoio, utensili vari. Ha lo
scopo evidente di conservare la memoria di fatti accaduti ad una persona o ad una comunità:
imprese di caccia, di guerra, cerimonie religiose. Esistono testimonianze pittografiche di epoca
preistorica. Fu probabilmente dalla P. che derivarono le scritture ideografiche più evolute, come
quella degli Egiziani.
Planisfero
Quando si vuole rappresentare la Terra su una superficie piana, occorre ricorrere a deformazioni di
vario genere ed entità. Si chiamano ''paniglobi'' le rappresentazioni di due emisferi accostati. Si
chiama planisfero la rappresentazione della Terra su un unico quadro. Le alterazioni necessarie per
rappresentare una sfera su un piano devono seguire certe norme. In passato si usavano molto i
metodi di proiezione introdotti da Mercatore (v.) che prevedevano che i paralleli risultassero sempre
più distanti tra loro mano a mano che dall'equatore si procedeva verso i poli, tanto che questi ultimi
cadevano a distanza infinita e non potevano nemmeno essere rappresentati, e le regioni polari
risultavano troppo ingrandite rispetto alle altre. Oggi si usano altri metodi, più corretti. I planisferi,
soprattutto quelli più antichi, sono da sempre ricercatissimi dai collezionisti di carte geografiche.
Plate-mark
Termine inglese, sta per ''battuta'' (v.).
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Pontificale
E' il libro liturgico con le cerimonie e i riti osservati dal Pontefice e dai Vescovi durante le funzioni
che sono loro riservate. Il primo Pontificale fu composto a Roma nel 1485 da Giovanni Burcardo.
Postilla
Spiegazione breve e concisa, posta in genere ai margini di un testo. E', in pratica, sinonimo di
glossa. Deriva al latino ''post illa'': ''dopo quelle (parole)''.
Prayer Book, Book of common Prayer
Il ''Libro della preghiera comune'' è il testo liturgico ufficiale della Chiesa anglicana. Raccoglie
elementi propri del Breviario, del Messale, del Pontificale e del Rituale Romano. Fu introdotto da
Edoardo VI nel 1550.
Privilegio di stampa
Era una concessione che i principi concedevano ad un'opera stampata. Si tratta di una sorta di antica
proprietà letteraria. Garantiva che per un certo numero di anni la stampa di un determinato libro non
sarebbe stata concessa ad altro tipografo o editore. Ne sarebbe stata impedita anche l'introduzione
nel territorio di stampe realizzate altrove. Il più antico P. di S. noto è quello concesso da Venezia nel
1469 a Giovanni da Spira, che però morì l'anno successivo.
Punti di conduzione
Si chiamano P. d. C. o punti di accompagnamento, quei punti che accompagnano una dicitura ad un
numero. Sono molto usati negli indici. Capitolo I . . . . . . . . . . . pag. 10 Capitolo II . . . . . . . . . . pag.
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R
Réclame
Termine francese. 1. In Francia sta anche per ''richiamo'' (v.) 2. In Italia è usato per indicare piccoli
articoli pubblicitari inseriti tra le pagine di un giornale.
Reliquia
Per reliquia si intende genericamente ciò che resta di una persona reale, ma talvolta anche
leggendaria, che si riteneva dotata di capacità particolari, sovrumane (Santi, Beati, maghi, profeti
ecc.). Il culto delle reliquie è tipico della religione cristiana cattolica, ed è stato causa di aspre
controversie religiose. Lo ricordiamo qui perché molte reliquie sono ricercate dai collezionisti di
materiale cartaceo, in quanto erano accompagnate da una sorta di attestato di autenticità, spesso
convalidato da sigillo in ceralacca, nel quale un alto rappresentante della Chiesa confermava la
provenienza della reliquia stessa.
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Questi fogli di certificazione potevano contenere, oltre al testo, anche incisioni: celebri quelli che
accompagnavano la polvere della S. Casa di Loreto. Spesso la reliquia stessa era allacciata, per
mezzo di un nastro di seta, al foglio che ne confermava la provenienza. Il valore collezionistico di
questi oggetti è variabile, e dipende da vari fattori, quali la rarità, l'antichità, le caratteristiche
occasionali della reliquia stessa, che può essere contenuta in materiali di particolare valore, tipo
dischi di vetro antico saldati in oro e simili.
Resinotipia
Procedimento di stampa fotografica ideato da R. Namias che sfrutta la proprietà di alcuni pigmenti
resinosi di aderire alle gelatine fotosensibili.
Rilegatura aldina
L'officina di Aldo Manuzio non curò solo bellissime edizioni, ma si occupò anche dell'arte della
rilegatura. Sono attribuiti ai Manuzio vari motivi ornamentali quali foglie stilizzate e foglie
orientaleggianti chiamati appunto aldini. Esistono anche elementi lineari, retti o curvi, noti come ''
filetti aldini''.
Rilegatura alla bodoniana
Rilegatura con piatti in cartone ad unghia sporgente. Semplice e comoda legatura usata dal Bodoni
per le sue edizioni. Nella forma originale era facilmente apribile, in cartone rivestito di carta color
mattone, senza titoli o diciture. Era intesa come legatura provvisoria, anche se molto più resistente
della comune brossura editoriale. La presenza di L. B. originale aumenta notevolmente il valore del
libro.
Rilegatura alla Bradel
Rilegatura in cartone che prende il nome da un famoso artigiano parigino del sec. XIX. Tipica di
questa legatura è una scanalatura che separa gli specchi del libro dal dorso. Questo consente una
facile apertura del volume. Fu adottata in seguito anche per le legature in tela e pelle, perché il
canaletto evitava la rottura nel punto di piegatura.
Rilegatura commerciale
Si chiamavano così le legature venute in uso nel XIX sec., realizzate a macchina e non più a mano.
Rilegatura da amatore
Si indica con questo termine una rilegatura di fantasia, detta anche ''da bibliofilo'' realizzata con
materiali di pregio, secondo il gusto del committente: dorso e angoli grandi (in genere la pelle del
dorso copre almeno un terzo dei piatti) in pelle pregiata (marocchino), tagli dorati, titoli dorati.
Rilegature corali
Splendide legature in uso nel secolo XV. Sono in cuoio scuro con stampi a secco impressi con ferri
monastici. Sono dotate di fermagli in ferro o in cuoio e il dorso porta impressioni a rombo
(losanga). I piani sono costituiti da assicelle di legno smussate.
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Ritratto dell'Autore
Immagine, incisa su rame o in litografia, che rappresenta il ritratto dell'autore dell'opera. Si trova di
solito in antiporta (v.), a piena pagina e fuori testo. Più raramente la si trova nel testo o dopo la
prefazione o la dedicatoria. Nelle edizioni moderne si usa riprodurre un ritratto fotografico ai
risvolti della sovraccoperta.
Rococò, Stile
Si identifica in linea di massima con gusto barocco tardo e domina gran parte dell'arte del '700. E'
sinonimo del francese ''rocaille''. Per estensione definisce, quasi sempre in senso dispregiativo, uno
stile di natura eccessiva e bizzarra, non necessariamente del '700.
Rosa dei venti
Figura circolare di dimensioni variabili divisa in 32 parti che indicano una direzione sull'orizzonte.
Otto di queste direzioni si dicono venti, perché servono a riconoscere la provenienza del vento: N
=Tramontana, NE = Greco, E= Levante, SE= Scirocco, S=Mezzogiorno, SO= Libeccio, O=
Ponente, NO= Maestro.
Rotativa
Macchina per stampa, costituita essenzialmente da un cilindro che fa pressione su una matrice
curva, anche questa poggiata su un cilindro a rotazione continua. La carta usata per la stampa è un
nastro continuo a rotolo o a bobina. E' il tipico procedimento di stampa dei giornali.
Rotocalcografia
Metodo di stampa in calcografia, cioè con matrici ad incavo, che si esegue con macchine rotative.
Molto usato per stampare illustrazioni in nero e a colori: si presta particolarmente alla realizzazione
di riviste illustrate, dette per questo ''rotocalchi''.
Rubrica
1. Anticamente si chiamava R. l'argilla rossa che serviva a tingere l'asticella di legno in cui era
arrotolato il volumen, la custodia dello stesso, e la striscia di pergamena o papiro che pendeva dal
rotolo su cui si scriveva il titolo.
2. Successivamente, poiché si usava colorare di rosso i capolettera e gli incipit, il termine R. venne
a significare le parti ''colorate in rosso'' di un volume.
3. Tale uso rimase in voga soprattutto nei libri liturgici, nei quali però il termine di R. venne ad
assumere il significato di norma didascalica con le indicazioni per la celebrazione dei vari riti. Di
regola le R. sono scritte in rosso nei libri liturgici, per distinguerle dalle formule di preghiera, in
nero.
4. Oggi si indica con il termine di R. un qualunque tipo di registro con le singole lettere dell'alfabeto
segnate in rosso su margini scalettati per favorire la ricerca delle varie voci.
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S
1. Diciassettesima lettera dell'alfabeto italiano. Corrisponde al sigma greco, ma deriva dalla S latina.
2. Da sola o con altre lettere è usata in molte abbreviazioni latine: sacerdos, Servius, Sextus,
sestertium. 3. In chimica è il simbolo dello Zolfo. 4. In geografia indica il Sud.
Saggio
Componimento letterario dai confini non facilmente definibili. Spesso è generico sinonimo di
studio, monografia, ma dovrebbe distinguersi da questi per una minore sistematicità e una maggiore
tendenza all'improvvisazione e alla sperimentazione personale dell'A. Il primo ad usare questo
termine fu Montaigne negli ''Essais''
Saghe
Da Sögur, racconti. Si tratta di racconti in prosa tramandati oralmente dalle popolazioni dell'Islanda.
Se ne ha notizia a partire dal X secolo. Costituiscono un documento unico, senza altro riscontro
nell'Europa Medievale e di grande importanza storica. La tradizione orale veniva conservata dai
''sagnamenn'', i narratori. Si tratta di racconti di varia natura: storie familiari, cavalleresche, storie
antiche ecc..
Salmi, Salterio
Composizioni poetiche usate anche in liturgia nella religione ebraica e in quella cristiana. Il termine
deriva dal greco psalmos, che indica una composizione destinata al canto con accompagnamento di
strumenti musicali a corda. La raccolta completa dei S. è nota anche con il nome di ''Salterio''. Il
numero dei S. è fissato a 150, ma in realtà molte sono le ripetizioni e le composizioni che sono state
separate in due unità, pur essendo originariamente un unico S. (ma è vero anche il contrario). Molte
di queste composizioni sono precedute da un generico titolo introduttivo. I S. che ne sono privi sono
detti dagli ebrei S. Orfani. Per quanto antichi, i titoli non sono originali. Il Salterio ha subito
correzioni e accrescimenti attraverso i secoli. La suddivisione in tre parti è fittizia e corrisponde al
vano tentativo di dividere i S. a seconda dell'Autore. La qualità artistica dei S. è varia, così come lo
stile, che va dal lirico al prosaico, ma la forma poetica è sempre piuttosto elegante. La chiesa latina
ha usato vari tipi di Salterio: quello ufficiale è del 1945. Molto più antico quello ''romano'', in uso
nella basilica di S. Pietro. Quello ''gallicano'', pure molto antico, si basa sulla traduzione che S.
Gerolamo fece dal greco e non dall'ebraico. Furono motivi politici e di conservatorismo che
impedirono l'uso del Salterio Ebraico realizzato dallo stesso S. Gerolamo, nonostante sia migliore di
quello gallicano.
Salvacondotto
Documento rilasciato da un paese belligerante a cittadini nemici perché possano raggiungere una
determinata località con un preciso scopo. Non trasferibile, rilasciato a tempo determinato o
indeterminato. La violenza contro gli intestatari di S. è considerata crimine di guerra. Molto
collezionati, e piuttosto rari, i S. antichi.
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Sbaveggio
Difetto di stampa per cui l'impronta dei vari elementi sulla carta appare non nitida, ma ingrossata o
anche sdoppiata. Può dipendere dal cattivo funzionamento delle macchine o da una imperfetta
tecnica di stampa.
Sceneggiatura
Elaborazione definitiva del soggetto di un film. Nella S. l'azione è suddivisa in scene e quadri
numerati, con indicazione del suono e dei componenti visivi: per questo è in genere elaborata su due
colonne (su una tutto ciò che è visivo, sull'altra tutto ciò che è auditivo, compresi i dialoghi).
Sciarada
Gioco enigmistico derivato dall'enigma. Consiste nell'indovinare, in base a definizioni o allusioni
varie, varie parole, una delle quali, detta intero, risulta composta dalle altre. L'origine della S. è
poco nota, ma alcuni esempi risalgono al XVII secolo, quando era piuttosto diffusa nei salotti
francesi. Si conoscono esempi di S. scritte da Voltaire, Schiller, Casti, Monti, Guerrazzi, F. Martini,
G. Giacosa, C. Pascarella, V. Alfieri e anche Papi quali Pio IX e Leone XIII
Scolio
1. Originariamente lo S. era un canto popolare conviviale, già in uso presso i Greci. Dapprima
monodico, divenne corale ed era accompagnato dalla lira o dal flauto. L'origine del nome non è
chiara. 2. Dal punto di vista filologico lo S. designa un commento ad un autore classico: si tratta di
brevi appunti, note, osservazioni, in genere scritti a margine di un manoscritto. L'attività degli
''scoliasti'' risulta preziosa per i filologi soprattutto quando, invece che semplici note, si trovano
appunti storici ed antiquari, trascrizioni di passi di altri autori, citazioni di opere anche perdute.
Scriba
Termine latino che indica lo scrivano, pubblico o privato. Lo s. privato poteva essere uno schiavo,
quello pubblico aveva il ruolo di vero e proprio segretario di un magistrato o di un ufficio pubblico.
Scrittura Capitale
Antica forma di scrittura tutta in maiuscolo, tipica delle iscrizioni di molti monumenti. Ispirò alcuni
tra i più riusciti caratteri tipografici.
Seta
Materiale usato come supporto per la scrittura, soprattutto in Cina e in genere in Estremo Oriente. I
cinesi fabbricavano seta fin dal IV millennio a C. Il suo uso nella produzione dei libri risale alla
stesa epoca, grazie anche alla comparsa del pennello di peli, che consente una calligrafia fine ed
elegante. Costosissima, non fu di uso corrente fino IV sec. d. C. Venne usata soprattutto per i testi
sacri e per la realizzazione degli annali imperiali o di libri d'arte di grande valore, ricchi di
illustrazioni dipinte. Si tratta di un supporto di eccezionale qualità e pregio, destinato però solo alle
classi sociali più ricche.
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La carta fu inventata proprio per fornire un supporto simile alla seta, ma notevolmente più
economico: secondo gli studiosi del Shuowen, dizionario etimologico compilato intorno al 100 d.
C., la radice del carattere cinese che indica la carta rappresenterebbe un filo di seta intrecciata. Si
deve anche ricordare che una delle prime materie usate per la produzione della carta fu proprio la
corteccia del gelso, pianta sulla quale si allevano i bachi da seta.
Silhouette
Profilo di persona (o cosa) realizzato tracciando semplicemente il contorno dell'immagine. Deve il
nome a Étienne de S. (Limoges 1709 - Brie-sur-Marne 1767), controllore generale delle finanze,
che si attirò le ire e l'ironia dei nobili per aver voluto ridurre al massimo le spese della Corte e i
privilegi dei nobili stessi. Si diceva ''à la Silhouette'' per indicare qualunque cosa, compreso i
disegni, avesse il senso della parsimonia...
Sillabario
Libro utilizzato per imparare a leggere. Fin dall'antichità si usò l'abbecedario, che si basava sul
metodo alfabetico, fondato sull'apprendimento iniziale dei suoni fondamentali delle lettere. Il
metodo alfabetico fu il più usato fino all'epoca moderna, quando fu sostituito da quello sillabico
che, all'inizio, apparve piuttosto artificioso. Si deve a Blaise Pascal l'invenzione di un metodo detto
''fonico'', che divide le vocali e le consonanti in gruppi di facile apprendimento per i bambini.
Questo metodo giunse in Italia solo nell'Ottocento, e fu poi rielaborato nel metodo misto ''fonicosillabico'', molto usato nell'insegnamento.
Slogan
Breve formula pubblicitaria, tendente a stupire o comunque ad attirare l'attenzione di chi la ascolta
o legge.
Stampa all'anilina
Procedimento di stampa che si basa sull'uso di matrici con componenti da stampare a rilievo. Le
matrici vengono inchiostrate con soluzioni di alcool colorate all'anilina. Il procedimento è stato
usato soprattutto per la decorazione di scatole e confezioni varie.
Stampa, o Ristampa Anastatica
Processo di stampa attribuito al tedesco Baldermuss (1844), ma anche ad altri. Consentiva di
ottenere facilmente riproduzioni precise di stampe e documenti antichi. Oggi si usano altre tecniche.
La ristampa anastatica viene eseguita di solito per la riproduzione di testi, documenti, incisioni,
divenuti ormai quasi irreperibili nel mercato antiquario, e consente al lettore di disporre del testo
nella sua forma originale. Disprezzata da puristi e dai bibliofili ''classici'', la R. A. ha comunque il
pregio non trascurabile di fornire preziose fonti di studio a basso costo ed esattamente riprodotte,
anche dal punto di vista tipografico, agli studiosi interessati all'argomento, che non sempre sono
nella condizione di potersi procurare l'edizione originale. La scarsa stima nei confronti delle R. A.
deriva soprattutto dalla qualità spesso mediocre della stampa e della carta (che assomiglia a quella
delle comuni fotocopie), ed anche della legatura (in genere semplici brossure a fogli incollati,
raramente meno modeste legature in piena tela). Esistono tuttavia anche occasionali R. A. di pregio,
realizzate su carta a mano, con legature artigianali, in poche copie. In genere sono stampate a cura
di istituti, spesso in occasione di mostre o di eventi importanti.
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Statuti comunali.
A partire dal XIII secolo, in quella che viene chiamata anche l'età dei comuni, vi fu un fiorire del
diritto statutario, sia locale che personale, che assunse caratteri diversi a seconda delle varie località.
Si distinguono di solito due grandi categorie di S., quello comunale e quello corporativo. Lo S.
comunale viene in genere distinto anche da quello rurale, che era proprio di aree geografiche ancora
in qualche modo dipendenti dalla giurisdizione feudale, con autonomia molto minore di quella
concessa ai liberi comuni. L'interesse che gli S. comunali suscitano negli studiosi e collezionisti di
cose locali è dovuto soprattutto alla presenza di un elemento costitutivo del tutto nuovo, quello delle
''consuetidines locorum'', che rappresenta la manifestazione più evidente di autonomia locale. Altri
elementi propri degli S. furono i ''brevi'', norme scritte dalle magistrature locali (consoli, dogi ecc.),
e le leggi comunali vere e proprie. Il contenuto degli S. C. è assai vario a seconda del luogo e del
tempo, anche se l'ordinamento sistematico viene di solito classificato in due grandi categorie: quello
lombardo-tosco, suddiviso in quattro libri (ordinamento comunale, diritto criminale, diritto privato,
giurisdizioni speciali, materie di polizia), ai quali se ne possono aggiungere altri due (responsabilità
per danni, procedimenti di appello), e quello romano, in cui la materia criminale è in genere posta al
IV o V libro. Raramente, però, gli S. riuscivano a coprire tutti i campi del diritto, e spesso si doveva
tornare a far ricorso al diritto romano giustinianeo.
Statuto
E', in genere, un insieme di regole stabilite da un'autorità, cioè una legge. Il termine però si riferisce
in particolare alle leggi fondamentali stabilite dai vari comuni in epoca medievale. Fu proprio in
ricordo delle antiche libertà comunali che nel periodo risorgimentale si cominciò ad usare
diffusamente questo termine, per indicare l'insieme di leggi emanate in seguito ai moti popolari del
1848. Ricordiamo lo Statuto Albertino, quelli di Ferdinando di Napoli, di Pio IX, di Leopoldo di
Toscana e simili. Le edizioni a stampa dei vari statuti comunali, soprattutto di epoca
cinquecentesca, sono molto ricercate dai collezionisti di storia locale.
Stenografia
Il termina deriva dal greco ''stenós'' (compresso) e ''gráfo'' (scrivo), ed indica un metodo di scrittura
che usa segni particolari e abbreviazioni che consentono una trascrizione del linguaggio e del
pensiero umano più rapida rispetto alla scrittura normale. Esistono vari metodi di scrittura
stenografica: i più importnati sono il sistema Gabelsberger-Noë, il sistema Meschini, e quelli noti
come Cima e Stenital. L'origine della S. è antica e si perde nella storia della scrittura in generale. Si
dice che una tecnica stenografica fosse usata da Senofonte. Cicerone, che la conosceva, chiese al
suo liberto Marco Tullio Tirone di adattarla al latino. Tirone creò circa 3000 abbreviazioni di parole
latine, dette notae. Il numero aumentò con i suoi successori, raggiungendo le 5000 abbreviazioni
intorno al IV secolo. Le notae di Tirone sono la base di tute le scritture stenografiche successive. Le
abbreviazioni si insegnavano in molte scuole romane, ed anche Giulio Cesare fu abilissimo
''notarius''. Una curiosità: se le Catilinarie di Cicerone ci sono giunte, lo dobbiamo proprio a Tirone,
che le stenografò. Solo nel XVIII secolo, però, la S. ebbe nuovo impulso (solo pochi tentativi di
aggiungere nuove regole erano stati fatti nei secoli precedenti). Si deve a Samuel Taylor, insegnante
ad Oxford, la comparsa della S. ''professionale''. Taylor creò una vera scrittura fonetica, ed assegnò
ad ogni fonema un solo segno di tipo geometrico (S. geometrica).
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Il suo sistema fu adattato alla lingua francese da Theodore Bertin nel 1792. Anche il Molina seguì il
metodo di Taylor per creare una S. italiana nel 1797. Importantissimo fu il lavoro di Filippo
Delpino, stenografo ufficiale del Parlamento Subalpino di Torino (1848). Curiosamente, uno dei
sistemi stenografici fondamentali della nostra lingua si deve ad un moravo, Enrico Noë, nato a
Iglau, ma padrone della nostra lingua già all'età di 15 anni, che pubblicò il suo adattamento a
Dresda nel 1863.
Storia della Letteratura Italiana
Titolo di molte opere nelle quali si tenta di descrivere organicamente il percorso storico della
letteratura italiana. Le prime raccolte ordinate di scritti comparvero solo nel Seicento. Tra i
precursori ricordiamo: -Giovanni Maria Crescimbeni e la sua Istoria della volgar poesia, comparsa
tra il 1698 e il 1711. -Giacinto Gimma, autore de L'idea della Storia dell'Italia letterata, del 1723. Francesco Saverio Quadrio, sotto pseudonimo, pubblicò nel 1734 il trattato Della poesia italiana. Lo stesso, tra il 1739 e il 1752, pubblicò Della storia e della ragione di ogni poesia. -Giammaria
Mazzucchelli, autore de Gli scrittori d'Italia (1753 - 1763). Ricordiamo alcune delle principali opere
di carattere generale: 1. La Storia della letteratura Italiana di Girolamo Tiraboschi comparve nel
1772-1781. E' un trattato ancora molto utile per la ricchezza di notizie. Conobbe subito un grande
successo, al punto che la prima ristampa è del 1782. 2. Il Manuale di Storia della Letteratura Italiana
di Francesco (detto Franco) Salfi, pubblicato postumo, nel 1834. 3. I secoli della letteratura italiana,
di Giambattista Cipriani, comparso tra il 1804 e il 1813, e dedicato soprattutto ai minori. 4. Della
letteratura Italiana nella seconda metà del secolo XVIII, di Camillo Ugoni, pubblicato nel 1820-22.
5. La Storia della Letteratura Italiana di P. Maffei, edita nel 1825, ristampata e riveduta dal Thouar
nel 1853, destinata soprattutto agli stranieri amanti delle lettere italiane. 6. Essay on the Present
Literature of Italy, di J. C. Hobbouse, pubblicato nel 1818, in parte compilato dal Foscolo. La prima
edizione italiana è del 1825. 7. Storia delle Lettere in Italia, di P. E. Giudici, pubblicata nel 1844 e
ristampata nel 1855 col titolo di Storia della Letteratura Italiana . 8. Storia della Letteratura Italiana
di Cesare Cantù, del 1865. 9. Storia della Letteratura Italiana di Francesco De Sanctis. Concepita
inizialmente come manuale ad uso dei licei, il disegno dell'opera si ampliò spontaneamente. Il
primo volume, che doveva essere l'unico, fu completato nel 1869, ma già nel 1871 il lavoro era
giunto al terzo volume. Capolavoro critico del De Sanctis, la Storia della Letteratura Italiana si basa
sull'idea romantica della storia come ''svolgimento''. I canoni interpretativi dell'Autore, di
ispirazione laica e positiva, si rifanno più ai francesi che agli storiografi italiani. Punto di partenza
della storia, opera che conclude definitivamente il medioevo e prelude, già comprendendola, tutta la
letteratura italiana a venire, è la Commedia dantesca. 10 . Storia della Letteratura Italiana di Adolfo
Bartoli, pubblicata nel 1878-1889. Si tratta del primo serio tentativo di ricostruzione storica
organica. L'autore, volendo ben definire le basi storiche, si dilunga sulla letteratura medievale. Il
lavoro fu completato con 11. I primi due secoli della letteratura italiana, pubblicati dal Vallardi a
dispense, e con 12 . I precursori del Rinascimento, dove il Bartoli si interessa in particolare ai
goliardi medievali. Con la pubblicazione de I primi due secoli.. del Bartoli, l'editore Vallardì
cominciò a dare alle stampe una grande opera a dispense. Vi apparvero 13. Il risorgimento (1878) di
Gioia Invernizzi, 14. La Storia della Letteratura Italiana nel sec. XVI di V. A. Canello (1880), 15. Il
seicento di B. Morsolin e 16. La Storia della Letteratura Italiana dall metà del Settecento ai giorni
nostri di G. Zanella. L'insieme fu riunito in una nuova compilazione che comparve alla fine dell'800
- inizio del '900. Una terza edizione, riveduta, comparve anche nel '900, con l'apporto, per il
Trecento, di N. Sapegno. 17. Poeti e scrittori d'Italia è il titolo di una raccolta di saggi di B. Croce. Il
filosofo non volle mai scrivere una Storia della Letteratura Italiana organica, perché riteneva che
l'argomento poteva essere trattato solo per monografie. 18.
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Alcune trattazioni scolastiche hanno raggiunto un valore ed una elevatezza di tono che le hanno rese
famose anche fuori dell'ambito scolastico. Si ricordano la Storia della Letteratura Italiana per uso
dei Licei, di V. Rossi, la Breve Storia della Letteratura Italiana di E. Donadoni, molte volte
ristampata con le aggiunte di F. Flora, La Storia della Letteratura Italiana di A. Momigliano e quella
di Mario Sansone , e ancora il famosissimo Compendio di Storia della Letteratura Italiana di N.
Sapegno. 19. Molto apprezzata è anche la Storia della Letteratura Italiana di F. Flora (I edizione
1940-1942), con una ricca parte dedicata al Novecento curata da L. Nicastro.
T
Diciottesima lettera dell'alfabeto italiano (o ventesima, se si comprendono anche le lettere J e K).
Deriva dal tau greco e dalla T latina. Il segno fenicio originale, che fu ripreso dai greci, aveva la
forma della croce di S. Andrea. 1. Nelle epigrafi romane era molto usata come abbreviazione; T =
tempus, ter, terra, testamentus; TI = Tiberius; T.T.L.S.= terra tibi levis sit ecc. 2. Come numerale
valeva 9, con due punti sovrapposti 9000. Presso i Greci indicava anche il 19° oggetto di una serie e
nelle somme di denaro, il talento. Presso i Romani indicò il numero 160, con una lineetta
sovrapposta indicava il 160.000. 3. In chimica, T4 indica un esplosivo; in fisica t indica il tempo o
la temperatura, T la temperatura assoluta; t è anche simbolo della tonnellata.
Tabulario
Edificio pubblico destinato ad archivio. Esisteva in Roma fin dai primi tempi della Repubblica. I
resti di una di queste costruzioni sono ancora visibili a Roma nella zona dove fu innalzato il Palazzo
Senatorio capitolino: era formata da una grande corte su cui si aprivano i vari uffici.
Tapa
Millenaria tecnica, diffusa in estremo Oriente e Oceania, utilizzata, tra l'altro, per la fabbricazione
della carta. La pianta del gelso (Brussonetia papyrifera) fu usata, oltre che per l'allevamento dei
bachi da seta, anche per la produzione di abiti: la corteccia, battuta con mazze, veniva fatta
macerare nell'acqua, trasformandosi in una pasta di fibre che, pressate, formavano una specie di
tessuto. Con lo stesso procedimento si giunse alla fabbricazione di alcune carte. La tecnica è ancora
usata in Nepal. La parte interna della corteccia del gelso, detta ''libro'', viene ridotta a lamine che si
fanno cuocere con cenere di legna. Si pestano poi le lamine ricavando fibre che vengono
ulteriormente pestate fino ad ottenere strati filamentosi che, diluiti con acqua, vengono passati al
setaccio. Quando lo spessore della pasta è omogeneo, si lascia asciugare al sole. L'asciugatura viene
fatta applicando il foglio su un cavalletto con una spazzola morbida. Questo spiega perchè il verso
del foglio, sul quale agisce la spazzola, risulta alla fine più ruvido del recto. L'aspetto del foglio
asciugato ricorda quello della carta assorbente. Per renderlo idoneo alla scrittura l'artigiano vi
applica, a mano, una pellicola impermeabile di amido di riso. In certi casi casi la pellicola di amido
è sostituita da una pellicola di cera. La carta così ottenuta ha spesso un particolare colore ambrato.
Nella preparazione della carta ''alla cinese'' è prevista, in certi casi, anche la coloritura del foglio. Si
usano di solito colori vegetali che allontanano gli insetti aggressivi. I fogli destinati a ricevere i testi
buddhisti vengono quasi sempre dipinti con giallo di alburno, pianta dal legno particolarmente
tenero.
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Tarlo
Nome generico usato per indicare le larve di varie specie di insetti xilofagi (Anobii) dannosi per le
librerie in legno, ma anche per i libri stessi. In particolare, le larve tendono ad attaccare le rilegature
costituite da assicelle di legno e, spesso, per portarsi da un piatto all'altro, perforano l'intero volume.
Attaccano facilmente anche carta e pergamena.
Tavolette di cera
Tavolette di legno ricoperto di cera usate dai Romani e dai Greci per scrivere con lo stilo.
Telecomposizione
Procedimento semiautomatico di composizione tipografica basato sulla trasmissione a distanza di
un testo con metodi telegrafici. Nella sua forma originaria il testo veniva trasmesso su un nastro di
carta perforata che, inserito in un apposito strumento, metteva in funzione una macchina
compositrice automatica.
Testimoniali
Lettere con le quali un parroco, a richiesta delle autorità ecclesiastiche, riferisce sulle qualità morali
e religiose di determinati parrocchiani.
U
Ventunesima lettera dell'alfabeto italiano (se si comprendono anche J e K), ultima delle vocali. Si
ritiene derivata dal segno ''wau'' dell'alfabeto fenicio, come le lettere V, W, Y. Il segno U è entrato
nell'uso in epoca tarda, come semplice differenziazione della V. In epigrafia fu utilizzata come
abbreviazione di uti, uxor, urbs. V.C. (U.C.) sta per Urbe Condita; A. V. C.: ab urbe condita. In
chimica è il simbolo dell'uranio.
Unopened
Termine inglese. Sta per ''a fogli chiusi'' (v.).
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V
Ventesima lettera dell'alfabeto italiano (se non si comprendono la J e la K). Deriva dal ''wau'' fenicio
e fu accolta nell'alfabeto latino con il suono della u italiana. E' già presente nelle epigrafi più
antiche, spesso con varianti nell'aspetto, che si ritengono dovute più ad un capriccio estetico degli
scritori che ad una diversità di suono vera e propria. Il segno v ebbe per molto tempo sia un uso
vocalico (u) che consonantico. Secondo Svetonio fu l'imperatore Claudio che cercò di separare i due
segni, senza riuscirci, al punto che l'uso indiscriminato di u e v durò per molto tempo. 1. In
Epigravia, la V. è abbreviazione di molti nomi (Valerius, Vopiscus, Vitellius). Sta anche per vale, per
uti, per urbs. V. A. sta per vixit annos o annis...; V. C. per vir consolaris, vir clarissimus, o anche
urbs condita; V. E. per vir egregius; V. P. per vir perfectissimus. 2. Come numerale è simbolo del
cinque, anche se sembra che più che la lettera V, intesa come metà della lettera X rappresentasse
una mano stilizzata. 3. In chimica è simbolo del Vanadio. 4. In fisica indica la velocità.
Vedette
Termine francese, indica una parte della composizione tipografica sulla quale è necessario attirare
l'attenzione del lettore (v. anche ''fromage'').
Versione dei Settanta
Si intende con questo termine, e con la sigla LXX la prima versione greca della Bibbia (v.), fatta ad
Alessandria d'Egitto ad uso degli ebrei ivi residenti, che ormai non comprendevano più la lingua
ebraica. E' detta per questo anche ''Alessandrina''. Iniziata intorno al III sec. a.C., fu compiuta sul
principio del II sec. a.C. Seguita anche dai primi cristiani, fu la base anche delle prime traduzioni
latine.
Volet
Termine francese, sta per ''aletta''.
W
w. a. f.
Abbreviazione di ''with all faults'' usata nei cataloghi librari americani e inglesi. Indica che il libro
in questione viene venduto così com'è e non si accettano reclami nè si restituisce l'importo del libro
in caso di difetti del volume.
Washi
Termine giapponese, derivato dalla fusione delle due parole cinesi wa (Giappone) e shi (carta,
materiale cartaceo). La parola entrò in uso in Giappone solo a partire dal XIX secolo, allo scopo di
differenziare la carta giapponese da quella cinese. La tecnica usata per la preparazione delle due
carte è in effetti diversa.
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Nel washi le fibre sono messe a bagno in una soluzione a base di lattice, che ha un effetto collante.
L'intreccio delle fibre si ottiene con un movimento a mano del setaccio. Inoltre, molte carte
giapponesi derivano dal riciclaggio della carta, già in uso nel secolo XIV-XVI. In Giappone si
riciclavano soprattutto i documenti d'archivio, allo scopo di decongestionare gli archivi stessi.
L'antica carta riciclata giapponese è comunque di ottima qualità, spesso di un bel colore grigio
chiaro.
WYSIWYG
Termine inglese che sta per ''What You See Is What You Get''. Indica una corrispondenza perfetta tra
quanto viene visto a monitor e quanto poi verrà pubblicato dalla stampante del computer. In realtà, a
causa delle differenze di definizione che possono esistere tra i due mezzi, non sempre la definizione
corrisponde al vero.
Z
Zine
Termine inglese (USA) derivato da ''fanzine'', a sua volta contrazione di ''fan magazine'', indica
pubblicazioni periodiche di bassa tiratura e scarsa circolazione, spesso eseguite con mezzi propri
(scrittura elettronica e fotocopiatrici) e per passione personale piuttosto che con fini di guadagno.
Affrontano di solito un unico tema, spesso di natura politica.
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