Modelli e regimi di welfare - Dipartimento di Scienze Umane per
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Modelli e regimi di welfare - Dipartimento di Scienze Umane per
Modelli e regimi di welfare Corso di Politiche Sociali Facoltà di Scienze della Formazione Università Milano Bicocca Anno Accademico 2011-12 Storicamente i sistemi di Welfare State si sono caratterizzati e si caratterizzano tuttora per alcuni aspetti specifici: La gamma e la generosità delle prestazioni L’ampiezza e le caratteristiche dei destinatari Le modalità di finanziamento Le modalità di amministrazione Nella descrizione delle principali tappe di sviluppo del Welfare State è già emersa la prima grande distinzione tra i modelli di welfare a seconda della tipologia di “copertura “ adottata. Modello universalistico Paesi anglo scandinavi – protezione per tutti i cittadini indipendentemente dalla loro posizione lavorativa Modello occupazionale Paesi continentali – protezione per i lavoratori con differenze specifiche determinate dalle differenti occupazioni MODELLO OCCUPAZIONALE MODELLO UNIVERSALISTA 1940-1980 OCCUPAZIONALE PURO OCCUPAZIONALE MISTO UNIVERSALISTA PURO UNIVERSALISTA MISTO Francia Italia Svezia UK Belgio Olanda Norvegia Germania Svizzera Danimarca Austria Finlandia Primo tentativo di classificazione del Welfare State TITMUSS (1974) 3 modelli o funzioni della politica sociale: MODELLO RESIDUALE lo Stato si impegna al minimo, limitandosi a fornire interventi di tipo temporaneo in risposta a bisogni individuali e solo quando gli altri canali di intervento (famiglia e mercato) non riescono ad attivarsi assistenza MODELLO REMUNERATIVO Lo stato fornisce protezione “completando” quella fornita dal sistema economico generale e che deriva all’individuo dalla sua posizione occupazionale assicurazione MODELLO ISTITUZIONALE-REDISTRIBUTIVO La protezione sociale pubblica costituisce il cardine di questo modello. Lo stato fornisce prestazioni di tipo universale sicurezza sociale I caratteri della tipologia di Titmuss RESIDUALE REMUNERATIVO ISTITUZIONALEREDISTRIBUTIVO CRITERIO BISOGNO LAVORO CITTADINANZA Destinatari Poveri Lavoratori Cittadini Copertura Marginale Occupazionale Universale Finanziamento Fiscale Contributivo Fiscale Ruolo dello Stato Minimo Complementare Sostitutivo Requisiti Prova dei mezzi Livello di spesa Basso Partecipazione/assicu Cittadinanza/residenz razione a Medio Elevato Complessivamente la tipologia di Titmuss riprende quanto abbiamo già visto rispetto a : assistenza, assicurazione e sicurezza sociale. A seguito delle differenti trasformazioni che hanno caratterizzato i sistemi di Welfare nella sua fase evolutiva fino gli anni ’70 sono diventati centrali, nella strutturazione dei differenti sistemi, specifiche questioni: Formule di computo delle prestazioni Gamma e qualità dei servizi Modalità di gestione e finanziamento L’autore che ha maggiormente contribuito a questo dibattito è stato Gosta Esping-Andersen. Secondo Esping-Andersen (1990) durante il lungo periodo espansivo del capitalismo keynesiano si sono consolidati 3 specifici regimi di welfare: Regime liberale Regime conservatore-corporativo Regime social democratico Con Regime di Welfare Esping-Andersen fa riferimento non solo alle politiche sociali dello Stato ma all’intero sistema in interconnessioni tra queste e il mdl da un lato e la famiglia dall’altro. Le funzioni dei regimi di welfare Gli esiti (outcomes) di un regime di welfare si possono valutare in base a tre dimensioni: DEMERCIFICAZIONE: indica il grado in cui la conformazione delle prestazioni sociali riesce ad attenuare la dipendenza dal mercato, consentendo agli individui di disporre di risorse e opportunità anche senza avere un reddito da lavoro (in quanto soggetti inattivi come casalinghe, bambini, anziani, malati, disoccupati); DESTRATIFICAZIONE: indica il grado in cui la conformazione delle prestazioni sociali riesce a contrastare e ridurre le disuguaglianze basate sullo status occupazionale o sulla classe sociale; DEFAMILIZAZIONE: indica il grado in cui la conformazione delle prestazioni sociali riesce ad attenuare la dipendenza dalla famiglia, consentendo agli individui di disporre di risorse e opportunità anche a prescindere dalla solidarietà e dagli obblighi familiari e parentali. Regime Liberale - caratteristiche Predominanza di misure di assistenza basate sulla prova dei mezzi (means test). Riconoscimento ai cittadini di diritti minimi in termini di protezione sociale, prestazioni sociali limitate e poco generose. Individuazione ristretta dei destinatari (bisognosi, poveri, individui ad alto rischio di esclusione). Riduzione minima dei compiti dello Stato, (promozione e incoraggiamento del ricorso al mercato, individualizzazione dei rischi). Regime Liberale - esiti Demercificazione bassa: forte dipendenza degli individui dal mercato (redditi, retribuzioni, rendite). Destratificazione bassa: dualismo tra il “welfare dei poveri” (pubblico) e il “welfare dei ricchi” (privato). Defamilizzazione media: dipendenza dal sostegno e dall’aiuto familiare per le fasce sociali deboli. Regime Socialdemocratico- caratteristiche Predominanza di misure a carattere universalistico basate sulla cittadinanza Riconoscimento del diritto alle prestazioni dello stato a tutti i cittadini; prestazioni sociali ampie, diffuse e generose (prevalentemente uguali per tutti) Individuazione particolarmente ampia dei destinatari: tutti i cittadini a prescindere dal bisogno, dalla prova dei mezzi, dalla posizione lavorativa Massima estensione del socializzazione dei rischi Politica sociale e occupazionale inclusiva e “produttivista”, cioè volta a massimizzare le capacità produttive dei cittadini ruolo dello Stato, massima Regime socialdemocratico - esiti Demercificazione alta: la dipendenza degli individui dal mercato è molto attenuata Destratificazione alta: eguaglianza di trattamento per tutti i cittadini, “tutti beneficiano, tutti si sentono in dovere di contribuire” Defamilizzazione alta: la dipendenza sostegno e dall’aiuto familiare è minima dal Regime conservatore/corporativo - caratteristiche Predominanza di schemi assicurativi pubblici collegati alla posizione occupazionale. Formule di computo delle prestazioni legate ai contributi e/o alle retribuzioni. Individuazione dei destinatari in base alla posizione occupazionale (destinazione prioritaria degli interventi ai “capofamiglia”); riconoscimento di prestazioni differenziate su base corporativa. Ampia estensione del ruolo dello Stato, enfasi sulla “sussidiarietà” dell’intervento pubblico in alcuni ambiti: lo Stato interviene solo se i bisogni non trovano risposta a livello individuale, familiare e di associazioni intermedie. Politica sociale e occupazionale che tende a scoraggiare ridurre la partecipazione al mercato del lavoro. Regime conservatore/corporativo - esiti Demercificazione media: la dipendenza individui dal mercato è relativamente attenuata degli Destratificazione medio-bassa: il welfare non contrasta le disuguaglianze sociali e la segregazione di genere Defamilizzazione bassa: la dipendenza dal sostegno e dall’aiuto familiare è massima e si protrae a lungo Critica al modello di Esping-Andersen Il modo in cui l’INDICE DI DEMERCIFICAZIONE è stato costruito. G.Esping-Andersen considera solo le politiche di trasferimento del reddito (vecchiaia, disoccupazione, malattia). Includendo altre voci di spesa come per esempio le pensioni di invalidità o le prestazioni per l’ assistenza sanitaria l’indice acquisirebbe un altro peso e la comparazione tra paesi ne risulterebbe modificata. Scarsa valutazione del ruolo della famiglia. La quarta Europa sociale (Ferrera): Spagna, Portogallo, Grecia e Italia I paesi dell’Europa meridionale rappresentano una variante del modello conservatore-corporativo che fa caso a sé in ragione di alcune marcate peculiarità . Le specificità del modello sud europeo: 1. Regolazione del mercato del lavoro fortemente dualistica (dipendenti pubblici e lavoratori delle grandi imprese molto protetti, tutte le altre categorie di lavoratori poco o per nulla protette). 2. Centralità del ruolo della famiglia e della rete di solidarietà parentale per l’intero arco della vita (la famiglia forte mediterranea). 3. Servizio sanitario nazionale universalistico. 4. Elevato particolarismo e basso grado di statualità (assunzione di responsabilità diretta da parte delle istituzioni dello Stato e indipendenza e autonomia dalle istituzioni politiche e sociali). Sulla base delle specificità territoriali sociali ed economiche si può ipotizzare anche l’esistenza di una quinta Europa sociale formata dai paesi neo comunitari dell’Europa dell’est. Specificità del welfare state italiano L’Italia spende per le politiche sociali il 26-28% del PIL, una quota più o meno in linea con la media dei Paesi europei. Tuttavia il sistema italiano di protezione sociale presenta alcune peculiari distorsioni (funzionale e distributiva) rispetto agli altri paesi europei. La distorsione funzionale La principale peculiarità italiana sta nella composizione interna della spesa pubblica: fortemente squilibrata a vantaggio della funzione di protezione sociale rivolta a “vecchiaia e superstiti” (assorbe circa il 62% delle spesa totale contro il 46% della media europea), cioè del sistema pensionistico. Si tratta dunque di una distorsione di tipo funzionale, che non si riscontra in nessun altro paese europeo La distorsione distributiva Un’altra peculiarità italiana è che all’interno delle varie funzioni di spesa, compresa quella pensionistica, vi è un netto divario di protezione fra diverse categorie occupazionali (accesso alle prestazioni e loro entità): gruppi sociali garantiti (lavoratori dipendenti della pubblica amministrazione e delle grandi imprese) gruppi sociali semigarantiti (lavoratori autonomi, lavoratori dipendenti delle piccole imprese e dei settori tradizionali) gruppi sociali non garantiti (lavoratori instabili e irregolari)