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r, 1'+ ltr'- Aprile 201 5 Focus j 39 II caso (spesso) regna, quindi. Ma poi siamo noi stessi a non accettarlo come tale e a "trasformarlo" in sfortuna, con vari meccanismi psicologici. Che scattano un po'per tutti, non solo per chi è particolarmente superstizioso. <Tendiamo a sottostimare il contributo del caso nella vita perché I'idea che molti eventi sfuggano al nostro controllo ci mette a disagio. Preferiamo cercare schemi e nessi causali, anche se inesistenti. E vogliamo un "colpevole", perché ci aiuta a farcene una ragione. Così finiamo per 40 | Focus Aprile 2015 prendercela con una fantomatica entità chiamata sfortuna su cui scaricare la responsabilità di disastri o sconfitte>, spieLegrenzi, professore emerito di ga Paolo psicologia all'Università Ca' Foscari di Venezia. <E poi quando il caso è a nostro favore non ce ne accorgiamo, o scambiamo la fortuna per abilità personali. Nessuno, infatti, accetta la casualità come ragione del proprio successo, ma solo del proprio fallimento: quando il fato ci gioca contro invece lo notiamo. È una distorsione mentale ben nota>. MEMORIA SELETTM. In questo meccanismo entra in gioco anche la memoria seÌettiva: notiamo e ricordiamo ciò che va storto. Ecco perché il computer s'inceppa quando abbiamo una scadenza di lavoro (succede anche altre volte, senza crearci ritardi) e all'esame c'interrogano sull'argomento che non abbiamo studiato (che dire delle volte in cui ci è stato chiesto ciò che sapevamo?). <Se pensassimo a quante cose sarebbero potute andare peggio, ci sentiremmo subito pirì fortunati>, suggerisce Legr enzi. MUTAZIONI GASUALI ilIALAîTIE. La notizia ha fatto il giro del mondo: due terzi dei tumori sono colpa della sfoÉuna. Alla base' lo studio di Bert Vogelstein e Cristian Tomasetti, Johns Hopkins University: hanno evidenziato che i tessuti che si rinnovano più velocemente sono più soggetti alla sfortuna di ammalarsi ("bad luck'). Se le cellule staminali si replicano spesso è più probabile che mutazioni casuali scatenino la proliferazione maligna. Lo studio ha sollevato un polverone. Ma il dato di 213 era stato male interpretato: si riferiva alla percentuale della differenza nel rischio-tumorc tra tessuti diversi spiegabile con variazioni nella divisione cellulare, non alla percentuale dei tumori. Una cosa complessa e diversa. Lo studio non includeva poi tumori diffusi. Gli autori volevano sottolineare il ruolo del caso, non toglierc impoÉanza a fattori di rischio e prcvenzione. occt saranno più veloci. Ma una volta su tre la nostra sarà la piir rapida. Perché non lo notiamo, invece? Primo perché tendiamo a g;uardarci attorno quando abbiamo fretta e siamo in coda da un po'; secondo perché, come abbiamo detto, notiamo di più le esperienze negative. Gli scienziati hanno esaminato anche un'altra classica sfortuna: quando siamo al volante in coda, abbiamo la sensazione di trovarci sempre nella carreggiata pirì lenta. Anche qui entra in gioco una distorsione di osservazione. Immaginiamo due colonne di auto che - pur procedendo a scatti - vanno alla stessavelocità. Si passa però più tempo fermi che in sorpasso: quando si riparte impieghiamo poco a superare molte auto. Così, mentre È uN Po' uMtDO... Un esempio classico di "sfortuna": si rompe un tubo, la casa si allaga, siamo fermi, abbiamo la sensazione che "tutti" ci superino. E, ancoraunavolta lo notiamo perché siamo già nervosi. C'è però un caso in cui Ia sfortuna è "oggettiva". Diverse ricerche hanno confermato che... Ia nuvola di Fantozzi - quella che lo segue in vacanza - esiste: piove di più nel week-end. Lo hanno rilevato per Sotto, iella multipla da cartone à animato per Homer Simpson: la o mala soÉe fa sorridere (gli altri). .E esempio Dominique Bàumer e Bernhard Vogel dell'Università di Karlsruhe: 6g a E Anche altre volte è la nostra distorsione nel percepire la realtà a farci sentire iellati. Pensiamo al paradosso dei picnic. Perché sediamo nello spiazzo piùr "sfortunato" del parco? Lewis Dartnell, oggi ricercatore dell'Università di Leicester, ha spiegato il fondamento scientifico. Da una certa distanza, considerando l'altezza dell'erba, la densità media e la pro- spettiva dellbsservatore, il prato ci appareuniforme e ordinato. Maè un'illusione ottica: quando ci awiciniamo ci accorgiamo che l'erba non è uniforme, ci sono buche e sassi. Ci si guarda intorno alla ricerca di un posto migliore ma è meglio rassegnarsi: l'erba delvicino sarà sempre più verde. Ancora con la "distorsione di osservazione" Dartnell spiega perché la nostra coda al supermercato ci sembrala più lenta quando abbiamo fretta. Immaginiamo di osservare tre code, la nostra e le due accanto, che hanno uguale probabilità di subire prima o poi rallentamen- ti (per esempio, se manca unprezzo).La Iegge della probabilità, dice Dartnell, ci dice che due volte su tre le altre due file hanno visto che in Germania iI sabato è in media il giorno piìr piovoso della settimana (seppur di poco) e quello con la temperatura più bassa. La colpa non è del fato, ma dell'inquinamento: gas e polveri formano nell'atmosfera aerosol che influiscono localmente sul clima, per esempio funzionando come nuclei di condensazione per le nubi. Creano un ciclo settimanale: aumentano nella settimana lavorativa e calano dalweek-end, quando però sivedono i loro effetti. QUESTo È ltrtposslHlE. C'è poi il problema che le leggi della probabilità sono controintuitive. Tendiamo a scambiare un evento raro - unesito sfavorevole nella lotteria di tutti i possibili accadimenti - per qualcosa che solo "una sfortuna incredibile" può aver causato. <Ci siamo inventati superstizioni, profezie, divi- ) Aprile 2015 Focus 141 Gli eventi che ci sembrano "impossibili" accadono futti E basta cambiare un po'le ciicostanze perché diventino anche più probabili niti miracoli, fenomeni paranormali e parapsicologicil, dice David Hand, professore di statistica all'Imperial College di Londra, nel suo libro 11 caso n on esiste (Rizzoli). <Ma gli eventi più incredibili accadono tutti i giorni. Per spiegarli, ab- biamo bisogno solo delle leggi della probabilitb. Prendiamo Roy Sullivan, una guardia forestale della Virginia. È stato colpito daunfulmine settevolte nellasua vita, dal 1942 aI 1977, riportando ustioni. Le probabilità che ciò succedesse erano infinitamente basse, quindi Sullivan ci sembra un primatista della iella. Eppure, spiega Hand, la sua storia non è così assurda come sembra, trattandosi di una persona che passava la propria vita a girare per i parchi nei temporali. Si chiama "legge della leva di probabilità": un leggero cambiamento delle circostanze può avere un effetto enorme sulle probabilità che eventi rari accadano. Ogni "sfortuna", argomenta Hand, ha il suo perché. A volte dipende dalla legge dei grandi numeri: con un numero abbastanza grande di possibilità, qualsiasi cosa incredibile può succedere. Il guaio è che la nostra mente va in confusione con le regole del caso. Ogni tanto, la statistica aiuterebbe a sentirci meno fantozziani. A CONFRONTO. Un altro fattore che entra in gioco, poi, è il confronto con gli altri. Se guadagni meno del tuo collega, non importa quanto sia alto il tuo stipendio, puoi sentirti sfortunato. Paradossalmente, come ha scoperto Daniel Kahneman, premio Nobel per l'economia nel 2002, molti sarebbero più contenti a percepire meno, purché la propria busta paga superi quella del collega. per lo stesso motivo, di solito un atletache conquista la medaglia d'argento si sente pirì infelice di chi ha meritato il bronzo: i secondi classificati tendono a pensare che se avessero fatto un po'meglio sarebbe- ro arrivati primi, i terzi invece sono pirì propensi a ritenere che se avessero fatto anche solo un po'peggio, sul podio non sarebbero nemmeno saliti. Per chi si sente sempre un po, sfortuna- tq poi, entraingioco anche un,attitudine generale. <L'atteggiamento psicologico nei confronti della sfortuna fa un,enorme differenza tra chi sembra avere una propensione ad attirarla e chi sa come scansarla>, conferma Legrenzi. eualche anno fa, una ricerca condotta dallo psicologo Richard Wiseman dimostrò con una serie di test su centinaia di volontari che effettivamente la vita sorride a chi pensa positivo, perché sa cogliere le occasioni favorevoli e vedere il bicchiere mezzo pieno. A chi è particolarmente superstiziosovaanchepeggio: uno studio di Simo Nàyhà dell'Università di Oulu, in Finlandia, awebbe evidenziato che il rischio di morire in un incidente stradale di venerdì 13 (l'equivalente nordico di venerdì 17) è un po'maggiore rispetto ad altri venerdì. Il motivo? Lhnsia sembrerebbe distrarre i superstiziosi dallaguid4 nella pirì classica profezia che si autoawera. RESISTERE. Ma fregare la sorte si può. <Impariamo a reagire e resistere alle avversità della vit4 perché quel che non ci distrugge ci fortifico, dice Legrenzi. <E grardiamo lontano: a volte grandi sfortune nel breve termine si rivelano le migliori fortune che ci potessero capitare>. E consoliamoci, almeno come specie: i dinosauri, loro sì, <sono stati vittime di una colossale sfortuna>. Parola di Steve Brusatte, Università di Edimburgo (Gb). <Non solo ci fu l'impatto di un asteoride (circa 65 milioni di anni fa), ma questo successe nel peggior periodo possibile, quando erano più vulnerabilil. Attività vulcanica e cambi ambientali avevano creato problemi nelle catene alimentari: se l'impatto fosse awenuto qualche milione di anni prima o dopo, calcola Brusatte, i dinosauri sarebbero soprawissuti. È stato un caso. Ma che sfortuna... @ Daniela Gipolloni 42 | Focus Aprile 2015 CENTRATO. Ci sono vari esempi di persone colpite da fulmini non una sola, ma persino più volte. BEFFE SCIE]ITIFICHE TROPPO TARDI. ll destino sembra buggerare anche gli scienziati. Tutti conoscono Gharles Darwin, il padre della teoria dell'evoluzione. Ma un altro naturalista inglese, Alfred Russel Wallace, formulò la stessa teoria e nel 185i8 scrisse a Danvin, che da vent'anni lavorava alla sua ipotesi. Danadn riconobbe il suo apporto e pubblicarono insieme un articolo. Poi, spronato, si decise a pubblicare il proprio lavoro nel 1859, in Eortgine delle specie. Wallace non ebbe altrettanta fama. Un po'beffato dalla sorte anche il matematico Andrew Wiles, celebre per aver dimostrato I'ultimo teorema di Fermat. Ha avuto molti premi ma non la medaglia Fields, il "Nobel" per i matematici: è data agli under rO e Wles li aveva appena compiuti quando, nel i994, dimostrò il teorema.