I miei poeti tradotti su "Avvenire"

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I miei poeti tradotti su "Avvenire"
EnDn La poesia
del «bricoleur»
Letteratura
In volume le traduzioni
che il poeta e critico
scomparso nel 2010
sentiva più "sue",
da Villon a Claudel
Un "artigianato
della parola" che crea
attraverso la riscrittura
BIANCA GARAVELLI
I
l suo sguardo si posava sulle persone con dolcezza, accompagnando
le parole pronunciate con calma riflessiva. Ho conosciuto Luciano Erba come persona subito dopo che
come poeta e studioso, con l'occasione di un'intervista per questo
quotidiano, sul tema delle stagioni viste
dai poeti. La sua stagione era l'inverno: un
inverno fecondo, cordiale, vissuto affettivamente attraverso le luci natalizie sulla
neve, i veli della nebbia sui rami degli alberi nei parchi di Milano, l'attesa della primavera, promessa in ogni breve giornata.
Luciano Erba mi aveva ricevuta nella sua
casa milanese, e dopo l'intervista avevamo chiacchierato piacevolmente, grazie
alla sua conversazione raffinata e intervallata da piccoli exploit di pacato
umorismo. Mi aveva raccontato di sé, della sua famiglia, un piccolo universo
femminile, e prima di
salutarci mi aveva fatto
conoscere la sua cagnolina, che aveva da
poco avuto una bella
cucciolata e che lui e
sua moglie stavano cu-
rando con le vitamine,
per aiutarla nell'allattamento. Cure affettuose
che Erba prodigava alla sua
poesia, al suo insegnamento fera professore di Letteratura francese e Letterature comparate all'Università Cattolica di Milano) e alle sue traduzioni, da poeti amati e diventati suoi compagni di viaggio. Tanto che ora, per ricordarne il compleanno, Franco Buffoni (in collaborazione con Lucia Erba e Anna Longoni) cura
per Interlinea un suo libro di traduzioni
del 1991, arricchendone i contenuti originali: I miei poeti tradotti. Testi originali
e traduzioni da Cendrars, Claudel, De
Sponde, Frénaud, Gautier, Gunn, Hugo, Jacob, Machado, Michaux, Neruda, Ponge,
Racine, Reverdy, Rodenbach, Saint-Amant,
SwensoneVillon (pagine312. Euro 18,00).
Lo presenterà, insieme a Giuseppe Langella e Marisa Verna dell'Università Cattolica, e all'editore Roberto Cicala, a sua
volta studioso della poesia di Erba, domani alle 17.30 alla libreria Vita & Pensiero proprio dell'Università Cattolica di Milano, in cui tanto tempo Erba aveva trascorso.
Libro dedicato idealmente alla moglie del
poeta, Mimia, e alle sue figlie, con il rammarico di non poterne festeggiare l'uscita con lui il giorno 18 settembre, la sua data di nascita: Erba avrebbe compiuto novantadue anni, se non si fosse spento nell'estate del 2010. Nel libro ci sono traduzioni da molti poeti francesi, come Villon,
Claudel, De Sponde e Gautier, ma anche
da Neruda e Machado, con un'apertura
totale alla grande poesia che ha rappresentato il mondo in un modo che Erba
sentiva "suo" tanto da esprimere nell'aggettivo possessivo del titolo questo
senso di appartenenza. Infatti,
come avviene per le grandi
traduzioni d'autore, alcuni
di questi testi rinascono
nella trasposizione in
lingua italiana, assumendo una nuova vita
autonoma. È l'effetto
che il curatore definisce
delle "traduzioni-testo", e
che avviene raramente, ma
che quando si realizza fa assistere alla nascita di un nuovo libro
d'autore, come nel caso, si potrebbe aggiungere, dei Lirici greci di Salvatore Quasimodo. Lo stesso
Erba ci offre una via per interpretare le sue scelte come traduttore, definendosi un bricoleur, con l'autoironia che lo contraddistingue, ma pur sempre
nel senso nobile del termine: un artigiano esperto e attento, un cultore della parola che cerca di esaltarne il valore profondo.
Possiamo vederlo leggendo le
poesie di questo libro: non c'è solo accuratezza formale, ma una forza intrinseca, e nel contempo una leggerezza
dei versi che solo chi fa a sua volta poesia
può trasmettere a un testo tradotto. Nel
rispetto amoroso per il testo originale,
sempre: la libertà del traduttore non cal-
A destra, Luciano Erba
nel suo studio
pesta l'originale, ma lo esalta. Cosi in Villon le espressioni colloquiali sono attualizzate, in modo da riprodurre la vivacità
di un dialogo aperto con i lettori: «Ditemi
un po'» è la frase anteposta alle domande
sulle «belle dame di un tempo che fu». La
scelta della poesia Natale di Max Jacob,
dove il «nuovo Nato» rivela profeticamente
la sua grandezza, conferma l'interesse di
Erba per i temi religiosi. Un piccolo capolavoro la poesia di Machado La plazay los
naranjos encendidos, che diventa Mi sorride la piazza: Erba ne ricrea i colori e il
movimento dei bambini che danno vita
«ai cantoni delle morte città» e fanno «sorridere» anche la piazza stessa. E così via
leggendo, ogni volta con intensità e passione, oltre che con rigore filologico e precisa attenzione metrica.
La libertà del traduttore, nel rispetto
amoroso per il testo, non calpesta
l'originale ma lo esalta. Infatti,
come avviene per le grandi versioni
d'autore, alcuni di questi testi rinascono
nella trasposizione in lingua italiana,
assumendo una nuova vita autonoma
È l'effetto che il curatore, Franco Buffoni,
definisce delle "traduzioni-testo"