pro natura novara onlus gruppo malacologico novarese

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pro natura novara onlus gruppo malacologico novarese
PRO NATURA NOVARA
ONLUS
GRUPPO MALACOLOGICO
NOVARESE
Gianfranco Vischi
([email protected])
n. 13 – Marzo 2011
NEOBERNAYA SPADICEA
Ettore Molteni
Conchiglia piriforme con le estremità molto grosse e taglienti, denti numerosi. Base e margini senza
macchia. Dorso di colore più scuro e uniforme. L'animale delle specie viventi ha sviluppo diretto.
Ha un mantello semi-trasparente grigiastro con papille nere che secernono un pigmento viola
quando disturbata. Una sola specie vivente (spadicea; California) dal Pliocene (come Spadicea
Fernandoensis, Arnold 1907).
Cypraea Spadicea (Swainson, 1823)
Nome inglese: Chestnut/date cowry (letteralmente Cypraea castagna)
Descrizione generale della specie
Località: California; Forma: Elongata-piriforme. Estremità molto grosse e spesse. Base grigioazzurra. Bordi alti e leggermente più scuri, con contorno castano. Dorso marrone scuro rossastro,
irregolarmente rivestito.
Dimensioni: da 30 a 81 mm.
Habitat: intertidiale a 50 mt, per lo più esposti a coralli molli o su rocce.
La Cypraea Neobernaya spadicea è la sola specie che si trova solo nella sua area di distribuzione.
Come una specie di acqua fredda, si riproduce probabilmente con sviluppo diretto. Le papille
secernono un pigmento viola se perturbate; una caratteristica unica nella famiglia delle cypraee. La
caratteristica concologica della dentizione, delle estremità, la forma generale, e la fossula si
riferiscono alla famiglia delle Zonarie. I parenti più stretti Zonaria nigropunctata e Zonaria annettae
non si discostano di molto. La specie assomiglia anche alla famiglia delle Nesyocypraea e delle
Zoila in alcune funzioni. Se si confrontano per esempio le estremità molto grosse e spesse della
Zoila Venusta, e la base opaca e la
cornice scura attorno al dorso delle
Nesyocypraea.
E’ molto interessante l’effetto di
pigmentazione rossa che hanno invece
alcuni esemplari ritrovati nella zona
californica di Monfalcone Long Beach
dove c’è tutt’ora un relitto affondato
nel passato che rilascia sostanze
ferrose.
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La Superfamiglia Conoidea tra passione e pazienza
Alberto Assi
Gentili collezionisti ed appassionati continuiamo il percorso intrapreso inserendo così altre specie: il
“Conus axelrodi”, il “Conus musicus” , il “Conus locumtenens” il “Conus loroisii” ed il “Conus
zonatus”. Ripetiamo sempre che l’approccio con le specie sarà di natura estremamente semplificata
per non ripetere ciò che le numerose pubblicazioni già riportano in maniera esaustiva, ma si
rappresenteranno le loro varietà le quali saranno nominate con (v) anche se questa denominazione
non è contemplata dal codice per la Nomenclatura Zoologica ICZN 4° edizione in vigore ma serve
per distinguere le varietà stesse (si spera che, come in botanica, i ranghi tassonomici vengano
riconosciuti fino alla forma ed alla varietà !!).
Conus axelrodi (Walls, 1978)
Conoidea - conidae puncticuliinae - rolaniconus - axelrodi
Il rolaniconus axelrodi è presente nell’area Filippina e compreso tra Taiwan e Papua N.G.
E’ un cono d’acqua bassa molto comune.
Rispetto all’olotipo in figura vi sono 6 varietà:
La (v) “orange” presenta una colorazione appunto aranciata. La forma è presente in tutta l’area
geografica di riferimento.
La (v) “orange dotted” presenta oltre alla colorazione aranciata anche delle puntinature. Questa
varietà è presente in tutta l’area geografica di riferimento.
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La (v) “pink” presenta una colorazione appunto rosata. Questa varietà è presente in tutta l’area
geografica di riferimento.
La (v) “red” presenta una colorazione appunto rossa. Questa varietà è presente in tutta l’area
geografica di riferimento.
La (v) “red dotted” presenta oltre alla colorazione rossa anche delle puntinature. Questa varietà è
presente in tutta l’area geografica di riferimento.
La (v) “white” presenta una colorazione appunto bianca. Questa varietà è presente in tutta l’area
geografica di riferimento.
rolaniconus axelrodi – Olotipo - DMNH
axelrodi (v) orange
axelrodi (v) orange dotted
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axelrodi (v) pink
axelrodi (v) red
axelrodi (v) red dotted
axelrodi (v) white
Conus musicus (Hwass in Bruguière, 1792)
Conoidea - conidae punticulinae - harmoniconus - musicus
L’ harmoniconus musicus è diffuso e presente nell’area indo pacifica ed in particolare dalla zona
Indiana/Sri Lanka, fino all’Australia comprese le Is. Filippine. Generalmente non arriva oltre la
Regione Indiana. Son presenti nell’acqua bassa e rocciosa fino ai 18 metri di profondità.
Rispetto al Lectotipo in figura vi sono 2 forme e 5 varietà diffuse:
La (f) “ceylanensis” presenta una colorazione caratteristica e molto sfumata in una colorazione
bruna. La diffusione è particolare nella zona dall’Isola di Sri Lanka fino alla Thailandia.
La (f) “mighelsi” presenta una colorazione caratteristica rossa col pattern del musicus. La diffusione
è più particolare nella zona adiacente il Pacifico.
La (v) “granulose” presenta la superficie granulare. La diffusione è in tutta l’area di riferimento.
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La (v) “light” presenta la colorazione ed il pattern poco definiti. La diffusione è in tutta l’area di
riferimento.
La (f) “ceylanensis” (v) “granulose” presenta la colorazione caratteristica ma granulare. La
diffusione è in tutta l’area di riferimento del “ceylanensis”.
La (f) “mighelsi” (v) “granulose” presenta una colorazione caratteristica ma granulare. La
diffusione è in tutta l’area di riferimento del “mighelsi”.
Harmoniconus musicus
Lectotipo
musicus (v) granulose
musicus (v) light
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musicus (v) light granulose
musicus (f) ceylanensis (v)
granulose
harmoniconus musicus (f) ceylanensis
Neotipo ZMUA
harmoniconus musicus (f)
mighelsi Original Figur
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musicus (f) mighelsi (v)
granulose
Conus locumtenens (Blumenbach, 1791)
Conoidea - conidae coninae - leptoconus - locumtenens
Il leptoconus locumtenens è diffuso e presente nella zona del mar Rosso, golfo di Aden compresa la
costa Nord della Somalia. E’ presente tra i 2 ed i 10 metri di profondità in fondale sabbioso.
Rispetto al tipo di esempio in figura vi sono 2 forme e 2 varietà:
La (f) “coxianus” presenta assenza di pattern tipico. La diffusione è particolareggiata alla sola costa
Somala.
La (f) “multicatenatus” presenta un pattern chiaro grossolano con bande spirali evidenti. La
diffusione è in tutta l’area di riferimento.
La (v) “brown” presenta pattern caratteristico su fondo marrone. La diffusione è particolareggiata in
tutta l’area di riferimento.
La (v) “schech” presenta scarsità di pattern e colore chiaro. La diffusione è particolareggiata nei
pressi delle Is. Dahalak.
Leptoconus locumtenens
Tipo di esempio
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locumtenens (f) coxianus
Olotipo BMNH
locumtenens (f) multicatenatus
Olotipo BMNH
locumtenens (v) brown
locumtenens (v) schech
Sintipo BMNH
Conus loroisii (Kiener, 1845)
Conoidea - conidae puncticuliinae - dendroconus - loroisii
Il dendroconus loroisii è diffuso dall’India alle Is. Filippine ma lungo le coste quindi non nella zona
Indopacifica Sud ed Est. Si trova fino ai 35 metri di profondità ma la sua forma può arrivare anche a
70 metri.
Rispetto al Sintipo in figura vi sono 2 forme e 5 varietà di una forma:
La (f) “huberorum” (la forma dei 70 metri di profondità) la quale presenta una forma particolare e
senza pattern. La diffusione è particolareggiata tra l’India ed il golfo del Bengala.
La (f) “insignis” caratterizzata dalle righe spirali. La diffusione è in tutta l’area geografica di
riferimento.
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La (f) “insignis” (v) “dark” caratterizzata dalle righe spirali su colore marrone scuro. La diffusione è
in tutta l’area di riferimento.
La (f) “insignis” (v) “grey” caratterizzata dalle righe spirali su colore grigio. La diffusione è in tutta
l’area di riferimento.
La (f) “insignis” (v) “lineless brown” caratterizzata dalla assenza delle righe spirali su colore
marrone scuro. La diffusione è in tutta l’area di riferimento.
La (f) “insignis” (v) “lineless grey” caratterizzata dalla assenza delle righe spirali su colore grigio.
La diffusione è in tutta l’area di riferimento.
La (f) “insignis” (v) “lineless light brown” caratterizzata dalla assenza delle righe spirali su colore
marrone chiaro. La diffusione è in tutta l’area di riferimento.
dendroconus loroisii
Sintipo MNHN
loroisii (f) insignis
loroisii (f) huberorum
Olotipo MNHN
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loroisii (f) insignis (v) dark
loroisii (f) insignis
(v) lineless brown
loroisii (f) insignis (v) grey
loroisii (f) insignis
(v) lineless grey
loroisii (f) insignis
lineless light brown
Conus zonatus (Hwass in Bruguière, 1792)
Conoidea - conidae puncticuliinae - rhomboconus - zonatus
Il rhomboconus zonatus è diffuso nell’area dall’india all’Indonesia attraverso il golfo del Bengala e
le Is. Andamane. Si trova intorno ai 30 metri di profondità.
Il Lectotipo in figura:
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(v)
rhomboconus zonatus
Lectotipo ZSI
FAMIGLIA CAMAENIDAE
Genere Amphidromus
Silvano MInuto
Gli amphidromus sono gasteropodi terrestri, quindi polmonati, che vivono sulla vegetazione; le
loro dimensioni sono abbastanza grandi e possono superare anche i 4 centimetri. La colorazione è
spesso molto elaborata con colori sgargianti. La forma è conica allungata con 5/8 spire. L’apertura
ovale può essere destrorsa o sinistrorsa (anche per la stessa specie), non sono presenti denti o pieghe
columellari.
I viaggiatori del 18° secolo provenienti dall’Indonesia ne portarono in
Europa parecchi esemplari, ma di questi pochi erano esperti malacologi.
Le descrizioni di quel periodo sono spesso incomplete e le località di
provenienza dubbie. In senso assoluto le prime descrizioni sono
addirittura precedenti come Amphidromus laevus . (Müller, 1774) e la
forma Amphidromus perversus aureus Martyn, 1784.
Il 19 ° secolo vede la descrizione di molte varietà, ma con indicazioni
molto succinte. Nel 1867 Eduard von Martens con una pubblicazione
cerca di descriverne le caratteristiche. Questo lavoro dimostra una
notevole complessità di questo genere legata alla distribuzione degli esemplari. Molto di quello
scritto da Martens è ancora valido ai giorni nostri. Successivamente, nel 1896, Hugh Fulton
raggruppa gli Amphidromus in diciotto gruppi, 64 specie contenenti 142 nomi specifici e varietà.
Nel 1900 esce il Manuale di Conchology di Henry Augustus Pilsbry ; il numero di specie arriva a
81, suddivisi in diciannove gruppi. Lo studio del Pilsbry rimane l'unica monografia illustrata del
genere, ed è ancora indispensabile per qualsiasi studio serio.
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Nel 1900 gli Amphidromus vengono studiati come componente faunistica dei territori.
A questo proposito si ricordano i lavori di:
- Paul Bartsch (1917, 1918, 1919) relativamente alle specie filippini,
- Rensch Bernhard (1932) sulle Isole della Sonda,
- Tera van Benthem Protesa (1950, 1959 ) sulle popolazioni di Giava e di Sumatra (praticamente
completa).
-Curt Haniel (1921), (contributo prezioso) che ha discusso la variazione di Amphidromus contrarius
e Amphidromus reflexilabris su Timor . Variazioni in colore e forma sono state ben illustrate in una
serie di tavole a colori.
-Frank Fortescue Laidlaw & Alan Solem (1961) si soffermano sui rapporti di forme di colore delle
specie descritte
-Adolf Zilch Michael (1953) esamina gli esemplari del Museo Senckenberg e illustra molte specie
precedentemente tralasciate.
Seguono poi molti contributi di approfondimento sparsi su libri e riviste contenenti nuove forme di
colore e sottospecie, non sempre riconosciute.
Distribuzione
Gli Amphidromus si rinvengono nel nordest dell'India , in tutta la Birmania , Penisola malese ,
Thailandia , Laos , Cambogia , Vietnam , Indonesia fino est del Sulawesi , Banda Islands , Timor e
Isole Tenimber (ma non su Ceram, Buru, Halmahera, Batjan Island, Isole Obi, l'Aru e le isole Kei, o
l'arcipelago e alcune isole Talaud Celebesian), nel sud della Filippine, in particolare Mindanao e il
Balabac, Palawan, e nel nord dell'Australia .
Non sono stati rinvenuti esemplari fossili di questo genere.
Popolazioni indigene di Java si nutrivano di questi molluschi.
Come detto, in alcune specie l’apertura può essere destrorsa o sinistrorsa, un numero significativo di
specie può avere entrambe queste caratteristiche. La proporzione di questa dimorfismo di
avvolgimento è variabile e non sono note le cause.
Prima del 1900 la somiglianza con le chiocciole arboricole del Sud America ha portato ad associare
Amphidromus con le Bulimulidae. L’osservazione delle parti interne ha mostrato chiaramente che
le caratteristiche anatomiche erano quelle legate alla famiglia delle Camaenidae.
Sottogeneri e specie
Gli studi attuali
A tutto il 2010 sono stati riconosciuti 87 specie nelle
Amphidromus più un certo numero di sotrtospecie.
Gli Amphidromus sono suddivisi in due sottogeneri:
sottogenere Amphidromus Albers, 1850
Amphidromus atricallosus
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Amphidromus perversus butoti
sottogenere Syndromus Pilsbry, 1900
Amphidromus (Syndromus) poecilochrous
Amphidromus (Syndromus) pictus
Di queste conchiglie terrestri arboree si hanno poche informazioni riguardanti le modalità di vita e
le abitudini alimentari. La loro dieta non è nota, si sa che Amphidromus atricallosus perakensis si
nutre probabilmente di microscopici funghi, di licheni o di alghe terrestri.
Alcune osservazioni casuali sulla loro vita sono sparse in letteratura. E’ noto il contributo di Eugen
Paravicini (1921) sulla deposizione delle uova.
Nessuna informazione era disponibile fino a pochi anni fa sul loro ciclo di vita, durata, tasso di
crescita. Poi:
nel 2005 Schilthuizen ed altri descrivono la struttura spaziale di una popolazione di
Amphidromus inversus della Malesia.
nel 2007 sempre Schilthuizen ed altri dimostrano che sono presenti delle selezioni sessuali. In
accoppiamento si cercano (quando possibile) chiocciole con chiralità opposta. Ciò significa che la le
destrorse cercano esemplari sinistrorsi e viceversa.
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Gli Amphidromus sono predati dagli uccelli e
in particolare dal “Barber Megalaima
refflesii”. Molte conchiglie sono state trovate
nella tana di un topo in Malesia.
Barber Megalaima refflesii
Centinaia di canocchie spiaggiate a Punta Marina
Uccise dal gelo, diventeranno il pasto delle tartarughe dell’ospedale dei cetacei
12.2.2012
PUNTA MARINA - Con quello che costano (a Capodanno anche 30 euro al chilo), sapere che
andranno a sfamare le tartarughe di Riccione, un po’ infastidisce. Ma, del resto, altro destino non
poteva esserci per quelle canocchie morte spiaggiate, assieme a vongole, cozze e conchiglie
assortite, sulla battigia di Punta Marina. Il killer della Squilla mantis, nome scientifico della nostra
canocchia, è il gelo polare di questi giorni. Questo tipo di crostacei, infatti, non tollera le
temperature sotto lo zero e, quando nuota su fondali relativamente bassi (dalla fanghiglia esce, per
mangiare e per riprodursi, solo di notte), avverte il freddo e, spesso, ne rimane vittima. A portarle a
riva, poi, ci pensa la corrente che, in questi giorni, ha soffiato violenta sul litorale ravennate.
Ieri, a Punta Marina, se ne contavano a centinaia, un vero strazio per i gourmet del “brodetto”,
viste le tariffe astronomiche con le quali le canocchie vengono vendute al mercato del pesce. Ma
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perché tanto “bendiddio” non venisse disperso, qualcuno ha opportunamente allertato i volontari
della Fondazione Cetacei di Riccione, che sono giunti sulla costa ravennate “armati” di sacchi
capienti. Le canocchie, infatti, saranno utilizzate come cibo per sfamare le tartarughe ospitate presso
l’Ospedale delle Tartarughe gestito dalla Fondazione stessa
Fonte: sito Romagnanoi
Analisi effettuate dall’Università del Salento commissionate dal Fondo Antidiossina Taranto
A Taranto lumache alla diossina
Le indagini sono ancora in corso, ma emerge subito, già dai i primi risultati, che questi organismi
risultano fortemente contaminati da diossine, pcb e metalli pesanti
24 giugno 2010 - Fondo Antidiossina Taranto Onlus
Il Fondo Antidiossina Taranto Onlus ha ritenuto importante monitorare i terreni vicini l’area
industriale Ilva di Taranto, commissionando all’Università del Salento le analisi per i pcb, diossine
e metalli pesanti sulle lumache (specie Helix aperta, Helix aspersa ed Helix lucorum), raccolte a più
riprese e nei mesi scorsi in un terreno agricolo situato tra Statte ed il quartiere Tamburi. Questi
organismi, molto diffusi nelle nostre zone, sono caratterizzati da un elevato apporto nutrizionale e,
come è noto, sono considerati una prelibatezza culinaria. Le indagini sono ancora in corso, ma
emerge subito, già dai i primi risultati, che questi organismi risultano fortemente contaminati da
diossine, pcb e metalli pesanti, sicuramente derivanti dall’ambiente circostante, a tal punto che si
debba ritenere che ci siano tutti i presupposti perché le autorità locali approfondiscano
immediatamente questa grave situazione e considerino anche la possibilità di emettere un’ordinanza
che vieti la raccolta e la vendita di questi organismi, così come è già avvenuto per gli ovini e caprini
ai quali è stato vietato il pascolo nei terreni distanti meno di 20 km dall’area industriale.
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L’iniziativa di analizzare le lumache per verificare lo stato di contaminazione delle aree in
questione è stata decisa dal Presidente del Fondo Antidiossina Taranto Onlus, Prof. Fabio
Matacchiera, (sembra, infatti, che sia la prima volta, così come riportato nella letteratura scientifica,
che vengano utilizzati questi organismi, ai fini di valutazione circa la dispersione di microinquinanti
nell’ambiente ed, in particolare, nel terreno e sulla vegetazione). La stessa Università del Salento ha
accolto molto favorevolmente l’idea del presidente del Fondo, tanto che l’obiettivo del lavoro è
diventato anche quello di verificare l’utilizzo di queste specie di organismi come approccio e
strumento per il bio-monitoraggio ambientale.
Da questa prima indagine è risultato che le specie più contaminate da diossine, pcb e metalli pesanti
sono quelle più ricercate per il loro valore nutrizionale e cioè la Helix aperta (comunemente note
come lumache). Le stesse sono in grado di ingerire quantità elevate di terra, e, per le loro
caratteristiche naturali, hanno sviluppato una marcata attitudine alla sopravvivenza, anche in scenari
ambientali compromessi. Per tale specie sono stati evidenziati valori di metalli pesanti quali Pb, Ni,
Cr.tot nell’ordine di 1 mg/Kg (su peso umido), mentre il valore del Ferro raggiunge picchi di
addirittura di 500 mg/Kg (su peso umido). Le indagini su questi organismi continueranno
successivamente, al fine di studiare l’andamento delle concentrazioni di questi inquinanti nei diversi
periodi dell’anno ed i campionamenti saranno estesi a distanze maggiori dalla zona industriale.
Leggermente meno critica è la contaminazione della specie Helix lucorum, meno ricercate dai
consumatori, con valori di metalli pesanti che sono circa un terzo di quelli riscontrati nella varietà
“aperta”. Va precisato, inoltre, che a differenza delle lumache (Helix aperta), queste specie vivono
anche nei periodi estivi in superficie, e non hanno la tendenza ad ingerire la terra in cui si rifugiano
solo per poco tempo.
Per questo tipo di indagine sui contenuti di metalli pesanti, pcb e diossine, si è ritenuto che questi
piccoli organismi “pascolanti” che si cibano di vegetali, brucando il fogliame delle coltivazioni,
siano comparati ed assimilati alla categoria degli erbivori, proprio per il tipo di alimentazione e di
contatto che hanno con l’ambiente circostante.
Le analisi di laboratorio sulle lumache, effettuate presso l’Università del Salento, hanno
evidenziato, oltre ad alte quantità di metalli pesanti, un’alta contaminazione da diossine e pcb,
sostanze tristemente note, in grado di apportare gravissimi danni irreversibili all’organismo umano.
In particolare per le lumache stattesi/tamburine è spiccato il seguente dato allarmante:
PCDD/F(policlorodibenzodiossine/furani)+PCB(policlorobifenile)= 27,65 pg WHO-TE/g grasso
Pg = picogrammi
WHO = (World Health Organization)
TE = TEQ (Toxic equivalent)
Per capire quanto possano essere elevate queste concentrazioni, basta fare riferimento alla
normativa europea vigente, sancita dal REGOLAMENTO (CE) N. 1881/2006 (della Commissione
19 dicembre 2006) e N. 199/2006 (della Commissione 3 febbraio 2006) che specificatamente
definiscono i limiti per le diossine, pcb e metalli pesanti negli alimenti:
DIOSSINE+PCB(policlorodibenzodiossine/furani+ policlorobifenile)
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— bovini e ovini 4,5 pg/ WHO-TE/g grasso
— pollame 4,0 pg/ WHO-TE/g grasso
— suini 1,5 pg/ WHO-TE/g grasso
(non essendoci dei limiti specifici per l’alimento “lumache”, sono stati considerati i valori sui
tessuti degli erbivori).
Sempre secondo questo regolamento, e considerando sempre i limiti vigenti sui tessuti degli
erbivori, si riscontrano superamenti anche per il Piombo (limite 0,1 mg/Kg) e Cadmio (limite 0,050
mg/Kg).
Fonte Sito Peacelink
Montorio. Dalle acque del Fibbio spunta una “vongolona”
L’hanno trovata nel Fibbio, a Montorio, e subito l’hanno battezzata “La vongolona”, anche se dalle
dimensioni viene più da pensare a un’ostrica. I nostri fossi producono anche questo, a meno che
dietro il ritrovamento non ci sia la mano di qualche bontempone e per questo gli esperti sono già al
lavoro per fare un po’ [...]
2.3.2012 Sito: L’Ansa dell’Adige
Museo di Zoologia - Padova
Le collezioni del Museo di Zoologia di Padova sono conservate al primo piano della palazzina sita invia G.
Jappelli, 1/a.
Nella sede attuale, sebbene provvisoria, sono presenti due sale aperte al pubblico con esposizione di vari
reperti.
Studiosi e ricercatori possono accedere a tutte le collezioni previo accordo con il Conservatore.
Stazione Idrobiologia di Chioggia (sezione del Museo di Zoologia)
Una storica collezione della fauna marina dell'Adriatico è conservata
presso la Stazione Idrobiologica di Chioggia, Isola di S. Domenico,
Sestriere Canali, 3.
La collezione attualmente è chiusa al pubblico. ???
Gli studiosi possono rivolgersi al Conservatore del Museo di Zoologia,
Dott.ssa Paola Nicolosi o al Responsabile scientifico.
La sede di via G. Jappelli 1/A
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Non solo acidificazione dei mari. L’anidride carbonica fa perdere la testa ai pesci
L’acidificazione degli oceani – il fenomeno che va a braccetto con l’aumento delle temperature – fa
perdere la testa a Nemo, il pesce pagliaccio protagonista del film di Disney “Alla ricerca di Nemo”.
E non solo a lui. E’ il succo di un lavoro pubblicato sull’ultimo numero della rivista scientifica
Nature Climate Change.
Gli oceani assorbono parte dell’anidride carbonica – il principale gas dell’effetto serra – che entra
nell’atmosfera in seguito all’uso dei combustibili fossili. L’acqua diventa così più acida, e questo
mette in difficoltà barriere coralline, molluschi e plankton, perché conchiglie ed esoscheletri
tendono a sciogliersi.
La novità è che ora sono dimostrate conseguenze anche sui pesci. Diventano come disorientati, non
sanno più comportarsi normalmente né evitare i predatori.
La ricerca su Nature Climate Change è stata coordinata dal professor Philip Munday (James Cook
University) ed è frutto del lavoro di un gruppo di cui fa parte anche un italiano, Paolo Domenici.
Solo il riassunto è di libero accesso, ma i risultati sono stati ripresi da vari siti.
Gli studiosi hanno dimostrato che una concentrazione di anidride carbonica nell’acqua pari a quella
che verosimilmente si raggiungerà a fine secolo si ripercuote sui neurotrasmettitori dei piccoli di
Amphiprion ocellaris, alias pesce pagliaccio, ormai per tutti Nemo: trovano difficoltà a riconoscere
attraverso l’olfatto la presenza dei predatori e della barriera corallina, nella quale si rifugiano di
notte.
Di giorno la barriera corallina viene localizzata attraverso
l’udito, e i pesci dovrebbero evitarla: ma un’accresciuta
concentrazione di anidride carbonica ostacola anche
questo processo, come pure l’istinto che porta i branchi
di pesci a girare in massa a destra o a sinistra per sfuggire
ai predatori.
Il loro lavoro dimostra inoltre che il fenomeno non ha lo
stesso impatto su tutte le specie, e si fa verosimilmente
sentire soprattutto in quelle che consumano una più alta
quantità di ossigeno, fra le quali ce ne sono alcune molto
importanti per la pesca.
Amphiprion ocellaris
Su Nature Climate Change l’aumento dell’anidride
carbonica negli oceani interferisce con i neurotrasmettitori e altera il comportamento dei pesci
Su Nature Blog l’anidride carbonica fa perdere la testa ai pesci
Il Journal blog 23.1.2012
PUBBLICATO IL CATALOGO ICONOGRAFICO DELLE CONCHIGLIE TERRESTRI
ITALIANE E MARINE DEL MEDITERRANEO
Si può accedere al catalogo attraverso la collana Clio - le Monografie di Argonauta.
L'indirizzo del sito web è: www.amimalakos.com sezione Clio
Questo è il primo passo che sarà seguito entro il prossimo mese dalla Monografia Didattica.
I curatori cercheranno di ottenerne la distribuzione da parte del Ministero dell'Istruzione presso tutte
le scuole italiane.
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Inoltre, consultando il sito dell’Associazione Malacologica Internazionale, si potrà accedere a tutti i
numeri di Argonauta ed a moltissime altre pubblicazioni di carattere malacologico.
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THE CONE COLLECTOR N. 19
Si può scaricare gratuitamente il nuovo fascicolo digitando il titoli in internet. Sono anche
disponibili tutti i numeri precedenti
LIBRI MALACOLOGICI
Vengono annunciate le seguenti pubblicazioni
- Atlante delle conchiglie terrestri del mondo – 1° volume: AFRICA (Cossignani T. (ott. 2012)
- Terrestri delle Isole Salomone (Delsaerd) vol 2 (giugno 2012)
- La nostra India, senza dimenticare le conchiglie G., M. & T. Cossignani
reperibili all’indirizzo: [email protected] o durante le manifestazioni malacologiche.
EVENTI MALACOLOGICI
-PARIGI 3-4 marzo 2012* - Rencontres Internationales du Coquillage
-BOLOGNA 3 e 4 marzo 2012 * - 17° Rassegna di Minerali, Fossili, Conchiglie
-BOLOGNA 23-25 Marzo 2012* - 43^ Bologna Mineral Show
-COLLE DI VAL D'ELSA (SI) 21-22 Aprile 2012* - Palazzetto dello Sport
-ANVERSA 19-20 Maggio 2012* - "Extra Time" Sports Hall
-VERONA 25-27 Maggio 2012* - 48^ Verona Mineral Show - Fiera di Verona
20
-CUPRA MARITTIMA 9 Giugno 2012 - 36^ Mostra Internazionale
-TORINO 5-7 Ottobre 2012* - Lingotto Fiere
-PRATO 10-11 Novembre 2012* - Hotel Datini
-NOVEGRO 10-11 Novembre – Preziosa
Delle manifestazioni di Parigi e Bologna già svolte, possiamo riferire:
Ettore Molteni e Silvano Minuto
"Come forse avrete saputo la locazione della mostra di Parigi da quest'anno è cambiata: prima si
svolgeva nei locali dells "Burse de Comerce", ambiente spettacolare con una cupola di mosaici di
vetro che rendeva la mostra la più bella al mondo; adesso la locazione è ai margini di Parigi in un
centro congressi "Espace Charenton " (esiste anche un sito internet dove si può vedere) che ha
notevolmente ridotto il fascino della manifestazione. A parte questo cambiamento il numero degli
espositori non è mutato così come l'afflusso di pubblico, specialmente nella mattinata di sabato.
Purtroppo le vendite sono notevolmente diminuite (circa il 30% in meno rispetto lo scorso anno).
Che i francesi siano ancora più in crisi di noi italiani???"
Per la mostra di Bologna abbiamo sentito uno degli espositori più importanti che come sempre
succede si è lamentato per lo scarso volume di pubblico e di vendite. Le nostre impressioni sono
però diverse. L’ambiente con ingresso gratuito è facilitato anche della possibilità di parcheggiare
davanti alla mostra anche qui senza pagare il posteggio.
Il salone è stato completamente ristrutturato con impianto di riscaldamento e servizi efficienti
(negli anni precedenti si moriva dal freddo).
Gli espositori di conchiglie erano numerosi e presentavano una vasta gamma di varietà anche
mediterranee e terrestri. Ci sembra di poter dire che mentre Novegro è risultato in netto regresso,
qui si è notato invece un notevole incremento.
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