Io a Sanremo, grazie alla Carrà
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Io a Sanremo, grazie alla Carrà
Codice cliente: 2075783 Culture 13 Corriere Fiorentino Sabato 15 Febbraio 2014 FI Recensione Teatro L’insostenibile leggerezza di Don Giovanni di CHIARA DINO Com’è lieve e com’è denso questo «Don Giovanni» di Filippo Timi che tiene incollato alle poltrone (scomode) della Pergola il numeroso pubblico fiorentino per oltre tre ore. L’attore che è anche regista e ideatore dello spettacolo, sa mixare con equilibrio una lettura in chiave pop del personaggio mozartiano (con trovate quasi da avanspettacolo) a un timbro più malinconico che pure lascia solo intuire. Quasi a voler significare che la bulimia erotica è una delle reazioni possibili al male di vivere. Al non-sense dell’essere al mondo. Don Giovanni-Timi duetta con un Protagonista Filippo Timi alla Pergola anche oggi e domani ( bravissimo Leporello (Umberto Petranca). Donna Elvira (Lucia Mascino) è la caricatura di se stessa e pur nella sua testardaggina non crede neanche lei alla sua ossessione d’amore. Zerlina (Marina Rocco) è una borgatara romana che dietro le battute naive cela una notevole saggezza popolare. Donna Anna (Elena Lietti), per finire, veste i panni di una torbida dominatrice con frustino e look dark. Il sesso per tutti loro diventa l’unica porta aperta verso l’oblio. Unica soluzione che si prospetta a un uomo come Don Giovanni e a tutto il circo che gli gravita attorno. Lo spettacolo scivola via su una colonna sonora che spazia da Leoncavallo a Baglioni, sino ai Queen. Tutto è esagerato, a cominciare dai costumi eccessivi che scandiscono i vari quadri della pièce. Che dall’inizio alla fine fa presagire l’unico esito possibile. La scelta di darsi la morte del seduttore seriale. Bravi anche gli altri interpreti: Alexandre Styker, Roberto Laureri, Matteo De Blasio, Fulvio Accogli. © RIPRODUZIONE RISERVATA Personaggi L’unica toscana in gara, tra le nuove proposte. «Questo è il sogno di ogni cantante italiano» «Io a Sanremo, grazie alla Carrà» Veronica De Simone, dal talent «The Voice» al festival «Ho fatto la barista, la baby sitter. Poi è arrivata Raffaella» Ha dato un nome al suo istinto. Lo chiama «Maverick», come i cowboy del vecchio West chiamavano i capi di bestiame senza marchio. «Volevo trovare un modo per parlare con questa parte di me di cui mi fido ciecamente e che sfida continuamente la ragione». Basterebbe questo per capire che Veronica De Simone, l’unica artista toscana che vedremo la prossima settimana in gara a Sanremo, è un personaggio intrigante e ricco di curiosità. Questa bionda e frizzante 24enne di Massa concorrerà tra le nuove proposte con la canzone Nuvole che passano una canzone perfettamente sanremese fin dalla sua ideazione: «Racconta un sentimento che nasce in un momento di disperazione e prosegue per un anno, stagione dopo stagione, fino a quando i due si rendono conto che è stato amore da subito e che solo grazie all’amore sono riusciti a salvarsi dalle nuvole». Che dunque passano. Fin qui la spiegazione del titolo del brano. Ma torniamo a «Maverick», ovvero all’istinto di Veronica secondo Veronica, «la mia voce di dentro». Un aspetto molto importante se lei ha deciso di intitolare il suo album debutto Ti presen- Toscani doc Altri due i toscani (entrambi livornesi) all’Ariston: Simone Lenzi dei Virginiana Miller, autore di «Quando balliamo» di Antonella Ruggiero, e Paolo Virzì presidente della giuria di qualità to Maverick. In altre parole «ti presento me stessa», perché in fondo questo primo disco «è una serie di consigli da me a me stessa in forma canzone». La ragazza si è già fatta notare lo scorso anno arrivando in finale al talent The Voice of Italy. Il suo coach era Raffaella Carrà: «Ho fatto il provino senza aspettarmi nulla. Quasi per caso, e ho scoperto me stessa. Ho scoperto la scrittura, perché grazie al programma ho iniziato a scrivere le mie canzoni, e il cantautorato italiano è diventato la mia palestra». Ecco Veronica (e Maverick): «Sono una che si butta». Anche sulla Carrà: «L’ho scelta, così, per istinto. Ed evidentemente ho scelto bene perché lei mi ha portato in finale». Dice di aver avuto «una vita molto fantasiosa»: ha fatto la barista, la cameriera, la fotografa, la baby sitter, «ma non mi è mai passato il pallino della musica». Pallino che le ha fatto abbandonare molto giovane la natia Massa anche se «non posso fare a meno di continuare a bazzicarla spesso». Scrive tanto, testi e Caschetto biondo Veronica De Simone, 24 anni, nata a Massa musica. «Anche se nessuno me lo ha mai insegnato, ho imparato ascoltando tutta la musica che potevo dalla mattina alla sera». Il caso, o se si vuole la fortuna, e ovviamente l’istinto, hanno sempre contato molto per Veronica De Simone. Un esempio su tutti: prima ancora di partecipare a The Voice, da perfetta conosciuta, è stata inviata a un festival blues a Rio de Janeiro, in Brasile. «È successo semplicemente che il mio chitarrista, un giorno, andò a Londra a fare uno stage, lì conobbe un ragazzo brasiliano che ne notò il talento, vide dei nostri video su Youtube e ci invitò a esibirci a Rio... Pensavo che scherzasse quando disse che il Brasile ci avrebbe cambiato il modo di vedere le cose, la vita. Ma aveva ragione. Fu un caso fortuito ma la più grande soddisfazione fu sapere che per ascoltare noi, nella serata finale, tutti gli spettatori si erano persi l’ultima puntata della soap opera brasiliana più popolare. È stato un grande onore, come se da noi la gente rinunciasse a una partitissima di calcio per venirmi ad ascoltare». Guardandosi dentro si definisce «una bambina troppo cresciuta» ma guardando avanti vede solo «una casa, casa mia, su ogni palcoscenico». A cominciare, ovviamente, dall’Ariston. «È o non è ancora e sempre il sogno di ogni cantante in Italia?». Edoardo Semmola © RIPRODUZIONE RISERVATA Palazzo Strozzi Tra Pontormo e il «Rosso» anche il video di Bill Viola Ci sarà anche il video di Bill Viola The Greeting ispirato alla Visitazione del Pontormo nella grande mostra che Palazzo Strozzi dedica a Pontormo e Rosso Fiorentino (8 marzo-20 luglio). Anticonformisti e spregiudicati, fra i protagonisti del nuovo modo di intendere l’arte in quella stagione del Cinquecento italiano che Giorgio Vasari chiama «maniera moderna», i due artisti verranno raccontati in dieci sezioni a cura del direttore degli Uffizi Antonio Natali e dello storico dell’arte Carlo Falciani. Più di ottanta le opere, tra cui 50 dipinti, tra tavole, tele e affreschi staccati, per un insieme che rappresenta oltre il 70 per cento della loro produzione. I capolavori sono in gran parte custoditi in Toscana ma fondamentale è stata la collaborazione di istituzioni come la Galleria Palatina, gli Uffizi, il Museo di Capodimonte, la National Gallery di Londra, la National Gallery di Washington, il Louvre e il Kunsthistorisches di Vienna. Tra le opere, tre grandi affreschi della Santissima Annunziata, già staccati e restaurati per l’occasione: il Viaggio dei magi di Andrea del Sarto, la Visitazione del Pontormo e l’Assunzione del Rosso Fiorentino.