Riformista 18 Luglio 2010 - Pangea News – America Latina

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Riformista 18 Luglio 2010 - Pangea News – America Latina
DOMENICA
18 LUGLIO 2010
Ombra
13
Sono un pessimista a causa dell’intelligenza, ma un ottimista per diritto. (A. G.)
«Non comprate quel libro»
Fine della magia per Ingrid
BETANCOURT. Un sondaggio online della Libreria Nacional rivela che al 97%
dei colombiani non interessa più il racconto biografico delle vicende che la videro protagonista, previsto in uscita il prossimo settembre. L’ex candidata alle presidenziali ha perso l’aura di martire. Soprattutto dopo l’insolita richiesta di risarcimento allo Stato per il rapimento e i danni subiti: 6,8 milioni di dollari.
DI
GIULIA DE LUCA
«L
ei comprerebbe il libro di
Ingrid Betancourt?». Il
97,5% dei colombiani ha
risposto di no. Il sondaggio lanciato
dalla Librería Nacional, una delle
maggiori della Colombia con almeno
30 negozi sparsi per il Paese, non la-
L’EROINA DECADUTA
scia molti dubbi: dopo gli ultimi avvenimenti la popolarità della donna,
per sei anni ostaggio della guerriglia,
è decisamente in ribasso. Al punto che
molte librerie hanno visto calare vertiginosamente le richieste del manoscritto che racconta proprio gli anni
della sua prigionia e la cui uscita è prevista per settembre.
Dal suo rilascio, l’ex candidata alle elezioni presidenziali ha gradualmente perso il ruolo di eroina solitaria
che le era stato attribuito quando - pochi giorni dopo la sua liberazione avvenuta grazie all’incredibile operazione militare Operación Jaque che salvò
lei e altri 13 ostaggi senza che venisse sparato un solo colpo - partì alla
volta della Francia e poi del mondo.
Sembrava che le parole di ringraziamento per l’esercito e l’allora presidente Alvaro Uribe non finissero mai.
La terribile esperienza subita aveva portato l’opinione generale a essere indulgente con questa politica fran-
co-colombiana per alcuni a volte colpevole di arroganza, ma che diceva di
volere combattere la corruzione. E che
aveva portato avanti in passato diverse battaglie, tra le quali, ricorda la prestigiosa rivista Semana «un notevole
sciopero della fame».
Quando però la Colombia, intesa
come Stato e come popolo - dove un
terzo dei lavoratori guadagna in media
200 euro al mese - si è vista recapitare
una richiesta di risarcimento da 6,8
milioni di dollari (5,2 milioni di euro
circa) per i danni morali e psicologici
subiti durante la prigionia, l’indignazione è stata più forte della pietà. Insulti su internet, commenti poco piacevoli dai giornali. Una delle pubblicazioni più gentili è stata proprio Semana, che ha titolato «Vergonzoso» Vergognoso. Per non parlare del governo, che si è affrettato a ricordare
come in molti abbiano rischiato la vita per salvarla. «È un atto di avidità,
ingratitudine e opportunismo che merita solo il rifiuto dei colombiani e dell’opinione mondiale» ha commentato
il vice presidente Francisco Santos.
Da parte sua Ingrid, resasi subito
conto della stupidaggine fatta, si è precipitata a concedere una lunga intervista a Radio Caracol durante la quale si
è prontamente rimangiata la domanda
di risarcimento definendola una «richiesta simbolica per far riflettere sul
diritto delle vittime a ricevere un indennizzo». Il risultato è che nessuno
vuole più conoscere la sua esperienza
nella giungla colombiana. In poche
parole, Ingrid ha sbagliato. O meglio,
ha esagerato.
«Inizialmente la sua immagine era
differente e il libro, a differenza di altri, cercava di dare un punto di vista
della prigionia molto diverso - racconta al Riformista Felipe Ossa, direttore della catena Librería Nacional - e
noi ne avevamo ordinato 12mila copie, solo per iniziare. Un numero incredibile per il mercato colombiano
perché di solito come primo lancio ne
chiediamo al massimo 2mila».
Un accordo che prevedeva anche
una serie di incontri con l’autrice nei
vari negozi, nonché un «anticipo di
400mila dollari che la Betancourt aveva preso dalla casa editrice Santillana
solo per l’edizione in spagnolo», continua Ossa. E questo è, appunto, solo
l’anticipo. Per il suo nuovo libro la
Betancourt ha firmato contratti per
quasi 7 milioni di dollari. In Francia la
casa editrice Gallimard ha sborsato
3,7 milioni mentre la britannica Penguin ne ha pagati 2,5. Viste le cifre,
sarà difficile non dare ragione all’ex
marito Juan Carlos Lecompte, mollato poco dopo la liberazione e autore di
un libro che racconta il loro rapporto,
quando la definisce «egoista e molto
interessata ai soldi».
«La casa editrice ora dovrà comunque pubblicare il libro perché nel
contratto c’è una clausola che prevede
proprio questo obbligo - continua il direttore del negozio - e noi lo prenderemo per amicizia con il gruppo editoriale. Ma ho ridotto le ordinazioni a
300 libri».
Inoltre quando la Betancourt ha
firmato questa serie di contratti già sapeva che avrebbe chiesto un risarcimento milionario alla Colombia ma si
è ben guardata da dire qualcosa ai suoi
editori. E non ha detto nulla anche alla cerimonia del 2 luglio scorso per celebrare i due anni dall’Operación Jaque, alla quale ha partecipato commossa insieme agli altri ostaggi allora liberati con lei.
«Molta gente che normalmente
viene in libreria ha detto che non lo
prenderà - conclude Ossa - Ha perso di
credibilità e il lettore si chiede: perché
comprare un libro che sappiamo raccontare solo bugie?». Ha sbagliato Ingrid, così come sbagliò nel 2002 quando, in piena campagna elettorale, decise di proseguire per arrivare San Vicente del Caguán, zona ritenuta troppo pericolosa perché presidiata dalle
Forze armate rivoluzionarie della Colombia (Farc) con le quali l’allora presidente Andrés Pastrana aveva appena
interrotto i negoziati.
Allora chiese di esservi portata da
un aereo militare. Ma il presidente Pa-
! INCHIESTA. La domanda sul sito web:
«Lei comprerebbe il libro della Betancourt?»
strana e altri ufficiali rifiutarono la sua
richiesta, sostenendo che né il governo né l’esercito colombiano avrebbero potuto garantire la loro sicurezza
durante le operazioni militari tese a riprendere il controllo della zona. Inoltre il suo essere candidata era d’ostacolo; soddisfare la sua richiesta avrebbe anche significato che il governo in
carica impiegava risorse per sostenere
l’interesse politico privato dei due
candidati.
Racconta William Fernando Pérez
Guarnizo, oggi Capo della Dottrina
dell’esercito colombiano, al tempo comandante della divisione militare che
operava nel dipartimento di Caquetá,
l’area dove fu sequestrata la Betancourt: «L’abbiamo avvertita in tutti i
modi - ha dichiarato a El Mundo l’alto
ufficiale - ma non potevamo fare altro.
Secondo la Costituzione della Colombia non è possibile, il diritto alla mobilità è inviolabile. Non possiamo
prendere una persona e detenerla arbitrariamente perché è un reato, è abuso di potere».
Con la sua richiesta, definita da
molti un «suicidio politico», Ingrid
si è giocata non solo la sua immagine a livello nazionale e internazionale ma anche la possibilità di essere
nominata nel nuovo governo di Juan
Manuel Santos, un tempo suo mentore al ministero del Commercio
Estero. Negli ultimi dieci anni le
Farc hanno rapito più di 3mila persone, ma prima di lei nessuno aveva
mai chiesto tanto.
!
GIULIA DE LUCA. Nata nel
1982, lavora al “Riformista”. Ha la
passione per l’America Latina.