“Fissatolo lo amò” - Figlie della Chiesa

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“Fissatolo lo amò” - Figlie della Chiesa
“Fissatolo lo amò”
?
“Che cosa è l’uomo perché te ne curi?”
(Sl 8)
Io chi sono?
Porsi e riporsi questa semplice domanda,
osando dare una risposta,
attraverso le vicende, le crisi,
le fasi che attraverserà il cammino della nostra vita
è il compito che attende ciascuno di noi
per accogliere la nostra unicità.
Il I° passo
La Conoscenza di Sé
[...] E un uomo disse: Parlaci della Conoscenza di sé.
Ed egli disse:
I vostri cuori conoscono in silenzio i segreti dei giorni e delle notti.
Ma gli orecchi hanno sete di sentire quello che il cuore già conosce.
Vorreste sapere con parole quello che avete sempre saputo nella mente.
Vorreste toccare con le dita il corpo nudo dei sogni.
Ed è bene che lo facciate:
La sorgente sotterranea della vostra anima dovrà venire alla luce e scorrere mormorando verso il
mare;
E il tesoro della vostra infinita profondità sarà rivelato ai vostri occhi.
Ma non usate bilance per pesare quell'ignoto tesoro;
E non sondate le profondità della vostra conoscenza con lo scandaglio o la pertica.
Poiché l'io è un mare sconfinato e immisurabile.
Non dite: "Ho trovato la verità"; dite piuttosto: "Ho trovato una verità".
Non dite: "Ho trovato il sentiero dell'anima".
Dite piuttosto: "Sul mio sentiero ho incontrato l'anima in cammino".
Perché l'anima cammina in tutti i sentieri.
L'anima non cammina sopra un filo, né cresce come una canna.
L'anima apre se stessa come un fiore di loto dagli innumerevoli petali.
(Kahlil Gibran)
“Sono come sono, e posso migliorare”
La Vitamina C
“Conoscenza di sè”
Uno degli elementi più distintivi della spiritualità cristiana è sempre stata l'attenzione alla
dimensione dell'interiorità: la santità non consiste in un insieme di prestazioni, fossero pure buone,
sante o eroiche, ma si colloca sul piano dell'essere e tende alla conformazione a Cristo dell'intera
persona. Questo significa che la sequela di Cristo esige che l'umano non venga mai disgiunto
dallo spirituale e che al movimento di conoscenza del Signore si accompagni sempre il parallelo
movimento di conoscenza di sé. E' questo un tema che traversa tutta la tradizione cristiana la quale
non ha esitato a riprendere e riformulare nei termini suoi propri l'iscrizione posta sul frontone del
tempio di Apollo a Delfi "Conosci te stesso''. Così Origene e i Cappadoci, Ambrogio e Agostino,
Gregorio Magno, Guglielmo di Saint-Thierry e Bernardo, i padri Certosini e Vittorini hanno ripreso
e approfondito il senso di questo movimento essenziale all'uomo per umanizzarsi ("Non conduce
vita umana chi non si interroga su se stesso'': Platone) e al cristiano per iniziare autenticamente la
propria sequela Christi (il rinnegamento di sé chiesto da Cristo deve poter essere attuato in libertà e
per amore, e questo comporta la conoscenza di sé).
Senza vita interiore,
senza sforzo di conoscenza di sé,
non sarà possibile una vita spirituale cristiana
e neppure la preghiera!
Purtroppo oggi non si può tacere che l'attenzione prestata all'"io'' e alle istanza della soggettività
presenta molte ambiguità: il narcisismo culturale ("Quando la ricchezza occupa un posto più alto
della saggezza, quando la notorietà è più ammirata della dignità e quando il successo è più
importante del rispetto di sé, vuol dire che la cultura stessa sopravvaluta l'immagine, e deve essere
considerata narcisistica'': A. Lowen), la pornografia dell'anima (l'esibizione dell'intimo, la
scomparsa del pudore nel dare in pasto a milioni di telespettatori le confessioni personali o i
problemi familiari), la compressione dell'individualità da parte della cultura tecnologica (a cui
interessa un esecutore funzionale di un lavoro già programmato) che provoca l'ipertrofia dell'io
negli altri ambiti esistenziali, sono tutti elementi che rendono, da un lato, prudente, dall'altro,
urgente, un discorso sulla conoscenza di sé. Ne va infatti della libertà dell'uomo!
E' veramente libero chi conosce se stesso!
Come il corpo, per vivere, ha bisogno di cibo, acqua, vitamine, anche l’anima, se non ha ciò di cui
ha bisogno, è incapace di dare appagamento alla vita.
Le vitamine sono indispensabili per l’Autostima, ma bisogna essere disponibili ad accoglierle ed
assimilarle, per prendere coscienza del proprio potere personale.
Una buona autostima parte sempre da uno sguardo sincero sulla propria identità.
Non ha alcun senso, infatti, cercare la stima di sé credendo di essere qualcuno che non si conosce
affatto o fantasticando di essere diversi da quello che si è. L’accettazione di sé è un requisito
fondamentale dell’autostima: ammettere i propri limiti, debolezze, senza angosciarsi troppo per i
propri errori.
Conoscersi profondamente, conoscere i propri universi di pensiero consente di amarsi per ciò che
si è e di vedere anche le proprie ombre, per superarle e trovare la spinta per realizzare i propri
desideri, di raggiungere i propri obiettivi, di realizzare i propri sogni.
Chi ha stima di sé preferisce migliorare facendo leva sul piacere invece che sul dolore, dunque è
necessario avere una disposizione positiva, comprensiva e benevola verso sé stessi e non lasciarsi
influenzare dai messaggi negativi inviati dall’esterno e da sé stessi.
Per imparare a costruire una sana autostima occorre imparare a conoscersi, per scoprire i propri
fantasmi, le emozioni negative e le idee irrazionali, per metterle in discussione e sostituirle con
emozioni positive e potenzianti.
’Autostima è la più importante credenza sulla propria identità, è ciò che ognuno pensa di
essere e di valere come persona.
Avere autostima vuol dire saper determinare il proprio valore, per costruire, su basi solide, una
valida opinione di sé. La base di una buona autostima è la capacità di accettarsi, limiti e difetti
prima di tutto. Indispensabile è la fiducia nei propri mezzi, che permette di passare all’azione per
crescere e raggiungere i piccoli o grandi obiettivi di miglioramento.
Quando la stima di se stessi è troppo bassa, capita che qualcuno cominci a vivere un’esistenza
isolata dagli altri, nella speranza di rimanerne immune. Si tende a vivere ‘a distanza’, lontani da
rapporti che potrebbero provocare dolore o sofferenza. A volte si cerca di raggiungere un
“perfezionismo” che diventa progressivamente un crudele giudice interiore, assurdamente severo.
Per evitare il dolore che le relazioni possono comportare, si tende ad anestetizzare il proprio cuore,
finendo per apparire freddi e distanti.
Quando la stima di se è troppo alta, si inizia a pensare di essere meglio degli altri, invece che
diversi. E a trattare le altre persone di conseguenza: superbia, presunzione, poco ascolto e rigidità
nel mettersi in discussione. Un modo davvero poco snello di vivere la vita.
Come si forma questa benedetta autostima?
L’autostima è l’insieme delle esperienze dirette e indirette di una persona: delle sue credenze
positive e negative, del suo modo di pensare, dei suoi giudizi e pregiudizi, dei suoi valori, ecc.
Tutte queste “informazioni”, come sono arrivate? Le varie esperienze soggettive che “filtriamo” ci
arrivano sin da bambini nella famiglia e poi, a mano a mano che cresciamo, attraverso la scuola, il
lavoro e il sociale. L’autostima (alta o bassa che sia), dunque, comincia a crearsi sin dai primi
giorni della nostra vita, perché la famiglia gioca un grosso ruolo nel sistema informativo e
formativo della persona e quindi, influisce sensibilmente sulle credenze e sui valori che questa
persona “costruirà” con il passare degli anni.
Credo fermamente che uno dei doveri più importanti di un buon genitore sia di aiutare i propri figli
a crescere con la consapevolezza di potercela fare; sin da piccoli, i bambini debbono essere educati
all’autostima, a pensare in positivo, di potercela fare, a credere in se stessi e a credere anche negli
altri. Dopo la famiglia, la scuola è il luogo più importante dove i bambini crescono e maturano, sino
a diventare adulti. I giovani hanno bisogno di dialogo, di essere ascoltati, motivati, incitati, capiti. E
se sbagliano, di essere ripresi e puniti, ma non colpevolizzati.
L'Insegnamento
[...] Allora un maestro disse: Parlaci dell'Insegnamento.
Ed egli disse:
Nessuno può rivelarvi se non quello che già cova semi addormentato nell'albore della vostra
conoscenza.
Il maestro che passeggia all'ombra del tempio, tra i seguaci, non elargisce la sua saggezza,
ma piuttosto il suo amore e la sua fede.
Se egli è saggio veramente, non vi offrirà di entrare nella casa della propria sapienza;
vi condurrà fino alla soglia della vostra mente.
L'astronomo può parlarvi di come intende lo spazio, ma non può darvi il proprio intendimento.
Il musicista può cantarvi il ritmo che è dovunque nel mondo,
ma non può darvi l'orecchio che ferma il ritmo, né la voce che gli fa eco.
E chi è versato nella scienza dei numeri può descrivervi le regioni dei pesi e delle misure,
ma non può condurvi laggiù.
Perché la visione d'un uomo non può prestare le sue ali a un altro uomo.
E come ciascuno di voi sta da solo nella sapienza di Dio,
così ciascuno di voi deve essere solo nel suo conoscere Dio, e nel comprendere la terra.
(Kahlil Gibran)
È davvero così importante possedere una buona autostima?
Sulla prima domanda non credo ci siano particolari dubbi e quindi non mi ci soffermerò più di
tanto.
Avere una buona immagine di se stessi è a dir poco fondamentale, se non sei tu il primo ad amarti
nessun altro potrà farlo, se non sei tu il primo ad avere fiducia nelle tue capacità nessun altro sarà
pronto a crederci.
La propria autostima determina il modo in cui ci comportiamo e le scelte che effettuiamo.
Attenzione però: una buona autostima non è da confondersi con l'eccesso di autostima. Gli
eccessi, come in tutti i casi, non sono mai cose positive.
Avere un eccesso di fiducia in se stessi potrebbe portarci ad essere troppo sicuri e credere...di essere
perfetti!
NESSUNO È PERFETTO
e non lo sei neanche tu!
Non devi per forza essere nel posto giusto al momento giusto, può capitarti più semplicemente di
essere nel posto sbagliato al momento sbagliato, senza che questo però possa intaccare l'immagine
che hai di te stesso/a.
Credo che il primo segreto per avere una buona autostima sia quello di non avere mai paura di
sbagliare e non tentare di dimostrarsi perfetti.
Gli errori fanno parte della vita...
Mentre Thomas Edison era intento a costruire la sua prima lampadina e mentre le prove senza esito
si susseguivano sentiva ripetersi sempre la solita frase:“ hai visto? hai sbagliato ancora”...alla
quale era solito rispondere sempre allo stesso modo, “non ho sbagliato, ho semplicemente scoperto
un altro modo in cui non si fa una lampadina”...
Perchè si perde l'autostima?
Il passo fondamentale consiste nel capire qual è il fattore che ci ha portati a cambiare la
valutazione di noi stessi (ancora attenzione: non ha fatto cambiare la nostra persona ma solo la
valutazione che ne abbiamo).
È un fattore esterno (una persona che ci ha deluso, attaccato, un ambiente esterno particolare o
comunque non del tutto amichevole ecc. ecc.) o un fattore interno (una situazione che si è
presentata, una scelta che ha portato a risvolti negativi, un particolare problema ecc.ecc.)?
Questa è la prima fase, quella fondamentale.
Prova a chiederti letteralmente: cosa mi ha fatto cambiare la valutazione che ho di me stesso/a?
...e cerca di darti una risposta che, naturalmente, sia la più obiettiva possibile, magari guarda la
situazione dall'esterno e poi rispondi alla domanda.
Si può riacquistare l'autostima?
Certo, essendo niente più che una valutazione (parziale, soggettiva e momentanea), come abbiamo
già detto...basta cambiare la valutazione!
Ah, si, semplice (starai pensando). Ma come si fa?
Questa è già una domanda più complessa anche perchè credo che la risposta possa cambiare da
persona a persona.
Credo però, nello stesso tempo, che ci sia un filo conduttore, un punto sempre in comune che è
rappresentato dal fatto che spesso ci identifichiamo con il problema, quasi sempre ci identifichiamo
con la causa che ci ha portati a cambiare la valutazione che abbiamo di noi stessi e quindi alla
perdita di autostima.
Noi non siamo quel problema, noi non siamo quella causa.
Prova a rifletterci un momento, tu non sei quel problema, tu non sei quella causa.
Prova ad immaginare mentalmente quel problema (o qualcosa che lo rappresenti in forma
simbolica) e guarda letteralmente mentre ti ci allontani, mentre vi scorporate, mentre lo vedi
allontanarsi da te.
Tu non sei quel problema, sei una persona e quello è solo un problema che sta attraversando la tua
vita in questo particolare momento, ora dovresti saperlo e credo anche tu debba esserne convinto/a.
A questo punto hai scoperto qual'è la causa della tua perdita (momentanea) di autostima, hai
scoperto che non siete la stessa cosa, ma due cose ben distinte.
Ora tutto dipende da che livello gli assegni all'interno del tuo cervello (anche in questo caso tutto
dipende dalla tua valutazione).
Ognuno di noi ha una scala, una propria e personalissima lista di priorità che è rappresentabile più
o meno in questo modo:
È quindi indispensabile che, in questo momento, tu capisca che il posto giusto di quella famosa
causa non è in cima alla piramide.
Quindi falla scendere, crea una nuova lista di priorità o di cose comunque per te importanti.
Naturalmente scegli tu la tua nuova personalissima scala e attenzione, non ti sto dicendo di
sottovalutare quella causa, ti ha comunque portato un problema, instabilità ed'è quindi giusto tu lo
risolva.
Ma nello stesso tempo non è neanche assolutamente giusto che tu gli assegni un posto così
importante, ti immagini? In cima alla piramide?
E no, non assegnargli un posto talmente alto da riuscire a nasconderti tutto il bello che hai intorno e
che che ora...ti stai perdendo.
La macchia nera
Una volta, un maestro fece una macchiolina nera nel centro di un bel foglio di carta bianco e poi lo
mostrò agli allievi.
"Che cosa vedete?", chiese.
"Una macchia nera!", risposero in coro.
"Avete visto tutti la macchia nera che è piccola, piccola", ribatté il maestro, "e nessuno ha visto il
grande foglio bianco".
La vita è una serie di momenti: il vero successo sta nel viverli tutti. Non rischiare di perdere il
grande foglio bianco per inseguire una macchiolina nera.
Cosa fare per comprendere noi stessi?
Abbiamo bisogno di
silenzio,
di una pausa, di un amnistia:
tempo
di riallacciare rapporti
con la nostra identità autentica.
Il silenzio custode dell’interiorità
“Nel tuo silnzio
Il silenzio è il custode dell’interiorità. È il difficile silenzio interiore, quello che si gioca nel cuore,
luogo della lotta spirituale. Ma proprio questo silenzio profondo genera la carità, l’attenzione
all’altro, l’accoglienza dell’altro, l’empatia nei confronti dell’altro. Sì, il silenzio scava nel nostro
profondo uno spazio per farvi abitare l’Altro, per farvi rimanere la sua Parola, per radicare in noi
l’amore per il Signore; al tempo stesso, e in connessione con ciò, esso ci dispone all’ascolto
intelligente, alla parola misurata, al discernimento del cuore dell’altro, di ciò che gli brucia
nell’intimo e che è celato nel silenzio da cui nascono le sue parole. il silenzio, allora, quel silenzio,
suscita in noi la carità, l’amore del fratello. E così il doppio comando dell’amore di Dio e del
prossimo è ottemperato da chi sa custodire il silenzio. Può dire Basilio: “Il silenzioso diventa fonte
di grazia per chi ascolta”. A quel punto si può ripetere, senza timore di cadere nella retorica,
l’affermazione di E. Rostand: “Il silenzio è il canto più perfetto, la preghiera più alta”. In quanto
conduce all’ascolto di Dio e all’amore del fratello, alla carità autentica, cioè alla vita in Cristo (e
non a un generico e sterile vuoto interiore), allora il silenzio è preghiera autenticamente cristiana e
gradita a Dio ... Il silenzio, evento di profondità e di unificazione, rende il corpo eloquente
conducendoci ad abitare il nostro corpo, ad abitare la nostra vita interiore, guidandoci a
quell’habitare secum così prezioso per la tradizione monastica. Il corpo abitato dal silenzio diviene
rivelazione della persona
Abbiamo bisogno di
Deserto
La conoscenza di sè è fondamentale per vivere in equilibrio e con serenità ma a volte il percorso è
difficile, sofferto. Ciascuno di noi è fatto di due entità che pensano ed agiscono in modi spesso
opposti tra loro. La parte che conosciamo meglio è quella che appare, che usiamo con gli altri per
convivere nel quotidiano, quella che ci fa scegliere le strade più sicure, che ci garantisce certezze,
che spesso però soffoca le emozioni.
L'altra parte invece, quella che teniamo nascosta, ci spinge ad osare, a cercare nuovi stimoli, ci
invita ad esplorare per capire, per provare esperienze sconosciute, per seguire altri percorsi.
Quest'ultima è molto più impegnativa, fa soffrire, ci costringe a lottare, spesso stravolge le nostre
abitudini, però ci aiuta a capire chi siamo davvero e dove vogliamo arrivare, ci rende protagonisti
della nostra esistenza.
Il deserto mi ha insegnato che la vita è preziosa, va vissuta a fondo senza accettare compromessi,
condizionamenti, a prendere con gioia tutti i doni che regala. Da lui ho imparato ad ascoltare il mio
cuore, a seguire i miei sogni spesso contro tutto e tutti: mi ha fatto diventare unica. Questo è il
grande fascino della vita: sapere chi siamo e vivere ogni istante con passione ed amore. Nel deserto,
non solo scopriamo noi stessi ma impariamo a conoscere Dio. A sperimentarlo come unica sorgente
di vita. Nel deserto non trovi nulla, ma trovi Dio.
PER INCANTO E PER AMORE
fa' che il tempo di un uomo non sia
un istante e poi via
che non lascia mai niente di sé
nella storia di tutta la povera gente
e che un timido abbraccio non sia
solo un frutto di inverno
ma un seme d'eterno
fa' che sia così
come un canto del cuore
come per incanto e per amore
fa' che il senso di un uomo non sia
la paura di amare o la scia
di una barca legata
che non prende il mare
e che questa già vecchia ribelle speranza non sia
più l'assurda distanza
tra gli occhi e le stelle
fa' che sia così
come un canto del cuore
come per incanto e per amore
fa' che il viaggio di un uomo non sia
la bugia di una meta
ma la verità della strada
che è lunga e segreta
e che un pugno di riso non sia
solo un altro abbandono
ma almeno la via di un sorriso e un perdono
fa' che sia così
per incanto e per amore
fa' che il cielo dì un uomo non sia
questa notte infinita
ma un'alba di vita
su tutta la terra
e che l'ultima guerra è finita
in un mondo con meno ingiustizia
capace di un gesto di pace e amicizia
fa' che sia così
come un canto del cuore
come per incanto e per amore
fa' che il tuo prossimo sia
non soltanto chi ti è accanto
ma anche il prossimo che verrà qui
per incanto fa' che sia così
per amore fa' che sia così
(Claudio Baglioni)