L`autostima è la valutazione che ci diamo, il nostro

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L`autostima è la valutazione che ci diamo, il nostro
Autostima
Scritto da Dott.ssa Alessandra Banche
Lunedì 26 Settembre 2011 14:29 - Ultimo aggiornamento Martedì 23 Aprile 2013 10:49
L’autostima è la valutazione che ci diamo, il nostro modo di viverci. Dagli psicologi è stata
definita in tante maniere, anche complesse, quali “concetto di sé”, “abilità personale”,
“autopercezione”, ma tutti noi sappiamo che in base alla nostra autostima dipendono proprio
tante cose. Quante volte ci sarà capitato di sentirci dire “non hai fiducia in te”, “non sei
consapevole delle tue potenzialità”, oppure “ma chi ti credi di essere”… tutti problemi di
autostima!
L’autostima viene determinata da informazioni oggettive e soggettive, riferite a tre tipi di sé:
- sé reale: è la valutazione oggettiva delle nostre competenze
- sé percepito: è la nostra valutazione del sé reale. Difficilmente sé percepito e sé reale
coincidono, si rischia sempre di fare “errori di valutazione”
- sé ideale: è come desideriamo essere. Esso è influenzato dalla cultura e dalla società.
I problemi legati all’autostima nascono dalla discrepanza tra sé ideale e sé percepito. Se
tendiamo a svalutarci, ci sentiamo troppo lontani da come desideriamo essere, il nostro modello
ideale ci appare troppo lontano e irraggiungibile, e noi ne soffriamo. Al contrario, le persone che
si sopravvalutano sono convinte di essere come desiderano, hanno raggiunto il loro ideale, ma
questa è più che altro la loro opinione.
Il concetto di autostima non è unitario ma si riferisce a differenti ambiti:
- sociale: è in relazione alla cerchia di amici e conoscenti, al rapporto col partner. Si tratta
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di come stiamo quando siamo con gli altri, se ci sentiamo approvati, sostenuti, aiutati…
- scolastico/lavorativo: quanto ci sentiamo bravi nell’intraprendere un’attività e i vantaggi
che questo comporta: buoni voti, carriera, soddisfazione…
- familiare: è influenzata dalla sicurezza affettiva. Nei bambini è saliente il rapporto
madre-figlio e le valutazioni dei genitori
- corporeo: è legata all’aspetto fisico e alle prestazioni fisiche.
L’autostima, influenza l’autoefficacia, cioè la consapevolezza di poter raggiungere obiettivi,
influenza il tono dell’umore, le relazioni affettive, in generale, influenza il successo nella vita e le
scelte di ogni tipo. Alcune malattie psichiche vanno proprio ad intaccare l’autostima, basti
pensare alla depressione, a causa della quale il paziente si disprezza e si svaluta, o la mania,
per cui il malato si sente una persona molto importante.
Gli psicoterapeuti aiutano i pazienti con problemi legati all’autostima con un apposito training,
decidendo su quale dei tre aspetti del sé risulti più opportuno lavorare:
- I pazienti che necessitano di un intervento sul sé reale, sono in genere persone con
poche competenze, è bene insegnare loro abilità di comunicazione, risolvere problemi…
insomma, sviluppare al meglio le loro potenzialità. Pensiamo al caso di un ragazzo molto timido
che pensa di non piacere alle ragazze: l’intervento sarà volto a migliorare le sue competenze
sociali per gestire con successo i rapporti interpersonali.
- Quando vi è la tendenza a svalutarsi eccessivamente, è meglio intervenire sul sé
percepito aiutando la persona ad esaminare obiettivamente le proprie competenze, riportando
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fatti che vadano a contrastare le false credenze. Ad esempio, un’anoressica che rifiuta di
mangiare perché si vede grassa necessita di un intenso lavoro sulla corretta percezione
dell’immagine corporea.
- Meglio concentrarsi sulla correzione del sé ideale qualora il paziente voglia raggiungere
dei traguardi per lui davvero eccessivi. Si tratta di aiutarlo a capire da dove provengono i suoi
ideali e aiutarlo a ridimensonarli, come nel caso di una teen-ager che si sente fallita perché
vorrebbe fare la modella ma è troppo bassa.
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