Here`s To The Night

Transcript

Here`s To The Night
HERE’S TO THE NIGHT
Autrice:
Vampfire
Traduzione dall’inglese di Lirael
Coppie:
Jean-Claude/Anita/Asher
Categoria:
azione/avventura
Rating:
NC-17
Descrizione: Jean-Claude lotta per non perdere il suo controllo conquistato a fatica; come
reagiranno Anita e Asher?
Note dell’Autrice: Anita ha il 3° marchio, non sa nulla dell’ardeur e sta ancora correndo la
cavallina coi ragazzi, con l’eccezione di Micah, che non è ancora arrivato. Se questa situazione non
esiste nei romanzi, abbiate pazienza con me. Feedback è sempre il benvenuto.
Disclaimer: LKH si prende buona cura di questi personaggi. Io li ho solo portati fuori per una gita
in auto e prometto di riportarli indietro prima dell’alba (nessuna intenzione di infrangere la legge
sul copyright; non ci guadagno niente da questo). L’originale lo potete trovare sul sito
http://beellegee.tripod.com/purplepassions/index.html
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Here’s To The Night
I suoi occhi blu mezzanotte erano fissi sulla giovane cosa vestita di cuoio nero che aveva appena
finito di ballare come se la sua vita dipendesse da questo. Stava lasciando la pista da ballo,
irradiando eccitazione ed energia. Come se avesse sentito il suo sguardo, si voltò a guardare nella
sua direzione e cadde in quegli occhi blu che ti facevano annegare.
Jean-Claude interruppe il contatto visivo non appena capì cosa aveva fatto, ma una rapida occhiata
gli disse che lei era rimasta inchiodata sul posto, la bocca leggermente aperta.
Imprecando silenziosamente, Jean-Claude si fece strada tra la folla. “Ritorna a ballare. Dimentica
quello che è successo,” le ordinò semplicemente mentre le passava accanto. Non guardò indietro per
vedere se gli aveva obbedito. Era turbato dal fatto che aveva incantato qualcuno senza volerlo. Se
Anita avesse scoperto che ipnotizzava i clienti del club, glielo avrebbe rinfacciato in continuazione.
Ah, ma petite, pensò Jean-Claude. Se non fosse stato per lei, non sarebbe stato in questa difficile
situazione. Mentre ad Anita non mancava certamente la compagnia maschile, Jean-Claude era
costretto al celibato mentre sistemava la sua aggrovigliata rete di corteggiatori. E questo aveva il
suo prezzo. Aveva bisogno di trovare presto un modo di nutrire l’ardeur; nutrirsi da lontano non era
abbastanza per soddisfarlo pienamente, e lo sentiva affiorare in superficie molto più spesso di
quanto si preoccupasse di ammettere.
La folla si spostava mentre camminava, ma ora una brunetta bassa fece un passo avanti per sbarragli
indecisa la via, fissandolo in aperta adorazione. Normalmente, l’avrebbe oltrepassata senza uno
sguardo, ma ora si sentì obbligato a guardarla. Indossava meno abiti di quanti portasse di solito
Jason, tutti cremisi, che si adattavano perfettamente alla sua carnagione. L’ardeur lo attirava verso
di lei come una falena la fiamma.
Avvertendo il suo interesse, mosse il corpo verso di lui in modo seducente e allungò le mani per far
scivolare le dita lungo il suo petto. Internamente, Jean-Claude tremò, ma da fuori sembrava
imperturbato. L’ardeur si risvegliò e Jean-Claude incontrò i suoi bellissimi occhi castani, così simili
a quella di un’altra petite brunetta che conosceva.
“Merde,” mormorò quando capì ciò che stava facendo. Si ritrasse mentre lei tremava di piacere per
essere dominata. “Vai,” le disse, e si voltò per allontanarsi dalle tentazioni del club.
Appoggiato al muro accanto alla porta c’era una delle sue più grandi tentazioni. Dentro di sé, JeanClaude si face piccolo per il timore che Asher l’avesse visto. Asher si rivelò dal suo rifugio e si
gettò dei suoi capelli d’oro sulla spalla, lasciando l’altra metà come cortina perenne che lo
nascondeva dal mondo. “Dovresti essere grato del fatto che Anita non sia qui stanotte, mon ami.”
Jean-Claude non era sicuro di come interpretare il tono neutro di Asher e quindi rispose, “Sì.”
Jean-Claude si mosse verso la porta e fuggì nel suo ufficio, ben consapevole del fatto che Asher
l’aveva seguito.
“Se non ti conoscessi meglio, potrei pensare che hai accidentalmente ipnotizzato quelle ragazze,
mon ami.” All’occhiata pungente di Jean-Claude, Asher continuò, “Sì, le ho viste tutte e quattro. O
erano di più?”
Jean-Claude gli voltò le spalle e camminò attraverso le ombre della stanza fino alla scrivania, dove
era accesa una lampada.
Rifiutò di mostrare rabbia per le domande di Asher. “C’è un motivo perché tu metta in dubbio le
mie azioni, mon ami?” il tono era leggero, ma conteneva una minaccia mentre echeggiava
sardonicamente il “mon ami” di Asher.
Jean-Claude si sedette con grazia nella grande sedia dietro alla scrivania.
Asher ignorò il tono di Jean-Claude e disse semplicemente, “Mi preoccupo che tu stia perdendo il
controllo e mi chiedo come questo sia possibile.”
Jean-Claude si voltò; non aveva voglia di difendersi ed era arrabbiato per la sua mancanza di
controllo. Asher continuò, più gentilmente, “Cosa c’è che non va, Jean-Claude?”
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“Cosa pensi che non vada, Asher?” scattò, riportando improvvisamente il suo sguardo sul suo
secondo in comando. “Anita flirta costantemente con me e una dozzina di mannari, ma ci nega se
stessa mentre ci nega anche a chiunque altro. Non mi sono nutrito da…”
Jean-Claude fermò le parole irate mentre capiva con chi si stava lamentando. I bisogni di Asher
erano stati negati per così tanto tempo. Jean-Claude si costrinse a recuperare il controllo prima che
la colpa gli si mostrasse in viso. La maschera di una statua discese su di lui e disse, “Mi scuso. Non
sono nella posizione di lamentarmi.” Non riuscì a incontrare lo sguardo di Asher. Asher stava lì, e
non parlava.
Jean-Claude sollevò infine lo sguardo e quasi rimase di stucco per l’emozione con cui venne
accolto.
Anche se il viso e l’atteggiamento del corpo non sembravano diversi, i suoi occhi erano diventati
grigio fumo e la ferocia del suo sguardo lo face sembrare così bramoso…
Entrambi sentirono quando l’ardeur si sollevò fra di loro e intrecciò il loro intimo in uno scoppio di
dolore pieno di piacere. Anche attraverso la stanza, Jean-Claude poté vedere ogni dettaglio
dell’intensa bellezza di Asher. I suo capelli erano scivolati da un lato, rivelando l’altro occhio e
l’inizio delle cicatrici. Jean-Claude era sopraffatto dal bisogno e sapeva che la sua pelle doveva
brillare a causa sua.
La ragione pervase i suoi sensi, e Jean-Claude chiuse velocemente gli occhi, cercando
disperatamente di porre un freno al suo violento bisogno. Sentì la porta aprirsi e sentì che Asher se
n’era andato, avendo perfettamente chiarito il proprio punto di vista, forse sorprendendo entrambi
nel processo.
Jean-Claude rientrò al Circo, cercando la solitudine, ma si scoprì incapace di rilassarsi. Aveva
bisogno di andare a caccia. Aveva bisogno di saziare una piccola parte dell’ardeur, anche se
sarebbe servito solo a prolungare la sua agonia.
Anche se non voleva condividere questa parte di sé con nessuno, Jean-Claude scoprì che non aveva
scelta. C’erano così tanti modi di placare questa fame.
Jean-Claude mandò a chiamare Jason. Il lupo venne prontamente, anche se era confuso – JeanClaude si era già nutrito da lui prima.
Jason guardò Jean-Claude in cerca di spiegazioni. “Mio lupo, sai che mi prendo cura di te.”
Jason annuì.
“Sento che devo fare qualcosa per ricompensarti, mon pomme de sang,” disse Jean-Claude,
sentendo che la responsabilità nei confronti di Jason sarebbe stata una ragione abbastanza
plausibile per coprire quello che stava per fare.
Jason rabbrividì per l’anticipazione, ma annuì ancora. Seguì Jean-Claude quando lui gli disse di
farlo, ma era perplesso perché stavano lasciando il Circo.
Jean-Claude lo condusse nel parco tra le ombre. Si sedettero, appoggiati al tronco di un albero, e
Jean-Claude si allungò per raggiungere il collo di Jason, sussurrando come in ripensamento,
“Potresti volerti mettere comodo, mio lupo.”
Jason si slacciò le mutande molto aderenti, rabbrividendo ancora mentre si chiedeva perché lo
stavano facendo fuori. Poi li sentì. C’era una giovane coppia nelle vicinanze, che ridacchiava da
qualche parte vicino a un gruppo di panchine.
Quando le zanne di Jean-Claude trafissero la pelle, tutti i pensieri razionali cessarono. Jason era
dentro la coppia, sentiva tutto ciò che loro sentivano. Improvvisamente il livello di piacere della
giovane coppia quadruplicò e iniziarono rapidamente strapparsi i vestiti.
Jean-Claude liberò il suo incubus nella coppia, saturando il loro piacere a livelli stupefacenti.
S’immerse in esso, deliziandosi in questo nutrimento. Sentì il corpo di Jason arcuarsi e avere le
convulsioni accanto a lui mentre ululava per il sollievo/liberazione, echeggiando le grida di piacere
provenienti dalla panchina del parco. Silenziosamente, Jean-Claude si unì a loro, gettando
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all’indietro la massa dei suoi capelli corvini contro il tronco dell’albero mentre il suo corpo era
scosso dall’intensità di tutto questo.
Jean-Claude lasciò che Jason si riprendesse mentre si assicurava che la coppia non si fosse
spaventata per ululati di Jason. Sembrano non essersene nemmeno accorti e giacevano l’uno nelle
braccia dell’altro, incapaci di muoversi.
Jean-Claude e Jason ritornarono al Circo. “Mi andrò a stendere,” disse Jason arrossendo. “Grazie?”
Jean-Claude annuì solennemente poi cercò rifugio dall’alba, grato che la combinazione di sangue e
sesso fosse stata abbastanza intensa da risistemare l’ardeur profondamente dentro di lui.
Jean-Claude si svegliò nel pomeriggio, prima di ogni altro vampiro della città. Raggiunse la
presenza di Anita attraverso i marchi, che sempre solleticava un angolo dei suoi sensi. Stava
dormendo, di sicuro facendo un pisolino prima di resuscitare gli zombie quella notte.
Jean-Claude si diresse nella sua stanza da letto dalla stanza delle bare e si preparò un bagno. Nel
frattempo, rafforzò il legame tra lui e Anita. Anche se il terzo marchio gli dava maggior accesso a
lei, Anita non era mai vulnerabile, neanche nel sonno. Avrebbe avuto bisogno di rafforzare la sua
presa su di lei per poter cambiare i suoi sogni. Rabbrividì mentre scivolava nell’acqua calda, poi
mandò ad Anita una immagine della campagna francese e di un lago che lui e Asher avevano
visitato con Julianna.
Era adagiata sull’erba vicino al lago in una leggera camicia da notte di seta, appena sveglia. Gli
ultimi raggi del sole scintillavano sul lago, ma il cielo si era già oscurato. Anita aprì gli occhi,
sentendosi come se si fosse appena svegliata da un sonno tranquillo.
All’improvviso Jean-Claude apparve sopra di lei, vestito elegantemente come sempre. Le permise
di bere a sazietà della sua bellezza. Poi si sedette leggiadramente accanto a lei, il peso del suo
sguardo lungo il suo corpo che faceva muovere delle cose profondamente dentro di lei.
Non disse una parola e Anita si rilassò. Lei non lo vide muoversi.
All’improvviso era su di lei, bloccandole le braccia sopra la testa mentre la baciava selvaggiamente.
Non aveva mai saputo che Jean-Claude potesse essere così ardito mentre invadeva i suoi sogni. Lo
shock di ciò che stava facendo al suo corpo le annebbiò la mente. Non riusciva a raccogliere la
forza di volontà necessaria a respingerlo o anche per protestare.
Cosa fece fu rispondere. Ricambiò il bacio, così forte che si tagliò il labbro su una zanna.
L’improvviso sapore del sangue spezzò il poco controllo rimasto a Jean-Claude. La buttò a terra,
inghiottendo il sangue dalla sua bocca, poi strappando la camicia da notte e tirandogliela via
rivelando la pelle vellutata.
Al di fuori dalla confusione mentale provocata dal desiderio, Anita vide che qualcuno era accanto a
loro e li stava guardando. “Asher,” sussurrò.
Quell’unica parola fece tornare in sé Jean-Claude e alleggerì la sua dolorosa presa su Anita.
Asher si avvicinò lentamente, inginocchiandosi accanto a loro.
Jean-Claude allungò le braccia verso di lui e fece scorrere la mano tra i lunghi capelli dorati di
Asher. I loro occhi si allacciarono, blu e grigi e Jean-Claude attirò Asher da loro tirandolo per i
capelli.
All’improvviso, Jean-Claude riprese il suo assalto appassionato al corpo di Anita, anche mentre il
viso di Asher si faceva sempre più vicino a quello di lei. L’ultima cosa che sentì Anita fu il delicato
dolore delle zanne sul suo collo mentre sprofondava nei brillanti occhi di Asher…
Jean-Claude ritornò in sé, era pigramente sdraiato nell’enorme vasca, eccitato quanto gli era
possibile dato che non si era ancora nutrito. Attraverso i marchi, sentì Anita fremere nel letto per gli
spasimi del dopo passione.
Sentì il suo cuore accelerato che rallentava e fu sorpreso di sentirla raggiungerlo attraverso i marchi,
strofinarsi contro la sua presenza e poi lentamente schermarsi ancora, quasi come un bacio d’addio.
Jean-Claude finì il suo bagno e si nutrì da Jason. Lasciò Jason nel letto, chiudendo la porta della
stanza mentre usciva. Fuori dalla porta c’era Asher, che lo stava pazientemente aspettando.
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Jean-Claude non riusciva a decifrare la sua espressione, solo che Asher si era nutrito recentemente e
che sembra brillare per questo.
Jean-Claude gli era di fronte, cercando di sopprimere i ricordi del corpo di Asher accanto al suo
mentre si nutrivano di Anita nel sogno. Ringraziando dio Asher non sapeva che Jean-Claude lo
avesse accidentalmente incluso nella sua fantasia con Anita.
Asher incontrò il suo sguardo, almeno con l’occhio non nascosto dai capelli e disse calmo, “Mi
sono svegliato parecchi minuti fa. Nel sogno di Anita.” Distolse lo sguardo e aggiunse, “Io
guardavo?” e poi andò via.
Jean-Claude non sapeva cosa dire e quindi lo lasciò andare.
Jean-Claude andò nel suo ufficio, apparentemente per occuparsi di un po’ di lavoro d’ufficio. Era
ironico come la sua più grande sfida della giornata consistesse nel mettere a posto le sue entrate dal
Circo e dei vari club di cui era proprietario mentre solo alcuni decenni prima doveva combattere
ogni giorno per la propria sopravvivenza, sia contro il genere umano che contro i Master che
serviva.
I suoi pensieri andarono a Asher. Ricordava come era stato tra di loro tanto tempo prima, prima che
la morte di Julianna li avesse divisi. Nell’intimità della sua mente, ammetteva che teneva ancora
profondamente a Asher. Poteva forse essere lo stesso per lui?
S’immerse nel lavoro. Mentre le ore passavano, la sua gente si svegliò, si nutrì, lasciò il Circo o
ciondolava, impegnata in intricati giochi di potere. Jean-Claude era il maestro di questi particolari
giochi. Riuscì a passare il resto della notte rendendo nota e temuta la sua presenza, sia al Circo che
in città.
Quando tornò al Circo, fiducioso che sua presa sulla città era sicura, trovò un messaggio: Anita
aveva chiamato. Compose il numero mentre affondava nella sedia dell’ufficio. Al suono della sua
voce che diceva “Pronto?” rispose semplicemente, “Ma petite.”
Il brivido della sua voce, anche al telefono, era intenso. Anita scivolò fuori dalla tuta macchiata di
sangue e stette parzialmente vestita nel bagno, decisa a farsi una doccia una volta finito con JeanClaude.
“Dove sei stato tutta la notte?” chiese.
“Fuori,” disse la sua voce, bassa e seducente.
Anita era immensamente grata del fatto che non gli stesse parlando di persona. Lasciò che la rabbia
l’avvolgesse per sopraffare il desiderio e gli disse perché aveva cercato di raggiungerlo. “Voglio
che stia fuori dai miei sogni,” gli disse.
Jean-Claude sorrise al ricordo del loro sogno condiviso. “No, non lo vuoi,” disse, con una traccia di
umorismo.
Anita chiuse gli occhi per chiudere fuori i piacevoli ricordi e disse con fermezza. “Sì che lo voglio.
Resta fuori dai miei sogni. Devo andare adesso – devo fare la doccia prima di incontrare il branco.”
Jean-Claude fece una smorfia al promemoria che lei avrebbe passato la notte con Richard. “Buona
notte, ma petite,” le disse malinconicamente e appese.
Comparve Jason. “Hai bisogno di me prima che vada, Jean-Claude?”
Il lupo non indossava quasi niente ed era chiaramente ansioso si andare al lupanare. “No,” gli disse
Jean-Claude e lui se ne andò.
Solo, Jean-Claude decise che aveva bisogno di andare a caccia di un modo per nutrire l’ardeur.
Aprì i suoi sensi alla sua gente e scoprì uno dei suoi lupi mannari che era con una ragazza umana da
qualche parte nel Circo. Decise di aumentare la loro passione; dopo tutto, sarebbe stato un peccato
se il giovane Benjamin fosse stato in ritardo per il lupanare.
Jean-Claude si appoggiò allo schienale e si aprì più completamente a loro, raccogliendo l’energia
che liberarono quando finalmente raggiunsero l’apice. Non era quasi abbastanza. Sospirò mentre si
chiudeva a loro.
Camminò per le strade di St. Louis, immergendosi nella vita attorno a lui e muovendosi
silenziosamente tra quelle vite, elettrizzato dal sapere che era l’ultimo predatore in marcia quella
notte. Si diresse al Guilty Pleasures e cominciò la sorveglianza vicino al bar.
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Era bello immergersi nell’energia sessuale generata in tutto il club, ma semplicemente faceva
desiderare di più l’ardeur.
“Di più” si stava dirigendo verso di lui proprio in quel momento o, piuttosto, si muoveva
furtivamente. Era alta quasi quanto lui, vestita solo di un completo fatto di cinghie d’argento che in
qualche modo riuscivano a coprire il necessario ma non di più.
Jean-Claude si concesse di ricambiare il sorriso. Non era umana, ma un mannaro, capace di
sostenere il suo sguardo. Era curioso che lei gli si stesse avvicinando.
“Master,” lo salutò seducente, senza una traccia della sottomissione che il termine implicava.
Appoggiò il fianco al bar, a pochi centimetri da lui e si avvicinò per sussurrargli, “Posso sentire il
tuo desiderio. Lascia che me ne occupi io.”
Era turbato dal fatto che era così ovvio. E molto tentato di accettare la sua offerta; poteva veramente
nutrire l’ardeur da un mannaro senza rischiare di ucciderlo. Sapeva che avrebbe continuato ad
essere teso e insaziabile finché non l’avesse nutrito.
Che male avrebbe fatto una notte? Anita non l’avrebbe mai saputo.
Il pensiero di Anita lo calmò. Certamente questo mannaro sapeva che il Master della Città usciva
con Anita Blake. Stava forse facendo un gioco di potere che poteva farle desiderare di dividerli?
Restò sexy e invitante, ma disse, “No, grazie.”
Continuò a giocare con lui, facendo cadere allusioni su quanto potesse fare per lui e invitandolo a
prendere il suo sangue. Il gioco molesto aveva il solo effetto di rendere più difficile avere a che fare
l’ardeur, così le disse che doveva andare e lasciò il club.
Tornò al Circo e fu testimone di una tesa lite fra due suoi vampiri. Li lasciò combattere mentre
guardava, tenendo nascosta la sua presenza. Quando fu finita e la catena di potere decisa, uscì
dall’ombra sorprendendoli.
“Accertatevi solo che i vostri battibecchi non interferiscano coi vostri doveri,” disse loro, guardando
dritto negli occhi prima uno, poi l’altro.
“Sì, Master,” concordarono. Il fatto che fosse stato in grado di arrivare di soppiatto alle loro spalle
era un modo sottile di ricordare loro che, non importa quali lotte di potere avvenissero ai gradini più
bassi della scala, ma non ci sarebbero state simili discussioni in cima.
Quando finì di occuparsi di tutto al Circo, l’alba si stava rapidamente avvicinando e Jean-Claude si
ritirò con gli altri vampiri nella stanza delle bare.
Quando Jean-Claude si svegliò il pomeriggio seguente, passò alcune ore controllando lo stato della
sua città prima di ritornare nella sua stanza e chiamare Jason.
Jason entrò nella stanza sorridendo in modo compiaciuto. “Com’è andato l’incontro, mio lupo?”
chiese Jean-Claude.
“Bene,” disse Jason, poi aggiunse in tono casuale, “Bè, eccetto che per uno scontro piuttosto brutto
quasi alla fine.”
Jean-Claude aspettò.
“Anita non era d’accordo con alcune decisioni prese da Richard,” gli disse Jason, consapevole che
Jean-Claude ne sarebbe stato contento. “Hanno avuto un litigio molto pubblico. Lei gli ha detto che
non gli avrebbe parlato finché non avesse cambiato idea.”
Jean-Claude annuì, nascondendo la sua felicità per la notizia e si sistemò sul letto accanto a Jason.
Proprio mentre Jean-Claude si stava avvicinando al collo di Jason per la colazione, Jason aggiunse a
bassa voce, “Lei ha detto che quando fosse stato pronto a parlare, Richard la poteva trovare qui con
te…” Jason rimase senza fiato per il piacere mentre Jean-Claude affondava le zanne, stordito da
quanto il morso di Jean-Claude fosse quasi orgasmico. Mentre la sua spina dorsale si arcuava verso
l’alto, Jason prese un vago l’appunto mentale di dare più spesso buone notizie a Jean-Claude.
Jean-Claude si immerse nella vita che rifluiva da Jason, sentendo che diventava tutto a un tratto più
umano e più vampirico allo stesso tempo. Attraverso il bisogno accecante della sua fame, i suoi
pensieri inseguirono Anita.
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Quando la sua fame venne saziata, Jean-Claude ripulì il collo di Jason e osservò mentre le abilità
guaritrici di Jason lottavano contro l’anticoagulante della saliva dei vampiri. Jason era immobile,
con gli occhi chiusi, scivolando nel sonno.
Jean-Claude si alzò e se ne andò. Entrò nel salotto che ospitava il bellissimo ritratto di Asher,
Julianna e di se stesso e venne accolto dalla pistola di Anita.
Jean-Claude vide che impugnava nella sinistra una piccola pistola, che era puntata alla sua testa,
mentre una pistola più grande era nella sua mano destra ed era puntata contro Harold, l’ultimo
vampiro entrato sotto la protezione di Jean-Claude.
“Ah, vedo che vi siete incontrati,” disse Jean-Claude pacatamente. Anita aveva puntato la pistola
verso la porta quando aveva sentito qualcuno entrare nella stanza e l’aveva abbassata ora che aveva
riconosciuto Jean-Claude.
“Ma non ci siamo ancora presentati,” lo informò Anita.
Harold sembrava confuso.
“Harold, per favore presentati a Ms. Blake, la mia serva umana.” Disse Jean-Claude, senza alcuna
traccia di minaccia nella voce.
La paura balenò negli occhi di Harold quando capì che aveva scelto la femmina umana sbagliata
con la quale comportarsi male. Con un’occhiata al suo master, s’inchinò e disse, “Io sono Harold.
Sono dispiaciuto, Ms. Blake, per la mia scortesia.”
“Sei fortunato che non ti abbia sparato,” gli disse Jean-Claude. “Non c’è qualche altro luogo dove
dovresti essere?”
Grato Harold uscì, sorpreso di non essere stato punito.
Jean-Claude osservò Anita, che stava rinfoderando entrambe le armi nelle loro fondine nascoste da
qualche parte sotto i suoi blue jeans scuri e la camicia nera a maniche lunghe. “E’ bello vederti, ma
petite,” disse sinceramente Jean-Claude. Anche l’ardeur era d’accordo con lui, e crebbe
improvvisamente dentro di lui cosicché era difficile da contenere. Distolse rapidamente lo sguardo
prima che potesse vedere i suoi occhi, che sapeva che erano diventati completamente blu per
l’eccitazione.
Jean-Claude inghiottì il suo incubus e si sentì tornare alla normalità. “A cosa devo il piacere della
tua visita, ma petite?” chiese mentre si sedeva sul divano.
“Io e Richard abbiamo litigato.” Anita si lasciò cadere con un tonfo sul divano accanto a lui,
appoggiandosi all’imbottitura.
“Mi dispiace,” le disse, per nulla sincero.
“Non è vero,” disse con un sogghigno, girando la testa per incontrare il suo sguardo.
Anche Jean-Claude si concesse un piccolo sorriso. A giudicare dalla reazione di Anita, il sorriso le
sembrò più sexy che carino. Jean-Claude poteva sentire la sua eccitazione e questo attirò l’ardeur.
Esercitando uno stretto controllo sulla fame dentro di lui, Jean-Claude le si avvicinò e le disse,
“Quindi, ma petite, non abbiamo demoni o diavoli dai quali salvare il mondo stanotte – cosa ne dici
di una tranquilla cenetta due?”
“Tu non mangi,” gli ricordò.
“Allora dovrai mangiare per due e permettermi di sentire attraverso i marchi.”
Anita gemette. “L’ultima volta che ti ho lasciato ordinare per me cosicché potessi assaporare il cibo
attraverso i marchi, ho preso quasi cinque chili.”
“No, non lo hai fatto,” rispose facendo diventare il commento qualcosa di molto più intimo mentre
faceva vagare il suo sguardo lungo la sua figura.
Anita arrossì e stava per dire qualcosa quando Asher entrò nella stanza. Annuì per salutare Anita,
poi si mise di fronte a Jean-Claude e parlò rapidamente in francese.
La sola parola che Anita colse fu il calmo “merde” di Jean-Claude in risposta. Si voltò verso Anita
e disse, “Sembra che mi sia sbagliato sul non avere nessun demone e diavolo a cui dare la caccia
stanotte, ma petite.”
Anita toccò un’arma attraverso i vestiti e gli disse di fare strada.
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Anita corse su per le scale per tenere il passo con Asher, Jean-Claude e Willie stavano mantendo.
Tutto quello che Anita aveva raccolto era che c’era un vampiro appena sorto in libertà incustodito.
Jean-Claude aveva chiesto spiegazioni a Willie, che sta irradiando colpa da ogni poro.
“Noi eravamo… amanti,” disse Willie scosso a Jean-Claude mentre i vampiri salivano l’ultima
scala. “Ti stavo per chiedere il permesso di trasformarla in vampiro o chiederti di farlo tu stesso…”
Willie fece una smorfia rendendosi conto di quanto fosse nei guai. “Ho appena scoperto che è morta
in un incidente d’auto tre giorni fa… non pensavo di averle preso abbastanza sangue, davvero… ma
ho controllato l’obitorio giusto nel caso. È lì che ho trovato i custodi morti.”
Quando furono fuori dal Circo, Jean-Claude e Asher levitarono finché non vennero inghiottiti dalla
notte. Willie e Anita presero la sua auto per andare all’obitorio. Quando vi arrivarono, il due
vampiri Master avevano già percepito che il nuovo vampiro non si trovava più nelle vicinanze.
Stavano per sparpagliarsi per andarla a cercare quando Anita fermò Jean-Claude mettendogli il
palmo della mano sul petto e spingendo con forza. “Dobbiamo chiamare la polizia.”
“Così che possano uccidere o essere uccisi da un vampiro appena trasformato?” rispose.
I vampiri si sparpagliarono, lasciando ad Anita poca scelta se non quella di prendere il suo posto
nella griglia di ricerca. Mentre vagava a isolati di distanza dall’obitorio, l’idea che stava facendo da
esca gli venne mente proprio quando un grido ferino sconvolse la notte. Anita fece appena in tempo
a tirare fuori la pistola per premere il grilletto e sparare alla cosa che stava volando verso di lei.
Due colpi esplosero attraverso la testa del vampiro. Anita non era tornata alle munizioni normali.
Un nuovo vampiro non avrebbe mai potuto resistere ai colpi.
Il corpo, ora veramente morto, cadde pesantemente addosso ad Anita e lei lottò per liberarsi dal suo
peso.
I vampiri avevano sentito gli spari e vennero di corsa verso di lei. Jean-Claude e Asher si fermarono
quando capirono che il pericolo per Anita era finito.
Gli occhi di Anita incontrarono quelli di Willie mentre avanzava verso il corpo della sua amante.
“Willie…” cominciò Anita.
Scosse la testa, facendola tacere. Willie s’inginocchiò accanto al corpo.
“Ti occuperai tu di tutto?” chiese neutro Jean-Claude a Willie.
Willie annuì e gli altri vampiri si voltarono per andarsene.
“Willie, io… vuoi che resti – posso aiutarti…” disse Anita, visibilmente sconvolta.
“No, Anita.” Sospirò Willie mentre prendeva il corpo e si avviava nella direzione opposta,
voltandosi per dirle, “Non sono arrabbiato con te. Capisco. Ho solo bisogno di tempo…”
Anita annuì e se ne andò con Jean-Claude e Asher. I tre ritornarono a casa in auto in silenzio.
“Ma cherie, non avevi scelta. lei ti ha attaccato,” disse Asher.
“Avrei dovuto cercare di non ucciderla…”
“Non biasimarti,” le disse Asher. “Lei era responsabilità di Willie.”
Jean-Claude era rimasto in silenzio nel frattempo. Anita si voltò all’improvviso per guardarlo; era
seduto accanto a lei sul sedile del passeggero. “Non punirai Willie, non è vero?” gli chiese
incredula, anche mentre leggeva la verità sul suo volto.
Anita era oltraggiata mentre il silenzio confermava la sua supposizione. “Come puoi farlo? Ha
appena perso la donna che amava. Non è stata colpa sua che la ragazza sia morta in un incidente
d’auto. Non è come se l’avesse trasformata apposta in vampiro!”
“E’ il principio che conta, ma petite,” le disse Jean-Claude. “Creare nuovi vampiri senza il mio
permesso è sovversivo. Semplicemente non può restare impunito.”
Anita portò bruscamente l’auto nel parcheggio e frenò bruscamente. Spense l’auto e schizzò fuori e
entrò nel Circo senza aspettare che i vampiri la raggiungessero.
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Anita stava rapidamente realizzando che non aveva nessun posto dove andare. Ma che fosse
maledetta se se ne fosse andata a casa lasciando libero Jean-Claude di fare qualcosa di spietato a
Willie.
Anita si voltò ad affrontare Jean-Claude mentre entrava nel salotto e lo informò, “Non posso
lasciarti punire Willie; è sotto la mia protezione. Se vuoi picchiarlo selvaggiamente, devi prima
passare su di me.”
“Ma petite, sei irragionevole…” iniziò Jean-Claude.
“No, Jean-Claude,” disse, avanzando verso di lui, ora veramente arrabbiata. “Tu sei irragionevole.
Come ti saresti sentito se Belle Morte ti avesse punito il giorno in cui hai perso Julianna?”
Era un colpo basso e Anita lo sapeva, ma non riuscì a fare a meno di fare il paragone.
“Lei non ha niente a che fare con questo,” disse in una fredda rabbia. “Come osi metterla in
mezzo?”
“Lei ha tutto a che fare con questo,” insistette Anita, accorciando la distanza fra di loro. “Pensi di
essere il solo che si è mai innamorato ed è rimasto scottato? Sei il solo al mondo che abbia mai
sofferto?”
La collera di Jean-Claude aprì la strada all’ardeur che si impadronì di lui. Tese le braccia per
attirare Anita verso di sé e la baciò duramente, desiderando il sangue, sesso, desiderando soddisfare
l’ardeur che correva imperversando nelle sue vene.
Il bisogno lo avvolse e prese anche Anita. Scioccata per le sensazioni che provenivano da lui,
all’improvviso bruciava per lui, lo ricambiò e lo spinse contro il muro mentre banchettava con la
sua bocca.
Lo shock della sua schiena che colpiva il muro freddo fece capire a Jean-Claude cosa stava facendo.
Spinse via Anita e arretrò. “Le mie scuse, ma petite… stavo solo cercando di avere la tua
attenzione…”
Cercò disperatamente ricontrollare l’ardeur, ma ogni centimetro del suo corpo era sensibilizzato.
Cercò di riprendere la conversazione, anche se i suoi pantaloni di cuoio erano ancora tesi fino al
limite.
“Per favore, ascoltami, ma petite. Difenderai ogni vampiro debole sotto il mio controllo o è solo che
nutri dell’affetto per Willie che lo proteggi?” chiese Jean-Claude.
Anita restò in silenzio.
“Condanni ciò che non capisci, Anita. Avere dei vampiri nella mia città che non sono sotto il mio
controllo è pericoloso. Le azioni di Willie sono sicuramente accidentali, ma se la stessa cosa
accadesse a qualcun altro? Non posso stabilire il precedente di permettere ai miei vampiri di
trasformare ‘accidentalmente’ degli umani. Né posso stabilire un precedente di clemenza a causa di
emozioni umane. I vampiri non sono umani. Siamo predatori – sembri capire questo concetto
abbastanza bene quando affronti il branco di Richard.”
Anita era calma mentre pensava ciò che lui aveva detto. Consigliava sempre a Richard di essere più
crudele. Quando Jean-Claude mostrava lo stesso senso degli affari, lo rimproverava severamente.
Era arrabbiata nel sapere che era parzialmente il suo senso di colpa che la sconvolgeva nel modo in
cui Jean-Claude trattava Willie.
“Jean-Claude,” chiese Anita mentre un pensiero la colpiva, “Esattamente cos’hai in mente per la
punizione di Willie?”
“Sarà il servitore di tutti in tutte le sue ore da sveglio per una settimana, al di sotto dei mannari e dei
vampiri inferiori del Circo.”
“Questo certamente gli farà scordare la sua perdita,” notò Anita.
Il viso di Jean-Claude era vacuo mentre ammetteva, “Potrebbe certamente avere questo effetto
collaterale.”
Anita rifiutò di mostrare a Jean-Claude quanto fosse contenta della sua decisione.
Era già passata l’ora di andare e di dirigersi verso il suo caldo letto per il sonno di cui aveva così
tanto bisogno, ma Anita esitava ad andarsene. Prima Jean-Claude aveva semplicemente cercato di
attirare la sua attenzione?
9
C’era qualcosa di strano; non aveva mai visto Jean-Claude così pieno di emozioni così vive.
Spontaneamente, decise di mettere alla prova la sua idea e accorciò la breve distanza tra di loro per
dargli un abbraccio di saluto.
L’azione era così inaspettata che l’ardeur fece un balzo prima che Jean-Claude potesse controllarlo.
Le sue braccia si strinsero attorno a lei mentre Anita riempiva i suoi sensi, ma si trattene da ogni
ulteriore azione.
Il desiderio lo inondò; la sensazione del suo corpo contro il suo era straziante. Gemendo
mentalmente, Jean-Claude soppresse violentemente il suo incubus e si ritrasse bruscamente da
Anita.
“Jean-Claude?” chiese Anita ansante.
“Le mie scuse, ma petite,” disse dalla sua nuova posizione dall’altra parte della stanza. “Non sono
me stesso ora.”
“Sei… affamato?” chiese.
“Non nel modo che intendi,” le rispose sinceramente. Le parole e il tono la fecero rabbrividire.
“Buona notte, ma petite,” disse Jean-Claude. Esteriormente, sembrò ritornato normale.
Anita era sicura che ci fosse qualcosa che non andava. “Buona notte,” gli disse e se ne andò.
Trovò Asher per caso, appoggiato a un muro fuori del Circo, nascosto nelle ombre.
“Asher,” lo salutò, smettendo di camminare mentre prendeva una decisione. “Posso parlarti?”
“Sempre, ma cherie,” rispose.
Si appoggiò al muro accanto a lui e cercò di spiegare ciò che voleva chiedergli. “Ultimamente ho
visto Jean-Claude molto teso e non così… riservato. L’hai notato?”
Asher ripensò al suo scambio di opinioni con Jean-Claude al club. A quanto era stato vicino ad
andare da lui… “Oui, ma cherie.”
Anita ricevette l’impressione che avrebbe dovuto provare e riprovare per ricavare qualche
informazione da Asher. “Sai perché?” chiese.
“Oui,” disse piano, lo sguardo immobile davanti a lui.
Anita guardò il vampiro silenzioso e si chiese per un attimo se l’umore di Jean-Claude avesse
qualcosa a che fare con Asher. Per quanto ne sapeva, i due vampiri non avevano mai rinnovato la
loro antica relazione. C’erano così tante complicazioni.
Probabilmente Jean-Claude pensava che l’avrebbe mollato se avesse dormito con Asher. C’era stato
un tempo in cui l’avrebbe fatto. Ora…
I pensieri di Anita andarono al sogno di loro tre insieme. La fantasia di Jean-Claude era stata troppo
vicino al vero per sentirsi a suo agio. Il suo sguardo esaminò l’uomo stupendo accanto a lei e
deglutì.
Asher poteva percepire il suo desiderio e ne fu toccato. Era meraviglioso sapere che lei era così
attratta da lui, cicatrici e tutto. E ancora meglio sapere che lei l’amava…
Cercando di controllare il suo desiderio, Anita sollevò una mano per accarezzare gentilmente i
capelli di Asher. “Puoi dirmi cosa c’è che non va con Jean-Claude?”
“Sarebbe giustamente arrabbiato con me se lo facessi, ma cherie.” Era responsabilità di JeanClaude spiegare l’ardeur alla sua serva umana, non di Asher.
Anita sospirò. “Capisco, Asher.”
Si voltò per andarsene e Asher le disse dolcemente, “Lui sente la tua mancanza, cherie.”
“Ma c’è più di questo,” disse, non era veramente una domanda.
“Oui.”
“Buona notte, Asher.”
“Buona notte.”
10
La sera successiva Anita entrò nel Circo armata di tutto punto e in cerca di Jason o di qualcun altro
da usare come supporto.
Quasi sbatté contro Asher. “Asher!” disse. “Sai dov’è Jason? Devo andare a salvare tre lupi
mannari, mentre Richard sta senza far niente e si gira i pollici… Hei, sei impegnato? Ho bisogno di
qualcuno bravo a combattere,” concluse con un sogghigno.
“Sarò felice di aiutare,”disse con un sorriso, divertendosi a quasi flirtare con lei. “Dove stiamo
andando?”
Il Circo era stato abbastanza tranquillo per tutta la serata.
Jean-Claude si appoggiò allo schiena della sedia e si aprì alla vita attorno a lui. Gli umani che si
stavano godendo le attrazioni del Circo dei Dannati erano un misto di piacere e paura. Sotto il
Circo, Jean-Claude poteva percepire il freddo potere degli altri vampiri e il calore dei licantropi.
Gli mancava il fresco formicolio della magia di una certa negromante contro i suoi sensi. Aveva
sperato che sarebbe stata lì stanotte. Solo il pensiero di Anita lo riempì di calore e di un tipo molto
più intimo di caldo. Forse era meglio che non fosse lì…
“Jean-Claude!” improvvisamente i marchi di Anita si aprirono e poté sentire la sua preoccupazione.
Dov’era e in quale pericolo si trovava?
Jean-Claude si focalizzò sui marchi per avere una risposta ma Jason irruppe nella stanza. “JeanClaude!” lo chiamò respirando pesantemente.
“Non ora, Jason!” disse arrabbiato Jean-Claude.
“E’… è per Asher…” riuscì finalmente a dire Jason. Quando Jean-Claude si voltò di scatto verso di
lui, trasmise le sue notizie di getto. “Nathaniel mi ha appena detto che ha visto Asher andarsene con
Anita. E che Anita era armata. Penso che siano andati a salvare i lupi mannari rapiti da Loren…”
Jean-Claude lo interruppe sollevando la mano e raggiunse Anita. “Dove sei?” le chiese.
La confusa ragnatela di strade che lei aveva seguito riempì la sua mente. “Stai bene?”
“Sì. Ma hanno preso Asher.”
“Sto arrivando,” le disse e attraversò la stanza, dicendo a Jason di seguirlo.
“Jean-Claude, ciò che devo dirti che Asher non sa in che cosa si stava infilando. Loren odia i
vampiri. Per lui è una sorta di missione ucciderli tutti.”
“Anita mi ha detto che Asher è già stato catturato,” lo informò con freddezza Jean-Claude. “Chi è
Loren?”
“E’ nuovo cinghiale mannaro in città. Ha portato con sé un altro gruppo di cinghiali. Ma alcuni
giorni fa hanno rapito alcuni dei nostri lupi. Richard stava negoziando con loro, ma invece Anita
voleva irrompere a pistole spianate.”
“E’ stata la decisione di Richard di negoziare il motivo della lite con Anita?”
“Sì.”
“E questo è ciò che mi hai descritto solo come ‘alcune decisioni del branco’?”
Jason cominciò a temere per il proprio collo piuttosto che per quello di Anita e di Asher. Si leccò le
labbra.
“Ne discuteremo dopo,” gli disse Jean-Claude e volò nel cielo notturno. Fu allora che Jason realizzò
che non aveva alcuna idea di dove si stesse svolgendo l’azione. Imprecando, decise di andare al
luogo dove Richard si doveva incontrare con Loren e dirgli cosa era successo.
Jean-Claude era giunto in un quartiere suburbano che veniva costruito non appena la zona veniva
disboscata. La casa che Anita gli aveva mostrato era alla fine di un vicolo cieco incompiuto,
solitaria con una cartello “in vendita” nel cortile. Non c’era una luce accesa per miglia.
Si preparò alla battaglia quando vide tre licantropi correre verso di lui.
Le sue mani afferrarono all’improvviso uno di loro, tenendolo immobile. “Dov’è Asher?” chiese
con voce minacciosa.
11
“Master?” il ragazzo chiese riconoscendolo.
Jean-Claude guardò i tre licantropi e seppe istantaneamente che erano lupi. I suoi lupi. Lasciò il
ragazzo e disse, “Quindi Anita vi ha salvato?”
“Si – eravamo legati in un capanno dietro quella casa,” indicò. “Ha ucciso il tipo di guardia, ma in
quel momento sono apparsi tutti i cinghiali e hanno catturato il tuo vampiro. Abbiamo aiutato Anita
ad uccidere i cinghiali e lei ci ha detto di andarcene fuori di qui. È nella casa adesso…”
Jean-Claude si era diretto verso la casa per tutto il tempo. “Andate,” disse ai lupi e entrò nella casa.
Due uomini giacevano morti nella camera che dava sulla strada. Il loro sangue appena versato lo
distraeva, ma Jean-Claude seguì la sensazione di Anita in un’altra stanza.
Lei lo vide e abbassò l’arma che gli stava puntando al petto. “Non penso che sia qui, Jean-Claude.
Ho controllato ovunque.”
Jean-Claude raggiunse la sensazione di Asher e sentì forti ondate di dolore da qualche parte sotto di
lui. Iniziò a togliere i tappeti dal pavimento e scoprì una botola che si aprì rivelando una grande
scalinata in legno.
La seguirono fino al seminterrato, la pistola di Anita che faceva strada.
L’ultimo passo di Anita in una stanza buia mandò degli spruzzi. “Mi chiedo da dove venga
quest’acqua,” disse curiosa.
Avanzò con fatica nel piccolo seminterrato, l’acqua che arrivava alle ginocchia. Jean-Claude la
seguiva, passandole davanti mentre sentiva la presenza di Asher nella stanza adiacente.
Anita preparò la pistola e chiese, “Quante persone ci sono nella stanza, Jean-Claude?”
“Nessuno, solo Asher…” la sua voce si affievolì mentre capiva perché sentiva provenire da Asher
una tale incredibile paura, nonostante fosse solo nella stanza.
“Ma petite…” sussurrò, improvvisamente terrorizzato. Guardò in basso all’acqua che lambiva i suoi
stivali. Sembrava così innocua.
“Mon dieu, Asher è lì dentro,” disse, gli occhi che controllavano quanto in alto fosse l’acqua che
usciva dalla porta. “Anita, è acqua santa.”
Anita rimase a bocca aperta. “I tuoi stivali. Vai indietro, Jean-Claude. Sbrigati, così posso aprire la
porta!”
Ancora terrorizzato, Jean-Claude tornò verso le scale e si mise al sicuro.
Anita sparò alla serratura e fece scivolare via il chiavistello. Fu spinta indietro fino agli scalini da
un’ondata d’acqua. Soffocando, barcollò e poi corse nella seconda stanza.
Asher era appeso al soffitto, legato con catene e croci. Si era arrampicato sulla catena che lo teneva
sospeso finché si era appiccicato al soffitto, con solo la sua forza soprannaturale che lo teneva al
sicuro.
La linea dell’acqua sui muri mostrava che l’acqua era stata a non più di mezzo metro dal soffitto.
Un buco nel soffitto gettava ancora acqua nella stanza.
“Resta lì,” gli ordinò Anita e andò a scoprire come slegarlo per farlo uscire in tutta sicurezza dalla
stanza. Mentre tornava indietro verso le scale, Jean-Claude la chiamò, “Non c’è niente nella casa,
ma petite. Ho cercato.”
“I tuoi stivali, Jean-Claude.”
Guardò l’aumentato livello dell’acqua con preoccupazione. Si allungò per togliersi gli stivali e si
fermò giusto in tempo. C’erano gocce di acqua benedetta attaccate ai suoi stivali. “Devi svestirmi,
ma petite.”
“Asher, resisti!” lo chiamò Anita e tolse gli stivali a Jean-Claude. Li provò nell’acqua stagnante e
scoprì che la linea dell’acqua arrivava appena sotto la sommità degli stivali. Sia lodato il cielo per il
senso della moda di Jean-Claude.
Asher si era abbassato un po’ dalla sua scomoda posizione, ma non poteva toccare gli anelli delle
catene che contenevano croci penzolanti o sgocciolavano per l’acqua. Anita riuscì a fargli indossare
gli stivali di Jean-Claude e ad aiutarlo a stare in piedi.
12
Il rombo dell’acqua che cadeva dal tubo nel soffitto li spronò ad andare avanti mentre Asher
avanzava lentamente attraverso l’acqua che arrivava a pochi centimetri dalla sua pelle nuda. Anita
era sicura che non sarebbe stata in grado di muoversi in modo così armonioso.
Avevano appena lasciato la stanza quando un rumore proveniente dal pozzo delle scale li bloccò.
Jean-Claude era avvinghiato al più grosso e brutto mutaforma che Anita avesse mai visto. Zanne gli
spuntavano dalla faccia a ogni lato di una bocca piena di denti enormi. Il resto era una forma
indistinta di pelliccia. Jean-Claude stava lottando sia per impedire al licantropo di ucciderlo sia per
impedire ai loro corpi di cadere nell’acqua sottostante.
Anita indicò il divano che stavano passando e Asher ci si arrampicò sopra per mettercisi sopra in
piedi. Anita poteva andare più veloce ora che le increspature non avrebbero più potuto investire
Asher. Il corpo senza vita di un cinghiale giaceva sulle scale, ma Jean-Claude era già voltato per
affrontare un nuovo nemico.
Finalmente in vista dei gradini, Anita vide innumerevoli cinghiali mannari scendere verso di loro.
Tirò fuori la Browning e svuotò il caricatore nella massa di licantropi. I suoi colpi fortunati alla
testa ne neutralizzarono diversi, ma solo la velocità di Jean-Claude gli permise di impedire loro di
precipitare nel lago mortale nel seminterrato e di schizzare Asher.
Combattere sulle scale molto più che difficile, ma i due riuscirono a distruggere quello che
sembrava essere un esercito di cinghiali. Anita sentì il suo fianco squarciarsi quando un artiglio
affilato come un rasoio la colse di sorpresa. Venne sbattuta contro il muro ed aveva finito le
munizioni.
Jean-Claude ruppe il collo del cinghiale prima che la sua vita avesse il tempo di scorrerle davanti
agli occhi.
All’improvviso, nessun cattivo si muoveva più. La nauseante puzza del sangue e di intestini
pervadeva la stanza. Anita si accorse che c’erano così tanti corpi da non riuscire a muoversi.
Jean-Claude trascinò i corpi su dalle scale mentre Anita si muoveva con prudenza verso il piano di
sopra tenendosi il fianco. Senza increspare l’acqua disse Asher che poteva venire su.
Scivolò attraverso l’acqua lentamente e con precisione fino alla salvezza.
Una volta sulle scale, Anita gli tolse gli stivali, poi prese la camicia di Jean-Claude e la legò attorno
alla vita per tenere chiusa la ferita.
Lei e i due vampiri scalzi lasciarono la casa, anche se Asher e Jean-Claude reagirono visibilmente
mentre camminavano attraverso il campo di battaglia pieno di sangue che era diventato la casa.
Anita era quasi delusa che nessun male li aspettasse fuori dalla casa. La notte sembrava abbastanza
normale.
“Dobbiamo eliminare quel figlio di puttana,” disse a Jean-Claude mentre si dirigevano verso l’auto
di Anita, parcheggiata lontano dalla strada a più di un chilometro e mezzo di distanza.
“Probabilmente Richard è ancora con lui, parlando di politica…” il commento svanì mentre
l’assaliva un’ondata di dolore.
“Ma petite, dovremmo lasciare Richard a occuparsi di Loren e dei cinghiali rimasti. Di sicuro c’è
qualcuno nel branco capace di violenza per difendersi, no?”
Anita sospirò e acconsentì, zoppicando da sola verso l’auto, dato che nessuno dei ragazzi poteva
toccarla – avrebbe potuto benissimo essere ricoperta di acido. Sedette sola nel sedile posteriore
mentre Jean-Claude guidava verso il Circo.
“Wow, cosa vi è successo, ragazzi?” chiese Jason mentre osservava i vampiri scalzi e il petto nudo
di Jean-Claude. Si fece piccolo piccolo mentre lo sguardo per nulla divertito di Jean-Claude si
posava su di lui. “Uh, ci siamo occupati noi di tutti i cinghiali mannari all’appuntamento. Richard
ha ucciso Loren.”
“Jason ti porterà di sotto, ma petite,” Jean-Claude disse ad Anita mentre lei riusciva ad rotolare
fuori dalla macchina.
13
“Sto bene,” disse a denti stretti e si diresse giù per le scale e verso una doccia. Jason la seguì come
per aiutare.
“Fuori,” gli dissi mentre mi toglievo il sudiciume che era la camicia di Jean-Claude.
“Ho un addestramento per il pronto soccorso,” disse impassibile, appoggiato provocatoriamente
contro il lavandino.
“Bene,” gli dissi. “Avrai bisogno del pronto soccorso, se non sarai fuori di qui in cinque secondo.”
Saggiamente se ne andò.
Anita si fece la doccia, accorgendosi di quanto fosse ironico il fatto che si stesse lavando per
sbarazzarsi di qualcosa di santo.
Il suo fianco faceva un male cane, ma poteva sentirlo letteralmente guarire. Se la ferita fosse stata
provocata da un coltello invece che dall’artiglio di un licantropo, sarebbe probabilmente già guarita.
Sentì qualcuno bussare alla porta e una voce che la chiamava. Chiuse la doccia.
“E’ la tua infermiera!” disse la voce.
“Vattene, Jason.”
“No, davvero. Ho delle bende…”
Gli lasciò aprire la porta quanto bastava per mettere giù il kit del pronto soccorso, poi si liberò di
lui. Si medicò la ferita, poi si avvolse attorno al corpo un asciugamano, chiedendosi cosa fare coi
vestiti. Iniziò a spazzolarsi i capelli.
Sentì ancora bussare alla porta. “Jason…” iniziò, seccata.
“Sono io, ma petite,” venne la voce carica di sesso di Jean-Claude.
Aveva la sensazione che sarebbe stata più al sicuro con Jason. Almeno si fidava di sé stessa con
Jason. “Entra,” disse calma.
La porta si aprì e Jean-Claude entrò, essendosi già completamente cambiato d’abito. Indossava una
camicia di seta nera completamente aperta davanti ma infilata negli aderenti pantaloni di cuoio
nero. I capelli erano ancora umidi dalla doccia.
Aveva un aspetto estremamente invitante. Specialmente dato che il suo sguardo era incollato alla
pelle nuda rivelata sopra l’asciugamano. Le stava portando dei vestiti che decisamente non erano i
suoi. Si chiese come riuscisse a porgerle la lingerie senza imbarazzo.
Il suo viso era di un rosso brillante mentre accettava gli indumenti di seta.
Jean-Claude le porgeva una camicia da notte che sembrava quasi diafana e che era stata fatta con
approssimativamente metà del tessuto necessario…
“Potrei avere dei vestiti puliti, quelli che uso per allenarmi, nell’auto,” gli dissi, guardando la
camicia da notte dubbiosa.
“Stai andando a letto, non in palestra, ma petite.” Il modo in cui lo disse suggeriva che sarebbe
tuttavia potuto essere un allenamento.
“Come sta Asher?” chiese.
Avrebbe potuto giurare d’aver visto dolore attraversare il suo bellissimo viso. Jean-Claude si voltò
per andarsene dicendo solo, “Vestiti, ma petite.”
Anita si vestì in fretta e se ne andò in cerca di Jean-Claude, sentendosi peggio che nuda mentre
camminava per i corridoi nell’abbigliamento succinto. Le avrebbe potuto portare almeno una
vestaglia…
Trovò Jean-Claude fuori dalla stanza di Asher, che fissava la porta. “Vai a parlargli,” gli dissi.
Si voltò verso di lei e lei fu colpito di quanto lui apparisse incredibilmente sexy. E questo senza
trucchi mentali vampireschi. La vista le fece attorcigliare le interiora.
Jean-Claude poteva sentire il suo desiderio ed era troppo. Non poteva credere che lei fosse accanto
a lui nei vestiti che aveva comprato per lei. Era un sogno che si realizzava. Un sogno molto bello
che si realizzava. Chiuse gli occhi e disse, “Lo farò se tu verrai con me.”
Anita annuì e busso alla porta di Asher. Jean-Claude doveva aver sentito una risposta perché aprì la
porta ed entrarono.
14
Asher era seduto sul tappeto con la schiena appoggiata contro il muro e le ginocchia raccolte contro
il petto.
Indossava solo un asciugamano annodato in vita. Era la prima volta che Anita vedeva così tanto
delle sue cicatrici. Anche i capelli non ricoprivano il volto; ricadevano umidi dietro la schiena.
Asher fissava vacuamente davanti a lui, dimentico della loro presenza. Il cuore di Anita gli si
rivolse con simpatia e lei si chiese come doveva essere fronteggiare la morte per acqua santa una
seconda volta.
“Asher?” chiese Anita esitante; lei e Jean-Claude gli stavano di fronte, ma il suo viso non rivelava
alcuna emozione.
Non diede nessun segno d’averla sentita o di sapere che esisteva. Continuò, “Volevamo solo vedere
se stavi bene. Non so come ti devi essere sentito lì, ma non deve essere stato facile affrontare tutto
ancora…”
Anita non era sicura di cos’altro dire, così tacque. Asher non dava nessun segnale e lei quindi si
voltò verso Jean-Claude per vedere se dovessero andarsene.
“Mi ha detto che odiava i vampiri,” disse Asher, la voce completamente neutra. “Farfugliava di sua
sorella. Qualcosa è successo a sua sorella a causa di un vampiro…”
La voce di Asher si affievolì e Anita gli disse con fermezza, “Loren è morto, Asher.”
Asher la sentì a malapena. “La sua gente mi ha legato e ha aperto l’acqua. Diceva che aspettava da
tanto tempo di vedere se questa sua nuova idea avrebbe funzionato – aveva un’intera cisterna settica
piena di acqua santa… poi se n’è andato a incontrare Richard…”
Mossa la testa per guardare Jean-Claude. “L’acqua. Ha riportato tutto alla mente… sentivo Julianna
urlare. Sentivo la mia pelle sciogliersi. Ho sentito la sua morte… sai com’è, Jean-Claude, sentir
morire la tua serva umana?”
Jean-Claude non riusciva a distogliere lo sguardo. Non aveva mai provato sensazioni così forti.
“Asher…” disse, la voce rauca per l’emozione.
“Ma, soprattutto, ho sentito la Morte. Non sono mai stato così spaventato per la mia sopravvivenza
prima.” Asher girò la testa, come se si vergognasse.
Anita si mosse per sedersi accanto a lui. “E’ finita, Asher,” disse con fermezza.
Jean-Claude guardava Anita mentre accarezza la guancia piena di cicatrici di Asher, facendolo
voltare per guardarla. Quando i loro occhi s’incontrarono, il momento divenne intenso.
Anita si sentiva attirata verso Asher e incontrò gentilmente le sue labbra invitanti. Questo primo
leggero tocco li eccitò entrambi e le sue mani trovarono il suo viso, proprio mentre le sue si
avvolgevano attorno alla sua vita.
Si baciarono più appassionatamente. Anita si allontanò bruscamente e mosse le labbra lungo la sua
pelle, sia liscia che sfregiata, per assaggiare il suo collo.
Quando la testa di Anita scomparve dalla sua vista, Asher si ritrovò a fissare lo sguardo di zaffiro di
Jean-Claude, il cui corpo stava vibrando di tensione mentre lottava per restare in piedi immobile.
“Mon amour,” sussurrò Asher, che desiderava che Jean-Claude venisse da lui.
Jean-Claude cadde in ginocchio sul costoso tappeto e si allungò al di sopra di Anita per incontrare
le labbra di Asher. Il contatto, così a lungo negato, riportò indietro tutto il desiderio represso.
L’ardeur si riversò attraverso tutti e tre, riempiendo i loro corpi di sensazioni. Anita strappò via
l’asciugamano di Asher, proprio mentre incontrava le labbra di Jean-Claude per un bacio pieno di
bisogno. Le loro menti erano legate; potevano sentire ciò che l’altro sentiva, sentire cosa i loro corpi
si stavano facendo a vicenda.
Avendo bisogno di respirare, Anita staccò le labbra da quelle di Jean-Claude e si voltò verso Asher,
ormai nudo. Fece scorrere le sue dita lungo il suo stomaco e gli avvolse attorno la mano,
incontrando solo pelle liscia come il velluto. Jean-Claude tolse ad Anita quel poco che indossava e
calciò via i suoi stivali.
Anita stava attaccando l’intero corpo di Asher con le mani, i seni e la bocca. Attraverso il velo di
piacere che gli annebbiava la mente, Asher trasse verso di sé Jean-Claude e gli strappò la liscia
camicia nera, poi le sue mani scesero più in basso a rimuovere i pantaloni aderenti.
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Jean-Claude lo aiutò poi rimase senza fiato quando sentì le dita di Asher stringersi attorno a lui.
Asher era sdraiato sulla schiena, la testa gettata all’indietro. Anita risalì il suo corpo finché si ritrovò
allungata sopra di lui, poi rotolò su un fianco e si voltò verso Jean-Claude.
Jean-Claude le accarezzò il collo con la lingua, desiderando disperatamente nutrirsi. Continuava a
ricordare a se stesso che Anita aveva perso del sangue quella notte…
Jean-Claude riuscì ad andare oltre il suo collo e prese d’assalto il resto del suo torso con la bocca.
La mano di Anita aveva preso il posto di quella di Asher e stava ora con tormentosa lentezza
accarezzando Jean-Claude. Le mani di Jean-Claude si allungarono per afferrare Asher e entrambi i
vampiri gemettero al contatto.
L’ardeur era ora un completo uragano di energia attorno a loro. Ogni tocco aumentava il potere in
un modo che non avrebbero mai ritenuto possibile. Tre cuori battevano veloci mentre l’energia li
trascinava via.
La mano di Asher scese deliberatamene lungo il corpo di Anita, ma scoprì che Jean-Claude era già
lì. Lasciò che Jean-Claude inserisse le sue dita dentro di lei mentre le sue si muovevano gentilmente
sopra la pelle sensibile.
Anita stava gridando per l’orgasmo sotto di loro. Jean-Claude tolse le sue dita e Asher entrò in lei,
ma il suo corpo era sotto Anita e la stringeva strettamente contro la schiena. Jean-Claude premette il
suo membro contro lo stomaco liscio di Anita e avvolse le sue braccia attorno a entrambi.
I tre si mossero con un unico ritmo, gemendo assieme e sentendo la passione aumentare.
Le mani di Anita s’infilarono tra gli stupendi capelli di Jean-Claude, accarezzarono la sua schiena
poi strinsero il suo fondoschiena e infine lo sentì scivolare duro contro il suo stomaco.
Jean-Claude la schiacciò a terra e incontrò gli occhi di Asher sopra la spalla di lei.
Anita gemeva di bisogno mentre il movimento di Asher dentro di lei la portava al limite. Asher
abbassò le labbra sulla sua spalla e la baciò lì.
“Asher, Jean-Claude, vi prego…” gemette, parlando per la prima volta da quando tutto era
cominciato.
Asher la morse sul collo, inviando una passione esplosiva in ognuno di loro. Jean-Claude abbassò le
zanne nell’altra spalla di Anita mentre tutti e tre erano sconvolti dall’orgasmo.
Giacevano sul tappeto in un bagno di sudore. Sia Asher che Anita erano crollati addormentati.
Jean-Claude allungò il corpo in un unico movimento fluido, abbandonandosi alla sensazione che
l’ardeur fosse finalmente soddisfatto.
Poteva sentire l’alba avvicinarsi. Era troppo tardi per andarsene per lui e per Asher; se tutto andava
bene, Anita non sarebbe stata troppo sconvolta quando si sarebbe svegliata più tardi…
Mentre Jean-Claude sentiva l’alba, l’inevitabile paura lo afferrò, ma questa volta l’abbracciò.
Chiuse gli occhi e serrò la stretta sui suoi due amanti.
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