U niversit à degli S tudidi P isa “ CG J ung , cennidi

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U niversit à degli S tudidi P isa “ CG J ung , cennidi
Università degli
Studi
di Pisa
Facoltà di Medicina e Chirurgia
Anno Accademico 2009 \2010
Corso di Laurea in Scienze e Tecniche di Psicologia della Salute
Presidente Corso di Laurea: Prof.ssa Carmen Berrocal Montiel
Ordinario di Storia della Medicina
Prof. Gino Fornaciari
Ordinario di Psicologia Clinica
Prof. Mario Guazzelli
S t o r i a d e l l a P s i c o l o g i a - Med/02
Prof. F r a n c o B e l l a t o
“ C. G. J u n g , c e n n i
di
P s i c o l o g i a a n a l i t i c a”
Carl Gustav Jung è nato a Kesswil, Svizzera, nel 1875. Figlio di un pastore
protestante, ha studiato Medicina a Basilea. Nel 1900 era Assistente di Eugen Bleuler
alla Clinica Psichiatrica e Ospedale Burgholzli di Zurigo.
Sigmund Freud nel 1907 entrò in contatto con lui che si interessava alle sue teorie
psicoanalitiche. Nel 1908 a Salisburgo si tenne il primo Congresso di Psicoanalisi e si
fondò la Rivista di cui Jung fu caporedattore.
Nel 1909 si recò negli Stati Uniti con Freud e Sandor Ferenczi, invitati alla Clark
University dal rettore Stanley Hall a Worcester nel Massachussets, per un ciclo di
conferenze ed ebbe con Freud la laurea honoris causa.
Nel 1910 fu costituita la Società internazionale di Psicoanalisi con Presidente Jung.
Rottura con Freud al Congresso del 1911 e per la pubblicazione nel 1912 di
Metamorfosi e simboli della libido.
Freud dette molta importanza al transfert verso il terapeuta ; Jung capovolse
finalisticamente il senso dei processi psicologici, che Freud aveva interpretato
deterministicamente.
Jung aveva una formazione culturale vastissima: oltre alla medicina, conosceva la
fisica, la storia, le religioni, era attento alla società e alla politica.
Intendeva la s c i e n z a p s i c o l o g i c a comprensiva dei sentimenti e delle
emozioni e la stesura dei suoi testi era connessa anche ad esperienze personali.
Coniò il termine P s i c o l o g i a
a n a l i t i c a per la sua psicologia del
profondo, per distinguerla dalla psicoanalisi freudiana. Morì nel 1961.
Con Freud accettò come punto di partenza fondamentale la dimensione psichica
inconscia.
E’ stata la Scuola francese della seconda metà dell’Ottocento a spiegare le n e v r o s i
disturbo funzionale del sistema nervoso ( Lièbault, Bernheim, Charcot, Janet).
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Jung seguì nel 1902 le lezioni di Janet alla Salpetrière sull’isterismo e sulla doppia
personalità (existences secondes).
I francesi concepivano la psiche in modo gerarchico e la componente inconscia
inferiore, come diminuzione della funzione ordinaria e normale.
Freud scoprì l’energia del mondo delle pulsioni e il conflitto morale rimosso,
inconscio, non risolto, che esprime sintomi nevrotici. Questi rappresentano un
“linguaggio” che occorre comprendere e decifrare.
Jung al Burgholzli di Zurigo, in Ricerche sperimentali (1905 – 1911), mediante un
sistema da lui scoperto di indagine dell’Inconscio “l’esperimento associativo”
(registrazione e valutazione di tempi e modi di reazioni indotte da stimoli verbali),
definì che sistemi parziali dissociati dell’Io, propri dell’isteria e degli stati secondi,
sono reali come la Libido e li chiamò c o m p l e s s i a f f e t t i v i.
Nel 1907 inviò a Freud il suo lavoro su Psicologia della dementia praecox ove
trattava del linguaggio del sintomo, del significato del sogno e del delirio.
Se accettò la teoria freudiana delle nevrosi e la Libido, la sua conoscenza del
linguaggio delirante e la sua cultura umanistica, la psicologia dei primitivi, la
mitologia , l’etnologia lo portarono a riconoscere nell’Inconscio una dimensione
anche “del collettivo” definendo il concetto di
inconscio personale e
inconscio collettivo.
La l i b i d o non è solo espressione dell’istinto sessuale, ma tensione energetica
tra realtà che vanno “dall’istinto” allo “spirito” in un contesto storico individuale e
collettivo.
Nel 1912 la pubblicazione di Trasformazioni e simboli della libido causò la rottura
con Freud per la concezione della Libido e per l’interpretazione simbolica
dell’incesto.
L’inconscio c o l l e t t i v o è un presupposto filogenetico, storia della specie
umana e dell’esperienza psichica di centinaia di secoli.
Questa matrice è formata da “i s t i n t i b i o l o g i c i” e da forme strutturanti che
danno agli istinti immagini e senso che chiamò “ a r c h e t i p i ”, modi a priori
della percezione, della fantasia, del pensiero, etc.
Istinti e archetipi sono congeniti alla specie.
I complessi ideo-affettivi dell’inconscio personale sono anche importanti
nell’inconscio collettivo e la loro grande energia - seguendo Rudolf Otto che aveva
parlato di “n u m i n o s i t à ” - può talora sommergere l’Io che viene in contatto
con loro.
Gli archetipi più significativi sono:
O m b r a, A n i m u s, A n i m a, P e r s on a, S é. Le relazioni tra questa realtà inconscia e il conscio individuale e
collettivo sono cruciali.
O m b r a è l’altro lato della personalità, oscuro, indifferenziato che si contrappone
all’Io cosciente, non è male in senso assoluto, comprende qualità inferiori, infantili,
primitive. L’integrazione dell’Ombra è parte essenziale nel processo di
individuazione.
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A n i m u s indica l’elemento maschile inconscio nella donna, è ciò che unisce la
donna al mondo dello spirito, e se è invasivo, è ciò che la rende ostinata, aggressiva,
testarda e dominatrice. L’animus formatosi sulle figure del padre, del fratello, degli
esseri maschili che la donna incontra nella vita, si manifesta in sogno nell’archetipo
dell’eroe o del dio.
A n i m a per Jung ha due significati: interiorità dell’uomo in contrapposizione alla
maschera esterna che definisce p e r s o n a e parte controsessuale del maschio,
ossia il femminile che fa parte dell’uomo come sua femminilità inconscia.
P e r s o n a : maschera secondo il latino, che riferiva il termine all’oggetto che gli
attori adattavano al viso e per esteso , al ruolo che un soggetto rappresenta nel
sociale.
Come mediatore tra l’Io e il Mondo esterno la Persona ha l’opposto nell’Anima che
media tra l’Io e il mondo interno. Se Persona è intellettuale, l’Anima è sentimentale.
Questa complementarietà vale anche per il carattere del sesso.
La c o s c i e n z a centrata nell’Io è stata studiata in Tipi psicologici (1921) nella
quale sono due tipi di atteggiamento ( i n t r o v e r s o –la Libido verso fattori
soggettivi, ed e s t r o v e r s o – la Libido verso fattori esterni) e quattro funzioni di
adattamento alla vita (sensazione, sentimento, pensiero e intuizione).
Il pensiero e il sentimento sono detti r a z i o n a l i perchè procedono per
“valutazioni”, la sensazione e l’intuizione procedono per “percezioni”.
Combinandosi i due tipi con le quattro funzioni derivano otto profili.
Il modo di porsi dell’Io con le altre componenti (inconscio personale, inconscio
collettivo, conscio collettivo) è il grado di coscienza dell’individuo. L’analisi ha il
fine di migliorare la relazione tra l’Io e le altre strutture psichiche.
L’inconscio individuale è anche positivo, spontaneo, potente, ma “aperto”.
Nell’inconscio collettivo evidenziò in particolare un istinto e un archetipo particolari
che avevano la tendenza congenita a rendere coscienti la totalità degli elementi
costitutivi della psiche.
Questa tendenza chiamò
Processo d i i n d i v i d u a z i o n e e il tutto strutturato
cosciente chiamò S é
La presa di coscienza non è solo un risalire causale come per Freud, ma anche
attuazione della tendenza archetipica al fine di raggiungere l’integrazione nell’unità
psichica individuale dei modi di essere istintuali, sessuali e anche spirituali.
La funzione psichica che presiede alle relazioni tra l’Io e le altre componenti
psichiche è stata da Jung definita f u n z i o n e t r a s c e n d e n t e .
Alla funzione trascendente è legato il s i m b o l o e quel simbolo particolare che
può essere il s o g n o .
F r e u d coglie l’essenza del simbolo nel rapporto tra l’espressione manifesta di un
sogno, un lapsus, un sintomo e il suo riferimento latente reperibile a livello inconscio.
Per interpretare i simboli Freud usa due vie: le associazioni del sognatore o, se
questi è incapace di associazioni, l’interpretazione propriamente detta dei simboli.
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J u n g distinse simbolo e segno e a questo proposito: non esistono contenuti
simbolici se non per una coscienza che li instaura; i simboli sono storici perché
appena generano il significato cessano di essere simboli e diventano segni; il simbolo
non è un significato ma un’azione che mantiene gli opposti dalla cui composizione
nascono i processi di trasformazione; nel simbolo c’è un’eccedenza di senso verso cui
si orienta il processo di trasformazione.
L’analisi può essere per l’individuo uno stimolo ed esercizio della funzione
simbolica.
Per F r e u d il sogno è : un prodotto psichico, una forma di pensiero deformato
dal lavoro onirico, protettore del sonno, appagamento allucinatorio mascherato di un
desiderio rimosso, formazione di compromesso.
Il lavoro del sogno è dovuto alla condensazione, alla traslazione, allo spostamento, a
mezzi di rappresentazione, a elaborazione secondaria.
Interpretazione del sogno: libere associazioni del sognatore e conoscenza del
simbolismo onirico. Sogno di punizione, di controdesiderio, di angoscia, nella
nevrosi traumatica.
Oblio del sogno dovuto alla censura e alla resistenza.
Per J u n g come per Freud il sogno è ….”una rappresentazione simbolica di un
contenuto inconscio, ma non sempre è anche soddisfacimento di un desiderio”.
Può essere interpretato oltre che col metodo causale, anche con quello prospettico o
costruttivo, vi sono linee di sviluppo di un processo psichico, riferimento al contesto
biografico e psicologico del sognatore, l’Inconscio ha una funzione autonoma
definita compensazione, interpretazione riferita a oggetto e a soggetto, esprime temi
anche dell’Inconscio collettivo.
Importante è il contributo di Jung alla storia della cultura e seguendo Freud nella
lettura e interpretazione dei sogni, deliri, riti magici, visioni, presentimenti etc. dei
pazienti, aveva riconosciuto tracce e analogie nelle testimonianze scritte, figurative
delle varie civiltà, coniugando
analisi psicologica e storia.
Per tutta la vita ricercò di definire le espressioni culturali di pulsioni psichiche
collettive nel contesto di situazioni storiche definite - basti ricordare che dal 1912
all’ultima stesura del 1950, approfondì e ampliò Trasformazione e simboli della
Libido.
Altro tema molto curato è quello dell’alchimia con una serie di ricerche e
pubblicazioni : Psicologia e alchimia (1944), Studi sull’alchimia (1929 – 1954),
Aion:ricerca sul simbolismo del Sé (1951) e la summa della sua esperienza
psicoterapica e culturale: Mysterium coniunctionis (1956).
La conoscenza di una vasta tradizione storica alchemica dall’Ellenismo al
Cristianesimo, all’Europa dal Trecento al Seicento e la sua lettura psicologica
possono essere un ausilio importante nella terapia analitica. Vi è una ricerca volta alla
liberazione del cosmo tramite la liberazione della divinità racchiusa nella materia e
che rivendica il valore simbolico dell’opus e del suo linguaggio.
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Di fronte al problema religioso considerò e r r o r e ogni pregiudizio relativo al
valore dell’attività religiosa, riconoscendo la tensione esistente tra essa e i fattori
sessuali o quelli economici della vita umana.
Sul simbolismo religioso occidentale pubblicò tra gli altri : Psicologia e
religione(1940), Saggio di interpretazione psicologica del dogma della Trinità
(1948), Il simbolo nella trasformazione della Messa (1954), Risposta a Giobbe
(1952).
In riferimento a testi orientali: Commento al Libro tibetano della grande
liberazione(1954), Commento al Bardo Thodol –Libro tibetano dei morti (1935 –
1953), Prefazione alla versione inglese di Richard Wilhelm del libro I Ching (1950).
Formulò l’ipotesi di una tendenza archetipica congenita all’uomo che mira ad una
integrazione unitaria e che ogni concreta imago Dei incarna nella storia, tendenza
ricca di numinosità e densità affettiva.
Per Jung niente autorizza a giudicare “illusoria”, come per Freud, l’attività religiosa
sia individuale che collettiva.
Se il problema dei rapporti tra psiche individuale e psiche collettiva è aperto e va
sempre approfondito, Jung ha il merito di avere avviato una riflessione in merito,
rifiutando ogni posizione riduttiva e aprendo a tutti i contributi storici e ai molteplici
fattori che si presentano.
Ha analizzato molti avvenimenti sociali e culturali a lui contemporanei; ad esempio
in Wotan (1936) preconizzò la catastrofe della seconda guerra mondiale dovuta alla
psiche collettiva tedesca, chiarendo e spazzando via sospetti di tolleranza verso il
nazionalsocialismo che dopo la fine del conflitto erano circolati.
Quando si diffuse nel mondo la visione dei dischi volanti pubblicò un saggio
Un mito moderno: le cose che si vedono in cielo (1958) dove esamina il fenomeno
psichico collettivo e le reazioni collettive inconsce segno di disordine mentale
dovuto anche alla tensione internazionale della guerra fredda.
In conclusione per J u n g la conoscenza del fondo degli istinti e degli archetipi è già
terapia che si basa sempre anche nella cultura storica, perché la mente dell’individuo
si forma nella storia del collettivo, anche se solo per una parte.
La storia dell’individuo e della collettività non esauriscono la realtà individuale e
collettiva e i condizionamenti storici si trovano in relazione con la matrice inconscia,
che spinge verso la realizzazione di una p i e n e z z a c o s c i e n t e che può
strutturare un individuo compiuto e sul piano collettivo uno s p i r i t o d i
l i b e r t à di fronte ad un sistema costituito, vera libertà per l’uomo di creatività, di
equilibrio, di opposizione ad ogni sopruso di un elemento sugli altri.
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Nota bibliografica
L. Aurigemma, Prospettive junghiane, Torino 1989.
E. Bleuler, Trattato di psichiatria (1911- 1960), Milano 1967.
A. Carotenuto, Senso e contenuto della Psicologia analitica, Torino 1977.
S. Freud, L’interpretazione dei sogni (1899), in Opere, vol.III, Torino 1966.
U. Galimberti, La terra senza il male, Milano 1984.
A. Jaffe’, Ricordi, sogni, riflessioni di C.G. Jung (1961), Milano 1965.
C.G. Jung, Ricerche sperimentali sulle associazioni in individui normali (1904), in
Opere cit. vol II, Torino 1984.
C.G. Jung, Considerazioni generali sulla psicologia del sogno (1916-1948),in Opere,
vol. VIII,Torino 1976.
C. G. Jung, Anima, in Tipi psicologici (1921) in Opere, vol. VI, Torino 1969.
C.G. Jung, Considerazioni generali sulla teoria dei complessi, (1934), in Opere,vol.
VIII, Torino 1976.
C. G. Jung, Gli archetipi dell’inconscio collettivo (1934 – 1954), in Opere, cit. 1980.
C.G. Jung, L’essenza dei sogni (1945-1948), in Opere, cit.1976
C.G. Jung, L’ombra, in Aion (1951), Opere, cit. vol. IX, 1982.
M.L. Von Franz, Il mito di Jung, Torino 1978.
T. Wolff, Introduzione alla Psicologia di Jung, Bergamo 1991.
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