Startup: dall`equity al crowdfunding

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Startup: dall`equity al crowdfunding
BANCA E IMPRESA - STARTUP
Startup: dall’equity al
crowdfunding
FINANZIAMENTI CON
GARANZIE STATALI O
GOVERNATIVE, PROGRAMMI
DI FORMAZIONE E
ACCELERAZIONE DEL
BUSINESS, MA ANCHE
PARTECIPAZIONI IN
ATTIVITÀ DI PRIVATE
EQUITY E PIATTAFORME DI
CROWDFUNDING: SONO
QUESTE LE INIZIATIVE CHE LE
BANCHE ITALIANE STANNO
METTENDO IN PIEDI PER
LE STARTUP. UN NUOVO
MERCATO, IN CRESCITA,
MA CHE RACCOGLIE
ANCORA POCO CREDITO
SE PARAGONATO CON
L’ESTERO
Si dà ancora poco credito alle
startup. Nonostante nel nostro
Paese il numero di neo imprese
innovative sia in crescita (2.716 secondo “The Italian Startup Ecosystem: Who’s Who” e 3.200 per il
registro imprese, dati 2014), solo
una su quindici riesce a trovare i
finanziamenti necessari alla scalata del successo: nel 2013, sebbene gli investimenti complessivi
in startup altamente tecnologiche
siano aumentati del 15% rispetto
al 2012, per un valore di 129 milioni di euro (122 milioni un anno
prima, secondo i dati raccolti da
Italia Startup e dall’Osservatorio
Digital Innovation della School of
Management del Politecnico di
Milano), un’ultima stima del Politecnico di Milano parla di poco
più di 7 milioni di euro investiti nel
2014 in startup fintech italiane.
Sostegno pubblico...
Pochissimo rispetto al credito
che riescono a raccogliere all’estero: per essere precisi, un otta-
UN’ULTIMA STIMA DEL
POLITECNICO DI MILANO
PARLA DI POCO PIÙ DI 7
MILIONI DI EURO INVESTITI
NEL 2014 IN STARTUP
FINTECH ITALIANE
46 AZIENDABANCA - marzo 2015
Paola Garibotti,
Responsabile
Country
Development
Plans di UniCredit
vo rispetto a Francia e Germania,
un quinto rispetto al Regno Unito
e poco meno della metà rispetto
alla Spagna. D’altronde, stiamo
parlando di un nuovo mercato,
che solo recentemente, grazie a
una netta crescita di investitori
istituzionali, oltre che di piattaforme e incubatori, ha iniziato a
entrare nel circolo economico. E
i numeri, seppur piccoli, ci sono.
Soprattutto per quanto riguarda
gli aiuti finanziari offerti da alcune banche, attraverso prodotti
ad hoc in cui fa capolino anche il
sostegno pubblico. «Attraverso
la garanzia del Fondo Centrale di
Garanzia per le PMI, ad esempio,
abbiamo concesso e autorizzato
64 finanziamenti a 48 startup, per
circa 14 milioni di euro – racconta Paola Garibotti, Responsabile
Country Development Plans di
UniCredit. E altri 4 milioni di euro
stanno completando l’iter autorizzativo».
... e regionale per le startup
E anche Banca Marche, dal 2006
a oggi, ha finanziato 21 milioni di
euro a favore di 968 startup grazie al Prestito d’Onore Regionale
BANCA E IMPRESA - STARTUP
BANCA MARCHE, DAL 2006
A OGGI, HA FINANZIATO 21
MILIONI DI EURO A FAVORE
DI 968 STARTUP GRAZIE AL
PRESTITO D’ONORE
REGIONALE E ALTRI 8 MILIONI
DI EURO A ULTERIORI 300
NEO IMPRESE TRAMITE
L’OFFERTA YOUSTARTUP
e altri 8 milioni di euro a ulteriori
300 neo imprese tramite l’offerta
YouStartUp. Con uno spettro totalmente regionale. «E con l’ultimo Bando del Prestito abbiamo
già erogato 7 milioni di euro a 312
imprese, su un totale di 510 pratiche presentate – racconta Roberto Cecchi, Responsabile Servizio
Marketing PMI di Banca Marche.
Il Bando scadrà il 30 aprile 2015
e l’obiettivo è sostenere la creazione di 400 nuove imprese nella regione attraverso un prestito
chirografario di 72 mesi a un tasso fisso agevolato (3,2%) per un
importo massimo di 25mila euro
(fino a 50mila in caso di società
con almeno 3 soci), rimborsabile
in rate trimestrali».
Roberto Cecchi,
Responsabile
Servizio Marketing
PMI di Banca
Marche
Ci vuole un business plan
Tuttavia, per ottenere il finanziamento, bisogna dimostrare le
proprie capacità di business. Per
questo motivo, le imprese che richiedono il Prestito d’Onore devono preparare, con l’assistenza
di tutor specializzati, un business
plan. «Lo stesso tutor che, una
volta ottenuto il prestito, seguirà
la startup nei primi 12 mesi di avvio dell’attività – precisa Cecchi.
Un servizio totalmente a carico
della Regione Marche, che sostiene le aziende nel loro primo
anno di vita».
Il primo anno di vita: il più
difficile
Superare questo primo anno di
attività non è semplice per le neo
imprese, soprattutto se lasciate a
loro stesse: nel 2014, infatti, una
su quattro, secondo i dati CRIBIS
D&B (Gruppo CRIF), ha cessato la
sua attività al compiere del primo
compleanno.
Accelerazione e incubazione
Ecco perché diventa fondamentale sostenere le startup nel loro
percorso. Con programmi di accelerazione strutturati sul confronto e il networking. «Un supporto continuativo, con un team
dedicato e un pool di esperti
selezionati capaci di trasformare
le idee in progetti di mercato –
spiega Garibotti. Per comodità,
attraverso UniCredit Start Lab,
abbiamo suddiviso le startup innovative di tutti i settori in quattro categorie (life science, ict/
web/digital, clean tech, innovative made in Italy) scelte attraverso
le selezioni di Call for Ideas (la
IL NOSTRO LIMITE È DATO
DALLA DIMENSIONE DEI
CAPITALI DI INVESTIMENTO
E DI MERCATO DI
RIFERIMENTO,
CHE IN ENTRAMBI I CASI
DEVONO GUARDARE FUORI I
CONFINI
prossima tornata di candidature
è aperta sino al 30 aprile 2015,
NdR), e abbiamo previsto quattro azioni. La prima è la valutazione, che permette alle startup
di procedere con un confronto
ad hoc sul business plan per evidenziare punti di forza e aree di
miglioramento».
Una alta scuola per le startup
Segue la formazione, un’alta
scuola per startup che dura una
settimana e che sviluppa contenuti formativi appositamente
pensati per il gruppo di neo imprese ammesso di anno in anno.
«Ogni giornata è dedicata a temi
specifici rilevanti per la realizzazione e l’accelerazione dei progetti imprenditoriali – chiarisce
Garibotti. Le sessioni di formazione sono dinamiche e vedono
l’alternanza di momenti di ascolto, confronti di gruppo, tavoli
settoriali e incontri con partner e
testimonial per la condivisione di
esperienze sui progetti imprenditoriali».
marzo 2015 - AZIENDABANCA 47
BANCA E IMPRESA - STARTUP
Roberto Ferrari,
Direttore Generale
di CheBanca!
C’è chi vince, ma anche chi
perde
Non tutte le startup, però, riescono a “sfondare”. «Negli ultimi quattro anni i mentor del
network UniCredit, che mettono
a disposizione le loro competenze consulenziali, legali e imprenditoriali, hanno affiancato con
successo circa 100 startup del
programma – sottolinea Garibotti. Ma solo una startup, alla fine,
potrà vincere una concessione di
10mila euro per la propria attività: da sfruttare, per di più, all’interno delle connessioni che noi
mettiamo a disposizione».
“Spazi espositivi” e di
collaborazione
Forte della sua presenza internazionale, infatti, la banca ha ben
SUPERARE QUESTO PRIMO
ANNO DI ATTIVITÀ NON È
SEMPLICE: NEL 2014, INFATTI,
UNA SU QUATTRO, HA
CESSATO LA SUA ATTIVITÀ
AL COMPIERE DEL PRIMO
COMPLEANNO
48 AZIENDABANCA - marzo 2015
pensato di creare una vetrina di
esposizione per le startup più interessanti. Che possono presentare i loro progetti imprenditoriali e interagire con controparti
industriali e tecnologiche, potenziali investitori e magari creare
partnership interessanti anche
con altre startup della community. Un po’ come fatto anche da
CheBanca! che, a inizio anno, ha
creato la Smartmoney Fintech
Community. «Con l’obiettivo di
dare vita a un ecosistema capace
di favorire lo scambio e il networking tra innovatori, startupper,
opinion leader e investitori del
mondo fintech – afferma Roberto Ferrari, Direttore Generale di
CheBanca! – e metterli in connessione con il mondo esterno,
anche all’estero: stakeholder,
policy maker, venture capitalist
e business angels. Il nostro limite infatti è dato dalla dimensione dei capitali di investimento e
di mercato di riferimento, che in
entrambi i casi devono guardare
fuori i confini se vogliono davvero affermarsi».
Investimenti seed: quando la
banca co-finanzia
Perché gli investimenti, alla fine,
non possono arrivare solo dalle
banche: anche se loro forniscono
una piattaforma di lancio. «Per le
startup innovative che ricevono
un ingresso in equity da investitori appositamente selezionati
– racconta Garibotti – UniCredit
valuta la possibilità di erogare
un proprio co-investimento seed
di importo variabile da 30mila a
250mila euro: da valutare di caso
in caso in base al settore di appar-
IL PRIVATE EQUITY DIVENTA
L’ANCORA DI SALVATAGGIO
DELLE STARTUP: UN
APPORTO DI CAPITALE
A RISCHIO AD AZIENDE CHE
DEVONO RIMANERE A GALLA
NELLA FASE INIZIALE
DEL LORO CICLO DI VITA
tenenza, allo stadio di sviluppo
della società, alle prospettive di
mercato e altri elementi rilevanti».
L’equity e i business angels...
Il private equity diventa quindi l’ancora di salvataggio delle
startup: un apporto di capitale
a rischio ad aziende che devono
rimanere a galla nella fase iniziale del loro ciclo di vita. «Per gli
operatori del settore non è facile
individuare la società su cui puntare basandosi solo sulla bontà
dell’idea proposta, oppure sulle
competenze e la solidità del team
– illustra Giancarlo Rocchetti, Presidente di Euroventures. Spesso,
in quello che ci viene presentato
manca proprio una consapevolezza imprenditoriale che rendeGiancarlo
Rocchetti,
Presidente di
Euroventures
BANCA E IMPRESA - STARTUP
SPESSO MANCA UNA
CONSAPEVOLEZZA
IMPRENDITORIALE CHE
RENDEREBBE IL PROGETTO
PIÙ COMPLETO E, IN
DEFINITIVA, PIÙ CREDIBILE
rebbe il progetto più completo
e, in definitiva, più credibile. Ecco
perché nel 2014, su 700 progetti
di investimento abbiamo deliberato solo 10 progetti di pre-seed
da 50mila euro ciascuno, stanziati
dalla nostra società, cui sono seguiti, in veste di advisor, due progetti (Svinando e Indabox) che nel
complesso hanno raccolto circa
500mila euro da business angels
con cui siamo in stretto contatto».
...per affermarsi sul mercato
E anche UniCredit ha concluso
la sua prima erogazione pilota di
co-investimento in equity partecipando, insieme ad altri investitori, a un round di 590mila euro
nei confronti di una promettente
startup nel settore ict/web/digital. «Questo importo permetterà
alla startup di affermarsi rapidamente grazie allo sviluppo di una
delle soluzioni più innovative per
la gestione delle file: una app già
attiva in diverse strutture del territorio italiano, in particolare comuni, ospedali e università – dichiara
Garibotti. E sono già in iter avanzato di delibera gli importi per
altre due startup selezionate dal
Programma UniCredit Start Lab».
Il capitale a rischio si raccoglie
sul web
Ma l’equity, oggi, ha scardinato
i confini fisici per approdare sul
web. Con una nuova connotazione: quella del crowdfunding.
Ad aderire alla raccolta online di
capitale di rischio per le startup
innovative sono diverse realtà:
Banco Popolare, che ha stretto
un accordo di collaborazione con
StarsUp, società livornese autorizzata dalla Consob per l’equity
crowdfunding, e anche UnipolSai.
«Abbiamo scelto di sperimentare il crowdfunding con Eppela,
considerandolo un potenziale
volano di condivisione delle valutazioni sulle potenzialità delle
imprese – sostiene Marisa Parmigiani, Responsabile sostenibilità
del Gruppo Unipol – e quindi di
democratizzazione dell’accesso
al capitale. Ma al contempo c’è
anche la volontà di presidiare da
vicino le nuove iniziative che caratterizzano il mondo social e che
rappresentano un pezzo dell’innovazione che lo contraddistingue».
I progetti che sbarcano nella
rete
All’interno del sito di Eppela,
UnipolSai ha quindi aperto la
sua piattaforma di crowdfunding: UnipolSai Future Lab, in
cui ogni mese sono ospitati alMarisa Parmigiani,
Responsabile
sostenibilità del
Gruppo Unipol
UNICREDIT HA CONCLUSO
LA SUA PRIMA EROGAZIONE
PILOTA DI CO-INVESTIMENTO
IN EQUITY PARTECIPANDO,
INSIEME AD ALTRI
INVESTITORI, A UN ROUND
DI 590MILA EURO NEI
CONFRONTI DI UNA
PROMETTENTE STARTUP
cuni progetti: «abbiamo previsto 8 bandi e abbiamo stanziato
complessivamente 140mila euro
– annuncia Parmigiani. I progetti saranno finanziati dagli utenti
della rete e, al raggiungimento
del 50% del finanziamento richiesto dalla singola iniziativa, il restante 50% sarà erogato da UnipolSai, per un importo massimo
di 5mila euro per singola idea. I
bandi si occuperanno di quattro
temi “material” rispetto alla nostra identità: sharing economy,
mobilità, cultura e ambiente. Al
primo bando sono già stati selezionati 4 progetti di sharing economy: Scambiacibo, una app per
condividere tra privati alimenti
in scadenza, Reoose, un portale
per il riutilizzo di beni tra privati,
TeatroXCasa, che porta il teatro
contemporaneo nei palcoscenici
delle case private, e PianoC che
promuove percorsi di lavoro condiviso e sostenibile».
G.C.
marzo 2015 - AZIENDABANCA 49
BANCA E IMPRESA - STARTUP
I numeri delle startup
le startup finanziate
gli incubatori
e acceleratori
(di cui 60 pubblici
e 40 privati)
gli spazi
di coworking
piattaforme di
crowdfunding
197
100
62
48
2.716
36
gli investitori
istituzionali
(di cui 6 pubblici
e 30 privati)
le startup innovative
registrate
38
i parchi scientifici (di
cui 35 pubblici)
52
le competizioni
dedicate alle
startup
Dove sono le startup
21%
57%
nel Nord Italia
(62% delle finanziate)
22%
nel Sud Italia
(15% delle finanziate)
nel Centro Italia
(23% delle finanziate)
Dove trovare gli investitori
75% nel Nord Italia
19% nel Centro Italia
6% nel Sud Italia
Dati: “The Italian Startup Ecosystem: Who’s Who”, seconda edizione, 2014
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