Punti di vista - Sacro Cuore

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Punti di vista - Sacro Cuore
Punti di vista
“Non c'è cosa più amara che l'alba di un giorno
in cui nulla accadrà. Non c'è cosa più amara
che l'inutilità.”
“Lo Steddazzu”, componimento del celebre poeta Cesare Pavese, ci lascia nell’animo un retrogusto amaro.
Questo perché nella sua poesia ci presenta la sua solitudine nell’accorgersi che anche l’ultima stella del
mattino lo sta abbandonando, lasciando spazio all’alba.
Tutto ciò può sembrare molto triste o malinconico se osservato, letto o interpretato superficialmente.
Credo che il poeta volesse regalare al lettore tutt’altro. Pavese, con questa poesia, vuole spronarci,
smuoverci, farci aprire gli occhi su quello che realmente è la nostra vita, dando origine a tutte quelle
emozioni che possono permetterci di godere fino in fondo di ciò che abbiamo, per fare della nostra vita
un’opera d’arte.
- Il tempo
Il tempo è come l’acqua, tanto necessaria quanto temuta. Senza non si può stare, ma al contempo
pericolosa, violenta e catastrofica.
L’acqua, come il tempo, ha un ritmo stabile e regolare e il solo fatto che la maggior parte degli uomini non
riesca a servirsene a sufficienza, lascia trasparire quanto valore togliamo non solo alla nostra vita ma anche
a quella degli altri.
Il tempo è il dono più prezioso che abbiamo, il dono più grande che Dio ci abbia fatto e che, data la sua
grande misericordia, ci lascia liberi, in quanto figli suoi, di usare come meglio crediamo. Pensando a questo
mi torna in mente una preghiera che vorrei riportare qui sotto:
“Trova il tempo di pensare
Trova il tempo di leggere
Trova il tempo di pregare
Trova il tempo di essere amico
Trova il tempo di ridere
Trova il tempo di lavorare
È la fonte del potere
E’ la fonte della saggezza
È il più grande potere sulla Terra
E’ la strada della felicità
È la musica dell’anima.
E’ il prezzo del successo.
Trova il tempo per giocare
Trova il tempo di fare la carità
Trova il tempo per amare ed essere amato
E’ la chiave del Paradiso.”
Trova il tempo di dare
È il segreto dell’eterna giovinezza
È il privilegio dato da Dio
La giornata è troppo corta per essere egoisti.
(Iscrizione trovata sul muro
della Casa dei Bambini di Calcutta.)
Madre Teresa di Calcutta
Nulla è in grado di esprimere meglio il mio pensiero, e sono sicura, non solo il mio. Il tempo è la spada con
la quale possiamo combattere l’inutilità di cui Pavese parla, il nostro scudo, la nostra intera armatura per
poter costruire un futuro degno di noi stessi. Ognuno di noi, in quanto tale, unico e irripetibile, meraviglioso
e affascinante nella sua unicità, ha il dovere di rendere speciale la propria vita, fatta di attimi, come noi,
irripetibili.
- Il sorriso
Sarebbe bello che, al momento della nostra nascita, ci fosse consegnato un libretto con scritte le istruzioni
per vivere la vita nel migliore dei modi. Ma purtroppo, sappiamo tutti che sarebbe troppo facile e forse, se
ci pensiamo bene, sarebbe anche piuttosto noioso.
Ci pensate come sarebbe una vita con le istruzioni?
Forse per molti sarebbe vantaggioso, insomma, una gran fortuna ma poi? Cosa ci resterebbe? Nessuna
fatica, nessuna vera emozione, nessuna soddisfazione.
A mie spese ho imparato che non c’è cosa più bella del cadere, del piangere o struggersi per le difficoltà
della vita, senza avere la certezza di uscirne illesi. Se siamo nell’inverno della nostra vita dove tutto sembra
andare male, dove nulla sembra avere senso, dove si vorrebbe scomparire o cambiare identità come Mattia
Pascal, prestando attenzione, potremmo invece rinvenire i germi di una migliore conoscenza di noi stessi e
di un repentino mutamento interiore.
Non siamo quelli che cadono, ma siamo quelli che possono rialzarsi, che ne hanno tutti gli strumenti e le
capacità.
Dobbiamo risollevarci dall’inutilità se non vogliamo essere un granello di sabbia nel deserto.
Non sono i nostri fallimenti a definire ciò che siamo, bensì le nostre battaglie e le nostre conseguenti
vittorie, i nostri sorrisi e quelli degli altri. Questo è ciò che ci definisce ed è qui che dobbiamo cercarci.
Significativo è un dialogo fra Virgilio e Dante nell’inferno, canto XIII:
Dante sente delle voci provenire d’ogni parte ma non vede chi le emette, perciò si ferma e rimane confuso.
Egli crede che degli spiriti si nascondano tra le piante, ma Virgilio (che ha intuito l'errore del discepolo) lo
invita a spezzare un ramoscello da uno degli alberi. Dante obbedisce e appena spezzato il ramo di un
albero, dal tronco esce la voce di uno spirito che lo accusa di essere impietoso, mentre dal fusto esce del
sangue.
Virgilio comunica all'anima imprigionata nell'albero di essere stato costretto a indurre Dante a compiere
quel gesto, perché solo così egli avrebbe compreso ciò che lui stesso aveva cantato nei versi dell'Eneide.
Noi lettori non giudichiamo Dante come incosciente seppur abbia agito senza prudenza e senza conoscere
ciò che aveva di fronte, ma lo stimiamo poiché attraverso l’esperienza sensibile ha appreso qualcosa di
nuovo.
Così noi dovremmo presentarci alla vita, al destino, alle cose dolci o amare del nostro presente. Non
disperarci dove abbiamo fallito, ma diventarne coscienti e così imparare ad affrontare le future peripezie,
per poter avere una strada in salita e magari, con gli anni, con sudore e fatica potremmo osservare
l’immensità del panorama che ci troveremo davanti, sulla vetta, panorama che noi stessi abbiamo
costruito.
Per poter regalare a noi stessi e a chi ci ama innumerevoli sorrisi, i sorrisi che sono la luce del nostro essere.
- L’amore
Per l’amore non esiste né definizione né senso.
“L’uomo solo” di Pavese sembra essersi dimenticato dell’amore ed è per questo che gli è stato attribuito
l’aggettivo solo.
Si è dimenticato dell’amore per se stesso, si è dimenticato di amare la vita anche se a volte significa routine
o sofferenza. Sebbene sembri inutile andare avanti e sperare bisogna avere fede nel cambiamento e negli
attimi di felicità. Che cos’è allora la fede se non amore di per sé?
È l’amore che fa muovere il sole e tutte le altre stelle, è l’amore di Dio che ci dà la vita come l’amore fra
uomo e donna.
È l’amore che fa nascere le cose, genitore di tempo e spazio, è l’amore che è unione, forza e senso.
Per l’amore non c’è spiegazione perché è in se stesso la spiegazione di tutto. L’uomo solo non riesce a
viversi a pieno la giornata, accendendosi ancora una volta la pipa con malinconia perché ha perso memoria
dell’amore e senza questo, infatti, tutto perde significato, e si resta dove un attimo vale l’altro.
Ognuno di noi, come anche l’uomo solo, è amato e prova amore, consapevolmente o anche
inconsciamente, perché è nella nostra natura.
Noi siamo fatti per amare ed essere amati, solo che a volte ci sfugge di mente e rischiamo di cadere
nell’inutilità di cui Pavese parla. Ci basterebbe solo guardarci un po’ dentro per capire che non è così e
riconoscere l’importanza di ogni granello di vita, della nostra vita.
L’uomo solo rappresenta tutti noi, prima o poi, in un momento di smarrimento della nostra vita e come
Dante dobbiamo lottare per cercare o ritrovare la diritta via che ci può essere indicata solo dalla fede,
dall’amore e dalla speranza, quella stessa speranza che ci rende capaci di osservare il sole che sorge dal
mare come una nuova opportunità per noi stessi.
Alice Donigalia 4A