Inferno di Dante iracondi e accidiosi
Transcript
Inferno di Dante iracondi e accidiosi
TESTO TRATTO DA “DANTE PER GIOCO”, FEDERIGHI EDITORI, PP. 17-22 IRACONDI E ACCIDIOSI Eravamo nel quinto cerchio dove scorreva un fiume dalle acque scure, chiamato Stige, che scendendo formava una palude. Tutto intento a scoprire dove mi trovassi, vidi immersi nel fango degli spiriti nudi, che si mordevano e si picchiavano. - Guarda – disse Virgilio – quelle sono le anime degli iracondi, coloro che in vita si fecero sopraffare dall’ira. Se guardi bene, sotto le onde, vedrai gente che sospira e fa smuovere l’acqua: sono gli accidiosi, coloro che in vita furono svogliati e indolenti. Ad un tratto, veloce ed improvvisa come una freccia, ci si avvicinò una piccola barca guidata da un demonio che gridava: - Sei arrivata, anima dannata! - Flegiàs, Flegiàs – ribatté Virgilio – Non gridare così! Quest’uomo non è qui per rimanere! Portaci piuttosto aldilà della palude! Salimmo sulla barchetta che, sotto il mio peso, abituata a trasportare spiriti e non corpi, oscillò un po’ e poi iniziò ad attraversare la palude. Mentre avanzavamo, ecco spuntare dalle acque fangose uno spirito che rivolto a me esclamò: - Chi sei tu che vieni nell’Inferno prima di essere morto? - Sono solo di passaggio – gli risposi – presto me ne andrò, tu piuttosto chi sei così sporco? - Non vedi? Sono un dannato! - E resta pure a piangere e lamentarti, spirito maledetto, ti ho conosciuto, sei Filippo Argenti: eri famoso a Firenze per il tuo carattere vendicativo e violento! Proprio come quando era in vita, l’ira travolse quello spirito arrogante che stese le mani e afferrò la barca come per volerla capovolgere. - Via, Vattene con gli altri cani – gli gridò Virgilio. Poi, abbracciandomi, disse: - Molte delle persone che in vita si considerano autorevoli, importanti, qui se ne stanno come porci nel letame! Intanto nuove urla di dolore si sentivano nell’aria scura. - Ormai siamo vicini alla città di Dite – disse Virgilio – piena di demoni e dannati. Le mura di questa città sono rosse, incandescenti, per il fuoco eterno che vi brucia dentro. Arrivati alle porte della città una schiera di demoni scatenati si fece avanti: - Chi è costui che viene nell’Inferno da vivo? Se tu vuoi entrare – dissero rivolti a Virgilio – entra pure, ma lascia che lui si cerchi da solo la strada per tornare da dove è venuto. A sentire queste parole ebbi un tremito e rivolto a Virgilio implorai: - Ti prego, maestro, non mi abbandonare! Improvvisamente ecco apparire tre figure infernali: erano le furie, mostruose creature con corpo di donna, ricoperte di sangue, con serpenti intorno al corpo e nei capelli. Vedendomi urlarono: - Che venga fuori Medusa e lo impietrisca! - Voltati indietro, non guardare! – mi sussurrò Virgilio coprendomi gli occhi con la mano. TESTO TRATTO DA “DANTE PER GIOCO”, FEDERIGHI EDITORI, PP. 17-22 A quel punto si sentì un fragore di tuono, i diavoli fuggirono e apparve un angelo che, camminando sulle acque della palude, esclamò: - O gente maledetta, perché vi opponete al volere divino? Giunto alla porte della città, la aprì sfiorandola con un piccolo ramoscello e noi potemmo finalmente entrare. DOMANDE PER LA COMPRENSIONE 1. Che cos’è lo Stige? 2. Quali dannati vi sono immersi? 3. Cerca una definizione di ira e di accidia sul dizionario. 4. Quale è la pena degli iracondi? E degli accidiosi? 5. In che modo Dante e Virgilio attraversano lo Stige? 6. Quale personaggio di Firenze incontra Dante? In che modo si mostra l’ira di questo dannato? 7. Quali creature cercano di impedire a Dante l’ingresso nella città di Dite? 8. Chi interviene a soccorrere Dante e Virgilio?