Genere e bullismo_E_Belle
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Genere e bullismo_E_Belle
PERCORSO 2 IDENTITÀ, DIFFERENZE E STEREOTIPI: LABORATORI DI EDUCAZIONE AL GENERE PER DOCENTI DELLE SCUOLE SECONDARIE Elisa Bellè Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale dell’Università di Trento. [email protected] PROPOSTA DI OGGI Provare ad esplorare il fenomeno del bullismo attraverso la lente del genere, ovvero cercando di capire come le differenze socio-culturali tra il maschile e il femminile entrino in gioco negli episodi di violenza tra pari. Comprendere le caratteristiche del bullismo in generale Esplorare come entra in gioco il genere sia nella differenziazione dei comportamenti che nei processi identitari Ipotizzare cosa è possibile fare UNA PRIMA DEFINIZIONE Un’oppressione, psicologica o fisica, ripetuta e continuata nel tempo, perpetuata da una persona (bullo/a) o da un gruppo di persone più potente nei confronti di una persona percepita più debole (vittima). UNA PRIMA DEFINIZIONE Il bullismo è una relazione basata sull'asimmetria e la persecuzione. Secondo Olweus, padre degli studi sulle violenze scolastiche, uno studente è vittima di bullismo quando viene esposto, ripetutamente nel corso del tempo, alle azioni offensive di uno o più compagni. Per parlare di bullismo, lo studente esposto ad azioni offensive ha difficoltà a difendersi e si trova in una situazione di impotenza contro chi lo molesta. La relazione è cioè basata su un abuso di potere da parte del più forte, che esercita intenzionalmente il suo potere sulla vittima. CARATTERISTICHE: L’INTENZIONALITÀ Il bullismo è un comportamento proattivo. Gli atti di bullismo sono intenzionali e non casuali. Il bullo agisce con l’intenzione e lo scopo preciso di dominare sull’altra persona, di offenderla e di causarle danni o disagi. CARATTERISTICHE: LA SISTEMATICITÀ Gli atti di bullismo sono persistenti nel tempo. Per essere considerato un vero e proprio fenomeno di bullismo esso deve essere ripetuto nel tempo e verificarsi con una frequenza piuttosto elevata. Una lite, uno spintone, uno scherzo aggressivo sono fatti gravi, ma se succedono una sola volta non vanno interpretati come fenomeni di bullismo. CARATTERISTICHE: L’ASIMMETRIA La relazione tra bullo e vittima è di tipo asimmetrico ed è una asimmetria persistente nel tempo. Ciò significa che c’è una disuguaglianza di forza e di potere che si stabilizza nel tempo in base alla quale uno/a dei due sempre prevarica e l’altro sempre subisce. I “PERSONAGGI” I più noti e anche quelli su cui tendiamo a focalizzare l’attenzione educativa: Il/la bullo/a La vittima Altrettanto importanti e spesso non considerati: L’aiutante del/la bullo/a che fa da spalla nelle azioni, ma non ha il coraggio di dare il via alle azioni. Il/la sostenitore/trice che ha un ruolo meno attivo, ma legittima il comportamento dei/lle compagni/e. Il pubblico che assiste alla scena, molto spesso senza intervenire. E IL GENERE? DIFFERENZIA I COMPORTAMENTI 1 Da un lato ragazzi e ragazze hanno spesso modalità diverse di attuare comportamenti di bullismo e la visibilità maggiore (anche numerica) è quella del bullismo al maschile. Questo non significa tuttavia che le ragazze non commettano atti di bullismo, ma solo che le forme che utilizzano (per esempio: maldicenza versus violenza fisica) sono meno riconoscibili come tali e vengono spesso prese meno in considerazione. E IL GENERE? CONNETTE BULLISMO E IDENTITÀ 1 La dimensione di genere non implica solo comportamenti differenziati, ma suggerisce che il bullismo stesso sia molto connesso con la negoziazione della propria identità di ragazze e ragazzi. Le dinamiche relazionali tra pari sono uno strumento importantissimo per lo sviluppo della propria identità (di genere) in adolescenza e pre-adolescenza. Talvolta questo processo è virtuoso, talvolta questo processo è negativo e al ribasso. E IL GENERE? CONNETTE BULLISMO E IDENTITÀ 2 Spesso la marginalizzazione e le violenze si giocano sull’asse del “vero uomo” o della “vera donna” Sanzione verso coloro che non rispondono agli stereotipi di maschilità e femminilità. Ad essere maggiormente vittimizzati/e sono coloro che non “rispecchiano” questi stereotipi: i ragazzi percepiti come femminili, quelli di corporatura esile o con forme di disabilità, quelli che fatto attività non considerate maschili o che sono “secchioni”. Idem per le ragazze, quelle ad essere maggiormente vessate sono – in una sorta di dicotomia – le ragazze che travalicano i confini dell’essere “per bene”, ma al contempo quelle che vengono considerate delle “sfigate” poiché non hanno successo nel mondo maschile. E IL GENERE? CONNETTE BULLISMO E IDENTITÀ 3 Dall’altro lato i comportamenti di bullismo servono a confermare la “giusta” identità di genere di coloro che li agiscono. Se io ti dico che sei sfigato o che sei gay, questo è un modo per affermare al mio gruppo dei pari e a me stesso che io non lo sono. Secondo molti pedagogisti il fatto che gli atti di bullismo si compiano in pubblico è dirimente: avendo un palcoscenico pubblico (cosa meno saggia in termini di disciplina e di punizione degli adulti) rende possibile questo meccanismo di formazione dell’identità. CHE FARE? Spesso si ha una lettura gender blind di questo fenomeno e, neutralizzandone le componenti di genere, si finisce per perdere alcune caratteristiche utili per interpretare e intervenire sui fenomeni che succedono. Spesso si interviene a fatti gravi compiuti, oppure quando la situazione è talmente stabilizzata che l’adulto si trova a poter intervenire solo con gli strumenti dell’autorità e della punizione, che però non sempre sono efficaci sul lungo periodo. CHE FARE? Intervenire in ottica di prevenzione, decostruendo proprio quei modelli dominanti che presiedono ai processi di esclusione/inclusione. Se ragazze e ragazzi si rivalgono su soggetti “più fragili” o “diversi” è perché la società tutta considera gli individui che escono dalla norma come soggetti da sanzionare. Gli adulti significativi innescano il cosiddetto “effetto pigmalione” che orienta il processo di crescita. Fornire strumenti educativi e immaginari plurali, rispettosi, in grado di valorizzare lo scambio e il confronto tra identità molteplici è il miglior antidoto al bullismo poiché agisce sulle sue cause e non solo sui suoi effetti.