A cento anni dalla morte di Florence Nightingale: un`eredità
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A cento anni dalla morte di Florence Nightingale: un`eredità
ATTUALITà • A cento anni dalla morte di Florence Nightingale A cento anni dalla morte di Florence Nightingale: un’eredità che prepara il futuro di Edoardo Manzoni Università degli Studi Milano Bicocca I l verbo ricordare ha un’etimologia affascinante. Assume il significato di riportare al cuore, vera sede della conoscenza profonda per gli antichi. Ma è un riportare al cuore ridonando nuova vita, ovvero dando nuovo senso al presente. Nel 2010 celebriamo il centenario della morte di Florence Nightingale, un’occasione per ricordare una donna che ha marcato in modo indelebile il cammino infermieristico; un avvenimento propizio, altresì, per confrontarci con sopravvivenze e rotture. Cercheremo di porre in luce, in questo contributo, l’innovazione e l’eredità di Nightingale, muovendo dalle sue fonti ispiratrici fino alla rivoluzione che ha prodotto nell’assistenza infermieristica, a cui ha dato avvio come disciplina scientifica. La modernità di Nightingale Tracciare una sintesi di questo personaggio è davvero molto difficile per i diversi e complessi fronti che hanno caratterizzato il suo pensiero e la sua vita. La vicenda di Nightingale trae origine dall’originale ed efficace incrocio di numerosi fattori: il clima familiare e le sue esperienze di formazione; lo sviluppo della filantropia del suo tempo; la situazione degli ospedali alla soglia della rivoluzione igienista; i viaggi in Europa; l’ispirazione religiosa; la nascita delle scienze post-positiviste e del concetto di specializzazione della conoscenza; il clima vittoriano che cambia la concezione femminile. Non ultimi, gli eventi bellicosi di quegli anni. Ma procediamo con ordine. In primo luogo possiamo parlare della sua modernità: proveniente da una famiglia benestante, decise che la sua vita doveva essere caratterizzata dalla responsabilità verso l’altro e dall’attiva partecipazione alle vicende che caratte- rizzavano la storia del suo tempo. Ciò è di certo d’esempio non solo sul versante professionale, ma anche personale: fu una donna che ebbe la forza di dare corso alla sua vocazione, affermando la sua libertà individuale di vivere una vita che corrispondesse alle sue più profonde e intime inclinazioni. Questa signora con la lampada1 ha portato il suo personale contributo di passione umana, ricerca scientifica e impegno civile, rendendoci difficile distinguere l’opera della persona da quella dell’infermiera. In questi strani tempi attuali, ciò rappresenta uno stimolo a ripensare quanto essere infermiere costituisce un impegno verso la società, non solo verso il singolo assistito. Se ciascun individuo è profondamente influenzato dal proprio ambiente e dal contesto culturale, anche la nostra eroina non fa eccezione. Al di là dei suoi prestigiosi natali, la sua formazione di base condizionata dal padre epidemiologo – di tipo maschile – la conduce verso una impostazione di pensiero scientifico, quasi galileiano. Partecipa così al debutto della rivoluzione igienista negli ospedali e all’avvio della lotta infettivologica, in un momento in cui l’ospedale manteneva di fatto tutte le caratteristiche medievali: l’hospitalitas prevaleva sulla cura e l’accoglienza era determinata da fattori culturali più che dalle osservazioni scientifiche. Nightingale partecipa anche all’accreditamento vittoriano della filantropia, la quale entra prepotentemente nella sanità e nelle istituzioni assistenziali, anche ospedaliere, con un modello di patrocinio assolutamente nuovo rispetto al passato. La situazione europea degli ospedali del tempo è in effetti2 drammatica: vi accade di tutto e sono considerati luoghi assolutamente pericolosi. L’animus fortemente religioso di Nightingale, nella impostazione quacchera, fa intravedere nell’impegno civile di 1. Come fu definita in un articolo del Times, al trionfale rientro dopo la guerra di Crimea: «When all the medical officers have retired for the night […] she may be observed alone, with a little lamp in her hand, making her solitary rounds». 2. e questa sarà una giustificazione del clamore e della diffusione del modello nigthingeliano in tutta europa. 9 L’InFERMIERE 2/2010 ATTUALITà • A cento anni dalla morte di Florence Nightingale miglioramento della società una via salvifica interessante: il suo impegno è nell’ospedale. Non va dimenticato come i movimenti di emancipazione femminile vedano, in questi anni, la possibilità di realizzare il ruolo sociale della donna soprattutto nelle professioni di infermiera e di insegnante: Nightingale batterà molti primati nella sua vita, essendo la prima donna ammessa in numerosi ruoli. Un lungo viaggio nell’Europa del 1850 la condurrà a esperienze straordinarie per una donna di quell’epoca: conoscerà l’attività del pastore Theodor Fliedner a Keiserswerth, vicino Düsseldorf, mentre a Parigi prenderà contatto con la straordinaria tradizione vincenziana3. Questi sono solo alcuni tratti sommari del contesto in cui è vissuta e cresciuta la nostra protagonista; antefatti che divengono elementi essenziali per la comprensione del suo progetto di vita e di impegno sociale. Le prime fondamenta delle Scienze infermieristiche Nightingale, costruendo il profilo dell’infermiera, utilizza volentieri il termine professione con un azzardo storico non indifferente. La migliore eredità che ella lascia è riferibile proprio ai pilastri esplicativi che sorreggono il concetto di professione e, segnatamente, di professione infermieristica: la scienza, la coscienza e la loro unione nella organizzazione professionale. Attorno a questi capisaldi proviamo a cogliere l’eredità che Nightingale proietta fulgidamente nell’oggi. La scienza anzitutto. Certamente Nightingale è la fondatrice della scienza infermieristica; sua è la prima definizione moderna della disciplina: «Io uso la parola nursing per indicare non solamente la somministrazione di medicine o pomate; il nursing deve prevedere il buon uso di aria pura, luce, calore, igiene, riposo e la scelta di una corretta alimentazione; elementi questi che ridonano l’energia vitale al paziente»4. Questa definizione, oggi non più sensata5, ci indica alcuni atteggiamenti fondamentali che Nightingale consegna alla costruzione della moderna scienza infermieristica: • il profondo legame tra teoria e prassi. Lo spirito induttivo della costruzione scientifica e l’indissolubilità del rapporto teoria/prassi di Nightingale è stato poco raccolto dalla tradizione teorica e teoretica infermieristica. Dopo un periodo storico disciplinare in cui si assolutizzava la teoria con trionfanti affermazioni di principio, ma poco in nesso con la prassi, oggi6 il rischio maggiore è la tendenza contraria, ovvero pensare, come sosteneva Aristotele, che la teoria è esperienza raddoppiata. Spesso vige solo l’esperienza, ed essa è assolutizzata e nel medesimo tempo ridotta nella sua interezza, cioè privata del suo perché. La nostra fondatrice ricorda come sia necessario non un rapporto oppositivo, bensì un originale rapporto mimetico tra prassi osservativa e definizione teorica; • ogni definizione e riflessione teorica non può che basarsi sul pensiero critico. Esso è caratterizzato dai processi mentali di discernimento, analisi, valutazione. Comprende processi di riflessione su aree tangibili e intangibili, con l’intento di formare un giudizio solido che riconcilia l’evidenza scientifica con il senso comune. Il pensiero critico, in qualche misura, è una presa di distanza da sé, dalla propria e naturale autoreferenzialità, dallo sviluppo del pensiero convergente. Nightingale non è mai prigioniera delle sue convinzioni, ma aperta a lasciarsi stupire scientificamente dai fenomeni che incontra; • prima di ogni metodo (metà hodos) scientifico, la domanda che ella sempre si pone è legata al perché di un accadimento. È il perché che genera il cosa e da esso poi discende il come, mai il percorso contrario; • la ricerca sulla scienza infermieristica non è mai finita ma in continuo divenire. Non si può essere ostaggi del passato, piuttosto tessere trame interpretative che affondano chiare radici identitarie, per aprirsi a nuovi orizzonti. Nightingale vede e rivede in continuazione le proprie posizioni manifestando così grande capacità scientifica7. 3. L’esperienza di San Vincenzo de’ Paoli (1581-1660), forse vero fondatore dell’assistenza infermieristica moderna, influenzerà notevolmente l’attività di nightingale. L’attività delle figlie di Carità francesi – in questo tempo divenute ormai suore – sarà spesso termine di ispirazione e di guida per la nostra protagonista, anche nella guerra di Crimea. manzoni e (1996) Storia e filosofia dell’asssitenza infermieristica. milano: masson. 4. nightingale f (1980) Cenni sull’assistenza degli ammalati (quello che è assistenza, e quello che non lo è). Tr. it. a cura di Sabilla novello. Torino: fratelli Bocca. Titolo originale dell’opera: notes of nursing (1860) London: Harrison and Sons. 5. Seppur al tempo, perfettamente in linea con lo sviluppo conoscitivo. 6. La questione è decisamente attuale se si pensa agli orientamenti della ricerca, ma anche, all’interno della disciplina alla smisurata proliferazione di evidence based nursing. 7. nightingale f (1954) Lettere alle infermiere. roma: ed. Consociazione naz. infermiere. Titolo originale dell’opera: Florence nightingale to her nurses (1915) London: macmillan and Co. 10 L’InFERMIERE 2/2010 ATTUALITà • A cento anni dalla morte di Florence Nightingale Una deontologia infermieristica ante litteram Elemento costitutivo del pensiero di Nightingale è la coscienza, l’impegno, la passione. Tale atteggiamento, che ben si ritrova nel suo modello di formazione, è già di per sé un’acuta provocazione per l’oggi, in cui la competenza pare a volte da costruirsi solo su una dimensione tecnica e indipendente dalla competenza valoriale. L’atteggiamento deontologico è per Nightingale un pilastro tanto essenziale quanto la scienza. Ella ce le rappresenta come due dimensioni inscindibili e compenetrate: «L’assistenza è un’arte; e se deve essere realizzata come un’arte, richiede una devozione totale e una dura preparazione, come per qualunque opera di pittore o scultore; con la differenza che non si ha a che fare con una tela o un gelido marmo, ma con il corpo umano, il tempio dello spirito di Dio. È una delle Belle Arti. Anzi, la più bella delle Arti Belle»8. Il forte animo religioso e la chiamata divina sperimentata più volte a partire dal 7 febbraio 1837 propongono a Nightingale un apparato etico di partenza di notevole spessore. Non rimanendo ancorata a luoghi comuni, il passaggio dall’etica alla deontologia sarà calibrato e accurato. I valori deontologici, per Nightingale, sono in grado di sostenere la nuova professione infermieristica ridefinendo lo status sociale e l’impegno civile. Forse una delle più forti eredità che la nostra fondatrice traduce nell’oggi si circostanzia qui: la dimensione deontologica, attraverso la passione civile e il ruolo sociale assunto, costruisce un nuovo rapporto con la società, trasformando rapidamente lo status sociale. Oggi come allora, la scelta di essere infermiere valica il confine della dimensione personale per divenire testimonianza sociale. La lucidità di Nightingale non può lasciarci indifferenti. Nessuna azione, nessuna decisione e nemmeno nessuna relazione è occasionale. Tutto nasce da un progetto e tutto concorre a realizzarlo. Ella sa cogliere gli accadimenti esterni, non sempre favorevoli, come occasioni. Si pensi alla imbarazzante situazione degli ospedali, ai reportage di guerra, ai viaggi: ella sa costruire le sue scelte volgendo all’obiettivo atteso ogni sforzo. Il fine ultimo a cui tende la nostra protagonista, pur nella concezione filantropica, è la costruzione di una nuova professione femminile; a tal fine elabora con accuratezza il proprio modello di formazione centrato sulla istruzione tecnico-scientifica e lo sviluppo del carattere. Tuttavia ben sa che il suo intervento nel formare infermiere sarà solo una goccia nel mare, decidendo una strategia assolutamente improba per il tempo: formare la leadership infermieristica, ovvero persone in grado di riprodurre il suo modello di formazione9. I parallelismi col presente sono spontanei: forse anche per noi, oggi, nei diversificati impegni di responsabilità professionale, emerge la necessità di costruire un progetto integrato in cui far convergere in modo efficace tutte le diverse azioni delle diverse componenti. La luce che Nightingale proietta nell’oggi è quindi quella della responsabilità. La sua esperienza di vita racconta la piena assunzione dei propri impegni verso il suo tempo e gli individui che lo affollano. È la responsabilità, da quella clinica a quella gestionale nella professione, la chiave di lettura per seguire la vita di Nightingale. Come lei siamo chiamati a rispondere della nostra scelta, per contribuire a comprendere la complessità dell’uomo e del mondo. La nostra protagonista ha vissuto nel momento in cui il vivere umano diviene per sua natura complesso. Oggi più che mai viviamo in un mondo determinato dalla complessità dei fenomeni. Il mondo sanitario, in cui buona parte della disciplina infermieristica raccoglie i propri fenomeni, è per eccellenza definito il mondo della maggior complessità. E questa complessità, per sua natura, è integrata e chiede integrazione. La complessità è assumere l’incertezza come sfida. Incertezza necessaria per: creare, comprendere, conoscere, narrare e, soprattutto, integrare. La sfida della globalità rende evidente che bisogna muoversi nella dimensione della complessità poiché la realtà non è affatto prevedibile. Scriveva Heidegger: «La quercia stessa diceva che, solo nel crescere, viene fondato ciò che dura e dà frutti; che crescere significa: aprirsi alla vastità del cielo e, al tempo stesso, affondare le proprie radici nell’oscurità della terra; che tutto ciò che è solido fiorisce, solo quando l’uomo è, fino in fondo, l’uno e l’altra»10. Florence Nightingale, partendo dalle proprie forti e antiche radici, ha saputo emettere foglie nuove, al tempo non immaginabili. A noi, in tempi e luoghi diversi, spetta di cogliere la medesima sfida. Si ringraziano i colleghi Cinzia Santoni e Maurizio Ulivieri della U.O. Oncologia/Radioterapia ASL n. 6 di Livorno, a cui si deve la ricerca del materiale che illustra questi articoli. 8. mowbray P (2008) Florence nightingale and the Viceroys. London: Haus Publishers. 9. Sironi C (1991) Storia dell’assistenza infermieristica. milano: Carocci. 10. Heidegger m (2000) Il sentiero di campagna. Genova: il melangolo. 11 L’InFERMIERE 2/2010