Malva

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Malva
Malva
(Malva sylvestris L.)
Famiglia: Malvaceae
Descrizione botanica
È una pianta erbacea perenne alta fino a 60-80 cm. Ha un portamento semi-prostrato,
ramificato e leggermente pubescente. La radice è fittonante e provvista di numerose
ramificazioni. Le foglie sono lungamente picciolate, palminervie e con margine crenato. I
fiori, di colore rosa violaceo, sono riuniti in mazzetti all’ascella delle foglie; hanno corolla
costituita da 5 grandi petali venati e cuoriformi più lunghi del calice. Il frutto è un
poliachenio (Leporatti M.L., Foddai S., Tomassini L. 1997).
Il peso di 1000 semi è di circa 2-2,2 g.
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Diffusione e mercato
Si trova in tutta Europa e nelle zone temperate dell’Asia settentrionale. In Italia è spontanea
un po’ ovunque: nei campi, sia incolti che coltivati, ruderi e sentieri calpestati fino ai 1200 m
di altitudine (Del Fabro A., 2001).
La Toscana, ma anche il Piemonte e le Marche sono le regioni in cui la malva è
maggiormente coltivata per una superficie totale di circa 30 ha. Viene commercializzata
soprattutto come prodotto essiccato, infatti, è una delle piante officinali più vendute nelle
erboristerie, grazie alle sue molteplici proprietà per la preparazione di decotti e tisane
(ISAFA, 2001).
Esigenze pedoclimatiche
La malva vegeta bene in zone con climi temperati, ben esposte al sole, riparate ma ben aerate;
si presta bene alla coltivazione in zone collinari e montane. È una pianta molto rustica,
predilige terreni freschi, leggeri, ricchi di sostanza organica e teme quelli compatti (Catizone
P., Marotti M., Toderi G., Tètènyi P., 1986).
Tecnica colturale
Propagazione e sesti d’impianto – Avviene per seme.
L’impianto può essere realizzato per semina diretta o per trapianto. Se si utilizza il primo
metodo, la semina si effettua in primavera utilizzando circa 5-6 kg/ha di semi realizzando
delle file distanti 60-70 cm e quando le piantine avranno emesso 4-5 foglie. Se necessario, si
esegue un diradamento lasciando almeno 20-25 cm fra una e l’altra. Con il trapianto, i
semenzai vanno preparati a fine inverno e, dopo 60-70 giorni dall’emergenza delle plantule si
trapiantano. Se la coltura è destinata alla produzione di foglie, tra le file deve essere
mantenuta una distanza di circa 50 cm, mentre sulle file almeno 20 cm e se si vuole ottenere
una buona produzione di fiori bisogna ridurre la densità di impianto del 20-25% (Catorci A.,
et al., 2006).
Preparazione del terreno – Nelle zone più fredde la malva è una coltura annuale, mentre,
nei climi temperati dura 2 anni. È poco esigente per quanto riguarda la successione di altre
colture, ma è opportuno non farla seguire ad un’altra malvacea (altea) e può precedere
diverse altre colture officinali.
Nel periodo autunnale si esegue l’aratura e, prima del trapianto, si esegue una fresatura per
preparare il terreno a ricevere le piantine. Possono essere utili sarchiature tra le file e sulle file
dopo l’impianto e dopo la ripresa vegetativa per ridurre lo sviluppo delle malerbe.
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Irrigazione – In condizioni di forte aridità le piante mostrano segni di sofferenza per cui è
spesso necessario ricorrere a irrigazioni di soccorso soprattutto durante il periodo estivo.
Concimazione – Al momento dell’aratura può essere utile interrare circa 50 q/ha di letame
maturo. Si possono apportare circa 90 kg/ha di K2O ed altrettanti di P2O5; per l’azoto si
ricorre all’impiego di 90-100 kg/ha distribuito in più interventi ma senza eccedere altrimenti
si ottengono grandi quantità di foglie e fiori, ma con caratteristiche scadenti.
Avversità
Con clima caldo-umido si possono verificare soprattutto a fine stagione, attacchi di ruggine
(Puccinia malvacearum); si sono riscontrati inoltre, attacchi di altri patogeni fungini quali
Septoria sp., Colletotrichum malvarum e Ascochyta malvicola che danneggiano l’apparato
fogliare. Per la lotta contro suddetti patogeni si può ricorrere a mezzi preventivi: taglio
anticipato della coltura e selezione del materiale di moltiplicazione.
Fra gli insetti dannosi si hanno: coleotteri (Lixus algirus) che da larve si nutrono di fusti e
radici mentre da adulti danneggiano fiori e foglie, emitteri (Aphis rhamni, Myzus persicae)
vettori di virus e un acaro (Tetranychus urticae) (Del Fabro A., 2001).
Raccolta, resa e utilizzazione
La raccolta dei fiori si esegue a mano durante la fioritura e generalmente il secondo anno di
coltivazione, prevede un doppio intervento data la scalarità della coltura e richiede, pertanto,
grande impiego di manodopera. Nella maggior parte dei casi il prodotto è costituito dalle
foglie e dai germogli che vanno raccolti quando la coltura ha raggiunto 20-30 cm di altezza e
gli steli non sono ancora lignificati; si possono impiegare appositi mezzi meccanici
praticando il taglio a 10-15 cm dal suolo.
La resa in fiori freschi si aggira intorno a 5-6 q/ha, mentre quella di cimette e foglie è di circa
30-50 q/ha in base all’andamento stagionale e alla possibilità di eseguire irrigazioni.
I componenti che conferiscono proprietà terapeutiche alla malva sono costituiti da
mucillagini, tannini, antociani, olio essenziale e diverse vitamine. Con il prodotto essiccato si
possono realizzare tisane contro raffreddore, tosse e stitichezza (Guarrera et al., 2005) e
decotti per gargarismi e sciacqui contro irritazioni del cavo orale (gengiviti, ascessi)
(Guarrera P. M., Leporatti M. L., 2007). Può essere inoltre, utilizzato come depurativo postparto e per la realizzazione di impacchi contro contusioni e arrossamenti cutanei (Quave C.,
et al., 2008).
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Bibliografia
Catizone P., Marotti M., Toderi G., Tètènyi P. (1986) – Coltivazione delle piante
medicinali e aromatiche. Patron Editore; pag. 223-227.
Catorci A., Cesaretti S., Gatti R., Menghini M., Pancotto D., Recchi A. (2006) Recupero, sperimentazione e promozione di piante officinali e medicinali. Piano di sviluppo
locale GAL SIBILLA - Regione Marche, Programma leader plus 2000-2006.
Del Fabro A. (2001) – Orto, frutteto, giardino. Tecniche colturali, varietà, malattie e cure.
Giunti Editore; pag. 339.
Guarrera P. M., Forti G., Marignoli S. (2005) - Ethnobotanical and ethnomedicinal uses of
plants
in
the
district
of
Acquapendente
(Latium,
Central
Italy).
Journal
of
Ethnopharmacology 96 (2005); pag. 429–444.
Guarrera P. M., Leporatti M. L. (2007) - Ethnobotanical remarks on Central and Southern
Italy. Journal of Ethnobiology and Ethnomedicine 3 (2007).
ISAFA (2001) – Indagine sulla consistenza e le caratteristiche della produzione di piante
officinali in Italia. Comunicazioni di ricerca 2001/3.
Leporatti M.L., Foddai S., Tomassini L. (1997) – Testo-atlante di anatomia vegetale e delle
piante officinali. Piccin Editore; pag. 94-95.
Quave C., Pieroni A., Bennett B. (2008) - Dermatological remedies in the traditional
pharmacopoeia of Vulture-Alto Bradano, inland southern Italy. Journal of Ethnobiology and
Ethnomedicine 2008.
Siti internet consultati:
www.pianteofficinali.org
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