LUOGHI SANTI

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LUOGHI SANTI
Per campo di concentramento di Auschwitz si intende il vasto
complesso di campi di concentramento e di lavoro che formarono un
sistema concentrazionario situato nelle vicinanze di Oświęcim (in
tedesco Auschwitz), città della Polonia meridionale. Oltre al campo
originario, denominato Auschwitz I, durante il periodo dell’Olocausto, nacquero diversi altri campi del complesso, tra cui il famigerato
campo di sterminio di Birkenau (Auschwitz II), situato a Birkenau (in
polacco Brzezinka), il campo di lavoro di Monowitz (Auschwitz III),
situato a Monowitz, (in polacco Monowice)], e altri 45 sotto-campi
costruiti durante l’occupazione tedesca della Polonia in cui i deportati
venivano utilizzati appositamente per lavorare nelle diverse industrie
tedesche costruite nei dintorni. Il complesso dei campi di Auschwitz, il
più grande mai realizzato dal nazismo, svolse un ruolo fondamentale
nel progetto di “soluzione finale della questione ebraica” – eufemismo
con il quale i nazisti indicarono lo sterminio degli ebrei (nel campo,
tuttavia, trovarono la morte anche molte altre categorie di internati) –
divenendo rapidamente il più efficiente centro di sterminio della Germania nazista. Auschwitz, nell’immaginario collettivo, è diventato il
simbolo universale del lager, nonché sinonimo di “fabbrica della morte”, realizzato nel cuore dell’Europa orientale del XX secolo.Nel 1947 il
parlamento polacco deliberò la creazione di un memoriale-museo che
comprese l’area di Auschwitz I e Auschwitz II. Nel 1979 il sito venne
dichiarato patrimonio dell’umanità dell’UNESCO. La denominazione
iniziale Auschwitz Concentration Camp verrà ufficialmente cambiata
in Auschwitz Birkenau - German Nazi Concentration and Extermination Camp (1940-1945) nel 2007, su richiesta della Polonia.
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Cracovia è una città polacca di 761.873 abitanti della Polonia meridionale, una delle più antiche ed estese dello Stato. È capoluogo del
relativo Voivodato della Piccola Polonia dal 1999; in precedenza è stata capoluogo del Voivodato di Cracovia fin dal 1308. Inoltre è un grande centro commerciale e industriale (stoffe, pelli, macchine agricole,
cartiere, editoria) e un importante nodo ferroviario. Cracovia è stata a
lungo la capitale del paese e a tutt’oggi rimane il suo principale centro
culturale, artistico e universitario - è sede tra le altre della Università
Jagellonica, la più antica del paese e una delle più antiche d’Europa.
Con più di otto milioni di visitatori ogni anno, è la principale meta
turistica internazionale della Polonia. È famosa per il suo piccolo e
curato centro storico, iscritto nella Lista UNESCO come Patrimonio
dell’Umanità, per la sua immensa piazza centrale e per la fascia di
giardini del Planty, ampia da 50 a 100 metri che circonda completamente il centro. Inoltre è il primo sito UNESCO ad essere considerato
tale in Europa ed è anche il primo centro abitato considerato patrimonio dell’umanità al mondo (1978). Nel Castello di Wawel è custodito
il famoso dipinto di Leonardo da Vinci, Dama con l’ermellino, prima
esposto all’interno del Museo Czartoryski, ubicato nella Città Vecchia.
È sede arcivescovile dal X secolo e ne fu vescovo dal 1964 al 1978
Karol Wojtyła, futuro papa Giovanni Paolo II. Capitale europea della
cultura nel 2000, nel 2013 ha ricevuto dall’UNESCO anche il riconoscimento di città della letteratura, prima città dell’Europa continentale a ricevere questo titolo e nel 2014 la città è stata scelta come Città
europea dello sport.
Cracovia è stata città organizzatrice del campionato mondiale di
pallavolo nel 2014 e lo sarà del campionato europeo di pallamano nel
2016. Nel 2016 sarà anche organizzatrice della 31ª Giornata Mondiale della Gioventù.
La preistoria di Cracovia inizia con l’evidenza di un insediamento
dell’Età del Ferro nei pressi dell’attuale sito della collina di Wawel.
Una leggenda vuole che Cracovia fosse stata fondata dal mitologico
sovrano Krakus, che l’avrebbe costruita sopra una caverna occupata
da un drago, Smok Wawelski. Cracovia era la capitale della tribù dei
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Vistoliani, probabilmente legata alla politica della Moravia Superiore.
La prima citazione di Cracovia nei documenti storici risale all’VIII secolo, nel quale si annotava che il principe dei Vistoliani era battezzato.
Dopo la distruzione della Moravia Superiore da parte degli Ungheresi, Cracovia divenne parte del regno di Boemia: non a caso il primo riferimento scritto del nome della città è databile al 966, il quale
ci riferisce di Cracovia come un notevole centro commerciale in mano
ad un duca boemo.[8] Alla fine del X secolo, la città era un punto di
riferimento per i commerci, incorporata tra i possedimenti della dinastia Piast. Diversi edifici in muratura furono costruiti in quel periodo,
tra i quali il noto Castello di Wawel, chiese romaniche come la chiesa di Sant’Adalberto, una cattedrale ed una basilica. La città fu quasi
completamente distrutta durante le invasioni tatare della Polonia del
1241, 1259 e 1287.
La città fu ricostruita e resa municipio nel 1257, in ossequio alla
legge di Magdeburgo, con sgravi fiscali e privilegi commerciali per i
suoi cittadini. Questi cittadini erano emigranti tedeschi che si spostarono durante l’Ostsiedlung e costituivano la maggioranza della
borghesia nelle città della Polonia e Boemia del tempo. Il decreto di
fondazione del 1257 proclamato da Boleslao V il Casto fu inusuale
in quanto escluse esplicitamente la popolazione locale. L’antico forte reale di Wawel fu collegato alla nuova città, costruita nel suo lato
settentrionale attorno alla Piazza del Mercato rispetto alla sua originale collocazione (Okol). La porzione germanica della popolazione
costituiva la maggioranza degli abitanti durante il XVI secolo e rimase assimilata dal resto della popolazione polacca entro il XVI secolo.
La città raggiunse notevole prominenza nel 1364, quando Casimiro il
Grande fondò l’Università Jagellonica, la seconda università più antica
dell’Europa centrale dopo l’Università Carolina di Praga. La città continuò la sua espansione sotto il controllo congiunto lituano-polacco
della dinastia Jagiellone, fino a diventare capitale del Regno di Polonia
e membro della Lega Anseatica, attirando un numero consistente di
artigiani, mercanti e gilde, provocando un notevole progresso scientifico ed artistico. Nel 1475 i delegati dell’elettore Giorgio il Ricco di
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Baviera vennero a Cracovia per organizzare il matrimonio di Edvige
(Jadwiga Jagiellonka), la figlia del re Casimiro IV Jagellone con Giorgio il Ricco. Edvige viaggiò per due mesi per raggiungere Landshut in
Baviera, dove fu celebrata una elaborata cerimonia, il Matrimonio di
Landshut.
Nel 1488 il poeta Conrad Celtis fondò la Sodalitas Litterarum Vistulana, una società letteraria basata sulla struttura e gli intenti delle
Accademie Romane. Nel 1489 Veit Stoss di Norimberga terminò il suo
lavoro sull’Altare Grande della Chiesa di Santa Maria. Più tardi incise anche un sarcofago marmoreo per Casimiro IV. Numerosi artisti,
principalmente provenienti da Norimberga, lavorarono a Cracovia.
Dal 1500, Haller stabilì una tipografia nella città.
Nel 1520, Johan Behem realizzò la più grande campana da chiesa
della Polonia, chiamata la Campana Sigismondo, in onore del re Sigismondo I. Nello stesso periodo Hans Dürer, il fratello minore di Albrecht Dürer, fu il pittore di corte di Sigismondo. Hans von Kulmbach
realizzò l’altare per la Chiesa di San Giovanni;
Nel 1609 Sigismondo III trasferì la capitale a Varsavia, meglio situata per governare tutto il Paese. Per la mancanza della corte reale
cominciò il declino di Cracovia, che poi venne anche numerose volte
devastata da diverse armate.
Al termine del XVIII secolo, lo Stato polacco, ormai indebolito,
venne assorbito dalle nazioni vicine preponderanti dal punto di vista
politico-militare nell’Europa centro-orientale: la Russia, l’Austria e la
Prussia. Cracovia divenne parte della provincia austriaca della Galizia.
Tadeusz Kościuszko organizzò una rivolta, nella zona del mercato di
Cracovia nel 1794. L’esercito russo-prussiano soffocò la rivolta saccheggiando il tesoro reale polacco conservato nella città.
Quando Napoleone Bonaparte invase quella che una volta era la
Polonia, stabilì un Ducato di Varsavia (1807) come stato indipendente, ma subordinato all’impero francese. Il Congresso di Vienna (1815)
ristabilì la spartizione della Polonia, conferendo però l’indipendenza
a Cracovia, come capitale della Repubblica di Cracovia. La città comin-
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ciò a concentrarsi sull’indipendenza nazionale, sfociata nella Rivolta
di Cracovia del 1846. I moti non raggiunsero il loro obiettivo di coinvolgere le altre terre abitate da Polacchi, fu quindi soffocata e Cracovia perse la sua autonomia con la sua annessione all’Austria.
Dopo la Guerra Austro-Prussiana del 1866, l’Austria concesse
l’autonomia alla Galizia, stabilendo che il polacco fosse impiegato
come lingua di governo e installando una dieta provinciale. Espressosi in queste forme, il dominio austriaco fu molto più morbido di
quello esercitato dalla Russia e dalla Prussia; Cracovia divenne il faro
della nazione polacca e un centro di arte e cultura. Tra i pittori, poeti
e scrittori dell’epoca, è possibile annoverare Jan Matejko, Stanisław
Ignacy Witkiewicz, Jan Kasprowicz, Juliusz Kossak, Wojciech Kossak
Stanisław Wyspiański e Stanisław Przybyszewski.
Durante la Prima guerra mondiale, le truppe di Cracovia, guidate
da Józef Piłsudski si batterono per la liberazione della Polonia, in alleanza con le forze austriache e tedesche. Nonostante la sconfitta degli
Imperi Centrali, i termini del Trattato di Versailles (1919) stabilirono
il primo Stato sovrano polacco da oltre un secolo.
La Polonia fu poi spartita nuovamente nel 1939 tra la Russia comunista e la Germania nazista (patto Ribbentrop Molotov siglato il
23/08/1939 con la Campagna di Polonia, casus belli della Seconda
guerra mondiale, e le forze naziste entrarono in Cracovia a settembre
dello stesso anno. Divenne così capitale del Governatorato Generale,
un’autorità coloniale guidata da Hans Frank. L’occupazione fu pesante, soprattutto per l’identità culturale della città. Oltre 150 professori e studiosi della Università Jagellonica vennero convocati per
un incontro, arrestati e inviati in un campo di concentramento a Sachsenhausen. Molte reliquie e vestigia della cultura nazionale furono
distrutte o saccheggiate. Vennero stabiliti nelle vicinanze di Cracovia
due tra i più tristemente famosi campi di concentramento: Płaszów e
Auschwitz. Grazie alla manovra di avanzamento delle forze sovietiche,
Cracovia scampò dalla completa distruzione, ed alcuni palazzi storici
e capolavori vennero salvati. Al termine del conflitto, in ogni modo, il
governo della Repubblica Popolare di Polonia ordinò la costruzione di
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Cracovia - Luoghi santi
Nowa Huta, la più grande acciaieria dello Stato. L’obiettivo secondo alcuni storici era quello di ridurre l’influenza dei circoli intellettuali ed
artistici attraendo le masse operaie; secondo altri studi l’obiettivo era
il pieno impiego della popolazione, la soluzione del gravissimo problema della disoccupazione e dell’indigenza, l’indipendenza economica dello Stato Polacco attraverso lo sviluppo del settore produttivo
più importante, l’acciaio appunto. Oggi la sua funzione è scomparsa e
rimane soltanto un grosso quartiere popolare dall’aspetto alienante
pieno di grossi palazzi dormitorio, tipico esempio di edilizia popolare
socialista.
Nel 1978, l’UNESCO ha inserito il centro storico della città nella
sua prima lista dei siti patrimonio dell’umanità.
L’architettura gotica, rinascimentale e barocca della Città Vecchia
è mirabile testimone della lunga e gloriosa storia di Cracovia: al centro del nucleo medievale, conservatosi quasi completamente intatto,
vi è la Piazza del Mercato, la più grande piazza medievale d’Europa,
un quadrato di 200 metri di lato (Rynek Głowny), attorno alla quale
sorgono bellissimi palazzi dei secoli XVII e XVIII, alcuni dei quali di
impronta veneta, la torre civica del Municipio, il grande Mercato dei
tessuti (Sukiennice) e soprattutto la Basilica di Santa Maria. Attorno
alla Città Vecchia correva una possente cinta muraria completamente abbattuta, ad eccezione di un breve tratto superstite contiguo alla
porta di San Floriano e al Barbacane, durante la dominazione austriaca. Sul suo antico tracciato oggi sorge il giardino del Planty. L’altro
nucleo storico di Cracovia sorge a sud della Città Vecchia, sulla collina di Wawel (residenza dei re di Polonia fino al XVII secolo), dove si
trovano le più importanti vestigia: la chiesa dei Ss. Felice e Adaucto
(IX secolo), il Castello con il cortile rinascimentale degli architetti fiorentini Francesco della Lora e Bartolomeo Berecci, la Cattedrale, che
racchiude le tombe dei re polacchi a partire dal Trecento e la cappella
funeraria del re Sigismondo I, d’impronta italiana al pari della chiesa
barocca dei Santi Pietro e Paolo, la più bella dell’Europa centrale nel
suo genere.
A sud della Città Vecchia sorge il quartiere di Kazimierz, il centro
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della vita religiosa e sociale della Cracovia ebraica fino alla deportazione di massa della comunità locale avvenuta durante l’occupazione
nazista.
Il centro storico di Cracovia è patrimonio dell’umanità tutelato
dall’UNESCO dal 1978.
Nei dintorni di Cracovia, a Wieliczka, si trova l’antica miniera del
sale, anch’essa monumento UNESCO.
La più conosciuta chiesa di Cracovia è senz’altro la Basilica di Santa Maria che non passa inosservata sia per la posizione, nel pieno centro della città nella Piazza del Mercato, sia per l’imponenza delle sue
due torri, una di guardia l’altra campanaria. Del XIV secolo, raggiunge
80 metri di altezza ed è nota oltre che per le sue vertiginose architetture, per un importante pala d’altare lignea al suo interno scolpita da
Veit Stoss, la più grande al mondo. Da una delle due torri della chiesa
viene ogni ora intonata la celebre Hejnał, la “chiamata a raccolta” tradizionale mai interrotta dall’invasione della città dei tartari. Proprio
accanto a Santa Maria, nella stessa Piazza del Mercato, è situata la piccola e pregevole Chiesa di Sant’Adalberto (Kościół św. Wojciecha), che
con circa mille anni di storia è una delle più antiche chiese in pietra
erette in tutta la Polonia. Ben più antica di circa quattro secoli della
sua imponente controparte, appare oggi curiosa nella piazza per le
sue esigue dimensioni.
Parimenti antica e celebre è la Cattedrale del Wawel, facente parte dell’omonimo complesso antico della città situato sull’altrettanto
omonima collina. È considerata il santuario nazionale polacco ed è il
luogo dove storicamente venivano incoronati i sovrani polacchi. Costruita anch’essa nel XIV secolo, ospita nel suo complesso la celebre
Cappella di Sigismondo, uno degli esempi architettonici più pregevoli
della città ed eretta il secolo successivo rispetto alla cattedrale dalla
dinastia Jagellonica.
Le due chiese principali non sono le più antiche: la Chiesa di
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Sant’Andrea ad esempio è del 1098, costruita in circa 20 anni in stile
romanico e dagli interni barocchi del XV secolo, uno dei pochi edifici
salvati dalle devastazioni tatare: particolarità della chiesa sono le feritoie tipiche del tempo che rendevano questi edifici luoghi di culto ma
anche di difesa. La Chiesa di San Francesco, situata nella strada Florianska di fronte al Palazzo Arcivescovile, è invece del 1269 e più che
per le sue sobrie e semplici forme architettoniche è apprezzata per le
sue splendide vetrate dell›artista polacco Stanisław Wyspiański.
La Chiesa dei Santi Pietro e Paolo, in stile barocco e attorniata dalle imponenti 12 statue degli apostoli, è la più apprezzata chiesa del
XV secolo dopo la Chiesa del Gesù di Roma. La Chiesa di San Floriano nella strada Warszawska, all’inizio della Strada Reale, è una chiesa
collegiata che ospita un mausoleo dove sono custodite le reliquie di
San Floriano, santo patrono della Polonia.
Altre chiese di interesse sono la chiesa barocca di Sant’Anna costruita tra il 1689-1705 da Tielman van Gameren; la Chiesa di Santa
Barbara, anch’essa con interni barocchi nella piazza Mariacki, vicino
alla Basilica della Vergine Maria; e la Chiesa barocca di San Bernardo
vicino a Wawel, con numerosi dipinti al suo interno. Al di fuori della
Città Vecchia sono da annoverare le gotica Basilica della Santa Trinità
in piazza Dominikanski e la Chiesa del Corpus Christi nel quartiere di
Kazimierz databile al XIV secolo e contenente un alto altare del 1634.
Sempre a Kazimierz si trova la chiesa di San Michele Arcangelo e San
Stanislao (Skałka), luogo del martirio di san Stanislao vescovo e oggi
luogo di sepoltura di famose personalità polacche come lo storico Jan
Długosz, Wincenty Pol, Józef Ignacy Kraszewski, Adam Asnyk, Stanisław Wyspiański, Jacek Malczewski, Karol Szymanowski, Ludwik Solski e Czesław Miłosz.
Particolare interesse suscita la Chiesa di San Casimiro Principe
(Kościół św. Kazimierza Królewicza), sempre nella Città Vecchia, sia
per l’adiacente monastero francescano barocco, sia soprattutto per la
cripta con relative catacombe: questa parte della Chiesa contiene alcuni dei luoghi più segreti ed affascinanti della città, come l’area delle
mummie, circa mille, conservate nella cripta ed esposte ogni 1º no-
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vembre ai visitatori. La Chiesa della Madre di Dio nel moderno quartiere comunista di Nowa Huta è invece il contributo religioso della
città alle architetture moderne.
Nel quartiere ebraico di Kazimierz ci sono oltre alle chiese cristiane, numerose sinagoghe, tra le quali spicca senz’altro la Sinagoga
Tempel in stile neo-moresco costruita nel 1860 e danneggiata durante la seconda guerra mondiale e per importanza di culto la Vecchia
Sinagoga, ad oggi attive.
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Cracovia - Luoghi santi
Maria Faustina Kowalska, al secolo Helena Kowalska (Głogowiec,
25 agosto 1905 – Cracovia, 5 ottobre 1938), è stata una religiosa polacca, appartenente alla congregazione delle Suore della Beata Vergine Maria della Misericordia, propagatrice della devozione a Gesù
misericordioso; nel 2000 è stata canonizzata da papa Giovanni Paolo
II. Viene venerata in tutto il mondo come l’Apostola della Divina Misericordia. Nacque in Polonia da Marianna Kowalska e Stanislao Kowalski, terza di dieci figli, fu battezzata con il nome di Elena nella chiesa
parrocchiale di San Casimiro. La famiglia era molto religiosa ed Elena
fu educata cristianamente. La sua vocazione religiosa si manifestò fin
dall’età di sette anni. Poté frequentare una scuola solo per poco più
di tre anni. Ancora adolescente lasciò la famiglia per lavorare come
domestica ad Aleksandrów e a Łódź, provvedendo così al proprio
sostentamento e aiutando la famiglia. A 18 anni chiese ai genitori il
permesso di entrare in convento, ma la famiglia necessitava del suo
aiuto e quindi non acconsentì. Faustina cercò di ubbidire ai genitori e
partecipò alla vita mondana trascurando le ispirazioni interiori della
grazia. Nel suo Diario racconta che un giorno, mentre era a un ballo
insieme alla sorella, ebbe una visione di Gesù flagellato che le disse:
«Quanto tempo ancora ti dovrò sopportare? Fino a quando mi ingannerai?»[1]. Subito dopo si decise per la vita religiosa. Dopo essere stata
respinta da molti conventi, finalmente, il 1º agosto 1925, fu ammessa
nella Congregazione delle Suore della Beata Vergine Maria della Misericordia a Varsavia. Il 30 aprile del 1926 iniziò il noviziato, ricevendo
l’abito e il nome di “Suor Maria Faustina”. Nella Congregazione visse
tredici anni, soggiornando in diverse case, in particolare a Cracovia,
Płock, e Vilnius. Ebbe due direttori spirituali: don Michał Sopoćko, a
Vilnius, e padre Giuseppe Andrasz S.I. a Cracovia. Svolse mansioni di
cuoca, giardiniera e portinaia e osservò fedelmente la regola religiosa.
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Adottò uno stile di vita severo e i digiuni indebolirono la sua salute,
già cagionevole. Si ammalò di tubercolosi e dovette essere ricoverata
due volte in un sanatorio vicino a Cracovia. Di carattere riservato, i
devoti le attribuiscono un’intensa vita mistica: nel suo Diario scrive
che Gesù le attribuisce l’appellativo di “Segretaria della Divina Misericordia”. Nel 1938 aggiunge di aver avuto un dialogo con Dio, in cui si
lamenta del fatto che la sua congregazione non abbia nemmeno una
santa, e riceve questa risposta: “...Tu la sei” (Diario 1650). La morte la
colse “nel giorno della sua crociata”, il 5 ottobre dello stesso anno a
Cracovia, alle ore 22:45, all’età di 33 anni. La Chiesa cattolica ritiene
che abbia ricevuto in vita molte grazie straordinarie: le rivelazioni, le
visioni, le stigmate nascoste, la partecipazione alla passione del Signore, il dono dell’ubiquità, il dono di leggere nelle anime, il dono della profezia e il raro dono del fidanzamento e dello sposalizio mistico;
il contatto vivo con Dio, con la Madonna, con gli angeli, con i santi e
con le anime del purgatorio. Malgrado il dono di tante grazie straordinarie scriveva nel “Diario”: “Né le grazie, né le rivelazioni, né le estasi,
né alcun altro dono ad essa elargito la rendono perfetta, ma l’unione
intima della mia anima con Dio. I doni sono soltanto un ornamento
dell’anima, ma non ne costituiscono la sostanza né la perfezione. La
mia santità e perfezione consiste in una stretta unione della mia volontà con la volontà di Dio” (Diario p. 380).
Tra il 1965 e il 1967 si svolse a Cracovia il processo informativo
relativo alla vita e alle virtù: la causa fu promossa dall’allora vescovo
ausiliare di Cracovia, Karol Wojtyła. Nel 1968 iniziò a Roma il processo
di beatificazione, che si concluse nel dicembre del 1992. Fu beatificata
da papa Giovanni Paolo II in piazza San Pietro, a Città del Vaticano, il
18 aprile 1993, e proclamata santa il 30 aprile 2000. Le sue reliquie si
trovano nel “Santuario della Divina Misericordia” a Cracovia.
La fama della sua santità crebbe insieme alla diffusione del culto
alla Divina Misericordia e per le grazie ottenute tramite la sua intercessione. Il 22 febbraio 1931 suor Faustina scriveva nel suo Diario:
«La sera, stando nella mia cella, vidi il Signore Gesù vestito di una veste bianca: una mano alzata per benedire, mentre l’altra toccava sul
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petto la veste, che ivi leggermente scostata lasciava uscire due grandi
raggi, rosso l’uno e l’altro pallido [...] Gesù mi disse: “Dipingi un’immagine secondo il modello che vedi, con sotto la scritta: Gesù confido in
te! Desidero che quest’immagine venga venerata [...] nel mondo intero. Prometto che l’anima che venererà quest’immagine non perirà. [...]
Voglio che l’immagine [...] venga solennemente benedetta nella prima
domenica dopo Pasqua: questa domenica deve essere la festa della
Misericordia.».
Papa Giovanni Paolo II scrisse un’enciclica: Dives in Misericordia,
la seconda del suo pontificato (1980), interamente dedicata alla devozione appresa dall’umile suora polacca ed è stato lui che l’ha proclamata santa, il 30 aprile 2000. In quell’occasione il Papa ha stabilito per la prima volta la Festa della Divina Misericordia, da celebrarsi
ogni anno nella prima domenica dopo Pasqua.
In una rivelazione privata nel 1935 Gesù avrebbe chiesto a suor
Faustina una particolare forma di preghiera detta “Coroncina alla Divina Misericordia”. La misericordia di Dio, la grazia della conversione
e del perdono dei peccati, soprattutto nell’ora della morte, sarebbero
stati concessi all’anima che avesse recitato la coroncina della divina
misericordia: «La mia misericordia avvolgerà in vita e specialmente
nell’ora della morte le anime che reciteranno questa coroncina».
Kielce è una grande città polacca di 201.815 abitanti, capoluogo
del voivodato della Santacroce (Województwo świętokrzyskie). È un
importante centro commerciale ed è sede della Fiera Kielce, che occupa il secondo posto nella classifica delle mostre e dei mercati più
frequentati in Polonia.
La data esatta della nascita della città di Kielce è difficile da stabilire. Le ricerche archeologiche indicano che la zona era abitata fin dal
V secolo a.C. e che Kielce nacque come piccolo insediamento sviluppato in un luogo di scambio commerciale. Qui cacciatori ed apicoltori,
che abitavano nelle foreste della regione di Santacroce, scambiavano
i frutti del loro lavoro con grano e altri prodotti. Fino al VI/VII secolo,
le rive del fiume Silnica furono abitate dai Celti, che vennero scacciati da una tribù slava che si insediò nell’attuale regione di Santacroce. La zona montuosa della regione rimase quasi del tutto disabitata
fino all’XI secolo, quando alcuni cacciatori stabilirono insediamenti
permanenti alla periferia delle montagne. Nei primi anni del secolo
successivo, l’area divenne proprietà dei vescovi di Cracovia, che vi
costruirono una chiesa di legno ed una residenza. Nel 1171 fu eretta la prima chiesa in pietra per volontà del vescovo Gedeon Gryf e,
circa sessant’anni più tardi, fu inaugurata la scuola parrocchiale. Nel
1295 il vescovo Muskata ottenne il permesso di costruire fortificazioni intorno ai punti commerciali. Il documento, con il quale si dava il
nullaosta all’edificazione di una cinta di mura dotate di fossato, identificava Kielce come importante centro di commercio locale, ma solo
nel 1359 venne riconosciuta come comunità urbana e le fu concesso
il titolo di città. La leggenda attribuisce l’origine della città a Mieszko,
figlio di Boleslao il Coraggioso. Oltre 900 anni fa, il luogo dove oggi
sorge il capoluogo della regione di Santacroce era coperto da vaste
foreste che attiravano i cacciatori.
Secondo la leggenda, il principe Mieszko, nel tentativo di catturare un animale, si allontanò a tal punto dai suoi compagni da ritrovarsi
in una radura sconosciuta dove, affaticato, si addormentò. Sognò di
essere attaccato da alcuni briganti che volevano avvelenarlo e, mentre
si sentiva abbandonare dalle forze, apparve davanti a sé San Adalber19
Kielce - Luoghi santi
to. Il santo alzò la pastorale e disegnò sul terreno una linea tortuosa
che si trasformò in un torrente dal quale Mieszko poté abbeverarsi.
Quando il principe si svegliò, vide la sorgente: l’acqua era limpida e
gustosa come nel sogno. Recuperate le forze, Mieszko si mise sulle
tracce dei suoi compagni e, proprio mentre stava per abbandonare la
radura, notò delle enormi zanne bianche di un animale sconosciuto,
forse un cinghiale. Il principe allora annunciò che proprio in quel punto avrebbe costruito una città con una chiesa in onore del Santo che
lo aveva salvato. Ben presto la chiesa di San Adalberto fu eretto nella
radura, il torrente, la cui acqua restituì le forze a Mieszko, fu chiamato
Silnica (acqua forte) e la città fu battezzata con il nome di Kielce (da
“kiel”) in ricordo della misteriose zanne.
Dopo la spartizione della Polonia, che pose fine alla Confederazione polacco-lituana, la città perse la sua indipendenza, passando sotto
la dominazione austriaca della Galizia Occidentale. Durante la guerra
austro-polacca del 1809, Kielce venne conquistata dal principe Józef
Poniatowski ed annessa al Ducato di Varsavia, ma, dopo la caduta di
Napoleone Bonaparte nel 1815, fu unita al Regno della Polonia. Per un
breve periodo, quando Cracovia divenne una città stato indipendente,
Kielce fu eletta capitale del Voivodato di Cracovia. Nel 1830 gli abitanti presero parte alla Rivolta di Novembre, anche conosciuta come Rivoluzione Cadetta, contro la Russia, che ostacolò la crescita della città
fino alla fine del diciannovesimo secolo. Nel 1844, il sacerdote Piotr
Ściegienny tentò di organizzare una rivolta locale nel tentativo di liberare la città dalla dominazione straniera, ma venne scoperto, arrestato ed esiliato in Siberia. L’anno successivo la città, in seguito alla
riforma dell’amministrazione del Regno di Polonia, venne degradata
dal suo ruolo di capitale a capoluogo del distretto. Nel 1863 Kielce
prese parte alla Rivolta di Gennaio. Le autorità zariste, come rappresaglia per l’insubordinazione, chiusero tutte le scuole della Polonia e
bandirono la lingua polacca. Kielce divenne un presidio militare.
Negli anni precedenti al primo conflitto mondiale furono diversi i
tentativi di insurrezione da parte della popolazione contro il dominio
russo. Cospirazioni, manifestazioni e scioperi ebbero come sola con-
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seguenza la persecuzione e l’intensificarsi del terrore. Molti abitanti
di Kielce furono esiliati in Siberia.
Dopo lo scoppio della Prima Guerra Mondiale, Kielce fu la prima
città polacca da essere liberata dal dominio russo ad opera delle legioni guidate da Józef Klemens Piłsudski, leader delle forze armate.
Alla fine della guerra, riacquistata l’indipendenza dopo circa 123 anni,
Kielce fu eletta sede dell’autorità provinciale, diventando così capitale
del Voivodato di Kielce.
L’esercito tedesco invase Kielce nel settembre del 1939, uccidendo Stefan Artwiski, l’allora presidente della città. Gli anni del conflitto
videro la città trasformarsi in un importante centro di resistenza attraverso la formazione di diversi gruppi attivi su tale fronte. Boschi,
colline e montagne di Santacroce divennero lo scenario della lotta partigiana. L’Armia Krajowa principale movimento di resistenza polacca
contro la Germania nazista, prese parte all’Operazione Tempesta (in
polacco Akcja „Burza”), una serie di rivolte armate che miravano ad
ottenere il controllo delle città e delle aree occupate dai tedeschi, impegnati nella difesa contro l’armata sovietica. Nel gennaio del 1945
Kielce venne liberata dall’occupazione nazista.
Fino alla Seconda Guerra Mondiale, Kielce registrava una consistente presenza ebraica. Si stima che alla vigilia del secondo conflitto
mondiale quasi un terzo degli abitanti fosse composto da ebrei.
Subito dopo l’occupazione tedesca, nel settembre del 1939, provvedimenti e crimini vennero perpetrati contro gli ebrei. Iniziò così
una vera e propria persecuzione fatta di multe, confisca dei beni,
segregazione nei ghetti e lavoro forzato, che ben presto portò alla
deportazione nei campi di concentramento e al genocidio. Nell’aprile del 1941 venne costruito il ghetto ebraico e, dopo poco più di un
anno, nell’agosto del 1942, iniziò lo sterminio. Coloro che sopravvissero al massacro vennero mandati nei campi di concentramento,
per poi essere destinati al campo di sterminio di Treblinka, secondo
solo ad Auschwitz per il numero di vittime. Nella storia di Kielce resta la memoria dell’ultimo pogrom della Polonia, il pogrom di Kielce.
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Kielce - Luoghi santi
In quell’occasione 50 ebrei della comunità (che contava 163 persone
uniche sopravvissute alla shoah di una comunità che ne contava circa 25.000) furono uccisi il 4 luglio 1946 dalla folla nel palazzo di Ul.
Planty 7, in risposta alla storia poi risultata falsa ed inventata di sana
pianta con la polizia segreta e grazie anche al comportamento non
omogeneo dei rappresentanti della chiesa, di un ragazzo di 8 anni,
Henryk Biaszczyk, che fu detto essere stato sequestrato per tre giorni
da un ebreo abitante in quella casa, casa che era già stata colpita con
una bomba a mano nel dicembre 1945. A seguito di quei fatti, 50.000
ebrei sui 245.000 sopravvissuti al nazismo (su 3.500.000 prima del
1939) emigrarono da tutta la Polonia verso altri Paesi, seguiti da quasi tutti gli altri negli anni successivi. Solo nel 1996, a 50 anni di distanza, il sindaco chiese pubblicamente perdono per i fatti di Ul. Planty.
Il Pałac Biskupów Krakowskich è la più preziosa residenza polacca del periodo Vasa. Eretto tra il 1637 e il 1641 per volere dell’allora
vescovo di Cracovia, Jakub Zadzik, la struttura venne poi ampliata nel
corso del XVIII secolo, quando alla parte centrale furono aggiunte le
due ali del palazzo. Il complesso, la cui progettazione viene attribuita a Tommaso Poncino di Lugano, già autore di numerose opere di
architettura sacra e profana della regione, richiama lo stile delle residenze reali della prima metà dei Seicento nelle simmetrie, nelle logge,
nelle torri e nella pianta interna. Dopo la nazionalizzazione dei beni
ecclesiastici nel 1789, il Palazzo fu sede di diverse istituzioni, fino a
diventare un museo nel 1971. La struttura è infatti sede del Museo
Nazionale ed ospita al suo interno diverse mostre ed esposizioni, tra
le quali una galleria dedicata all’arte e alla pittura polacca, sesta per
importanza e qualità nel Paese, che include, tra gli altri, opere di Olga
Boznańska, Józef Chełmoński, Aleksander Gierymski, Jacek Malczewski, Stanisław Wyspiański.
La cattedrale di Kielce, costruita nel dodicesimo secolo per volontà dell’allora vescovo di Cracovia, Gedeon, si erge sulla “Collina
del Castello”, nel cuore della città. Lo stile è quello del primo periodo
barocco e all’interno le tre navate, basate su pianta rettangolare, presentano una varietà cromatica negli affreschi realizzati da pittori di
GMG Cracovia 2016 - Kielce
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Cracovia nel diciannovesimo secolo. L’altare principale, progettato da
Fontana, è anch’esso in stile barocco e rococò. Di particolare interesse
il trittico gotico raffigurante l’incoronazione della Vergine Maria e le
figure di San Stanislao e San Adalberto presente sulla volta della navata e il dipinto della Madonna con Bambino risalente al 1600.
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Kielce - Luoghi santi
Il Santuario di Częstochowa è uno dei più importanti centri di culto cattolico della Polonia. Ogni anno vi giungono oltre quattro milioni
di pellegrini. Il santuario si trova nella città di Częstochowa, nel voivodato della Slesia.
A Jasna Góra (lat. Clarus Mons, ita. Monte Chiaro) è conservata
l’icona della Madonna di Częstochowa, così cara al popolo polacco da
meritare a Częstochowa il titolo di “Capitale della Corona di Polonia”.
Fondato da Luigi I d’Ungheria e dal suo collaboratore di corte Ladislao di Opole, il santuario è curato da sempre dall’ordine ungherese
dei Paolini. Da allora i re polacchi hanno sempre indirizzato a Jasna
Góra una grande venerazione. Il principe Ladislao Jagiello, fu fondatore della chiesa. I re, ad incoronazione avvenuta, erano soliti recarvisi
per rendere omaggio alla Madonna Nera. L’unico a non esserci mai
andato è stato l’ultimo re Stanislao Augusto Poniatowski.
Come detto, oggetto di culto è l’icona della Madonna Nera col
Bambino, di tradizione medioevale bizantina. La leggenda vuole che
sia stata dipinta da san Luca che, essendo contemporaneo alla Madonna, ne avrebbe dipinto il vero volto. L’icona venne portata dall’Ucraina a Jasna Góra, nel 1382, dal principe Ladislao di Opole che fece
costruire il monastero sulla cima della collina sovrastante la città e vi
chiamò i Monaci paolini per curare il santuario. Nel 1430, durante le
guerre degli Ussiti, l’icona venne profanata a colpi d’ascia, tanto ancora oggi sono visibili gli sfregi.
Nei primi decenni del Seicento, per proteggere il monastero, furono costruite fortificazioni, all’interno delle quali vegliava costantemente una guarnigione militare. Nel 1655 per due mesi Jasna Góra
resistette all’assedio dell’esercito svedese.
Negli anni 1770-1771 fu invasa dalle truppe dei Confederati di
Bar che qui si difesero contro i russi e nel 1809 resistette poi all’assedio degli austriaci, ma, quattro anni più tardi, si arrese all’esercito
russo.
Il santuario, oltre ad essere un luogo intriso di storia, è anche un
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Czestochowa - Luoghi santi
luogo di cultura: possiede una biblioteca che raccoglie oltre 40 000
pregiati manoscritti.[2]
Fin dal medioevo da tutta la Polonia si svolge il pellegrinaggio a
piedi verso il santuario di Częstochowa dove è conservata l’immagine
della Madonna con il Bambino, da secoli oggetto di culto e di venerazione. In tutti i momenti di difficoltà della Polonia il popolo polacco
si è stretto attorno alla Madonna Nera del Santuario di Jasna Gora a
Częstochowa incrementando così il numero di pellegrini. Ancora oggi
questo pellegrinaggio vede la partecipazione di decine di migliaia di
persone che in estate si mettono in marcia a piedi verso il santuario.
Questo tipo di pellegrinaggio si svolge da giugno a settembre,
normalmente il periodo scelto è quello attorno a ferragosto. Il pellegrinaggio a piedi dura diversi giorni ed i pellegrini percorrono anche
centinaia di chilometri lungo oltre 50 percorsi da tutta la Polonia, il
più lungo dei quali è di 600 km. I percorsi più famosi sono quelli che
partono da Varsavia (9 tappe, 243 km, dal 6 al 14 agosto) e da Cracovia (6 tappe, 150 km, dal 6 all’11 agosto). Il più antico e rinomato
rimane però quello che parte da Varsavia che si svolge dal 1711 e che
arriva per la festa dell’Assunzione della Santissima Maria Vergine (il
15 di agosto).
Questo pellegrinaggio è stato fatto anche da Karol Wojtyła (papa
Giovanni Paolo II) nel 1936 partendo da Cracovia. Nel periodo in cui
la Polonia era governata dal regime comunista il pellegrinaggio ha
visto un incremento di adesioni raggiungendo nei primi anni ottanta anche un milione di partecipanti. Attualmente i pellegrini a piedi
sono oltre 200 000. Negli ultimi 30 anni hanno preso parte a questo
pellegrinaggio anche molti giovani provenienti dai paesi occidentali
in particolare italiani, essendo tale pellegrinaggio proposto a chi si
diploma o si laurea, per la necessità di affidare alla Madonna una fase
delicata della vita.
La preghiera riportata generalmente nei santini della Madonna
Nera, ai fini di una sua grazia, è la seguente: “O Chiaromontana Madre
della Chiesa, con i cori degli angeli e i nostri santi patroni, umilmente
GMG Cracovia 2016 - Czestochowa
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ci prostriamo di fronte al Tuo trono. Da secoli Tu risplendi di miracoli e di grazie qui a Jasna Gòra, sede della Tua infinita misericordia.
Guarda i nostri cuori che ti presentano l’omaggio di venerazione e di
amore. Risveglia dentro di noi il desiderio della santità; formaci veri
apostoli di fede; rafforza il nostro amore verso la Chiesa. Ottienici
questa grazia che tanto desideriamo: ..... / O Madre dal volto sfregiato,
nelle Tue mani pongo me stesso e tutti i miei cari. In Te confido, sicuro
della Tua intercessione presso il Tuo figlio, a gloria della Santissima
Trinità. (3 Ave Maria). Sotto la Tua protezione ci rifugiamo, o Santa
Madre di Dio: guarda a noi che siamo nella necessità. Nostra Signora
della Montagna Luminosa, prega per noi.”
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Czestochowa - Luoghi santi
Jerzy Popiełuszko (Okopy, 14 settembre 1947 – Włocławek, 19 ottobre 1984) Nacque a Okopy, un villaggio sperduto presso Suchowola,
i suoi genitori erano contadini, in questo ambiente semplice maturò
la sua vocazione. Fu ordinato sacerdote il 28 maggio 1972 a Varsavia
dal cardinale Stefan Wyszyński.
Fino al 1980 fu cappellano nel suo villaggio di origine, occupandosi principalmente dell’educazione di bambini e ragazzi, da quel momento iniziò ad avvicinarsi al movimento operaio polacco e a temi di
giustizia sociale.
Nella sua attività pastorale portò la sua opera presso i lavoratori
siderurgici, celebrando una messa solenne nella fabbrica durante una
sciopero degli operai metallurgici.
Successivamente si unì ai lavoratori del sindacato autonomo di
Solidarność, avverso al regime comunista. Fu un convinto anticomunista, e nelle sue prediche lanciava critiche al sistema e invitava la
gente a contestare il regime. Durante il periodo della legge marziale
(1981 - 1983) la Chiesa cattolica fu l’unica forza che poteva avere una
certa possibilità di critica, attraverso le prediche durante la celebrazione delle messe. Le omelie e le prediche di padre Popiełuszko venivano regolarmente trasmesse da Radio Free Europe, che gli diede una
certa popolarità anche all’estero.
Fu inizialmente minacciato e invitato al silenzio da parte del ministero dell’interno polacco, e il 13 ottobre 1984 fu coinvolto in un incidente stradale dal quale però uscì illeso. Il 19 ottobre 1984, di ritorno
da un servizio pastorale, fu rapito, rinchiuso nel bagagliaio di un’automobile, e selvaggiamente bastonato a morte da parte di tre funzionari
del ministero dell’interno, che poi ne gettarono il corpo nella Vistola;
il cadavere fu ritrovato il 30 ottobre nelle acque della Vistola vicino a
Włocławek.
La notizia dell’assassinio causò disordini in Polonia, e gli autori
dell’omicidio - i capitani Grzegorz Piotrowski, Leszek Pękala, Waldemar Chmielewski e il colonnello Adam Petruszka - furono giudicati
colpevoli e condannati a 25 anni di carcere, ma furono rilasciati a seguito di amnistia qualche anno dopo. Ai funerali, svoltisi il 3 novem29
Jerze Popieluszko - Luoghi santi
bre, parteciparono più di 400.000 persone, compreso il leader di Solidarność Lech Wałęsa. La sua tomba è meta di continui pellegrinaggi,
dalla Polonia e dall’estero; il 14 giugno 1987 pregò sulla sua tomba
anche papa Giovanni Paolo II.
La Chiesa cattolica iniziò il processo di beatificazione nel 1997.
Il 19 dicembre 2009 papa Benedetto XVI ha autorizzato la Congregazione per le cause dei santi a promulgare il decreto riguardante “il
martirio del Servo di Dio Giorgio Popiełuszko, sacerdote diocesano;
nato il 14 settembre 1947 ad Okopy Suchowola (Polonia) e ucciso in
odio alla fede il 20 ottobre 1984 nei pressi di Włocławek (Polonia)”.
La solenne messa di beatificazione di don Jerzy Popiełuszko è stata
celebrata a Varsavia domenica 6 giugno 2010, nella piazza intitolata
al maresciallo Piłsudski.
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