Punti critici delle specie ortive

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Punti critici delle specie ortive
Progetto POM A32 – Risultati di due anni di attività – Termoli (CB), 1 e 2 Marzo 2001
Punti critici delle specie ortive
Gallitelli D.1, F. Casulli1, C. Cariddi,1 A. Cardone2, P. La Notte1
1
Dipartimento di Protezione delle Piante e Microbiologia Applicata, Università degli Studi di Bari
2
Centro di ricerca e Sperimentazione in Agricoltura "Basile Caramia", Locorotondo (Bari)
Riassunto
A sostegno della necessità di impiego di materiale rispondente ai requisiti varietiali dichiarati e
sano dal punto di vista fitosanitario, il D.M. del 14.4.97, pubblicato sul S.O. della G.U. n. 126 del
2.6.97 fissa le norme tecniche al cui rispetto il vivaista è tenuto, sia nel corso del processo produttivo,
sia nella successiva fase di commercializzazione. Durante la produzione, è tuttavia possibile
individuare alcune fasi critiche e particolarmente delicate che possono compromettere il conseguimento
dei requisiti minimi di "qualità" imposti dal citato D.M. E' stata pertanto approntata una scheda che
individua i punti critici del processo produttivo di materiali di moltiplicazione di specie ortive di
categoria "QAULITÀ CE" e suggerisce alcuni accorgimenti atti a garantirne la sorveglianza. Con
queste finalità, la scheda prende in considerazione le caratteristiche del materiale di moltiplicazione
iniziale, delle strutture e dei materiali impiegati nel processo e le strategie per accertare lo stato delle
produzioni dal punto di vista fitosanitario.
1. Caratteristiche delle sementi
Il seme deve provenire da lotti di produzione chiaramente identificabili per i quali devono essere
rispettati:
1.1 I requisiti di identità varietale previsti dall’art. 7 del D.M. del 14.4.97
1.2 Le percentuali di germinabilità e purezza dichiarate dal produttore
1.3 L’assenza di sintomi evidenti di malattia o di danni da insetti
2. Caratteristiche tecniche delle strutture e dei mezzi necessari alla preparazione ed alla
conservazione in sanità delle piantine orticole da seme.
2.1 Per la semina devono essere impiegati:
2.1.1 Contenitori alveolari nuovi o opportunamente decontaminati con detergenti, candeggina al 4%,
sali quaternari di ammonio; la disinfestazione dei contenitori deve essere effettuata in locali dedicati.
2.1.2 Terriccio sterile, non riciclato o opportunamente disinfestato.
2.2. A semina effettuata e dopo la germinazione, i contenitori devono essere posti e mantenuti, fino al
momento del conferimento all'acquirente, in serre aventi le seguenti caratteristiche:
Progetto POM A32 – Risultati di due anni di attività – Termoli (CB), 1 e 2 Marzo 2001
2.2.1. Tutte le aperture o le parti soggette ad apertura periodica devono essere protette da rete a maglia
fitta (14/10 o superiore); solo l’apertura al colmo e, limitatamente ai casi in cui sia una sola, può non
essere provvista di rete
2.2.2 Le zone di accesso devono essere munite di un vestibolo a due porte.
2.2.3 All’ interno e nelle immediate vicinanze della serra non devono essere presenti specie spontanee
o altre specie vegetali.
2.2.4 La serra deve essere ubicata a non meno di 10 metri di distanza (fascia di rispetto) da altre colture
sia arboree, sia erbacee. La fascia di rispetto deve essere tenuta sgombra da piante spontanee o residui
vegetali di precedenti cicli produttivi
2.2.5 All’interno della serra devono essere installate trappole adesive cromotropiche di colore azzurro
e giallo (all’incirca una ogni 150 m2) poste all’altezza della vegetazione ed in corrispondenza delle
aperture laterali. Per i virus trasmessi da tripidi è consigliabile l’uso di piante esca (almeno tre ogni 100
m2) come petunia o fava (cv. Aguadulce).
2.3. La serra destinata alla produzione di piantine di ortaggi deve contenere una sola specie o specie
della stessa famiglia botanica, deve essere destinata esclusivamente al vivaismo orticolo e non vi
possono essere esercitate attività tese alla produzione di ortaggi o al vivaismo ed alla produzione di
fiori o piante ornamentali. Qualora la serra dovesse essere provvisoriamente destinata alla produzione
di fiori o piante ornamentali devono trascorrere almeno 50 giorni dal termine del ciclo produttivo di
piante ornamentali e/o da fiore reciso prima di iniziare produzioni per vivaismo orticolo
2.4. Eventuali sistemi di immissione forzata di aria aspirata dall'esterno devono essere provvisti di rete
a maglia fitta che andrà pulita periodicamente e sostituita all'inizio di ogni campagna.
2.5. Il vivaio deve disporre di camere di semina e di germinazione che vanno periodicamente
disinfestate.
2.6. A semina effettuata e dopo la germinazione, i contenitori alveolati devono essere posti ad
un'altezza di circa 20 cm dal terreno che sarà ricoperto di ghiaia fine o da un doppio strato di film
plastico.
2.7. L'irrigazione deve essere effettuata con acqua prelevata da serbatoi, possibilmente non tenuti a
cielo aperto.
2.8. È consigliabile disporre di un impianto di asciugatura della vegetazione al termine dell'irrigazione
e dei trattamenti
2.9. Le piantine di ortaggi devono essere protette da parassiti animali, funghi e batteri mediante
opportuni trattamenti. È opportuno mantenere al minimo indispensabile le concimazioni azotate e
l'umidità relativa. Tutti i trattamenti e le pratiche agronomiche che prevedono l'uso di composti
chimici, devono essere annotati su appositi registri che saranno vidimati e tenuti a disposizione per la
consultazione secondo la normativa vigente.
2.10 Curare la pulizia di mani, indumenti, scarpe e attrezzi da lavoro nel passaggio da una serra all'altra
e, in modo particolare, dal campo alla serra.
2.11. Il produttore curerà di avere una mappa aggiornata dei contenitori alveolati disposti in ciascuna
serra, numerandoli ed identificandoli per lotti.
Progetto POM A32 – Risultati di due anni di attività – Termoli (CB), 1 e 2 Marzo 2001
3) Controlli sanitari sulle piantine
3.1Tutti i controlli devono essere effettuati da personale competente.
3.2 Prima della semina, è opportuno che il vivaista prelevi un campione di seme da ogni confezione e
lo faccia sottoporre ad analisi presso i laboratori accreditati. Sarebbe consigliabile che il prelievo
avvenisse in presenza di un rappresentante della Ditta produttrice; in questo caso, sulla busta, che sarà
sigillata e firmata dal vivaista e dal rappresentante in corrispondenza della chiusura, saranno riportati:
- Specie
- varietà
- Ditta produttrice
- numero del lotto
- data
- vivaio
3.3 Sono previsti due tipi di controlli:
3.3.1 Visivi: da effettuare periodicamente durante tutto il ciclo produttivo. Nel corso di detti controlli si
provvederà a rimuovere le piantine mostranti sintomi certi di malattia o ritenute non conformi ai
requisiti varietali e si procederà alla loro distruzione in modo adeguato. Ove possibile e ritenuto
necessario, si provvederà ad effettuare saggi di laboratorio per accertare l'eziologia della malattia e ad
annotare su apposito registro i risultati dell'indagine. Durante tutto il periodo di permanenza in serra le
piantine dovranno mostrare buona vigoria e conformità ai requisiti varietali
3.3.2 Saggi: da effettuare non prima degli stadi fenologici riportati nei disciplinari previsti per ciascuna
specie. È necessario sottoporre a saggio ogni lotto in produzione. Per il prelievo del campione da
sottoporre a saggio devono essere rispettati tipologia, dimensione del campionamento e periodo di
campionamento, consigliati per le varie combinazioni ospite/patogeno. In linea generale:
• sarà prelevato almeno un campione ogni 100.000 piante e, comunque, almeno un campione per
ogni lotto, anche se costituito da meno di 100.000 piante;
• il campione sarà costituito da porzioni di tessuto fogliare o da intere piantine provviste di apparato
radicale prelevate da contenitori diversi e raccolte in un’unica busta di plastica;
• il campione sarà conservato in funzione del saggio a cui sarà sottoposto.
È opportuno saggiare il campione con il metodo consigliato per le varie combinazioni ospite/patogeno,
(Allegato A) includendo patogeni attualmente non citati nell'elenco del D.M. ma ritenuti importanti per
le specie coltivate in Italia meridionale in accordo a quanto riportato sulle mappe fitopatologiche. I
risultati dei saggi saranno annotati su apposito registro.
4) Commercializzazione
4.1 Verificare la rispondenza del materiale prodotto ai requisiti previsti per ogni singola specie, con
particolare riferimento alla vigoria ed all'assenza di sintomi di malattia
4.2 Il confezionamento ed il trasporto devono assicurare il mantenimento degli standard qualitativi
conseguiti durante la produzione.
Allegato
Progetto POM A32 – Risultati di due anni di attività – Termoli (CB), 1 e 2 Marzo
2001 A
Protocollo di campionamento e di saggio per l'accertamento
dello stato sanitario di piantine ortive
1. Metodo di campionamento
Il campionamento (prelievo dei campioni da sottoporre a saggio) dovrà essere effettuato da
personale competente.
Il campionamento dovrà essere effettuato da ogni singolo lotto omogeneo, preferibilmente nei 7-10
giorni antecedenti la data prevista per la commecializzazione delle piantine.
Il prelievo dei campioni dovrà avvenire in modo sistematico randomizzato, cioè seguendo una
direttrice a doppia V (W) e prelevando i campioni ad intervalli regolari sulla stessa direttrice.
Per le malattie virali e per le malattie fogliari indotte da funghi e batteri elencati nel D.M. del
14/4/1997 possono usare metodi non distruttivi prelevando foglie o parti di esse, a mano o con appositi
raccoglitori.
Per malattie radicali, del colletto vascolari e sistemiche è necessario prelevare l’intera piantina.
Per le malattie fungine e batteriche di tipo parenchimatico che spesso hanno una distribuzione
irregolare o a macchia d’olio (malattie dell’apparato radicale, del colletto, ecc.) bisognerebbe
concentrare il prelevamento verso le aree a maggior rischio (bordi, porte, aree più umide o meno
ventilate, ecc.).
2. Numero di campioni da prelevare o esaminare
Per rilevare, in modo attendibile, la presenza di malattie su lotti di semi o per rilevare sulle
piantine malattie distribuite in modo randomizzato, si seguirà quanto suggerito dai metodi statistici
(distribuzione di Poisson, distribuzione binomiale, PEA) in cui il numero di campioni da prelevare o
esaminare sarà proporzionale al grado di tolleranza che si intende fissare.
Anche per le malattie che hanno una distribuzione irregolare o a macchia d’olio, il numero totale
dei campioni da prelevare può essere uguale a quello richiesto per una distribuzione randomizzata
tuttavia, come detto al punto precedente, può variare il criterio di prelevamento.
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3. Indicazioni da riportare
Su ciascun campione bisogna riportare a) il luogo e la data di prelevamento, b) il nome del
vivaio o dell’azienda, c) la specie prelevata con il nome della varietà e il numero di lotto, d) l’età
delle piantine o la data di semina, e) eventuali annotazioni sui trattamenti effettuati .
4. Conservazione dei campioni
Ciascun campione verrà posto in un sacchetto di plastica nuovo e inviato entro poche ore dal
prelievo al laboratorio diagnostico accreditato. Se conservato, il campione deve essere mantenuto a
temperatura compresa tra 4 e 10°C e al buio.