PAGANO - Il Fatto Nisseno

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PAGANO - Il Fatto Nisseno
L’INTERVISTA
SPORT IN PROVINCIA
Il questore Filippo Nicastro
racconta il suo lavoro e
le passioni personali
Serradifalco in Promozione,
la storia dei protagonisti di una
domenica indimenticabile
L.Ingrassia
L.Spitali
a pagina 7
alle pagine 16 e 17
RESS
Mensile di approfondimento
Direzione Editoriale: Michele Spena
-
redazione: Viale della Regione, 6 Caltanissetta
Punti di vista
Settimana Santa:
riti religiosi o
“fiera del gusto”?
- Tel/Fax: 0934 594864
ISSN: 2039/7070
FREE P
Aprile
Anno II Num. 12
Poste Italiane S.p.A. - Sped. in Abbonamento Postale D.L. 353/2003 conv. N. 46 art. 1 comma 1. Sud /CL
- Stampa: STS S.p.A. Zona industriale Vª Strada, Catania - Reg. Tribunale di Caltanissetta n° 224 del 24/02/2011
PAGANO
“nel mirino”
“Se vogliamo che tutto rimanga com’è, bisogna che tutto cambi”. Non crediamo sia necessario scomodare il principe Tancredi dal
Gattopardo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, per capire che ad ogni Settimana Santa
si propone l’annoso problema della sistemazione dei luoghi di ristoro. Inconcepibile tentare di vivere la religiosità dei riti con visuali
su torroni, panelle, panine, bibite ed affini. Il
Comune si ripromette, ogni volta, di attenzionare la situazione ma ci ritroviamo con i
medesimi camioncini, tendoni e bancarelle
negli stessi posti. Sia chiaro, nessuno vuole
vietare a questi piccoli imprenditori di esercitare la loro attività ma tentiamo di trovare
una sistemazione che salvaguardi il decoro e
la religiosità.
segue a pagina 2
Editoria locale
Redazioni locali,
i trentasei anni
di Radio CL1
Informazione: atto dell’informare o dell’informarsi, nel senso di dare o ricevere notizie.
Ma dove nascono le informazioni? Da questo numero il nostro mensile si prefigge di far
conoscere le redazioni dei mass media locali.
Un itinerario fra i centri produttivi delle notizie e delle immagini per raccontare il percorso storico e professionale di coloro i quali
dell’informazione fanno il loro mestiere. La
prima tappa di questo lungo viaggio-dossier,
è la redazione di Radio CL1; da trentasei anni,
l’emittente radiofonica è indissolubilmente legata alla figura dell’editore, Pippo Grosso.
Il deputato
sancataldese
in una lista
antisemita
Xenofobia sul web
Il sito Holywar.com
accusa l’onorevole di
essere servo di Israele
di Osvaldo Barba a pagina 9
segue alle pagine 20 e 21
Salute e territorio
Rifiuti speciali in via Malta, scatta l’allarme.
Situazione anomala accertata, si lavora per rimediare
Riflettori accesi sul Poliambulatorio di via Malta. Scatta l’allarme: identificati dei
rifiuti ospedalieri speciali
all’interno di un gabbiotto,
adibito a provvisorio centro
stoccaggio, accessibila anche
al pubblico, posizionato vicino l’ingresso del piano terra.
Immediata la verifica del personale sanitario che, accertata
la situazione, ha provveduto a
rimuovere i contenitori. L’occasione si è rivelata propizia
scrivi alla redazione: [email protected]
per scoprire i servizi offerti
da questa struttura agli utenti. Un percorso di rinnovamento e territorializzazione
delle prestazioni tesa a favorie
la deospedalizzazione del S.
Elia.
alle pagine 10 e 11
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2
Aprile
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Settimana Santa 2012. Tante le polemiche lo scorso anno, ma il Comune autorizza comunque gli “imprenditori del panino”
Profumo di incenso
ed aroma di wurstel
Redazione
...Segue dalla prima
C
ome prima, più di prima,
cantava il mitico Tony
Dallara o se preferite…
ricominciamo come tuonava
Adriano Pappalardo oppure l’assassino torna sempre sul luogo
del delitto ovvero il lupo perde il pelo ma non il vizio: sono
molteplici i luoghi comuni che
sottolineano la ripetitività di talune abitudini o modi di vita non
positivi, che nonostante tutto si
ripresentano con circostanziata
e talvolta malevola reiterazione.
Nel numero dello scorso anno
di maggio avevamo affrontato
questo annoso dilemma ed im-
mediati furono le adesioni della
“società civile”: politici (in prima
linea e trasversalmente, da destra
a sinistra), associazioni religiose,
clero, cittadini concordarono
sull’esigenza di evitare per il futuro le consumazioni culinarie
duranti i riti ed anche lo spettacolo dei siti fumanti ed odorosi
di fritto lungo il percorso. L’am-
letica incognita
si
materializza;
ogni anno se ne
discute, sempre
dopo però mai in
fase preventiva o
preparatoria, tutti
esprimono solidarietà ideologica
e ci si lascia con
il fermo proponimento che la storia deve cambiare; puntualmente ogni Pasqua si
rimaterializza lo stesso scenario,
stessi luoghi, stesso panino. Ad
una Pasqua
di distanza (ci sia
consentito misurare il tempo in
Pasque e non in
anni o mesi) si ripropone l’annoso
problema della
collocazione dei
luoghi di ristoro
(bibitari, paninari, torronari, panellari ed affini) sulle vie interessate dai riti della Settimana Santa.
Sia chiaro che codeste attività
produttive o commerciali vanno
salvaguardate; nessuno pensa che
questi piccoli imprenditori vadano osteggiati ma semplicemente
sistemati in siti che non siano visibili o prossimi alle processioni.
Lanciamo una proposta che potrebbe apparire “rivoluzionaria”:
utilizzare piazza Marconi come
luogo unico di ristoro, con bagni
chimici, sedie, tavoli e punto di
primo soccorso. La costituzione
di una
località unica
ed accessoriata, monitorata dalle forze dell’ordine, probabilmente, aumenterebbe il reddito ed i proventi dei
ristoratori oltre che la tranquillità dei “ristorati” e dei fedeli che
non dovrebbero più assistere a
certi …pic-nic improvvisati degni da fiera o gita fuori porta.
Doveroso sottolineare che i luo-
“
Cosa si nasconde dietro questa
incapacità
di divieto
degli organi
preposti?
ghi per il montaggio di camioncini, tendoni, giostre e bancarelle
vengono assegnati dal Comune.
Palazzo del Carmine ogni anno
si cosparge il capo di cenere ripromettendo di cambiare tutto
dalla Pasqua successiva ed invece questa telenovela si ripete
costantemente da decenni. Una
leggera e “raffinata” presa per i
fondelli che potrebbe iniziare ad
infastidire.
Ci chiediamo quale possa essere
il motivo che impedisce la sistemazione definitiva di una questione sulla quale, almeno a parole tutti i politici sono concordi
ma poi fra dire ed il fare si intromette il mare…(forse) di voti e
simpatie da rastrellare. In merito
anche le varie associazioni, ad
onor del vero, mica facciano più
di tanto oltre che protestare, per
evitare questa circostanza di agglomerati culinari. Qualsiasi cre-
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Aprile
La “farsa” dell’accordo
sulla legge elettorale
di Giuseppe Falci
A sinistra le pagine di maggio 2011 del nostro
mensile che raccontarono la vicenda
Lo scorso anno sul numero di Maggio,
la redazione de “il Fatto Nisseno”
attenzionò il problema e apprese dagli
organi preposti che nel 2012 si sarebbe
risolto il problema. Niente di più falso.
Incapacità o non volontà?
do religioso merita rispetto. Non
è concepibile che riti legati fortemente alla spiritualità, in questo
caso, dei cristiani debbano essere turbati o invasi dalle merende
degli spettatori in piazza per una
passeggiata come ad una fiera
paesana. Necessita una maggiore educazione civica dei nisseni,
una maggior sincerità e rispetto
da parte delle istituzioni comunali che devono “realmente” fare
qualcosa e comunque, dare sempre la possibilità a coloro i quali
forniscono cibi e bevande di poter lavorare serenamente.
Succede anche a questo mensile di occuparsi di vicende
che non c’entrano un bel niente con il territorio nisseno.
L’argomento del quale ci accingiamo a discettare oltre
ad avere rilevanza nazionale, interessa tutti i cittadini
italiani, arriva persino a coinvolgere i cittadini della tanto bistrattata Caltanissetta. Argomento di questo mese:
riforma elettorale. “Due palle”, direbbe qualcuno. “Siete
i soliti qualunquisti: noi democratici riteniamo che i cittadini debbano poter scegliere i propri rappresentanti”,
si difende il democratico che frequenta i salotti buoni
del ceto medio riflessivo. “Allora via il Porcellum! E torniamo alle preferenze”, tuona il dipietrista che legge il
FattoQuotidiano. “Al centro-sud le preferenze enfatizzerebbero le clientele e lo scambio di voto”, fa sapere
l’elettore medio del Pdl. Insomma, come direbbe il buon
Bossi, “trovare la quadra” sembra quasi impossibile. Fra
i cittadini la confusione regna sovrana, e i partiti politici
non fanno nulla per rendere chiaro l’argomento. D’altronde (i politici) li riconosci subito. Quando iniziano
a parlare di riforma della legge elettorale. Sono i patiti
della legge elettorale, un vero e proprio morbo. Non ne
puoi guarire. Stanno lì, segnano, cancellano, spiegano,
rispiegano, ridisegnano il Parlamento in base a una legge e poi ancora a un’altra. E godono quando si tratta di
analizzare i resti. Quanto sono eccitanti i resti... Mattarellum, Porcellum, o proporzionale alla tedesca? No dai,
forse sarebbe meglio un sistema ispanico-ungherese,
che noi del Pd in assemblea nazionale abbiamo votato all’unanimità. Ma cosa dici, meglio un doppio turno
alla francese che bipolarizza ancor più l’attuale arco costituzionale. Sono queste le domande che attanagliano i
leader dei maggiori partiti dell’arco costituzionale. Ma il
vostro scriba, come del resto tutti i cittadini di Caltanissetta, pensa che le elezioni le vince chi prende più voti,
e in questi momenti si sente un po’ sperduto. Lo so, un
bravo giornalista dovrebbe spiegarvi la bozza Violante,
valutare positivamente l’accordo di qualche giorno fra
Alfano, Bersani e Casini, ormai ribattezzati dalla stampa nazionale “Abc”, e discettare pensosamente della legge che presto il Parlamento varerà sotto l’egida del Presidente della Repubblica. E invece lo sapete cosa vi dico?
Che questo accordo è tutto una farsa. Che la legge elettorale non si farà mai. E che un’autorevole deputata del
Pd, che non è la nostra compaesana Daniela Cardinale,
al sottoscritto è arrivata a dire: “Caro Giuseppe, non se
ne farà nulla. Alfano, Bersani e Casini stanno facendo
tutto questo per ammutolire Monti, e per far prendere i
cittadini”. Così fra qualche settimane saremo di nuovo
punto e accapo. Scommettiamo?
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Direzione Editoriale
Michele Spena
Direttore responsabile
Salvatore Mingoia
Collaborazioni:
Ivana Baiunco
Osvaldo Barba
Alessandro M. Barrafranca
Marco Benanti
Etico
Giuseppe Falci
Salvatore Falzone
Leda Ingrassia
Lello Lombardo
Cecilia Miraglia
Donatello Polizzi
Laura Spitali
Gianbattista Tona
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Michele Spena
Impaginazione
Claudia Di Dino
Redazione
Viale della Regione, 6
Caltanissetta
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il Fatto
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Fatti contro la mafia
Storia & Cultura
per non dimenticare
L’
La mafia
senza onore
e il culto senza fede
di Giovanbattista Tona
anno 2010 cominciò subito male per gli ‘ndranghetisti calabresi che cercavano nella religione uno strumento
per rafforzare il proprio potere.
Secondo loro, i preti si dovevano
occupare di dire messa, i parrocchiani dovevano andare a sentirla e le ‘ndrine dovevano comandare. A queste condizioni erano
pronti a tutte le devozioni, erano
prodighi nelle donazioni, erano
presenti nelle processioni.
Ma quell’anno successero molte
cose fin dai suoi primi giorni.
A Locri e a Bovalino, alcuni cittadini sottoposti ad estorsione
avevano denunciato i loro aguzzini e da ciò erano scaturiti diversi arresti.
Infami dovevano essere considerati costoro, secondo gli uomini
di ‘ndrangheta, pronti a proporre
come vittime i “carcerati”; la paura degli onesti, la collusione degli
ignavi, la complicità dei disonesti e il silenzio della Chiesa li
avrebbero certamente aiutati.
E invece il Vescovo della diocesi
di Locri-Gerace, Mons. Giusep-
pe Fiorini Morosini, decise di
prendere carta e penna e scrivere
una “comunicazione pastorale”
con invito a tutti i sacerdoti a
darne lettura nelle Sante Messe
di sabato 9 e domenica 10 gennaio 2010.
Senza mezzi termini il Vescovo
invitò i fedeli ad accogliere come
segno di speranza il comportamento di chi denuncia la violenza, a pregare per loro, ad avere
coraggio e ad imitarli.
Poi quel Monsignore calabrese,
proveniente dall’ordine di San
Francesco di Paola che anche gli
‘ndranghetisti chiamano “u santu nuosto”, si rivolse proprio a
loro.
“A quanti praticano la violenza
voglio ricordare che dovranno
rendere conto a Dio del male che
fanno con le minacce, con gli attentati, con l’usura, con le estorsioni… Ritornate sui vostri passi,
in nome di quella fede religiosa
che affermate di avere e che vi
rende devoti dei santi; essa vi ha
visto in Chiesa ai piedi dell’altare
del Signore a ricevere il battesi-
mo o a chiederlo per i vostri figli,
a ricevere i sacramenti della comunione e della Cresima, a contrarre matrimonio, a fare da padrini per il battesimo e la cresima
dei vostri figliocci. A chi crede
veramente in Dio non si addice
un comportamento di violenza e
di sopraffazione. Se tornate sui
vostri passi, tutti ne trarremo
vantaggio: voi per primi e i vostri
figli, per i quali siamo tristi vedendo come bruciano la loro vita
con gesti insani, consumando i
loro anni più belli nel carcere.”
Erano parole che non consentivano più equivoci e dicevano direttamente a chi andava detto
che gli uomini di mafia potevano
essere accolti dalla Chiesa non
come tronfi uomini potenti, ma
come umili e consapevoli penitenti.
Cominciava male l’anno 2010 ma
prima di Pasqua si sarebbe rivelato anche peggio per gli ‘ndranghetisti devoti.
A Sant’Onofrio in provincia di
Vibo Valentia, la confraternita
del Santissimo Rosario organiz-
Mons. Giuseppe Fiorini Morosini Vescovo della diocesi di Locri-Gerace
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Aprile
seguire la regola del sorteggio tra
gli iscritti alla confraternita, molti dei sorteggiati rinunciavano al
loro posto e, via via sorteggiando, i prescelti diventavano quelli
voluti dalle cosche.
Questa volta però il vescovo di
Mileto-Nicotera-Tropea, Mons.
Luigi Renzo, prese carta e penna
e scrisse al priore della confraternita, Michele Virdò, e al parroco
di Sant’Onofrio, Don Franco
Fragalà, e fissò le direttive con le
quali scegliere i portatori della
processione.
I due le applicarono accuratamente e nessun uomo di ‘ndrangheta risultò idoneo. L’”Affruntata” sembrava tornata al popolo di
Sant’Onofrio, dove peraltro già il
Comune era stato sciolto per infiltrazioni mafiose.
Ma la mattina del 4 aprile, il giorno di Pasqua, i devoti mafiosi
spararono contro il cancello
dell’abitazione del priore Virdò e
la processione non uscì più; i
confrati dovevano tirare fuori
dalla chiesa del Santissimo Rosario le tre statue ma tutti, anche
per solidarietà al loro priore, si
rifiutarono.
Era Prefetto di Vibo Valentia
un’energica donna calabrese, Luisa Latella, che è oggi commissa-
La processione dell’ “Affruntata” che si svolge la domenica di Pasqua a Sant’Onofrio in provincia di Vibo Valentia
zava da tempo immemorabile
una tradizionale processione pasquale, nella quale venivano trasportate a spalla tre statue raffiguranti Maria Addolorata, Gesù
e San Giovanni per simboleggiare il loro incontro dopo la Resurrezione.
La chiamavano l’”Affruntata”; se
ne era parlato non solo nelle guide turistiche e nei libri di antropologia ma anche in alcune indagini giudiziarie.
Negli atti del processo che avevano portato alla condanna di Vincenzo Bonavota, quale capo della
“famiglia” di Sant’Onofrio, vi
erano le foto che lo ritraevano in
prima fila sotto la Madonna a
questa processione fino alla fine
degli anni “80.
La cosca di Bonavota era stata
protagonista di una cruenta
guerra con la ‘ndrina dei Petrolo
del vicino paese di Stefanaconi.
Rosario Michienzi faceva parte
della ‘ndrina dei Petrolo; era alla
guida della macchina che accompagnò dei killers il 6 gennaio
1991 davanti ad una chiesa di
Sant’Onofrio dove furono uccise
due persone e ferite altre nove tra
i fedeli a conclusione della messa. Una prova di forza contro i
potenti Bonavota.
Michienzi diventò poi un collaboratore di giustizia e, raccontando la vita delle ‘ndrine, parlò
dell’Affruntata. Disse che durante quella processione i picciotti
“battezzati” nella
cosca
durante
l’anno si presentavano al paese.
Dovevano portare la statua di San
Giovanni e come
San Giovanni inchinarsi davanti
alla statua della
Madonna, che,
Mons. Luigi Renzo Vescovo di Mileto-Nicotra
per strumentalizzare e infangare
fino in fondo il rito, doveva esse- rio straordinario al Comune di
Palermo.
re portata dai capobastone.
I boss si infilavano nei comitati Riferiscono che, quando apprese
organizzatori e riuscivano a con- della sospensione delle procesdizionare le scelte sulle persone sione, battè i pugni sul tavolo,
che dovevano sfilare in proces- dicendo di essere pronta egli
sione. Quando poi si cominciò a stessa a portare le statue: “L’ordi-
5
ne pubblico in paese lo garantisce lo Stato, non la ‘ndrangheta,
c’erano tutte le condizioni di sicurezza per far svolgere l’Affruntata, la sospensione è stata una
sconfitta”.
Anche il Vescovo era rimasto deluso, sicchè, passata una Pasqua
silenziosa e surreale in un paese
dove il rito si era sempre replicato, si organizzò la processione
per la domenica successiva.
Tanti ragazzi vinsero la paura e
Luisa Latella, ex Prefetto di Vibo Valentia, attuale commissario straordinario al
comune di Palermo
indossarono le mantelline per
parteciparvi e il priore, forte della solidarietà di tutti, si preparò
con mano ferma per il suo compito più difficile: svelare la statua
della Madonna mentre corre verso il figlio Risorto.
Arrivarono il Vescovo, il Prefetto, tutte le autorità e le associazioni antimafia della provincia.
Carabinieri, poliziotti e finanzieri stavano in ogni angolo del paese.
E gli uomini di ‘ndrangheta ai
lati, non più protagonisti ma
spettatori, stavano a vedere sfilare la processione che non era più
la loro, mentre il popolo santonofriese si scioglieva in un lungo
applauso alle sue tradizioni liberate, al senso riscoperto di un
rito, allo Stato e alla Chiesa che,
almeno in quell’occasione, mostravano di sapere vincere.
E a quelli uomini, defenestrati
dai loro simboli di potere, si rivolse mons. Renzo nella sua
omelia: “oggi rivolgo un saluto di
pace anche a chi ha preso una via
deviata; credete a Gesù per allontanare la vostra vita dal male e
dalla violenza.”
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Fatti & Istituzioni
L’ INTERVISTA. Il questore si racconta. L’uomo sotto la divisa
Dalla passione per la Juve
all’amore verso la famiglia
Ecco Filippo Nicastro
di Leda Ingrassia
Agrigentino di origine,
trentasei anni in Polizia,
parla del suo mestiere,
del rapporto quotidiano
con i suoi uomini
e con la città in cui opera,
verso cui offre giudizi
positivi ed incoraggianti.
Vanta trentasei anni di carriera nella
Polizia di Stato in quasi sessanta di
età. Una laurea in Giurisprudenza e
un curriculum di esperienze lavorative di grande prestigio. E’ il Questore di Caltanissetta Filippo Nicastro,
agrigentino di nascita, sposato e con
un figlio: a capo delle centinaia di
poliziotti nisseni dal gennaio 2011,
quando fu chiamato a sostituire
Guido Marino. Con il dott. Nicastro
abbiamo intrattenuto una piacevole
conversazione nel corso della quale
è venuto fuori da un lato l’uomo di
Stato, l’alto funzionario della Polizia con il forte senso del dovere e di
appartenenza alla Patria, e dall’altro
lato, quello forse più nascosto anche
per una scelta personale, l’uomo con i
suoi sentimenti e la sua personalità.
Signor Questore, una lunga carriera la sua iniziata quando era davvero molto giovane…
Mi sono laureato nel ’75 e subito dopo
mi cimentai nel mio primo concorso, ovvero quello di Commissario di
Polizia: lo vinsi e l’anno successivo
ricevetti la mia prima assegnazione
da vice commissario aggiunto, a soli
24 anni. E’ stata una scelta cosciente
e voluta. Nel corso degli anni sono
stato a capo della Squadra Mobile
di Trapani, Agrigento e Reggio Calabria e del Commissariato di P.S. di
Gioia Tauro e Piazza Armerina. Ho
ricoperto l’incarico di vicario a Ragusa per poi essere promosso questore nel 2005. Prima di arrivare qui a
Caltanissetta, ho diretto la Questura
di Sondrio e poi quella di Vibo Valentia.
Che differenze ha riscontrato tra i
territori e le realtà in cui si è trovato a lavorare?
C’è una grande differenza, ad
esempio, tra la zona di Sondrio e
il Sud d’Italia: nella prima infatti
quasi non esiste il nostro tipo di
criminalità e anche i reati sono
diversi da quelli perpetrati dalle nostre parti. Il vero grande
problema della Valtellina resta,
ad esempio, il traffico di droga.
Cosa diversa è invece lo scenario siciliano che presenta delle peculiarità
tutte sue.
Che impatto ha avuto appena giunto nel territorio nisseno?
Molto positivo anche perché era una
realtà a me già nota. Prima di assumere i panni di questore di Caltanissetta
infatti tra il ’93 e il ’95 ho inaugurato
e gestito la locale Direzione Investigativa Antimafia proprio negli anni
delle stragi.
Pensa che sia ancora la mafia il male
per eccellenza della Sicilia e ritiene
che questa abbia mutato aspetto nel
corso degli anni?
La mafia è sicuramente il male da
combattere maggiormente, senza
però perdere di vista altri aspetti
altrettanto importanti e che le fanno da sfondo come, ad esempio, la
grave piaga della corruzione. La criminalità poi è sempre uguale: sono
gli interessi mafiosi che mutano in
determinati periodi aggiungendo al
più tipico controllo del territorio anche il traffico di droga, le estorsioni, il
riciclaggio, i lavori pubblici e l’usura.
In questi giorni è stato riaperto il
Cie, segno del ruolo cruciale svolto
da Caltanissetta in tema di immigrazione. Che incidenza pensa abbia questo fenomeno sulla sicurezza della città?
A mio avviso l’immigrazione non
ha comportato un
evidente aumento
dei tassi di criminalità: è ovvio
che si registra una
grande presenza di
immigrati però non
si deve pensare che
tutto quello
che di negativo accada in città sia opera loro. A tal proposito ritengo che, se
i miei uomini non avessero arrestato
i rapinatori italiani dei due anziani
di via Cavour, la colpa sarebbe stata
attribuita probabilmente dall’opinione pubblica agli stranieri. E’ anche
normale che tra gli extracomunitari
presenti nel territorio ci siano dei delinquenti, così come ci sono persone
rispettabili, perfettamente inserite
nella nostra comunità. L’apertura
del Cie significa indubbiamente un
aggravio dell’attività lavorativa della
Polizia, impegnata nella vigilanza e
nella gestione dell’ordine pubblico legato alla ulteriore presenza al centro
di Pian del Lago di extracomunitari
trattenuti in attesa di essere espulsi.
“
Ho notato
un cambiamento
per Caltanissetta
Un notevole
salto
di qualità
L’ordine pubblico poi non è una cosa
che si improvvisa ma è fatto di strategie appositamente studiate.
Sempre più spesso capita di vedere poliziotti protagonisti
di proteste contro i tagli
al comparto sicurezza. Si
tratta di nuovi problemi
ed esigenze o di vecchie
questioni irrisolte?
Indubbiamente i Sindacati
fanno quello che compete
loro, ovvero cercare di tutelare gli interessi dei lavoratori.
Io, da questore, devo
occuparmi di
far fruttare al massimo le risorse tecniche e umane a mia disposizione, al
di là delle difficoltà che ci circondano.
I problemi nel nostro settore ci sono
sempre stati e sono sempre gli stessi:
uomini, mezzi e soldi. Certo è che il
comparto sicurezza non è esterno
all’Italia e dunque non è estraneo alla
crisi generale che stiamo vivendo, ma
sono convinto che con un po’ di sacrifici ne usciremo presto.
Che ne pensa di limitare le intercettazioni, di decreto svuota carceri e
idee simili avanzate dai vari Governi nazionali?
Le intercettazioni sono fondamentali, siano esse ambientali o telefoniche. In merito ai provvedimenti del
Governo non mi esprimo: io sono
un tecnico e opero come tale, garantendo un modo di fare polizia quanto
più possibile ottimale.
Si parla tanto di legalità: ritiene che
ci siamo stati cambiamenti culturali in questo senso qui?
Assolutamente si. Tutte le iniziative
che sono state e che sono intraprese
per inculcare tra la gente il concetto
di legalità, a mio avviso, sono molto valide da ovunque provengano.
Si deve diffondere l’idea che l’unico
modo per crescere e far sviluppare
un territorio è quello di avvicinarsi
alle istituzioni. Ho notato un grande
cambiamento di rotta dalla prima
volta che fui a Caltanissetta ad ora:
un salto di qualità notevole. Prima,
ad esempio, di denunciare il racket e
la mafia neanche se ne parlava, mentre adesso la gente ha capito che collaborare è meglio per tutti. Lo Stato
c’è, è vicino e si adopera per tutelare
i cittadini.
Che ambiente si respira all’interno
della Questura di Caltanissetta?
Ho ereditato un ambiente fantastico,
con tanti funzionari e in generale con
un personale al di sopra della media,
motivato e disponibile. Apprezzamento che rivolgo anche a tutte le
sigle sindacali operanti sul territorio
con cui si è instaurato un dialogo
proficuo, in grado di bilanciare esigenze contingenti e obiettivi di crescita della Questura.
Parliamo un pò di Filippo Nicastro come uomo, con una famiglia e un carattere...
Che dire… mio figlio
ha voluto seguire le
mie orme e mi da
grandi soddisfazioni:
è maresciallo dei Carabinieri e lavora alla Dia
di Agrigento. Mia moglie è casalinga, mi segue sempre e condivide
con me tutte le mie esperienze lavorative. Adoro i bambini e in questo
senso ho condiviso l’idea di portare
avanti, come Questura, una serie di
progetti con le scuole della provincia.
Ho anche un grande desiderio di diventare nonno e per questo motivo
esorto mio figlio a darmi la gioia dei
nipotini: chi lo sa che magari trascorrerò gli anni della pensione a giocare
con loro o a portarli a passeggiare
alla villa, chiacchierando magari con
altri pensionati sul trascorso lavorativo. Non so cos’altro potrei fare da
pensionato, dato che in tanti anni di
lavoro non sono riuscito a crearmi
alcun hobby. Chi mi conosce bene
mi reputa un po’ introverso e silenzioso: in un certo senso è vero e forse
questo aspetto della mia personalità
deriva anche da trentasei anni di Polizia Giudiziaria in cui ho imparato a
fidarmi di pochi. Il mio motto è stato
sempre quello secondo cui non è poi
tanto importante ciò che si dice ma
ciò che si fa, purchè si faccia con buona fede e coscienza: devono essere gli
altri a valutare il nostro operato e non
noi stessi. Dal canto mio io mi sento
pienamente realizzato come persona
e come funzionario di Polizia.
La passione più grande di Filippo
Nicastro?
La Juventus: la “vecchia signora” va
sempre omaggiata e per lei tutto può
“
Desidero
diventare nonno
Da pensionato
vorrei trascorrere
tempo giocando
con i miei nipoti
aspettare. Da giovane, inoltre, prima
di iscrivermi all’università ha giocato
a calcio in prima e seconda categoria
nel ruolo di centro avanti arretrato.
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9
LA MINACCIA. Il nome del deputato è comparso su un sito antisemita
“Pagano è un servo
dello Stato d’Israele”
di Osvaldo Barba
Il parlamentare
compare in una recente
lista di proscrizione
apparsa sul portale
xenofobo Holywar.
Indaga la Digos
La xenofobia viaggia su Internet e
non solo. Dalla strage dei bambini ebrei di Tolosaad un probabile
quanto scampato attentato al deputato nisseno Alessandro Paganocorre un sottile quanto comune
denominatore:
l’antisemitismo.
Sembra incredibile, ma il deputato
nazionale del P.D.L. figura tra i prestigiosi nomi che compongono la
lista di proscrizione pubblicata dal
famosissimo sito antisemita Holywar (Guerra Santa), il Movimento
di Resistenza Popolare che si autodefinisce anche come l’Alternativa
Cristiana. Alessandro Pagano dunque “accusato” dai membri di Holywar di essere ununsayan (plurale
“sayanim”) cioè una persona lieta
di servire Israele, pur vivendo in
uno Stato diverso da quello ebraico.In Italia, come in tutta Europa, si
registra «una forte ripresa» dell’antisemitismo. Un fenomeno che
riguarda, in particolare, i giovani
e i giovanissimi. È quanto si legge
nell’indagine conoscitiva approvata dalle commissioni Affari costituzionali ed Esteri della Camera.
Nell’indagine emerge la preoccu-
Fiamma Nirenstein, deputato e vice
presidente della commissione affari
esteri e presidente del Comitato d’indagine parlamentare sull’antisemitismo
pazione per un fenomeno che non
è affatto sconfitto: «La diffusione
dell’antisemitismo tra i giovani e i
giovanissimi in tutta Europa, compresa l’Italia -rimarca il testo- è la
questione di rilievo politico che
deve destare maggiore allarme».
Secondo una ricerca svolta dallo
Iard per l’Osservatorio sui fenomeni di xenofobia e razzismo della
Camera dei deputati, in Italia il «22
per cento di giovani dimostra antipatia nei confronti degli ebrei». Nei
ragazzi, avverte l’indagine, l’antisemitismo tende a confondersi con la
critica a Israele e al sionismo, per
cui «l’ebreo immaginato si sovrappone all’immagine del soldato israeliano». Ragion per cui, quello che
è stato “l’enfant prodige” della politica nissena oggi affermato politico
di caratura nazionale, si ritrova ad
essere condannato in contumacia
dagli aderenti a questo movimento
secondo quello che era il sistema
in uso nell’ultima fase della Roma
repubblicana (I secolo a.C.), che
“
Al pidiellino
viene
contestata
l’amicizia
con Fiamma
Nirenstein
partendo dal concetto inziale attribuito alla proscrizione (che nel
mondo romano indicava un avviso pubblico con cui si notificava
la messa in vendita dei beni di un
debitore) finiva per essereuno strumento di lotta politica con metodi
a dir poco aberranti. Divenne infatti un metodo di eliminazione di
massa!!!!! Sempre da Holywar.org
si ha modo di intuire che l’accusa
principale a carico di Alessandro
Pagano, così come di tutti gli altri
nomi della lista, è che la sua “forma-mentis” di deputato viene associata, dai membri del Movimento di Resistenza Popolare, a quella
dell’onorevole Fiamma Nirenstein,
deputato nonché giornalista e Vice
Presidente della Commissione
Affari Esteri e Presidente del Comitato d’Indagine parlamentare
sull’Antisemitismo. Ma a ben rifletterci qualcosa non quadra. Già
perché o qualcosa sfugge ai membri di Holywar o esiste un’intensa
quanto documentata attività prosemita svolta dall’onorevole Alessandro Pagano non nota ai media
e conosciuta solamente da questo
gruppofedelissimo allo Stato” nazista di Israele. Facendo infatti una
ricerca su OpenPolis, l’associazione
indipendente dal 2006, economicamente autonoma, partecipata da
migliaia di persone che monitorizza quotidianamente l’attività svolta
da deputati e senatori, e digitando
sul motore di ricerca le parole antisemitismo, razzismo e xenofobia
esce fuori la proposta di legge, presentata il 5 dicembre del 2011 dal
deputatoMargherita Boniver del
P.D.L che propone l’Istituzione di
una Commissione parlamentare
di inchiesta sui fenomeni di antise-
mitismo, razzismo e xenofobia. La
cosa strana è che i 31 co-firmatari,
cioè coloro che sostengono un atto
presentato da altri (primo firmatario) aggiungendo la propria firma,
manca proprio Alessandro Pagano.
Ma anche analizzando dettagliatamente il sito dello stesso onorevole
www.alessandropagano.it, stranizza come nella sua attività di parlamentare nazionale dettagliamene
riportata dal 2008 ad oggi, non si
evince nulla che possa ricondurre
ad una difesa estrema del mondo
israelita. Presenti solo alcune proposte di legge generiche sulla difesa
delle religioni in particolar modo
su quella cristiana. Molto più verosimilmente potrebbe essere la presunta origine ebraica del deputato
nisseno ad aver spinto gli aderenti alla “Guerra Santa” ad inserirlo
nella lista di proscrizione. Già perché il cognome Pagano,secondo
la ricostruzione effettuata dalla
scienza che si occupa dell’origine dei cognomitrae origine da un
antenato ebreo edè presente in un
certo numero di paesi: Lo stesso fa
riferimento ovviamente al loro non
essere cristiani, per cui, dimenticando che i cristiani avevano avuto
proprio da loro il Dio che adoravano, non potevano che essere dei
pagani. Intanto, tra dubbi e dilemmi sul perché e sul come quei nomi
siano presenti in quella lista, in primis, per vicinanza geografica e affettiva quello del deputato nisseno,
aleggiano i timori per i propositi di
vendetta rivendicati dai membri del
Movimento di Resistenza Popolare
verso coloro che sono stati indicati
come marrani e falsi convertiti al
cristianesimo. Una storia
questa legata indissolubilmente alla vicenda del
sito negazionista “Holywarvszog”, che pubblicò
la lista di oltre diecimila
famiglie ebree italiane
in nome di una “guerra
santa contro i nemici di
Dio e della Chiesa Cattolica” e conclusasi con
la condanna - commutata in quattro mesi di
volontariato - per l’autore del sito. Insomma,
qualunque sia la motivazione che ha indotto i seguaci
di HolyWar ad inserire il nome di
Alessandro Pagano, ad oggi quel
che importa è che lo stesso sia vivo
e vegeto e goda di ottima salute. Nel
nome del Cristo che muore e Risorge, allo stesso va il più vivo augurio
di una santa e serena Pasqua.
INCHIESTA. Il razzismo corre sul web
Quando la xenofobia
contagia internet
Holiwar.org è un sito antisemita ospitato su un server
americano è intestato a un
negazionista norvegese e
presenta in home page una
croce che sbriciola la stella di
David e i cognomi di molte
famiglie che hanno caratterizzato la storia della comunità ebraica italiana. Dentro ci
si trovano anche i nomi di al-
tre personalità,
accusate di essere
“complici” di Israele: tra gli italiani,
direttori di giornali,
editorialisti, cronisti, semiologi, filosofi, scrittori, deputati, parlamentari europei e,
ovviamente, esponenti della
comunità ebraica. Il Movimento di Resistenza Popolare, l’Alternativa Cristiana
rappresenta e sostiene Holywar.org sostiene che i nemici
satanici di Dio e del popolo,
rappresentati dal capitalismo
di stato marxista, dal capitalismo liberale e dal sionismo
in collaborazione con l’ordine massonico internazionale, hanno infiltrato la Chiesa
con il disegno di distruggere
la Civiltà Cristiana e rimpiazzarla con una filosofia
materialista della vita e con
il mammonismo. Intantoil
Dipartimento della Pubblica Sicurezza ha inviato una
circolare a prefetti e questori per innalzare la vigilanza e la tutela sugli obiettivi
sensibili legati alla comunità
ebraica e aumentare il livello
dell’attività informativa e investigativa. gli autori hanno
pubblicato una lista che ha
fatto il giro del mondo per
l’importanza del ruolo ricoperto nonché per la relativa
fama dei personaggi che la
compongono. La cosa aberrante e allo stesso tempo
preoccupante è che, come
sostenuto dai membri della
“Guerra Santa”, quella lista fa
partedi un immenso database costudito all’Università di
Tel-Aviv, nel quale vengono,
in eterno, schedati coloro i
quali hanno parlato in modo
non ossequioso delle “Stato”
nazista di Israele.
10
Aprile
www.ilfattonisseno.it
il Fatto
Fatti & sanità
Qr
Su www.ilfattonisseno.it il video del
“blitz” effettuato dalla redazione nei locali della struttura sanitaria di via Malta.
Usa il QR per guardare il video su un dispositivo mobile.
Poliambulatorio di via Malta,
deposito di rifiuti ospedalieri
di Donatello Polizzi
All’interno
di un gabbiotto
del piano terra,
abbiamo scoperto
scatoloni di
rifiuti speciali.
A preservare
il pericoloso magazzino,
una porta chiusa sì,
ma non a chiave.
E
ntrata pianoterra del Poliambulatorio di via Malta:
lo scenario appare inquietante e preoccupante. All’interno
di un gabbiotto (originariamente
adibito a centro informazioni),
la visione è resa possibile dalla
vetrata, adagiati nei pressi della
parete, si notano delle scatole
di cartone gialle e grigie con la
scritta “rifiuti ospedalieri speciali”. Parole che incutono timore e
che all’apparenza terrorizzano.
La porta, seppur chiusa, non è
bloccata dunque chiunque può
accedervi. In quei locali vi sono
numerosi siti aperti al pubblico:
la situazione è insolitamente minacciosa. Abbiamo visitato, nella
giornata di mercoledì 27 marzo,
il luogo ed accertato la facilità di
accesso a questa inusuale area di
stoccaggio; un caso o una consuetudine? Siamo tornati l’indomani
ed ai nostri occhi si è prospettata
la medesima scena; la presenza
di molti bambini che usufruiscono dei servizi ambulatoriali, ha
acuito la nostra attenzione
ed ingigantito le legittime
perplessità sull’eventuale,
realistica, pericolosità di quei
sacchetti gialli. La sicurezza
del luogo si è posta come prima
esigenza da chiarire ed a quel
punto abbiamo deciso di chiedere delucidazioni sulla critica
circostanza. Il nostro primo
contatto è avvenuto con il dr.
Giovanni Lo Faso responsabile
del P.T.A. (Punto territoriale di
Assistenza); il medico dopo aver
constatato la situazione, ha dapprima esplicitato che si è trattato di un fatto assolutamente
episodico e successivamente ha
dato indicazioni al personale di
provvedere alla chiusura del sito
e di, momentaneamente, togliere i cartoni contenenti i rifiuti.
Nel tentativo di offrire risposte
esaurienti alle nostre domande e
per chiarire i nostri dubbi, con
gentilezza e disponibilità, Lo
Faso ha contattato il dirigente
del Poliambulatorio dott. Paolino Mattina, che abbiamo incontrato venerdì, per una franca ed
esaustiva chiacchierata, insieme
al responsabile dell’ufficio Infermieristico distrettuale, dott. G.
Attilio Ristagno. E’ stato preso atto della particolarità, non
“
Il responsabile
del Pta
si difende:
Un fatto
assolutamente
episodico
positiva, dell’episodio. Immediatamente si è provveduto alla
chiusura del gabbiotto, onde
evitare l’accesso di personale
non autorizzato, ed all’oscuramento dei vetri per impedire che
dall’esterno si possa visualizzare
www.ilfattonisseno.it
Aprile
11
Ad aumentare
le nostre
preoccupazioni
la presenza
di molti
piccoli utenti.
I vertici dell’Asp
corrono ai ripari.
stanzino chiuso
mentre le vetrate
sono state oscurate.
Sopra l’ex ufficio informazioni adibito a “provvisorio” deposito di rifiuti sanitari. Accanto la foto dei rifiuti scattata mercoledì 28 Marzo. Sotto la foto di uno scatolo aperto contenente del materiale sanitario di scarto, scattata giovedì 29 Marzo.
il contenuto
dello stanzino. Inoltre ci
è stato spiegato
che
lo smaltimento
dei rifiuti
viene effettuato
da una
ditta
privata che
provvede
al ritiro degli stessi ogni
settimana, il martedì o mercoledì, e che dunque la scelta di questo luogo per lo stoccaggio dei
rifiuti è stato anche determinato
dalla posizione del sito, adiacente all’entrata. Il dato proficuo è la
rapidità di coloro i quali devono
andare in giro con questi “scottanti” pacchi fra le mani ma controbilanciato dalla visibilità del
sito da parte degli utenti. Peraltro poiché sono in corso dei lavori di riorganizzazione e risistemazione del plesso e dei servizi
da esso forniti, questo amplifica
in talune occasioni alcune manchevolezze. Una vicenda non
positiva che però si è risolta con
l’intervento dei dirigenti e che si
è rivelata proficua per una visita
al Poliambulatorio. La progressiva opera di miglioramento della
struttura appare mirata a decongestionare l’ospedale S.Elia ed a
porsi come valida ed efficiente
alternativa ovviamente per tutte
quelle prestazioni che non necessitano del ricovero. La centralità
del sito agevola l’utenza che ha
difficoltà di mobilità e si presta
ad una facile accessibilità. Abbiamo svolto un rapido giro e notato
istituzione del P.T.A. (Punto territoriale di Assistenza). Il P.T.A.
rappresenta la “porta d’ingresso”
del cittadino ai servizi territoriali e si pone l’obiettivo di fornire
un risposta ai bisogni di salute
medicina generale) senza prenotazione, nelle ore antimeridiane,
delle prestazioni come: medicazioni, prelievi. rimozione punti
di sutura, terapia iniettiva, infusionale, gestione delle stomie e
sostituzioni di cateteri vescicali.
Il servizio all’utenza è totalmente
gratuito e ad erogazione immediata. Altro servizio di nuova
istituzione è l’A.G.I. (l’ambulato-
“
Da sinistra il dott. Attilio Ristagno, responsabile dell’ufficio Infermieristico
distrettuale e il dott. Paolino Mattina, dirigente del Poliambulatorio
come siano presenti oltre diciotto specialità (odontoiatria, odontoiatria per disabili, cardiologia,
ortopedia otorinolaringoiatria
audiologia, geriatria, Medicina
legale, ostetricia, dermatologia,
oculistica, endocrinologia, angiologia, diabetologia, neurololgia, radiologia, ematologia,
reumatologia, gastroenterologia). Da sottolineare, la recente
primari per i quali non occorra
il ricovero ospedaliero all’interno di una logica che incentivi
l’assistenza territoriale e la deospedalizzazione; infatti presso il
P.T.A. sono state istituite nuove
aree di attività quali l’ambulatorio infermieristico (generico e
specialistico) nel quale vengono
erogate su richiesta del medico
(Specialista, ospedaliero, e/o di
Una vicenda
non positiva
che si è risolta
con l’intervento
dei dirigenti
della struttura
rio a gestione integrata ) al quale
hanno accesso i pazienti inviati
dai medici di Medicina Generale
affetti da diabete mellito e scompenso cardiaco; una delle priorità è evitare che tale problematica
possa rappresentare motivo di
ricorso al Pronto Soccorso o di
eventuale ricovero inappropriato con conseguente congestione
delle strutture. Il progetto di un
“piccolo” ospedale cittadino, territorializzato, veloce, reattivo e
vicino all’esigenze degli utenti. Il
Poliambulatorio di via Malta per
la sua ubicazione e multidisciplinarietà medica vuole porsi come
fulcro per i bisogni assistenziali
dei pazienti “fragili” nella rete
dei servizi territoriali.
12
Aprile
www.ilfattonisseno.it
POLITICA. L’incontro con un protagonista del congresso Pdl
Michele Giarratana,
l’uomo che “osa”
sfidare Pagano
Redazione
Personaggio di destra
lancia il suo movimento,
esprimendo pesanti
giudizi sul deputato
di San Cataldo
e sul sindaco
che ha sostenuto.
I
l congresso provinciale del Pdl
ha riportato alla ribalta uno
degli uomini politici più competenti e dinamici della nostra città:
Michele Giarratana. Attraverso il
movimento “Caltanissetta protagonista”, di cui è riferimento, non
soltanto ha movimentato un congresso altrimenti cloroformizzato
ma ha scosso anche gli ambienti
politici di una città agonizzante.
L’ingegnere è un giovane, si fa per
dire visto che ha già superato le 48
primavere, di lungo corso. Già assessore con la Giunta Mancuso, è
stato componente dell’Assemblea di
Alleanza Nazionale per oltre dieci
anni, consigliere comunale per due
mandati, di nuovo assessore con la
Giunta Campisi.
Uomo tutto d’un pezzo, di destra,
liberalconservatore, non avvezzo a
compromessi, per dirla tutta non le
manda mai a dire. Si è sempre assunto precise responsabilità in ogni
suo atto politico e amministrativo
dimostrando inoltre da assessore,
grandi capacità gestionali, frutto
dei suoi studi e delle sue esperienze lavorative in aziende pubbliche e
private in Italia e all’estero.
Michele Giarratana è un vulcano,
un amico di tutti, sempre pronto
a dare una pacca sulle spalle ma
allo stesso tempo a dire sempre in
modo diretto come la pensa.
“Non so essere ipocrita, sono stato
sempre leale con tutti; spesso chi fa
politica non lo è. Sono leale e non
fedele, fedeli sono i cani. Ma rispettoso ed educato con tutti, come i
miei genitori mi hanno insegnato”
Come al solito chiaro e diretto,
ma essere così costa?
“Costa tanto, ma si è a posto con la
propria coscienza”
Come mai questo ritorno in grande stile in politica?
Soffrivo a restare alla finestra; dopo
il mio esautoramento pensavo davvero di mollare tutto, mi hanno convinto a tornare in pista i miei amici
di sempre e soprattutto Michelangelo Lovetere, attuale consigliere
“
Alessandro
è un accentratore
che ha fatto
molti errori,
Campisi è una
vera delusione
comunale del PdL al Comune”.
A quanto pare Pagano non l’ha
presa bene…
“Ma no, non gliene frega nulla!
Alessandro è un animale politico,
anzi soffre a non avere un nemico,
lui va avanti per la sua strada con i
suoi progetti”.
Non pare che i progetti di Pagano
nell’ultimo periodo abbiano dati
grandi frutti.
“In effetti il suo carattere scorbutico,
il suo modo di essere accentratore
dopo tanti anni gli si stanno ritorcendo contro; certe sue scelte sono
state sbagliate a partire da quella di
Campisi come Sindaco di Caltanissetta. Uno sbaglio, anzi un abbaglio
che ha portato ad un disastro. Nessuno si poteva aspettare che Campisi potesse essere così inadeguato,
nemmeno io che l’ho sostenuto in
modo convinto”.
Si nota un certo “rosicare” in queste parole.
“Pagano con una tempestività e
una delicatezza uguale a quella di
un elefante in una cristalleria, la
mattina del congresso ha dichiarato che sono un ambizioso. Gli ho
risposto in modo chiaro che questa
non poteva essere soltanto una sua
prerogativa, anzi guai se un uomo
non è ambizioso. Certo, io volevo
essere candidato sindaco ma mi
è stato chiesto un giorno prima
dell’investitura di fare un passo indietro e io l’ho fatto, mettendomi a
disposizione del partito, senza discussioni, senza pretendere nulla,
senza ricattare. La stessa sera mi è
stato chiesto di essere il candidato di un altro cartello che avrebbe
squassato il PdL. Ho rifiutato, tanti
altri avrebbero accettato”.
Come mai questa acredine nei
confronti di Campisi?
“Acredine? Parlerei piuttosto di delusione e rabbia; un anno e mezzo
al suo fianco mi hanno sfiancato;
eravamo inconcludenti, inefficaci,
lenti come un tir in salita col freno
a mano tirato e non ero certo io a
frenare”
Perché non si è dimesso prima invece di farsi cacciare.
“Avevo deciso di togliere il disturbo
qualche mese prima dell’esautoramento, non soltanto perché ogni
mio atto era palesemente osteggiato ma perché sul piano personale
e del rispetto ero sistematicamente
offeso; quando poi il Sindaco mi
ha chiesto una dettagliatissima relazione per una missione che in
parte avevo pagato io con i miei
soldi mortificandomi e umiliandomi, allora la misura è stata colma.
Avevo scritto le mie dimissioni ma
il collega Angelo Failla mi ha scongiurato di desistere. Poi sappiamo
tutti come è andata; avrei altre mille
cose da raccontare ma preferisco
non dire più altro”.
Nel settore dello sviluppo economico ma soprattutto nella gestione del Teatro Margherita si sente
la sua mancanza.
“Mi fa piacere sentirlo dire da altri.
Nell’amore che io ho per
quel teatro c’è tutto
l’amore che ho
per questa città”.
Di cosa ha bisogno la politica nissena?
“La politica con
la P maiuscola
non esiste più,
non alberga più in
www.ilfattonisseno.it
Aprile
I Fatti di
Una foto del Maggio 2006 che ritrae Michele Giarratana, componente
dell’assemblea nazionale di AN, con Gianfranco Fini
questa città; la qualità degli uomini che la pratica non è sufficiente;
se manca la qualità degli uomini
mancano ovviamente anche le idee.
Non c’è un progetto di sviluppo per
Caltanissetta, continuando di questo passo la nostra città sarà una
Villalba con un’urbanistica cento
volte più grande e problemi cento
volte maggiori”.
Quindi….
“E’ l’uomo, l’individuo, al centro di
una comunità. La qualità degli
uomini deve essere quindi al
centro di un progetto di sviluppo e di rilancio; ai miei
concittadini dico: non
occorre solo protestare e
lo dice chi l’opposizione l’ha fatta come forse
mai nessuno in questa
città, ma necessità un
progetto concepito e
attuato da uomini di
qualità che amino
profondamente
Caltanissetta”.
Tutti si chiedono se esistono
ancora la destra o la
sinistra e ancor di
più nelle piccole
realtà di periferia.
“La più grande delusione politica
della mia vita, Gianfranco Fini, dice
che siamo in un’era post ideologica. Io affermo tutto il contrario. Ci
sono temi in cui le tesi di una parte
dell’altra sono inconciliabili. Noi di
centro destra, cattolici, forse anche
conservatori non abbiamo nulla da
condividere con i comunisti e peggio, con i cattocomunismi che sono
una contraddizione in termini e di
fatto vivente e pericolosissima perché ipocrita e quindi falsa. Io non
farei mai accordi politici,
come ha fatto
il PdL a Caltanissetta, con il PD.
Lo ha fatto per spirito di sopravvivenza? Io lo chiamo opportunismo
stupido perché quelli, i comunisti o
cattocomunismi, dopo un minuto
hanno tradito. Si può convergere
su temi di carattere amministrativo o di bene comune inteso solo
ed esclusivamente per amore della
città, non per spartirsi o difendere
poltrone, come hanno fatto”.
Cos’è “Caltanissetta Protagonista”?
“E’ un’associazione politica, un movimento civico che nasce nel 2006
quando i partiti erano ancora dei
riferimenti certi. Un luogo di incontro di tanti amici che condividono le mie idee che non hanno intenzione di uniformarsi al pensiero
di un partito o una coalizione secondo me oggi senza prospettive”.
Siamo in prossimità della Settimana Santa, perché non si riesce
a valorizzarla come merita?
“Abbiamo un patrimonio inestimabile che va blindato e poi rilanciato
coniugando la fede con l’aspetto
turistico; senza prevaricazioni e invasioni di campo in un senso
o nell’altro. Per far
questo è
ormai irrinunciabile la
creazione di
una fondazione che sancisca regole certe
e inviolabili, che
dia stabilità economica, che dia
serenità alle corporazioni e ai tenutari, che garantisca la
Chiesa e salvaguardi
la tradizione”.
E’ più grande l’amore
per le macchine da corsa o per la Nissa?
“Mettiamola così, la Nissa è
fede, le auto da corsa sono
passione; non chiedermi dove
comincia l’una e finisce l’altra
e viceversa. Fanno parte del
mio mondo e della mia vita
come la nutella, la Ferrari. Mi
sono infervorato, ho dimenticato
la mia famiglia. Ora mia moglie si
incazza. E ha ragione!”
13
Etico
“Mia amata Caltanissetta,
rinascerai”
S
ono ormai anni se non lustri
che ad ogni angolo della città, in ogni bar, in ogni salotto,
in ogni famiglia non si proclami la
morte di Caltanissetta. Nessuno
osa prevederne la resurrezione.
Della sua morte se ne parla da tempo inenarrabile forse in coincidenza con la progressiva chiusura delle
miniere o forse prima; addirittura,
se facciamo un’analisi profonda
della sua storia e degli uomini che
l’hanno creata, vissuta e sfruttata, la
morte di Caltanissetta è coetanea
alla sua nascita, forse la addirittura
la precede.
Caltanissetta ultimamente è un lutto continuo; la vogliono morta in
troppi, quelli che si sentono nisseni
ma non lo sono, quelli che non si
sentono nisseni anche se lo sono,
quelli che dicono di amarla ma la
usano, quelli che dovrebbero dar-
ha concepiti, cresciuti, amati e che
oggi tanti ingrati trascurano. E’ una
tomba dove nessuno ha ancora
avuto il coraggio di portare un fiore, cioè un segno di riconoscenza
e affetto sotto qualsiasi forma, anche citando infantili ricordi. Ma i
suoi becchini sono stati e sono così
odiosi e miserabili che non hanno nemmeno la dignità di fare un
gesto in fondo normale. Non solo
apatia, ma sdegno senza un senso,
senza una ragione.
Non c’è un solo sussulto di orgoglio, non c’è spirito di corpo, non
c’è vita. Non si ode nemmeno il
pianto che, paradossalmente, sarebbe bello sentire perché frutto
di un sentimento, ma solo odio e
denigrazione continua, un vilipendio nauseante, una mortificazione
inspiegabile e inconcepibile.
Forse bisognerebbe partire dalla
le ossigeno ma la soffocano, quelli
che vi pascolano senza dare latte e
nemmeno lana, quelli che subordinano Caltanissetta ai loro loschi
interessi.
Allora Caltanissetta è una gigantesca tomba? In effetti dà questa impressione pensando ai nostri tanti,
troppi figli emigrati, andando per le
vie del centro non potendo osservare vetrine perché semplicemente
non ci sono più, addentrandoci per
le viuzze del centro storico avendo
l’impressione di essere nel set di un
film che narra di un virus che ha
ucciso tutti gli abitanti del quartiere. Tranne gli extracomunitari.
Si, è una tomba, dove dentro non
ci sono padri traditi o figli dimenticati ma una nobile madre che ci
tua morte per volerti in vita, mia
amata Caltanissetta, fragile madre
usata e derisa.
Ma l’amore, vedrai, vincerà
sull’odio, rinascerai scacciando i
prepotenti dal tuo tempio nobile
e antico dove l’orgoglio e i fasti di
un tempo ritorneranno prepotentemente. Purtroppo le macerie lasciate dagli incapaci, dai mercanti,
dai millantatori, dai ruffiani e dai
malandrini che hanno saccheggiato e continuano a sfruttare quello
che di Nissa resta, ahimè saranno
retaggi da cui difficilmente ci libereremo ma ci sarà qualcuno che
dimostrerà che una volta tanto l’irriconoscenza umana non sarà più
grande della misericordia divina.
Etico
14
Aprile
www.ilfattonisseno.it
Ornamenti
di Ivana Baiunco
Elogio della puntualità
“L
a vita del puntuale è
un inferno di solitudini immeritate”. La
frase di Stefano Benni (quello
della “Compagnia dei Celestini”
per intenderci) mi risuona nella
testa da un po’ di tempo. Mi risuona ogni qualvolta qualcuno
arriva in ritardo fa attendere chi
del tempo fa un lavoro. I giornalisti vivono di lunghe attese,
ed invece questo mestiere dovrebbe essere fatto di dinamismo e velocità, che controsenso. Gli orari delle conferenze
stampa non sono mai e dico
mai rispettati, ormai è divenuta una consuetudine quasi una regola.
I convegni recano
sull’invito orari di massima
mai rispettati
e per darsi un
appuntamento
ci si dice ci vediamo verso le
15,00 il che vuol dire un
orario che va dalle 15 alle
15,30 almeno. La lentezza
tutta mediterranea di sapore
gattopardesco consente qualsiasi libertà nel fare aspettare
chi, da questa lentezza letteraria e climatica si è svincolato
da tempo. La puntualità è un
segno di rispetto nei confronti dell’interlocutore. Le lunghe
attese dietro le porte delle istituzioni per ottenere un’ intervista, l’attesa del politico di turno
che arriva sempre con una buona mezz’ora di ritardo perché
impegnato in qualche altro da
contorto ed inspiegabile ragionamento; la puntualità a teatro
non fa chic, si perché invece il
ritardo è buona educazione. Secondo la mentalità contorta e
da “parvenus” del pubblico teatrale nisseno se si arriva per ultimi ci sono più probabilità che
gli atri ti notino, quando per
essere consapevoli di esistere è
necessario rispecchiarsi negli
sguardi degli altri, ma questa
è un’altra storia. Mentre però
il povero attore, il malcapitato
di turno aspetta che si “faccia
sala” come si dice in gergo; non
tutti gli attori attendono, i veri
professionisti cominciano in
barba agli assenti, a quelli che
fare, sempre
par ticolarmente
importante come
salvare le sorti
dell’umanità ad esempio. Sono dei deja vù. Le scuse
non servono perché il danno è
fatto, l’attesa è stata consumata,
il nervosismo è cresciuto ed il
tempo è stato perduto, e se “Alla
ricerca del tempo perduto” tutti
pensano che sia solo il titolo di
un’ opera di Marcel Proust non
è solo quello, bensì ciò che accade a chi ha partecipato in una
giornata a più di una conferenza stampa. I detrattori di questa
rubrica a loro dire troppo tuonate contro la politica, li invi-
terei a presentarsi
in prima convocazione ad un consiglio comunale per
poi aspettare più
di un’ora, a presentarsi puntuali
alla convocazione
di una conferenza
stampa per attendere l’inizio dopo mezz’ora e
così via via gli esempi sono molteplici e poi altro che tuonare,
fulmini e saette e sarebbe forse
troppo poco rispetto all’onta
imperdonabile della mancanza
di rispetto. Il vero puntuale arriva con cinque minuti di anticipo si dice. Pessima abitudine
tutta nissena quella di arrivare
in ritardo a teatro secondo un
arrivano a luci spente, tra il
mormorio della sala, che malcostume, che imbarazzo. Come
quelli che di contro si insaccano il cappotto ancora a scena
aperta sui saluti finali, che cafoni. E se i puntuali un giorno
decidessero di mettere in atto
una rivoluzione silente, se dopo
i primi cinque minuti di ritardo i giornalisti si alzassero dalle
conferenze stampa e andassero
via? Se a teatro dopo la prima
chiamata si chiudessero le porte per poi riaprirle alla fine del
primo atto (come si fa nei teatri
di Milano e di Roma, città civilizzate da questo punto di vista)
e se ad ogni politico che arriva
in ritardo ad un appuntamento gli si negasse l’intervista per
decorrenza dei termini ? Forse
si comincerebbe quell’opera di
catechizzazione di massa nella
quale ancora nessuno è riuscito. Dietro la puntualità ci sta
tutto un mondo, parole come
serietà, professionalità, ordine,
rigore, precisione fanno il paio
con l’essere puntuali. I popoli
economicamente evoluti sono
puntuali, anche se i professori
universitari si sono inventati il quarto d’ora accademico
per mascherare il loro ritardo
a lezione. Gli studenti dovrebbero ribellarsi e pretendere il
rispetto degli orari, le sofisticazioni mascherate da regole
non dovrebbero più ingannare
nessuno. Certo la puntualità
è lontana dalla libertà, dalla
fantasia, forse anche dalla poesia, dall’immaginifico, allora
le signore si possono ritagliare
l’anelito alla libertà nella vita
privata fare aspettare il proprio
uomo, per chi volesse, in macchina dinnanzi al portone per
creare quell’alone di mistero e
per non sfatare il luogo comune
che vuole le donne sono ritardatarie e se i signori uomini vogliono esercitare il loro diritto
alla libertà; liberi di andar via.
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Serradifalco
un paese in festa
di Laura Spitali
Con quattro domeniche
d’anticipo la squadra
ha conquistato
la vittoria
del campionato
di Prima categoria,
valido per l’approdo
in Promozione.
“I sogni son desideri, di felicità …”, cantava Cenerentola. E il
sogno della squadra calcistica di
Serradifalco è diventato realtà,
vincendo il campionato di Prima Categoria che apre le porte al
debutto nella serie Promozione.
Una vittoria conquistata in casa il
25 marzo con quattro domeniche
d’anticipo rispetto alla chiusura
del campionato, con il risultato di
4 a 1 contro il Santangelo Licata.
Un successo meritatissimo, visto
che il Serradifalco Calcio ha mantenuto il primo posto in classifica
fin dalla prima gara. Il tutto reso
possibile dalla lungimiranza del
presidente Leonardo Burgio, che
meno di un anno fa ha rilevato la
società e, assieme al socio e copresidente Massimo Monti, ha
riformulato tutto l’organico della
squadra, dalla dirigenza ai gioca-
tori fino all’allenatore. Ma anche
grazie ad un paese che ha sostenuto la propria squadra con la tifoseria ed il gruppo degli ultras degna
delle grandi squadre, che hanno
supportato i “falchetti” domenica
dopo domenica anche quando le
condizioni atmosferiche avrebbero scoraggiato gli stessi giocatori.
Un paese inorgoglito e fiero della
propria squadra di calcio, che ha
accolto questa vittoria in grande
stile, tappezzando le vie principali dell’abitato con palloncini bianchi e azzurri
ed indossando cappellini,
sciarpe e maglie con lo
stemma del Serradifalco Calcio. Un esempio
di sana e verace passione sportiva, con la
presenza sugli spalti
di oltre 700 tifosi, di
cui tantissimi bambini che hanno trascorso
con le loro famiglie un
pomeriggio all’insegna
del buon calcio. Fra i tifosi
veterani tanta è stata l’emozione nel veder riempire gli
spalti del “Marco Tomaselli”
da così tanti compaesani, e
nel condividere la gioia di
assistere alla vittoria della propria
squadra come un
successo di tutti
i serradifalchesi.
Questi i numeri
che hanno portato alla conquista anticipata del campionato
di Prima Categoria: 62 punti in
classifica, con ben 17 lunghezze di
distacco dal secondo classificato,
alias il Santangelo Licata contro
il quale
ha vin-
to la partita decisiva per il passaggio in Promozione e con il quale aveva perso
l’unica partita del campionato nel
girone
d’andata; 20 partite
vinte e 2 pareggiate,
67 gol fatti e soltanto
11 subiti. E i risultati
da record non finiscono qui: la sua punta di
diamante, alias l’attaccante Luca Tummarello, si è laureato capocannoniere
del
campionato con 24 gol,
mentre Filippo
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IL PRESIDENTE. Il successo visto dagli occhi di Leonardo Burgio
“Ho voluto investire su questa squadra
per il paese che amo e per mio padre”
Q
Buscemi si è aggiudicato il titolo
di miglior portiere, il quale fino
a domenica 25
marzo ha vantato
il primato d’inviolabilità della sua
porta. Al termine
della partita decisiva il campo di calcio di Serradifalco
è esploso in un turbinio di colori, bandierine sventolanti,
tappi di spumante,
abbracci e ringraziamenti reciproci tra
la squadra e la tifoseria. Subito dopo i veri e propri
festeggiamenti si sono svolti lungo
le strade del paese, con un lungo
carosello di auto capitanate dal tir
che ha ospitato
tutta la squadra e la dirigenza del
Serradifalco Calcio,
che hanno
salutato e ringraziato “dall’alto”
l’intera cittadinanza. Si potrebbe
affermare che si sia trattato della
versione più “casereccia e verace” di quanto fatto nel 2006 dalla
nazionale di calcio vincitrice del
Campionato del Mondo, quando
di ritorno a Roma venne ospitata
su un bus a due piani itinerante
per rendere omaggio alla nazione.
Dopo un’ora il carosello si è riversato nella piazzetta San Leonardo,
decorata per l’occasione da archi
di palloncini bianco-azzurri. E
per concludere alla grande una
giornata memorabile per tutti i
serradifalchesi, nel corso della
serata si è svolta la cerimonia
di premiazione al “Marco
Tomaselli”, nel corso della
quale sono stati premiati
tutti i componenti della
squadra, della dirigenza
ed anche una delegazione degli ultras. Il finale
è stato col “botto”, con
una cornice pirotecnica degna delle
grandi occasioni.
Tale da far ironicamente affermare
ad un tifoso: “Mi
sa che dalla Chiesa
Madre sta per uscire in processione
San Leonardo (il
patrono del paese)!”.
uando in paese si parla
del Serradifalco Calcio
non si può fare a meno
di citare il suo presidente Leonardo Burgio. Classe 1983, giovane
imprenditore da sempre legato
al suo paese e alla sua squadra di
calcio, che nel luglio del 2011 ha
deciso di rilevare la società ‘Serradifalco F.C.’ con l’ambizione di
trasformarla in un team vincente. Perché ha deciso di investire
in questa squadra? “Innanzitutto
per riavvicinarmi al mio paese,
dal quale mi ero un po’ allontanato per ragioni di lavoro, dopo
la scomparsa prematura di
mio padre qualche anno
fa. Mi sentivo in debito con il mio paese:
io credo che sono
i primi 18 anni di
vita che formano un
uomo, ed è pro-
prio a Serradifalco che mi sono
formato. I sani principi, l’affetto
dei cari ma anche le invidie ed in
generale i fattori negativi mi hanno fatto crescere. Il calcio è una
passione che mi ha trasmesso fin
da bambino mio padre. Sembrerà un caso ma il 22 marzo scorso,
anniversario della sua nascita, il
Serradifalco Calcio ha ottenuto
“
matematicamente la vittoria del
campionato di Prima Categoria,
a seguito della sconfitta della Libertas Racalmuto. Questa data, a
prescindere, era nel mio cuore e vi
sarà per sempre, ma adesso spero
che resterà per sempre nel cuore
di tutti i serradifalchesi”. Quali
novità ha apportato al Serradifalco Calcio? “Fin dall’inizio ho
provveduto ad azzerare l’organigramma societario per ricominciare tutto da capo, facendomi
affiancare da persone che hanno
creduto nel mio ambizioso progetto. Inoltre, seguendo i consigli
dei tifosi ho deciso di rilevare la
società esistente per gareggiare in
Prima Categoria”. Un campionato
sempre al vertice della classifica.
A chi va il merito? “Va a tutta la
squadra, dalla dirigenza ai giocatori, dall’allenatore agli ultras, e
Tutti gli uomini del presidente
Organigramma dirigenziale: Massimo
Monti (socio e co-presidente), Diego Venti (direttore sportivo), Luigi Montante,
Massimiliano Petix, Rosario Petix e Luigi
Raimondi. Il mister Angelo Bruno, classe
1966, che vanta il primato come più giovane giocatore ad esordire nei professionisti all’età di 16 anni. Il preparatore atle-
Per il prossimo
anno sono
previsti
acquisti
di giocatori
di alto livello
tico Gaetano Cordaro. Squadra: portieri
Filippo Buscemi e Michele Anzalone; difensori Lorenzo Mancino, Piero Cangelosi, Angelo Restivo, Gaetano Maiorana,
Leonardo Miccichè, Leonardo Latona,
Angelo Spina e Luca Ricotta; centrocampisti Fabrizio Romancini, Calogero
Geraci, Francesco Forceri, Salvatore Vec-
agli sponsor che ci hanno sostenuto. Tutti abbiamo sempre creduto nelle potenzialità di questo
team, impegnandoci domenica
dopo domenica. Per questo ad
inizio avventura ho coniato lo slogan: ‘Ricordatevi sempre che chi
ci crede, vince!’. Sicuramente molto è dipeso dalla bravura del mister Angelo Bruno, che è riuscito
a coordinare al meglio la squadra
e a sviluppare le sue potenzialità”.
Quali sono gli obiettivi per il debutto in Promozione del prossimo
anno? “Innanzitutto provvederemo a consolidare quanto ottenuto
quest’anno. Sono previsti acquisti
di giocatori di alto livello che militano in serie molto più alte. L’ossatura rimarrà la stessa, con novità
in ogni settore al fine di rinforzare
l’intera squadra. Inoltre, abbiamo
in programma di valorizzare i
giocatori del settore giovanile della nostra società”. Il ‘Marco Tomaselli’ di Serradifalco potrà ospitare
il campionato di Promozione? “Il
Comune sta lavorando su un progetto contenente delle modifiche
finalizzate all’omologazione del
campo per disputare competizioni fino alla categoria Eccellenza.
Ma non credo che sarà agibile per
il prossimo campionato il campo
sportivo. Quello che mi amareggia di più è portare economia in
un paese che non sia quello della
squadra. Ma posso affermare che
saremo felici di disputare il campionato di Promozione fuori da
Serradifalco per un anno, se però
al ritorno troveremo un campo
che non porrà limiti alle ambizioni della società”.
chio, Leonardo Territo, Luigi Di Marco,
Omar Satta, Daniel Siciliano; attaccanti
Luca Tummarello (capocannoniere del
campionato), Totò Parrinello, Giovanni
Rizzo, John Olufemi Otuagomah, Gero
Lo Sardo, Michele Falzone, Giuseppe
Randazzo, Antonio Habba e Vincenzo
Mazzara.
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di Salvatore Falzone
Beppe Benvenuto
Mizzica che personaggio
M
izzica che personaggio, questo Beppe
Benvenuto che da un
giorno all’altro si è innamorato
(ma non lo ammette) della provincia più depressa del Belpaese. “Non è male” dice, lui che il
primo sole l’ha visto spuntare
sul Levante ligure ma che ha
sempre vissuto a Milano – la
Milano bene, la Milano colta e che da un po’ di anni a questa
parte ha preso casa nella vecchia Palermo, a due passi dalla
Vuccirìa, e fa su e giù in continuazione: con quell’aria strabuzzata, la parlata continentale e una senza filtro sempre in
bocca (francese, per l’esattezza).
Rapide notizie: tra i fondatori
del quotidiano Il Foglio, è stato
consulente editoriale della Sellerio e oggi della Mursia, ha insegnato storia del giornalismo a
Milano, è docente di storia contemporanea Enna e ha all’attivo
numerose pubblicazioni. Ma
andiamo alle
cose importanti. Da qualche
tempo, per una
serie di circostanze, Benvenuto ha preso l’abitudine di fare
un salto dalle nostre parti. Da
Palermo a Caltanissetta viaggia in treno. Si lascia il mare
alle spalle e corre da solo verso
quello spettacolare paesaggio
dell’entroterra che altrimenti
non vedrebbe, cioè se prendesse il pullman, cosa che accade
davvero di rado. Roccapalumba, stazione di Roccapalumba:
cambio. E giù fino alla vecchia
Nissa, che qualche suggestione
letteraria la sprigiona ancora,
per un critico come lui, soprattutto in quel tratto di centro
storico tra il vecchio liceo classico e la Badìa, passando, s’intende, davanti alla gloriosa e
deprimente vetrina della libreria Sciascia… Ma non è soltanto questione di letteratura o di
cultura (ah, la piccola Atene dei
bei tempi passati!). E’ questione di provincia, di caffè al bar
e pasticcini, di cronache locali,
di chiacchiere politiche e rapporti umani. E di Sicilia, non c’è
dubbio. Perché Beppe – come
scrive il giornalista di Repub-
blica Emanuele Lauria
nella prefazione di
“Mizzica”,
un volumetto che
raccoglie i saggi divertenti pubblicati nell’omonima
rubrica che Benvenuto tiene
sul mensile “I love Sicilia” – è
un padano innamorato a metà
della Sicilia, uno che con questa
terra ha il rapporto che si mantiene con una vecchia amante
mai diventata moglie, uno che
non potrebbe farne a meno a
patto che si viva insieme non
più di tre o quattro giorni a settimana”. A proposito di “Mizzica”, presentato a San Cataldo
qualche settimana fa, va detto
che Benvenuto – come scrive
ancora Lauria – “distilla in pillole agrodolci considerazioni
su Palermo, la sua ambiguità
endogena, il suo disfattismo e
la diffidenza dei suoi abitanti,
le primavere fugaci e i lunghi
autunni, l’immutabile politica
dei volti sempre uguali. Beppe
è così, non si prende troppo
sul serio e non prende troppo
sul serio quel che finisce nel
suo angolo visuale. Nelle sue
20 righe di “Mizzica” ci sono
le esagerazioni, le iperboli, le
contraddizioni della Sicilia. Si
tratta di una narrazione – conclude il cronista di Repubblica
– che Benvenuto spezzetta e fa
propria in modo parodistico,
cercando di non essere irriguardoso, con la consapevolezza di non avere la verità in
mano, usando la stessa iperbole – Mizzica! – in modo autoironico. In fondo, proprio una
dichiarazione d’amore”. Sì, mizzica, che personaggio questo
Beppe Benvenuto.
Redazioni
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I
l nostro viaggio all’interno delle
redazioni dei maggiori network
cittadini prende il via da Radio
CL1, creatura accudita amorevolmente da Pippo Grosso. L’emittente
radiofonica , che esiste da 36 anni,
è l’esempio lampante di una realtà
che si fonde con il territorio circostante. La “voce” più longeva del
capoluogo, frequentata da diverse
in città
generazioni di giovani e che ha forgiato numerosi giornalisti professionisti, racconta uno spaccato di
storia cittadina.
A partire da questo numero, ogni
mese, visiteremo e racconteremo
della nascita e della crescita dei
mass media nella nostra provincia;
un viaggio per informare su chi
quotidiamente informa gli altri.
ON AIR. Una storia lunga 36 anni raccontata da Pippo Grosso
1
L
C
“la mia radio”
Redazione
“P
rove tecniche
di trasmissione,
Radio Cl 1”. La
voce di Vittorio Trupia
viaggia sulle frequenze:
sono le 17:00 del 13 novembre 1976; nel frattempo Pippo Grosso, a bordo
della sua auto, compie il
giro della città per accertarsi che il segnale arrivi
ovunque. Dopo circa
un’ora ritorna alla sede,
dove con un’attrezzatura fatta
in casa dalla potenza di venti
watt, tutti sono in trepidante
attesa; si spalanca la porta,
l’urlo felice e liberatorio si
spande: ”Si sente, si sente”
e poi un grande abbraccio collettivo, ricco di
emozioni. Pippo Grosso,
seduto nel suo studio in
Corso Vittorio Emanuele, rievoca i tratti di un
percorso straordinario.
“La forma giuridica
giunse il 31-12-1976
con una società in
accomandita semplice;
soci accomandatari io
e Vittorio Trupia, accomandanti Augusto Serpente, Vincenzo
Piemonte, Salvatore e Giovanni
Immordino, Salvatore Lacagnina e Salvatore Granata”. L’editore
non lesina dettagli: “L’inizio era
ricco di entusiasmo e la novità si
radicava in ogni città in cui nasceva un emittente radiofonica.
Ricordo che per lanciare questa
iniziativa, tappezzammo la città
“
i dischi in palio. Un pomeriggio
telefono muto, grande imbarazzo. Sollevata la cornetta, si scopre
che non vi è segnale. Contatto la
Sip ed il direttore, dopo il sopralluogo di un tecnico alla cabina,
500 persone avevano sollevato la
cornetta per telefonare, eravamo
allibiti”. Tanti personaggi, poi divenuti tali, hanno varcato la soglia
dell’emittente: Carlo Muratore,
Giovanni Scarantino, Paolo Grut-
Libertà
e onestà
intellettuale,
questo
il nostro
credo
con dei manifesti– c’è qualcosa di
nuovo nell’aria-. Tutti erano con il
naso all’insù non riuscivano a capire od immaginare”. Tanti nomi,
aneddoti, ricordi, amici che non ci
sono più; non è facile raccontare e
cucire quasi trentasei anni di gesta radiofoniche. “Il successo era
inimmaginabile. Michele Giambra conduceva il pomeriggio un
quiz musicale dal titolo Pop Music. Tanti telefonavano per vincere
Selezioni provinciali Miss Italia del 1977, Pippo Grosso e Gigi Corso fra le
bellezze nissene. Nella pagina accanto la redazione di Radio CL1 festeggia il 7° anniversario (1983)
mi ricontatta e spiega che ogni
numero può ricevere contemporaneamente 500 telefonate, superata tale soglia, va in tilt. Più di
tadauria, Giuseppe Scarlata, Ciccio Averna, i fratelli Capra, Paolo
Ficicchia, Totò Messana, Rudy
Maira, Nicola Dionisio. I giova-
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DIETRO AL MICROFONO. Voci e personaggi
La redazione news,
fucina di giornalisti
Il radiogiornale
è stato il segno
distintivo
della stazione,
anche grazie
ai suoi collaboratori.
In alto da sinistra Fabio Venezia, Gianluca Rizza, Maurizio Diliberto, Daniele e Salvatore Venti, Alfonso Verdone,
Silvio Zaami. In basso da sinistra Alberto Sardo, Vicky Dolcemascolo, Ivano Rinaldo, Donatello Polizzi, Pippo
Grosso, Laura Gruttadauria, Anna Nicosiano, Enza La Valle, Tony Maganuco
ni che si riunivano al viale della
Regione avevano voglia di partecipare e telefonavano. Il notturno
del compianto Dario Mastrosimone, dalla voce straordinaria,
era imperdibile: lettura di poesie,
canzoni dolci e in particolare ragazze che telefonavano
in continuazione sino alle
tre di notte. Pippo ricorda:
“Nel 1977, dopo neanche
un anno di vita della radio, fummo contattati
da Miss Italia per organizzare e far svolgere le
selezioni provinciali,
io e Gigi Corso non
ci fermavamo un attimo”. Gigi Corso (geniale nella riscrittura
satirica delle canzoni
più famose), figura
storica di CL1 era
inoltre nel gruppo, del
quale faceva parte anche Giorgio
Villa, Michele Abbate ed il catanese Giovanni Lanteri, che aveva
ideato e realizzato il Parpaglione
e gli Sparlantini: due sferzanti ed
inarrivabili trasmissioni di satira
politica che la domenica mattina
inchiodavano i nisseni nelle loro
abitazioni. Radio cl 1 vanta la
primogenitura nelle radiocronache delle gare della Nissa. Prima i
risultati si ottenevano telefonicamente, erano scritti su un foglio
di carta e collo-
cati, la domenica
pomeriggio, su una parete del
Caffè Romano. Le dirette rappresentarono una novità strabiliante.
“Io e Massimo De Luca, impareg-
giabile radiocronista, partivamo
per la trasferta. Disponevamo di
una nostra apparecchiatura che
però andava collegata ad un telefono fisso in un raggio di cento
metri dallo stadio. Massimo, era
un mito. Iniziava a citofonare ed
entrare nelle case delle persone
sino a quando trovava qualcuno che gli consentiva, l’allaccio;
ovviamente la
telefonata partiva dalla radio
dunque le spese
erano a nostro
carico. Massimo
non ha mai fallito
ha sempre trovato
qualcuno”. Impossibile ricordare tutti i
nomi e le trasmissioni ma Pippo ci tiene
a sottolineare: “Abbiamo sempre inteso la
radio come un servizio
alla città. Siamo forti di
trentasei anni di libertà ed onestà
intellettuale, questo è il nostro
credo ed il nostro marchio” .
Un radiogiornale libero era il
sogno di Pippo Grosso, nel 1976
in forza al Giornale di Sicilia. Il
radiogiornale di CL1 è sempre
stato segnato dall’assoluta fedeltà alla notizia senza nessuna
coloritura politica. La redazione ha dato modo a moltissimi
ragazzi di maturare un’esperienza che si è dimostrata poi
fondamentale per l’acquisizione
della professionalità necessaria
per affermarsi come giornalisti.
La radio si è rivelata una fucina
di talenti che in piena autonomia hanno mostrato le proprie
capacità. Questo è un elenco
incompleto (rigorosamente alfabetico) di chi nel corso degli
anni ha offerto il proprio contributo lavorativo: Alessandro
Anzalone, Igor Campo, Nicola Di Giugno, Vincenzo Falci,
Stefano Gallo, Michele Giarratana, Lino Lacagnina, Lillo
Leonardi, Sergio Montagnino,
Giuseppe Martorana, Lucilla
Rovetto, Redo Ruiz, Alessandro Silverio; si notano alcuni
dei giornalisti di maggior prestigio della nostra città. La prima edizione fu affidata all’indimenticato Antonio La China,
giornalista prima dell’Ora e poi
del Giornale di Sicilia, ed alla
compianta Nuccia Grosso. L’assoluta indipendenza e lo spirito
di servizio rappresentarono un
elemento di rottura nel mondo dell’informazione locale di
allora. Un periodo d’oro, evidenziato dagli ascolti cospicui,
che permise alla radio di consolidare la propria attendibili-
tà sul territorio. La crescita di
questa emittente radiofonica è
indissolubilmente legata al miglioramento costante dell’informazione ed al mantenimento dell’assoluta indipendenza.
Coloro i quali hanno lavorato
per la redazione hanno tenuto
fede alle indicazioni dell’editore
ed allo spirito di servizio insito
nel dna di una radio locale. La
possibilità di ascoltare la radio
non più soltanto in maniera
classica ma anche in streaming
o con le varie applicazioni per
iPad, iPhone ed Android, ha
allargato e internazionalizzato il bacino degli utenti. I dati
ufficiali del sito certificano che,
negli orari di messa in onda
dell’informazione, si attivano
centinaia di contatti in varie
nazioni del mondo: Belgio,
Canada, New York, New Jersey, San Paolo, Sudan, Svizzera.
Nisseni residenti all’estero, o
che vi si trovano per viaggi di
lavoro o di vacanza e che vogliono essere informati sui fatti
di Caltanissetta. Un aneddoto
illustra chiaramente questa situazione. Un signore nativo di
Riesi, ma da circa nove anni residente in Belgio, ha telefonato,
presso gli studi, per ringraziare
Radio CL1. “Per avere notizie,
chiamo mio cugino che mi dice
sempre, non ti preoccupare
tutto a posto. Da quando ho
scoperto, tramite i miei figli, la
radio ed il radiogiornale della
sera mi sento quasi più vicino
a casa. Ogni sera, dopo il lavoro, torno nella mia abitazione,
e vi ascolto. Grazie. Prima di
salutare, volevo dirvi ma… c’è
da pagare qualche cosa poiché
io vi ascolto sempre?”. Attualmente il redattore è il dinamico
Alberto Sardo, coadiuvato da
Ivano Rinaldo; la lettura è affidata all’inconfondibile e mitica
voce di Anna Nicosiano.
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A sinistra la sala
espositiva dell’associazione “Piccoli gruppi sacri”
in via Palermo.
A destra un
momento della
cerimonia.
Sotto una foto
che ritrae i congiunti dell’artista.
LA CERIMONIA. Un largo intitolato allo scultore Capizzi
Dal 29 marzo
“‘u chianu
dell’annona”
porta il nome
di un artista
che ha dalto molto
all’arte nissena.
Lembo della città dedicata
al “papà” delle Varicedde
di Alessandro Maria Barrafranca
G
iovedì 29 marzo, al
cospetto di un folto
pubblico, si è svolta la cerimonia per l’intitolazione del largo compreso
tra le vie Palermo, Ajala
e Girgenti
conosciuto dal popolo con
il nome di
“chianu di
l ’a n n o n a”,
allo scultore
locale Salvatore Capizzi,
il “papà delle
“v ar i c e d d e” ;
uomo di poche
parole, di grande manualità e
innata dote per
l’arte figurativa.
Alla cerimonia
hanno preso parte, oltre ai figli
Giuseppe e Lucia
ed ai parenti, il Vescovo,
il Sindaco e il presidente
dell’associazione “Piccoli
gruppi sacri”, Nicola Spe-
na, su proposta del quale
l’amministrazione comunale ha intitolato il predetto spiazzo all’artista nisseno.
T a l e
iniziativa, che segue di
qualche anno l’apertura in
via Palermo di una piccola
sala espositiva permanente, inaugurata nel dicem-
bre del 2009, mira a tributare il giusto merito ad un
artista-artigiano per troppi
anni dimenticato
nell’oblio di una
città poco attenta
ai suoi figli più
illustri.
Oggi questo «sogno» - come lo
stesso Spena lo
definisce - trova il suo compimento e il
predetto scultore può vantare di aver
“p r e s t a t o”
il proprio
nome alla
toponomastica di
un luogo
carico di
storia posto a pochi
passi della piazza Garibaldi.
Approfittando dell’occasione proviamo a ripercorrere, se pur brevemente, la
vicenda umana ed artistica
Il Vescovo Russotto con Nicola Spena, presidente dell’associazione “Piccoli gruppi sacri”
di questo personaggio, per
certi versi ancora da scoprire, al cui nome si lega
inscindibilmente quello
della processione del Mercoledì Santo per la quale
ha realizzato ben dieci “varicedde”.
Salvatore Capizzi nasce a
Caltanissetta l’1 gennaio
1907 da Giuseppe e Lucia
Cardella. Sin dall’infanzia
mostra una spiccata predisposizione nel disegno e
nella scultura, che lo stesso
affina dopo qualche iniziale perplessità della madre,
rimasta vedova nel 1911,
in una nota bottega di Palermo.
Fatto ritorno nella città
natale, mette su un piccolo studio in via Greci
- quartiere della “Saccara”
- imponendosi tra i più rinomati scultori del centro
Sicilia.
Nel 1937 Salvatore, allora trentenne, sposa Biagia
Scarlata da cui ebbe tre
figli: Giuseppe, Gaetano e
Lucia.
Accresciutisi gli ordini,
soprattutto di opere in
marmo destinate al locale
cimitero cittadino, questi
si trova nella necessità di
trasferire il suo laboratorio
in uno spazio più grande
che individua in via Angeli
a pochi passi dalla chiesa
di San Domenico.
In questi anni giungono molte commesse delle
“varicedde” e di sculture
in legno. Capizzi, difatti,
si distingue nel capoluogo
non solo per la costruzione dei gruppi statuari del
Mercoledì Santo, ma anche
per pregevoli opere ad intaglio.
Una lunga e prolifera attività artistica quella di “don
Turriddu” - come era simpaticamente chiamato dai
conoscenti – che, interrotta pochi anni prima della
sua morte avvenuta nel
1991, lascerà, soprattutto
nel Nisseno, i “graffi” della sua ineguagliabile dote
scultorea.
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Settimana Santa
Hi-Tech
L’IDEA. Con QR Cultura la “Settimana Santa” finirà sui dispositivi mobili
La storia delle Vare in un click
di Marco Benanti
Un QR Code,
una sorta
di codice
di riconoscimento
tecnologico,
verra posizionato
su ogni
simulacro.
A
ccostare il proprio telefonino o dispositivo elettronico
di ultima generazione ad un
m onu m e nto,
un bene architettonico, una
chiesa o un palazzo di interesse
storico
ed
accedere comodamente a
spiegazioni, cenni storici,
foto e video in più lingue, stando comodamente fermi a godere del bene. Non è
fantascienza ma un
ritrovato elettro-
nico di cui la città di Caltanissetta sta dotandosi
pioneristicamente rispetto alle
altre città siciliane. L’idea è
tanto semplice
quanto geniale,
la sua applicazione ingegneristica è frutto
di studi e ricerche
di professionisti,
(anche quelli
nisseni!) che
da una intuizione stanno
i n ne s c and o
una sorta di
rivoluzione
culturale. Stia-
mo parlando del QR Code
(Quick Response): si tratta di una piccola matrice
adesiva che contiene un
codice
bidimensionale,
paragonabile al più conosciuto codice a barre, che
consente la decodifica veloce del proprio contenuto,
collegato ad informazioni
depositate su internet ed
ottimizzate per la fruizione
tramite dispositivi mobili. In sostanza applicando
tali piccoli adesivi quadrati
nelle adiacenze dei principali monumenti cittadini
o luoghi di interesse, quali,
chiese, musei palazzi storici e così via, si riesce a dare
al cittadino, turista o semplice curioso tutte le informazioni principali
sul bene attraverso
il proprio telefono
cellulare o palmare.
Oggi rispetto al recente passato anche
per via della contrazione dei costi, notevole diffusione hanno
gli smartphone i tablet
ed i palmari, strumenti
dotati
di tecnologie
multimediali e
di connessione
ad internet. Per
una intuizione quasi fortuita dicevamo, dopo aver
visto una pubblicità su una
rivista nazionale in cui si
usava un QR per rimandare ad un sito internet, un
gruppo di nisseni ha capito
che con quel codice poteva
aprirsi un mondo di servizi ed utilities. Il turismo
prima di tutto. “ E perché
non associare l’high tech
alla cartapesta delle
vare?” Questo hanno
pensato i soci della Logos srl, società che ha
depositato il brevetto
di QR Cultura. E se
applicassimo un QR ad
ogni Vara? Detto fatto! Attraverso un
protocollo di intesa con l’Amministrazione
C omu n a l e ,
e la Sovrintendenza ai
Beni Culturali, da
quest’anno
ogni grande gruppo quindi
ogni Vara,
ed ogni Varicedda vedrà applicato
sul supporto,
in maniera discreta
e non invasiva un
adesivo
QR. Il cittadino che
dispone di uno smartphone o di un tablet puntando con la fotocamera e
www.ilfattonisseno.it
Aprile
Cos’è il QR Code
Come funziona
sta per “Quick Response”, un
codice bidimensionale a matrice che consente la decodifica veloce del
proprio contenuto, collegato ad informazioni appoggiate sulla rete internet,
ed ottimizzate per la fruizione tramite
dispositivi mobili. Pochi i requisiti necessari: tutti gli smatphone sono abilitati e il software per leggere il codice è
gratuito
1. verificare che sul tuo dispositivo mobile o smartphone
sia presente un software per la lettura del QR Code, altrimenti vai sul sito www.inigma.mobi o scarica uno dei
software indicati sotto;
2. installa gratuitamente ed automaticamente il software;
3. apri l’applicazione scaricata o il software preinstallato;
4. inquadra il codice con l’obiettivo della fotocamera sul
dispositivo;
5. accedi ai contenuti.
Qr
25
CENNI STORICI. Riti d’altri tempi
La “Giunta”, festa
di Resurrezione
di un antico passato
software per leggere QR Code: TapMedia, ZXing, Jared, Bee Tagg, i-nigma. Scaricali sul sito www.qrcultura.it
di Alessandro Maria Barrafranca
Con uno smartphone
o un tablet,
scaricando
un’applicazione ,
si potrà accedere
a filmati, foto,
cenni storici
e microdocumentari.
scaricando una apposita
applicazione gratuita potrà
accedere a filmati, fotografie, cenni storici e specifici
minidocumentari, già realizzati da un’altra società
nissena, la Puzzlecomunicazione. Ogni Codice QR
così applicato al bene di interesse turistico diviene un
punto d’accesso per capire
la storia ed il contesto. L’intenzione non è però quella
di creare una sorta di Wikipedia tascabile dei monumenti, ma offrirà degli
spunti per una successiva
e più approfondita ricerca storica e documentale.
Inoltre il cittadino o il turista, navigando per i filmati
ed i documenti correlati,
anche nella propria lingua,
potrà divenire parte di una
community, arricchendo
la piattaforma sociale con
il proprio commento, le
proprie istantanee, condividendo quindi delle emozioni alla stregua di quanto
accade sui più diffusi social
network. Sono già diversi i
monumenti cittadini sui
quali è applicato un QR,
tra questi la fontana del
Tritone, la Cattedrale ed
ancora il Palazzo dell’Ente
Provincia. Avvicinando a
questi un dispositivo di ultima generazione si accederà al sito internet di QR
Cultura dove si troveranno
spiegazioni, foto ed altre
informazioni. Tra queste
anche indicazioni stradali,
i locali tipici dove assaggiare le squisitezze nissene,
insomma un mondo a portata di click, anzi di tuoch!
Promozione del territorio
insomma a costo zero, per
la serie laddove non arrivano gli Enti locali, alle
prese con mille grattacapi,
perdendo a volte
treni già in corsa
si potrà inoltre guardare
dei mini video che descrivono anche in sonoro cosa
si sta guardando. Dal menù
sarà inoltre possibile scegliere la lingua di preferenza, Italiano ed Inglese per
il momento, anche se tra
non molto tempo, quando
il progetto avrà anche la
dovuta copertura finanziaria si potranno avere
traduzioni e
Nella pagina accanto lo staff
della logos srl che in queste
settimane ha incessantemente lavorato per regalare
ai nisseni una Settimana
Santa hi-tech.
A sinistra evidenziato il QR
che verrà applicato con
supporto adesivo sia sulle
Varicedde del Mercoledì
Santo che sulle Vare del
Giovedì
testi anche in altre lingue. Lo stesso procedimento è stato
adottato anche per i piccoli
gruppi, ognuno dei quali
recherà nella pare bassa un
QR con relativa cifratura
per il rimando al sito ed
alle spiegazioni. Per l’utilizzo del QR i dispositivi
necessitano dell’accesso ad
internet. Per tale motivo la
Logos srl ha invitato gli uffici di Palazzo del Carmine
a far funzionare il sistema
di wi-fi cittadino già istallato diversi mesi fa e non
ancora perfettamente funzionante. Una iniziativa
che richiede oltre una precisa competenza tecnica,
anche l’ausilio di professionalità specializzate che al
momento hanno collaborato in maniera totalmente
gratuita, dalla ricerca storica e l’arrangiamento dei testi, dal doppiaggio ai montaggi dei video ed ancora
dalle fotografie alla stampa
delle brochures esplicative
che verranno distribuite
per i negozi cittadini. Tre
gli aspetti fondamentali di
questa applicazione del Qr
Code: la tecnologia come
strumento per favorire
Cultura; l’espressione della
Cultura come patrimonio
universale dell’umanità,
resa fruibile a turisti e cittadini; la possibilità immediata della condivisione di
foto, emozioni e sensazioni
dinanzi ai monumenti in
una sorta di diario Sociale
condiviso in tutto il mondo. A Caltanissetta la tecnologia sposa la storia e la
tradizione.
(vedi i distretti turistici) ci
pensano i privati. E cosa
meglio c’è da promuovere e
far conoscere se non la Settimana Santa? Da li l’idea
della Logos e subito accolta
dall’Amministrazione comunale nissena di apporre
ad ogni gruppo sacro un
piccolo QR. Inquadrando
il codice con la fotocamera dei dispositivi attraverso
un link compariranno le
informazioni principali sui
gruppi sacri, dalla storia ai
restauri, dalla conservazione alla descrizione della
vara. Con degli auricolari
C
altanissetta ha un
ricco patrimonio di
tradizioni religiose
e folkloristiche che trovano
il loro acme nella Settimana
Santa, quando fede e tradizione si mescolano creando
un’atmosfera coinvolgente, quella stessa atmosfera
che fino al 1818 i nisseni
assaporarono per l’ormai
scomparsa consuetudine
conosciuta con il nome di
“giunta”.
La riferita processione,
retaggio della tradizione
spagnola, trae origine dalle
sacre rappresentazioni teatrali, comuni in molti paesi
della Sicilia, le quali erano
svolte all’interno di chiese
o conventi. Queste, a seguito della controriforma, che
nell’isola vide una intensa
opera di rievangelizzazione e rieducazione religiosa,
furono aspramente criticate
dal clero perché considerate motivo di distrazione per
i fedeli. Si dispose allora
di sostituire gli attori, che
inscenavano l’evento, con
artistiche statue. L’avvento
dell’epoca barocca, infine,
portò l’innovazione di compiere tale rito nelle piazze o
lungo le vie principali. In
verità, le autorità ecclesiastiche, pur tollerando tali
rappresentazioni, guardarono sempre le stesse come
spettacoli popolari poco
consoni ai Vangeli canonici e alle prescrizioni dettate
dalla Chiesa.
Anche Caltanissetta, come
detto, ebbe la sua “giunta”
che aveva luogo a partire
dalle ore dodici della domenica di Pasqua, quando,
al suono festoso delle campane, che indicavano l’im-
minente processione, si faceva uscire all’improvviso,
dalla porta principale del
Duomo, la statua del Cristo risorto. Questa, ritratta
secondo l’iconografia tradizionale, era avvolta – così
riferiscono gli storiografi
locali - in un ampio mantello di velluto color rosso
scarlatto.
Ad un segnale convenuto spesso lo sparo di razzi - si
faceva partire dalla chiesa
del Collegio di Maria la
statua di San Pietro che era
condotta lungamente, a ritmo dei tamburi, in giro per
le vie cittadine alla ricerca
del Risorto, facendo la spola per riportare alla Vergine
Maria, le notizie della sparizione di Gesù dal sepolcro,
dell’apparizione alle donne
e, infine, dopo l’incontro
con il Maestro durante una
delle varie “gite” e le corse di
ritorno, l’avvenuta Resurrezione. Non conosciamo,
tuttavia, se come ad Aidone, San Cataldo e in altre
località della Sicilia partecipassero le figure di tutti gli
Apostoli.
A quel punto la statua della
Madonna andava di corsa,
accompagnata dall’apostolo Pietro, alla ricerca del
Cristo.
Sopraggiunte le tre immagini nel piano di Santa Croce – luogo designato per
la “giunta” - la statua della
Vergine Maria, riconosciuto il figlio, era fatta procedere velocemente incontro
allo stesso e si liberava dal
lungo velo nero – simbolo
del lutto – che la ricopriva
quasi interamente.
Le campane del prospiciente monastero, intanto, sancivano, con il loro festoso
suono, l’atteso “incontro”,
mentre le tre sculture fatte
saltellare dai portatori in
segno di gioia e accompagnate dall’incessante rullo
dei tamburi che impartivano il ritmo a secondo se si
andava a passo o di corsa,
si univano in un’unica processione la quale, compostamente, procedeva alla
volta del Duomo.
Tale manifestazione, che
allietò la Pasqua dei nisseni, caratterizzò per secoli
l’identità del nostro popolo
attraverso il rito, entrando
in tal modo a far parte di
un patrimonio collettivo di
inestimabile valore religioso, antropologico e culturale oggi del tutto scomparso.
26
Aprile
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PESISTICA. Il capoluogo nisseno autentica fucina di campioni e talenti
Caltanissetta,
maestra di pesistica,
volano le “Fiamme oro”
di Leda Ingrassia
Nell’ ottobre del 2011 è nata,
la sez. giovanile nissena
della Polizia di Stato,
dall’intuizione di Salvatore
Parla e Maurizio Sardo,
grazie all’appoggio del dott.
Filippo Nicastro. In bacheca
una medaglia d’oro juniores
per Luca Parla.
C
altanissetta e la pesistica: un amore lungo una
vita. Il sollevamento pesi
sembra attirare le attenzioni dei
Nisseni fin dal 1966 quando la
disciplina fece il suo ingresso per
la prima volta in città, con l’allora
comandante dei Vigili del Fuoco
Giacomo Amico, e dove continua a vivere tutt’oggi, con sempre
maggiore forza, grazie
ad un gruppo di
atleti di successo.
Attraverso il loro
impegno il capoluogo nisseno è
infatti famoso in
tutta la penisola ed è anche
l’unico
centro di pesistica in Italia delle
Fiamme Oro, ovvero del gruppo
sportivo della Polizia di Stato. Da
una semplice passione che sfornava talenti, come poteva essere
intesa all’inizio, in questi anni
per la città la pesistica è diventata
dunque una risorsa con la vittoria di tante medaglie, con numerosi atleti nisseni all’interno della
Nazionale Italiana e con lo svolgimento della finale dei Campionati Italiani assoluti che si terranno proprio a Caltanissetta il 16 e
17 Giugno. Tra i padri fondatori
di questo progetto e responsabile
della Sezione Giovanile Nissena
delle FF.OO. c’è Salvatore Parla,
figlio di Peppe Parla, uno dei protagonisti assoluti dell’automobilismo nisseno di qualche anno fa.
Quarantotto anni, fin dal ’76 impegnato in questo sport, primatista italiano nel sollevamento con
strappo e con
slancio per
un totale
di 325 Kg,
vincitore
di otto titoli italiani e di uno
assoluto,
Salvatore Parla ha partecipato a
numerose competizioni internazionali arrivando ad aggiudicarsi la prima medaglia di bronzo
nissena agli Europei Juniores in
Turchia nel 1981. Nel 1984 Parla
è entrato a far parte del gruppo
sportivo delle Fiamme Oro dove
ha gareggiato per sei anni fino a
quando, archiviata l’attività agonistica, ha intrapreso quello che era
il suo sogno, ovvero diventare un
tecnico. “Da lì decisi di dar vita ad
un mio gruppo sportivo a Caltanissetta attraverso il quale, dopo
una lunga ricerca, anche insieme
al collega Giovanni Scarantino,
sono riuscito a trovare alcuni giovani talenti. Tra questi Maurizio
Sardo che, dopo aver vinto numerosi titoli italiani, è entrato anche
lui a far parte delle Fiamme Oro
e ha cominciato a collaborare con
me. Nel 2010, grazie al mio gruppo sportivo, siamo riusciti a portare un nostro atleta alle prime
Olimpiadi di Singapore”. A questo punto, con grande soddisfazione e amore, Salvatore mi dice
che si tratta di suo figlio Luca, ora
diciottenne, che in quella importante competizione internazionale si piazzò al sesto
posto. Solo la prima
di una serie di
s o ddisfazioni
che Luca e gli
altri giovani del
gruppo hanno
dato al loro
tecnico Salvatore, da
anni ormai
in
servizio
nella
Questura
In alto il gruppo sportivo giovanile della Polizia di Stato, a colloquio con il Questore. In basso Salvatore e Luca Parla. A destra Maurizio Sardo
di Caltanissetta insieme al collega Maurizio Sardo. “Dato il fermento che c’era attorno a questa
disciplina - continua Salvatore
Parla - con Maurizio Sardo decidemmo di mettere su un progetto
dal titolo “Abbiamo bisogno di
giovani forti e noi alleniamo la
forza” che presentammo al que-
“
Salvatore
Parla:”Uno
sport sano che
forma il fisico
ed il carattere”
store. Un’idea che il dott. Filippo
Nicastro con grande sensibilità
ed entusiasmo, convinto dell’importanza dello sport per i giovani, ha appoggiato fin dal primo
momento, consentendoci di dar
vita nell’Ottobre 2011 alla Sezione
Giovanile di Caltanissetta di pesistica delle Fiamme Oro. Raggiunto questo importante traguardo,
abbiamo tesserato sette giovani
atleti nel 2012 che si allenano
con me e Maurizio nella palestra
di Pian del Lago all’interno dello
stadio Tomaselli, messa a disposizione dal Comune”. Tra le giovani
promesse della pesistica nissena
allenate con grande impegno e
motivazione dai due poliziotti ci
sono Luca Parla, Daniele Galiano,
Sergio Lombardo, Yuri Augello,
Eliseo Salotta, Thomas Di Prima
e Gabriele Fiore. I risultati non
sono tardati ad arrivare in casa
nissena. “Sono davvero tante le
soddisfazioni che questi ragazzi
mi hanno dato. Solo per citarne
alcuni ricordo che ai Campionati
Italiani under 17 svoltisi a Febbraio a Villagrazia di Carini Daniele Galiano ha conquistato una
medaglia di bronzo: un oro invece per Luca Parla ai Campionati
Juniores di Copertino, sollevando
117 kg di strappo e 154 di slancio,
e un quinto posto ai Campionati
Italiani Senior di Verona del 17
e 18 Marzo. Con questi risultati
Luca si è collocato nella rosa degli
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Aprile
A giugno, al PalaCarelli,
i campionati Italiani
assoluti . L’ appuntamento
vedrà fra i protagonisti
molti atleti nisseni.
In palio otto titoli assoluti
maschili e sette femminili.
Salvatore Parla:”Ospitare
questo evento è un onore.
Noi faremo di tutto per
salire sul podio”
atleti di interesse
mondiale e pertanto nell’anno
in corso potrà
essere convocato dalla Nazionale Italiana
per partecipare alle competizioni internazionali”.
Nel corso
della conversazione con
Salvatore Parla, poi, non poteva
mancare un riferimento all’imminente appuntamento con i
Campionati Italiani assoluti che si
terranno a Giugno a Caltanissetta. “Ospitare una competizione di
questo livello per noi è un grande
traguardo che gratifica il nostro
impegno quotidiano. Si tratta
della manifestazione più importante che la nostra Federazione,
presieduta tra l’altro dall’atleta e
poliziotto nisseno Antonio Urso,
organizza in Italia e dalla quale
usciranno otto campioni assoluti
maschili e sette femminili. Il nostro gruppo, a mio parere, avrà la
possibilità di conquistare qualche medaglia e per
questo stiamo lavorando sodo”.
E’duro infatti il lavoro dei pesisti,
come ci conferma il tecnico Parla,
anche considerato che, ad esempio, quando si tratta di Olimpiadi sono quasi duecento
le nazioni in cui si pratica
questa disciplina e riuscire a qualificarsi è davvero difficilissimo. “Partecipare da allenatore alle
competizioni olimpiche
è un sogno, un’esperienza che per me è stata me-
ravigliosa”. Uno sport, quello del
sollevamento pesi che, come ci
racconta Salvatore Parla, richiede una fase preparatoria intensa
per acquisire una buona mobilità articolare che va poi ad unirsi
ai gesti tecnici olimpici quali lo
strappo e lo slancio. “Per questa
disciplina esistono otto categorie
di peso maschile e sette femminile, cinque classi di età, ovvero
esordienti, under 17, juniores,
senior e master. E’ uno sport che
è consigliato a tutte le età e addirittura uno studio russo
ha provato che
praticare attività
con i pesi nella
terza età aiuta a
vivere più a lungo.
Nei giovani l’attività pesistica con sovraccarichi fa crescere meglio le ossa
e poi lo sport fa bene
in quanto è educazione, corretto stile
di vita e formazione.
Proprio per diffondere questi principi,
con il mio gruppo, ci
rechiamo spesso
nelle scuole per
diffondere tra
i ragazzi la
cultura dello sport e
del vivere
bene”.
27
TENNIS. Gli internazionali a Villa Amedeo
Binomio vincente,
sport e mostra mercato.
Sinergia pubblico-privato
Si scaldano i motori per la XIV
edizione del torneo internazionale
ATP di tennis “Challenger Città
di Caltanissetta” che si svolgerà
presso il TC Villa Amedeo dal 2
al 10 giugno 2012 con un montepremi di sessantaquattromila
euro. Il Comune di Caltanissetta,
come nel passato, non si è sottratto all’impegno del patrocinio del
torneo ed è grazie all’operato del
dott. Michele Campisi e della sua
Giunta, certi della visibilità internazionale che la competizione
potenziata grazie alla disponibilità
dell’Assessore Regionale alle Attività Produttive, Marco Venturi,
che, consapevole dell’importanza del torneo internazionale, ha
concesso idoneo finanziamento
regionale.
Inoltre, la presenza della Camera
di Commercio presieduta da Antonello Montante e di numerosi
e prestigiosi sponsor consentirà
al Tennis Club di affrontare in
maniera esaustiva la complessa
macchina organizzativa dei due
garantisce al capoluogo nisseno,
che è stato possibile assicurare il
finanziamento del montepremi
anche per quest’anno.
Lo spostamento della manifestazione dalla primavera all’inizio
dell’estate è stato fortemente voluto dalla dirigenza del Club, al fine
di consentire l’effettuazione di almeno due incontri durante le ore
serali. Ciò consentirà la partecipazione anche di quella parte della
cittadinanza, di norma impegnata
nelle ore pomeridiane, che sarà
anche attratta da una mostramercato, con spettacoli canori, che
sarà allestita negli spazi di Villa
Amedeo. Codesta manifestazione
di promozione era stata effettuata, con notevole successo, dal comune nisseno nell’estate del 2011.
Quest’anno, la già citata mostramercato è stata attenzionata e sarà
eventi, ponendo in essere, come
sempre, una perfetta sinergia tra
pubblico e privato. Una collaborazione che si è già rivelata proficua
nel mese di marzo; nella prima
decade il circolo è stato gravemente danneggiato dalle raffiche
di vento che hanno imperversato
sul capoluogo nisseno. L’operosità
del TC Villa Amedeo ed il supporto amministrativo-logistico delle
amministrazioni, hanno consentito il ripristino della struttura in
tempi record. Risistemata la sede,
sono stati già avviati i lavori di allestimento del torneo a partire dal
rifacimento dei quattro campi in
terra rossa. Un binomio, torneo
internazionale di tennis - mostra
mercato, che ha tutte le carte in
regola per regalare alla nostra città
una vetrina mediatica mondiale di
assoluta preminenza
28
Aprile
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CURIOSITA’ E HOBBY. Il talento di creare piccoli strumenti in acciaio
Il sancataldese
“demiurgo”
della miniatura
di Lello Lombardo
L’ artista autodidatta
sancataldese,
costruisce
congegni funzionanti
di piccole dimensioni,
utilizzando
prevalentemente
materiali di scarto.
T
rapano a colonna, troncatrice, sega a nastro elettrica, molatrice, calibro,
chiave inglese e tanti altri ancora, tutti rigorosamente in miniatura e funzionanti; non stiamo
parlando del fantastico mondo
lillipuziano ma di una realtà
che si concretizza con tenacia,
pazienza, utilizzando materiali
di scarto (quasi sempre l’acciaio), costruendo personalmente
utensili che servono per realizzare particolari componenti da
assemblare: tutto questo è quello
che riesce a creare Michele Cravotta, uno dei talenti contemporanei che San Cataldo riesce ad
esprimere.
La miniatura è qualcosa che “in
piccolo crea l’idea del grande”.
Per capire la miniatura è opportuno accostarla al fenomeno dell’uso della parodia nella
comunicazione. Leggendo una
parodia del “Don Chisciotte”, si
ragiona “in stereofonia”: in una
parte del cervello risuona il testo
parodiato, nell’altra il testo originale; la mente fa veloci confronti
tra i due e si “compiace” di seguire due pensieri in uno. Con
le miniature accade più o meno
lo stesso. Si osserva una riproduzione in piccolo e si pensa anche
alla versione originale. La mente
fa confronti a velocità subliminali e, il racconto di osservazioni, è
doppio, moltiplicato.
L’artista Cravotta con le “sue
creature” ci porta in questa “dimensione” (il doppio senso è
ineluttabile); si rimane stupefatti
nell’ammirare questi splendidi
“gioiellini” in miniatura e ancor più, quando questi vengono
messe in azione. Lo sbalordito
ammiratore, superando il primo attimo di disorientamento, si
chiede: come fa a crearli? Inevitabilmente si viene proiettati in
un mondo fiabesco; spera che
l’artista si distragga per avere l’occasione di farlo funzionare personalmente, soddisfacendo così,
quella legge di natura che, non
appena si creano le condizioni,
ci riporta ad essere “piccoli”. Ma
come è nata questa passione?
“Sono stato sempre interessatodice l’artista- all’evoluzione de-
gli attrezzi di lavoro; svolgevo
un lavoro che mi permetteva di
“
Il costruttore:
“Ho edificato
un piccolo
laboratorio
e coltivato
il mio sogno”
avere dei ritagli di tempo libero
e così ho costruito un piccolo laboratorio che mi ha permesso di
concretizzare un sogno da tempo coltivato”.
Soffermandosi a guardare la micro cucina economica a legna si
viene proiettati in un tempo fatto
di sapori genuini e calore delle
“famiglie di una volta”, dove bastava impastare un po’ di farina
per rendere felici i ragazzi.
Sicuramente le opere dell’artista non sfigurerebbero, nel confronto, con altre esposte da quel
signore molto particolare, Dan
Ohlmann (realizza, anche, effetti
speciali per il cinema) al Museo
delle Miniature di Lione. “E’ un
peccato che a San Cataldo- dice
Cravotta - non esista un museo,
una sala esposizione permanente
dove gli artisti, magari alternandosi, possano avere l’occasione
di mettere in evidenza il frutto
dell’estro e della genialità, condividere esperienze, creare una
comunità, con il coinvolgimen-
to del pubblico, di sostenitori
dell’arte”.
L’eclettico autodidatta artista realizza anche sculture in legno;
nel decimo anniversario della
scomparsa di Michele Abbate, ha
donato al comune di Caltanissetta un quadro in basso rilievo
raffigurante il compianto sindaco. Molti sancataldesi hanno
avuto modo di ammirare, altresì,
seppur esposti in una vetrina di
un negozio, sia le “Vare” che i
“Sanpauluna”, realizzati in legno
e sempre in miniatura, della Settimana Santa sancataldese.
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30
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IMPRENDITORIA AGRICOLA. Francesco Cucurullo racconta la sua esperienza in campagna
“ IL MIO
CAVALLO
DI TROIA”
di Cecilia Miraglia
La Masseria del Feudo
si estende per 110
ettari, 15 coltivati a
vite, il resto da altre
filiere, frutticola,
olivicola, zootecnica e
seminativo
N
on mi era mai capitato
prima d’ora di sentire un
accostamento simile: il
vino è stato il mio cavallo di Troia. Eppure per Francesco Cucurullo, della Masseria del Feudo,
è proprio azzeccato. La masseria
fino al 1906 era appartenuta al
conte Branciforti, poi acquistata dal bisnonno di Francesco,
passata al padre e infine oggi
gestita dalle sapienti mani sue
e della sorella Carolina. Azienda non solo bella esteticamente
grazie agli ampi spazi esterni ed
interni ma soprattutto profondamente vissuta. Quando nel 1998
Francesco si lasciò sedurre dal
mondo vitivinicolo non immaginava che lasciare la scrivania
da consulente aziendale e investire nella “campagna” lo avrebbe
portato ad impegnare la sua vita
a 360° per occuparsi non solo di
vino ma anche di agrumi, olive e
addirittura mucche! Fino a quel
giorno il padre non aveva pensato di tenere le uve prodotte per
sé e lavorarle, preferiva venderle
ad altri, ma l’enologo Tachis (che
in quegli anni si trovava all’Istituto Nazionale della vite e del
vino), suggerì loro di sperimentare delle micro vinificazioni che
risultarono di buon livello. Sempre Tachis consigliò di investire
nell’acquisto di sylos rivestiti internamente in cemento per creare la stessa micro ossigenazione
del sughero ed effettivamente “da
allora investimenti ne sono stati
fatti tanti” dice Francesco “che
hanno alzato il livello dell’azien-
“
“Vogliamo
raggiungere il
concetto di
equilibrio
vegeto-produttivo”
da e che mi portano oggi a fare
un bilancio assolutamente positivo”. In tutto possiedono 110
ettari di cui 15 sono coltivati a
vite,mentre il resto è occupato da
altre filiere, la frutticola (pesche,
susine, arance), la olivicola, zootecnica (latte e carne) e seminativo (foraggi e grano). “Il vino ha
sicuramente più appeal rispetto
gli altri prodotti” precisa Francesco “ma molti turisti vengono in
azienda con l’intento di passare
una intera giornata e anche oltre
in nostra compagnia, per questo
proponiamo loro
anche una formula con B&B
per poter fare
la colazione, un
light lunch e una wine tasting
assaggiando tutti i prodotti delle
nostre filiere”. Lui stesso sopperisce alla mancanza di tour operators specializzati nel settore
enogastronomico e così quando
il turista canadese, svedese o milanese si trova in azienda da lui,
Francesco si prodiga a suggerire
ristoranti e altre aziende che meritano una sosta. In particolar
modo il turista straniero è interessato al lavoro agricolo quando
viene eseguito con certificazioni
che ne garantiscono la provenienza e il non utilizzo di agenti chimici “perché questi ultimi
accorciano la vita delle piante
anche se servono per aumentarne la produzione. L’imprenditore
agricolo” incalza Francesco “deve
raggiungere il concetto di equilibrio vegeto-produttivo, e chiedere alla pianta il giusto e non
stressarla con sostanze oltretutto inquinanti. Questo vuol dire
biologico”. Purtroppo qui nella
nostra terra non è ancora molto
compreso mentre il vino biologi-
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Aprile
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Una guida sugli alimenti “puri e puliti”
Biologico: perchè?
In Italia esistono nove
organismi di controllo
accreditati dal Ministero
delle Risorse Agricole e
dall’Unione Europea.
Indirizzano le aziende
che si dedicano
al biologico
S
Nella pagina di sinistra, Carolina e
Francesco Cucurullo.
Sopra alcune immagini dell’azienda agricola.
co è molto richiesto all’estero,
allora per adeguare l’azienda
alla richiesta del mercato ha deciso di reinnestare un vigneto,
togliendo lo Chardonnay che
ha troppa concorrenza all’estero, e impiantando altro Nero
d’Avola che è invece sempre
più desiderato. “Lascerò solo
un ettaro circa di Chardonnay, per continuare a produrre
il mio Haermosa, che ha uno
spiccato legame col territorio e
lo rende unico e differente da
tutti gli altri chardonnay della
Sicilia”. In Italia vendono circa
il 60% del prodotto e il resto
all’estero (Germania, Svizzera,
Inghilterra, Stati Uniti), ma il
loro sogno è quello di specializzarsi nella commercializzazione diretta in azienda, anche così da contribuire ad uno
sviluppo turistico della nostra
provincia. “La crisi economica
ti ha toccato più o meno direttamente?” gli chiedo. “Per me
è ordinaria amministrazione” risponde con un sorriso
“nel senso che, i primi vini li
ho prodotti nel biennio 20042005 quando già si sentivano
i primi scoppiettii della crisi,
quindi ci sono nato dentro e
mi sono abituato a conviverci”.
Oggi però la viviamo più che
mai, ed è sgradevole vedere che
tanti giovani nisseni vanno via
magari trovando al nord lavori
più faticosi e insalubri (come
operai in fabbrica) pur di non
stare in campagna a svolgere
lavori che sono da loro considerati umili. I braccianti fissi
sono locali anziani con tanta
esperienza alle spalle ma non
essendoci ricambio generazionale, lasciano il posto a rumeni o stranieri armati di buona
volontà che però tante volte bistrattiamo. Per concludere gli
chiedo se da quando ha lasciato la scrivania di consulente
aziendale si è mai guardato indietro e ha detto “Ma cu mu fici
fari?”. La sua risposta non ha
un attimo di esitazione “Tutti
i giorni. In questo ambiente ho
conosciuto troppi imbroglioni,
finti imprenditori, concorrenti
sleali e collusi con la mafia,ma
forse pensandoci bene ….li
trovi un po’ dovunque. L’amore per questa terra e per il vino
mi danno la forza e il coraggio
per continuare. A fare il commercialista avrei avuto più soldi e più tempo libero,ma meno
sogni”. Forza Francesco non
demordere perché non sarai
solo durante questo bellissimo
viaggio!
emplice. Perché l’agricoltura biologica è finalizzata
alla produzione di cibi e bevande che mantengano integre
le loro proprietà naturali e alla
conservazione del territorio e degli aspetti paesaggistici. A questo
scopo l’agricoltore unirà le sue
conoscenze antiche con le tecniche moderne,e in particolare col
rispetto dei cicli stagionali delle
coltivazioni,col potenziare la fertilità del terreno tramite concimi
organici,utilizzando prodotti antiparassitari non di sintesi (come lo
zolfo e il rame che non
danneggiano
le
piante). Ovviamente il suo lavoro dovrà essere sempre monitorato dagli organi competenti. Per
esempio in Italia ci sono circa 9
organismi di controllo accreditati
dal Ministero delle Risorse Agricole e dall’Unione Europea, ai
quali spetta il compito di indirizzare le aziende che intendono dedicarsi alla produzione biologica.
Questi organi emettono direttive,
eseguono ispezioni a sorpresa e
prelevano e analizzano campioni
di prodotto. Solo chi supera tali
controlli può definire i propri prodotti come provenienti da agricoltura biologica e riportare la dicitura in etichetta indicando il nome
dell’organismo che li ha controllati
,il numero di autorizzazione ministeriale, la sigla dell’Italia e infine con una lettera specificare se
il prodotto è fresco o trasformato
(F o T). Ma attenzione a non fare
confusione: non si tratta mai di
un “prodotto biologico” ma “proveniente da agricoltura biologica”.
Secondo le stime fornite dagli stes-
si organi di controllo
si rileva una maggiore concentrazione di
aziende che si sono
convertite proprio
al Sud e la Sicilia ne
è portabandiera.
Nel campo vitivinicolo vengono usati
rimedi naturali contro le malattie
della pianta,malattie dalle quali purtroppo nessuna pianta può
definirsi immune. Si gioca con le
fasi lunari perché la luna crescente o la luna calante influiscono in
maniera differente sulle malattie
che possono colpire il legno degli
alberi usato per la fabbricazione
delle botti o delle più piccole barriques. Insomma pian piano comprendiamo che la prevenzione si
fa direttamente nei campi per produrre il vino migliore. Infatti come
disse Oscar Wilde: “Per bere vino
mediocre c’è sempre tempo”.
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Aprile