TITOLO: L`INTOLLERANZA AL LATTOSIO

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TITOLO: L`INTOLLERANZA AL LATTOSIO
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TITOLO:
L’INTOLLERANZA AL LATTOSIO
SOMMARIO:
Lo scopo di questa dispensa è di fornire una conoscenza di base
sull’intolleranza al lattosio. Ben consci di non poter fornire tutte le
informazioni necessarie con questa dispensa, periamo comunque di creare un
utile
strumento
per
affacciarsi
o
indirizzare
il
lettore
nella
sua
documentazione. Noterete che, il materiale a disposizione sull’intolleranza al
lattosio è nettamente inferiore rispetto all’intolleranza al glutine. Purtroppo
sembra che tale intolleranza sia considerato di minore importanza rispetto ad
altre. Invitiamo il lettore a contattarci al nostro indirizzo mail o al nostro
numero di telefono per permetterci di fornirvi del materiale sempre più
completo.
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LISTA DELLE REVISIONI
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DESCRIZIONE
Originale
DATA
16/09/10
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INDICE
1
LISTA DEGLI ACRONIMI..................................................................................4
2
SCOPO ....................................................................................................................5
3
GLOSSARIO ..........................................................................................................5
4
DOCUMENTI APPLICABILI E RIFERIMENTI .............................................5
5
L’INTOLLERANZA AL LATTOSIO .................................................................6
5.1
5.2
5.3
6
SINTOMI ..............................................................................................................................................................7
I MECCANISMI DI UNA PATOLOGIA .......................................................................................................................8
DIAGNOSI E TRATTAMENTO...............................................................................................................................10
CONVIVERE CON UN’INTOLLERANZA AL LATTOSIO.........................12
6.1
6.2
ALIMENTAZIONE ...............................................................................................................................................12
ASPETTI PSICOLOGICI ........................................................................................................................................14
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1
LISTA DEGLI ACRONIMI
ASL
Azienda Sanitaria Locale
DNA
Acido desossiribonucleico
HBA
Hydrogen Breath Test
ppm
Parti per milione
RNA
acido ribonucleico
SSN
Servizio Sanitario Nazionale
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2
SCOPO
Lo scopo di questa dispensa è di fornire una visione introduttiva sull’intolleranza al lattosio
3
GLOSSARIO
In questo capitolo si riportano le definizioni principali necessarie per una corretta
comprensione del documento
Borborigmi: è il movimento sordo del gas all'interno dell'intestino, sia degli animali sia degli
umani.Si tratta di brontolii, tintinnii e gorgoglii a livello gastrico, che normalmente non
vengono uditi dagli individui
enterociti: cellule epiteliali che compongono i villi intestinali.
Patogenesi: con questo termine si identifica lo studio dei modi attraverso cui avvengono
alterazioni dello stato fisiologico in un determinato contesto morboso. Essa è il meccanismo
d’insorgenza di un processo patologico e il suo conseguente sviluppo
Peristalsi: indica la contrazione ordinata e coordinata della muscolatura liscia presente in organi
tubulari capace di determinare un movimento ondoso che consente alle sostanze contenute in questi
organi di procedere in un determinato senso.
Poltacee (feci): indica lo stato delle feci in presenza di diarra
4
DOCUMENTI APPLICABILI E RIFERIMENTI
•
Sito internet: http://www.maidirelattosio.com
•
Sito internet: http://www.intolleranzealimentari.net/
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5
L’INTOLLERANZA AL LATTOSIO
Si definisce “intolleranza al lattosio” l’insieme dei sintomi che possono presentarsi per la incapacità
di digerire il lattosio, il principale zucchero contenuto nel latte, causata da una carenza di lattasi,
l’enzima che scinde il lattosio in zuccheri semplici che vengono poi assorbiti dal tratto
gastrointestinale. Non tutte le persone che hanno una carenza di lattasi sviluppano sintomi
clinicamente rilevanti, ma quelli che li sviluppano vengono definiti “intolleranti al lattosio”.
L’intolleranza al lattosio nell’adulto è molto comune: negli Stati Uniti, fino al 22% degli adulti è
affetto da carenza di lattasi mentre i Nord-Europei hanno la prevalenza più bassa (circa il 5%).
Nell’ Europa centrale la prevalenza è circa il 30% e nell’Europa del sud sfiora il 70%, come negli
Ispanici e negli Ebrei. Non vi sono invece differenze significative di incidenza fra i due sessi. L’
espressione e l’attività della lattasi iniziano a diminuire nella maggior parte delle persone intorno ai
2 anni di vita con una riduzione progressiva geneticamente programmata, ma i sintomi di
intolleranza al lattosio raramente si sviluppano prima dei 6 anni.
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5.1
Sintomi
I sintomi più comuni dell’intolleranza al lattosio sono gastrointestinali: dolore addominale non
specifico e non focale, crampi addominali diffusi, gonfiore e tensione intestinale, aumento della
peristalsi con borborigmi facilmente auscultabili e con movimenti talora palpabili, meteorismo,
flatulenza e diarrea con feci poltacee, acquose, acide, che insorgono da una a poche ore dopo
l’ingestione di latte o latticini o comunque di alimenti contenenti lattosio. Tuttavia tali sintomi non
sono specifici: altri disordini come la ipersensibilità alle proteine del latte, reazioni allergiche ad
altri cibi, o intolleranze ad altri glicidi possono causare sintomi simili. Si stima che occorrano più di
240 ml di latte al giorno (12 grammi di lattosio) per causare sintomi in soggetti con carenza di
lattasi. L’insorgenza della sintomatologia è anche dipendente dal cibo associato, in quanto è legata
alla velocità di svuotamento gastrico: se il lattosio si sposta rapidamente dallo stomaco ad un
intestino con bassa attività lattasica, i sintomi saranno più evidenti. Quindi se il lattosio viene
ingerito insieme a carboidrati (specie i carboidrati semplici), che aumentano la velocità di
svuotamento gastrico, i sintomi sono più probabili o più intensi, mentre se viene ingerito insieme a
grassi, che riducono la velocità di svuotamento gastrico, i sintomi possono essere molto ridotti o
addirittura assenti. Nella diagnosi differenziale, bisogna tenere presente le allergie alle proteine del
cibo ed in particolare a quelle del latte e del grano, che possono mimare in parte l’intolleranza al
lattosio, e l’infiammazione della mucosa intestinale dovuta ad infezione o l’enterite da
ipersensibilità alle proteine che causano una intolleranza al lattosio secondaria.
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5.2
I meccanismi di una patologia
Il lattosio, un disaccaride presente unicamente nel latte dei mammiferi, è idrolizzato nei
monosaccaridi glucosio e galattosio sull’orletto a spazzola degli enterociti della sommità dei villi
intestinali, dall’enzima lattasi (beta-D-galattosidasi). Sembra che il lattosio aumenti l’assorbimento
di diversi minerali, compreso il calcio, il magnesio e lo zinco. Esso favorisce anche lo sviluppo di
Bifidobacterium nel colon ed è la fonte del galattosio che è un nutriente essenziale per la
formazione dei galattolipidi cerebrali. Il gene della lattasi è situato sul cromosoma 2, ma non vi
sono differenze nel DNA di individui con livelli di attività di lattasi alti o bassi; si evidenziano
invece differenze nell’ RNA messaggero (mRNA) indicando che la principale regolazione di questo
enzima avviene durante la fase di translazione del codice genetico dal nucleo della cellula ai
ribosomi citoplasmatici.
Studi animali ed umani suggeriscono che esistono diversi meccanismi di modulazione per la
variabilità di espressione della lattasi nelle differenti età. La Tiroxina può promuovere la
diminuzione della espressione della lattasi nell’adolescenza, mentre l’ idrocortisone sembra
aumentare i livelli di lattasi. Nei nati prematuri che hanno una parziale deficienza di lattasi per
l’immaturità intestinale, l’espressione enzimatica può essere indotta dall’ingestione di lattosio; ciò
tuttavia non è possibile nei nati a termine né negli adulti in quanto la lattasi è un enzima noninducibile. Il miglioramento della digestione di lattosio in un bambino o in un adulto
precedentemente intollerante quindi non è causato da un processo di induzione enzimatica della
lattasi, ma dallo sviluppo di batteri che digeriscono il lattosio.
La riduzione della attività lattasica che si ha durante l’accrescimento è, come già detto,
estremamente comune ed è ereditata con carattere autosomico recessivo, e non và confusa con la
deficienza primaria congenita di lattasi che è un disordine autosomico recessivo estremamente raro
che porta ad una completa assenza di espressione della lattasi. La persistenza della attività della
lattasi nell’ adulto viene invece ereditata come carattere autosomico dominante. La carenza di
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lattasi acquisita (o secondaria) è invece per definizione un fenomeno transitorio, ed è dovuta al
danneggiamento della mucosa intestinale da parte di processi infettivi, allergici o infiammatori e si
risolve quando la malattia di fondo viene curata e la guarigione della mucosa intestinale ripristina
gli enzimi dell’orletto a spazzole dei villi.
La scarsa attività lattasica nell’intestino tenue permette al lattosio di passare indigerito nel colon.
Qui, lo zucchero viene fermentato dalla flora batterica intestinale fino a produrre idrogeno ed acidi
organici. Il gas produce distensione addominale, crea la sensazione di gonfiore, crampi e dolori
addominali. Gli acidi organici possono essere assorbiti, ma raramente la quantità prodotta può
essere tale da causare sintomi sistemici o acidosi metabolica.
L’attività della lattasi nell’intestino fetale aumenta progressivamente nel 3° trimestre e raggiunge la
massima espressione al termine della gravidanza. I nati pretermine hanno quindi livelli di lattasi più
bassi dei nati a termine. Dei nati alla 28° settimana di gestazione, solo pochi hanno una attività
lattasica intestinale significativa, mentre circa il 40% dei nati alla 34° settimana sviluppano una
attività enzimatica significativa. La prematurità neonatale è l’unico periodo in cui può essere
indotta la produzione e l’espressione dell’attività lattasica. Poiché la carenza congenita di lattasi è
estremamente rara, nei neonati con sintomi di intolleranza al lattosio devono essere considerate le
più comuni forme di malassorbimento di glucosio o galattosio oppure la allergia alle proteine del
latte.
L’attività lattasica è geneticamente programmata per diminuire intorno ai 2 anni di vita. I segni e
sintomi in genere non divengono clinicamente apparenti fino all’età di 6-7 anni e possono restare in
apparenti fino all’età adulta a seconda della quantità di lattosio ingerito nella dieta e della velocità
di diminuzione della attività lattasica intestinale. L’attività enzimatica della lattasi è strettamente
correlata con l’età, senza riguardo per i sintomi.
La carenza di lattasi secondaria a danno della mucosa intestinale può insorgere a qualunque età, ma
i più suscettibili sono in bambini al di sotto dei 2 anni di vita perché hanno un intestino molto
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sensibile agli agenti infettivi, hanno una bassa riserva di enzima per la più piccola superficie
intestinale e dipendono quasi esclusivamente da una nutrizione basata su prodotti del latte.
5.3
Diagnosi e trattamento
E’ quanto meno discutibile fare diagnosi di intolleranza al lattosio basandosi sulla scomparsa dei
sintomi in seguito a dieta di eliminazione dei prodotti contenenti lattosio, in quanto gli stessi
sintomi possono essere dovuti ad esempio ad una allergia alle proteine del latte, specialmente nei
bambini. Per fare diagnosi sono quindi necessari esami diagnostici di laboratorio.
L’analisi delle feci mostra una aumentata acidità (pH inferiore a 5.5) e la presenza di sostanze
riducenti, che indicano che i carboidrati non sono stati assorbiti. Tuttavia tali alterazioni nelle feci
sono presenti in tutte le sindromi da malassorbimento di carboidrati ed anche nella “Sindrome da
Sovraccrescita Batterica” nel tenue.
Fra i test diagnostici non invasivi, particolare importanza assume il cosiddetto HBT (Hydrogen
Breath Test) cioè “test del respiro all’ idrogeno”. Il meccanismo su cui si basa il “test del respiro” è
semplice: il malassorbimento del lattosio porta alla fermentazione dello zucchero da parte della
flora batterica intestinale con produzione di idrogeno che viene assorbito nel sangue ed eliminato
attraverso i polmoni. Il malassorbimento del lattosio può quindi essere dimostrato dall’aumento
della quantità di idrogeno esalato dopo l’assunzione orale di 20 g di lattosio e bisogna effettuare
delle insufflazioni ad intervalli di mezz’ora dentro un apparecchio elettronico che misura la quantità
di idrogeno nel fiato (dove in teoria non dovrebbe essere presente). Tale test è altamente specifico,
di facile esecuzione e di costo contenuto e rappresenta attualmente il test di prima scelta nella
diagnosi di intolleranza al lattosio. Inoltre, in presenza di flora batterica nell’intestino tenue, la
fermentazione del lattosio avviene precocemente e può causare un innalzamento precoce dei livelli
di idrogeno nel respiro (> 20 ppm), con un picco ulteriore tardivo per la fermentazione nel colon.
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Tale andamento della concentrazione di idrogeno nel respiro, può quindi essere utile nella diagnosi
della Sindrome da Sovraccrescita Batterica nel tenue. Sullo stesso principio si basa HBT al
sorbitolo, che funziona come una specie di gastroscopia macroscopica in quanto rivela la presenza
di un danno intestinale.
Fra le procedure invasive ricordiamo la biopsia della mucosa del piccolo intestino, quasi mai
necessaria per la diagnosi di intolleranza al lattosio, ma utile per individuare malassorbimenti da
causa non chiara.
Il cardine della terapia è la dieta a ridotto contenuto di lattosio. La quantità di lattosio tollerata dai
vari soggetti è variabile, pertanto è opportuno NON eliminare ma limitare gli alimenti iniziando da
quelli a più alto contenuto in lattosio (latte, yogurt, formaggi freschi) in modo da valutare la soglia
di tolleranza del paziente. Occorre quindi sperimentare sulla propria pelle Tali alimenti possono
essere sostituiti con alimenti analoghi privi di lattosio anche se non si trovano in commercio con
facilità.
Ove non sia possibile l’eliminazione di alcuni alimenti contenenti lattosio, è disponibile una Lattasi
in compresse (Lacdigest), che ingerita insieme al cibo aiuta nella digestione del lattosio. Una
compressa di Lattasi digerisce fino a 5 g di Lattosio e cioè il contenuto di 100 ml di latte vaccino.
Poiché gli alimenti contenenti grandi quantità di lattosio contengono anche grandi quantità di
calcio, è consigliabile una integrazione di calcio in tutti i pazienti sottoposti ad una stretta dieta di
eliminazione ed in particolare nei bambini che richiedono grandi quantità di calcio per lo sviluppo
osseo.
Sfortunatamente il lattosio non è contenuto solo nel latte e nei suoi derivati freschi, ma anche,
sebbene in piccole quantità, in alcuni tipi di pane, dolci al forno (ciambelloni e simili), cereali,
margarine, caramelle, merendine, salami. E’ importante imparare a leggere la composizione degli
alimenti presente sulle etichette dei prodotti. I latticini con maggior contenuto di lattosio (in
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grammi per 100g di alimento) sono: latte in polvere (30-50 g), latte di mucca (circa 5g), latte di
capra (circa 5g), latte di bufala (circa 5g), panna e burro (circa 4g), ricotta (4g).
6
CONVIVERE CON UN’INTOLLERANZA AL LATTOSIO
Convivere con un’intolleranza non è certo semplice, ma neanche impossibile. Una persona che
deve muovere i suoi primi passi con questa ingombrante” compagna di viaggio” deve considerare
due aspetti principali che tratteremo in modo separato nelle pagine seguenti. La prima è la rigida
alimentazione che è costretta a segue, mentre l’altro è la condizione psicologica spesso derivante
proprio dalle limitazioni imposte dalla dieta ferrea.
6.1
Alimentazione
In caso di intolleranza l’unica cura possibile consiste nell’eliminazione o nella riduzione del lattosio
dalla dieta. Il lattosio non sempre deve essere completamente eliminato, perché per ogni individuo
esiste un valore soglia al di sopra del quale compare tutto il fastidioso corteo sintomatologico; è
quindi importante imparare per trial and error (letteralmente prova e sbaglia) la quantità tollerata,
affidandosi anche alla lettura delle etichette commerciali.
Eliminare il lattosio dalla dieta non è in realtà così semplice come può sembrare, perché il lattosio
non è solo il principale zucchero del latte, ma è presente anche nello yogurt, nella panna, nel burro,
nei fiocchi di latte, nella mozzarella, nella ricotta. In tracce è rinvenibile anche nelle cipolle, nei
broccoli, nelle uova, nelle pere ed è pure un additivo presente in alcuni insaccati, nei farmaci e
negli integratori alimentari. In caso di soggetti particolarmente sensibili è quindi necessario
accertarsi dell’assoluta assenza di lattosio (e quindi anche di latte!) da ogni cibo consumato.
Sebbene il latte e gli alimenti a base di latte sono l’unica fonte naturale di lattosio, quest’ultimo si
trova spesso aggiunto ai cibi preparati commercialmente; le persone con bassissima tolleranza al
lattosio dovrebbero conoscere i numerosi prodotti alimentari commerciali che possono contenere
anche piccole quantità di lattosio, come
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• pane e altri prodotti da forno
•
cereali per la prima colazione
•
purea di patate istantanea
•
margarina
•
carni
•
insalata
•
caramelle e altri spuntini
•
miscele per frittelle, biscotti e torte
•
surgelati
Imparare a leggere con attenzione le etichette degli alimenti alla ricerca di latte e lattosio, ma anche
di siero di latte, ricotta, derivati del latte diventa quindi una necessità. Il lattosio è utilizzato in più
del 20 per cento dei farmaci che richiedono ricetta medica e circa il 6 per cento dei farmaci da
banco, anche molti tipi pillole anticoncezionali contengono lattosio; tuttavia questi prodotti sono
controindicati solo per le persone con grave intolleranza al lattosio.
Alcuni soggetti intolleranti riescono invece a volte a tollerare lo yogurt perché ha un basso
contenuto di lattosio, oppure sopportano l’ingestione di piccole quantità di latte.
Se si elimina il lattosio dalla dieta si ha un peggioramento nell’assorbimento del calcio ed una
cattiva mineralizzazione ossea; per questo motivo in caso di accertata intolleranza è buona norma
includere nella dieta formaggi a basso contenuto di lattosio ed assumere integratori a base di calcio.
In commercio inoltre, esistono dei preparati a base di galattosidasi (per esempio Sinaire) che si
assumono insieme all’alimento contenente lattosio per facilitarne l’assimilazione. Anche il loro uso
però, non impedisce spesso la manifestazione dei sintomi.
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Per aumentare l’apporto di calcio è bene ricordare che, in discrete quantità, è rinvenibile anche nei
legumi, nel pesce, nelle noci e in alcuni ortaggi verdi. Non è affatto presente, invece, negli olii,
negli alcolici e nello zucchero.
6.2
Aspetti psicologici
Anche in questo caso, come per la celiachia, i risvolti più evidenti sono legati alla necessità di
mantenere una dieta estremamente rigida priva di lattosio. Ciò determina in particolare tra gli
adolescenti una sensazione di diversità per il fatto di non poter fare le stesse cose che fanno gli altri.
Oltre alle problematiche riscontrabili anche in altre tipologie di intolleranze (vedi ad esempio la
dispensa sulla celiachia), l’intollerante al lattosio presenta sicuramente delle condizioni aggravanti.
Un problema gravoso e il “non riconoscimento sociale” della malattia: se ad esempio una persona
dichiara di esser celiaco ha sicuramente una buona possibilità che il proprio interlocutore conosca il
problema mentre , se una persona dichiara la propria intolleranza al lattosio, probabilmente essa
verrà sottovalutata come una semplice “sensibilità al latte” che può causare, al massimo, una lieve
dissenteria nonostante il meccanismo patologico sia il medesimo. Questo “non riconoscimento”
aggiunge un peso notevole a quelli di per se intrinsechi ad una intolleranza alimentare.
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