Tè texano Nel 1962 il programma televisivo con il più alto indice di
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Tè texano Nel 1962 il programma televisivo con il più alto indice di
Tè texano Nel 1962 il programma televisivo con il più alto indice di seguito in America era una serie chiamata “Beverly Hillbillies”. Un giorno, mentre era andato a cacciare per procurarsi del cibo, lo Zio Jed scopre per caso del petrolio nella sua proprietà – oro nero, tè texano – che improvvisamente rende multimilionari lui e l’intera famiglia che viveva in montagna tirando a campare. Di conseguenza, in seguito a questo improvviso cambio della sorte, caricano il minivan con tutte le loro cose e si trasferiscono nell’elegante Beverly Hills.Fin dalla sua nascita in Pennsylvania intorno al 1890, l’industria petrolifera è stata favorita e colpita da periodi caratterizzati da scoperte di enormi giacimenti alternati a periodi caratterizzati da sovrapproduzione e crollo dei prezzi. Gli anni Sessanta videro il Presidente Eisenhower impegnarsi nella costruzione della rete interstatale di autostrade, lunga 42.500 miglia, che dette il via libera all’esercito di automobili americane e ne stimolò enormemente il consumo di benzina. La storia che faceva da sfondo alla serie Beverly Hillbillies rispecchiava la fame insaziabile per i prodotti petroliferi tipica di quel periodo, che ha caratterizzato l’industria petrolifera. Lo stesso Texas ha svolto un ruolo molto importante, non solo per l’industria petrolifera americana ma anche a livello mondiale con la Texas Railroad Commission il cui modello di produzione e di controllo dei prezzi è stato emulato in tutto il mondo. Passando velocemente ai giorni nostri, in cui viene posta un’enfasi particolare sul rispetto per l’ambiente, notiamo che il campo di battaglia si sta muovendo in un’altra direzione. Il Texas produce ancora enormi quantità di idrocarburi ma sta emergendo uno strano scisma tra il petrolio e il gas, laddove il primo rimane a prezzi elevati mentre il secondo è a basso costo ma in maniera insostenibile. I grandissimi giacimenti di shale gas (gas naturale in depositi scistosi) scoperti negli Stati Uniti sono diventati un argomento scottante non solo per le enormi quantità di idrocarburi che essi racchiudono ma anche per i sospettosi metodi, poco rispettosi dell’ambiente, utilizzati per estrarli. Questo stesso argomento trova eco nel resto del mondo, compresa l’Australia, dove risorse non convenzionali di idrocarburi stanno diventando nuove alternative di moda alle risorse tradizionali di petrolio e gas. Non vi è alcun dubbio che la quantità a disposizione di tali idrocarburi non convenzionali sia molto vasta. La Cina, per esempio, ha annunciato questa settimana che, stando alle più recenti stime, le sue riserve di shale gas ammontano a 25,08 trilioni di metri cubi di gas recuperabile.La Polonia, secondo l’EIA (Energy Information Administration) statunitense, ha stimato che le proprie riserve recuperabili di gas ammontano a 5,3 trilioni di metri cubi, che sarebbero sufficienti a soddisfare il fabbisogno energetico del Paese per oltre 300 anni.Nel frattempo, il North Dakota ha superato la California diventando il terzo Stato americano produttore di petrolio (dopo il Texas e l’Alaska) grazie alle tecniche di fratturazione idraulica di strati rocciosi, o “fracking”, e alle trivellazioni orizzontali utilizzate per incrementare la produzione di shale gas. Infatti la produzione giornaliera è raddoppiata rispetto al 2009 superando quella dell’Ecuador, un Paese membro dell’OPEC. Per la sua configurazione geografica il North Dakota si trova proprio sopra al giacimento di shale gas di Bakken che potrebbe in futuro arrivare a produrre circa 900.000 barili al giorno, rispetto ai circa 500.000 barili prodotti al momento. Tuttavia le formazioni multiple di shale gas negli Stati Uniti non contengono solo gas. Molti giacimenti sono infatti ricchi di idrocarburi liquidi quindi le compagnie petrolifere stanno ora facendo a gara per moltiplicare i propri sforzi ed individuare gas “bagnato” in questi giacimenti enormi. L’elenco continua. Nel giugno dello scorso anno, l’AIE (Agenzia Internazionale per l’Energia) pubblicò un rapporto sull’energia mondiale che diceva che le riserve certe di gas a livello mondiale all’inizio del 2010 ammontavano a 190 trilioni di metri cubi, una quantità equivalente a 50 anni di produzione ai livelli correnti.Il rapporto dell’AIE continuava con una stima delle quantità di risorse di gas recuperabile pari a 204 trilioni di metri cubi di shale gas su un totale di 810 trilioni di metri cubi di risorse di gas naturale convenzionali e non convenzionali disponibili a livello globale a gennaio del 2010. Ma il più grande ostacolo all’utilizzo di queste risorse, precedentemente irraggiungibili, di shale gas non è sottosuolo ma sopra, dove regolamenti governativi e gruppi di ambientalisti stanno sollevando un grande polverone sull’argomento. Alcuni Paesi hanno già vietato le attività esplorative di petrolio e gas che utilizzano le tecniche di fracking dicendosi preoccupati per le ripercussioni ambientali. La Bulgaria le ha vietate in gennaio dicendo che la tecnica potrebbe causare terremoti, inquinare gravemente le falde acquifere e creare pericoli per la salute pubblica a causa degli agenti chimici utilizzati. Questo mese l’AIE ha in programma di pubblicare delle raccomandazioni sullo sviluppo dello shale gas che puntino a trovare una via di mezzo e placare le ire di produttori e ambientalisti. Le auguriamo buona fortuna. Lo shale gas (ed il petrolio racchiuso in questi giacimenti) rappresenta indubbiamente un punto di svolta per i mercati energetici internazionali. Gli USA per esempio sono netti importatori di petrolio dal 1940 ma sono in procinto di invertire tale tendenza in seguito alla loro produzione in forte sviluppo di shale gas e alla nuova produzione proveniente dal Golfo del Messico.Pertanto il tentativo di liberarsi dalla dipendenza dal petrolio importato sta gradualmente andando nella direzione giusta per gli USA: le importazioni nette di petrolio come percentuale del consumo totale negli USA sono scese dal 57% nel 2008 al 45% nel 2011, che corrisponde al livello più basso degli ultimi 16 anni. Dal punto di vista geopolitico, ciò è importante. Infatti, sostituire ogni barile di petrolio equivalente * proveniente da aree geografiche politicamente instabili come il Medio Oriente, la Nigeria o il Venezuela (e via di seguito) con la sicurezza delle risorse interne rende la vita molto più facile all’economia statunitense. (* Barrel of Oil Equivalent, unita’ di misura di energia equivalente all’energia rilasciata dalla combustione di un barile di greggio o sei mila piedi cubi di gas naturale) Chi lo sa? Forse le oche del Medio Oriente dovranno covare le proprie uova d’oro da più tempo di quanto preventivato. Naturalmente il gas naturale non è una risorsa rinnovabile ma potrebbe avere un ruolo significativo nella riduzione delle emissioni di anidride carbonica se i produttori di energia elettrica si orientano gradualmente verso il gas come combustibile, sostituendolo al carbone.