ALESSANDRO CLERICI Executive Chair World Energy

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ALESSANDRO CLERICI Executive Chair World Energy
ALESSANDRO CLERICI
Executive Chair World Energy Resources
Risorse energetiche in generale
Dalle indicazioni preliminari del Gruppo di Studio “World Energy Resources and
Technologies” viene confermato che non esiste a medio termine un serio
problema relativo alle risorse fossili; la criticità risulta dalla loro distribuzione
geografica non omogenea riaspetto ai consumi e dal come vengano “bruciate”.
In particolare sono stati confermati i rapporti R/P (riserve accertate/produzione
attuali) pari a circa 40, 60 e 160 anni per petrolio convenzionale, gas
convenzionale e carbone rispettivamente.
Dagli studi preliminari effettuati od in fase di preparazione su gas e petrolio
non convenzionali emerge chiaramente la grande disponibilità di tali risorse che
portano i rapporti R/P sopra menzionati a oltre 200 anni sia per petrolio che
per gas.
In particolare il bitume (70% in Canada delle riserve globali stimate) e gli olii
extra pesanti (Venezuela con oltre il 90% delle riserve stimate) hanno alta
viscosità e contengono prodotti addizionali negativi rispetto al petrolio
convenzionale ed hanno presentato quindi, con petrolio a basso prezzo, costi
superiori per estrazione, trasporto e raffinazione.
L’oil shale da rocce sedimentarie è stimato in circa 5 x 10 12 barili (o) ed è
particolarmente disponibile negli Stati Uniti, Brasile, Russia, Estonia, Cina,
Giordania e Marocco; anche per l’oil shale i costi di estrazione sono abbastanza
elevati rispetto ad un petrolio a basso prezzo e per questa ragione il “petrolio
non convenzionale” da bitume, olii extra pesanti ed oil shale è stato fino ad
oggi scarsamente utilizzato.
Con prezzi del petrolio stabili per anni e al di sopra di circa 90 $/barile, tali
olii non convenzionali possono diventare competitivi. E’ stato menzionato tra
l’altro che per i nuovi giacimenti di petrolio o di gas convenzionali (profondità
pozzi, località off-shore, ecc.) i costi e l’energia impiegata per l’estrazione del
combustibile sono in continuo aumento.
(o)
La produzione attuale di petrolio e’ circa 80 milioni di barili/giorno.
Shale gas
Lo shale gas ha rivoluzionato e sta rivoluzionando i mercati del gas con
particolare riferimento agli Stati Uniti che si sono resi indipendenti dalle
importazioni ed hanno in programma di iniziare dal 2015 – 2016 le
esportazioni tramite impianti di liquefazione. Gli amici americani hanno
sottolineato come tale “boom” abbia:
· Ridotto il prezzo del gas al di sotto di 4 $ alla MBTU (meno di un terzo del
prezzo in Europa e circa 1/5 del prezzo in Giappone).
· Spinto l’uso del gas in sostituzione del carbone nella produzione di elettricità.
· “Ucciso” con il suo basso prezzo il nucleare (nessun impianto merchant
previsto ad oggi e solo 4 reattori in costruzione in Stati con energia elettrica
“regolata”)
· Spinto il ritorno di un’industria chimica e di “engineering and contractor
companies” per lo sviluppo degli impianti di liquefazione.
· L’inizio di interessanti trattative commerciali legate all’export del gas (Sud
Corea, Giappone).
Occorre notare che risultando gli “associated oil/liquids” legati all’estrazione
dello shale gas molto remunerativi, il prezzo dello shale gas è “marginale”
rispetto ai profitti dal petrolio/liquidi ora a prezzi elevati e può quindi essere
giocato a valori bassi per acquisirsi una quota di mercato ad esempio rispetto
al carbone nella produzione di energia elettrica.
All’euforia degli Stati Uniti ha fatto riscontro una posizione europea di “dubbi”
sulla futura importanza dello shale gas nel futuro energetico dell’UE.
La Francia (che ha il 30% delle riserve europee di shale gas) ha bloccato le
concessioni per motivi ecologici e lo stesso ha fatto la Bulgaria; l’Ungheria ha
avuto scarsi risultati e non sono ancora chiari i ritorni delle concessioni in
Polonia. E’ stato sottolineato che risulterà fondamentale una “regolazione”
Europea condivisa per facilitare l’eventuale estrazione dello shale gas.
I rappresentanti dell’America Latina (circa il 30% delle riserve mondiali di shale
gas) hanno evidenziato l’importanza dello shale gas specie per Argentina,
Brasile e Messico che hanno oltre l’80% delle riserve del continente.
In particolare il Messico, dati i previsti sviluppi dello shale gas, ha “congelato” il
piano nucleare.
Per l’Africa, la Tunisia si sta facendo paladina della formazione di un tavolo
attorno al quale discutere il problema sia tra le nazioni che hanno potenziale
shale gas (Marocco, Algeria, Mozambico, ecc.) e sia tra quelle che potrebbero
essere potenziali acquisitori.
Per maggiori dettagli rimando a mio articolo su L’Astrolabio su gas e petrolio
non convenzionali del n° 24 del 9/4/2013
Commenti da me fatti a presentazione Birol di World Energy Outlook
- non esiste una mancanza di fonti fossili a livello globale tali da porre problemi
per la loro disponibilità; considerando enormi riserve di unconventional oil e
unconventional gas ci sono ai presenti consumi 200 anni sia di carbone,
petrolio e gas. Il problema è come bruciarli. Quale il futuro di CCS? Mi sembra
si allontani sempre più specie in Europa un reale interesse.
- shale gas ha rivoluzionato mercato US ed anche mondiale del gas… ma in
Europa, Francia (che ha 30 % di shale gas Europeo) e Bulgaria per motivi
ambientali ne vietano utilizzo e così pure SEN in Italia. Quale scenario se
ambientalismo in US e Canada interviene su decisioni dei politici che non
vogliono perdere voti?
- può considerarsi stabile prezzo basso di shale gas in US (3.5/MBTU che è
1/4-1/5 di prezzi gas in Europa) che oggi è tenuto artificialmente basso perché
gli operatori fanno i soldi con alto prezzo di “associated oil” che viene fuori con
shale gas? Una volta spiazzato il carbone per produzione di elettricità con
acquisizione di sensibile quota da parte del gas cosa avverrà? Da colloqui
personali con alcuni operatori emerge che il prezzo vero sarà tra non molto
oltre il doppio.
- sono stati sottolineati da Birol gli enormi sussidi alle fonti fossili di 525 billion
$/anno a fronte di 4.8 trillion $ dal 2011 al 2035 per le fonti rinnovabili. Se si
tiene conto che dividendo 4.8 per 25 anni si hanno circa 200 billion/anno per le
rinnovabili, i sussidi per unità di energia per le rinnovabili risultano
enormemente più grandi. Basti pensare che le fonti fossili nel 2011 hanno
contribuito per 7000 MTEP mentre le “nuove rinnovabili” per circa 100. Non c’è
quindi da meravigliarsi che i paesi che hanno/stanno sviluppando fortemente le
rinnovabili con forti sussidi (vedi Europa) ed applicano penalizzazioni alla CO2
abbiano, come mostrato nella presentazione, prezzi elevati per il kWh rispetto
alla Cina ed anche agli US e che quindi si pongano in una posizione di
debolezza nella competizione globale. E l’Italia, con il record mondiale di % di
elettricità prodotta da rinnovabili sembra se ne stia accorgendo.