raduno unitario a grado - Fondazione scientifico culturale Eugenio

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raduno unitario a grado - Fondazione scientifico culturale Eugenio
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per restituzione al mittente, che si impegna a corrispondere il diritto fisso dovuto.
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N° 6 Anno II - Settembre 2015
N° 88 Anno XIX delle pubblicazioni
Taxe Perçue in Italy
dei Dalmati di Trieste
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5$*86$
63$/$72
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=$5$
L’ON DI STEFANO RIPORTA ARIA PURA E SVELA TRISTI VERITÀ OCCULTATE
RAFFICA DI INTERROGAZIONI AL PARLAMENTO
SU ESULI, DALMAZIA, SOTTERFUGI E TRADIMENTI
Diventerà pubblico lo Statuto della Fondazione del Mercimonio con i nomi degli approfittatori.
Scuole e asili italiani in Dalmazia con l’Accordo Dini-Granić. Voto dei “rimasti” in Italia?
CESSA LA STAMPA DI DIFESA ADRIATICA
L’ANVGD SI MANGIA LA SEDE DI ROMA
L’Anvgd che riceve un finanziamento spropositato
rispetto alle modeste attività che svolge, si è impossessata
anche della sede di Roma, lasciata a tutti gli esuli
dall’indimenticabile frate padre Flaminio Rocchi.
Questa Associazione riceve circa la metà dei 2 milioni
e 300 mila euro stanziati segretamente ogni anno dallo
Stato per gli esuli. Ciò nonostante si è venduta la sede di
via Leopoldo Serra per 8-900 mila euro, lasciando Difesa
Adriatica senza redazione, e di conseguenza ha cessato le
pubblicazioni da oltre un anno. È pensare che volevano
sciogliere Il Dalmata ed inglobarlo in Difesa Adriatica per
controllarlo e silenziarlo!
Se c’era ancora qualcuno a
sostenere che la grave frat-
tura verificatasi all’interno
dell’Associazione dei Dalmati
fosse una lite tra vecchietti per
un potere che non c’è, ora è
servito. Una serie di interrogazioni al Governo presentate
dall’on. Fabrizio Di Stefano
apre una stagione di pulizie
tra le associazioni degli esuli,
nessuna esclusa: per cacciare
i mercanti dal tempio e rivitalizzare il nostro mondo. Ad
eccezione dei Dalmati Trieste,
le associazioni sono rimaste
senza giovani i quali si sono
resi conto prima degli altri
che non potevano aderire ad
una congrega di faccendieri
che avevano abbandonato la
politica intesa nel senso alto
e nobile della parola, essendosi allontanati dalla gente e
avendo perso la spinta ideale
delle origini.
Dedichiamo ad ogni interrogazione largo spazio del nostro
giornale perché sia chiaro chi
siano i mercanti e chi siano i
matti che continuano una battaglia, la santa pazzia di Rime
e di Maria, per la quale in
passato hanno dato anche la
vita un numero notevole di
dalmati, fiumani, istriani, triestini, goriziani e trentini per
quella che noi continuiamo a
chiamare Patria, dove la “P”
maiuscola non è sprecata.
NO A DUE RADUNI DEI DALMATI:
SOSPESA SENIGALLIA
RADUNO UNITARIO A GRADO
Il sondaggio fra tutti i Dalmati
per scegliere la sede più opportuna del Raduno unitario del
2015 ha dato questi risultati:
la città di Grado ha ottenuto
il 70,43% delle preferenze, la
città di Zara il 16,52%, Trieste
il 2,60% mentre altre città come
Venezia, Pescara, Milano,
Chioggia, Ancona, Pisa e Siena
hanno ottenuto singoli voti. La
città di Senigallia ha avuto un
L’on. Fabrizio Di Stefano, autore delle interrogazioni
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misero 1,74%.
Prima delle vacanze Luxardo
aveva suggerito al dott. Guido
Cace di convocare una riunione
a tre con de’Vidovich. Poi è
andato in vacanza ed al ritorno
si è dimenticato della proposta.
Infine ha precisato di dover
attendere il consenso di chissà
chi per scongiurare una frattura
che avrebbe potuto avere effetti
dirompenti.
La nostra gente ha ben capito
che sono in gioco ideali di
fondo, la cultura italiana in
Dalmazia e la vita delle Associazioni degli esuli in Italia.
Sarebbero potuti arrivare pomodori fradici e uova marce sul
doppiopetto degli ex dirigenti
del nostro Comune, cosa che
bisognava assolutamente evitare, anche se risultavano eletti
con metodi fraudolenti e quindi
sono stati destituiti. A Grado
saremo dunque tutti insieme
come prima, senza rancori e
senza spirito di rivalsa certi
però, che operazioni occulte e
decisioni segrete cesseranno
immediatamente di ammorbare
l’aria ed impedire che i giovani
disinteressati si avvicinino alle
nostre tesi.
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DALMAZIA REGIONE
D’EUROPA E DALMAZIA
REGIONE EUROPEA
Caro Renzo,
leggo sul “tuo Dalmata” l’appunto che hai rivolto alla
Scuola. Cominciamo dal
titolo: scrivi è ‘quasi uguale’,
ma sostanzialmente diverso.
“Dalmazia Regione d’Europa”
è una definizione puramente
geografica. D’Europa lo sono
tutte le regioni degli stati che
fanno parte dell’Europa; lo
sono l’Estremadura, il Tirolo
e la Calabria. Dire “Regione
Europea” ha il significato
“tommaseiano” che non è di
un solo stato. Quindi mi pare
che parlare di ‘esproprio’ sia
esagerato!
Conosco Scotti forse meglio
di te e seguo i suoi scritti da
quando nel 1994 ha pubblicato
presso l’Editrice “Elea Press”
di Salerno un libro dal significativo titolo “Terre perdute
– Riscoperta dell’italianità
della Dalmazia”. Anche la
Rivista Dalmatica ha cominciato a pubblicare da oltre 20
Lettere al Direttore
anni i suoi i suoi scritti quando
erano ancora direttori Nicolò
Luxardo e Tullio Chiarioni.
Lo Scotti essendo giunto dalle
nostre parti nel 1947 a cose
fatte non ha responsabilità su
quanto accaduto. Da coerente
comunista come contesta il
nazionalismo italiano non
esita a contestare quello slavo
per di più vivendo in Croazia e quindi esponendosi. Ho
scelto tra i suoi scritti quelli
che documentano l’italianità
dell’arte e della cultura dalmate nonché le falsità e appropriazioni indebite degli slavi.
Quindi nessuna riabilitazione
ancor meno infortunio da
parte mia ma scelta accurata
a ragion veduta. L’infortunio
forse è da parte tua perché è
norma di un buon giornalista
prima di parlare di un libro
almeno leggerlo.
Grazie comunque per “il lungo
e benemerito percorso della
GIORGIO GIADRINI
COLLABORATORE PREZIOSO
Caro Renzo,
con la mia lettera del dieci novembre 2013
ti avevo scritto in merito al nome dei Laurana ed il 27 gennaio c.a. ti avevo mandato
la fotocopia di una cartolina interessando
in ambedue i casi la signora Villani, presidente della Comunità degli italiani di Zara.
Ora, tra le mie strazze ho trovato un fascicolo (formato cm 26x36) che avevo comprato alla sua prima edizione e che riporta
proprio tutto su Francesco Luarana: testo,
Scuola Dalmata”, alla quale
ho dedicato 60 anni della mia
vita!
Cordiali saluti e “datti una
calmata” che sarà meglio per
tutti”!
Tullio Vallery
Venezia, 28 settembre 2014
Caro Tullio,
ho messo nel titoletto le denominazioni dei due libri e lascio
ai lettori giudicare se quello
pubblicato da Te non crei
quanto meno confusione con
quello pubblicato da me una
ventina di anni prima.
Su Giacomo Scotti abbiamo
notizie diverse. Nessuno lo
ha mai incolpato di essere
responsabile degli eccidi titini,
ma di essere andato in Jugoslavia di Tito nel periodo del
controesodo, quando dai cantieri di Monfalcone e perfino
di Castellammare di Stabbia
un consistente numero di lavo-
biografia e diciassette grandi riproduzioni
a colori di opere eseguite. . Ti invio la
fotocopia della copertina e della biografia
riprodotte in questo fascicolo che potrai
trovare all’antiquariato di Trieste.
Con tanti saluti a te ed alla dr.ssa Villani
che legge per conoscenza.
Giorgio Giadrini
IL DALMATA LIBERO
ratori comunisti andarono a
sostituire le maestranze italiane partite per l’esilio, nelle
industrie jugoslave rimaste
sguarnite soprattutto a Fiume.
Essendo stalinisti, finirono per
esser spediti nell'inferno di
Goli Otok, come capita spesso
a coloro che lasciano la loro
Patria naturale per adottarne
una ideologica.
Mentre Tu, e ancora prima
tutti noi lasciavamo le nostre
terre perché, non volevamo
essere comunisti, né tantomeno
jugoslavi non volevamo rinunciare alla nostra italianità. Lo
Scotti, invece, da comunista
napoletano che ignorava la
nostra storia e non aveva e non
ha il senso dell’appartenenza
nazionale, ha fatto l’inverso.
Qualche anno fa Scotti si è
presentato alle elezioni comunali di Trieste nella lista di
Rifondazione comunista che,
ancor oggi, giustifica e celebra
l’occupazione titina di Trieste (vedi il n. 5 de Il Dalmata
libero del luglio scorso).
Con l’affetto e la stima di sempre, Tuo Renzo.
Caro professore,
apprezzo la Tua ironia adatta ai tempi.
La verità è che la Fondazione del Mercimonio non prevede alcun indennizzo né agli
esuli, né ai loro discendenti. Né poco, né
tanto. Neanche un euro bucato a nessuno.
Fatti salvi i benefici per alcuni furbetti…
Caro Giorgio,
Ti sono molto grato delle notizie che
mi invii e Ti assicuro che non vanno
perdute, perché provvedo a smistarle
ai giovani ricercatori della Fondazione Rustia Traine ed a quanti si
rivolgono a noi per avere dati certi
sull’arte e sulla storia della Dalmazia.
Purtroppo non ho trovato tra gli
antiquari l’importante fascicolo
che mi segnali, ma ho incaricato
persona esperta di Internet per
ricercarlo tra i libri in vendita nei
mercatini on-line.
Grazie di tutto, Renzo
CIAPA I TUI E SCAMPA
Volete un mio consiglio? Cercate
voi esuli e discendenti di intascare
i soldi e amen. Meglio l’uovo oggi
che la gallina domani.
Giulio Vignoli
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IL DALMATA LIBERO
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INTERROGAZIONE DELL’ON. DI STEFANO AL MINISTRO DEGLI ESTERI
RENDERE PUBBLICA LA FONDAZIONE DEL MERCIMONIO
PROPOSTA AL GOVERNO A NOME DEGLI ESULI IGNARI DI TUTTO
La FederEsuli di Codarin, in combutta con Luxardo e Varisco, occulta la richiesta di
spartirsi 96 milioni di $ dell’Accordo di Osimo per indennizzare i beni espropriati da Tito
Non è bastata la vergogna
dell’Accordo di Osimo firmato
dall’Italia, senza contropartita
alcuna, per cedere la Zona B di
Trieste alla Jugoslavia nel 1976,
cioè ben dopo la fine della
guerra e quando ormai non
eravamo più nemici ma alleati
dell’Occidente.
In quell’Accordo la Jugoslavia
di Tito si impegnava a versare
all’Italia 110 milioni di dollari quale indennizzo dei beni
espropriati da Tito agli esuli
che andavano versati agli interessati. Dopo aver versato due
rate, la Jugoslavia andò in frantumi e i rimanenti 96 milioni di
dollari restarono e restano tuttora in sospeso, perché l’Italia,
sulla spinta delle Associazioni
degli esuli del tempo, formate
da personalità di ben altro
spessore di quello dei mercanti
di oggi, rifiutava di accettare
queste somme risibili rispetto
al valore dei beni cosiddetti
“abbandonati”, intendendo rinegoziare l’intera vicenda. Gli
anni sono passati ed il Ministro
degli Esteri Antonio Martino
ed il Sottosegretario agli Esteri
Livio Caputo del Governo Berlusconi bloccarono l’entrata
della Slovenia e della Croazia
nell’Unione europea fino a che
non fosse stato risolto positivamente il diritto di proprietà
dei beni degli esuli in Slovenia ed in Croazia. Poi venne il
Governo di Prodi e Fassino che,
su ordine di Clinton, ritirò il
blocco dell’Italia (vedi Il Dalmata n. 32 del luglio 2003). I
96 milioni di dollari rimasero
fermi.
Ora la FederEsuli, o chi per
essa, propone di garantirsi
un’autorevole vecchiaia proponendo allo Stato italiano di
dividere i 96 milioni di dollari
e gli interessi maturati in questo lungo periodo tra il Governo
ed una fantomatica Fondazione
di cui si vergognano di rendere
noto il sistema spartitorio con-
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tenuto nello Statuto proposto al
Governo. È stato infatti presentato un progetto di Statuto della
Fondazione al Ministero degli
Esteri (ed al Ministero dell’Economia) nel quale la FederEsuli
parlava a nome di tutti gli esuli
che restavano incredibilmente
ignari di ciò che si proponeva
a loro nome. Da prima hanno
negato che esistesse la Fondazione ed il progetto di Statuto.
Poi hanno cercato di attribuirlo all’ex Sottosegretario del
Governo Berlusconi Alfredo
Mantica, un autentico amico
degli esuli e dei Dalmati, che
ne aveva fatto un cenno in una
chiacchierata privata per concludere che era un progetto
indecoroso. Infine, pian piano,
pressati dai Dalmati di Trieste,
sono arrivate le prime ammissioni: 63 milioni di dollari alla
Fondazione, il resto allo Stato
italiano.
Ma la dirompente interrogazione dell’on. Di Stefano
scopre gli altarini e spiega le
ragioni per le quali si è messa a
repentaglio perfino l’unità della
nostra Associazione. I primi
risultati non si sono fatti attendere. Riprendendo una situazione pirandelliana verificatasi
a Trieste, alcune badanti di vecchi esuli istriani sono riuscite a
far avere ai loro datori di lavoro
qualche migliaio di euro, quale
indennizzo dallo Stato sloveno
(non ridete, è successo proprio
questo!). Codarin ha pensato
bene di fare dietrofront dicendosi disponibile ad appoggiare
l’azione delle badanti, perché
ciò non comporta automaticamente la fine del progetto della
Fondazione del Mercimonio
che resta però ferita a morte.
Faranno di tutto per nascondere una pagina vergognosa
che pesa sui dirigenti degli
esuli che l’hanno sottoscritta e
che non capiscono perché i giovani stiano alla larga da questo
ambientino.
Interrogazione a risposta scritta
Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione
internazionale
Premesso che:
la Federazione delle Associazioni degli Esuli Istriani
Fiumani e Dalmati ha depositato presso codesto
Ministero in forma ufficiale il progetto di Statuto di una
costituenda Fondazione che dovrebbe utilizzare i fondi
che le Repubbliche di Croazia e di Slovenia si sono
impegnate a versare con l’accordo di Osimo, oltre agli
interessi maturati in questo lungo lasso di tempo.
per sapere:
se non intenda rendere pubblico il testo integrale del
citato progetto di Fondazione al fine di consentire alle
forze politiche una corretta valutazione delle proposte
della FederEsuli ed agli esuli giuliano-dalmati, che
ancora attendono il saldo dell’indennizzo dei beni
espropriati da Tito, di conoscere quanto proposto a loro
nome senza che ne siano stati minimamente informati.
on. Fabrizio Di Stefano
Ecco perché dovevano togliere da Trieste Il Dalmata!
Il Dalmata (TS) n. 32 del luglio 2003
Il Dalmata (TS) n. 68 dell’aprile 2011
Pezo el tacon del buso!
Il Piccolo del 21 agosto 2015
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IL DALMATA LIBERO
I TITINI CERCARONO DI INCOLPARE I SOLITI CLERICO-MONARCO-FASCISTI
LA STRAGE DI VERGAROLLA RICORDATA
A SAN GIUSTO NEL 69° ANNIVERSARIO
Fu un segnale: gli italiani potevano restare solo se accettavano di sottomettersi al comunismo e
alla Jugoslavia. Tutti, non solo i polesani, andarono in esilio in nome della Patria e della Libertà.
Le autorità schierate sul Piazzale delle Milizie mentre sfila il Gonfalone di Trieste decorato di MdOVM Manca ancora quello
di Zara! Il Patriziato ed i discendenti della nobiltà dalmata scortano il Gonfalone di Dalmazia nell’importante manifestazione
L’on. de’Vidovich ha portato al coll. Andrea Guglielmi, comandante della benemerita di Trieste, la solidarietà dei Dalmati
all’Arma dei Carabinieri, particolarmente amata dai nostri associati, dopo gli attacchi subiti a Trieste ed il cordoglio a Nives
Basile per la scomparsa del marito ricordato tra gli amici dei Dalmati defunti. A lato la lapide per i Caduti di Vergarolla
NOTIZIE LIETE
Il capo dell’organizzazione dei Dalmati
di Trieste Fulvio Del Toso accompagna
la figlia Diletta nella Chiesa di San
Giovanni in Tuba alle Sacre fonti
del Timavo dove l'attende lo sposo
Massimiliano Bartoli
il dalmata 88-settembre 2015.indd 4
Una rimpatriata tra vecchi amici. Invitati dal pittore Secondo Raggi Karuz nella villa
di Ariccia si sono gettate le basi per la pubblicazione a Trieste di un suo complesso
libro dove la filosofia si intreccia con l’arte e con la visione del mondo delle genti
dalmate. Nella foto: il Commissario straordinario Guido Cace, Renzo de’Vidovich,
Daria Garbin e Secondo Raggi Karuz. A lato lo stemma della Dalmazia e un antico
saggio adagio
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IL DALMATA LIBERO
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pag. 5
VOTANO NEL FRIULI VENEZIA GIULIA SENZA AVERCI MAI SOGGIORNATO
I COMPAGNI “RIMASTI” CONDIZIONANO IL VOTO
SU SINDACI, PRESIDENTI, CONSIGLI COMUNALI E REGIONALI
La casta silenzia gli interventi de Il Piccolo, la Voce del Popolo ed Il Dalmata di Trieste,
ma un’interrogazione dell’on. Di Stefano rompe il muro dell’omertà e degli affaristi
Interrogazione a risposta scritta
Al Ministro dell’Interno
Premesso che:
la Circolare dell’Amag Aire, pubblicata nel sito del Ministero degli Interni, senza data e senza firma e nella quale
non viene citata alcuna legge di riferimento, consenta ai
cittadini italiani all’estero (che possono giustamente votare per il Parlamento italiano come previsto da una legge
specifica), siano autorizzati a votare anche nelle elezioni
comunali e regionali di città nelle quali non hanno mai
soggiornato;
la Legge 27.10.1988 n. 470 ed il D.P.R di attuazione 6
settembre 1989 n. 323 si limitano ad includere i residenti
all’estero negli elenchi dei comuni da loro scelti;
per sapere:
quali provvedimenti intenda assumere per evitare in futuro che elementi estranei alle regioni ed ai Comuni possano influenzare in particolare le elezioni delle amministrazioni regionali e comunali del Friuli Venezia Giulia,
dove risultano aver votato alcune migliaia di persone che
nessun legame diretto hanno con quei luoghi.
on. Fabrizio Di Stefano
Nessuno poteva credere che
i “rimasti residenti da Capodistria a Cattaro” potessero
votare e decidere sulle elezioni
dei sindaci di Gorizia, Trieste, Muggia ecc. e dei relativi
consigli comunali e perfino
sulla scelta del Presidente della
Regione del Friuli Venezia Giulia e dei consiglieri regionali,
senza aver mai risieduto prima
in Italia né avere alcun legame
con le Città e la Regione nelle
quali hanno votato.
Le ripetute denunce su Il Dalmata edito a Trieste e su Il Piccolo venivano coperte da un
imbarazzato silenzio. Eppure
le autorità ben sapevano che i
“rimasti” potevano votare illegalmente nelle elezioni amministrative e regionali del Fvg.
Caso unico in tutta l’Europa!
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Abbiamo pubblicato in numerosi numeri de Il Dalmata e su
Il Piccolo la nostra denuncia
e Il Panorama di Fiume e Il
Dalmata n. 79 del luglio 2013
hanno pubblicato la foto, che
ripubblichiamo, della campagna elettorale svolta in Slovenia
ed in Croazia dalla candidata
Debora Serracchiani, risultata
poi eletta con una differenza di
voti sul candidato del centrodestra di poco più di un migliaio
preferenze. Per cui i voti dei
“rimasti” sono risultati decisivi,
come ben sa Tremul che è stato
promosso grande elettore del
Presidente della regione Friuli
Venezia Giulia, con possibilità
di condizionare ancora di più la
FederEsuli che, nella versione
ridimensionata dal ex Presidente Renzo Codarin, non è più
in grado di spostare neanche un
voto. Silenzio anche da parte
del neo Presidente della FederEsuli Antonio Ballarin che
voleva “cacciare i mercanti dal
tempio” ma che è rimasto impigliato nella rete degli intrighi
ed interessi che unisce alcuni
dirigenti degli esuli (compresi,
ahimè, i nostri Luxardo e Varisco) con gli eterni dirigenti dei
“rimasti”.
Quale
forza
contrattuale
potrebbe avere Renzo Codarin
per mantenere i vecchi finanziamenti della Regione essendo
rimasto senza seguito elettorale
e senza una base di esuli da indirizzare – come faceva nel passato – nelle elezioni politiche e
locali? Nessuna! Per cui, i 4-5
mila voti dei “rimasti” tornavano comodi per contare elettoralmente qualcosa, facendosi
belli con le penne altrui.
In cambio di che cosa? Della
connivenza delle Associazioni
degli esuli con l’Ui dei “rimasti” sul fatto che gli immobili
acquistati con i quattrini dello
Stato italiano sono intestati a
due Associazioni private (la
croata Unione italiana di Fiume
e la slovena Unione italiana di
Capodistria) entrambe guidate
da Tremul. Che cosa faranno,
dopo le interrogazioni, i Revisori dei Conti dell’Università
Popolare di Trieste, posto che
i loro predecessori hanno fatto
regolare denuncia di questa
situazione intollerabile, bloccata
dalla Casta? Ma soprattutto lo
scambio di favori tra FederEsuli
e l’Unione italiana di Fiume è la
ragione del silenzio sull’applicazione dell’Accordo Dini-Granić
di cui parliamo a pagg. 8 e 9.
Tutto ciò spiega la tolleranza
delle amministrazioni e del fisco
della Repubblica croata e della
Repubblica slovena verso proprietà private, per non parlare
degli altri indecorosi silenzi rotti
per sempre dalle interrogazioni
dell’on. Di Stefano che riportiamo e commentiamo in questo
giornale.
Chissà se salterà fuori il numero
esatto dei “rimasti” che hanno
partecipato illecitamente a
molte votazioni. Questo dato,
che si può desumere facilmente
incrociando, attraverso i computer comunali, i nominativi
dei “rimasti” (i comuni hanno
inviato gli inviti a votare ai
singoli “rimasti”), con l’elenco
degli effettivi votanti. In tal
modo si potrebbe conoscere il
numero dei voti dei “rimasti”
in tutte le elezioni e stabilire
quanto abbiano influito illegittimamente sul voto di triestini,
goriziani e muggesani, inquinando la volontà dei regolari
residenti della Regione Friuli
Venezia Giulia.
L’on. Ettore Rosato, la candidata Debora Serracchiani,
il Presidente dell’Ui Maurizio Tremul, Fabrizio Somma e
Silvio Forza durante la campagna elettorale in Slovenia ed in
Croazia per far votare i “rimasti” per il Pd
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pag. 6
IL DALMATA LIBERO
CIVILTÀ SIGNIFICA STORIA, CULTURA E TRADIZIONE, IGNORATE E CELATE
IL MUSEO DEGLI ESULI SI ISPIRA
A QUELLO ETNOGRAFICO JUGOSLAVO DI TITO
Ignorate le vestigia romane e venete dell’Arena di Pola, di Tersatto, Jadera, Traù, Spalato e
Cattaro, la Civiltà mediterranea e occidentale dell’Olio e del Vino e dei Regni d’Italia
Quando discutemmo sul nome
da dare al Museo si pensò di
evitare la parola “esuli” perché non si voleva restringere il
campo all’ultimo drammatico
periodo della nostra storia, ma
si volevano includere le millenarie traversie della nostra terra
dai tempi della fusione di Illiri e
Romani, dei numerosi imperatori romani di Dalmazia (di cui
si conosce solo Diocleziano),
del lungo periodo di prosperità
della Serenissima che ha lasciato
un segno indelebile in tutta
l’urbanistica istriana, fiumana
e dalmata, del Regno d’Italia
di Napoleone, durato uno-due
decenni ma che portò una ventata di modernità nelle nostre
terre da Capodistria a Cattaro,
del Regno di Dalmazia e del
Margraviato d’Istria dell’Impero
austro-ungarico, per arrivare
alle battaglie dell’Irredentismo
per conservare l’identità italiana
fino alla Fiume di d’Annunzio
che rivoluzionò il modo di pensare del mondo con la sua Carta
del Carnaro. Trascurati anche i
Volontari giuliani, istriani e dalmati che disertarono dall’esercito imperiale austro-ungarico
per combattere nell’Esercito del
Regno di Italia di Casa Savoia e
così via.
Vestigia venete, come quelle
delle isole quarnerine di Veglia,
Cherso, Lussino, Arbe e Pago
e delle isole dell’arcipelago
spalatino Curzola, Lesina, La
Brazza e Lissa e degli isolotti
montenegrini di Santo Stefano
e della Madonna dello Scalpello
sono del tutto ignorate insieme
ai molti altri gioielli veneti che
richiederebbero lo spazio di
un’enciclopedia.
Come abbiamo già detto, nulla
il dalmata 88-settembre 2015.indd 6
di tutto questo è stato realizzato
e le nostre insistenze riusciranno
a malapena a far dedicare qualche stanzetta del sottotetto del
quarto piano a grandi personaggi dell’esilio, come il nostro
Ottavio Missoni. Punto e basta.
Abbiamo visionato il Museo
né meno di Dalmati, Liburni e
Giapidi, dei Veneti, che hanno
dato luogo alla Serenissima e
di quelle della costa orientale
italiana quali Peceuzi, Dauni,
Messapi, Giapidi, Salenti e di
altre tribù minori della Puglia.
Le uniche attività documentate
Due carri istriani esposti rispettivamente nel Museo etnografico di Pisino, voluto dal Maresciallo Tito, e nel Museo della
Civiltà istriana fiumana e dalmata di Trieste. È il massimo
dello sviluppo tecnologico raggiunto in millenni di operosità
della nostra gente?!
etnografico jugoslavo istriano
di Pisino voluto dal maresciallo
Tito nel lontano 1962, in puro
stile Federativa Popolare Socialista Jugoslava, dove la cultura
delle città era bollata come una
sovrastruttura inutile e imposta
dagli occupatori di turno, compresi gli Illiri che in Dalmazia
e nell’Istria erano presenti da
alcuni millenni, prima dell’incontro e della fusione con i
Romani.
Finché si è creduto alla favola
di Ljudevit Gaj degli Illiri antenati dei popoli slavi, si parlava
molto. Da quando abbiamo
pubblicato la carta geografica
dello stanziamento delle tribù
illiriche in Dalmazia, in Istria,
nel Veneto, nelle Marche e
soprattutto nelle Puglie, siamo
stati subito censurati e c’è un
divieto assoluto di parlarne. E
infatti, questo nome non compare proprio nel Museo di via
Torino, anche se gli Histri
sono una tribù illirica, né più
riguardano l’agricoltura, ma si
è stati ben attenti a non mettere insieme la coltivazione e la
lavorazione dell’olio e del vino
perché questi due prodotti tipici
della nostra terra danno il nome
alla Civiltà protostorica mediterranea e occidentale dell’Olio
e del Vino, in qualche modo
contrapposta a quella danubiana del Sego e della Birra,
per non urtare la sensibilità di
Lubiana, Zagabria e Belgrado
che della Civiltà danubiana
fanno parte a pieno titolo.
Abbiamo colto una generale
delusione dei tanti che sono
accorsi a vedere il Museo di
via Torino trovando solo arnesi
agricoli comuni un po’ a tutto il
resto del mondo. Naturalmente,
ci ripromettiamo di rivoluzionare completamente questo
deprimente allestimento del
Museo, perché non è possibile
sacrificare la nostra Civiltà che
è illirico-romana, veneta ed
italiana, che ci è invidiata da
tutto il mondo e che gli intellettuali croati esibiscono agli altri
scienziati ed ai turisti come un
esempio da ammirare e visitare.
Il tutto mentre alcune Associazioni di esuli sono conniventi
nel nascondere e occultare il
nostro grande patrimonio artistico, culturale e urbanistico.
L’unica grande sala del Museo di Trieste è interamente dedicata all’esposizione di falci, rastrelli, zappe, badili ed altri
utensili agricoli che richiameranno numerose frotte di turisti
da tutto il mondo, ma nel 3000, quando diventeranno una rarità. Oggi sono oggetti insignificanti ed usuali che non interessano nessuno. Men che meno gli esuli, compresi quelli che
erano contadini.
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IL DALMATA LIBERO
settembre 2015
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GLI ITALIANI DI DALMAZIA, IL MAGGIOR GRUPPO NAZIONALE CON IL 28%
Giulio de’Renoche chiede che vengano pubblicati i censimenti su Istria e Dalmazia contenuti
nell’Archivio del conte Antonio Aldini, Primo ministro del Regno d’Italia (1806-1812)
Il titolo è stato preso dall’inizio
del Proclama del generale Mattio Dumas emanato a Zara il
19 febbraio 1806, in tre lingue:
francese, italiano e dalmatino
(slavo), tratto dai due Albi d’Oro
della Nobiltà pubblicati dalla
Fondazione Rustia Traine.
Nonostante i nostri sforzi, la
storiografia italiana, per quanto
riguarda la Dalmazia, è rimasta
pigra e svogliata. Sulla presenza
italiana in Dalmazia i più generosi ci assegnano storicamente
un risicato 5% benché vi siano
prove documentali che, anche
dopo la fine della Serenissima
(i cui censimenti non tenevano
conto dell’appartenenza nazionale), gli italiani erano una componente importante. Anzi, la
più numerosa, come risulta dai
censimenti francesi dell’inizio
dell’Ottocento che assegnano
agli italiani il 28% delle presenze, mentre le altre componenti croate, serbe, morlacche,
montenegrine, albanesi ed altre
sono tutte al di sotto di quella
italiana.
Giulio de’Renoche, protagonista di alcune recenti
importanti manifestazioni
a Padova, dove ha parlato
sui Caduti del ’53 a Trieste,
ultimi Martiri del Risorgimento, ed ha presentato con
l’ammiraglio Romano Sauro
il libro “Nazario Sauro, storia di un marinaio”
il dalmata 88-settembre 2015.indd 7
Lo stendardo d’esercito del
Regno d’Italia di Napoleone
nel quale era inquadrato il
Reggimento dei Dalmati che
si coprì di gloria nelle numerosi spedizioni militari del
grande Corso
Anche dopo mezzo secolo
dall’inclusione dell’intero Regno di Dalmazia nel nesso
dell’Impero asburgico, le prime
elezioni nel 1861 dei Podestà
e della Dieta della Dalmazia,
chiamata riduttivamente dal
Governo di Vienna “Dieta di
Zara” dal nome della capitale,
non lasciano dubbi: ben 29
deputati su 41, cioè il 70,73%
degli eletti appartenevano al
partito autonomista dalmata
filo italiano, che simpatizzava
apertamente per il Regno d’Italia nato quell’anno a Firenze.
Tutti, proprio tutti, gli 84 sindaci e podestà eletti appartenevano al detto schieramento
filo italiano. In buona sostanza,
solo dopo tre esodi causati da un
secolo di angherie austriache,
da vent’anni di persecuzioni
del Regno di Jugoslavia e dalle
stragi della Repubblica Socialista Federativa Jugoslava di
Tito, la presenza italiana è stata
ridotta al lumicino. Ma pochi
italiani sanno, compresi gli studiosi del settore, che eravamo
non solo la classe economica,
politica, culturale ed amministrativa dominante, ma anche
la più numerosa componente
nazionale.
Assume, quindi, notevole rilevanza l’iniziativa di Giulio
de’Renoche, esponente della
Lega Nazionale di Padova, del
Movimento Monarchico Italiano, del centro studi “Alberto
Cavalletto”, dell’Istituto di Guardia d’Onore alle Reali Tombe del
Panteon e redattore di “Opinioni
nuove” che è andato a ricercare
documenti che sono stati consegnati dall’Impero austriaco
all’appena nato Regno d’Italia in
un periodo immediatamente successivo al 1861. Vi è anche l’intero archivio del Regno d’Italia
di Napoleone che comprendeva,
com’è noto, l’Istria e l’intera
Dalmazia da Veglia ad Antivari,
cioè da Fiume all’Albania. Tra
questi documenti vi è l’Archivio
del conte Antonio Aldini che fu
Segretario del Regno d’Italia di
Napoleone, cioè Primo ministro
dal 1806 al 1812, nel quale sono
conservati tra le altre cose, i censimenti in Istria e Dalmazia fatti
durante il Regno napoleonico.
Giulio de’Renoche sottolinea
che l’Archivio non riguarda
solo il periodo 1805-1808, ma
comprende anche il tempo delle
famose Provincie illiriche. Le
Soldati del I Battaglione
dalmata, del II Battaglione
dalmata e della Legione
dalmata, confluiti nel Reale
Reggimento dalmata (1°
marzo 1808 - ottobre 1814)
quali, precisa de’Renoche “di
fatto però continuarono a rimanere sotto il controllo militare
e civile italiano, quanto meno
nella parte istro-dalmatica e
financo Corfù che era la terza
base navale, insieme a Venezia
ed Ancona, della Reale marina
italiana napoleonica”. Aggiunge
che “i battaglioni dalmatici (circa
4.600 uomini) al commando di
Millosevitz rimasero sempre
incorporati nel Reale esercito
italiano, con bandiera bianca,
rossa e verde. Così altrettanto
i marinai dalmati della Reale
marina italiana al commando di
Niccolò Pasqualigo”.
L’Archivio, pervenuto in mani
italiane, fu dato più tardi per il
riordino dal Governo Mussolini
al celeberrimo esperto Cencetti
che concluse i lavori depositandoli nel 1936-’38.
Benché l’Austria tra il 1866 ed il
1918 avesse notoriamente paura
dalla documentazione contenuta nell’Archivio Aldini, gli
studiosi italiani ne parlano poco
o niente. Così come s’ignora
che il Governatore napoleonico
della Dalmazia Vincenzo Dandolo e Melzi d’Eril introdussero
molte innovazioni e tra queste la
coltivazione della patata in Dalmazia, dove prima era ignorata.
Come molti ricordano, Giulio
de’Renoche ha già collaborato
con la Fondazione Rustia Traine
nella compilazione di vari libri
sulla storia e cultura dalmata,
per cui facciamo voti affinché
anche questi preziosi spunti che
ci ha regalato si traducano in
una ricerca presso vari archivi
italiani e la pubblicazione di un
libro che costituirà un importante strumento di studio sulla
massiccia presenza degli italiani
in Dalmazia e sulla secolare
opera di snazionalizzazione ai
nostri danni.
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IL DALMATA LIBERO
ALCUNI POLITICI ISTRIANI BLOCCANO IL PATTO ITALO-CROATO DEL 5 NOVE
L’ACCORDO DINI-GRANIĆ MAI RICHIESTO DA
PER LA DALMAZIA. NESSUN ASILO E SCU
Solo il Centro Ricerche Culturali Dalmate - Spalato ha richiesto ai Ministri degli Esteri italiano e
L’asilo privato italiano di Zara ogni anno in difficoltà finanziarie e il Liceo “Leonardo da Vinci” d
Interrogazione a risposta scritta
Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione
internazionale
Premesso che:
in data 5 novembre 1996 è stato stipulato a Zagabria l’Accordo italo-croato per la tutela della cultura
e delle popolazioni italiane già residenti nei territori
d’Istria, Fiume e Dalmazia e che è stata richiesta a
codesto Dicastero ed al Ministero degli esteri croato l’applicazione del detto Accordo in Dalmazia
da parte delle Comunità italiane ivi esistenti per
il tramite del Centro Ricerche Culturali Dalmate Spalato
per sapere:
se non intenda sollecitare l’applicazione dell’Accordo Dini – Granić in tutta la Dalmazia, tenuto
conto che finora è stato applicato solo e parzialmente in Istria ed a Fiume.
on. Fabrizio Di Stefano
Abbiamo più volte pubblicato
su Il Dalmata, edizione naturalmente di Trieste, il testo
dell’Accordo Dini-Granić, ma
gli interessati hanno fatto orecchie da mercanti.
L’Unione italiana di Fiume si
è ben guardata dal chiedere al
Governo croato, come era suo
dovere, che l’Accordo DiniGranić trovasse applicazione
ed ha preferito trattare con singoli politici croati dell’Istria
per ottenere scuole pubbliche,
asili pubblici e vantaggi vari
facendoli passare come grandi
risultati ottenuti dalla bravura
di qualche loro dirigente che
giustificava così la propria
inamovibilità. Erano diritti
che spettavano in seguito
all’accordo tra Italia e Croazia
risalente al 5 novembre 1996
ma tenuto nascosto agli iscritti
ed ai dirigenti perché sarebbe
apparso chiaro a tutti che i
provvedimenti filo-italiani ot-
il dalmata 88-settembre 2015.indd 8
tenuti parzialmente in Istria
ed a Fiume erano dovuti ad
un accordo tra stati e non alla
furbizia e bravura di qualche
dirigente dell’Unione italiana.
Riportiamo a lato una parte
di un articolo apparso su Il
Piccolo del 17 agosto u.s. nel
quale risulta che gli italiani
rimasti, pur ignorando l’esistenza del l’Accordo DiniGranić si sono resi conto di
essere guidati da dirigenti che,
secondo il loro Statuto, non
potrebbero mantenere il potere
per più di due legislature. Ma
ciò che impressiona di più è la
voce che corre tra la gente, che
parla sottovoce come ai tempi
dell’Ozna: con un efficiente
passaparola diventa ogni giorno più diffusa. La parola è
grossa, mette a disaggio tutti,
compresi noi, ma si pronuncia
sempre più chiaramente: tradimento!
Naturalmente tutto ciò ci imba-
razza perché non riguarda solo
l’Unione italiana di Fiume, ma
coinvolge la nostra FederEsuli
che, inspiegabilmente, in tutti
questi anni non ha voluto mai
richiedere allo Stato italiano
l’applicazione dell’Accordo
Dini-Granić. Le ragioni sono
oscure e incomprensibili e
giustificano, quindi, il coinvolgimento dei vertici anche
dei Dalmati in un pateracchio
che rischia di compromettere
per sempre la rinascita delle
nostre comunità in Dalmazia e
della cultura veneto-italiana in
quella nostra martoriata terra.
Nell’Accordo Dini-Granić vi
è la parola bilinguismo che
preoccupa i nazionalisti croati
e gli anti nazionalisti titini che
sono un po’ peggio dei nazionalisti, perché hanno le loro
radici profonde nel razzismo:
bilinguismo in Istria, Fiume
e Dalmazia, é la presenza
nelle scuole e nelle istituzioni
della lingua italiana com’era
nei secoli della Repubblica
veneta, nel Regno d’Italia
di Napoleone, nel Regno di
Dalmazia e nel Margraviato
d’Istria dell’Impero AustroUngarico. Il ritorno dell’italiano come seconda lingua non
viene, però, percepito, come
una ricchezza che aiuterà,
come nel passato, la lingua
croata a sopravvivere in un
calderone europeo dove qualcuno vorrebbe trasformare le
lingue parlate in gran parte
d’Europa in lingue regionali
per poi confinarle nei musei e
nei cenacoli per pochi intenditori.
L’interrogazione dell’on. Di
Stefano non consente più a
qualche nostro amico dalmata, non so se più ingenuo
o più disinformato, di parlare
di polemiche inutili nel nostro
ambiente. Tutti intuiscono
ormai che le scuole e la cultura
italiana in Dalmazia, nonché
l’istituzione di Centri culturali
in appoggio a quelli economici siano essenziali per mantenere viva la lingua di Dante
che risuonò per secoli accanto
a quella croata e non in contrapposizione a questa. Vero è
che l’asilo di Zara ogni anno è
in affanno per ricercare finanziamenti tra gli esuli che servirono l’altro anno per pagare
gli stipendi delle maestre e
quest’anno per aprire la terza
sezione che era prevista fin
dall’inizio. Finché sono vivi i
vecchi dalmati italiani i soldi
vengono fuori. Ma quando, fra
qualche anno, la nostra presenza sarà limitata a quelli che
sono nati in Italia e agli italiani
residenti in Dalmazia, le cose
si metteranno sempre peggio
e non passerà un decennio
che il nostro asilo, per il quale
abbiamo buttato sangue per
decenni, sarà prima ridimensionato e poi si dissolverà nel
nulla. Migliori speranze ci
sono per il Liceo “Leonardo
da Vinci” di Spalato, dove
l’insegna-mento della lingua
italiana consente ai maturati,
e sono già due annate, di trovare facilmente posto grazie alla perfetta conoscenza
dell’italiano, dell’inglese e,
ovviamente, del croato. Potrà
sopravvivere senza i modestissimi contributi che vengono
tramite il Crcd-S e la Fondazione Rustia Traine? Noi speriamo di sì, ma se riusciremo
ad imporre l’applicazione
dell’Accordo Dini-Granić che
potrebbe portare qualche tangibile aiuto a questo spontaneo istituto scolastico, le sue
dimensioni potrebbero crescere enormemente ed espandersi anche in sedi locali di
altre città della Dalmazia croata e montenegrina.
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IL DALMATA LIBERO
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OVEMBRE 1996. SOTTOVOCE, MA CORRE UNA PAROLA GROSSA: TRADIMENTO!
DALL’UI DEI “RIMASTI” E DALLA FEDERESULI
CUOLA PUBBLICI A ZARA, SPALATO, ECC.
no e croato che i patti venissero rispettati. La parola “bilinguismo” fa paura a Tremul e Codarin.
ci” di Spalato vive senza aiuti di Stato italiani. Ma fino a quando potrà durare questa situazione?
Palazzo
Modello,
sede
dell’Ui di
Tremul,
trasformato in un’associazione privata
proprietaria di immobili per il valore
di circa 30 milioni di euro, comperati
con i soldi dello Stato italiano
Poiché questo ritardo appare incomprensibile lo scrivente Centro, che rappresenta gli italiani di Dalmazia,
fa istanza
Centro ricerche Culturali Dalmate - Spalato
Centar za Dalmatinska Kurturalna Istraživanja - Split
Al Ministro degli Affari Esteri della Repubblica italiana
Giulio Terzi di Sant’Agata
Al Ministro degli Affari Esteri della Repubblica di Croazia
Ph. D. Vesna Pusić
Signori Ministri,
i recenti tentativi del nostro Centro di istituire iniziative culturali in varie città e isole della Dalmazia facente parte della
Repubblica di Croazia, hanno trovato insormontabili difficoltà
perché in questo territorio non sono stati applicati i trattati stipulati da Italia e Croazia per tutelare la cultura e le popolazioni
italiane, come già parzialmente avviene nella parte della Dalmazia appartenente alla Repubblica del Montenegro.
In particolare non risulta esteso a questo territorio l’Accordo
italo-croato stipulato tra il Ministro degli Esteri italiano Lamberto Dini e il Ministro degli esteri croato Mate Granić a Zagabria in data 5 novembre 1996. Nel citato Accordo si prevede
all’art. 3 che “La Repubblica di Croazia si impegna a concedere,
al più elevato livello raggiunto, l’uniformità di trattamento nel
suo ordinamento giuridico della minoranza italiana all’interno
del suo territorio; tale uniformità può essere realizzata attraverso
la graduale estensione del trattamento concesso alla minoranza
italiana nell’ex-Zona B nelle aree della Repubblica di Croazia
tradizionalmente abitate della minoranza italiana e dai suoi
membri.”
Ci risulta che gli effetti di tali accordi sono stati estesi a tutta
l’Istria appartenente alla Repubblica di Croazia e, parzialmente
alla zona di Fiume ma non anche alle isole della Dalmazia quarnerina (Veglia-Krk, Cherso-Cres, Lussino-Lošinj ed Arbe-Rab)
e neppure ai territori ed alle isole delle Contee di Zara-Zadar, di
Sebenico e Tenin-Šibensko kninska, Spalato dalmata-Splitsko
dalmatinska e di Ragusa e Narenta-Dubrovačko neretvanska.
il dalmata 88-settembre 2015.indd 9
affinché le disposizioni in favore dei cittadini croati di nazionalità italiana e della cultura italiana contenute nei trattato ed
accordi bilaterali italo-croati e ancor prima italo-jugoslavi, in
particolare il citato Accordo Dini-Granić, vengano estesi anche
alle contee della Dalmazia della Repubblica di Croazia e precisamente: alle isole dalmato-quarnerine della contea del Litorale
e alla parte marittima delle Contee di Zara-Zadarske, di Sebenico e Tenin-Šibensko-kninske, di Spalato dalamata-Splitsko
dalmatinske e di Ragusa e Narenta-Dubrovačko neretvanska,
nella parte dei territori che si estendono tra le Alpi Bebie e Dinariche ed il mare Adriatico.
È ben nota e documentata la presenza in tutta la Dalmazia di
un’importante componente storica tradizionale italiana e veneta,
che ancor oggi è presente nelle comunità italiane, nonché in
scuole, circoli ed associazioni culturali dalmate che fanno riferimento al nostro Centro ed ad altre organizzazioni.
Ci limitiamo in questa sede a ricordare che la presenza tradizionale di popolazioni italiane in tutta la Dalmazia è ampiamente documentata dall’accorpamento dell’intera Dalmazia,
compresa la Dalmazia montenegrina (dalle Bocche di CattaroBoka Kotorska a Dulcigno-Ulcinj) nel Regno d’Italia di Napoleone con decreto imperiale del 1806, che nelle elezioni del 1861
della Dieta del Regno di Dalmazia, incluso nel nesso dell’Impero austroungarico, ben 29 deputati su 41 sono stati eletti nelle
liste del Partito autonomista dalmata filo italiano e che tutti gli
84 sindaci e podestà eletti in quell’anno appartenevano al detto
schieramento.
Restiamo a disposizione per fornire, all’occorrenza, ulteriori
documenti storici del passato remoto e del presente, comprovanti la tradizionale presenza storica italiana in tutta la Dalmazia
della Repubblica di Croazia (e la Dalmazia della Repubblica del
Montenegro), decimata dalle persecuzioni dell’Impero austroungarico, del Regno di Jugoslavia e della Repubblica Federativa
Socialista Jugoslava del maresciallo Tito.
Con i dovuti ossequi,
Trieste, 20 settembre 2012
Il Presidente
On. Renzo de’V
de’Vidovich
Vid
i ovich
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PETROLIO ADRIATICO
Il Premier croato Milanović,
assediato dai giornalisti sulle
ricerche petrolifere in Dalmazia ha commesso una gaffe nel
tentativo di tranquillizzare la
sua opinione pubblica, tutta
ferocemente contraria. Ha
precisato, infatti che per ora
sono in atto solo delle trivellazioni di prova, incorrendo
nell’ironia dell’opposizione
che ha fatto presente che queste costose prove sono finalizzate alla ricerca del petrolio
che presuppongono lo sfruttamento dei giacimenti, naturalmente nel caso che petrolio e
metano siano reperiti.
Anche in Italia l’opinione pubblica e gli ambientalisti delle
regioni della Riviera adriatica
sono finalmente insorte: il
Premier Renzi non ha potuto
visitare l’Aquila perché i terremotati addebitano il loro
devastante dramma allo sfruttamento del giacimento di
Pisticci, collegato con il sottosuolo aquilano e con quello
della Riviera pugliese dove si
stanno effettuando altre trivellazioni.
Non sappiamo se e quanto
abbia inciso la denuncia de Il
Dalmata libero, che è stata la
prima in Italia.
previsto dallo Stanumero prev
tuto, era presente
tu
solo la metà e,
so
qquindi, la riunione
qu
non poteva essere
no
co
considerata valida
per mancanza
mancan
del numero
legale, ooltre al fatto che
l’ex Giu
Giunta è giuridicamente inesistente,
in
perché
l
sciolta.
Niente paura: hanno violato
ulteriormente lo Statuto portando arbitrariamente a 14 il
numero dei membri, per raggiungere il numero legale,
aggiungendo due persone ai
sei presenti.
Naturalmente nella riunione come protestava regolarmente
per anni la Chiara Motka
- non si è parlato di niente e
men che meno dei gravi problemi ormai di dominio pubblico e oggetto anche di interrogazioni parlamentari.
Il secondo “giovane” ammesso alla riunione è stato Dalmi
Politeo, al quale - sfidando il
ridicolo - Luxardo e Varisco
hanno assegnato il compito
di rivedere lo Statuto che non
hanno mai applicato. Il detto
Statuto, una volta ristabilita
la legalità ed ottenuto l’elenco
degli iscritti con il relativo
pagamento della quota d’adesione, potrà anche essere rivisto dall’Assemblea generale
dei soci che si svolgerà il 3 e
4 ottobre p.v. nella sede che è
stata indicata dal sondaggio,
cioè a Grado.
Il Commissario Cace proporrà
in quella sede di ridurre a 30
i Consiglieri comunali, posto
che in 12 anni i presenti erano
sempre e solo una trentina.
SENTIRE I GIOVANI,
ORMAI ULTRA
SESSANTACINQUENNI
Ridotti ormai alla disperazione, i massoni di Padova si
sono accorti, dopo qualche
decennio, che esistevano i
“giovani” nati nel dopoguerra
in Italia da esuli zaratini,
diventati ormai ultra 65enni.
Hanno ammesso Corrado Vecchi ad assistere a una seduta
dell’ex Giunta “per riferire”.
Deve aver avuto un’impressione deprimente perché su
12 membri dell’ex Giunta,
IL CAMERAGNO
Apprendiamo da una solerte
lettrice che, in gran segretezza, il cameragno (ex
camerata diventato compagno) Giorgio Varisco ha
partecipato addirittura il
24 febbraio del 2009 ed il 19
maggio 2009 a due Convegni
internazionali indetti dalla
sinistra a Roma ed a Rovigo,
senza (come al solito) che
nessuno ne sapesse nulla.
Ha fatto da foglia di fico,
lasciando
intendere
un
assenso degli esuli Dalmati
il dalmata 88-settembre 2015.indd 10
a questi Convegni dove
non ha detto assolutamente
nulla, ma ha avvalorato a
nome nostro la vecchia tesi
titina ben spiegata dalla
Copresidente della famigerata Commissione Culturale
italo-slovena Milica Kacin
Wohinz, che ha sostenuto la
simpatica tesi di 300 mila
slavi inglobati dal Trattato
di Rapallo nel territorio
italiano e dei pochi italiani
che sarebbero stati invece,
garantiti nei loro diritti in
Dalmazia!!! Naturalmente,
una parte notevole dei 300
mila esuli (non 350 mila!)
non sarebbero autoctoni, ma
persone importate in Istria e
Dalmazia dal fascismo!
UN LIBRO SCOPRE LE
MARACHELLE DEL
CAMERAGNO
Come si sa, il diavolo fa le
pentole ma non i coperchi e la
tesi della slovena Kacin, unitamente al bla bla bla di tanti
personaggi messi nella vigna
a far da pali è stata pubblicata
in un libro con il titolo “Tragedia delle foibe. Il libro sottrae
definitivamente la vicenda alle
opposte strumentalizzazioni”
dalla casa editrice del ex Partito comunista “Editori riuniti”
nel gennaio del 2010. La distribuzione del libro è stata oculatamente fatta fra deputati,
senatori e segreterie di alcuni
partiti da sempre depositari
della verità, quali il Partito
comunista d’Italia, Rifondazione comunista ed il Partito
democratico (ex Partito progressista, ex Partito dell’ulivo,
ecc.). Anche le varie e foraggiatissime Associazioni dei
partigiani e del Movimento di
Liberazione hanno così saputo
quale fosse l’indirizzo degli
ex tittini dell’ex Jugoslavia
e della sinistra italiana rimasta coerentemente succube
dei titini come nel 1943-’46.
Naturalmente, nessuno di noi
ha scoperto per cinque anni
questo fantomatico libro e
non sappiamo se Italia Giacca
e Adriana Ivanov siano state
informate dal cameragno dei
Convegni o siano state mandate piuttosto allo sbaraglio,
fidando nella loro buona fede
IL DALMATA LIBERO
e nella loro fama di buone
patriote. Ma quando capiranno
a Padova che i sotterfugi non
pagano?
SIAMO ALLA COMICA
FINALE: I RIMBORSI
AGLI ESULI TRAMITE LE
BADANTI SLOVENE
Nell’aprile scorso ha divertito
i lettori de Il Piccolo la notizia che, tramite le loro badanti
alcuni anziani istriani hanno
ottenuto mille-due mila euro
dallo Stato sloveno. Si tratta
di una legge del 2005 che, si
badi bene, non riguarda i beni
espropriati da Tito, bensì un
compenso elargito dalla Slovenia a tutti coloro che hanno
subito discriminazioni da parte
dei titini senza distinzione tra
sloveni e italiani, compresi
quelli costretti all’esilio dalla
parte slovena dell’ex Zona B di
Trieste. Hanno fatto cadere letteralmente le braccia a tutti le
tardive assicurazioni di alcune
Associazioni degli istriani di
Trieste, prima fra tutte l’Anvgd
di Renzo Codarin, che ha assicurato l’appoggio alle brillanti
azioni delle badanti, senza giustificare i 10 anni di ritardo,
perché la legge risale al 2005.
Importante che non si parli,
però, di rimborsi milionari dei
beni espropriati perché quelli
rientrano nei 63 milioni di dollari che alcune associazioni,
tra le quali la nostra (allora
guidata da Luxardo e Varisco)
hanno chiesto segretamente
di devolvere alla Fondazione
del Mercimonio, sottraendoli
agli esuli che – secondo loro –
sarebbero del tutto disinteressati ad ottenere i rimborsi ben
più sostanziosi di quelli assicurati dalle badanti.
Il Referendum Adriatico ha
aggiunto ai 517 voti espressi
fino al mese di luglio altri 115
del mese di agosto, quando
era stato meglio specificato il
punto se si doveva dare i soldi
dei rimborsi dei beni degli
esuli alla Fondazione del Mercimonio, cioè a favore di alcuni
dirigenti delle associazioni e
non agli esuli stessi. Ben 113
hanno risposto che dovevano
andare agli esuli e solo 2 ai
dirigenti delle Associazioni.
04/09/15 11:01
IL DALMATA LIBERO
PECORE NERE E PECORE
FURBE ANCHE NELLA
NOSTRA GRANDE FAMIGLIA
Caro Renzo,
voglio raccontarti una storia
vera e, per farlo, partirò dal mio
incontro con il nostro Piero,
diventato poi mio marito, come
ben sai.
Ci alzavamo alle 5.00 del mattino per poter essere presenti
alle riunione del nostro “Libero
Comune di Zara in Esilio” che
si svolgevano a volte a Bologna, Varese, Sumirago, Padova,
Senigallia, Trieste, Brescia ecc.
dove discutevamo dei vari problemi dei nostri Cittadini Dalmati.
La prima cosa che mi disse
Piero è stata: “Questa è la mia
Famiglia, e voglio che tu ne
faccia parte e la conosca a
fondo” ed è con questo spirito
che ci mettevamo in viaggio
dopo aver duramente lavorato
ogni giorno, e questo per ben
25 anni.
Al tavolo dove ci sedevamo,
dopo baci e abbracci come
se fosse stata la prima volta,
trovavamo Oddone Talpo,
Mario de’Vidovich, Giovanni
Puccinelli, Ottavio Missoni,
Massimo Barich, Giuliano
De Zorzi, Mirian Paparella,
Honorè Pittamitz, Tullio Vallery, Rime e Maria, Tu, Franco
Luxardo, Dario Remigio, Cattalini Silvio, Giovanni Rolli,
Guido Battara (e spero di non
aver dimenticato nessuno) e il
“piccolo Varisco Giorgio”, così
veniva chiamato dai Grandi del
Comune.
Si incominciava e le discussioni
a volte salivano di tono fortemente, andando avanti per ore e
ore, ma alla fine, in ogni caso, il
punto si trovava sempre, perché
lo spirito dei nostri incontri era
quello di portare avanti questo
tragico percorso della memoria e di quanto avevano dovuto
subire senza scampo i nostri
Cittadini Dalmati, continuando
a tramandare ai posteri la storia.
Quella vera!
Ora, mi pare, leggendo le varie
mail spedite da vari Dalmati
Italiani (così si definiscono)
che stiano sparendo i binari
che ci hanno permesso di
celebrare il 61° Raduno della
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settembre 2015
Lettere al Direttore
nostra Associazione, in quel di
Jesolo, quest’anno, e quando
si perdono i binari del cuore,
mancando di rispetto a destra
e a manca si rischia di perdere
l’onore e la dignità, motivi per
i quali, tanti Zaratini hanno
perso, donandola, la propria
vita, con l’unica colpa di essere
Italiani.
Mi crea molta amarezza e sofferenza nel cuore che durante
questa ultima ricorrenza che
ha celebrato i nostri Morti, ci si
possa esprimere in quei modi,
anziché scegliere il silenzio, in
segno di rispetto verso che non
è più tra noi.
Non si va avanti senza guardare
indietro e ricordare!
Dei Cari Fratelli che ho menzionato più sopra, e non solo,
molti sono in cielo e tu Renzo,
che sei tra i fortunati, dovresti
ripercorrere il binario con la
carta geografica che ben conosci e senza chiedere la via a
falsi consiglieri.
Diversamente, tutta la Tua
opera sin qui portata avanti,
non sarà di conoscenza e di
aiuto a nessuno.
Caro Renzo, LA FAMIGLIA
NON SI DISTRUGGE, SI
TRASFORMA.
Con affetto zaratino,
Franca Balliana Serrentino
Cara Franca,
condivido la Tua amarezza ed
il Tuo dolore. Prima di rendere pubbliche tante malefatte,
ho iniziato con piccole dosi,
sempre più pesanti rivolgendo
garbate osservazioni a quanti
si approfittavano della buona
fede, dell’entusiasmo di tutti,
che oggi scopriamo essere stati
troppo ingenui.
Le ho tentate tutte. Ho pronunciato un discorso a San Marino
che pochi hanno capito perché
faceva riferimento a situazioni
sconosciute a quasi tutti. Poi, in
segno di protesta, ho disertato
il Raduno di Abano per non
rovinare la festa a tutti. Niente
da fare. Infine, ho pubblicato su
Il Dalmata alcune notizie non
gradite, per cui i massoni di
Padova hanno creduto di silenziare me e quanti protestavano,
togliendo con un colpo di mano
Il Dalmata da Trieste e sciogliendo addirittura la Delegazione di Trieste, per rendere più
difficile un ricorso giudiziario.
Solo dopo azioni così pesanti
mi sono reso conto che nella
nostra famiglia c’erano pecore
nere e nerissime che volevano
continuare, indisturbate, a
rovinare la cultura italiana in
Dalmazia, l’associazio-nismo
degli esuli in Italia, fidando sul
senso di responsabilità mio e di
tutti gli altri.
Se leggi quanto pubblicato sul
Referendum Adriatico, al quale
hanno detto la loro 628 concittadini e se hai la pazienza e lo
stomaco di leggere le interrogazioni alla Camera dell’on. Di
Stefano, oltre alle altre precise
accuse che abbiamo rivolto in
questo giornale, Ti renderai
conto che non era possibile più
lasciar correre, perché qualcuno se ne approfittava, svendendo il nostro grande patrimonio ideale e culturale.
Quanto vorrei tornare ai tempi
delle nostre accalorate discussioni in cui ci battevamo perché
uscisse il meglio per la nostra
Causa! Senza personalismi e
anzi compiacendoci quando
avevamo torto e l’amico che ci
contestava aveva ragione!
Quando ho pubblicato 21
pagine nella Rivista Dalmatica n. 61 del 1990 nelle quali
esponevo a tutti molte tesi innovative (l’estratto della Rivista
fu distribuito in 5000 copie a
tutti gli interessati), scoppiò
un bellissimo finimondo ed io
potei correggere inesattezze ed
errori per pubblicare nel 1993
Dalmazia Regione d’Europa,
un libro che era il frutto di
discussioni e di una tesi diventata ormai collettiva.
Che parentela ha questo nostro
vecchio mondo, di cui sono uno
dei pochi sopravissuti, con la
Fondazione del Mercimonio?
con il blocco dell’Accordo DiniGranić che impedisce di avere
in Dalmazia scuole ed asili ita-
pag. 11
liani oltre al bilinguismo? con
il silenzio su un’operazione
incredibile che ha consegnato
ad un gruppetto di capetti dei
“rimasti” immobili dello Stato
Italiano del valore di una trentina di milioni di euro? con la
partecipazione di 4-5mila compagni “rimasti” alle elezioni
regionali e comunali di Trieste
e della Regione Friuli Venezia
Giulia, senza aver risieduto un
solo giorno in quelle terre, ma
che servono solo ai compagni?
ecc., ecc., ecc...
Leggendo bene le interrogazioni alla Camera dei Deputati
e le domande del Referendum
Adriatico Ti renderai anche Tu
conto che il silenzio significava
tradimento di tutto quello a cui
crediamo e che era, quindi,
dolorosamente
necessario
denunciare tutto ciò. E che
dire degli imbrogli elettorali ai
danni di tutti noi benfidenti fino
alla stupidità, se è vero che tutti
mi rimproverano oggi di non
essermene accorto prima?
Bisogna aver il coraggio di
andare avanti, di rimettere a
posto la casa comune e di perdonare non solo coloro che
hanno sbagliato in buona fede,
ma financo quelli in malafede,
fidando nel fatto che il perdono
spetta anche a coloro “che non
sanno quello che fanno”.
A Grado tornerà l’aria pura e
splenderà il sole di Dalmazia
su tutti noi, anche se dovesse
diluviare!
INDENNIZZI AGLI ESULI
Non sono né Istriano, né Dalmata. Solamente Italiano e
seguo da lungo tempo con
grande interesse la Tua battaglia contro le bassezze ed i
sotterfugi, più o meno palesi,
perpetrati da alcuni, che non
avrebbero neppure il diritto
(morale) di definirsi Esuli!
Sarebbe oltremodo opportuno
ed istruttivo conoscere o perlomeno comprendere quali siamo
gli interessi personali ed economici, che sono alla base di certi
comportamenti.
Affinché, anche chi non è coinvolto direttamente, sappia la
verità.
Con cordialità,
Fabio Dominicini
04/09/15 11:01
settembre 2015
pag. 12
IL DALMATA LIBERO
COME SI ARRIVA A GRADO
IN AUTOMOBILE
Per chi parte da Mestre conviene imboccare l’Autostrada A4
Mestre-Trieste, uscire a Palmanova, proseguendo lungo la Statale
Cervignano-Aquileia-Grado.
Per chi parte da Trieste, la via più breve è quella che passa per
Monfalcone
IN TRENO
Nella tratta Mestre-Trieste si scende alla Stazione di CervignanoAquileia-Grado, che è collegata con Grado da un efficiente servizio di autobus con partenze alle ore 7,05; 9,01; 11,00; 12,35;
13,30; 14,51; 15,51 e 19,01.
CON L’AEREO
Si scende all’Aeroporto dei Ronchi dei Legionari, collegato a
Grado con un servizio di bus diretto delle ore: 6,02; 7,05; 7,36;
7,55; 8,10; 8,34; 8,45; 9,35; 10,35; 11,23; 12,05; 15,05; 13,23;
14,24; 14,09; 14,35; 15,24; 16,05; 18,05; 18,35; 18,45; 20,17 e
22,09.
Sala per il pranzo della domenica
Hotel Il Guscio***
Via Venezia, 4
IN AUTOBUS
Da Trieste, Autostazione
Le principali partenze sono alle ore: 6,05; 6,40; 7,05; 7,50; 7,35;
8,05; 9,05; 10,05; 11,35; 12,35; 13,05; 14,05; 15,35; 17,35; 18,05
e 19,35.
Da Udine, Autostazione
Le principali partenze sono alle ore: 6,05; 6,50; 7,00; 11,10;
12,20; 12,30; 13,35; 17,00; 17,50; 19,05.
Prenotazioni
Si consiglia di effettuarle presso il Booking Grado, Riva Zaccaria Gregori 9, tel.
+39.0431.82929/82347, fax. +39.0431.84980,
e-mail: [email protected]
Doppia uso singola 64 €, doppia 69 €, tripla 89 €
Distanza Sala congressi: in macchina 5 min, a piedi 15 min
Hotel Splendor***
Viale dei Moreri, 75
Hotel Laguna****
Riva Brioni, 17
Doppia uso singola 40 €, doppia 70 €, tripla 85 €
Distanza Sala congressi: in macchina 7 min, a piedi 30 min
Hotel Milano***
Via Verdi, 7
Sala congressi per il Raduno
il dalmata 88-settembre 2015.indd 12
Singola 35 €, doppia uso singola 40 €, doppia 60 €, tripla 75 €
Distanza Sala congressi: in macchina 8 min, a piedi 17 min
04/09/15 11:01
IL DALMATA LIBERO
settembre 2015
pag. 13
62° RADUNO NAZIONALE DEI DALMATI
GRADO
3-4 OTTOBRE 2015
Programma
Tutte le riunioni si svolgono all’Hotel Laguna, Riva
Brioni 17
Sabato 3 ottobre
Ore 9
Apertura dell’Ufficio per la distribuzione delle tessere dell’Associazione Libero Comune di Zara in Esilio – Dalmati italiani
nel Mondo, per l’accettazione delle iscrizioni dell’ultima ora e la
vendita biglietti per il pranzo della domenica
Ore 10
Adempimenti statutari dell’Assemblea generale dei soci
(Art. 6 dello Statuto)
•Apertura dei lavori
• Comunicazioni del dott. Guido Cace, Commissario straordina
rio per la regolarizzazione dell’Associazione
•Elezione del Consiglio comunale (Art. 7 dello Statuto)
Ore 11
Adempimenti statutari del Consiglio comunale
•Proclamazione degli eletti del nuovo Consiglio comunale
•Elezione del Sindaco del Libero Comune di Zara in Esilio e
Presidente dei Dalmati italiani nel Mondo (Art. 11 dello Statuto)
•Elezione della Giunta comunale (Art. 9 dello Statuto)
•Elezione del Collegio dei Sindaci - Revisori dei Conti (Art. 12
dello Statuto)
•Elezione del Collegio dei Probiviri (Art. 13 dello Statuto)
RITORNO ALLE ORIGINI
PRIMATO SULLA DALMAZIA DEL PATRIARCATO
DI GRADO DAL 607, PASSATO A VENEZIA NEL 1457
Nella Basilica di Grado dove sarà celebrata la Santa Messa del
nostro 62° Raduno vi è un documento dal quale risulta che il
Patriarcato di Grado, sorto nel 607 e passato a Venezia nel 1457
ebbe il primato sulla Chiesa apostolica di Dalmazia per otto
secoli e mezzo. Alcuni tudiosi contestano il periodo temporale
in cui il Patriarca di Grado esercitò le funzioni di Primate di Dalmazia prima di Venezia, ma noi non abbiamo la competenza per
discutere su tempi e sull’effettivo esercizio di questo importante
magistero.
Venendo a Grado torinamo alle origini più remote e nella città
ritroviamo le calli, le piazzette e financo i sassi delle strade che
ci ricordano le nostre città di origine. Anche la pietra carsica
accanto al Monumento ai Caduti con la scritta Histriae, Liburniae Dalmatiae s.v.l.p. filii ricorda i grandi legami tra Grado e
le nostre terre.
Pausa pranzo
Ore 15
Giornata della Cultura Dalmata (presentazione dei libri editi
nell’ultimo anno, a cura di Daria Garbin)
Ore 17.00
Assemblea generale dei soci. Dibattito aperto a tutti su tutti gli
argomenti, presentazione delle mozioni e OdG: discussine e loro
approvazione
Domenica 4 ottobre
Ore 10
Santa Messa nella Basilica di Sant’Eufemia celebrata da mons.
Armando Zorzin, Parroco della Basilica
Ore 11
Deposizione di una Corona d’alloro al Monumento ai Caduti per
la Patria, Commemorazione del Centenario del Sacrificio della
MdOVM Francesco Rismondo e ricordo degli altri Dalmati
scomparsi
Ore 12
•Consegna del Premio Tommaseo
•Discorso programmatico del nuovo Sindaco eletto
Ore 13
Pranzo conclusivo del Raduno che si terrà nel ristorante adiacente
alla sala dei lavori, dell’hotel Laguna
il dalmata 88-settembre 2015.indd 13
CARTA DI CITTADINANZA: UNA RELIQUIA DI QUANDO
IL NOSTRO LIBERO COMUNE ERA UNA COSA SERIA.
E TALE DEVE RITORNARE.
Un altro ritorno alle origini è confermato da questo documento
intestato all’uomo che si è preso il gravoso incarico di riportare la legalità nella nostra Associazione. Manca la data, ma il
periodo di rilascio si desume dal fatto che Guido Cace viene
qualificato “Studente universitario”. Poiché si laureò nel 1966,
il documento è sicuramente antecedente e risulta emanato dal
grande Sindaco Calbiani. Proprio a Grado e proprio dalle mani
dell’ex studente universitario Guido Cace riceveranno le tessere,
diventate nel frattempo di adesione, quanti hanno sottoscritto
o sottoscriveranno la domanda d’iscrizione all’Associazione e
verseranno la quota di soci, sia pur minimale.
04/09/15 11:01
settembre 2015
pag. 14
ESULE DALLA NASCITA
Segnato dall’esilio, era nato
il 1° marzo 1922, profugo, a
bordo di una nave americana
nel porto di Prevezza, allora
Albania turca e oggi Grecia.
Ci ha lasciato il 9 marzo a 93
esule ad Adelaide, sud Australia, il conte Soarez Scrivanich, membro del Corpo nobiliare dell’Europa e dell’Elenco
della Nobiltà veneziana e dalmata in quanto discendente
del conte Marco Ivanovich
di Dobrota, oggi sobborgo
di Cattaro, che nel 1756 era
stato protagonista di alcune
battaglie dove era riuscito ad
eliminare Haziz Ibrahim. Per
secoli la famiglia Soarez era
armatrice di navi stanziate
nella penisola di Sabbioncello
e nell’isola di Lussino. Nel
1919 la famiglia, italianissima, aveva dovuto lasciare
Curzola per trasferirsi a Zara
e, dopo i bombardamenti della
città, Soarez si è rifugiato a
Lussingrande, dove un ramo
della famiglia era una delle più
famose dell’isola fin dal 1500.
Lì nasce la sua unica figlia
Antonia Maria Violetta Scrivanich ved. McLellan, nella
villa che era stata di un ammiraglio della Flotta imperiale,
l’arciduca Stefano d’Austria.
È stato nel Campo profughi
Marco Foscarini di Venezia
fino a che ha trovato un lavoro
al Dipartimento delle Finanze.
Nel 1950 parte per l’Australia in un avventuroso viaggio
ed è il primo segretario della
Juventus e l’organizzatore dei
Raduni degli zaratini di Adelaide. È anche redattore della
locale Radio italiana e segretario sia della Camera di commercio italiana del sud Australia che dell’Associazione
nazionale di combattenti della
guerra di liberazione, deco-
il dalmata 88-settembre 2015.indd 14
rato per la sua partecipazione
alla Battaglia di Montelungo
presso Montecassino svoltasi
dall’8 al 16 dicembre 1943.
Partecipa a molti Raduni dei
Dalmati in Italia e per tutta la
vita piange la sua Zara. È stato
sepolto con le bandiere della
Dalmazia e dell’Italia. Salve
Soarez, caro zaratino e fiero
italiano!
A.M.V.S.
TRE CUGINI
Nell’arco di poco tempo sono
venuti a mancare tre cugini
che, come tutti gli esuli, abitavano lontani gli uni dagli
altri, rispettivamente, Roma,
Cremona ed Ostia. Il primo a
lasciarci a Cremona il 16 otto-
bre, Armando de’Vidovich,
figlio di Mario de’Vidovich,
dirigente per molti anni ai
massimi livelli delle Associazioni degli esuli. Armando
si è laureato presso l’Università statale di Milano nel ’61
ed ha operato per molti anni
nel mondo del marketing e
della pubblicità con una propria impresa (Flauto Magico),
affiancando a questa attività collaborazioni in ambito
accademico con la Facoltà di
Scienze della Comunicazione
dell’Università di Siena e con
imprese pubbliche e private
come consulente nei settori
Organizzazione e Sviluppo.
Animato da interessi compositi per la musicologia e la
filosofia del linguaggio, si è
dedicato allo studio dei rapporti fra psicoanalisi e arte, in
particolare la musica, il design
e l’architettura e la letteratura.
Ha pubblicato diversi libri tra
i quali il più amato era L’arpa
eolia. Siamo vicini a Marina,
ai figli Silvia con Daniele,
Sergio con Marcella, Giulia
con Riccardo e Lorenzo, alle
sorelle Silvana e Adriana ed ai
nipoti tutti.
***
IL DALMATA LIBERO
gliari e de Il Dalmata libero.
Dir
AMICA DI TRIESTE
È deceduto a Roma il 7 mag-
gio Attilio Missoni, la cui
madre era la contessa de’Vidovich, per noi zia Teresa. Era
nato il 21 dicembre 1915 ed
è vissuto nella beata Zara tra
le due guerre, dove si contendeva con il fratello Ottavio la
palma del “più bel mulo zaratin”. Capitano marittimo di
lungo corso, come il padre,
dopo l’esilio si era laureato in
Scienze marittime all’Università di Napoli ed aveva intrapreso un’importante attività
come costruttore edile. Ai figli
Elisabetta ed Eugenio le condoglianze della famiglia e dei
Dalmati.
***
È scomparso ad Ostia il 20
Ci ha lasciato a Trieste il 24
maggio Annamaria Bercich
nata nella capitale della Dalmazia il 31 luglio 1937. Al
figlio Giorgio, noto medico
triestino la nostra vicinanza
per la grave perdita.
DALLA GERMANIA
Miranda Medin ved. Chiussi
era nata a Zara il 14 novembre
1922 ed è deceduta a Francoforte sul Reno il 10 maggio
2015. Dal 1957 era residente
in Germania con il marito Italo
Chiussi di Trieste, direttore
delle Assicurazioni Generali
di Francoforte. Vive condoglianze ai figli Barbara e Stefano.
COLONNA DEL JADERA
Il 24 gennaio è deceduto a
marzo scorso Pietro de’Vidovich, era nato a Zara il
30 dicembre 1935 da Maria
Volpi e Oscar de’Vidovich,
l’indimenticabile animatore
per anni del Circolo dalmatico “Jadera”, presso il quale
si erano impegnati Pierino
e le sorelle Lidia e Rita. Era
stato valente collaboratore
della Guardia di Finanza ed
aveva operato poi nel settore
della scorta al trasporto valori.
Alla moglie Anna ed ai figli
Roberto, Edi, Patrizia ed Alessandro, ai sette nipoti ed alle
sorelle il cordoglio dei fami-
Sistiana - Duino Aurisina
Odone Gianni Festini nato a
Zara l’8 agosto 1917. Era stato
fondatore e dirigente del Circolo “Jadera” di Trieste. Era
sempre allegro e scherzoso,
per cui pubblichiamo una sua
foto mentre gioca con il gatto
Juri. Alla figlia Alessandra il
cordoglio dei Dalmati.
04/09/15 11:01
IL DALMATA LIBERO
AGOSTINI ALBERTO, Trieste, per Il Dalmata libero e in
memoria dei genitori Marcello e
Jolanda, € 10
ALBANESI
FERRUCCIO,
Messina, per Il Dalmata libero e
quota adesione Ass. Lcze-Dim,
€ 30
Bais Simone, Gorizia, per Il
Dalmata libero e quota adesione
Ass. Lcze-Dim, € 10
BARCELLESI PIERO, Codogno, per Il Dalmata libero, € 30
BELLONCI BARBARA MARSANO, Milano, in ricordo di mio
marito prof. Marsano Romano,
deceduto il 29/09/2014, € 30
BERCICH FERRUCCIO, Fermo, per Il Dalmata libero ed in
ricordo dei miei genitori Bercich
Mario e Matkovic Maria, € 20
BERNOBI ERMINIA, Trieste,
per Il Dalmata libero, € 10
BIANCHI VALERIO, Padova,
per Il Dalmata libero, € 50
BUCKOWSKY LELIO, Ballart (Australia), ricordando mia
cugina Madera Calmetta ed i
suoi benitori Stipe e Bettina, 100
A$
CAMIZZI prof. CORRADO,
Parma, per Il Dalmata libero, €
24
CAPURSO ved. ANTONELLI
LIDIA, Macerata, per Il Dalmata libero e quota adesione
Ass. Lcze-Dim, € 20
CARNEVALE LIBERO MARIO, Rodi Garganico (FG), per
Il Dalmata libero come zaratino
del 1934 / al 1943 in ricordo de
studente presso l’Istituto magistrale docenti ed alunni, € 10
CARNIEL GIOVANNI, Quinto
di Treviso, per Il Dalmata libero,
€ 10
CATTARINI VITTORIO, Trieste, per Il Dalmata libero e quota
adesione Ass. Lcze-Dim, € 10
COLANI arch. SERGIO, Bergamo (BG), quota adesione Ass.
Lcze-Dim, € 10
COSTA LUPARIA CARMEN,
Loano, per Il Dalmata libero, € 30
COSTANTINI
MAURIZIO,
Modena, in memoria di Carlo
Boniciolli, Gabriella Betelli e
famiglia, € 50
CRAMER ROMANO, Milano,
per Il Dalmata libero, € 20
CRNKOVICH GROZDANA,
Brescia, contributo da Grozdana
e Gianfranco Crnkovich, € 50
CROMICH SIMEONE, Norfolk (USA), in memoria di mia
moglie Rina Cromich, 20 £
d’EUFEMIA GRAZIANO, per
Il Dalmata libero e quota adesione Ass. Lcze-Dim, € 10
il dalmata 88-settembre 2015.indd 15
settembre 2015
Perché “Il Dalmata libero”
resti indipendente da tutti
e viva senza condizionamenti
D’EUFEMIA
GRAZIANO,
Roma, quota adesione Ass.
Lcze-Dim, € 10
DADICH FRANCO, Milano,
per Il Dalmata libero, € 15
de’ MICHIELI VITTURI MATTIA, Arena Metato (PI), per Il
Dalmata libero, € 35
de’MICHIELI VITTURI SIMEONE, Fino Mornasco (Como), per Il Dalmata libero, € 35
de’VIDOVICH FRANCO, Fossò (VE), per Il Dalmata libero, €
20
de’VIDOVICH WLADIMIRO,
Fossò (VE), per Il Dalmata
libero e quota adesione Ass.
Lcze-Dim, € 20
DEL TOSO FULVIO, Trieste,
quota adesione Ass. Lcze-Dim,
€ 10
DELLAVIA MARIA GRAZIA,
Mestre, per Il Dalmata libero, €
20
DI BRAI MARINA, Trieste, per
Il Dalmata libero e quota adesione Ass. Lcze-Dim, € 10
DIONIS ERMINIA, Trieste,
per Il Dalmata libero e quota
adesione Ass. Lcze-Dim, € 10
(primo versamento)
DIONIS ERMINIA, Trieste, per
Il Dalmata libero, € 10 (secondo
versamento
ELEZ BENITO, Varese, per Il
Dalmata libero, € 50
FARES ANTONIO, Pescara,
per Il Dalmata libero e quota
adesione Ass. Lcze-Dim, € 20
FOCARDI ENRICO, Trieste,
per Il Dalmata libero e quota
adesione Ass. Lcze-Dim, € 10
GAROZZO DAFNE, Firenze,
per Il Dalmata libero e quota
adesione Ass. Lcze-Dim, € 10
GELSI GIANNA, Trieste, quota
adesione Ass. Lcze-Dim, € 10
GIORGOLO GIANFRANCO,
Roma, per Il Dalmata libero, €
30
GRIGILLO ALMA, S. Costanzo (PO), quota adesione Ass.
Lcze-Dim, € 10
HANDEL RAIMONDO, Mestre, per Il Dalmata libero, € 10
KALMETTA LUISA, Chieti
Scalo, per Il Dalmata libero, €
20 (primo versamento)
KALMETTA LUISA, Chieti
Scalo, per Il Dalmata libero, €
20 (secondo versamento)
MABURZIO
ARMANDO,
Roma, per Il Dalmata libero, €
10
MAINO MARIO, Rovereto, per
Il Dalmata libero, € 20
MARACICH MARINO, Trieste, per il Duce!, € 20
MARINELLI DUDA GIANNA,
Trieste, per Il Dalmata libero e
quota adesione Ass. Lcze-Dim,
€ 20
MATESICH LUIGI, Bologna,
per Il Dalmata libero perché la
Dalmazia sia sempre la terra dei
popoli liberi e non sottomessi!,
€ 30
MATESSICH MARIO, Bergamo, per Il Dalmata libero, €
20
MATESSICHI
DIADORA,
Novara, per Il Dalmata libero,
€ 30
MESTROV LUCIANA, Aosta,
per Il Dalmata libero, € 20
MILIN GHERDOVICH IRMA,
Firenze, contributo 2015, € 30
OBERTI
DI
VALNERA
ROBERTO, Milano, per Il Dalmata libero, € 50
PALAZZOLO
de’BIANCHI
CARMELA, Trieste, in memoria della mamma Maria Lazzarich, € 50
PISTAN NERINA, Trieste, per
Il Dalmata libero, € 20
REATI ALDO, Pisa, per Il Dalmata libero e quota adesione
Ass. Lcze-Dim, € 30
ROMANO MARIA GRAZIA,
Palermo, in ricordo dei propri cari Marussich - Romano Crainz, € 50
RUBINI LINA-LINO, Sondrio,
offerta per il giornale, grazie, €
10
RUZZIER GIOVANNI, Rimini,
per Il Dalmata libero e quota
adesione Ass. Lcze-Dim, € 15
SCANO ANTONIO, Cagliari,
per Il Dalmata libero a ricordo
della cara mamma Anna Cavicic, € 20
SCHIECK ROBERT e BENEDETTI PAOLA, Novara, contributo annuale 2015 in memoria
di Sebastiano Benedetti, Zaratino, € 30
SCOPELLITI ANNAMARIA,
Mestre (VE), per Il Dalmata
libero e quota adesione Ass.
Lcze-Dim, € 15
SCOPELLITI ANNAMARIA,
Venezia, per Il Dalmata libero e
in memoria di mio padre e mia
madre Giovanni e Giovanna, €
20
SGREGGIA GIULIANA, Seni-
pag. 15
gallia (AN), quota adesione Ass.
Lcze-Dim, € 2,40
SOPPELSA
GIANCARLO,
Monfalcone, per Il Dalmata
libero, piena condivisione e solidarietà, € 20
SPINELLI ARMANDO, Lucca,
per Il Dalmata libero, € 10
STIPANOVICH
SABINO,
Milano, per Il Dalmata libero e
per i miei cari defunti Antonietta
e Umberto, W ZARA ITALIANA, € 20
SVIRCICH
DOMENICA,
Torino, per Il Dalmata libero e
quota adesione Ass. Lcze-Dim,
€ 50
TOLJA MARLENA, Milano,
per Il Dalmata libero, € 30
TONY PIERO, Firenze, a nome
di Gudi e Cipi Tony, € 30 (primo
versamento)
TONY PIERO, Firenze, a nome
di Guido Tony, € 30 (secondo
versamento)
TONY PIERO, Firenze, contributo annuale, € 50 (terzo versamento)
VAGNINI EUGENIO, Pesaro,
quota adesione Ass. Lcze-Dim,
€ 10
VESELIZZA SARA, Senigallia
(AN), quota adesione Ass. LczeDim, € 2,40 €
VESSELIZZA VALENTINA,
Senigallia (AN), quota adesione
Ass. Lcze-Dim, € 2,40
VIGORELLI
VITTORIO,
Milano, in memoria di Mario
Balzarini, legionario di d’Annunzio e Rita Piasevoli, nata a
Zara, € 10 (primo versamento)
VIGORELLI VITTORIO, Milano, in memoria legionario d’annunziano a Zara di Mario Balzarini e della zaratina Rita Piasevoli, € 10 (secondo versamento)
VLADOVICH
ALBINO,
Marina di Pisa, per Il Dalmata
libero e quota adesione Ass.
Lcze-Dim, € 20
VOLPI RUBINI LILLI, Brescia, contributo a Il Dalmata
libero ricordando i miei cari
scomparsi, € 20
ZERAUSCHEK
MARSAN
EMMA, Fertilia (SS), per Il
Dalmata libero, e per ricordare
mia madre Enrichetta Decovich
e tutti i defunti, € 20
ZUZZI EDDA, Lucca, contributo, € 20 (primo versamento)
ZUZZI EDDA, Lucca, per Il
Dalmata libero, € 30 (secondo
versamento)
ZUZZI EDDA, Lucca, per Il
Dalmata libero e quota adesione
Ass. Lcze-Dim, € 20 (terzo versamento)
04/09/15 11:01
settembre 2015
pag. 16
IL DALMATA LIBERO
NONOSTANTE I RITARDI POSTALI DI AGOSTO E LA LEGGE DI STABILITÀ
CONTINUANO AD ARRIVARE QUOTE E SCHEDE DI ADESIONE
PER FAR VIVERE L’ASSOCIAZIONE DEI DALMATI
Al Raduno di Grado funzionerà un ufficio per distribuire le tessere e accogliere le adesioni
dell’ultimo momento. Finalmente un voto legale eleggerà una nuova regolare dirigenza
Innanzitutto dobbiamo fare
alcune doverose correzioni
dell’elenco degli iscritti all’Associazione, con relativo versamento
del canone di adesione, pubblicato nello scorso numero.
Abbiamo confuso l’adesione
dell’illustre amico Gianni Ruzzier, il quale oltre a scrivere nei
giornali con lo pseudonimo di
“Piastra” ricopre anche l’importante incarico di portavoce
della Real Casa Savoia Aosta.
Abbiamo, poi, omesso di indicare che Enrico Tommaseo ci
aveva inviato un contributo di
50 €, mentre Romano Cramer
di Milano, Presidente del Movimento Istria Fiume e Dalmazia è
stato indicato con il nome errato
di Mario, che è altra persona a noi
vicina. Abbiamo inoltre chiamato
i conti Balleani di Jesi con la “P”
anziché con la “B”. Abbiamo,
infine, omesso il nome di Carla
Cace, giornalista professionista destinata a raccogliere l’eredità del nonno e del padre ne La
Rivista Dalmatica, e perfino il
nome del Commissario straordinario Guido Cace che ha voluto
che la numerazione delle tessere
seguisse l’ordine di arrivo. Cace
desidera, però, mantenere per sé
e per quanti hanno conservato
queste reliquie, il vecchio numero
della tessera rilasciata quand’era
ancora studente universitario al
tempo del grande Sindaco Guido
Calbiani (Presidente ed Amministratore delegato del più grande
gruppo siderurgico dell’Italia di
allora la “Dalmine”) che, correttamente si chiamava “tessera
di cittadinanza”, e non come
la nostra “tessera di adesione”,
perché al tempo il nostro era un
libero Movimento e solo dal
2003 Luxardo lo ha trasformato
in Associazione imponendo la
formale iscrizione valida solo
se confermata dal versamento
della quota - sia pur minima - di
adesione. Cosa che moltissimi
stanno facendo e che i promotori
del nuovo Statuto del 2003 non
il dalmata 88-settembre 2015.indd 16
hanno fatto in ben 12 anni.
Al raduno di Grado funzionerà
un ufficio che provvederà a
distribuire le tessere d’iscrizione
che comprovano l’appartenenza
di ogni singolo socio all’Associazione e gli assicura il diritto
di voto nell’elezione di tutti gli
organi statutari, di partecipare a
tutte le riunioni e, soprattutto, di
essere informato su tutto quanto
viene deciso in tutte le sedi,
Governo compreso. Questa è una
novità assoluta: sembra che le
ragioni per le quali non sono state
stampate e distribuite le tessere
dell’Associazione vanno ricercate
nella volontà dei massoni padovani di fare tutte le porcheriole e
le grandi porcate in gran segreto,
all’insaputa dei soci e senza controllo alcuno.
Poiché per finire l’attuale legislatura manca ancora un anno, il
Commissario straordinario Cace
ha preannunciato che chiederà
all’Assemblea generale degli
iscritti di sollevarlo da questo
gravoso incarico perché ritiene
che siano state gettate le basi per
una corretta funzionalità dell’Associazione e proporrà l’elezione
per un anno del nuovo e legale
Sindaco del Libero Comune di
Zara in Esilio e Presidente dei
Dalmati italiani nel Mondo, del
Consiglio comunale regolare e
di una Giunta finalmente legittima. Il prossimo anno si provvederà - come da Statuto - a nuove
elezioni organizzate dalla nuova
dirigenza che uscirà dal voto del
Raduno di Grado (che durerà
in carica - come s’è detto - solo
un anno per concludere l’attuale
legislatura).
Segnaliamo che ben 27 amici e
amiche hanno versato la quota di
adesione ma si sono dimenticati
di firmare la relativa Scheda di
Adesione. A questi si aggiunge
circa un’altra trentina di amici che
hanno, invece, inviato la scheda
di adesione a Trieste, anziché a
Roma, nella quale hanno spesso
indicato l’entità della quota
d’adesione (che sarà stata probabilmente inviata attraverso il c/c
postale, di cui non ci è pervenuto
ancora il resoconto). In tal modo
Guido Cace si è visto costretto per evitare contestazioni e possibili tranelli padovani - a non formalizzare la loro iscrizione prima
di aver in mano la documentazione completa. Sono pervenute,
invece, via posta alcune dei
versamenti e adesioni effettuati
nell’ultimo scorcio dello scorso
mese, che pubblichiamo in calce,
avvertendo tutti gli altri amici
che non compaiono nell’elenco,
che hanno ugualmente diritto di
voto per la nuova dirigenza che
verrà eletta al Raduno di Grado,
dove funzionerà un ufficio per il
rilascio delle tessere ma anche
per accogliere le adesioni dell’ultimo momento. Coloro che non
potranno essere presenti a Grado
riceveranno la tessera via posta,
con i nuovi tempi che specifichiamo qui di seguito.
Le Poste italiane S.p.A. ci hanno,
infatti, notificato una disarmante
circolare: a causa dei risparmi
imposti dalla Legge di Stabilità (che gli esterofili chiamano
inspiegabilmente
“spending
review”!) lettere, cartoline e
giornali verranno recapitati con
ritardi maggiori di quelli attuali.
Gli addetti ai vari passaggi e smistamenti interni lavoreranno un
giorno alla settimana in meno e
sui postini si risparmierà di più,
salteranno due giornate di lavoro
nella distribuzione della prima
settimana e tre della seconda.
Evviva! L’Italia marcia compatta
verso il terzo mondo!
Sono, infine, pervenuti a Trieste e
sono stati tempestivamente girati
a Roma (ma attraverso la posta!) i
seguenti nominativi:
Annamaria Scopelliti, Mestre,
€ 15; Aldo Reati, Pisa, € 50;
Domenica Svircich, Torino, €
50; Albino Vladovich, Marina
di Pisa, € 20; Giovanni Ruzzier,
Rimini, € 15; Marino Maracich, Trieste, € 20; Ferruccio
Albanesi, Messina, € 30; Erminia Dionis, Trieste, € 10; Dafne
Garozzo, Firenze, € 10; Capurso
ved. Antonelli Lidia, Macerata, €
20; Gianna Gelsi, Trieste, € 10;
Sergio arch. Colani, Bergamo, €
10 €; Sara Vesselizza, Senigallia,
€ 2,40; Valentina Vesselizza, €
2,40; Giuliana Sgreggia, € 2,40,
Fulvio Del Toso, Trieste, € 10;
Graziano d’Eufemia, Roma, €
10; Eugenio Vagnini, Pesaro, €
10; Alma Grigillo, S. Costanzo,
€ 10.; Simone Bais, Gorizia;
Antonio Fares, Pescara, Presidente dell'Ateneo linguistico del
medio Adriatico, Gianna Duda
Marinelli, Trieste, Sindaco del
Libero Comune di Cherso in Esilio; Vittorio Cattarini, Trieste;
Marina Di Brai (Brainovich),
Trieste, Enrico Focardi, Trieste.
IL DALMATA
LIBERO
Via dei Giacinti n. 8 - 34135 Trieste
tel. 040.425118 - fax 040.4260637
Autorizzazione del Tribunale di
Trieste n. 1276 del 9/06/2014
Editore
Fondazione Scientifico Culturale Maria
e Eugenio Dario Rustia Traine
Direttore
Renzo de’Vidovich
tel. 040.635944 - fax 040.3483946
Redazione
Elisabetta de’Dominis, Daria Garbin,
Maria Sole de’Vidovich, Enea de’Vidovich, Marino Maracich, Enrico Focardi,
Simone Bais, Alberto Rutter, Gianna
Duda Marinelli e Marcello Gabrielli
Segreteria
Daria Garbin
Immagine
Maria Sole de’Vidovich
Coordinamento
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Rustia Traine
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04/09/15 11:01

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