Centro Diocesano di Pastorale Familiare Pentecoste

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Centro Diocesano di Pastorale Familiare Pentecoste
Centro Diocesano di Pastorale Familiare
Il cammino della Pasqua
Pentecoste
a cura di don Francesco Pilloni
Mandi il tuo Spirito, sono creati e rinnovi la faccia della terra
Il giorno di Pentecoste celebra l'effusione dello
Spirito Santo. Lo Spirito che l'umanità ha perduto nel
peccato viene a noi dal seno della Trinità. Egli
compie la nuova creazione, poiché è vivo solo ciò a
cui lo Spirito partecipa la vita.
Il Salmo responsoriale (Sal 103) contempla questi due
momenti. Dice dapprima "Se togli il tuo spirito,
muoiono": è il momento del peccato di Adam. E poi
aggiunge: "Mandi il tuo Spirito, sono creati". Un altro
Salmo, descrivendo la condizione di povertà
dell'uomo, afferma che la carne "è un soffio che va e
non ritorna". La vita è co-spirare lo Spirito. Il Padre al
Figlio, il Figlio al Padre, lo Spirito dal Padre al Figlio
e dal Figlio al Padre.
Per accogliere lo Spirito è stato creato l'Uomo, ad
immagine e somiglianza di Dio. Il peccato originale è
in certo modo la pretesa dell'Uomo di avere da se
stesso e in se stesso questo Spirito, questo Soffio
vitale di amore. Ma esso viene da Dio, dal Padre e dal
Figlio, e quello spirito donato ad Adamo ed Eva è lo
spazio in cui accogliere la vita e l'amore di Dio. Lo
spirito dell'Uomo è una chiamata ad accogliere lo
Spirito di Dio, per divenire "uno" in Lui.
Lo spirito umano che non accoglie lo Spirito di Dio, entra nella tenebra e da questa tenebra discende ogni divisione,
mentre lo Spirito, che è Dono, genera ogni unità. Da qui la separazione dell'uomo dalla donna, del fratello dal fratello,
la torre di babele e la confusione delle lingue, che dice una pluralità di spiriti discordi. Da qui anche la separazione
dell'uomo dalla natura. Lo Spirito che viene dall'alto unisce: unisce il Padre e il Figlio, unisce l'Uomo a Dio nel grembo
della Vergine Madre, unisce la carne di Cristo alla pienezza dello Spirito dal battesimo al Giordano alla risurrezione. E
dalla carne di Cristo risorto è donato e unisce noi a Dio in Cristo, unisce l'Uomo e la donna in un amore colmo di
spirito, il fratello al fratello, i popoli nell'unica casa del Padre.
È questo lo Spirito che Gesù promette. Egli ne anticipa la venuta, qualificandola ai nostri occhi. È lo Spirito che
"rimarrà con voi per sempre": un dono irrevocabile di presenza. Questa presenza è legata all'amore. Il vangelo
manifesta un legame esplicito tra Gesù che ama il Padre e i discepoli che lo amano. Amare Gesù è entrare nella sua
unità di amore con il Padre, ed è anche accogliere un amore nuovo dentro il nostro amore. Questo amore è lo Spirito
Santo stesso. Lo Spirito sigilla la nostra umanità quale tempio della Trinità: "Noi verremo a Lui e prenderemo dimora
presso di Lui". Lo Spirito è così "Consolatore" perché rende presente nella nostra umanità Gesù risorto. E questo
termine (Paraclito, che significa anche "avvocato") testimonia anche lo Spirito come Colui che difende l'uomo, ne
promuove l'autentico interesse, coinvolgendolo nella vita divina della Trinità. E infine Gesù ci dona lo Spirito perché
renda comprensibile alla nostra umanità, figlia di Adamo, la verità di Gesù e della sua Persona, la sconvolgente novità
che essa porta in sé. Lo Spirito "insegna" e "ricorda", in intima continuità con Gesù. Con il dono dello Spirito gli stessi
Apostoli entreranno in una nuova comprensione di Gesù, vissuta non più secondo la carne, ma secondo lo Spirito. E noi
siamo con loro chiamati a fare nostra e interiorizzare come autentica nuova legge la via che Gesù è. Questo significa
"osservare i comandamenti": non fare nostra una appartenenza esteriore o cultuale a Dio, ma vivere Cristo nella nostra
persona, custodendolo nel cuore come nostra via. La via del nostro compimento e della perfezione dell'Uomo è proprio
la comunione di amore con Il Signore. Lo Spirito Santo interiorizza Cristo in noi, direi ne personalizza il mistero in
modo unico e irripetibile in ciascuno e in tutti.
Il testo degli Atti degli Apostoli ci mostra l'azione unificante dello Spirito. Egli unifica discepoli: un unico fuoco in
diverse fiamme, una per ciascuno. Unifica il loro linguaggio, donando un'unica lingua spirituale, abitata dal Soffio
divino. Sant'Agostino ci ricorda che questa lingua è l'amore del cuore unito a Dio, ed è proprio questo che rende gli
apostoli, e noi con loro, comprensibili ad ogni lingua e cultura. Mi sembra questo un dato importante per la nostra
situazione di oggi: parlando la lingua di Dio e la lingua del suo amore diveniamo annunciatori autentici, donando
presenza di Dio e non surrogati mutuati dalle nostre buone intenzioni. È questa presenza che si manifesta come vento e
fuoco: forza e amore, capacità di sconvolgere ciò che non è divino e di riempire di energia divina tutta la nostra
umanità, che ne rimane colmata e realizzata.
La vita dello Spirito in noi, ci ricorda l'Apostolo nella seconda lettura, porta alla vita e alla pace. L'uomo colmato dalla
presenza di Dio ha la pace quale manifestazione di un pieno riposo della sua natura, che avverte appagata e colmata. È
uno sconvolgimento divino, nel quale muore il nostro vecchio uomo, nato nella eredità di Adamo, e nasce una nuova
vita. La comunione con Cristo rende viventi e belle tutte le energie che portiamo in noi, perché ci rende "figli" nel
Figlio. Nell'unione con Cristo diveniamo figli del Padre (Abbà) e iniziamo quel cammino che ci condurrà alla piene e
perfetta unione in Dio.
È per la grazia dello Spirito Santo che diveniamo nuovi nell'amore. L'intero amore umano ne è santificato e si conosce
ora, nella luce della creazione, vista dal suo compimento, come ricettacolo personale dell'amore divino, dello Spirito.
Uomo e donna uniti nell'amore si possono vedere ora come una sola umanità, una coppa aperta all'accoglienza
dell'amore di Dio nella loro carne. L'intera dinamica dell'amore è santificata dal Soffio divino ed esprime non più se
stessa, ma quell'amore più grande che sgorga dal Padre e che Cristo ci dona.