Il sorriso della Gioconda
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Il sorriso della Gioconda
Università del Tempo Libero 2013/2014 Il sorriso della Gioconda Anna Torterolo, storica dell’arte Si tratta di un sorriso felice, ironico o melanconico? Aveva perso i denti davanti? Era incinta? Soffriva di paralisi facciale? Distillato dell'Eterno femminino o uomo travestito? Forse misterioso autoritratto dello stesso Leonardo? Da cinque secoli la Gioconda continua a far parlare di sé, alimentando una ridda di ipotesi più o meno credibili o fantasiose. Eppure si tratta di una tavoletta di legno di pioppo, di piccole dimensioni, che,rimasta incompiuta come molte opere di Leonardo, l'artista si sarebbe portato con sé nel soggiorno francese ad Amboise, alla corte di Francesco I, dove Leonardo morì nel 1519. Molti altri ritratti del Rinascimento spirano fascino, eleganza, seduzione, ma il Mito, capriccioso come la Fortuna, si è posato proprio su questa immagine, rendendola l'icona globale incontestata della modernità. In ogni parte del mondo, le persone più disparate, che spesso hanno una scarsa preparazione storico artistica, conoscono solo Lei ed affrontano ore di coda per poterle rendere omaggio per qualche secondo. Più una reliquia, si è detto, che un'opera d'arte. Certo il suo potere fantastico universale ha fatto riflettere antropologi e sociologi sulla sopravvivenza nel disincantato mondo contemporaneo di fenomeni di delirio collettivo, più spesso dedicati a star dello spettacolo. Se ne sono impadroniti i signori della pubblicità, giocando con Lei in operazioni spesso dissacranti. La sua leggenda ha avuto un avvio letterario, a cominciare dal Vasari che parla del "ghigno" della Gioconda, per continuare con i poeti simbolisti francesi da Theophile Gautier a Baudelaire, al raffinatissimo esteta inglese Walter Pater che si domandò se la Gioconda fosse un Angelo o un Demonio. Il clamoroso furto del 1911 scatenò un' enorme campagna pubblicitaria, fatta di motivetti popolari, di caricature sulle testate ad alta tiratura. Tanto intoccabile è l'aura che la circonda che i direttori del Louvre che si sono succeduti non hanno osato farla restaurare e ripulire,nel timore di suscitare inevitabili polemiche e le proteste dei suoi milioni di "innamorati". Così, protetta da una triplice lamina di vetro antiproiettile, difficilmente visibile da vicino, Monna Lisa del Giocondo ha ben salvaguardato il suo enigma, dando ragione a ciò che avrebbe detto nel 700 Giacomo Casanova: "L'amore è fatto per due terzi di curiosità" Anna Maria Torterolo, dopo aver conseguito la laurea in lettere moderne, ha frequentato un corso di specializzazione in Storia dell'Arte all'Ecole du Louvre di Parigi. Collabora con numerose Associazioni che si occupano di divulgazione storico artistica, fra cui il Fondo Ambiente Italiano, l'Associazione Amici di Brera e Amici del Museo Poldi Pezzoli. Ha sviluppato programmi educativi per la Pinacoteca di Brera. Tiene regolarmente conferenze nella Mediateca di Santa Teresa e si è occupata della realizzazione di mostre presso la Biblioteca Braidense, presso cui lavora ad un progetto di catalogazione del materiale grafico. Ha insegnato storia dell'Arte presso l'Istituto Europeo di Design e tenuto un corso di aggiornamento per il Centro Europeo di Scuola ed Educazione. Si occupa di didattica storico-artistica per la comunità francese di Milano. Ha al suo attivo alcune pubblicazioni su riviste di settore (Gazette des beaux arts, Connaissance des arts) ed una monografia dedicata a Vincent van Gogh,tradotta in tutte le lingue.