il richiamo di abbandono della pernice rossa
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il richiamo di abbandono della pernice rossa
Università degli Studi di Firenze Facoltà di Scienze Matematiche Fisiche e Naturali Corso di Laurea in Scienze Biologiche IL RICHIAMO DI ABBANDONO DELLA PERNICE ROSSA: VARIABILITÀ E STABILITÀ CANDIDATO Emilia Venturato RELATORE Prof. Francesco Dessì-Fulgheri CORRELATORI Dott. Paolo Cavallini Dott. Laura Beani Anno Accademico 1994/95 Si ringrazia: - la Provincia di Firenze che ha consentito l’utilizzazione delle strutture dell’Allevamento dell’Ugolino e che ha fornito gli animali per la ricerca - il Centro Agrario Sperimentale dell’Università di Firenze che ha ospitato la ricerca nei periodi invernali - il dott. Leonida Fusani ed il dott. Paolo Galeotti per i fondamentali insegnamenti e consigli sull’analisi spettrografica - il sig. Francesco Bencini, tecnico del Dipartimento di Biologia Animale e Genetica dell’Università di Firenze per il prezioso aiuto - il dott. Bernardo Zilletti, Gianna Dondini e Simone Vergari per l’aiuto offertomi durante le registrazioni. Indice 1. Introduzione................................................................................................. 1 1.1. 1.2. 1.3. 1.4. 1.5. 2. Metodi ........................................................................................................ 13 2.1. 2.2. 2.3. 2.4. 2.5. 2.6. 2.7. 3. Richiami e canti.....................................................................................1 Cenni alla biologia pernice rossa...........................................................3 Repertorio vocale della pernice rossa....................................................4 Cenni alla biologia dei pulcini.............................................................10 Richiami dei pulcini ............................................................................11 Animali................................................................................................13 Registrazione.......................................................................................13 Scelta dei richiami da utilizzare per l’analisi ......................................14 Acquisizione e analisi spettrografica...................................................14 Canary 1.1 come strumento di analisi .................................................15 I parametri dell’analisi e le variabili considerate ................................19 Analisi statistica ..................................................................................21 Risultati ...................................................................................................... 22 3.1. Descrizione del richiamo di abbandono ..............................................22 3.1.1. 3.1.2. 3.1.3. Il richiamo a 5 giorni di età ...................................................... 22 Il richiamo a 26 giorni di età .................................................... 25 Il richiamo a 42 giorni di età .................................................... 27 3.2. Analisi temporale e spettrale del richiamo..........................................30 3.2.1. 3.2.2. 3.2.3. Misurazione delle note............................................................. 30 Il richiamo come ‘frase’........................................................... 32 Il metodo del ‘data pooling’: un’alternativa alle medie individuali .............................................................................. 38 3.3. Confronto tra i sessi.............................................................................40 3.3.1. Differenze significative tra i sessi................................................... 40 3.3.2. Analisi discriminante tra i sessi...................................................... 48 3.4. Confronto tra i richiami ad età diverse................................................51 3.5. Confronto tra individui........................................................................58 3.5.1. 3.5.2. 4. Variabilità tra individui............................................................ 58 Analisi delle componenti principali per la discriminazione tra gli individui ............................................................................ 62 Conclusioni generali................................................................................. 69 4.1. Il richiamo di abbandono del pulcino: caratteristiche generali, funzioni e localizzabilità nella pernice rossa e in altri galliformi .......70 4.2. Evoluzione del richiamo nel tempo e problemi di ontogenesi ............72 4.3. Riconoscimento individuale e sessuale attraverso il richiamo............74 5. Bibliografia................................................................................................ 77 E. Venturato Vocalizzazioni della pernice rossa 1. 1.1. 1 Introduzione Richiami e canti Nello studio delle vocalizzazioni degli uccelli si è tradizionalmente mantenuta una suddivisione tra ‘canto’ e ‘richiamo’ (THORPE 1961). Di fatto, con l’aumentare di studi analitici e quantitativi nel campo della comunicazione animale, questa distinzione si sta dimostrando arbitraria o almeno assai più sfumata (K ONISHI 1985). Mentre i richiami vengono emessi da tutti gli uccelli (e da altre classi animali), il termine canto si riservava inizialmente solo agli Oscini, i membri del sottordine Passeres (ordine Passeriformes) che include quasi il 50% delle specie di uccelli. Negli Oscini la siringe è molto più complessa rispetto al resto della classe, presentando da quattro a nove coppie di muscoli intrinseci ed estrinseci. In realtà la complessità della siringe, da sola, non sembra essenziale per la capacità di emettere delle vocalizzazioni elaborate. Infatti tra i Passeriformi Suboscini (che presentano solo due o tre coppie di muscoli siringei) ci sono, accanto ad uccelli con capacità vocali non eccellenti, famiglie come i Menuridae che manifestano delle capacità vocali notevoli e non attese in base all’anatomia, relativamente semplice, del loro apparato vocale. Ad esempio l’uccello lira (Menura novaehollandiae) è in grado di riprodurre fedelmente i richiami dei gufi, la voce dell’uomo, i rumori e molti altri suoni anche artificiali ( THORPE 1961). Anche la presenza di nuclei telencefalici per il controllo del canto non risulta più un fattore discriminante tra gli uccelli canori (Oscini) e non; nuclei telencefalici sono stati recentemente descritti anche nell’ordine degli Psittaciformes, i pappagalli (cfr KONISHI 1985, BALL 1994). Un criterio non sistematico per distinguere il canto dal richiamo è rappresentato dal grado di complessità di questi due tipi di vocalizzazioni. Il richiamo è generalmente breve, composto per lo più da una nota isolata, e comunque da non più di quattro o cinque ‘note’ (con questo termine in bioacustica si intende una singola emissione sonora, la più elementare unità di una vocalizzazione cfr KONISHI 1985). Nel caso raro di richiami formati da molte note, queste sono simili tra loro e non presentano una precisa organizzazione all’interno della sequenza. I richiami di questo tipo sarebbero sollecitati da un preciso stimolo e continuerebbero, senza interruzione, fino al cessare del fattore scatenante (THORPE 1961) mentre i canti sarebbero spontanei (KONISHI 1985). Con il termine canto invece si intende una vocalizzazione più lunga E. Venturato Vocalizzazioni della pernice rossa 2 ed articolata, organizzata in vere e proprie ‘frasi’, fatte di note generalmente di tipo diverso tra loro, spesso associate in segmenti plurisillabici ripetuti. In un canto quindi intere sequenze di note (e non singole note) possono rappresentare unità strutturali distinte e riconoscibili. Tuttavia l’elaborazione di alcuni richiami (ad esempio le vocalizzazioni del gallo della salvia, Centrocercus urophasianus, durante il corteggiamento) e la monotonia di molti canti, finiscono per avvicinare le due tipologie vocali lungo un gradiente continuo di complessità. Inoltre il rapporto stimolorichiamo non è così strettamente deterministico (vedi ad esempio i richiami di contatto in specie gregarie), né il canto è effettivamente spontaneo, ma sollecitabile ad esempio dalla presenza di conspecifici di ambo i sessi. Un ulteriore criterio è rappresentato dalla funzione biologica che questi messaggi sonori assumono ( THORPE 1961). Si riconoscono come canti quelli sotto il diretto controllo ormonale, strettamente legati al ciclo riproduttivo. Secondo questa suddivisione apparterrebbe alla categoria canto solo la vocalizzazione complessa emessa dal maschio durante il periodo riproduttivo, in genere da un particolare posatoio e con una determinata postura, che ha una funzione territoriale e di attrazione della femmina. In contrapposizione, verrebbero classificate come richiami tutte quelle vocalizzazioni che non sono dipendenti dalle stagioni né dai livelli ormonali ma da stimoli specifici e che risultano avere una funzione di coordinazione delle attività sociali, quali il mantenimento del contatto tra gli individui che vivono in gruppo, la sollecitazione alla copula, l’emissione di richiami di allarme per i conspecifici all’arrivo di un predatore, etc (NOTTEBOHM 1975). Ma anche questa distinzione funzionale viene a cadere se si considerano i richiami emessi durante il corteggiamento come il ‘canto’ del gallo (Gallus gallus) o il tubare delle colombe (Columba spp.). Recentemente anche il criterio ontogenetico di canto che viene appreso contro richiamo innato è diventato più incerto e labile, dato che in molte specie alcuni richiami risulterebbero influenzati dalle esperienze precoci e dai processi di apprendimento (cfr BALL 1994). Oggetto di questa tesi è l’analisi del richiamo di abbandono dei pulcini della pernice rossa (Alectoris rufa), una specie tipicamente non canora, appartenente alla famiglia dei Fasianidi (Galliformi). Alcuni studi condotti su una specie affine, la starna (Perdix perdix), hanno messo in evidenza una complessità di struttura e di funzioni nel repertorio vocale che scoraggia ogni netta demarcazione tra canto e richiamo in termini di elaborazione del E. Venturato Vocalizzazioni della pernice rossa 3 segnale e ruolo nella riproduzione. Nel richiamo di abbandono dei pulcini della starna (DESSÌ -FULGHERI et al. 1986) è stato descritto un incremento di frequenza all’interno della sequenza delle note, con quella che precede sempre più bassa delle seguenti, che dà alla serie di note l’aspetto di una ‘frase’ organizzata, sia pure molto semplice. E’ quindi un esempio di vocalizzazione di un uccello non canoro più complessa della semplice ripetizione di uno stesso elemento, in quanto la posizione della nota all’interno della sequenza non è irrilevante. Nella starna anche la distinzione tra canto e richiamo fatta in base alla stagionalità e al controllo ormonale non appare così netta, in quanto il richiamo primaverile del maschio è influenzato nella sua struttura dai livelli di testosterone (FUSANI et al. 1994) e svolge un ruolo critico nella scelta del partner da parte della femmina ( B EANI & DESSÌ-FULGHERI 1995) non molto diversamente dalle elaborate melodie delle specie canore. Da qui l’utilità di un’analisi approfondita di richiami monotoni e ripetitivi quali appunto quelli emessi dai pulcini isolati dal resto della covata, per mettere in evidenza le informazioni potenzialmente contenute in vocalizzazioni apparentemente molto semplici. 1.2. Cenni alla biologia pernice rossa La pernice rossa fa parte dell’ordine dei Galliformi, tipici rappresentanti degli uccelli non canori. Questo uccello emette un numero inaspettatamente alto di richiami sebbene generalmente molto semplici. Il repertorio vocale di una specie è condizionato principalmente dal contesto sociale in cui essa vive. Gli animali gregari hanno un numero di richiami molto più elevato di quelli che vivono isolati per tutto il ciclo biologico ad eccezione del periodo degli accoppiamenti. Questo sembra essere il motivo per il quale in un tacchino (Alectura lathami) che vive in isolamento fin dal momento della schiusa, non esiste ad esempio un richiamo di contatto (cfr M ENZDORF 1977). L’alto numero di vocalizzazioni descritte per la pernice rossa è certamente da mettere in relazione con la biologia della specie. Questi uccelli vivono per tutto l’anno in stretto contatto con uno o più conspecifici. Trascorrono l’inverno in brigate composte da 10-40 soggetti, fino a massimi di 200-300 in inverni molto freddi (C RAMP & SIMMONS 1980). Nei primi mesi dell’anno (febbraio-marzo in Inghilterra) si assiste alla formazione delle coppie che rimangono unite per tutta la stagione primaverile ed estiva. Dopo la deposizione delle uova la femmina inizia la cova e il maschio E. Venturato Vocalizzazioni della pernice rossa 4 (quando non sia impegnato anch’esso nella cova delle uova deposte in un secondo nido; G REEN 1984) rimane nella zona attorno al nido dove svolge attività di sorveglianza. La cura dei piccoli viene effettuata, almeno nelle prime settimane, dal genitore che si è occupato direttamente della cova, anche se l’altro copre i piccoli in caso di sbalzi termici, conduce la nidiata durante la ricerca del cibo, fa la guardia e rimane comunque unito alla famiglia. In autunno più famiglie si riuniscono insieme a formare quella che sarà la brigata invernale. Si tratta quindi di vero gregarismo più che della formazione di stormi indifferenziati e mutevoli nella loro composizione, in cui gli uccelli si riuniscono solamente per nutrirsi o per il riposo notturno. Il tasso di mortalità invernale dovuto al freddo e alla predazione è molto alto e questo rende facilmente comprensibile quanto la coordinazione del gruppo sia importante per la sopravvivenza. Gli animali si alimentano insieme, sfruttando delle risorse comuni, riposano durante la notte appressati l’uno all’altro così da combattere il freddo, operano un’attività di sorveglianza nei confronti dei predatori che, in quanto svolta da più individui, permette loro di dedicare più tempo all’alimentazione e di avere contemporaneamente una maggior sicurezza nel localizzare una eventuale fonte di pericolo. Durante il periodo riproduttivo, oltre al sincronismo nelle fasi del corteggiamento, formazione delle coppie e cura della prole, è importante un forte grado di coordinazione tra i genitori e i pulcini che necessitano di cure, di calore e di una dieta ricca di proteine animali per superare soprattutto le prime settimane di vita, periodo in cui si riscontra una mortalità infantile molto elevata (vedi paragrafo 1.4). 1.3. Repertorio vocale della pernice rossa La vita di gruppo richiede che gli animali abbiano gli strumenti necessari per sincronizzare le loro attività e per definire in modo chiaro la propria posizione nel contesto sociale così da ridurre al massimo gli scontri e le competizioni, approfittando invece di tutti i vantaggi che la vita di gruppo può offrire. Nella pernice rossa, come nella maggior parte delle specie sociali, i richiami svolgono in questo senso un ruolo rilevante ed includono messaggi di tipo sessuale, aggressivo, di contatto fra individui, di allarme, di comunicazione con i pulcini, ecc. Nell’ambito di un periodo di osservazioni preliminari, condotte nel 1992 e 1993 su alcuni gruppi di pernici rosse mantenute in condizioni seminaturali, abbiamo potuto rilevare la presenza, ed in alcuni casi compiere E. Venturato Vocalizzazioni della pernice rossa 5 delle registrazioni, della maggior parte delle vocalizzazioni descritte per la specie (GOODWIN 1953, PINTOS et al. 1985) e per la coturnice (Alectoris graeca; specie filogeneticamente e comportamentalmente molto vicina alla A. rufa) da (S TOKES 1961). Qui di seguito sono elencati i richiami più comuni degli adulti. La trascrizione onomatopeica, molto utilizzata in letteratura prima dell’avvento di tecniche di rappresentazione grafica del suono, è ripresa da GOODWIN (1953) e da STOKES (1961). 1) Contact call (richiamo di contatto) Questo richiamo è costituito da una serie ripetuta di note uguali ed è emesso di frequente durante l’alimentazione e le altre attività di mantenimento, soprattutto nel periodo gregario invernale. La funzione è quella di mantenere gli individui in continuo contatto uditivo e di dare loro una sorta di messaggio rassicurante. Al minimo segno di pericolo infatti, si osserva, come prima reazione, il cessare del ‘chioccìo’ determinato appunto da questo richiamarsi quasi continuo tra i componenti della brigata. 2) Rally call (richiamo di adunata) E’ il richiamo tipico della specie e, con qualche variante, del genere Alectoris (dal verso onomatopeico ‘Chuk chuk chukar’ prende il nome, non a caso l’Alectoris Chukar). Come riportato (STOKES 1961) per l’Alectoris graeca e da noi osservato per l’Alectoris rufa, il ‘rally call’ può variare in base all’eccitazione dell’animale. Inizia con una seria di note uguali (‘chuk chuk chuk’) che si trasformano poi in ripetizioni di due sillabe (‘per-chuk per-chuk per-chuk ‘che possono variare in ‘chukar chukar chukar’) e che arrivano, al massimo dell’eccitazione, ad essere composte da tre sillabe di intensità molto alta (‘chukara chukara chukara’). Il richiamo è emesso da entrambi i sessi generalmente da posatoi rialzati che, nel nostro contesto di studio, erano costituiti da pali orizzontali e da tronchi di legno posti in voliera. Nell’emettere questo richiamo la pernice tiene inizialmente il becco quasi chiuso (cosa che rende difficile anche l’individuazione dell’individuo che sta richiamando), per poi assumere, con l’aumento dell’eccitazione, una posizione tipica con il becco aperto, il collo protratto in avanti e la gola gonfia. Le funzioni del ‘rally call’ sembrano essere tre (STOKES 1961). La prima è di tipo territoriale, in quanto tende a far localizzare l’individuo che lancia il richiamo a scopo intimidatorio nei confronti di eventuali pernici non E. Venturato Vocalizzazioni della pernice rossa 6 facenti parte della brigata. La seconda funzione è legata all’attrazione del partner sessuale, principalmente all’attrazione della femmina da parte del maschio. Infine il ‘rally call’ può essere usato nel caso che la brigata sia stata dispersa per cause esterne, quale l’arrivo di un predatore. In questo ultimo caso il richiamo viene emesso per facilitare il ricongiungimento dei membri del gruppo. 3) Cooing call (letteralmente: tubare) Richiamo emesso dai genitori durante il periodo dell’allevamento dei giovani. Varia molto in tono ed in enfasi. Viene usato dalla pernice per richiamare i pulcini a se’, soprattutto in risposta al richiamo di abbandono emesso dal pulcino che si trovi isolato rispetto al resto della famiglia (cfr paragrafo 1.5). In caso di aumento dell’ansia da parte del genitore dovuta alla non immediata ricongiunzione con il figlio, il ‘cooing call’ può trasformarsi in un ‘rally call’. Il ‘cooing call’ sembra essere una trasformazione delle normali note di contatto nel periodo dell’allevamento della prole (GOODWIN 1953). 4) Food call (richiamo di alimentazione) Leggero richiamo che suona come un ‘ti-ti-ti-ti’, emesso soprattutto dai genitori durante il periodo di allevamento dei pulcini per indicare loro un ‘boccone prelibato’. L’adulto richiama l’attenzione puntando con il becco a terra verso il cibo in questione, che è generalmente costituito da un insetto, integrazione alimentare particolarmente importante per i pulcini che, nelle prime due settimane di vita, necessitano di una dieta composta prevalentemente da proteine di origine animale (vedi paragrafo 1.4). Questo richiamo può essere usato anche dal maschio per indicare il cibo alla femmina durante il periodo primaverile ed estivo. 5) Ground alarm call (allarme per un predatore terrestre) E’ il richiamo usato per comunicare l’approssimarsi di un predatore terrestre o di qualunque altra fonte di possibile pericolo che si avvicini via terra. E’ costituito da una serie di note ripetute (‘tschrch! tschrch! tschrch!’) ed è spesso accompagnato dall’approssimarsi cauto della pernice verso il predatore così da localizzare meglio la sua posizione e poter tenere sotto controllo i suoi movimenti. La pernice rossa infatti, a differenza di quanto osservato frequentemente in altri galliformi e in particolar modo nel fagiano comune, Phasianus E. Venturato Vocalizzazioni della pernice rossa 7 colchicus ( GOODWIN 1953) e nella starna ( JENKINS 1961), non tende ad acquattarsi all’arrivo di un possibile pericolo da terra per prendere poi improvvisamente il volo quando questo si avvicini, ma si dimostra assai attiva nel cercare una via di fuga. A volte si avvicina lentamente verso il predatore così da non farsi notare ma da riuscire a vedere con precisione quale sia, dove sia e a che distanza si trovi la fonte di pericolo, per poi allontanarsi ‘di pedina’ nella direzione opposta, sfruttando eventualmente la copertura erbosa come nascondiglio e rifugiandosi in qualche cespuglio vicino. Solo in caso di pericolo veramente grande fugge in volo ma, anche in questo caso, cerca prima di raggiungere un punto rialzato da cui volare facilmente in direzione opposta a quella in cui si trova il predatore. 6) Flight-intention call (richiamo che precede il volo) Molto simile al ‘ground alarm call’. Inizia nello stesso modo ma aumenta poi di intensità diventando un ‘tschree-ash!’. Viene usato per comunicare l’intenzione di volare; di norma è seguito da un frullo d’ali molto forte determinato dalla brigata che si alza in volo. Gli animali in cattività manifestano frequentemente questo comportamento all’entrata di un uomo in voliera compiendo alcuni giri all’interno della gabbia prima di posarsi nuovamente a terra e riprendere le normali attività pur mantenendo uno stato di all’erta. Quando una pernice prende il volo, non per fuggire ad un pericolo ma per spostarsi da una zona ad un’altra, emette un richiamo simile ma più attenuato (GOODWIN 1953). La funzione del richiamo è quella di sincronizzare il volo della brigata nel periodo invernale e della coppia (o della famiglia) durante l’estate. 7) Hawk-alarm note (richiamo di allarme per un predatore aereo) Questo richiamo viene emesso in seguito all’avvistamento di un predatore in volo oppure di qualcosa che somigli ad un predatore. Può essere scatenato anche da una sagoma sperimentale o da uccelli di fatto non pericolosi ma che assumono un profilo simile a quello di un rapace. A questo proposito GOODWIN (1953) riporta di aver osservato un chiaro comportamento antipredatorio con emissione dell’ ‘hawk-alarm note’ scatenato da un gabbiano comune, Larus ridibundus, che si era gettato in picchiata per alcuni metri assumendo la forma con il capo corto tipica di un rapace in picchiata sulla preda. Il richiamo è disillabico e suona onomatopeicamente come ‘krr(w)üü!’. La reazione scatenata dall’udire queste note da parte delle pernici di una E. Venturato Vocalizzazioni della pernice rossa 8 brigata o di una famiglia è quella di porre la propria attenzione verso l’eventuale fonte di pericolo guardando in alto verso il predatore e contemporaneamente immobilizzandosi, così da sfruttare le eccellenti capacità mimetiche caratteristiche di tutto il genere Alectoris. 8) On guard note (richiamo di all’erta) Una serie di note ripetute con un effetto ‘vibrato’ che denota un livello di attenzione molto alto e che suona come ‘kwer-kwer-kwer-kwer’. Può essere scatenato da varie cause, prima fra tutte il passaggio di un uccello in volo non immediatamente riconoscibile come pericoloso. Nel caso che questo si riveli un rapace in atteggiamento di caccia, l’ ‘on guard note’ lascia il posto al richiamo di allarme per il predatore aereo. Altri casi in cui può essere emessa questa serie di note sono l’approssimarsi di una persona al nido oppure il disturbo su un gruppo di pernici durante il riposo notturno (G OODWIN 1953). Questo richiamo può durare anche alcuni minuti ed è emesso frequentemente da più pernici insieme a bassa intensità. Viene a crearsi così un leggero coro di richiami, spesso sincronizzati su un identico ritmo di ripetizione delle note, che determina il diffondersi a tutta la brigata dello stato di all’erta che cesserà solo al passato pericolo, generalmente accompagnato dalla ripresa del ‘contact call’. 9) Protest note (richiamo di protesta) Questo verso (‘trrr’) è tipico del periodo di cova e di allevamento della prole e può essere rivolto al partner o ad un conspecifico che si avvicina troppo ai pulcini o al nido oppure, in caso di allevamento in cattività, all’uomo che si approssimi troppo alla pernice in cova. Ho rilevato l’emissione di questo richiamo da parte di un maschio in cova sul proprio nido quando mi sono avvicinata con l’intenzione di controllare alcune uova rotolate fuori dal nido. 10) Squealing note (strillo) Grido acuto lanciato da un uccello quando un’altro, che si stia alimentando accanto, sbatte contro di lui. La funzione potrebbe essere quella di inibire un eventuale attacco ma, essendo generalmente utilizzato in risposta ad un contatto fisico inaspettato piuttosto che in un contesto aggressivo, non vengono manifestati né da parte dell’aggressore né da parte dell’aggredito comportamenti o vocalizzazioni successive. In genere tutto si E. Venturato Vocalizzazioni della pernice rossa 9 risolve con questo breve ma acuto grido, seguito dalla immediata ripresa delle attività di mantenimento. 11) Fieldfare note (richiamo della cesena) Richiamo che somiglia a quello della cesena (Turdus pilaris) e suona come ‘chic-ick-chick’. E’ usato quando gli animali si trovano appressati l’uno contro l’altro, ad esempio per accedere ad una stessa fonte di cibo limitata. Viene emesso anche da una pernice che, già ferita al capo, venga beccata dalle altre sulle penne che stanno ricrescendo (comportamento tipico degli animali mantenuti in voliera). Sembra quindi essere un messaggio che tende a calmare gli altri componenti del gruppo e a ristabilire una distanza interindividuale. 12) Steam engine call (richiamo della locomotiva a vapore) Somiglia, in effetti, al rumore di una locomotiva. Il verso onomatopeico che meglio lo descrive è ‘ko(t)k-chak! chak!’ con la prima sillaba (ko(t)k) dura e forte e le altre aspre e graffianti. Generalmente il richiamo, preceduto da una serie di note simili a schiocchi di lingua, risulta composto dalla ripetizione delle due sillabe ‘ko(t)k-chak!’. Con l’aumentare dell’eccitazione dell’animale, prende la ritmicità tipica del richiamo per esteso ‘ko(t)k-chak! chak! ko(t)k-chak! chak!’ ripetuto molte volte. Lo ‘steam engine call’ è il richiamo tipico del maschio in periodo riproduttivo. E’ emesso mantenendo una postura eretta simile a quella del ‘rally call’ ed ha una funzione aggressiva e territoriale rispetto all’area di nidificazione della coppia. 13) Coition-intention note (richiamo pre-copula) Questo richiamo è composto da una serie di note di tono molto alto che il maschio emette avvicinandosi alla femmina e seguendola durante il periodo degli accoppiamenti per manifestare la propria intenzione al coito. La femmina, quando è disposta all’accoppiamento, si fa seguire per un breve tratto e, al momento in cui il maschio si trova molto vicino a lei, si acquatta permettendo così il coito. Un richiamo molto simile a questo (‘nest call’) viene emesso dal maschio durante o al termine della preparazione del nido, per attirare su quest’ultimo l’attenzione della femmina (GOODWIN 1953). E. Venturato Vocalizzazioni della pernice rossa 10 14) All’s well call (tutto bene!) E’ il richiamo usato dal maschio durante il periodo di vita in coppia quando non sia occupato in alcuna competizione e niente lo disturbi. In questo contesto il richiamo viene emesso circa ogni trenta secondi. La funzione è quella di assicurare la compagna del fatto che tutto è sotto controllo e che non ci sono pericoli. 1.4. Cenni alla biologia dei pulcini I pulcini della pernice rossa, come quelli dei galliformi in generale, sono capaci di camminare già dal primo giorno di vita (prole precoce) e di compiere i primi voli a soli dieci giorni ( JOHNSGARD 1988). Nascono coperti di un fitto piumino che permette loro di allontanarsi subito per brevi periodi dal corpo del genitore senza rischiare di morire per perdita di calore e sono in grado di alimentarsi da soli beccando a terra fino dal primo giorno di vita. Pur essendo nidifughi e abbastanza indipendenti, i pulcini necessitano della cura da parte dei loro genitori per un periodo piuttosto lungo, durante il quale l’unità sociale della pernice rossa è composta appunto dalla famiglia, intesa come madre, padre e piccoli dell’anno. I pulcini vengono generalmente accuditi dal genitore che ha covato le uova e da lui scaldati, quando necessario, per le prime cinque settimane di vita ( JOHNSGARD 1988). Quando le uova siano state deposte in due nidi separati, covati uno dal maschio (generalmente il primo nido che viene preparato) e l’altro dalla femmina, i pulcini di ogni nido vengono seguiti per un primo periodo dal genitore che si è occupato della cova; solo successivamente si raggruppano insieme a costituire una sola famiglia che rimarrà unita ed isolata dai conspecifici, fino all’autunno quando si formeranno le brigate (composte da più famiglie e da adulti che non si sono riprodotti). Vari studi suggeriscono che un alto tasso di mortalità infantile nella pernice rossa (e in specie affini di galliformi) sia da attribuire alla morte dei pulcini durante il primo mese di vita. In questo periodo risulta frequentemente una riduzione del 25-30% rispetto alla dimensione della nidiata iniziale (JOHNSGARD 1988). Studi effettuati usando dei radio-collari a batterie solari su pulcini di starna, hanno dimostrato che più del 70% della mortalità tra il momento della schiusa e il raggiungimento delle dimensioni corporee tipiche dell’animale adulto è a carico dei primi 21 giorni di vita (POTTS 1980). E. Venturato Vocalizzazioni della pernice rossa 11 La morte dei pulcini è generalmente dovuta, nei primissimi giorni, al freddo e all’umidità ma anche ad un clima troppo caldo e secco (JOHNSGARD 1988) Un’altra causa di forte perdita, dimostrata in natura per la starna (P OTTS 1970, POTTS 1974, POTTS 1977) e per il colino della Virginia (Colinus virginianus; JOHNSGARD 1988), applicabile anche al caso della pernice rossa, è la mancanza o la scarsa disponibilità di insetti durante le prime settimane di vita. Per la pernice rossa infatti (POTTS 1980), come per la starna (B IRKAN & JACOB 1988) e la coturnice (B ERNARD-LAURENT 1986), è stato dimostrato che i pulcini necessitano di una dieta fortemente integrata con proteine di origine animale, che essi assumono appunto nutrendosi di una discreta quantità di insetti. A questo proposito sono stati compiuti anche degli studi in cattività che hanno confermato come l’esclusione degli insetti dalla dieta dei pulcini porti ad una crescita ridotta e ad un basso tasso di sopravvivenza (C ROSS 1966, POTTS 1980). Un’altra causa di forte mortalità dei pulcini è data poi dalla predazione da parte di Corvidi, volpi (Vulpes vulpes), gatti domestici (Felis catus), Mustelidi e di alcuni rapaci (POTTS 1980). Questa bassa sopravvivenza neonatale, riscontrata in genere nei galliformi, permette di capire quanto sia importante per i pulcini il mantenimento di un costante contatto visivo e uditivo con i genitori e con i fratelli. Il genitore infatti può offrire un riparo con il proprio corpo così da salvare il pulcino dalle condizioni climatiche estreme che possono essergli dannose, può svolgere un’azione di sorveglianza antipredatoria e lanciare il richiamo di allarme facendo immobilizzare o nascondere i propri figli all’arrivo di un pericolo e può, grazie al ‘food call’ richiamare i giovani ogni qual volta trovi un insetto, così da aiutarli nella importante attività di ricerca del cibo. 1.5. Richiami dei pulcini Il pulcino della pernice sviluppa molto precocemente la maggior parte dei comportamenti tipici dell’adulto. Ad esempio pulcini molto piccoli, anche di sole tre ore dalla nascita (GOODWIN 1953), mostrano già tutti i movimenti tipici del bagno di sabbia e li manifestano appena si vengano a trovare a contatto con della terra morbida ed asciutta. Si tratta chiaramente di moduli motori innati, con successive messe a punto dovute all’esperienza diretta. E. Venturato Vocalizzazioni della pernice rossa 12 Anche il repertorio vocale della specie compare presto e si sviluppa molto velocemente. Il pulcino appena nato è in grado di emettere già due tipi di richiamo: un richiamo di contatto costituito dalla ripetizione di note simili e con la stessa funzione del ‘contact call’ degli adulti ed un richiamo tipico del primo stadio di vita che è chiamato ‘lost call’ (richiamo di abbandono; GOODWIN 1953), funzionalmente avvicinabile al ‘rally call’ dell’adulto che in fase gregaria serve per ritrovare e/o richiamare gli altri membri del gruppo. Nelle nostre sessioni di registrazione abbiamo potuto notare la presenza di richiami di allarme per il predatore aereo già in pulcini di soli quindici giorni di vita. A circa un mese poi alcuni dei pulcini emettevano, senza nessuno stimolo, un verso molto simile al ‘coitionintention note’ dell’adulto. G OODWIN (1953) inoltre descrive in alcuni pulcini (probabilmente maschi) il richiamo ‘all’s weel’ fino dalla terza settimana. Il richiamo più comune nel repertorio vocale del pulcino della pernice rossa rimane comunque il richiamo di abbandono, che viene emesso da tutti i pulcini che perdano il contatto con i genitori e che è quindi facilmente sollecitabile isolando un individuo dal gruppo. Si tratta di un tipico richiamo di stress. Il richiamo è intenso, costituito dalla ripetizione di più note simili tra loro come modulazione in frequenza, ma non nella banda di frequenza in cui sono emesse. Infatti la prima nota presenta la frequenza più bassa ed è seguita da altre in cui questa gradualmente cresce fino a stabilizzarsi ad un determinato livello, per poi a volte calare di nuovo. Il verso onomatopeico che meglio rende questo tipo di richiamo è ‘chweechwee-chwee-chwee’(GOODWIN 1953). L’analisi spettrografica del richiamo di abbandono è stata effettuata per la coturnice (B EANI & DESSÌ -FULGHERI 1995) per il fagiano (H EINZ & GYSEL 1970 ), per il gallo selvatico e domestico (COLLIAS & JOOS 1953, COLLIAS 1987) e per la starna (D ESSÌ FULGHERI et al. 1986). Non esistevano invece studi spettrografici su questo tipo di richiamo, e sulla sua evoluzione nel tempo, per la pernice rossa. Il richiamo di abbandono appare come un richiamo facilmente inducibile ed identificabile per le sue caratteristiche strutturali, che sono nel complesso stabili. Un’analisi più approfondita ha rivelato però una inaspettata variabilità che suggerisce una possibile identificazione del pulcino all’interno della nidiata. Per questi motivi la nostra attenzione si è rivolta a questo tipo di richiamo, e in particolare alle variazioni dovute alla crescita, alla sua ripetibilità, nonché alle eventuali differenze tra sessi e tra individui. E. Venturato Vocalizzazioni della pernice rossa 2. 2.1. 13 Metodi Animali Le registrazioni dei richiami sono state effettuate nel periodo luglio settembre 1993 su un gruppo di venti pulcini di pernice rossa nati in incubatrice presso l’allevamento provinciale dell’Ugolino (Firenze) e successivamente mantenuti in un gruppo eterosessuale di circa quaranta individui. Gli animali sono stati posti per le prime due settimane di vita in una batteria calda costituita da due zone diverse: una con pareti di rete da cui il pulcino poteva vedere all’esterno e l’altra chiusa. Alla parte chiusa il pulcino poteva accedere passando tra le bande verticali di plastica nera che dividevano le due zone della batteria. Nell’area chiusa era posta una lampada ad infrarossi che riscaldava l’ambiente simulando la presenza della madre presso cui i pulcini trovano calore e riparo per il primi giorni di vita. Successivamente gli animali sono stati alloggiati all’esterno in una voliera di 15 m2 anch’essa divisa in due parti di diversa grandezza; la più piccola (circa 1/3 della superficie totale) era munita di un tetto e di una lampada ad infrarossi che è stata mantenuta accesa per altre 2 settimane, i restanti 2/3 della voliera erano invece privi di copertura e con un fondo di ghiaia e terra. La voliera era in diretto contatto visivo ed acustico con le voliere immediatamente adiacenti nelle quali erano alloggiati altri pulcini di età diverse. Il rapporto tra i sessi nel gruppo di animali scelti per le registrazioni, determinato nella primavera successiva in base alla presenza o assenza del bottone penico nella cloaca (AA. VV. 1985,) è risultato essere di 14 femmine per 6 maschi. 2.2. Registrazione Le registrazioni dei richiami sono state effettuate a tre età diverse: a 5, 26 e 42 giorni di vita. Le sessioni di registrazione dei periodi successivi non hanno dato dei risultati analizzabili in quanto i pulcini crescendo cessano di emettere, con la facilità tipica dei primi giorni di vita, il richiamo di abbandono anche se separati dal gruppo. Per stimolare il pulcino ad emettere i richiami lo si poneva in una piccola gabbia circolare di 45 cm di diametro schermata lateralmente. In questo apparato il pulcino era in contatto uditivo ma non visivo con il resto della covata (in natura composta da genitori e fratelli, nel nostro caso solo dai fratelli), situazione che lo induce ad emettere il richiamo di abbandono per E. Venturato Vocalizzazioni della pernice rossa 14 ristabilire un contatto con gli altri (G OODWIN 1953, C RAMP & SIMMONS 1980). Un microfono direzionale Sony electret condenser ECM-33F, collegato ad un registratore Marantz CP230, era posto immediatamente fuori dalla piccola gabbia per i test ed orientato in modo da registrare solo le emissioni vocali del pulcino all’interno della gabbia e non quelle degli altri individui che venivano tenuti fuori dall’angolo di registrazione. La registrazione è stata effettuata su cassette Sony UX-Pro da 90 minuti che hanno, come caratteristica, la presenza di due guide indeformabili in ceramica che tengono il nastro nella giusta posizione anche quando si lavori con temperature esterne molto alte. Le sessioni di registrazione duravano circa quindici minuti per ogni pulcino con variazioni anche notevoli, vista la maggiore o minore propensione di ogni individuo a richiamare. 2.3. Scelta dei richiami da utilizzare per l’analisi Dei venti animali di cui sono state fatte le registrazioni solo dieci individui sono stati poi utilizzati per le analisi in quanto, a causa della maggiore o minore propensione a richiamare, tipica di ogni soggetto, non siamo riusciti ad ottenere per tutti i pulcini un numero di richiami sufficiente in tutte le sessioni di registrazione. Gli individui di cui è stata fatta l’analisi sono cinque femmine e cinque maschi e di ognuno di essi sono stati scelti, quando possibile, cinque richiami composti da un numero di note uguale o il più possibile simile al richiamo tipo per quell’età, ottenuto calcolando il numero medio di note per tutti i richiami emessi dai dieci individui a una data sessione di registrazione. 2.4. Acquisizione e analisi spettrografica L’acquisizione digitale dei richiami è stata fatta utilizzando un computer Macintosh FX ed il pacchetto Sound Tools Digidesign, comprendente il convertitore AD/IN, la scheda Sound Accelerator per l’elaborazione dei dati in tempo reale e l’applicazione Sound Designer II. La trasformazione del segnale analogico in digitale è stata effettuata utilizzando una frequenza di campionamento di 18˙900 Hz che permette una corretta riproduzione di segnali con frequenze minori di 9˙450 Hz in accordo con il teorema di Nyquist (o del campionamento) secondo cui, per riprodurre correttamente un dato segnale, è necessario campionarlo con una frequenza che sia almeno il doppio di quella massima che si vuole riprodurre (PIERCE 1987). Per evitare quindi problemi di ‘aliasing’ dovuti a E. Venturato Vocalizzazioni della pernice rossa 15 frequenze non reali che possono essere riprodotte da una scelta scorretta della frequenza di campionamento, abbiamo acquisito precedentemente una serie di richiami a 44˙100 Hz (con una riproduzione corretta delle frequenze fino a 22˙050 Hz) così da poter determinare la frequenza massima presente nel tipo di richiamo da noi studiato. In questo modo abbiamo rilevato che le frequenze dei nostri richiami erano sempre inferiori a i 6˙000-6˙500 Hz e abbiamo deciso di utilizzare una frequenza di campionamento che ci permettesse un discreto margine di sicurezza ma che non fosse eccessivamente alta. L’uso di una frequenza di campionamento molto più alta di quella minima necessaria infatti, oltre a non aggiungere alcuna informazione utile, richiede molta più memoria essendo costituita da un numero maggiore di campioni per un determinato segmento di onda; si verrebbe così ad occupare uno spazio maggiore sul disco e si rallenterebbero tutte le successive operazioni di analisi spettrografica. Le registrazioni digitalizzate sono state esaminate sotto forma di oscillogramma così da isolare i singoli richiami. Questi ultimi sono stati poi normalizzati, ovvero le singole note componenti il richiamo sono state amplificate tramite una specifica funzione del programma di analisi, così da raggiungere tutte lo stesso limite massimo di ampiezza corrispondente al valore di massima ampiezza rappresentabile dal programma Sound Designer II. Questo accorgimento ci ha permesso di ottenere delle note più facilmente confrontabili fra di loro, eliminando tutti i problemi relativi alla presenza di registrazioni con ampiezza troppo bassa dovute ad una maggior distanza del pulcino dal microfono o dal fatto che il pulcino stesso richiamasse con il capo spostato rispetto alla direzione del microfono. Per questo motivo non sono state poi fatte misure di intensità del segnale (cioè di energia) che con la ‘normalizzazione’ vengono ovviamente falsate. 2.5. Canary 1.1 come strumento di analisi I richiami digitalizzati con il programma Sound Designer sono stati successivamente importati per l’analisi spettrografica nel programma Canary 1.1 (CHARIF et al. 1993). La ricerca scientifica nel campo della comunicazione vocale ha subito un forte incremento grazie all’avvento di sistemi di analisi su computer che hanno, da una parte, reso molto più semplice ed affidabile l’acquisizione delle misure di tempo e di frequenza e dall’altra ridotto gli alti costi legati all’uso del sonografo analogico. Il programma da noi utilizzato per l’analisi E. Venturato Vocalizzazioni della pernice rossa 16 spettrografica (Canary 1.1) è concepito per lo studio delle vocalizzazioni animali ed in particolar modo per quelle degli uccelli (FUSANI 1994, MASSA 1994, W ILKINSON 1994). Questo programma, ormai utilizzato per molti studi di comunicazione animale, è flessibile abbastanza da combinare una analisi del suono sufficientemente accurata e rapida con una visualizzazione soddisfacente dal punto di vista grafico di quelle che sono le caratteristiche principali del segnale. Una volta digitalizzato il segnale, si possono ottenere tre tipi di rappresentazioni grafiche: l’oscillogramma, ossia un grafico in cui sono mostrate in ascisse i tempi e in ordinate l’ampiezza del segnale; lo spettro, in cui sono mostrate le frequenze e le relative ampiezze di emissione; lo spettrogramma (o sonogramma nella precedente nomenclatura dei sonografi analogici), nel quale le tre informazioni principali (tempo, ampiezza e frequenza) sono rappresentate in un grafico tridimensionale nel quale la terza dimensione (quella delle ampiezze) è resa grazie ad una scala di toni di grigio attribuiti ad ogni punto del grafico. Il calcolo dello spettro e dello spettrogramma viene effettuato utilizzando la trasformata di Fourier. Lo spettro viene calcolato tramite l’algoritmo detto Fast Fourier Transform (FFT) mentre per lo spettrogramma viene usata una procedura nota come Short-Time Fourier Transform (STFT). In Canary 1.1 lo spettrogramma può essere fatto solo sull’intero file mentre lo spettro può essere calcolato a scelta in un preciso punto del richiamo oppure come spettro medio di una zona previamente selezionata. L’operatore può poi decidere il tipo di risoluzione in frequenza e in tempo che preferisce grazie alla possibilità di variare i parametri secondo cui queste rappresentazioni del richiamo vengono calcolate dal computer. Esiste la possibilità infatti di variare sia i parametri con cui deve essere fatta l’analisi dei dati di tempo e frequenza del segnale sia i parametri di ‘griglia’, ossia quelli relativi alla rappresentazione grafica dell’analisi fatta. Canary dà la possibilità di provare varie risoluzioni e salvare gli spettrogrammi di uno stesso richiamo calcolati con parametri diversi, in modo da avere così quelle informazioni che più interessano in base al tipo di ricerca in corso. Il programma necessita di un computer Macintosh con coprocessore matematico, del sistema 6.0.7 (o più recente) e di un minimo di 1.8 Megabyte di RAM (Random Access Memory) sebbene siano consigliati 8 Mb per poter compiere un lavoro, non solo più veloce, ma anche completo di tutte le possibilità offerte dal programma ( MASSA 1994). E’ senz’altro E. Venturato Vocalizzazioni della pernice rossa 17 utile la possibilità di visualizzare e di memorizzare nello stesso file tre finestre contenenti l’oscillogramma, lo spettrogramma e lo spettro di uno stesso segnale digitale. Questo rende molto facile il confronto tra le diverse rappresentazioni grafiche anche grazie alla presenza di opportuni puntatori. Questi, mossi utilizzando il dispositivo di puntamento in una delle tre rappresentazioni, si spostano contemporaneamente nelle zone corrispondenti delle altre finestre, permettendo di determinare in ognuna di esse la localizzazione del tratto selezionato (Fig. 1). Figura 1. Lo schermo di Canary 1.1. Sono mostrati contemporaneamente l’oscillogramma (in basso), lo spettrogramma (in mezzo) e lo spettro (in alto) del richiamo da analizzare. I cursori, con i quali è stata effettuata la selezione di un tratto dell’oscillogramma, indicano i punti corrispondenti anche sugli altri due grafici. Grazie ad un pannello di comando è possibile ingrandire a tutto schermo un tratto selezionato, variare le scale degli assi cartesiani, riprodurre il suono per ascoltarlo (playback) e attivare i cursori. Utilizzando la funzione di playback, è possibile seguire con lo sguardo il cursore che, durante la riproduzione (che può essere anche rallentata fino ad un ottavo e accelerata fino a 10 volte), scorre lungo il tratto corrispondente dell’oscillogramma. Questo accorgimento si rivela molto utile quando si voglia, ad esempio, capire dove il richiamo inizi, finisca o manifesti una variazione percepibile ad orecchio. I cursori, oltre a creare un collegamento grafico tra E. Venturato Vocalizzazioni della pernice rossa 18 oscillogramma, spettrogramma e spettro, permettono una precisa misura di tempi, frequenze e ampiezze in quanto leggono direttamente sugli assi l’esatto valore delle coordinate del punto nel quale vengono posti. Canary permette anche di confrontare più richiami dello stesso o di diversi individui. Il numero di archivi che possono essere tenuti aperti dipende esclusivamente dalla RAM disponibile. Il lavoro di misurazione del segnale è reso possibile dall’esistenza di un elenco di misure prestabilite di frequenza, tempi, ampiezza, ed energia che, una volta scelte dall’operatore in base alle proprie necessità, vengono mostrate su un apposito pannello. Le misurazioni vengono effettuate nel punto in cui è posizionato il dispositivo di puntamento (quando si tratti di misure puntiformi) oppure all’interno della selezione effettuata sul richiamo (quando si tratti di misure relative ad un frammento del segnale quali possono essere la durata o l’intervallo di frequenza). L’esistenza di un foglio importabile in programmi di analisi statistica (tramite opportuna conversione) e nel quale possono essere memorizzate automaticamente le misure via via che vengono prese, permette poi di risparmiare molto tempo e soprattutto di evitare errori di trascrizione. E. Venturato 2.6. Vocalizzazioni della pernice rossa 19 I parametri dell’analisi e le variabili considerate Con il programma Canary 1.1 sono stati calcolati gli spettrogrammi di ogni richiamo utilizzando i parametri mostrati in figura 2. Figura 2. Parametri utilizzati per l’analisi spettrografica dei richiami. I parametri usati sono stati decisi considerando che la scomposizione di un segnale attraverso la trasformata di Fourier implica la scelta tra due opzioni; si può infatti ottenere una precisa determinazione delle frequenze perdendo informazioni riguardo ai tempi oppure si può scegliere di avere una precisa determinazione dei tempi e quindi delle durate dei fenomeni in esame, perdendo però in precisione nella determinazione delle frequenze (principio di indeterminazione; BEECHER 1988). Questo è dovuto al fatto che la risoluzione in frequenza, Rf, è l’inverso matematico della risoluzione in tempi, Rt. Rf = 1/Rt = ordine della FFT/frequenza di campionamento Nel nostro caso, avendo come scopo principale quello di confrontare tra di loro richiami simili dello stesso o di diversi individui, abbiamo cercato un compromesso tra le due possibilità. Dopo aver preso le prime misure di prova con parametri più estremi, abbiamo ottenuto una approssimazione E. Venturato Vocalizzazioni della pernice rossa 20 accettabile sia per quanto riguarda la frequenze (± 18 Hz) che per quanto riguarda i tempi (± 13.5 ms). Abbiamo considerato come ‘nota’ una singola emissione sonora continua, divisa dalla precedente e dalla successiva da un tratto di silenzio di qualche millisecondo e come ‘richiamo’ una successione di ‘note’ che compongono una sequenza discreta e riconoscibile, sia all’ascolto che all’analisi digitale, come il richiamo di abbandono del pulcino. Le misure effettuate per l’analisi statistica sono state le seguenti (fra parentesi sono riportate le abbreviazioni utilizzate nei risultati; Fig. 3): Per l’intero richiamo e per ogni singola nota: - Durata totale (Durata) - Banda di frequenza (calcolata come differenza tra la massima e minima) (Range) - Frequenza minima (Min) - Frequenza massima (Max) - Durata degli intervalli tra nota e nota (Intervallo) - Numero di note per richiamo (N° note) Inoltre, solo per ciascuna nota: - Frequenza del picco di massima ampiezza (Peak) Figura 3. Variabili temporali e spettrali misurate sul richiamo. Le frequenze massima e minima e la banda di frequenza del richiamo intero sono date dalla massima frequenza della nota più alta, dalla minima frequenza della nota più bassa e dalla differenza tra le due. Le misurazioni così effettuate sono state salvate direttamente su disco e importate poi nel programma di analisi statistica Systat (WILKINSON 1990). E. Venturato 2.7. Vocalizzazioni della pernice rossa 21 Analisi statistica Per le statistiche descrittive delle note componenti il richiamo di abbandono sono state computate le medie individuali per tutte le variabili misurate delle quali sono state poi calcolate le medie e le altre statistiche (DS = deviazione standard, CV = coefficiente di variazione).. La normalità delle distribuzioni delle variabili è stata valutata tramite il test Kolmogorov-Smirnov con la correzione di Lilliefors (LILLIEFORS 1967). Questa correzione rende automaticamente standard le variabili e valuta se queste, così modificate, sono distribuita normalmente o meno. Viene cioè effettuato un confronto che tiene conto solo della forma delle curve e non della localizzazione della media ( WILKINSON 1990). Per le variabili che non sono distribuite in modo normale è stata utilizzata una statistica di tipo non parametrico (SIEGEL & CASTELLAN 1988). Per il confronto tra note che occupano posizioni diverse all’interno della sequenza, abbiamo utilizzato il test di Wilcoxon per dati appaiati, effettuato sulle misure medie individuali. Per il confronto tra i sessi e tra i richiami ad età diverse, ci siamo trovati di fronte alla possibilità di utilizzare due metodi: uno in cui venivano confrontate le misure prese su tutti i richiami registrati di ogni pernice, l’altro in cui venivano utilizzate le medie individuali. Il primo metodo permette di mantenere la variabilità intraindividuale presente in questo tipo di richiamo, ma comporta dei rischi dovuti al fatto di trattare dei dati, di fatto non indipendenti, come se lo fossero sovrastimando la reale dimensione del campione. Il secondo sistema elimina del tutto i problemi relativi al primo ma, a causa della perdita della variabilità intraindividuale, aumenta il rischio di compiere un errore di tipo I (cioè di rigettare l’ipotesi h0 quando invece sia vera). Nel nostro studio abbiamo deciso di utilizzare le misure prese su un numero massimo di cinque richiami per individuo (cfr paragrafo 3.2.3 per una trattazione più estesa del problema). Il confronto tra maschi e femmine è stato fatto utilizzando il test di Mann-Whitney. Quello tra vocalizzazioni di età diverse invece è stato effettuato tramite l’analisi della varianza Kruskal-Wallis. Per l’analisi delle differenze individuali abbiamo usato il test di Kruskal-Wallis facendo un confronto tra gruppi costituiti dalle misure dei richiami di ogni soggetto. Sulla base dei risultati di test univariati abbiamo poi effettuato analisi multivariate per verificare la possibilità di distinguere sia i sessi che gli individui attraverso l’uso contemporaneo di tutte le variabili misurate su E. Venturato Vocalizzazioni della pernice rossa 22 uno stesso richiamo. Questo tipo di approccio statistico è da intendere come una analisi a livello esplorativo e non come un formale test in quanto basato su presupposti di tipo parametrico (normalità, omoscedasticità) non realizzati nel nostro caso. Per la discriminazione dei richiami in base al sesso abbiamo utilizzato l’analisi discriminante (‘stepwise backward method’). Per verificare e visualizzare una eventuale distinzione tra i soggetti sulla base delle caratteristiche del loro richiamo, abbiamo utilizzato l’analisi delle componenti principali (PCA). Lo scopo di questa analisi è quello di riassumere una serie di dati multivariati nel modo più accurato possibile ricorrendo ad un numero limitato di nuove componenti che siano combinazioni lineari delle variabili misurate. Una PCA ha successo quando si individuano due o tre componenti in grado di spiegare la maggior parte della varianza globale del campione, così che l’originale ‘nuvola di punti’ possa essere visualizzata in uno spazio bi- o tridimensionale senza alcuna significativa perdita di informazione (FOWLER & COHEN 1993). 3. Risultati 3.1. Descrizione del richiamo di abbandono 3.1.1. Il richiamo a 5 giorni di età Il richiamo di abbandono del pulcino di 5 giorni è composto in media da 7.8 note (con un minimo di 3 e un massimo di 15), è situato in una banda di frequenze che va da una minima di 1.200 kHz ad una massima di 6.120 kHz e dura da 410 ms a 2500 ms. Il richiamo, pur essendo formato da una ripetizione di elementi simili, mostra una struttura interna che lo rende facilmente distinguibile come emissione discreta. Le note della sequenza infatti risultano non identiche tra loro, in quanto la prima nota ha sempre la frequenza più bassa e le successive salgono gradualmente a frequenze maggiori fino a stabilizzarsi per poi talvolta calare nuovamente senza raggiungere la bassa frequenza tipica della prima nota (Fig. 4). Questo chiaro andamento, comune a tutti i richiami analizzati, dà al richiamo di abbandono l’aspetto di una vera e propria ‘frase’(definita come una serie di note ognuna con una sua struttura caratteristica, non intercambiabili tra di loro). Il richiamo non ha una struttura armonica evidente, sebbene si noti talvolta la presenza di sovratoni (Fig. 5). E. Venturato Vocalizzazioni della pernice rossa 23 Figura 4. Spettrogramma di un richiamo della pernice M1 a 5 giorni di età. Si notano l’andamento delle frequenze del richiamo di abbandono e la sua struttura temporale. Figura 5. Ingrandimento delle prime tre note di un richiamo di pernice rossa di 5 giorni di età. Lo spettrogramma (in basso) mostra la presenza di un sovratono. Lo spettro (in alto), calcolato nel punto in cui è situato il cursore nella finestra inferiore, mostra invece i picchi di ampiezza dei due tratti armonici. La modulazione in frequenza che si riscontra nelle singole note ha un andamento tendenzialmente fisso: la nota inizia con un tratto discendente, E. Venturato Vocalizzazioni della pernice rossa 24 seguito da un segmento, di maggiore intensità in cui la frequenza può rimanere stabile oppure può crescere per un breve intervallo ed infine termina con un secondo tratto discendente. Non mancano esempi in cui tutta la nota è costituita da una modulazione di frequenza discendente, ma anche in questi casi esiste un tratto intermedio in cui il calo in frequenza viene rallentato. Una variante piuttosto comune è rappresentata da un tratto ascendente (di ampiezza piuttosto bassa) all’inizio della nota. Tutti gli elementi hanno comunque, come caratteristica di base, un decremento in frequenza tipico dei richiami di stress (COLLIAS 1987) ed in particolare dei richiami di abbandono dei pulcini dei galliformi (C OLLIAS & JOOS 1953, HEINZ & GYSEL 1970, DESSÌ -FULGHERI et al. 1986). Il tratto intermedio della nota subisce a volte delle notevoli variazioni in quanto può presentare delle modulazioni di frequenza più o meno accentuate oppure perché manifesta dei sovratoni evidenti (Fig. 6). La prima nota si differenzia dalle altre non solo perché ha la frequenza più bassa di tutto il richiamo ma anche perché tende ad assumere una tipologia leggermente diversa. Figura 6. Spettrogramma di un richiamo della pernice M6 all’età di 5 giorni. Sono evidenti dei sovratoni in alcune note. E. Venturato 3.1.2. Vocalizzazioni della pernice rossa 25 Il richiamo a 26 giorni di età A 26 giorni il pulcino emette un richiamo di abbandono che è molto diverso sia all’ascolto che all’analisi spettrografica, rispetto a quello registrato a 5 giorni. Il richiamo a questa età infatti ha un numero minore di note (con un minimo di 3, un massimo di 9 ed una media di 6 note per frase), una banda di frequenza che va da un minimo di 0.300 kHz ad un massimo di 3.830 kHz, una durata che oscilla tra 560 e 1500 ms ed una struttura delle singole note nettamente diversificata. Sullo spettrogramma ogni nota è facilmente divisibile in due parti (Fig. 7). Nella prima parte della nota si ha una rapida modulazione di frequenza con eventuale presenza di sovratoni, più o meno complessa. L’andamento della modulazione, a questo stadio di vita, varia sia all’interno dello stesso richiamo (Fig. 8) sia tra richiami diversi. La nota termina con una ‘coda’ discendente, che suona all’ascolto aspra e gracchiante e inizia ad introdurre nel richiamo ‘musicale’ del pulcino le caratteristiche di quello di adunata dell’adulto, ‘rumore’ (tendenzialmente costituito da un numero infinito di componenti in frequenza) invece che tono puro. E. Venturato Vocalizzazioni della pernice rossa 26 Figura 7. Spettrogramma di un richiamo della pernice F5 a 26 giorni di età. La prima parte della nota è modulata in frequenza mentre la seconda acquista le caratteristiche del ‘rumore’. Figura 8. Spettrogramma di un richiamo della pernice F12 a 26 giorni di età. Le note anche all’interno di uno stesso richiamo possono essere molto variabili. A questa età le note presentano una struttura armonica con sovratoni sia superiori che inferiori alla frequenza principale ossia quella di massima ampiezza, che in genere non coincide con la frequenza fondamentale del richiamo, ovvero la frequenza a cui teoricamente vibrano le membrane siringee dell’uccello. Per questa ragione è più corretto parlare di ‘formante’ E. Venturato Vocalizzazioni della pernice rossa 27 (riferendosi alla frequenza di maggior ampiezza) piuttosto che di ‘fondamentale’(Fig. 9). Figura 9. Ingrandimento di tre note di un richiamo di pernice rossa di 26 giorni di età. Lo spettrogramma mostra la presenza di tratti armonici sia inferiori che superiori. Lo spettro (in alto) calcolato nel punto in cui è situato il cursore nella finestra inferiore, mostra i picchi di ampiezza dei sovratoni. 3.1.3. Il richiamo a 42 giorni di età Il richiamo è composto da un numero appena maggiore di note rispetto alla precedente età, in media 8.8 per ogni sequenza, con un minimo di 5 e un massimo di 12. La banda di frequenza va da 0.170 kHz a 3.500 kHz e la durata da 1˙320 ms a 1˙800 ms. Le note presentano la coda discendente già tipica dello stadio precedente, ma la nota diviene nel suo complesso più ‘rumorosa’(Fig. 10). Anche il tratto centrale presenta infatti una serie di frequenze più basse che rendono il suono più aspro. Lo spettrogramma ricorda sempre di più gli elementi non modulati dell’adulto (in cui la frequenza della formante varia nel tempo in modo irregolare e discontinuo; Fig. 14). Si evidenziano ancora però sovratoni superiori e inferiori alla formante che, a differenza di quanto avviene nel richiamo alle età E. Venturato Vocalizzazioni della pernice rossa 28 precedenti, raggiungono un’intensità comparabile a quella della formante, rendendone a volte non facile la determinazione (Fig. 11). Figura 10. Spettrogramma di un richiamo della pernice M9 all’età di 42 giorni. Le note a questo stadio di vita diventano più ‘rumorose’. Figura 11. Ingrandimento di tre note di un richiamo di pernice rossa di 42 giorni di età. Lo spettrogramma (in basso) mostra la struttura armonica sebbene ‘rumorosa’ delle note del richiamo a questa età. All’interno dello stesso richiamo si intervallano note anche molto diverse tra di loro, con struttura tendenzialmente armonica oppure ‘rumorose’, che E. Venturato Vocalizzazioni della pernice rossa 29 possono a volte fondersi per formare degli elementi complessi, oppure rimanere separate da brevi pause (Fig. 12). Figura 12. Spettrogramma di un richiamo della pernice M7 all’età di 42 giorni. Figura 13. Spettrogramma di un richiamo della pernice F5 all’età di 42 giorni. Rispetto alle vocalizzazioni dei periodi precedenti si nota una maggior variabilità degli intervalli che contribuiscono così all’articolazione della frase in sottogruppi di note. In alcuni richiami infatti (Fig. 13) si notano dei raggruppamenti di note simili che potrebbero essere assimilati a sillabe. Con questo termine però si intende in bioacustica non solo un’unità di elementi che si ripete invariata all’interno di una stessa frase e in più E. Venturato Vocalizzazioni della pernice rossa 30 richiami dello stesso tipo, ma anche un’unità che ricorre in richiami di tipo diverso, variamente assortita con altre. Da questa età in poi i giovani di pernice rossa cessano gradualmente di emettere il richiamo di abbandono, tipico del periodo giovanile ed iniziano ad emettere dei richiami che presentano delle caratteristiche intermedie tra questo e il richiamo di adunata dell’adulto (Fig. 14). Il contesto da noi utilizzato non risulta più appropriato per sollecitare i richiami. La pernice di due mesi di età infatti non richiama i componenti del proprio gruppo appena si trovi isolata in una gabbia. Mettendo le pernici in una voliera più ampia e a fondo erboso, si osserva un comportamento esplorativo che si associa a vocalizzazioni di tipo diverso, tra cui il richiamo di adunata con funzione di ricongiungimento con gli altri. Figura 14. Richiamo di adunata dell’adulto della pernice rossa. 3.2. Analisi temporale e spettrale del richiamo 3.2.1. Misurazione delle note Nella tabella 1 sono riportate le statistiche descrittive della nota, componente di base del richiamo di abbandono del pulcino di pernice rossa, calcolate sui valori medi individuali. Il coefficiente di variazione individuale è dato dalla media dei coefficienti di variazione dei vari E. Venturato Vocalizzazioni della pernice rossa 31 soggetti, mentre il coefficiente totale è calcolato sull’intero campione di richiami. Il numero di note per richiamo è stato calcolato su tutti i richiami delle dieci pernici, compresi quelli più lunghi e più corti esclusi dall’analisi successiva (cfr paragrafo 2.3). Da un confronto tra i coefficienti di variazione individuale e totale risulta che, per le misure di tempo e di frequenza, la variabilità tra note dello stesso individuo è molto alta. Questi alti valori di variabilità intraindividuale, soprattutto a carico delle misure di frequenza, sono in parte dovuti al fatto che, considerando le note indifferentemente come unità dell’analisi, ci si trova a mettere insieme elementi in realtà diversi tra loro a causa dell’esistenza, come già descritto nel paragrafo precedente, di un caratteristico andamento crescente e poi decrescente della sequenza. Infatti all’interno di una singola vocalizzazione infatti le prime note hanno frequenze basse rispetto alle successive e questo fa sì che risulti, da un’analisi che non tiene conto di questa struttura, una grande differenza interna al campione individuale. Tabella 1. Durata frequenza e numero delle note e durata degli intervalli tra note nel richiamo di abbandono. Tutti i valori sono calcolati a partire dalle medie individuali. Il coefficiente di variazione (CV %) individuale è stato calcolato come media dei coefficienti di variabilità di ogni soggetto mentre quello totale è calcolato sull’intero campione dei richiami. Le misure minime, massime e medie sono espresse per le frequenze in kHz e per le durate in ms. Per le abbreviazioni cfr paragrafo 2.6. A), B), C), tabelle relative a pernici di diverse età. A) 5 GIORNI (N individui = 10; N richiami = 49) media Durata Range Min Max Peak N° note Intervallo 80 3.198 1.719 4.917 3.644 7.765 81 minimo massimo 60 2.257 1.366 4.081 3.190 4.875 64 96 3.823 1.909 5.498 3.858 11.813 93 DS 12 0.424 0.172 0.390 0.206 2.330 8 CV (%) individual totale e 9 16.9 16.3 20.3 9 13.5 8.5 11.3 7.6 9.1 20.9 36 20.3 23.8 E. Venturato Vocalizzazioni della pernice rossa 32 B) 26 GIORNI (N individui = 9; N richiami = 42) media Durata Range Min Max Peak N° note Intervallo Durata Range Min Max Peak N° note Intervallo 3.2.2. 122 2.350 0.566 2.917 2.131 5.729 79 minimo massimo 85 1.702 0.437 2.377 1.925 4.333 55 182 3.026 0.773 3.595 2.485 8.250 110 DS 31 0.397 0.114 0.366 0.219 1.434 17 CV (%) individual totale e 19.1 32.5 23.2 30.1 32.1 45.2 13.5 18.6 13.7 17.4 11.7 23.8 31.3 38.9 C) 42 GIORNI (N individui = 8; N richiami = 28) media minimo massimo DS CV (%) individual totale e 100 67. 203 45 38 58.3 1.743 1.493 1.916 0.157 32 32.4 0.659 0.353 0.976 0.182 47.9 58.5 2.402 2.109 2.828 0.242 14.4 16.6 1.923 1.737 2.307 0.202 17.6 18.8 8.178 5.000 10.778 2.016 6.4 20.4 94 78 120 15 55.2 66.8 Il richiamo come ‘frase’ Il richiamo di abbandono del pulcino di pernice, come descritto precedentemente, ha un andamento in frequenza caratteristico. Il fatto di avere delle vocalizzazioni composte da un numero variabile di elementi, con un preciso andamento, non ci ha permesso un confronto appaiato delle note a seconda della loro posizione; prendendo ad esempio un richiamo di cinque note e uno di nove, avremmo potuto considerare confrontare solo le prime note di entrambi i richiami, perché la quinta nota del primo richiamo ha valore di nota finale mentre la quinta del secondo richiamo è una nota di mezzo e può avere un ruolo all’interno della sequenza molto diversa. Per mettere in risalto la struttura interna del richiamo di abbandono, così senza perdere le eventuali informazioni presenti nel suo particolare andamento temporale, abbiamo scelto per ogni richiamo tre note che fossero indicative di questa struttura: prima nota: la prima nota della sequenza; E. Venturato Vocalizzazioni della pernice rossa 33 nota intermedia: la nota che occupa la posizione di mezzo all’interno del richiamo (quando le note erano in numero pari abbiamo preso una volta quella prima del punto medio e l’altra quella dopo, in modo casuale); ultima nota: la nota con cui termina il richiamo. Queste tre classi di note, oltre ad apparire diverse già ad una analisi spettrografica preliminare, sono risultate differenti fra loro anche ad un confronto statistico (test di Wilcoxon) compiuto sulle loro misure di durata e frequenza; le differenze sono molto evidenti tra la prima e le altre due note mentre risultano più simili tra loro, pur mantenendo alcune diversità, la nota intermedia e l’ultima (Fig. 15). Figura 15. Istogrammi di confronto tra le tre posizioni della nota all’interno della frase. E’ riportato su ogni colonna il valore dell’errore standard. Nelle tabelle sono riportati i risultati del confronto effettuato tramite il test di Wilcoxon (per dati appaiati) tra le posizioni prima (p), intermedia (m) ed ultima (u) delle note all’interno del richiamo di abbandono del pulcino compiuto utilizzando per ogni misura le medie individuali. A), B), C), figure relative a pernici di diverse età. A) 5 GIORNI (N=10) 150 6 4 TEMPO (ms) FREQUENZA (kHz) 5 3 2 100 50 prima nota nota intermedia ultima nota 1 0 0 range Durata Range Min Max Peak min max peak p vs m z p≤ -0.764 ns 2.803 0.005 -2.803 0.005 2.803 0.005 2.803 0.005 p vs u z p≤ -2.497 0.013 2.803 0.005 -2.701 0.007 2.803 0.005 2.803 0.005 durata m vs u z p≤ -2.803 0.005 -0.051 ns 2.143 0.032 0.866 ns -0.255 ns E. Venturato Vocalizzazioni della pernice rossa 34 B) 26 GIORNI (N=9) 150 6 4 TEMPO (ms) FREQUENZA (kHz) 5 3 2 100 50 1 0 0 range min max peak p vs m z p≤ 1.718 0.086 2.666 0.008 -2.100 0.036 2.666 0.008 2.240 0.025 Durata Range Min Max Peak p vs u z p≤ 0.059 ns 2.666 0.008 -2.192 0.028 2.666 0.008 2.073 0.038 durata m vs u z -2.666 1.718 -0.059 2.192 0.474 p≤ 0.008 0.086 ns 0.028 ns C) 42 GIORNI (N=8) 150 6 4 TEMPO (ms) FREQUENZA (kHz) 5 3 2 100 50 1 0 0 range Durata Range Min Max Peak min max peak p vs m z p≤ 1.680 0.093 2.521 0.012 -0.980 ns 2.521 0.012 2.521 0.012 p vs u z p≤ 1.680 0.093 2.521 0.012 -2.521 0.012 2.521 0.012 2.521 0.012 durata m vs u z p≤ -0.140 ns 2.380 0.017 -0.980 ns 2.524 0.012 1.120 ns E. Venturato Vocalizzazioni della pernice rossa 35 I rapporti tra le durate delle tre note non seguono un andamento lineare nel tempo, infatti la prima nota, che è la più lunga a 5 giorni, diviene uguale all’ultima e più breve della media a 26 giorni, per essere poi, a 42 giorni, la più breve delle tre. Per quanto riguarda le misure di frequenza, si vede come i rapporti tra le tre note si mantengano fissi nel tempo, con il tipico aumento di frequenza sul finale della frase. Dall’analisi statistica emerge che le tre ‘posizioni’ all’interno della sequenza possono essere trattate separatamente, in quanto sono effettivamente note con caratteristiche diverse. In base ai risultati del test di Wilcoxon abbiamo deciso di utilizzare, per valutare le differenze tra sessi, individui e età, le durate e le frequenze misurate non solo sull’intero richiamo ma anche sulla prima, sulla media e sull’ultima nota. Le statistiche descrittive relative a queste variabili e calcolate a partire dalle medie individuali, sono riportate in tabella 2. La normalità della distribuzione è stata valutata con il test Kolmogorov-Smirnov (secondo la probabilità di Lilliefors; se significativo, la distribuzione non è normale). Il coefficiente di variazione totale per questa serie di misurazioni risulta sempre maggiore di quello individuale. E. Venturato Vocalizzazioni della pernice rossa 36 Tabella 2. Misure delle variabili temporali e spettrali ottenute tenendo separate la prima nota, l’intermedia e l’ultima. Tutti i valori sono calcolati sulle medie individuali. Il coefficiente di variazione individuale è stato calcolato come media dei coefficienti di variabilità di ogni soggetto mentre quello totale all’interno del campione dei richiami. Le misure minime, massime e medie sono espresse per le frequenze in kHz e per le durate in ms. La distribuzione (D) non è normale quando p è significativo (test di Kolmogorov-Smirnov, probabilità di Lilliefors). A), B), C), tabelle relative a pernici di diverse età. media Richiamo intero Durata 1160 Range 3.691 Min 1.596 Max 5.287 Prima nota Durata 86 Range 2.262 Min 1.923 Max 4.185 Peak 3.251 Nota intermedia Durata 83 Range 3.420 Min 1.658 Max 5.079 Peak 3.740 Ultima nota Durata 72 Range 3.411 Min 1.707 Max 5.118 Peak 3.714 A) 5 GIORNI (N=10) minimo massimo DS CV (%) individual totale e D p< 8.9 5.7 6.4 2.9 18.4 0.084 13 0.077 12.5 ns 7.8 ns 17 0.429 0.192 0.371 0.217 7.7 16.8 7.5 7 5.5 20.5 0.006 23.8 ns 12 ns 10.8 0.074 8.4 ns 100 4.181 1.892 5.747 3.994 12 0.493 0.182 0.418 0.230 5.2 8.4 6.5 4.2 4.2 14.9 ns 15.4 0.012 12.7 0.092 8.6 ns 6.9 0.003 86 3.945 1.960 5.662 3.913 9 0.441 0.176 0.438 0.179 5.4 7 5.9 3.8 5.3 13.2 ns 13.8 ns 11.6 ns 8.7 0.033 7 0.030 963 2.634 1.264 4.349 1576 196 4.347 0.475 1.783 0.173 5.856 0.419 57 1.423 1.499 3.489 2.909 105 2.766 2.158 4.569 3.588 61 2.364 1.352 4.168 3.248 59 2.511 1.408 4.273 3.405 E. Venturato Vocalizzazioni della pernice rossa 37 B) 26 GIORNI (N = 9) media Richiamo intero Durata 1064 Range 2.823 Min 0.428 Max 3.251 Prima nota Durata 108 Range 1.432 Min 0.791 Max 2.224 Peak 1.820 Nota intermedia Durata 128 Range 2.539 Min 0.522 Max 3.061 Peak 2.207 Ultima nota Durata 108 Range 2.701 Min 0.503 Max 3.204 Peak 2.246 minimo massimo DS CV (%) individual totale e 8.4 3.7 8.4 3 D p< 793 2.211 0.343 2.698 1468 205 3.300 0.388 0.525 0.070 3.777 0.369 20.1 0.003 14 0.020 17.9 ns 11.6 0.087 46 0.622 0.450 1.506 1.329 223 2.736 1.493 3.276 2.414 60 0.659 0.332 0.507 0.351 9.8 18.7 19 6.9 8.7 55.3 48.2 46.7 22.8 20.1 0.001 0.079 0.001 0.003 ns 69 1.855 0.367 2.530 1.875 176 3.083 0.708 3.671 2.618 32 0.361 0.117 0.351 0.237 7.3 6.5 16.2 3.2 9.4 20.6 17.3 39.5 11.8 14.6 0.066 0.018 0.001 0.008 ns 74 1.980 0.349 2.679 1.907 153 3.247 0.698 3.709 2.687 26 0.453 0.123 0.382 0.280 6.5 5.6 8.9 3.9 10.4 23.9 ns 17.5 0.048 25.8 0.099 12.4 0.037 16.2 ns E. Venturato Vocalizzazioni della pernice rossa 38 C) 42 GIORNI (N = 8) media Richiamo intero Durata 1413 Range 2.544 Min 0.288 Max 2.832 Prima nota Durata 73 Range 1.059 Min 0.789 Max 1.849 Peak 1.510 Nota intermedia Durata 114 Range 1.888 Min 0.534 Max 2.422 Peak 1.967 Ultima nota Durata 115 Range 2.310 Min 0.442 Max 2.752 Peak 2.095 minimo massimo DS CV (%) individual totale e D p< 1164 2.168 0.231 2.418 1521 126 2.993 0.293 0.398 0.056 3.282 0.312 7 4.3 10.2 3.8 11.7 13.4 19.7 12.7 ns ns ns ns 38 0.566 0.313 1.349 0.701 250 1.580 1.301 2.373 2.058 72 0.315 0.363 0.358 0.394 6.5 15.3 11 5.6 4.1 85.8 0.001 40.1 0.044 35.7 ns 22 0.036 18.9 ns 66 1.493 0.319 2.115 1.661 195 2.463 1.012 2.782 2.344 52 0.319 0.241 0.227 0.268 22.2 10.7 30.6 2.7 6.8 58.7 0.003 22 ns 65.7 0.001 10.8 ns 16.2 ns 66 1.758 0.241 2.385 1.550 181 2.921 0.650 3.234 2.732 45 0.391 0.173 0.291 0.431 17.8 12.6 28 4.9 7.9 45.1 0.037 25.6 ns 66.8 0.001 13 ns 21 0.081 3.2.3. Il metodo del ‘data pooling’: un’alternativa alle medie individuali Il rappresentare ogni individuo attraverso la media delle proprie misurazioni (‘data aggregation’; cfr LEGER & DIDRICHSONS 1994) può non dare una corretta rappresentazione della popolazione quando le distribuzioni delle variabili misurate siano non normali o addirittura bimodali, come succede per alcune delle nostre variabili. Inoltre l’aggregazione può nascondere o sottostimare le discrepanze tra la variabilità intra- e interindividuale. Questo aumenta la possibilità di compiere un errore statistico di tipo I (ossia rigettare l’ipotesi nulla quando questa sia invece vera). Un’alternativa a questo metodo è quella di utilizzare più misure effettuate sullo stesso individuo così da mantenere la variabilità del fenomeno studiato, cosa che può avere una importanza biologica non E. Venturato Vocalizzazioni della pernice rossa 39 trascurabile. La raccolta di un numero vario e spesso non omogeneo di misurazioni effettuate sugli stessi soggetti è molto comune nello studio etologico. Infatti, in lavori effettuati sul campo e quindi in situazione non controllata, il numero di individui osservabili e quindi misurabili è sempre relativamente ristretto e spesso non consente di raggiungere, con una sola misurazione individuale, una dimensione di campione abbastanza grande da descrivere la popolazione da cui sono stati presi. Altre volte il problema consiste nell’impossibilità di individuare singolarmente gli animali. Nel caso delle registrazioni delle vocalizzazioni degli animali, al basso numero di individui disponibili si aggiungono due fattori importanti. Il primo fattore da considerare è che non tutti gli individui mostrano la stessa tendenza a richiamare. Questo porta ad avere spesso soggetti che in situazione sperimentale non richiamano mai, oppure che non lo fanno in tutte le sessioni di registrazione, rendendo impossibile analizzare la variazione nel tempo delle loro vocalizzazioni. L’altro fattore consiste nel fatto che il richiamo può non essere una struttura fissa che si ripete uguale a se stessa ma una manifestazione che presenta una variabilità non trascurabile anche all’interno dei richiami emessi da un soggetto (Tab. 2). Per questo tipo di problemi si presenta spesso in studi di bioacustica la necessità di compiere delle misure ripetute dello stesso fenomeno su un numero ristretto di individui e di utilizzare i dati raccolti per l’analisi statistica. L’utilizzo di misure ripetute (‘data pooling’), sebbene molto comune, è stato contrastato da molti ricercatori in quanto può violare le assunzioni statistiche ( MACHLIS et al. 1985, K ROODSMA 1989, B EAL & KHAMIS 1990, KROODSMA 1990). In primo luogo le misure non sono tra loro indipendenti, in secondo luogo l’utilizzo di molte misure per ogni soggetto porta ad una sovrastima della dimensione effettiva del campione con il risultato di aumentare i gradi di libertà e quindi la possibilità di rigettare l’ipotesi nulla quando questa sia vera. D’altra parte è stato recentemente dimostrato (L EGER & DIDRICHSONS 1994) che non sempre utilizzare le medie è il sistema più corretto di procedere. Il ricorso al ‘data pooling’ dà infatti una stima della media e della varianza di una popolazione che è attendibile quanto quella ottenuta con l’uso dei dati aggregati quando il numero di misurazioni per soggetto è uguale o quando la varianza intraindividuale è maggiore di quella interindividuale. Quando la variabilità intraindividuale è minore di quella interindividuale il fatto di utilizzare tutte le misurazioni esistenti, senza E. Venturato Vocalizzazioni della pernice rossa 40 tenere conto dell’omogeneità nel numero delle ripetizioni tra i diversi individui, porta a dei vizi nel calcolo statistico in quanto l’animale del quale si hanno un alto numero di misurazioni ‘pesa’ più degli altri e sposta quindi il valore medio verso il proprio, falsando il valore medio del campione in esame. In questo caso quindi, utilizzare tutte le misure prese nella fase di raccolta dei dati, se queste non sono omogeneamente distribuite tra i diversi individui, può portare effettivamente ad errori di stima e conseguentemente di interpretazione dei risultati. Il fatto di utilizzare le misure medie per ogni individuo elimina senza dubbio questo problema ma, come detto, comporta un livellamento della variabilità intraindividuale che è invece molto frequente in campo comportamentale e non permette di avere un campione di misure abbastanza ampio su cui compiere dei confronti. Un sistema che può risolvere questo problema (LEGER & DIDRICHSONS 1994) è quello di utilizzare non tutti i richiami registrati per ogni individuo, cosa che porterebbe ad uno squilibrio tra i soggetti a volte anche molto grande, ma un numero di dati per individuo il più possibile omogeneo o che non superi mai un limite prefissato. Nel nostro caso abbiamo preso per ogni individuo un numero di richiami uguale, quando possibile, ed abbiamo stabilito un limite superiore di cinque richiami così da non avere mai pernici che ‘pesassero’ molto più delle altre. Come dimostrato questo accorgimento (‘limited pooling’; LEGER & DIDRICHSONS 1994) permette di avere una valutazione statistica corretta quanto quella calcolata con l’uso delle medie, mantenendo però una misura della variabilità intraindividuale esistente nel campione. 3.3. Confronto tra i sessi 3.3.1. Differenze significative tra i sessi Utilizzando le misure del richiamo preso per intero non si evidenziano differenze significative (se non a carico della minima frequenza a 26 giorni). Considerando la posizione delle note all’interno del richiamo risulta invece che le differenze significative tra i sessi sono a carico della prima nota, un elemento critico per discriminare i sessi, praticamente a tutte le età, in base alla sua banda di frequenza (eccetto per i 26 giorni in cui la differenza è comunque al limite della significatività: p = 0.056), alla sua massima frequenza e alla frequenza del picco di massima ampiezza. All’età di 42 giorni anche la minima frequenza differenzia i due sessi. Nei pulcini E. Venturato Vocalizzazioni della pernice rossa 41 di 5 giorni i sessi si diversificano anche per la durata, la banda di frequenza e la massima frequenza della nota intermedia e per la durata dell’ultima nota. Per i richiami delle pernici di 26 e di 42 giorni invece nessuna variabile della nota intermedia né di quella ultima distingue i due sessi (Figg. 16-18). In conclusione, dove ci sono delle differenze significative tra i sessi, i maschi hanno una banda di frequenza più ampia, la frequenza minima, la frequenza massima e quella di massima ampiezza più elevate rispetto alle femmine e una durata delle note maggiore (Figg. 16-18). E. Venturato Vocalizzazioni della pernice rossa 42 Figura 16. Confronto tra i sessi in pulcini di 5 giorni di età. Le barre sugli istogrammi rappresentano l’errore standard. In tabella sono riportati i risultati del confronto tra i sessi effettuato tramite il test di Mann-Whitney (N richiami maschili = 25; N richiami femminili = 24). Richiamo intero 1600 6 1200 TEMPO (ms) FREQUENZA (kHz) 5 4 3 800 2 400 MASCHI 1 0 FEMMINE 0 range min max durata prima nota 6 150 4 TEMPO (ms) FREQUENZA (kHz) 5 3 2 100 50 1 0 range min max peak 0 durata E. Venturato Vocalizzazioni della pernice rossa 43 nota intermedia 6 150 4 TEMPO (ms) FREQUENZA (kHz) 5 3 2 100 50 1 0 range min max 0 peak durata ultima nota 6 150 4 TEMPO (ms) FREQUENZA (kHz) 5 3 2 100 50 1 0 range 5 giorni Durata Range Min Max Peak min max peak 0 durata Richiamo intero Nota iniziale Nota di mezzo U p≤ U p≤ U p≤ 282 ns 383 0.097 432 0.008 335 ns 457 0.002 417.5 0.019 272.5 ns 254 ns 251.5 ns 341 ns 460.5 0.001 424 0.013 473 0.001 355.5 ns Ultima nota U p≤ 451.5 0.002 325 ns 298.5 ns 357.5 ns 325 ns E. Venturato Vocalizzazioni della pernice rossa 44 Figura 17. Confronto tra i sessi in pulcini di 26 giorni di età. Le barre sugli istogrammi rappresentano l’errore standard. In tabella sono riportati i risultati del confronto tra i sessi effettuato tramite il test di Mann-Whitney (N richiami maschili = 25; N richiami femminili = 17). Richiamo intero 1600 6 1200 4 TEMPO (ms) FREQUENZA (kHz) 5 3 2 800 400 1 0 range min 0 max durata Prima nota 6 150 4 TEMPO (ms) FREQUENZA (kHz) 5 3 2 100 50 1 0 0 range min max peak durata E. Venturato Vocalizzazioni della pernice rossa 45 Nota intermedia 6 150 4 TEMPO (ms) FREQUENZA (kHz) 5 3 2 100 50 1 0 0 range min max durata peak Ultima nota 6 150 4 TEMPO (ms) FREQUENZA (kHz) 5 3 2 100 50 1 0 0 range min max peak durata 26 giorni Richiamo intero Nota iniziale Nota di mezzo U p≤ U p≤ U p≤ Durata 216 ns 275 ns 257 ns Range 231.5 ns 287 0.056 235.5 ns Min 318.5 0.006 246 ns 287.5 0.054 Max 253.5 ns 347 0.001 280 0.083 Peak 295 0.034 277 0.098 Ultima nota U p≤ 265 ns 209 ns 284 0.066 238 ns 268.5 ns E. Venturato Vocalizzazioni della pernice rossa 46 Figura 18. Confronto tra i sessi in pulcini di 42 giorni di età. Le barre sugli istogrammi rappresentano l’errore standard. In tabella sono riportati i risultati del confronto tra i sessi effettuato tramite il test di Mann-Whitney (N richiami maschili = 19; N richiami femminili = 9). Richiamo intero 1600 6 1200 4 TEMPO (ms) FREQUENZA (kHz) 5 3 2 800 400 1 0 0 range min max durata Prima nota 6 150 4 TEMPO (ms) FREQUENZA (kHz) 5 3 2 100 50 1 0 range min max peak 0 durata E. Venturato Vocalizzazioni della pernice rossa 47 Nota intermedia 6 150 4 TEMPO (ms) FREQUENZA (kHz) 5 3 2 100 50 1 0 range min max 0 peak durata Ultima nota 6 150 4 TEMPO (ms) FREQUENZA (kHz) 5 3 2 100 50 1 0 0 range min max peak durata 42 giorni Richiamo intero Nota iniziale Nota di mezzo U p≤ U p≤ U p≤ Durata 80 ns 98 ns 85 ns Range 121.5 0.076 128 0.036 113.5 ns Min 72.5 ns 128 0.036 55.5 ns Max 117 ns 152 0.001 115.5 ns Peak - 139.5 0.008 71 ns Ultima nota U p≤ 85 ns 81 ns 116.5 ns 101 ns 92 ns E. Venturato Vocalizzazioni della pernice rossa 48 3.3.2. Analisi discriminante tra i sessi Per identificare quali fossero la variabili maggiormente discriminanti i due sessi, abbiamo in primo luogo condotto una ANOVA multivariata in cui la variabile categorica era rappresentata dal sesso e le variabili dipendenti erano tutte le misure sia temporali che spettrali di ogni singolo richiamo. Il coefficiente di determinazione multivariato (r 2 ) è stato preso come criterio per l’inclusione delle variabili nel modello definitivo. Solo le variabili con r2 maggiore del valore corrispondente a p < 0.05 (per i richiami a 5 giorni n = 49, r 2 ≥ 0.075; per i richiami a 26 giorni n = 42, r2 ≥ 0.09; per i richiami a 42 giorni n = 28, r2 ≥ 0.13) sono state quindi usate per calcolare le funzioni discriminanti (‘stepwise backward method’). Per la discriminazione fra sessi dei richiami dei pulcini di 5 giorni di età sono state incluse 7 variabili: le durate della prima nota e dell’ultima, le bande di frequenza e le frequenze massime della prima nota e di quella intermedia, la frequenza del picco di ampiezza della prima nota. L’analisi discriminante, compiuta sulla base di queste variabili, ha permesso di distinguere correttamente l’88% dei richiami (43 su 49) in base al sesso dell’emettitore (Wilks’ λ = 0.524; F = 5.322, gl = 7, 41 p < 0.001; Tab. 3). I sei richiami non correttamente classificati appartengono a quattro pernici, due maschi e due femmine. La maggior parte dei richiami di ogni individuo (≥ 60%) è identificata correttamente. Quindi l’analisi discriminante riesce a predire sempre il sesso di una pernice a partire da almeno cinque suoi richiami. Tabella 3 Confronto tra i richiami maschili e femminili reali (riportati sulle righe) e quelli attribuiti in base all’analisi discriminante (riportati in colonna) in pernici di 5 giorni di età. Test della probabilità esatta di Fisher a due code, p < 0.001. Richiami attribuiti a: Femmine Maschi Totale Richiami femminili 21 3 24 Richiami maschili 3 22 25 Totale 24 25 49 Le variabili più significative fra quelle incluse nel modello sono: la frequenza del picco di massima ampiezza (r 2 = 0.255), la durata dell’ultima nota (r2 = 0.213), la frequenza massima (r2 =0.188) e la banda di frequenza (r2 = 0.188) della prima nota. E. Venturato Vocalizzazioni della pernice rossa 49 Le funzioni discriminanti sono: per le femmine: 0.148 D1 -27.559 R1 + 20.529 MA1 + 60.096 P1 -27.449 R2 + 45.319 MA2 + 0.657 D3 -203.03 per i maschi: 0.101 D1-26.220 R1 + 16.865 MA1 + 68.086 P1 -24.904 R2 + 42.491 MA2 + 0.935 D3 -227.28 Dove: D1 = R1 = MA1 = P1 = durata della prima nota, banda di frequenza della prima nota, frequenza massima della prima nota, frequenza del picco di massima ampiezza della prima nota, R2 = banda di frequenza della nota intermedia, MA 2 = frequenza massima della nota intermedia, D3 = durata dell’ultima nota. Sulla base di queste funzioni è quindi possibile valutare il sesso di una pernice, avendo a disposizione almeno cinque richiami, già a cinque giorni di età. Inserendo infatti, nelle due equazioni sopra riportate, i valori relativi a ciascun richiamo, si otterranno due valori, uno relativo all’equazione che caratterizza i maschi e l’altro relativo alle femmine. Il più alto di questi due valori indica il sesso dell’individuo. Se, ripetendo questa operazione su tutti i richiami, la maggioranza risulta attribuita al tipo maschile, il soggetto sarà un maschio, viceversa sarà una femmina. Per l’analisi dei richiami delle pernici a 26 giorni sono state incluse 3 variabili: la frequenza minima del richiamo e le frequenze massima e del picco di ampiezza della prima nota. L’analisi discriminante, compiuta sulla base di queste variabili, ha permesso di distinguere correttamente l’81% dei richiami (34 su 42) in base al sesso dell’emettitore (Wilks’ λ = 0.642; F = 7.071, gl = 3,38 p < 0.001; Tab. 4). Gli otto richiami non correttamente classificati appartengono a sei pernici, quattro maschi e due femmine. Anche a questa età quindi la maggior parte dei richiami di ogni individuo (≥ 60%) è identificata correttamente. L’analisi discriminante riesce quindi a predire sempre il sesso di una pernice. E. Venturato Vocalizzazioni della pernice rossa 50 Tabella 4. Confronto tra i richiami maschili e femminili reali (riportati sulle righe) e quelli predetti in base all’analisi discriminante (riportati in colonna) in pernici di 26 giorni di età. Test della probabilità esatta di Fisher a due code, p < 0.001. Richiami attribuiti a: Femmine Maschi Totale Richiami femminili 14 3 17 Richiami maschili 5 20 25 Totale 19 23 42 La variabile più significative tra quelle incluse nel modello è la frequenza massima della prima nota (r 2 = 0.279) mentre la frequenza minima del richiamo (r2 = 0.155) e quella del picco di ampiezza della prima nota (r2 = 0.137) risultano meno significative. Le funzioni discriminanti sono: per le femmine: 67.663 MI + 1.582 MA1 + 10.177 P1 -24.032 per i maschi: 77.370 MI + 5.797 MA1 + 7.691 P1 -32.933 Dove: MI = frequenza minima del richiamo intero, MA1 = frequenza massima della prima nota, P1 = frequenza del picco di massima ampiezza della prima nota, Nell’analisi discriminante compiuta sui richiami all’età di 42 giorni sono state incluse 6 variabili: la banda di frequenza del richiamo intero, la durata della prima nota, le frequenze minime della prima e dell’ultima nota, la frequenza massima e quella del picco di ampiezza della prima nota. L’analisi discriminante, compiuta sulla base di queste variabili, ha permesso di distinguere correttamente il 96% dei richiami (27 su 28) in base al sesso del soggetto (Wilks’ λ = 0.316; F = 7.590, gl = 6,21 p < 0.001; Tab. 5). L’unico richiamo non correttamente classificato appartiene ad un maschio. A 42 giorni di vita quindi più dell’80% dei richiami di ciascun individuo sono identificati correttamente. E. Venturato Vocalizzazioni della pernice rossa 51 Tabella 5. Confronto tra i richiami maschili e femminili reali (riportati sulle righe) e quelli predetti in base all’analisi discriminante (riportati in colonna) in pernici di 42 giorni di età. Test della probabilità esatta di Fisher a due code, p < 0.001. Richiami femminili Richiami maschili Totale Richiami attribuiti a: Femmine Maschi Totale 9 0 9 1 18 19 10 18 28 Le variabili più significative sono la frequenza massima della prima nota (r2 = 0.328), la frequenza del picco di ampiezza (r 2 =0.274) e la frequenza minima dell’ultima nota (r 2 = 0.137). Le funzioni discriminanti sono: per le femmine: 44.239 R -0.026 D1 -19.664 MI1 -30.932 MA1 + 41.747 P1 + 20.819 MI3 -52.315 per i maschi: 44.095 R -0.096 D1 -8.951 MI1 -27.725 MA1 + 44.561 P1 + 27.048 MI3 -68.524. Dove: R= D1= MI1= MA1= P1= nota, MI3= 3.4. banda di frequenza del richiamo intero, durata della prima nota, frequenza minima della prima nota, frequenza massima della prima nota, frequenza del picco di massima ampiezza della prima frequenza minima dell’ultima nota. Confronto tra i richiami ad età diverse I richiami registrati ai tre stadi di vita dei pulcini appaiono molto diversi già a un primo raffronto spettrografico (Fig. 19). Abbiamo quindi effettuato, tramite l’analisi della varianza non parametrica Kruskal-Wallis, un confronto tra le variabili misurate, così da poter mettere in evidenza le eventuali differenze significative. Il test ha mostrato delle differenze E. Venturato Vocalizzazioni della pernice rossa 52 significative (Figg. 20-21) a carico di tutte le misure, sia temporali che spettrali (con la sola eccezione della durata della prima nota nelle femmine). Figura 19. Confronto tra gli spettrogrammi dei richiami della pernice M7 alle diverse età. In primo spettrogramma è di un richiamo all’età di 5 giorni, il secondo a 26 e il terzo a 42 giorni. E. Venturato Vocalizzazioni della pernice rossa 53 Il richiamo dei pulcini di 5 giorni ha una durata totale ed un numero di note (vedi paragrafo 3.1.1) intermedio rispetto a quelli delle altre età. Le note risultano invece essere le più brevi. A 26 giorni, il richiamo è nel complesso più corto, con un numero di elementi minore (vedi paragrafo 3.1.2) e con note più lunghe. Nel richiamo di 42 giorni infine la durata della vocalizzazione è massima, con un numero di elementi più alto (vedi paragrafo 3.1.3) di durata intermedia rispetto a quelli delle altre età. Per tutte le misure di frequenza il richiamo dei pulcini più piccoli differisce molto da quello degli stadi successivi. Il richiamo a 5 giorni presenta infatti la massima variazione in frequenza e i valori più alti delle frequenze minima, massima e di picco di ampiezza. Con la crescita del pulcino la banda di frequenza diviene meno ampia e si ha un complessivo abbassamento delle frequenze di emissione in entrambi i sessi. E. Venturato Vocalizzazioni della pernice rossa 54 Figura 20. Confronto tra il richiamo a 5, a 26 e a 42 giorni di età del pulcino di pernice rossa. Le barre sopra gli istogrammi rappresentano l’errore standard. In tabella sono riportati i risultati dell’analisi della varianza non parametrica di Kruskal-Wallis. (5 giorni N = 24; 26 giorni N = 17; 42 giorni N = 9). FEMMINE (N = 50) Richiamo intero 6 1500 4 TEMPO (ms) FREQUENZA (kHz) 5 3 2 1000 500 1 0 range min 0 max durata Prima nota 150 6 4 TEMPO (ms) FREQUENZA (kHz) 5 3 2 100 50 1 0 0 range min max peak durata 42 gg. 26 gg. 5 gg. E. Venturato Vocalizzazioni della pernice rossa 55 Nota intermedia 150 6 4 TEMPO (ms) FREQUENZA (kHz) 5 3 2 100 50 1 0 0 range min max peak durata Ultima nota 150 6 4 TEMPO (ms) FREQUENZA (kHz) 5 3 2 100 50 1 0 0 range min max peak Richiamo intero H p≤ 20.105 0.001 H 5.007 0.001 0.001 0.001 - 24.069 36.750 38.232 38.018 Durat a Range 25.911 Min 38.939 Max 39.266 Peak - durata Prima nota Nota Ultima nota intermedia p≤ H p≤ H p≤ 0.082 25.692 0.001 25.749 0.001 0.001 0.001 0.001 0.001 28.922 36.748 40.470 37.433 0.001 0.001 0.001 0.001 21.777 39.445 39.357 37.222 0.001 0.001 0.001 0.001 E. Venturato Vocalizzazioni della pernice rossa 56 Figura 21. Confronto tra il richiamo a 5, a 26 e a 42 giorni di età del pulcino di pernice rossa. Le barre sopra gli istogrammi rappresentano l’errore standard. In tabella sono riportati i risultati dell’analisi della varianza non parametrica di Kruskal-Wallis. (5 giorni N = 25; 26 giorni N = 25; 42 giorni N = 19). MASCHI (N = 69) Richiamo intero 6 6 1500 4 TEMPO (ms) FREQUENZA (kHz) 5 3 2 1000 500 1 0 0 min range max durata Prima nota 150 6 4 TEMPO (ms) FREQUENZA (kHz) 5 3 2 100 50 1 0 0 range min max peak durata E. Venturato Vocalizzazioni della pernice rossa 57 Nota intermedia 150 6 FREQUENZA (kHz) 5 TEMPO (ms) 4 3 2 100 50 1 0 0 range min max peak durata Ultima nota 150 6 4 TEMPO (ms) FREQUENZA (kHz) 5 3 2 100 50 1 0 0 range min max peak durata Richiamo Prima nota Nota Ultima nota intero intermedia H p≤ H p≤ H p≤ H p≤ 19.167 0.001 29.213 0.001 18.545 0.001 22.809 0.001 Durat a Range 46.166 Min 60.253 Max 51.769 Peak - 0.001 0.001 0.001 - 33.369 45.126 51.584 49.660 0.001 0.001 0.001 0.001 50.920 46.646 58.922 51.803 0.001 0.001 0.001 0.001 40.883 47.924 52.403 48.608 0.001 0.001 0.001 0.001 E. Venturato Vocalizzazioni della pernice rossa 3.5. Confronto tra individui 3.5.1. Variabilità tra individui 58 Gli spettrogrammi dello stesso pulcino presentano delle particolarità, facilmente apprezzabili ad occhio, che permettono di riconoscere, anche se non con la stessa facilità per tutti gli individui, le vocalizzazioni appartenenti ad un soggetto sulla base del confronto dei loro spettrogrammi. Questo fatto può far pensare alla possibilità di un riconoscimento individuale basato sulla ‘forma’ delle note (ovvero sulla loro modulazione e durata) e sulla disposizione di queste all’interno della frase (Figg. 22-24). La stessa pernice quindi emette richiami tra loro abbastanza simili (anche se l’alto coefficiente di variazione intraindividuale suggerisce comunque una certa gamma di varianti nel proprio repertorio, cfr paragrafi 3.2.2) e comunque molto diversi da quelli delle altre pernici. Per questo motivo abbiamo verificato, attraverso l’analisi della varianza non parametrica di Kruskal-Wallis, se la varianza interindividuale è significativamente maggiore di quella intraindividuale. Ogni gruppo è rappresentato dai richiami di un soggetto, mentre il confronto tra gruppi permette di evidenziare eventuali differenze significative tra gli individui utilizzando le misurazioni temporali e spettrali del richiamo di abbandono. Le differenze sono risultate significative per quasi tutte le variabili considerate (Tab. 6). E. Venturato Vocalizzazioni della pernice rossa 59 Figura 22. Confronto tra gli spettrogrammi di due richiami della pernice F10 (i primi due) e due della pernice M8 (il terzo e il quarto) all’età di 5 giorni. E. Venturato Vocalizzazioni della pernice rossa 60 Figura 23. Confronto tra gli spettrogrammi di due richiami della pernice M1 (i primi due) e due della perniceF12 (il terzo e il quarto) all’età di 26 giorni. E. Venturato Vocalizzazioni della pernice rossa 61 Figura 24. Confronto tra gli spettrogrammi di due richiami della pernice M7 (i primi due) e due della perniceM8 (il terzo e il quarto) all’età di 42 giorni. E. Venturato Vocalizzazioni della pernice rossa 62 Tabella 6. Confronto tra gli individui tramite l’analisi della varianza non parametrica di Kruskal-Wallis (richiamo a 5 giorni gl = 9, richiamo a 26 giorni gl = 8, richiamo a 42 giorni gl = 7). Richiamo Nota iniziale Nota di mezzo Ultima nota intero U p≤ U p≤ U p≤ U p≤ 5 giorni Durata 35.653. 0.001 40.406 0.001 42.697 0.001 41.745 0.001 Range 36.094 0.001 23.093 0.001 32.536 0.001 34.05 0.001 Min 33.105 0.001 27.746 0.001 33.089 0.001 35.268 0.001 Max 38.128 0.001 29.825 0.001 33.658 0.001 36.049 0.001 Peak - 29.417 0.001 29.609 0.001 21.12 0.012 26 giorni Durata 34.276 0.001 37.955 0.001 35.319 0.001 37.457 0.001 Range 37.672 0.001 34.169 0.001 31.05 0.001 36.122 0.001 Min 31.78 0.001 26.816 0.001 30.811 0.001 35.203 0.001 Max 38.108 0.001 31.801 0.001 36.692 0.001 36.829 0.001 Peak - 35.064 0.001 20.672 0.008 20.625 0.008 42 giorni Durata 7.527 ns 19.541 0.007 11.298 ns 18.434 0.01 Range 23.002 0.002 17.379 0.015 14.032 0.051 14.625 0.041 Min 14.015 0.051 22.538 0.002 8.918 ns 10.322 ns Max 23.388 0.001 23.447 0.001 24.241 0.001 17.931 0.012 Peak - 21.959 0.003 15.511 0.03 17.835 0.013 3.5.2. Analisi delle componenti principali per la discriminazione tra gli individui Per verificare e visualizzare una distinzione tra i soggetti sulla base delle caratteristiche del loro richiamo abbiamo utilizzato un’analisi delle componenti principali (PCA), partendo dalle 19 variabili misurate sul richiamo intero e sulle tre note principali. La PCA è stata condotta a partire dalle covarianze (in modo da prendere in considerazione anche le deviazioni standard delle variabili considerate) e con una rotazione Varimax allo scopo di aumentare la varianza spiegata (WILKINSON 1990). All’età di cinque giorni le due componenti principali riescono a spiegare la quasi totalità della varianza del campione (99.7%, il 98% della quale è spiegato dalla prima componente e l’1.7% dalla seconda). Le componenti sono fortemente influenzate dalle misure di durata sia del richiamo intero che delle singole note. Sulla prima risulta un’influenza negativa molto forte della durata del richiamo mentre le altre variabili hanno pesi decisamente minori. La seconda componente è invece una combinazione più equa della durata totale e delle durate delle singole note. E. Venturato Vocalizzazioni della pernice rossa 63 Riportando in grafico (Fig. 25) i valori delle due componenti si riescono a discriminare in modo piuttosto buono alcuni individui. I richiami di uno stesso soggetto risultano per la maggior parte vicini tra loro ma esiste una notevole sovrapposizione che non permette una distinzione chiara di tutti gli individui. Le pernici che si differenziano nettamente dalle altre sono la F12, la F13 e la M9 (due femmine e un maschio) e, sebbene meno chiaramente la M8 e la M1. Figura 25. Sugli assi sono riportate le due componenti principali determinate tramite analisi della PCA (effettuata sulla covarianza e con rotazione Varimax) per le pernici di 5 giorni. Per ogni richiamo è riportato il sesso (M/F) ed il numero della pernice a cui appartiene. 2 COMPONENTE PRINCIPALE 2 M8 1 M6 F5 M7 F11 F10 0 M9 M1 -1 F13 F12 -2 -3 -2 -1 0 1 2 COMPONENTE PRINCIPALE 1 All’età di 26 giorni le due componenti principali spiegano il 99% della varianza (di cui l’84% è spiegato dalla prima e il 15% dalla seconda). Come già visto per i richiami dell’età precedente, entrambe le componenti sono E. Venturato Vocalizzazioni della pernice rossa 64 molto influenzate dalle misure di durata. La prima è principalmente influenzata dalla durata del richiamo, mentre sulla seconda hanno un peso notevole e comparabile tra loro tutte le misure di durata. Dal grafico disegnato con i valori delle due componenti si nota una migliore distinzione delle ‘nuvole di punti’ relative ai richiami di ogni individuo migliore di quanto avviene per i richiami a 5 giorni.(Fig. 26). Figura 26. Sugli assi sono riportate le due componenti principali determinate tramite analisi della PCA (effettuata sulla covarianza e con rotazione Varimax) per le pernici di 26 giorni. Per ogni richiamo è riportato il sesso (M/F) ed il numero della pernice a cui appartiene. 2 COMPONENTE PRINCIPALE 2 M8 1 M7 F5 F1 0 M9 M6 M1 -1 F12 F10 -2 -2 -1 0 1 2 COMPONENTE PRINCIPALE 1 Per l’analisi dei richiami a 42 giorni di età abbiamo dovuto compiere una PCA con tre componenti per spiegare un’alta percentuale di varianza (96.5%; la prima componente spiega infatti il 65%, la seconda il 19.7 % e la 3 E. Venturato Vocalizzazioni della pernice rossa 65 terza l’11.8 % della varianza dell’intero campione). Anche in questo caso tutte le componenti sono altamente influenzate dalle misure di durata piuttosto che da quelle di frequenza. La durata del richiamo intero influenza maggiormente la prima componente, la durata della prima nota la seconda e la durata della nota intermedia la terza. Nei giovani di 42 giorni la sovrapposizione dei richiami di individui diversi è molto più alta (Fig. 27). Si distinguono comunque ancora le pernici F5, F12 e M7. E. Venturato Vocalizzazioni della pernice rossa 66 Figura 27. Sugli assi sono riportate le componenti principali determinate tramite analisi della PCA (effettuata sulla covarianza e con rotazione Varimax) per le pernici di 42 giorni. A) componente 1 e componente 2; B) componente 1 e componente 3; C) componente 2 e componente 3. Per ogni richiamo è riportato il sesso (M/F) ed il numero della pernice a cui appartiene 3 A COMPONENTE PRINCIPALE 2 2 M7 1 M8 F5 0 F13 M1 F11 M9 F12 -1 M7 -2 -3 -2 -1 0 COMPONENTE PRINCIPALE 1 1 2 E. Venturato 4 Vocalizzazioni della pernice rossa B F5 3 COMPONENTE PRINCIPALE 3 67 2 M7 1 M8 0 M1 M7 F12 M1 M9 -1 M8 M1 M8 F11 M7 M1 M1 M9 M7 F13 M9 M9 M9 M8 M7 -2 -3 -2 -1 0 COMPONENTE PRINCIPALE 1 1 2 E. Venturato 3 Vocalizzazioni della pernice rossa C 2 COMPONENTE PRINCIPALE 2 68 M7 1 M8 F5 F12 0 F13 F11 M9 -1 M1 -2 -2 -1 0 1 2 COMPONENTE PRINCIPALE 3 3 4 E. Venturato Vocalizzazioni della pernice rossa 4. 69 Conclusioni generali Lo studio spettrografico delle vocalizzazioni degli uccelli permette di visualizzare e di quantificare differenze fini nella struttura dei segnali emessi dagli individui, cosa che, prima dell’avvento del sonografo analogico e poi dei sistemi digitali, era impossibile. Se i tradizionali oscillogrammi permettevano già una misurazione abbastanza accurata delle durate, l’analisi acustica mediante computer ha reso non solo più facili e veloci tutte le misurazioni ma ha permesso soprattutto un’accurata risoluzione spettrale dei segnali. Il rilevamento delle frequenze e delle ampiezze è diventato assai più attendibile rispetto ai sonogrammi tracciati su carta dal pennino del sonografo analogico, dando un notevole contributo allo studio della comunicazione animale. Un programma per l’analisi del suono come quello utilizzato per questa ricerca (Canary 1.1) rende possibile l’analisi dettagliata di una singola tipologia di richiamo. Oggetto dell’indagine diventa quindi non tanto la molteplicità dei segnali e dei messaggi specie-specifici, quanto la consistenza di un singolo segnale, le sue modificazioni con l’età, la ripetibilità intraindividuale, la variabilità tra soggetti (di sesso uguale o diverso), l’eventuale esistenza infine di ‘sigle’ individuali. Per questa capacità di dettaglio l’analisi spettrografica si sta di fatto diffondendo non solo nel campo delle vocalizzazioni complesse degli uccelli cosiddetti canori ma anche in quello dei ‘richiami’ semplici ed apparentemente meno interessanti dei non canori, degli anfibi, dei mammiferi ed infine degli insetti. Per questo approccio occorreva dunque un richiamo semplice ed evocabile con facilità in un contesto altamente omogeneo e ripetibile. Il richiamo di abbandono emesso dai pulcini in isolamento presenta appunto queste caratteristiche e risulta appropriato per un’analisi spettrografica fine. Un richiamo molto semplice come quello del pulcino di pernice rossa, che all’ascolto può sembrare monotono e ripetitivo, mostra, accanto ad una effettiva stabilità di struttura, una notevole variabilità ed un certo grado di complessità tra individui. Questa ricerca ha appunto messo in evidenza come le singole note del richiamo di abbandono seguano un preciso andamento spettrale e temporale, rappresentino cioè una ‘frase’ anche se dalla sintassi molto elementare (paragrafo 3.2.2). Se la modificazione di un richiamo giovanile durante un periodo di circa quaranta giorni (paragrafo 3.4) era in fondo un risultato abbastanza scontato (dati i sostanziali E. Venturato Vocalizzazioni della pernice rossa 70 cambiamenti delle cavità di risonanza e forse anche della siringe in un periodo critico dello sviluppo), meno ovvio è stato trovare una differenza significativa tra sessi per molte variabili temporali e spettrali già a 5 giorni di età (paragrafo 3.3). Un altro risultato da sottolineare è l’alta variabilità tra pulcini che potenzialmente permetterebbe un riconoscimento individuale nonostante le molte varianti introdotte dai soggetti anche in emissioni consecutive (paragrafo 3.5.). Di seguito saranno discusse le caratteristiche del richiamo di abbandono dei pulcini e i problemi inerenti al riconoscimento attraverso un segnale acustico. 4.1. Il richiamo di abbandono del pulcino: caratteristiche generali, funzioni e localizzabilità nella pernice rossa e in altri galliformi Secondo il principio di antitesi nella comunicazione (DARWIN 1872), stati d’animo opposti inducono negli animali atteggiamenti antitetici. La funzione essenziale di questa fenomeno è quella di ridurre l’ambiguità del segnale. Trasferendo questo concetto alla comunicazione sonora COLLIAS (1987) ha analizzato il repertorio canoro di Gallus gallus, il progenitore del gallo domestico (un fasianide come la pernice), evidenziando caratteristiche del segnale che sono strettamente legate alla sua funzione e antitetiche per stati motivazionali opposti. Nei richiami degli adulti i toni puri, le frequenze basse, le note brevi e di bassa intensità ricorrono nei richiami che hanno funzione di attrazione di un conspecifico; viceversa emissioni ‘rumorose’, di grande intensità e di maggior durata hanno un effetto repulsivo sui conspecifici, di minaccia se di bassa frequenza, di allarme se di alta frequenza (cfr anche MORTON 1977 per le ‘motivation-structure rules’ nei richiami). Per i richiami dei pulcini si distinguono invece i richiami di stress, con frequenze discendenti, dai richiami di benessere che hanno un tipico andamento ascendente. Il richiamo di abbandono della pernice rossa rientra nella prima categoria. Al di là delle differenze terminologiche, è funzionalmente simile al ‘flock call’ del pulcino di fagiano ( HEINZ & GYSEL 1970), al ‘call of abandonment’ della starna (D ESSÌ -FULGHERI et al. 1986), e della coturnice (MENZDORF 1976, MENZDORF 1977) e al ‘distress cry’ del gallo selvatico e domestico (C OLLIAS & JOOS 1953, COLLIAS 1987), tutti richiami che manifestano lo stato di disagio di un pulcino isolato dal resto della covata. Queste vocalizzazioni sono tipicamente costituite da una serie di note simili E. Venturato Vocalizzazioni della pernice rossa 71 che presentano, in accordo con quanto descritto da Collias, una modulazione di frequenza discendente. Le note dei pulcini della starna e della coturnice si differenziano appena dagli altri richiami; appaiono sullo spettrogramma come archi, con un primo tratto crescente (assente o di bassa intensità nella pernice rossa, nel fagiano e nel gallo) seguito da un tratto discendente (MENZDORF 1977, DESSÌ -FULGHERI et al. 1986. A parte questo dettaglio, una caratteristica che avvicina molto il richiamo di abbandono della starna a quello della pernice rossa è il fatto di non essere composto da una semplice ripetizione di note simili, come descritto per le altre specie, ma di possedere una sua struttura interna, con note di frequenza progressivamente crescente, che lo rende riconoscibile come ‘frase’ (paragrafo 3.2.2). Inoltre anche nella starna la nota di attacco si differenzia dalle altre. Si tratta quindi di un richiamo con almeno tre livelli di complessità: le note sono raggruppate in serie discrete, in numero variabile ma comunque intervallate da pause; ogni serie di note è formata da elementi non identici; la tipologia della nota dipende dalla sua posizione nella sequenza. Queste considerazioni sulla struttura del richiamo di abbandono acquistano significato in una prospettiva di segnale più o meno facilmente localizzabile. E’ stato Marler a metà degli anni cinquanta (MARLER 1955, 1961) a sottolineare come il canto e i richiami degli uccelli siano strutturati in modo da facilitare o impedire l’individuazione di chi ha emesso il segnale. Quando un pulcino si trova isolato ed emette il richiamo di abbandono, i genitori devono essere in grado di percepire facilmente il messaggio e di localizzare con precisione la direzione da cui questo arriva così da potersi ricongiungere con il figlio. La presenza delle tipiche note di stress dà una chiara informazione sul fatto che il pulcino si trovi in una situazione di disagio e quindi scatena la risposta vocale e comportamentale del genitore (G OODWIN 1953). E’ stato dimostrato che il richiamo del pulcino è uno stimolo indispensabile e molto efficace nello scatenare la risposta di soccorso della madre. In esperimenti condotti con galline domestiche ( BRÜCKNER 1933) si è visto infatti che le chiocce rispondevano avvicinandosi nella direzione del richiamo di un pulcino non visibile ma ignoravano del tutto un pulcino in vista ma posto dentro una campana di vetro insonorizzata. Una chiara reazione di avvicinamento ad un pulcino che richiama è stata osservata anche nel maschio e nella femmina della pernice rossa che, in questa situazione, intervallano una tipica ‘cooing note’ E. Venturato Vocalizzazioni della pernice rossa 72 con il richiamo di adunata (G OODWIN 1953). Lo stesso è riportato per la pernice bianca Lagopus lagopus (W ATSON & JENKINS 1964). Invece le reazioni dei pulcini al richiamo di abbandono di un conspecifico possono essere molto diverse. Nel fagiano, ad esempio, il ‘flock call’ non induce un avvicinamento alla fonte sonora (HEINZ & GYSEL 1970) nonostante che la banda di frequenza del richiamo rientri nella gamma di udibilità del pulcino che va da 100 a 1˙2000 Hz (DOWLING 1952 citato in HEINZ & GYSEL 1970). La struttura della vocalizzazione del pulcino di pernice permette poi una corretta localizzazione del punto da cui viene emessa. La percezione della direzionalità di un richiamo è infatti facilitata, entro una distanza moderata, da una rapida successione di note brevi e regolarmente ripetute (H OPE 1980). Il pulcino di cinque giorni di età ha un richiamo costituito da brevi emissioni modulate in frequenza, e poiché per quanto nidifugo non si allontana mai molto dagli adulti, può essere localizzato facilmente dai genitori. I pulcini di tre settimane ed oltre si allontanano di più dal nucleo familiare e iniziano ad esplorare l’ambiente circostante anche da soli. La struttura del richiamo ne facilita comunque la localizzazione. La banda di frequenza diviene infatti gradualmente molto più stretta ed assume valori inferiori. Richiami con queste caratteristiche, a parità di ampiezza di emissione, si diffondono molto più lontano di quelli più alti e con una ampia banda di frequenze (KREBS & DAVIES 1992). 4.2. Evoluzione del richiamo nel tempo e problemi di ontogenesi Il richiamo di abbandono cambia gradualmente con l’età assumendo le caratteristiche del ‘rumore’ (modulazioni di frequenza rapide e irregolari) che lo avvicinano alle vocalizzazioni tipiche dell’adulto. Suoni più aspri nei richiami dei giovani rispetto ai pulcini sono riportati anche per il gallo e per molte altre specie (COLLIAS 1987). L’ipotesi che è stata avanzata per spiegare l’emissione di rumori, oltre a fenomeni di risonanza legati a cambiamenti configurazionali del cavo orale, è la vibrazione asincrona, irregolare e molto veloce delle due membrane timpaniche della siringe (GREENWALT 1968), che rende possibile la produzione di dissonanze. A parte il cambiamento anatomico-funzionale dell’apparato fonatorio, lo sviluppo di vocalizzazioni rumorose rende di fatto difficile l’essere localizzati da un eventuale predatore in un età in cui lo ‘home range’ si allarga notevolmente. I tratti di rumore nel richiamo sono infatti E. Venturato Vocalizzazioni della pernice rossa 73 caratterizzati dall’energia distribuita su un’ampia banda di frequenze, non hanno un attacco preciso né un andamento modulato, non sono ritmicamente pausati, e quindi la sorgente del suono è meno facilmente localizzabile. Mammiferi e uccelli fanno affidamento, per la localizzazione del segnale, sulla percezione biaurale del suono, e utilizzano le differenze di ampiezza, di fase e la struttura temporale del segnale per determinare la direzione e la distanza della fonte di emissione. All’opposto, richiami discontinui per la presenza di pause, modulati in frequenza come quelli del pulcino della pernice, sarebbero invece facilmente localizzabili. A partire dalle 3 settimane di età, si registrano sempre più frequentemente forme transizionali verso il richiamo di adunata dell’adulto, che viene utilizzato per riunire la brigata dopo una dispersione dovuta a cause esterne, quali ad esempio un volo o il sopraggiungere di un predatore. Dagli adulti con prole questo richiamo è emesso per comunicare l’intenzione di spostarsi oppure dopo qualsiasi tipo di allarme, quando la situazione sia tornata normale. Dal punto di vista funzionale, il richiamo di adunata è molto simile a quello di abbandono che il pulcino usa per ristabilire il contatto con i conspecifici, anche se in primavera il primo assume connotati sessuali e territoriali. In letteratura per le specie nidicole si individua nei richiami di richiesta del cibo (‘begging calls’) l’origine del repertorio dell’adulto (THIELCKE 1976) mentre per le specie precoci si stabilisce una continuità tra i richiami di isolamento del pulcino e di adunata degli adulti (cfr per la starna GUYOMARC’H 1974). Nel colino della Virginia il richiamo che serve a riunire la brigata o la coppia dopo che gli individui siano stati dispersi per l’arrivo di un predatore si evolve dal richiamo di abbandono dei pulcini (STOKES 1967). Questo può far pensare che anche nella pernice rossa, specie gregaria e monogama come il colino, succeda la stessa cosa e che il richiamo di abbandono si trasformi gradualmente nel ‘rally call’. Il nostro campione di richiami non permette di tracciare un’ipotesi ontogenetica, prima di tutto per la progressiva estinzione del richiamo di abbandono intorno alle sei settimane di età e in secondo luogo per la diversa modalità e contesto sperimentale che caratterizzano il richiamo di adunata (ambiente nuovo da esplorare, più ampio della gabbia usata per i pulcini, maggiore latenza prima della vocalizzazione, stimolo acustico dei conspecifici etc.). E’ peraltro comprensibile che il giovane di pernice non richiami più con la stessa facilità dei primi giorni quando perde E. Venturato Vocalizzazioni della pernice rossa 74 temporaneamente il contatto con gli altri, in quanto con la crescita, viene gradualmente meno la dipendenza dai genitori e di conseguenza la necessità di un urgente ricongiungimento con loro. L’interazione non è più di tipo parentale, ma progressivamente si allarga ai conspecifici (membri della covata, della brigata o anche estranei). Le diverse proprietà acustiche del richiamo sembrano confermare anche in questo le ipotesi già discusse di Marler, Morton, Krebs e altri di segnali sonori adattati al contesto e all’ambiente. 4.3. Riconoscimento individuale e sessuale attraverso il richiamo. Il riconoscimento individuale sulla base delle caratteristiche vocali è stato dimostrato per molte specie di uccelli. Specie territoriali rispondono con maggior aggressività a richiami di conspecifici sconosciuti piuttosto che a segnali provenienti da individui con un territorio confinante (MARLER 1960, THORPE 1961, DHONDT & L AMBRECHTS 1992). Esiste anche un riconoscimento tra ‘partner’ oltre che tra ‘vicini’. Nei galliformi le femmine di fagiano rispondono solo al canto nuziale del maschio con cui sono accoppiate (KOZLOWA 1947) mentre i maschi rispondono solo ai richiami di allarme delle femmine del proprio harem (EDMINSTER 1954 vedi HEINZ & GYSEL 1970) dimostrando, in entrambi i casi, di poter riconoscere le caratteristiche vocali del proprio partner. Per la cinciallegra (Parus major) è stata descritta anche la capacità di estrapolazione delle caratteristiche vocali individuali dall’ascolto di alcuni richiami. Questi uccelli sono infatti capaci di assegnare delle vocalizzazioni mai udite all’individuo che le ha emesse sulla base di precedenti esperienze con richiami diversi dello stesso soggetto (WEARY 1990). Per quanto riguarda il precoce differenziamento dei sessi riscontrato nella pernice non esistono invece molte evidenze in letteratura. Nella quaglia giapponese (Coturnix coturnix japonica) maschi e femmine emettono un diverso richiamo di contatto. I pulcini hanno, già 10-15 ore prima della schiusa, un ‘cri de contact’ simile alla femmina e lo mantengono per le prime quattro settimane, pur con una tendenza al differenziamento sia sessuale che individuale (GUYOMARC’H 1966). Si parla infatti per la quaglia di progressiva mascolinizzazione del richiamo, fino al ‘crowing’, che è sessualmente dimorfico. La possibilità di distinguere individualmente gli animali per mezzo del richiamo ha senz’altro E. Venturato Vocalizzazioni della pernice rossa 75 un’importanza pratica, perché dà al ricercatore il modo di riconoscere un animale in natura senza doverlo marcare e ricatturare e addirittura senza doverlo vedere (HEINZ & GYSEL 1970). Il significato biologico di questo potenziale riconoscimento resta al momento oscuro; si potrebbe ipotizzare un diverso investimento parentale mediato dalle caratteristiche del richiamo o anche un epifenomeno di non chiaro adattamento evolutivo. Un altro aspetto del problema del riconoscimento individuale attraverso i richiami è il cosiddetto ‘riconoscimento parentale’. Esistono in letteratura molte osservazioni di un riconoscimento dei genitori da parte dei figli sulla base delle caratteristiche vocali (cfr HUTCHISON et al. 1968). Viceversa è più difficile trovare delle prove certe di riconoscimento dei figli da parte dei genitori. In genere si trovano casi di esibizioni vocali alternate, che suggeriscono quindi un mutuo riconoscimento; gli esempi più frequenti riguardano varie specie di pinguini, alcidi, rondini e ghiandaie; la discriminazione è tanto più attenta e anticipata quanto più la specie è nidifuga, cioè quanto più aumenta la probabilità di una precoce dispersione dei pulcini (FALLS 1982). Nella pernice rossa le differenze individuali a carico del richiamo di abbandono del pulcino (paragrafo 3.5) sono talmente alte da rendere possibile un riconoscimento dei singoli pulcini da parte del genitore. La distinzione tra i richiami dei vari soggetti sembra dipendere principalmente dalle misure di durata del richiamo e delle singole note, almeno in base ai risultati della PCA (paragarafo 3.5.2). In effetti le frequenze di emissione sono strettamente legate alle proprietà anatomicofisiologiche dell’apparato fonatorio, prima fra tutte la membrana timpanica siringea, mentre la durata del richiamo può essere più flessibile. In effetti B AILEY & BAKER (1982) hanno dimostrato che le differenze significative trovate tra i richiami di diverse covate di colino della Virginia sono a carico delle durate e sono probabilmente apprese. L’ipotesi più probabile è comunque il ricorso ad una molteplicità di parametri, con un ‘peso’ diverso a seconda del segnale e della specie, per l’esatta decodificazione del segnale, come è stato dimostrato sia per i canti (W EARY 1990) che per i richiami (GAIONI & EVANS 1986, DOOLING et al. 1987). MCGREGOR (1989) individua due condizioni essenziali per il riconoscimento: il segnale deve essere variabile abbastanza da permettere la codificazione delle caratteristiche individuali; le capacità percettive degli uccelli devono essere raffinate abbastanza da discriminare tra piccole differenze individuali. Mentre la prima condizione è senz’altro accertata per E. Venturato Vocalizzazioni della pernice rossa 76 il richiamo di abbandono della pernice (cfr paragrafo 3.5), la seconda potrebbe essere verificata solo con esperimenti di playback. Una chiara dimostrazione del riconoscimento individuale della propria prole è stata fornita da esperimenti di playback condotti su coppie di storno (Sturnus vulgaris) con piccoli di 15-17 giorni di età. Genitori di ritorno al nido per alimentare la propria prole infatti, risultavano attratti dal richiamo di un proprio pulcino a terra (simulato attraverso l’emissione del richiamo tramite un registrazione nascosto tra l’erba in prossimità del nido) ma non da quelli di pulcini diversi ( CHAIKEN 1992). In conclusione, l’analisi del richiamo di abbandono nella pernice rossa riserva ampi spazi d’indagine ad esempio ricorrendo ad esperimenti di playback. Proprio la semplicità di questo richiamo, la sua stabilità (intraindividuale) e la variabilità (interindividuale) lo rendono appropriato per indagare il problema del riconoscimento individuale e, in generale, la codificazione dell’informazione in un segnale sonoro. E. Venturato Vocalizzazioni della pernice rossa 5. 77 Bibliografia AA. VV. 1985. Reconaissance du sexe et determination de l’age du petit gibier sédentaire de plaine. Rapporto a cura di: Service Thecnique C.N.R.A. Petit Faune Sédentaire de Plaine. 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