“Alta Murgia … una terra strana”: première del documentario

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“Alta Murgia … una terra strana”: première del documentario
“Alta Murgia … una terra strana”: première del documentario
Scritto da Francesca Mastrogiacomo
Venerdì 05 Aprile 2013 15:09
Una “strana oasi” di meraviglie nascoste, un paesaggio brullo e pietroso, in apparenza, che
racchiude una moltitudine di segni e vita che attraversano il tempo, dalla preistoria fino ai nostri
giorni.
Una terra che stupisce e innamora.
Innamorato, tanto da non poterne più fare a meno, è Eugenio Manghi, regista del
film-documentario “
Murgia … una terra strana
”, prodotto dalla White Fox communications e commissionato dal
Parco nazionale dell’Alta Murgia
.
Alta
Il primo documentario naturalistico, dedicato all’area protetta di cui è parte anche il nostro
Comune, è stato presentato in anteprima, ieri 4 aprile, allo Showville di Bari; presenti alla
proiezione il regista, la co-produttrice Annalisa Losacco e il presidente del Parco, Cesare
Veronico
, il
quale ha orgogliosamente sottolineato l’importanza di un tale strumento
“in un anno determinante sul piano della promozione del territorio e del turismo eco-sostenibile,
il documentario è fondamentale per far conoscere le bellezze del nostro paesaggio”.
Un viaggio poetico attraverso immagini piene della luce e dei colori che contraddistinguono
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l’Alta Murgia, un lavoro durato quindici mesi e che ha visto la collaborazione di esperti come
l’ornitologo Giuseppe Carlucci e la naturalista Luciana Zollo.
Una “terra strana” perché a tratti sconosciuta e sorprendente, in cui si intrecciano millenni di
storia e la natura non smette mai di regalare incantevoli scenari. Il documentario, che segue il
dispiegarsi delle stagioni, è un concentrato di bellezza che si lascia guardare con amabile
leggerezza, senza eccessi didascalici e piacevolmente accompagnato dal sottofondo dalle
musiche folk e popolari del gruppo altamurano "Uaragniaun".
Il lavoro di Manghi è un itinerario attraverso le meraviglie paesaggistiche ed anche, e
soprattutto, un’esplorazione alla ricerca di immagini rare e per questo più preziose.
È un itinerario che si dispiega seguendo le tracce dell’uomo e del suo rapporto con il territorio
dalle attestazioni preistoriche dei puli di Altamura e Gravina, formazioni carsiche che hanno
offerto riparo ai primi uomini, alle più recenti cave di bauxite presenti nel territorio di Spinazzola,
che si aprono come “ferite” regalando “un aspetto marziano” al paesaggio; dalle grotte come
quella di San Michele, suggestivo e incredibile tesoro sotterraneo nei pressi di Minervino, alle
necropoli risalenti all’ VIII- V secolo a.C. site a Corato e Ruvo, fino ad arrivare a Castel del
Monte, sicuramente il sito più conosciuto, e alle suggestive rovine del Castello del Garagnone,
dalla cui altezza lo sguardo giunge sino ai monti della Lucania.
Quelle stesse altezze che aprono lo sguardo agli scenari sconfinati delle immense distese
colorate dalle ferule o biondeggianti di lino delle fate piumoso, distese planate e dominate da
un’incredibile varietà di uccelli: dal nibbio reale, protagonista e simbolo del Parco, dai falchi
grillai e da una moltitudine di uccelli di passo che da sempre sostano in questi luoghi prima di
migrare verso le terre africane, come le maestose gru, che il regista è riuscito a catturare “grazi
e ad un colpo da maestro dell’ornitologo Carlucci”
. Scendendo, poi, si incontrano specie animali rare e di antichissime origini come quella del
cavallo murgese, della pecora altamurana, e quella quasi leggendaria del gatto selvatico che il
documentarista, con pazienza e caparbietà, è riuscito ad immortalare in alcune immagine
inedite.
Ma se la vita diurna di questo ecosistema affascina, quella notturna stupisce ancor più
mostrando ricche popolazioni di cinghiali, volpi, piccoli roditori e non manca di far la sua
apparizione anche il temutissimo lupo, animale demonizzato dalle tradizioni popolari, ma
preziosissimo per l’equilibrio dell’ecosistema.
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Scritto da Francesca Mastrogiacomo
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Le immagini offrono l’occasione di conoscere questa variopinta e sorprendente natura e di
imparare ad apprezzarla, a proteggerla e a rispettarla così come si fa nelle numerose masserie
didattiche sparse sul territorio e che sono diventate custodi di storia e tradizioni.
È vero che oggi ci sono meno greggi e più macchine, ma il “cuore di pietra e l’anima rurale”
sono rimasti inalterati e inattaccabili.
Per poter dare l’opportunità anche a chi ieri non c’era, il documentario sarà prossimamente
proiettato anche nelle sale cinematografiche dei comuni del Parco.
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