Dalla testa ai piedi

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Dalla testa ai piedi
SINTESI
“MISSIONE ESTATE”
DALLA TESTA AI PIEDI
Proposta di campo scuola
INTRODUZIONE
Finalmente l'estate! Eh si, dopo tanti mesi di studio e lavoro, un po' di vacanza è proprio
quello di cui c'è bisogno. L'estate è il tempo privilegiato per incontrare persone nuove,
recuperare forza e continuare a camminare con passione. E allora perché non cercare di
trascorrere al meglio un periodo così prezioso?
Anche quest'anno vogliamo fare ai giovanissimi l'invito a vivere un'estate "diversa":
solidale e da protagonisti, aperta a tutti coloro che credono che la vita abbia senso solo se
donata e condivisa. La proposta contenuta in queste pagine vuole dunque essere una
semplice traccia per un campo scuola che offra l'occasione di vivere un'esperienza di
incontro, preghiera, condivisione e gioia, ma anche di lavoro, in cui i giovanissimi siano
chiamati a "sporcarsi le mani" concretamente. La missione, infatti, non si può vivere per
corrispondenza: la solidarietà è una scelta di vita. Il titolo del campo trae spunto dagli
scritti di don Tonino Bello, vescovo pugliese tra gli anni '80 e '90, pastore attento alle
necessità e alle aspirazioni dei più deboli e fragili e esempio di dedizione umile al servizio,
del quale si è dato inizio all'iter per la causa di beatificazione. Don Tonino ci invita dunque
a partire dalla conversione della nostra testa, primo passo per arrivare fino ai piedi dei
fratelli.
Una traccia da declinare
Che cosa significa che il campo è una traccia? Sicuramente che nelle pagine che seguono
proponiamo una struttura, un'ossatura: è importante però che questo impianto venga
arricchito e rielaborato a seconda delle specifiche esigenze, caratteristiche e necessità dei
giovanissimi a cui l'esperienza del campo verrà proposta. Solo chi conosce i singoli
giovanissimi può infatti rimodellare questa traccia in modo che diventi occasione di
massima crescita e maturazione, di gioia e convivialità, di servizio e gratuità per coloro che
gli sono affidati.
La proposta del servizio
Due sono gli elementi fondamentali di questo campo: in primo luogo una riflessione seria e
approfondita sul senso del servizio, che permetta ai giovanissimi di mettersi in gioco con
cognizione di causa e con l'attenzione verso l'altro che nasce dalla consapevolezza di che
cosa si sta facendo; in secondo luogo l'opportunità di cimentarsi in un'esperienza concreta
di servizio, accompagnati dai propri educatori. Sarà dunque fondamentale, in fase di
preparazione del campo, individuare una realtà, preferibilmente della zona (per permettere
loro di entrare nell'ottica di un servizio ordinario), disposta ad accogliere i giovanissimi e a
far loro rimboccare le maniche. Sarebbe ancora più significativo se, durante l'esperienza di
servizio, i giovanissimi avessero la possibilità di entrare in relazione con coloro per cui si
stanno spendendo, piuttosto che essere coinvolti in semplici lavori manuali. Alcuni esempi
di realtà da contattare potrebbero essere esperienze di servizio ai più poveri legati alle
associazioni parrocchiali locali, istituti per ragazzi, strutture per disabili o case di
accoglienza per anziani… si potrebbe anche pensare di affidarsi ad alcune persone legate
all'associazione che aiutino gli educatori e i giovanissimi a costruirsi il proprio impegno di
servizio che risponda alle esigenze specifiche del territorio, con l'accortezza però di
mantenere il giusto equilibrio tra i tempi dedicati all'approfondimento e quelli pensati per il
servizio. Sarebbe opportuno tenere conto delle eventuali attenzioni che l'Ac diocesana già
ha per il territorio o, in caso l'associazione non possa essere d'aiuto, ci si potrebbe
accordare con la Caritas diocesana. Sarebbe importante, soprattutto se i giovanissimi
sono già in qualche modo coinvolti in ambito di servizio educativo, proporre loro altre
esperienze, che li aiutino ad aprire loro gli orizzonti sulle tante necessità del territorio.
La struttura del campo
All'interno di questo fascicolo sono proposte cinque giornate di campo, ognuna
organizzata secondo una struttura fissa.
1.
Obiettivo: alcuni semplici idee per focalizzare il concetto centrale su cui impostare
il percorso della giornata.
2.
Vangelo: pochi versetti tratti dall'episodio della lavanda dei piedi, narrato da
Giovanni (Gv 13, 1-20), da cui lasciarsi interrogare.
3.
Zoom sulla Parola: uno spunto su cui riflettere relativo al brano di Vangelo, che
renda esplicito il passaggio dalla Parola alla vita e che ogni assistente potrà utilizzare e
arricchire a seconda delle necessità dei giovanissimi presenti.
4.
Attenzioni educative: qualche consiglio specifico affinché gli educatori possano
aiutare i giovanissimi non solo a parole, ma anche con i fatti, a vivere al meglio la giornata.
5.
Prima fase: una breve introduzione concettuale al tema specifico della giornata,
accompagnata da una proposta di attività che permetta di sviluppare il discorso con i
giovanissimi, per coinvolgerli pienamente nella riflessione.
6.
Seconda fase: alcune indicazioni rispetto alle varie fasi dell'esperienza di servizio
che tengano conto della riflessione e la trasformino in attenzioni concrete da mantenere
durante l'impegno che i giovanissimi (assieme agli educatori) si sono assunti.
7.
Per la preghiera: uno stralcio tratto dagli scritti di Annalena Tonelli, la testimone
scelta per accompagnare e guidare i giovanissimi durante il percorso di campo.
8.
Per la condivisione: due o tre domande su cui i giovanissimi possano interrogarsi
e confrontarsi tra di loro e con gli educatori rispetto all'esperienza vissuta durante la
giornata.
Affinché l'esperienza possa davvero essere costruttiva e significativa suggeriamo di
organizzare le giornate di campo in due fasi: la prima, preferibilmente in mattinata, durante
la quale, a partire dall'ascolto della Parola, si possono pensare percorsi di meditazione e
condivisione che portino i giovanissimi a riflettere sul senso del servizio nella loro vita. La
seconda nel pomeriggio, dove i giovanissimi potranno scendere in campo e mettersi in
gioco attraverso attività di servizio per poi ritornare e condividere, aiutati dalle parole di un
testimone, ciò che hanno vissuto. Ti consigliamo però di fare un'eccezione per la terza
giornata, che presenta una struttura un po' diversa: essa è dedicata infatti in particolar
modo a un momento di deserto e potrebbe concludersi con una celebrazione penitenziale.
Questa giornata (di cui ti suggeriamo di non fare a meno, anche se il tempo fosse poco!) è
pensata per fermarsi a riflettere dopo un primo assaggio di servizio, ai fini di acquisire una
consapevolezza ancora maggiore in preparazione dell'ultimo tratto di strada. Consigliamo
inoltre, per sfruttare al meglio il tempo, di incominciare il campo con una mezza giornata di
introduzione, affinché fin dal primo giorno pieno si possa entrare subito nel vivo del
percorso.
Il testimone
La testimone che proponiamo per accompagnare nella riflessione personale e di gruppo i
giovanissimi è Annalena Tonelli, una donna "fuori dall'ordinario". Annalena non ha mai
amato parlare di sé: ha vissuto in silenzio la radicalità evangelica per 35 anni in terra
musulmana. Al pressante invito del Vaticano in occasione di un convegno sul volontariato
30 novembre 2001 ha risposto con la testimonianza da cui sono tratte le riflessioni
proposte per ogni giorno di campo. Riportiamo qui di seguito alcune righe che permettano
agli educatori di avvicinarsi alla figura di Annalena e di proporla ai giovanissimi.
La vita di Annalena è stata segnata, fin da piccola, dal desiderio di spendersi per l'uomo
abbandonato, emarginato, "ferito" come lei diceva. E così ha deciso di rispondere a questa
chiamata in modo totale, fino al sacrificio della vita. Nonostante la lucida consapevolezza
dell'importanza del suo operare e delle enormi difficoltà che doveva affrontare, ha sempre
descritto le sue opere come "normali", definendole semplicemente il modo per rispondere
e vivere la sua vocazione. Parlando di sé, diceva: "io sono nessuno", perché tale
realmente si ritenne agli occhi di Dio, così come nessuno erano i poveri e i senza voce,
coloro per i quali aveva perso la testa sin dalla giovinezza e che non contavano nulla sullo
scenario del mondo. "Sono nessuno" ha significato anche la volontà e la scelta di uno stile
di vita anonimo, nascosto, l'autonomia di scelte coraggiose che le garantivano agli occhi
dei poveri gratuità e trasparenza di azione e servizio. Scelse di essere nessuno perché si
sentì libera di appartenere non solo ai poveri e a Dio, ma anche alla schiera di tutti i
cercatori di Assoluto e di verità. La povertà e la scelta dei poveri è dunque il primo cardine
della spiritualità di Annalena; "essere per gli altri". Il secondo cardine della sua spiritualità è
la preghiera. Ai giovani diceva: «Occorre ritmare la nostra vita con tempi di silenzio e di
solitudine perché è nella solitudine e nel silenzio che noi apprendiamo cammini concreti di
servizio». Donna di azione di giorno, di preghiera la sera, al termine del giorno si ritirava
nella sua camera per pregare, meditare e leggere la Parola. La sua spiritualità scaturisce
semplicemente dalla piena adesione al Vangelo. Annalena traeva la sua forza dall'aver
raggiunto la radicale libertà dell'essere. La fede in Dio e l'amore a Dio l'hanno resa libera.
L'invito che Annalena Tonelli fa ai giovani, è la sintesi perfetta del messaggio e dei
contenuti che vorremmo che i giovanissimi potessero ricevere durante questi giorni di
campo. Annalena infatti diceva loro: «siate coraggiosi, generosi e portatori di una fede
senza confini…Dite ai ragazzi che la vita è bella, che la vita vale la pena che sia vissuta
fino in fondo e che non abbiano paura di viverla questa vita…sino in fondo. [...]Vorrei
aggiungere che i piccoli, i senza voce, quelli che non contano nulla agli occhi del mondo,
ma tanto agli occhi di DIO, i suoi prediletti, hanno bisogno di noi, e noi dobbiamo essere
con loro e per loro e non importa nulla se la nostra azione è come una goccia d'acqua
nell'oceano. Gesù non ha mai parlato di risultati. LUI ha parlato solo di amarci, di lavarci i
piedi gli uni gli altri, di perdonarci sempre... I poveri ci attendono. I modi del servizio sono
infiniti e lasciati all'immaginazione di ciascuno di noi. Non aspettiamo di essere istruiti nel
tempo del servizio. Inventiamo... e vivremo nuovi cieli e nuova terra ogni giorno della
nostra vita»1.
Il diario
Consigliamo di consegnare ai giovanissimi un quaderno che può diventare il "diario di
campo" in cui annotare ciò che li colpisce, le emozioni vissute, le difficoltà affrontate, i
dubbi emersi di giorno in giorno durante il campo, ma anche per segnarsi le risposte alle
domande di riflessione che verranno proposte al termine di ogni giornata. Mentre la parte
relativa alle risposte verrà condivisa di giorno di in giorno, la prima parte del diario,
dedicata alle annotazioni personali e libere, potrebbe essere condivisa in gruppo l'ultimo
giorno. Infine, il diario, al termine della settimana, potrebbe anche essere donato come
ricordo alle persone incontrate durante l'esperienza di servizio.
Un suggerimento per le celebrazioni
Per aggiungere un elemento visivo che favorisca la riflessione e la preghiera durante le
lodi, il momento di meditazione a cura dell'assistente o la celebrazione eucaristica,
proponiamo di procurarsi un'immagine che raffiguri la scena della "Lavanda dei piedi2", da
esporre nel luogo di preghiera. Si potrebbe anche pensare di riprodurne in scala i
particolari salienti, relativi ai versetti del Vangelo meditati nelle singole giornate, e di
mostrare di volta in volta la riproduzione dell'elemento a cui si fa riferimento quello
specifico giorno. L'icona potrebbe dunque essere esposta nella sua interezza solo al
termine del percorso.
1
Testimonianza a cura di Maria Teresa Battistini, Annalena una voce dal silenzio, Comitato per la
lotta contro la fame nel mondo, Forlì
2
Gesù lava i piedi a Pietro, Giotto, Cappella degli Scrovegni, Padova. Lavanda dei Piedi, Battistello
Caracciolo, Certosa di San Martino. La lavanda dei piedi, Tintoretto, Museo del Prado, Madrid. Lavanda dei
piedi, Rupnik, Cappella Redemptoris Mater, Vaticano
1° giorno
PARTIAMO DALLA TESTA
Obiettivo
- Educare i giovanissimi a prendere consapevolezza che mettersi al servizio è accogliere
un dono più grande, anche se questo comporta delle rinunce.
- Introdurli alla figura di Annalena Tonelli.
- Proporre loro lo strumento del diario di campo, accompagandoli nell'utilizzo.
Vangelo
Dal Vangelo secondo Giovanni 13, 1-4.
Prima della festa di Pasqua Gesù, sapendo che era venuta la sua ora di passare da
questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò fino alla fine.
Durante la cena, quando il diavolo aveva già messo in cuore a Giuda, figlio di Simone
Iscariota, di tradirlo, Gesù, sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era
venuto da Dio e a Dio ritornava, si alzò da tavola, depose le vesti, prese un asciugamano
e se lo cinse attorno alla vita.
Zoom sulla Parola
Negli ultimi momenti della sua vicenda umana Gesù non è vittima inconsapevole delle
circostanze. Anzi, nonostante l'incomprensione dei discepoli, il tradimento di Giuda, il
rinnegato di Pietro e la condanna alla croce, Gesù continua consapevolmente ad amarci.
Ama fino alla fine senza misura, fino alle estreme conseguenze, fino al servizio più umile,
fino al dono della propria vita.
Attenzioni educative
- Accogliere ogni giovanissimo prestandogli specifiche attenzioni e aiutandoli a inserirsi nel
gruppo.
1a FASE
Mettersi al servizio è offrire tutto se stessi: coinvolge testa, cuore, mani che si aprono al
dono e gambe pronte a mettersi in cammino. Ripercorrendo l'episodio della lavanda dei
piedi, don Tonino Bello1 ci aiuta a riflettere sul senso profondo del servizio. Come nel
percorso Quaresimale, occorre partire dalle ceneri sul capo, per arrivare all'acqua del
catino. Quella cenere, spiega don Tonino «è il richiamo all'unica cosa che conta:
Convertitevi e credete al Vangelo2». Ed è proprio la conversione il primo passo!
Con-vertire è cambiare direzione, per scegliere di seguire Cristo, che si inginocchia di
fronte ai discepoli per lavare loro i piedi. Da Lui impareremo così a metterci ai piedi degli
altri, compiendo una scelta di vera gratuità. Non si tratta di una scelta parziale, di un
amore "a metà", bensì di dono totale, assoluto di sé. Una condizione che richiede un
1
2
Materiale presente su www.parolealtre.it
Don Tonino Bello, Dalla testa ai piedi. La Quaresima tra cenere e acqua, Edizioni la meridiana, 2010
cammino lungo che può durare una vita. Un cammino non semplice, in cui per far spazio
al prossimo occorre mettere da parte se stessi. Questo dono così assoluto è spesso visto
dai giovanissimi come strada faticosa e ricca di rinunce. È quindi importante che essi
siano accompagnati in questo percorso di discernimento per capire che "scegliere" di
condividere parte del proprio tempo e delle proprie energie non è un sacrificio o una
perdita per se stessi! Anzi, è dono che arricchisce non solo la vita dell'altro ma anche e
soprattutto la propria.
Proposta di attività
Ai giovanissimi vine proposto un PowerPoint in cui scorrano alcune foto che richiamino
esperienze di servizio (possibilmente di cui sono a conoscenza). In una prima fase viene
mostrata loro solo la parte della foto da cui emerge la fatica del servizio. In una seconda
fase, rivelando la foto nella sua totalità, verrà messa in luce la gioia dello stesso.
I due aspetti emersi dalla visione della stessa immagine saranno lo spunto per aprire il
confronto, in cui si potrà chiedere loro quali siano le fatiche del mettersi al servizio e quali
invece le gioie che queste esperienze portano, a partire dalla loro esperienza. Sarà cura
degli educatori aiutare i giovanissimi ad andare oltre le prime impressioni superficiali per
poter cogliere in profondità il senso del servizio gratuito, fatto per amore dell'altro.
2a FASE
Prima di vivere a pieno l'esperienza di servizio che è stata scelta, è consigliabile
organizzare un momento di incontro con un responsabile, laddove si svolgerà
l'esperienza. Si tratterà di un'occasione per conoscere la realtà e le persone che la
frequentano, ma anche per confrontarsi con il responsabile, al quale sarà chiesto di
evidenziare motivazioni, scelte, rinunce e gioie che lo spingono a dedicare la sua vita al
prossimo, in un vero e proprio dialogo con i giovanissimi.
Per la preghiera
«Nella mia vita non c'è rinuncia, non c'è sacrificio. Rido di chi la pensa così. La mia è pura
felicità. Chi altro al mondo ha una vita così bella? Tutto mi era contro allora. Ero giovane e
dunque non degna né di ascolto né di rispetto. Ero bianca e dunque disprezzata da quella
razza che si considera superiore a tutti: bianchi, neri, gialli appartenenti a qualsiasi
nazionalità che non sia la loro. Ero cristiana e dunque disprezzata, rifiutata, temuta. Tutti
allora erano convinti che io fossi andata a Wajir per fare proseliti. E poi non ero sposata,
un assurdo in quel mondo in cui il celibato non esiste e non è un valore per nessuno, anzi
è un non valore. La mia vita ha conosciuto tanti e poi tanti pericoli, ho rischiato la morte
tante e poi tante volte. Sono stata per anni nel mezzo della guerra. Ho sperimentato nella
carne dei miei, di quelli che amavo, e dunque nella mia carne, la cattiveria dell'uomo … e
ne sono uscita con la convinzione incrollabile che ciò che conta è solo amare. Ed è allora
che la nostra vita diventa degna di essere vissuta…».
dalla testimonianza di Annalena Tonelli in Vaticano nel 2001
Per la riflessione personale sul diario e la condivisione
- Ti sei lasciato interrogare dall'esperienza ascoltata e osservata?
- Quale degli aspetti emersi ti hanno colpito maggiormente?
- Quali non credevi potessero nascere da un'esperienza concreta di servizio?
- Come ti poni nei confronti del servizio che stai per cominciare? Quali sono le tue
aspettative e le tue paure?
2° giorno
DALLA TESTA ALLE MANI
Obiettivo
- Educare i giovanissimi a comprendere che il servizio è un mettersi in gioco con azioni e
gesti concreti.
Vangelo
Dal Vangelo secondo Giovanni 13, 5.
Poi versò dell'acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con
l'asciugamano di cui si era cinto.
Zoom sulla Parola
Il gesto che Gesù compie, a quel tempo lo facevano i servi. Lavare i piedi è un'operazione
sgradevole, che Gesù trasforma in un atto d'amore. Ciò ci aiuta a capire quanto esso sia
stato rivoluzionario. Finché l'amore rimane chiuso in noi, prigioniero della nostra pigrizia e
della nostra paura, rimane un bel sentimento. L'amore ha bisogno di libertà, ha bisogno di
esprimersi, deve uscire dal nostro cuore per raggiungere chi ci è prossimo.
Attenzioni educative
- Assumere un atteggiamento di disponibilità e attenzione quotidiane verso gli altri, prima
di tutto i giovanissimi.
1a FASE
Scegliere di "inginocchiarsi" ai piedi del prossimo non basta. L'amore deve trasformarsi in
azione, in cure amorevoli per chi ci è vicino, in carità. Occorre cingersi i fianchi con il
grembiule, munirsi di acqua e catino e agire. Gesù ne è stato l'esempio vivente: il servizio
è fatto di opere, gesti concreti. Occorrono però occhi aperti ed attenti a scorgere le
necessità di persone e cose, mani aperte ad accogliere e pronte a dare, piedi veloci e, su
spalle robuste, la testa che ragiona e coordina. Spesso infatti è necessario mettere in
conto una preparazione specifica, un'attrezzatura particolare, una formazione preliminare:
è importante conoscere prima di agire, e farlo con e per amore, cercando il bene là dove
ognuno è chiamato a servire. I giovanissimi, quindi, verranno accompagnati nella scoperta
delle azioni di cui sono capaci, delle opere in cui possono mettere meglio a frutto i propri
talenti per donarli al prossimo, ma anche a prendere consapevolezza che qualsiasi gesto,
seppur piccolo e semplice può essere dono per l'altro.
Proposta di attività
Si potrebbe proporre ai giovanissimi di sedersi in coppie. Lontano da loro, in diversi punti
del luogo in cui si trovano, verranno disposti alcuni oggetti (ciascuno dei quali ha un senso
specifico in riferimento al servizio) che essi dovranno raggiungere attraverso degli
indovinelli. Tra i giovanissimi e gli oggetti saranno posti una serie di ostacoli. Ogni coppia
dovrà risolvere un indovinello fornito loro e recuperare l'oggetto superando gli ostacoli.
Vince la coppia che ne raccoglie di più. Durante la condivisione emergerà il senso del
gioco: per mettersi al servizio, occorre alzarsi e "sporcarsi" le mani. Senza le opere, infatti,
la carità rimane solo una parola. A questo primo momento seguirà un tempo di confronto in
cui si potrebbe chiedere quando nella loro vita i giovanissimi si sono "alzati" per mettersi al
servizio, che cosa li spingeva, quali sono stati i gesti che hanno compiuto e che
atteggiamento avevano nei confronti di coloro che hanno aiutato (assistenzialista, attento
alle necessità, sicuro a priori di ciò di cui c'era bisogno, alla ricerca di un contatto
personale…). Infine, si potrà fare una prima analisi della struttura e identificare assieme
alcuni atteggiamenti e attenzioni da mantenere nei confronti di chi si andrà ad aiutare, per
poter capire meglio di cosa essi abbiano bisogno.
2a FASE
I giovanissimi cominciano il loro servizio all'interno della struttura, affiancando chi già vi
opera per capire meglio cosa e come fare. Sarà un'occasione preziosa per osservare e
riflettere, nonché per cominciare a cimentarsi nei primi interventi di servizio, accompagnati
da una guida esperta. Si tratta anche del momento migliore per instaurare le prime
relazioni sia con i volontari/operatori sia con il "prossimo". L'esperienza dell'ascolto,
dell'accoglienza e dell'apertura all'altro può essere il primo passo per proiettare i
giovanissimi in una nuova realtà.
Per la preghiera
«Vorrei aggiungere che i piccoli, i senza voce, quelli che non contano nulla agli occhi del
mondo, ma tanto agli occhi di Dio, i suoi prediletti, hanno bisogno di noi, e noi dobbiamo
essere con loro e per loro e non importa nulla se la nostra azione è come una goccia
d'acqua nell'oceano. Gesù Cristo non ha mai parlato di risultati. Lui ha parlato solo di
amarci, di lavarci i piedi gli uni gli altri, di perdonarci sempre ... I poveri ci attendono. I modi
del servizio sono infiniti e lasciati all'immaginazione di ciascuno di noi. Non aspettiamo di
essere istruiti nel tempo del servizio. Inventiamo ... e vivremo nuovi cieli e nuova terra ogni
giorno della nostra vita».
dalla testimonianza di Annalena Tonelli in Vaticano nel 2001
Per la riflessione personale sul diario e la condivisione
- Ti sei sentito accolto?
- Quali sensazioni ha suscitato in te l'operato di questi volontari?
- C'è stato un momento che ti ha particolarmente colpito?
- Come puoi renderti utile concretamente?
3° giorno
IL CUORE
Obiettivo
- Accompagnare i giovanissimi a scoprire che sono destinatari dell'amore di Dio e che
questo amore ricevuto è una chiamata ad andare verso l'altro.
Vangelo
Dal Vangelo secondo Giovanni 13, 6-11
Venne dunque da Simon Pietro e questi gli disse: «Signore, tu lavi i piedi a me?». Rispose
Gesù: «Quello che io faccio, tu ora non lo capisci; lo capirai dopo». Gli disse Pietro: «Tu
non mi laverai i piedi in eterno!». Gli rispose Gesù: «Se non ti laverò, non avrai parte con
me». Gli disse Simon Pietro: «Signore, non solo i miei piedi, ma anche le mani e il capo!».
Soggiunse Gesù: «Chi ha fatto il bagno, non ha bisogno di lavarsi se non i piedi ed è tutto
puro; e voi siete puri, ma non tutti». Sapeva infatti chi lo tradiva; per questo disse: «Non
tutti siete puri».
Zoom sulla Parola
Vi è stata resistenza da parte dei discepoli nell'accogliere il gesto di Gesù. Pietro reagisce
e la sua protesta è segno di incomprensione perché non afferra il significato ed il motivo di
quello che Gesù compie. Gesù promette a Pietro che più tardi capirà. Lasciarsi lavare i
piedi da Gesù e accettare il suo amore non è facoltativo. Se Pietro non si lascia lavare i
piedi, rinuncia all'amore di Dio. A questo punto Pietro si lascia vincere e si apre a Gesù.
Non può comprenderlo, è confuso; ma non può sopportare l'idea di essere separato da lui.
Attenzioni educative
- Avere cura del luogo, dei tempi e dei modi del momento di deserto e della preghiera
perché sia davvero tempo di incontro con Lui.
1a FASE
La vita, secondo la fede cristiana, non è un'avventura solitaria, un fai-da-te, calibrato sulle
proprie forze e risorse. La vita è vocazione: risposta d'amore a una chiamata d'amore.
Accogliere questa chiamata significa realizzare se stessi; negarsi all'amore che Cristo ci
offre significa invece perdersi. Ed è sempre Cristo ad amare per primo, così come è stato
lui, per primo a lavare i piedi ai discepoli: questa è per noi una grande forza, la garanzia
che non siamo mai soli. Ciò che ci è chiesto di fare è semplicemente venire incontro a
Gesù, rispondergli, facendoci attenti ai segni del suo amore nella nostra vita. L'amore di
Dio è poi modello e si fa, attraverso Cristo, esempio concreto da seguire, perché
assaporare la gioia di sentirsi amati ci spinge a farci avanti, a scoprire la gioia del donarci.
Come Gesù per primo ci ha mostrato, la vita acquista senso e pienezza solo se dedicata
agli altri, solo se concepita come un servizio ai fratelli. Questo è ciò a cui Dio chiama
ognuno di noi, ciò che più gli sta a cuore. Infatti, solo facendo della vita un dono per gli altri
si coglie veramente il senso pieno del Vangelo e si diventa beati. Accompagneremo
dunque i giovanissimi a riflettere sui modi in cui essi sono destinatari dell'amore di Dio e
che questo amore ricevuto è una chiamata ad andare verso l'altro.
Proposta di attività
La mattinata viene dedicata al deserto, in cui i giovanissimi aiutati da alcuni scritti di
testimoni della Chiesa, preghiere e momenti di silenzio, possono riflettere sull'amore che
Dio gratuitamente e incondizionatamente dona ad ognuno. Si potrebbe consegnare ai
giovanissimi una pista di riflessione che li guidi durante il deserto con alcune domande:
percepisci che Dio ti ama? Quali sono i modi attraverso cui pensi o senti che Dio ti
dimostra il suo amore? Dai valore a quei gesti? Hai vissuto momenti in cui ti sei sentito
solo e non amato da Dio? Cosa hai provato? I giovanissimi potrebbero usare il diario per
annotare le proprie riflessioni in proposito.
2a FASE
A partire dal momento vissuto nella mattinata i giovanissimi, in gruppi, sono invitati a
condividere le loro riflessioni. Proponiamo alcune domande da utilizzare per guidare un
successivo momento di confronto del gruppo, al termine della prima condivisione: Hai mai
sentito il desiderio di "restituire" l'amore ricevuto da Dio? In che modo? Hai mai pensato di
rispondere a questo amore, donandolo a tua volta a chi ti sta intorno? Come potresti farlo
concretamente?
È possibile concludere questo momento di condivisione con una celebrazione
penitenziale, durante la quale ringraziare Dio per il suo amore e chiedere perdono per tutte
quelle volte in cui ci siamo resi conto di non averlo riconosciuto o di averlo accolto
egoisticamente.
Durante la preghiera di fine giornata, inoltre, si potrebbe chiedere ai giovanissimi di
pregare per tutti i "fratelli" incontrati fino a quel momento nei giorni di campo e di servizio.
Per la preghiera
«La vita ha senso solo se si ama. Nulla ha senso al di fuori dell'amore. La mia vita ha
conosciuto tanti e poi tanti pericoli, ho rischiato la morte tante e poi tante volte. Sono stata
per anni nel mezzo della guerra. Ho esperimentato nella carne dei miei, di quelli che
amavo, e dunque nella mia carne, la cattiveria dell'uomo, la sua perversità, la sua
crudeltà, la sua iniquità. E ne sono uscita con una convinzione incrollabile che ciò che
conta è solo amare. Se anche Dio non ci fosse, solo l'amore ha un senso, solo l'amore
libera l'uomo da tutto ciò che lo rende schiavo, in particolare solo l'amore fa respirare,
crescere, fiorire, solo l'amore fa sì che noi non abbiamo più paura di nulla, che noi
porgiamo la guancia ancora non ferita allo scherno e alla battitura di chi ci colpisce perché
non sa quello che fa, che noi rischiamo la vita per i nostri amici, che tutto crediamo, tutto
sopportiamo, tutto speriamo… Ed è allora che la nostra vita diventa degna di essere
vissuta. Ed è allora che la nostra vita diventa bellezza, grazia, benedizione. Ed è allora che
la nostra vita diventa felicità anche nella sofferenza, perché noi viviamo nella nostra carne
la bellezza del vivere e del morire. Sento fortemente che noi tutti siamo chiamati all'amore,
dunque alla santità [...] la donna povera di Leon Bloy vagava di porta in porta [...] una
mendicante [...] "Non c'è che una sola tristezza al mondo; quella di non essere santi" [...]
ripeteva [...] Io amo pensare: non c'è che una sola tristezza al mondo: quella di non amare
… che è poi la stessa cosa».
dalla testimonianza di Annalena Tonelli in Vaticano nel 2001
4° giorno
LE GAMBE
Obiettivo
- Educare i giovanissimi a scoprire e vivere il servizio come occasione di testimonianza e
annuncio.
Vangelo
Dal Vangelo secondo Giovanni 13, 12-15
Quando ebbe lavato loro i piedi, riprese le sue vesti, sedette di nuovo e disse loro: «Capite
quello che ho fatto per voi? Voi mi chiamate il Maestro e il Signore, e dite bene, perché lo
sono. Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare
i piedi gli uni agli altri. Vi ho dato un esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho
fatto a voi».
Zoom sulla Parola
Quello che di più caro Gesù aveva nel cuore lo ha mostrato, ha dato l'esempio. Lavando i
piedi dei suoi discepoli Gesù indica loro un'altra via, quella della piccolezza, dell'umiltà e
del perdono. Chiede loro di vivere il Vangelo: amare senza misura, essere
compassionevoli, giungere fino ad amare il nemico.
Attenzioni educative
- Sostenere i giovanissimi con l'esempio. E' importante che gli stessi educatori si
immergano per primi nell'esperienza di servizio così da essere sostegno e testimonianza
concreta.
- Far in modo che i giovanissimi vivano l'esperienza di servizio come gruppo.
1a FASE
Con il suo lavare i piedi, Cristo è stato maestro ed esempio, in un'unica parola egli è stato
testimone! E' questo quello a cui siamo chiamati. «L'uomo contemporaneo ascolta più
volentieri i testimoni che i maestri, o, se ascolta i maestri, lo fa perché sono dei testimoni»
scriveva Papa Paolo VI1. Un testimone è una persona che ha visto e udito qualcosa di cui
è chiamato a rendere conto fedelmente con parole e atti: è quindi molto importante che ciò
che dice non entri in contraddizione2 con ciò che fa, o viceversa. Noi, che siamo testimoni
dell'amore di Dio nella nostra vita, abbiamo dunque come primo impegno quello di
"risplendere", riproducendo Cristo intorno a noi: nel nostro cammino, nelle nostre attitudini,
1
Esortazione apostolica di sua santità Paolo VI, Evangelii Nuntiandi, n. 41 La testimonianza della
vita.
2
«Cari fratelli e sorelle, invochiamo proprio all'inizio di quest'anno lo Spirito Santo, eterna giovinezza
della Chiesa: egli faccia sentire ad ognuno l'urgenza di offrire una testimonianza coerente e coraggiosa del
Vangelo, affinché non manchino mai santi, che facciano risplendere la Chiesa come sposa sempre pura e
bella, senza macchia e senza ruga, capace di attrarre irresistibilmente il mondo verso Cristo, verso la sua
salvezza». Tratto dall'udienza del Papa Benedetto XVI del 13 gennaio 2010 sugli Ordini Mendicanti.
nelle nostre parole, attraverso tutta la nostra personalità. La condotta di un testimone è
essenziale e non può essere disgiunta dal servizio che si compie. I giovanissimi saranno
dunque accompagnati a prendere consapevolezza che ogni opera o azione di servizio è
un'opportunità per annunciare che Dio ci ama, e che Egli lo fa proprio attraverso le mani di
chi sceglie di farsi dono.
Proposta di attività
Proponiamo di consegnare ai giovanissimi il testo della storia "La bontà cambia i cuori"di
Bruno Ferrero (che trovi nei materiali utili1). Dal racconto emerge chiaramente quanto i
semplici gesti valgano più delle sole parole. Esse, infatti, possono risultare inefficaci, se
manca la testimonianza. «Solo chi è coerente sino in fondo può essere autentico
testimone di Cristo. [...] È stato questo l'insegnamento e l'esempio costante dei santi2».
Dopo un momento di riflessione personale invitiamo i giovanissimi a interrogarsi su
quando e come si sono sentiti testimoni, con le parole e i fatti. Successivamente
chiediamo ai giovanissimi se ricordano di aver incontrato, nel loro percorso di fede, dei veri
testimoni, qual è stato il loro ruolo e i pro e i contro di questo incontro. Infine cerchiamo di
individuare le motivazioni che rendono i cristiani testimoni e le molteplici modalità in cui
nella vita di oggi si può esprimere questo impegno.
2a FASE
In questa fase i giovanissimi potranno poco a poco acquistare autonomia nel servizio,
mettendosi in gioco in prima persona. Fondamentali saranno da un lato l'attenzione a
intervenire in maniera appropriata all'interno della realtà, nel rispetto dell'equilibrio
preesistente, dall'altro un interessamento sincero e concreto verso il prossimo.
Per la preghiera
«Scelsi di essere per gli altri: i poveri, i sofferenti, gli abbandonati, i non amati fin da
quando ero bambina e così sono stata e confido di continuare a essere fino alla fine della
mia vita. Volevo seguire solo Gesù Cristo. Null'altro mi interessava così fortemente: Lui e i
poveri in Lui. Per Lui feci una scelta di povertà radicale ... anche se povera, come un vero
povero, i poveri di cui è piena ogni mia giornata, io non potrò essere mai».
dalla testimonianza di Annalena Tonelli in Vaticano nel 2001
Per la riflessione personale sul diario e la condivisione
- Mi sono impegnato a pormi nei confronti degli altri con amore e umiltà, seguendo
l'esempio di Gesù?
- Quali sono le sensazioni e le riflessioni emerse durante questa esperienza?
- Quali difficoltà hai incontrato?
1
2
Materiale presente su www.parolealtre.it.
Tratto dall'omelia del Cardinale Angelo Sodano del 28 Settembre 2002.
5° giorno
DA CRISTO AL PROSSIMO, DAL PROSSIMO A CRISTO!
Obiettivo
- Educare i giovanissimi a scoprire che il servizio diventa occasione di incontro con Dio, da
cui non può che scaturire una grande gioia.
Vangelo
Dal Vangelo secondo Giovanni 13, 16-20
«In verità, in verità io vi dico: un servo non è più grande del suo padrone, né un inviato è
più grande di chi lo ha mandato. Sapendo queste cose, siete beati se le mettete in pratica.
Non parlo di tutti voi; io conosco quelli che ho scelto, ma deve compiersi la Scrittura: Colui
che mangia il mio pane ha alzato contro di me il suo calcagno. Ve lo dico fin d'ora, prima
che accada, perché, quando sarà avvenuto, crediate che Io Sono. In verità, in verità io vi
dico: chi accoglie colui che io manderò, accoglie me; chi accoglie me, accoglie colui che
mi ha mandato».
Zoom sulla Parola
Gesù assicura che imitandolo nel servizio verso i fratelli siamo beati. C'è più gioia infatti
nel dare che nel ricevere: è questa la particolare beatitudine che è garantita a coloro che
vivono l'insegnamento di Gesù e operano seguendone l'esempio.
Attenzioni educative
- Vivere con gioia e spirito di affidamento la giornata, sia nella sua parte di riflessione che
in quella di servizio.
- Ringraziare Dio nella preghiera.
1a FASE
Inginocchiarsi ai piedi del prossimo è un gesto d'Amore che è possibile solo se prima ci
inginocchiamo ai piedi di Cristo. Il suo amore, oltre che riconosciuto, va accolto per poter
portare frutto. Il punto di incontro con il Signore, nella preghiera, è la fonte del coraggio per
tutti i nostri "gesti" di servizio. Senza questo l'incontro i gesti diventano sterili e le azioni
rischiano di diventare solo ricerca della propria affermazione.
Cristo ci chiede di amare i fratelli, testimoniando con gioia questo amore attraverso il
servizio e l'aiuto concreto nella vita di ogni giorno. È solo nel servizio radicato nella Carità,
e quindi in Dio «che tutti noi sappiamo davvero riscoprire che il servizio è la gioia» scrive
Vittorio Bachelet1.
Saluto conclusivo di Vittorio Bachelet alla seconda Assemblea nazionale dell'ACI in Atti 2a
Assemblea nazionale dell'Azione Cattolica Italiana (Roma, 20-23 settembre 1973), Presidenza nazionale
dell'AC, Roma 1974, pp. 125-131. Tratto dal volume degli scritti associativi ed ecclesiali [1959-1973], Vittorio
Bachelet, Il servizio è la gioia, AVE, Roma, 1992
1
Quante volte abbiamo sentito persone che si dedicano all'aiuto di coloro che sono in
difficoltà, al soccorso di quanti non hanno nulla e hanno bisogno di tutto, soprattutto di un
sorriso e di una parola buona, felici per aver ricevuto molto più di quanto abbiano donato!
«Sognavo che la vita fosse gioia. Mi sono svegliato. La vita era servizio. Ho servito e nel
servizio ho trovato la gioia» scriveva Tagore1. Certo tutto questo costa fatica, ma è
necessario agire, annunciare Cristo, testimoniare la bellezza di appartenere a Lui, la gioia
di camminare secondo i suoi insegnamenti.
Sollecitiamo i giovanissimi a non vivere chiusi in sè stessi, impegnati in attività futili, ma a
provare ad offrire parte del loro tempo ai fratelli, a dedicare agli altri momenti di amicizia
disinteressata, atti di solidarietà concreta. La ricompensa di tutto ciò? Riceveremo dal
Signore il dono della gioia, della vera felicità!
Proposta di attività
I giovanissimi avranno la possibilità di riprendere in mano tutto il percorso fatto, riflettendo
sulle annotazioni che hanno preso sul diario di campo. A partire dalla riflessione personale
su quanto scritto, potranno poi condividere l'esperienza vissuta sia personalmente sia
come gruppo. Sarà necessario far emergere ciò che hanno donato e ricevuto, ma anche
le difficoltà e le gioie vissute, per educarli a riconoscere in ogni cosa la presenza e
l'intervento amorevole di Dio.
Alla luce di tutto si potrà infine chiedere ai giovanissimi di scegliere un impegno concreto
di servizio "continuo". Non si tratterà di fare grandi promesse, difficili da mantenere, ma
semplicemente di individuare un servizio a cui poter essere fedeli, in base ai propri
impegni e alla propria personalità; potrà essere di gruppo o, ancor meglio, personale.
Sarà poi importante affidare a Dio il percorso fatto e ringraziarlo della sua presenza
amorevole. Proponiamo quindi di terminare questo momento con una celebrazione
eucaristica in cui ciascuno offra al Signore i frutti dell'operare dei giorni vissuti insieme: il
nostro "fare" infatti nasce dal suo amore e a Lui ritorna attraverso l'Eucarestia. La
celebrazione è dunque occasione per rendere grazie a Lui dell'esperienza vissuta e
affidargli il servizio "continuo" che si è deciso di intraprendere.
2a FASE
Suggeriamo di organizzare, rendendo protagonisti i giovanissimi, un momento di festa e
gioia nel luogo del servizio, con tutti coloro che hanno vissuto questa esperienza. Si può
pensare, nel corso della festa, anche ad un momento di ringraziamento verso chi ha
ospitato i giovanissimi e coloro a cui gli stessi giovanissimi hanno prestato servizio, magari
utilizzando parti del diario di campo.
Per la preghiera
«Poi la vita mi ha insegnato che la mia fede senza l'amore è inutile, che la mia religione
cristiana non ha tanti comandamenti, ma ne ha uno solo, che non serve costruire cattedrali
1
Tratto dagli scritti di Rabindranath Tagore.
o moschee, né cerimonie, né pellegrinaggi... che quell'Eucaristia che scandalizza gli atei e
le altre fedi racchiude un messaggio rivoluzionario: "Questo è il mio corpo fatto pane
perché anche tu ti faccia pane sulla mensa degli uomini, perché, se tu non ti fai pane, non
mangi un pane che ti salva, mangi la tua condanna!". L'Eucaristia ci dice che la nostra
religione è inutile senza il sacramento della misericordia, che è nella misericordia che il
cielo incontra la terra».
dalla testimonianza di Annalena Tonelli in Vaticano nel 2001
Per la riflessione personale sul diario e la condivisione
- Che cosa comunicherai, al ritorno a casa, a chi ti chiederà "cosa hai fatto quest'estate"?
- Credi che il campo sia stato un passo avanti nel tuo cammino di fede?
Verifica finale dell'educatore
- Il campo è stato frutto di una buona sinergia all'interno dell'equipe?
- Quali sono stati i punti di forza e di debolezza del campo?
- Hai curato i tempi "liberi" dedicando attenzione ai giovanissimi?
- Ti sei lasciato interrogare dal tema del campo?