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U S I E C O S T U M I «Il mio sogno è aprire una scuola in Nigeria» di Nicoletta Maestrini CHIACCHIERARE CON LAWRENCE FARINOLA, CLASSE 1981, NATO A IBADAN IN NIGERIA, SI È RIVELATA UN’ESPERIENZA DAVVERO INTERESSANTE. CONCLUSO IL BACHELOR IN MATEMATICA PRESSO L’UNIVERSITÀ DI UYO, NEL SUD DEL PAESE, LAWRENCE GIUNGE A LUGANO NEL 2010 PER COMPLETARE LA SUA FORMAZIONE. HA DA POCO CONSEGNATO LA TESI PER IL MASTER IN APPLIED MATHEMATICS AND COMPUTATIONAL SCIENCE E ORA È IN ATTESA DI COMINCIARE IL DOTTORATO. UN RAGAZZO BRILLANTE, AMBIZIOSO E DETERMINATO, CON UNA MAREA DI PROGETTI. Da dove nasce l’idea di venire a studiare in Ticino? «Ottenuta la laurea in matematica nel 2007, sentivo di dover cambiare aria. Non perché volessi lasciare il mio Paese, che adoro, ma sentivo che la Nigeria non sarebbe stata in grado di offrirmi esattamente quello che desideravo, cioè una specializzazione nel settore informatico. Di conseguenza pensai subito all’Europa. Ho dato un’occhiata a diverse università e alla fine ho scelto Lugano poiché rispecchiava appieno le mie necessità. Ovviamente rispetto al mio Paese qui la vita è estremamente cara. Per permettermi gli studi ho lavorato come insegnante per circa tre anni, e ho anche scritto un libro». Come ti trovi in Europa e in particolare a Lugano? «Credo che sotto molti punti di vista le nostre mentalità siano completamente diverse, per cui spesso trovo difficile socializzare con voi europei. Purtroppo ho dovuto constatare che il colore della pelle fa ancora la differenza. Ho notato una certa diffidenza verso gli stranieri e ho l’impressione che spesso non vengano visti come una risorsa, ma più come un ostacolo. Sarebbe bello se tutti riuscissero a mostrarsi più accoglienti. Per questo dico sempre che la cosa più importante nella vita di una persona è viaggiare, per aprire gli orizzonti. Comunque per me Lugano è una bellissima città: pulita, organizzata, tranquilla e funzionante». Cosa ti manca della Nigeria? «Ciò che più mi manca è il calore delle persone, la mia famiglia e non da meno… il cibo. Infatti non appena posso prendo l’aereo e torno a casa. Nonostante tutto però anche qui riesco a sentirmi a mio agio. Spesso cucino specialità della mia terra e prendo parte alle attività organizzate dall’African student association. Che altro dire, la Nigeria è una nazione piena di contraddizioni. Da una parte ci sono una miriade di tribù, 3 lingue nazionali e circa 526 dialetti. Dall’altra però siamo un popolo davvero unito. Non da ultimo, ciò di cui sento la mancanza è il vivere nella semplicità, senza tanti fronzoli, a contatto con la natura. Certo, da noi non ci sono tutte le comodità che si trovano in Europa, le strade sono dissestate, la burocrazia infinita. Qui però non ho ritrovato questa autenticità, semplicità e modestia». Perché hai scelto proprio la matematica come percorso di studi? «Se da una parte la matematica è la mia più grande passione, dall’altra è un dono che voglio sfruttare per aiutare il mio Paese. Quasi tutta la mia famiglia lavora con la matematica. Sin da piccolissimo adoro tutto ciò che ha a che fare con i numeri. Non ho mai dubitato di possedere un dono particolare e ho sempre saputo che studiare matematica fosse la mia strada. A un certo punto della mia vita, però, ho sentito il bisogno di focalizzarmi su qualcosa di più concreto, che potesse aiutarmi ad ampliare gli orizzonti in altri campi di studio. Per questo ho pensato all’informatica». Pensi che i tuoi studi possano contribuire a risollevare la Nigeria da una situazione di stallo? «Ciò che veramente mi interessa non è la pura matematica, piuttosto le sue applicazioni nella vita reale. Molti studenti detestano questa materia perché non ne vedono la praticabilità. Il mio obiettivo principale è quello di riuscire a semplificarla e a renderla più pratica. Spesso non ci si rende conto di quanto si possa ottenere se davvero la si sapesse utilizzare nella realtà di tutti i giorni. Ho deciso di scrivere la mia tesi di master sulle formule matematiche applicate alla biologia e alla medicina. In parole semplici, utilizzare formule per curare le malattie. Abbiamo fatto scoperte davvero incredibili!». Come desideri organizzare le tue idee per il futuro? Qual è il tuo sogno nel cassetto? «Sono tanti i giovani che partono dalla Nigeria per studiare in Europa, con l’idea di tornarci in futuro. Poi però non lo fanno perché in Europa trovano una vita decisamente migliore. Personalmente sento che il mio Paese ha bisogno di me. Dopo il dottorato tornerò sicuramente in Nigeria. Il mio sogno è quello di aprire una scuola, dove trasmettere le mie idee. Sono convinto che la formazione, in Nigeria ma non solo, sia troppo generalista. Questo a mio avviso porta alla rovina di un Paese. Vorrei che la gente capisse che i bambini devono imparare a portare avanti il loro talento con determinazione, impegnarsi in qualcosa che li appassioni e in cui ottengano buoni risultati. Solo così ci potranno essere bravi politici, scienziati e quant’altro. Se riuscissi a raggiungere questo obiettivo, sarei l’uomo più felice del mondo!». Rivista di Lugano 23