Il boxer verso il nuovo millennio In queste
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Il boxer verso il nuovo millennio In queste
Il boxer verso il nuovo millennio In queste pagine andremo a scoprire quanto è cambiato negli ultimi anni il nostro boxer, come si sia arrivati all’ipertipismo e come si siano raggiunti traguardi importanti, come il pedigree per il boxer bianco e il cambiamento dello standard. Negli articoli precedenti, abbiamo esposto molti campioni, in questa parte, più che parlare di cani titolati, ci concentreremo su quelle linee di sangue che a partire dalla fine degli anni Settanta, ritroviamo nei nostri attuali boxer. Non abbiamo voluto di proposito, elencare tutti i boxer che, nel corso di questi ultimi anni, sono saliti sul gradino più alto del podio, poiché di boxer meritevoli ce ne sono stati veramente tanti, in particolare boxer italiani che hanno ottenuto grandi successi a livello internazionale. Dobbiamo subito precisare che la testa del boxer, che in sé raccoglie tutta l’essenza che rende questa straordinaria razza unica, è innaturale, ovvero voluta così dall’uomo. Per cui quando si vanno ad alterare determinati rapporti del cranio, andremo per forza ad alterare anche altri aspetti fondamentali, non solo da un punto di vista estetico ma anche funzionale. Infatti, in particolare in questo periodo, si assiste ad un graduale cambiamento del rapporto craniomuso. Dallo standard ufficiale, possiamo leggere: Lunghezza della canna nasale ‐ riferita alla lunghezza della testa: La lunghezza della canna nasale, misurata dalla punta del naso all'angolo interno dell'occhio, sta nel rapporto di 1:2 alla lunghezza del cranio, misurata dall'angolo interno dell'occhio sino all'occipite. Se si guarda il boxer ipertipico, e lo si misura, è facile notare immediatamente come questo rapporto di 1:2 sia diventato di 1:3 o addirittura di 1:4. In questo modo, non siamo solo fuori dallo standard, ma iniziano ad esserci anche dei problemi di carattere funzionale, che portano il boxer a perdere delle caratteristiche importanti. Così si otterrà un soggetto con aumento del prognatismo, con un accorciamento delle mascelle che inevitabilmente ci porterà a far perdere la caratteristica della presa, che invece da sempre è uno dei punti di forza del boxer. Altro problema, causato dall’ipertipismo, è la dentatura, che si presenterà con denti piccoli e porterà a perdere forza nelle mandibole. Per quanto concerne i problemi di carattere funzionale, primo tra tutti, troviamo quello respiratorio che, di conseguenza, si trasmette sull’efficienza fisica. Non a caso, boxer particolarmente ipertipici, tendono ad avere anche una lingua lunga che rimane fuori dalla bocca, causando così dei problemi di disidratazione. Altra questione, quella delle proporzioni, in quanto il boxer ipertipico, perde armonia con il tronco, portando così ad una vera e propria rottura nei rapporti tra la testa e il resto del corpo. Ovviamente tutte queste cause vanno ricercate nel lavoro fatto dagli allevatori e dal gusto dei giudici durate le esposizioni. Dobbiamo tenere presente che, in questi anni, da un punto di vista della selezione, nel nostro paese non esiste nulla, al contrario della madre patria del boxer, dove ogni cosa viene riportata e trascritta e il boxer viene sottoposto a prove morfo-caratteriali. Possiamo perciò dire che, alcuni allevatori italiani, quasi inconsapevolmente, utilizzando molto gli stalloni tedeschi, hanno potuto usufruire di questo lavoro di selezione. Questo lavoro in Germania, nasce per il bene della razza stessa, affinchè si possano documentare, non solo le qualità caratteriali, che non si devono mai mettere in secondo piano, ma anche gli aspetti delle tare ereditarie, in questo modo stalloni particolarmente belli, che purtoppo trasmettevano difetti ereditari, sono stati esclusi dalla riproduzione. Giusto per rendere chiaro, il discorso del boxer ipertipico, faremo l’esempio della testa di due boxer estremamente importanti, che sono rispettivamente padre e figlio. Carlo Von Henningshof, stallone famoso nato nel 1972 e nipote di Carlo ut Gütsel (1965), con suo figlio Ch. Xeno von den Glockenbergen, nato nel 1980. Osservando queste due teste, in effetti sembra quasi che non ci sia parentela tra questi due esemplari. Volendo riportare un esempio, di come in Germania esisteva un programma di selezione, possiamo considerare Karlino von Hessen Nassau, boxer fulvo nato nel 1979 (figlio di Ch. Carlino von Nassau Oranien). Di lui sappiamo che a fine carriera ha effettuato 107 monte, con la percentuale di Criptorchidi e palatolabioschisi. Sappiamo inoltre che il suo carattere era saldo. Ad oggi nel nostro paese un progetto di questo genere sembra essere ancora molto lontano, poiché le provemorfocaratteriali, come lo ZTP non sono obbligatorie affinchè un soggetto venga considerato atto alla riproduzione. Rimanendo sempre nelle linee di sangue Nassau Oranien, possiamo prendere in considerazione Hoss v.d. Goldquelle (nipote di Carlino von Nassau Oranien), nato nel 1984, può vantare diversi titoli come Campione Mondiale, Campione VDH, nonché brevetto di Ipo3. Questo eccellente stallone ha fatto 70 monte e conosciamo sia le qualità morfologiche che la brillantezza del carattere. In questi anni nascono molti riproduttori di grande importanza, non solo per i risultati ottenuti in esposizione o per i brevetti ottenuti, ma per il loro patrimonio genetico, di cui ancora oggi troviamo tracce nei pedigree dei nostri moderni boxer. Di seguito ne citeremo alcuni. Picobello Von Felix boxer tigrato oro, nato nel 1978, Jahressieger e Klubsieger, figlio di Ch. Carlo v. Henningshof e pronipote di Ch. Carlo ut Gütsel e il suo sangue proseguirà con Gito du Clos de Maix. Bruno v.d. Morsbach, tigrato nato nel 1978, figlio di Carlino v. Nassau Oranien e nipote di Carlo v. Henningshof. Dall’unione con Bellamora (figlia di Droll della Val di Senio e Morana della Val di Senio) nel 1985, nascerà Tito del Colle dell’Infinito. Sempre da Bruno v.d. Morsbach, troviamo un suo nipote e pronipote molto importante, Ch. Mirco v. Turmblick che, nel 1991, con Fionda del Colle dell’Infinito, darà alla luce uno degli stalloni più competitivi prodotti nel nostro paese, Ch. Teck del Colle dell'Infinito. Poiché questa è una linea di sangue dalle caratteristiche molto forti, nel 1993, nasce un altro grande campione, David del Colle dell’Infinito, figlio di Teck del Colle dell’Infinito e Ch. Playa del Colle dell'Infinito, ritrovando così ancora una volta i nomi di Bellamora, Ch. Hoss v. d. Goldquelle, Ch. Mirco v. Turmblick e Ch. Bruno v. d. Morsbach. Sempre dell’allevamento del Colle dell’Infinito, non possiamo non menzionare Olimpio, nato nel 1988 da Tito per Louisette della Val di Senio. Nel 1991 nasce un boxer fulvo particolarmente pregevole, Plato v.d. Hazenberg, il quale ci ricondurrà alle linee di sangue di CH. Xanthos v. Bereler Ries, giusto per citare qualche numero, Plato ha effettuato 104 monte nel periodo che va dal 1993 al 1999. Un altro Stallone, che ritroveremo in molti campioni degli anni Novanta, è John v. Maximilian, anche lui, nella sua linea di sangue, vanta i nomi di Xanthos v. Bereler Ries e Bruno v.d. Morsbach. Proseguendo con i boxer che hanno fatto la storia degli anni Novanta, troviamo Ch Fausto von Santana, nato nel 1993 figlio di Kosima della Talpa e Teck del Colle dell'Infinito. Sempre tra gli stalloni che a livello internazionale hanno dominato questo periodo, non possiamo non ricordare Ch. Ibsen v. d. Sembacher Flur, nato nel 1991 da Don Carlos du Fief des Llots, che prosegue sempre la discendenza di Ch. Bruno v. Morsbach, per Hummel v.d. Sembacher Flur. Ibsen nel period che va dal 1994 al 1999 ha effettuato 177 monte. Naturalmente potremmo continuare a scrivere intere pagine sulle linee di sangue che caratterizzano i nostri boxer, ma ora passiamo ad argomenti più attuali che vedono protagonista il nostro paese e la Germania stessa. Facciamo un rapido salto nel passato e ripartiamo dall’origine del boxer, quindi ritroviamo immediatamente il Bull Dog e i boxer bianchi e pezzati. Successivamente, con il primo standard, nel 1902, si vuole abbandonare il modello ispirato al Bull Dog, per prendere in considerazione una testa più simile a quella dell’alano. Nel 1905 viene stilato un nuovo standard, in cui la testa del boxer deve tornare ad essere quella che riprende le caratteristiche del bulldog. Quindi lo standard del 1905 ci accompagnerà per tutto il secolo finché, nel 2000, avviene un importante e definitivo cambiamento. Lo standard viene modificato in due punti molto importanti: la coda e le orecchie. Così recitava lo standard del 1905: Le orecchie sono inserite in alto, tagliate a punta, mediamente lunghe, il padiglione non deve essere troppo largo e va portato verticalmente. Coda: l’attacco della coda piuttosto alto che basso, la coda tagliata e portata verso l’alto. Ora leggiamo come si presenta l’attuale standard del boxer aggiornato nel 2001: Orecchie : Al naturale, hanno una grandezza adeguata; lateralmente inserite alla parte più alta della testa, si poggiano sulle guance in posizione di riposo e cadono in avanti formando una visibile piega, soprattutto quando il cane è in attenzione. Coda: L’inserzione è piuttosto alta che bassa. La coda è lasciata al naturale. A questo punto dobbiamo fare delle riflessioni e porci questa domanda: con il nuovo standard abbiamo perso il nostro boxer? La risposta è più che ovvia: No. Il nostro boxer è sempre lo stesso, solo che ora ha anche un modo di comunicare più ricco, poiché coda ed orecchie sono un mezzo di comunicazione importante e la coda è anche un valido timone che funge da bilancere nei movimenti. Guardando al panorama internazionale, possiamo vedere come la maggior parte dei paesi si sia adeguata, a prescindere dal fatto che fosse vigente o meno una legge a livello nazionale, che vietasse le amputazioni, facendole rientrare nelle normative sul maltrattamento degli animali. Purtroppo questo stesso atteggiamento non è stato manifestato dall’Italia che, invece di adeguarsi alle nuove direttive stabilite dal club che detiene lo standard della razza, ha continuato ad amputare avvalendosi di una circolare della FCI (Fédération Cynologique Internationale), che stabiliva che in quei paesi non proibizionisti, si poteva continuare ad amputare. La colpa di questa situazione, ovviamente, è di chi non ha saputo dare delle indicazioni ben precise agli allevatori, che a loro volta non hanno saputo darle ai nuovi proprietari di boxer. Questa situazione, non solo ha ingenerato estrema confusione, poiché i neofiti non sapevano neanche della variazione dello standard e che il boxer dovesse essere integro, ma ha causato un allontanamento dei paesi in cui il boxer veniva allevato integro, dalle nostre esposizioni e, di conseguenza, la completa assenza dell’Italia in Germania. A partire dalla data in cui viene approvato il nuovo standard, il boxer amputato non è più conforme alle nuove regole. Gli allevatori italiani, in particolare nei confronti delle code, iniziarono a mettere in giro delle vere e proprie leggende, tanto per citare le più usate, che la coda del boxer è fragile e quindi soggetta a fratture che, di conseguenza, portano ad una certa amputazione, oppure, la coda integra causa un altro motivo di selezione, poiché sono molte le code che nascono ritorte e con nodi. Tutto ciò è frutto di menzogne messe in giro, poiché nella testa degli italiani non poteva esistere un boxer con la coda e le orecchie al naturale. Questo è anche stato evidenziato in ambito espositivo, infatti, chi ha avuto il coraggio, aprendo la mente al nuovo boxer stabilito dalla casa madre, di presentarsi nei ring italiani con un boxer integro, è stato altamente boicottato. In questo caso è stato vergognoso il comportamento dei giudici che, per primi, non hanno saputo adeguarsi al cambiamento di standard, piazzando quei pochi boxer integri sempre agli ultimi posti, demotivando in questo modo chiunque volesse allevare integro. Quindi, la colpa di questa situazione è di chi, nel nostro paese, doveva tutelare la razza e, invece di pensare a quelle tare ereditarie che sono il punto nevralgico del boxer, ha ben pensato di concentrarsi su una vera e propria campagna contro il boxer integro. Ovviamente, come avevamo già detto, il nostro paese è fuori da molti circuiti internazionali poiché, anche in seguito a leggi nazionali che vietano le amputazioni, i boxer amputati non posso entrare in determinati ring e, di conseguenza, gli stessi tedeschi non partecipano più alle nostre esposizioni proprio per questo atteggiamento dei giudici nei confronti dei soggetti integri. Abbiamo anche accennato a coloro che hanno avuto il coraggio di adeguarsi da subito al nuovo standard e che, non rispecchiandosi più nella cinofilia del club di razza, hanno deciso di dare vita ad una nuova associazione, che tutelasse veramente il boxer. Così nel 2003 nasce l’Italian Boxer Club, che esprime tutto il suo significato in questa frase: “… Siamo partiti dall’idea di costruire un’associazione capace di accrescere il valore del boxer e oggi possiamo dimostrare ampiamente di esserci riusciti…” Questa associazione, che non nasce con l’idea di sfidare l’altro club, segue un obiettivo ben preciso: la tutela del boxer in tutti i suoi aspetti. Così da un piccolo gruppo di amanti della razza, oggi possiamo vedere una realtà ben salda che gode di rispetto a livello internazionale, ma torneremo più avanti a parlare dell’Italian Boxer Club, ovvero quando affronteremo il discorso del boxer bianco. Il nuovo millennio vede praticamente scomparire gli italiani dai ring tedeschi, ad eccezione dell’allevamento di Casa Bartolini. E’ proprio con questo affisso che nasce nel 2000 Ch. Leonardo di Casa Bartolini, figlio di Ch. Michel di casa Bartolini (Jahres Jugend Sieger nel 1998), nata da Ch. David del Colle dell’Infinito (quindi ancora una volta troviamo Ch. Hoss v. d. Goldquelle, Ch. Mirco v. Turmblick e Ch. Bruno v. d. Morsbach) e Ch. Leonardo Vom Pfauenthron, figlio di Ch.Ibsen von Sembacher Flur. Questo è il boxer che ha segnato la storia dell’integro in Italia e che inoltre, è stato capace di farsi conoscere all’estero, diventando sia campione VDH che campione internazionale. Spieghiamo anche come si ottiene un titolo VDH, Verband für das Deutsche Hundewesen, ovvero, Associazione Cinofila Tedesca. Tale titolo a differenza di molti altri, che hanno importanza per altri aspetti, è uno dei titoli più impegnativi, in quanto non è un titolo conquistato in un giorno, ma si ottiene aggiudicandosi 5 Cac, (anwartsschaft) con tre giudici diversi di cui tre su esposizioni internazionali o raduni nazionali e massimo 2 su mostre speciali di razza, con un intervallo di 12 mesi dal primo all’ultimo e l’obbligo di prendere un Cac a Dortmund. Sempre da Michel di Casa Bartolini per Leonardo Vom Pfauenthron, nel 2002 nasce Ch.Tobia di Casa Bartolini, che nel 2005 omologherà il titolo di campione VDH. Inoltre dobbiamo segnalare come da Ch. Leonardo di Casa Bartolini, nel 2002 nasce Ch. Olimpia di Casa Bartolini, che omologherà il titolo di campione VDH nel 2005 e successivamente 2004 nasce Ch. Denver di Casa Bartoni che, come la sorella, nel 2007 diventerà campionessa VDH. Purtroppo, se andiamo a guardare la galleria dei campioni tedeschi, ancora oggi non troviamo boxer italiani ad eccezione di quelli di Casa Bartolini. Da più di un anno a questa parte, il nostro paese è stato costretto dall’ordinanza Turco a non effettuare più amputazioni a fini estetici, di conseguenza gli allevatori italiani sono costretti ad allevare il boxer integro, ma non perché la ritengono una scelta giusta dettata dallo standard ma perché costretti dalla legge. Sempre con il nuovo millennio si arriva ad una svolta decisiva per il boxer bianco. Alcune righe sopra, accennavamo alle variazioni tra lo standard del 1902 e quello del 1905, ovvero la scelta verso una testa simile ad un alano o ad un bulldog. Bene, il boxer trova le sue origini nel bulldog e il bianco è la caratteristica che ci tramanda, di conseguenza se si elimina il bianco nel boxer si elimina la stessa razza, poiché la percentuale di cuccioli bianchi nati è pari al 20% circa. Quindi il boxer bianco, oltre ad essere a tutti gli effetti un boxer come i fulvi e i tigrati, è una chiara testimonianza delle radici da cui ha origine questa razza. L’Italian Boxer Club che, come abbiamo detto, nasce proprio con l’intento di tutelare la razza sotto tutti gli aspetti, ha intrapreso anche una battaglia per restituire al boxer bianco la dignità di essere cane di razza a tutti gli effetti, basandosi proprio sui regolamenti stabiliti dall’ente della cinofilia italiana che evidenzia come da due cani di razza nasca un cane di razza, pertanto un boxer bianco, che nasce da due boxer, a prescindere che siano fulvi o tigrati è a tutti gli effetti un boxer. Anche qui, le leggende metropolitane non sono mancate, poiché prima di tutto il boxer bianco veniva identificato come albino, mentre l’albinismo è ben altra cosa, e poi veniva additato come portatore di tare ereditarie, prima tra tutti la sordità o particolarmente predisposto a problemi di pelle. Nulla di più falso, poiché oltre a non esistere prove scientifiche che evidenzino particolari problemi ereditari attribuibili al boxer bianco, possiamo anche dimostrare che, se esistono delle tare ereditarie, queste possono manifestarsi sia nel boxer con un mantello bianco, che fulvo o tigrato. Tristemente dobbiamo anche dire che molti allevatori hanno soppresso i cuccioli bianchi, sostenendo poi che nei loro allevamenti non nascesse il boxer bianco, ma sappiamo bene che è impossibile che un boxer bianco non nasca. Finalmente nel 2005 l’ente della cinofilia italiana, costretta dai regolamenti internazionali e sottolineando che anche all’estero il boxer bianco è riconosciuto, è costretta a concedere il famoso certificato genealogico. In questo modo, Italia di Casa Bartolini è il primo boxer bianco italiano ad essere iscritto nei registri e ad ottenere il tanto atteso pedigree. Purtroppo le critiche in questo senso non sono mancate, poiché alcuni sostenevano che il pedigree per i boxer bianchi fosse solo motivo di speculazione economica da parte degli allevatori, ma forse va detto che non tutti gli allevatori sono uguali e chi si è battuto per ottenere questo risultato importante, lo ha fatto per il bene della razza stessa. Ricordiamo in ogni caso che, purtroppo, il pedigree del boxer bianco riporta il timbro che ne vieta l’utilizzo in riproduzione. Tirando un po’ le somme sul panorama boxistico italiano, confrontandolo con quello internazionale e in special modo la Germania, tristemente dobbiamo ammettere che noi siamo alquanto fermi poiché, senza ombra di dubbio, possiamo vantare dei cani morfologicamente belli, ma nello stesso tempo non possiamo vantare delle regole per l’allevamento e per il lavoro, poiché dobbiamo sempre ricordare che il boxer è un cane da utilità e difesa. Pertanto, se in Germania l’attività sportiva è molto praticata, considerando il numero dei cuccioli che ogni anno vengono iscritti nel libro delle origini, in Italia il numero di boxer che partecipa alle prove finalizzate ai brevetti di lavoro, è molto basso. Molto probabilmente la causa sta nel fatto che chi acquista un boxer lo fa principalmente per tenerlo in famiglia e che se si reca su un campo lo fa per prendere semplici lezioni di obbedienza; inoltre chi alleva non sempre indirizza il proprietario verso l’attività sportiva. Altra motivazione va ricercata nei costi eccessivi dei campi di lavoro che, se non trovano una persona particolarmente motivata, rischiano di vedere sempre meno boxer, ma ancora di più questo problema deriva dal fatto che gli stessi allevatori non si occupino direttamente del lavoro dei loro boxer, e che vedano nel brevetto solo un modo per arrivare a conseguire un titolo così, raggiunto il brevetto necessario, il più delle volte il boxer smette anche di lavorare. Spesso si è parlato di boxer bello e di boxer bravo, come se un boxer non potesse essere entrambe le cose e a questo punto, bisogna evidenziare come questa razza oltre ad essere morfologia è anche carattere, poiché quando si ama questa razza, o quanto meno quando ci avviciniamo per la prima volta ad un boxer, senza ombra di dubbio il suo aspetto esteriore ci cattura, ma alla fine è il suo carattere che ci conquista. In Germania già da diversi anni il Boxer Klub ha introdotto il ZW ( Zuchtwert = valore per l’allevamento ) per la displasia e i difetti di testicoli. Tutte le regole e limitazioni che governano l’allevamento del boxer in Germania fanno sì che sia la salute, che il carattere vengano tenuti sotto controllo. Anche in questa circostanza bisogna ammettere che noi siamo molto indietro, poiché programmi del genere da noi sono molto lontani. Di conseguenza questo deve portarci anche ad alcune riflessioni, ovvero su cosa sia veramente importante per il boxer, in quanto molti hanno aperto vere e proprie battaglie nei confronti delle code che sono fragili o verso il boxer bianco perché non è un boxer. Forse più che spendere energie su problemi inesistenti, bisognerebbe impegnarsi affinchè esistano dei programmi ben precisi sulla riproduzione, mediante i quali sia possibile sapere se un soggetto è portatore di determinate tare e se è equilibrato caratterialmente. Concludiamo dicendo che l’essenza di questa magnifica razza non è solo nel suo aspetto così caratteristico, ma anche nella sua testa ed in particolare nel suo cuore, e chi ha la fortuna di averne uno sa quanto un boxer possa essere veramente speciale. Così si legge dallo standard: “…sicuro di sé, calmo ed equilibrato… L’attaccamento e la fedeltà verso il padrone e tutta la casa, così come la sua vigilanza e il suo intrepido coraggio come difensore, sono noti da sempre … Il suo carattere è leale, senza falsità o malignità, anche in età avanzata.”