Alla ricerca delle origini

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Alla ricerca delle origini
Alla ricerca delle origini: Boxer o Kampfer?
Rivista IL BOXER n.03/1982
Traduzione da « The Boxer » di Elizabeth Somerfield
Una garbata polemica inglese: il boxer è un cane che dovremmo fare nostro; è come
un vecchio amico che torna a casa
È una debolezza comune e comprensibile dell'uomo trovare piacere nel far risalire i propri antenati a
epoche lontane, quando anche l'avere avuto un nome era un segno di distinzione. Lo stesso è per i cani.
C'è un forte desiderio di conoscere da dove essi siano venuti e come abbiano avuto origine.
Nello sforzo di soddisfare la curiosità del proprietario di Boxer non ci si propone di estendere questo
argomento indietro fino all' Arca quando, come siamo informati in modo attendibile, due esemplari di ogni
specie animale furono salvati dal Diluvio universale.
Contentiamoci di notare il fatto che più di 2.000 anni prima della nascita di Cristo, gli Assiri usavano mute
di cani nelle loro battaglie.
Potete dire se volete (e nessuno può contraddirvi) che questi furono i primi Boxer, sebbene,
naturalmente, essi furono anche i progenitori di altre razze, e sarebbe più semplice ed eviterebbe
discussioni se noi li accettassimo proprio come i veri primi cani.
Una cosa è indiscutibilmente sicura: questi antichi cani combattenti possedevano molte delle
caratteristiche del Boxer. Essi potevano correre, erano vigorosi e avevano un immenso coraggio.
Nei tempi antichi, naturalmente, l'allevamento era indiscriminato, e la sopravvivenza andava ai veloci, ai
forti e, suppongo, ai fortunati.
Più tardi fu fatto qualche tentativo di allevare cani che fossero cacciatori e lavoratori di primordine con
l'idea di migliorare la loro abilità ed intelligenza. Ma questo non ebbe niente a che vedere con l'aspetto
fisico. L'obiettivo era semplicemente quello di allevare cani per compiti specifici.
Questa è la chiave per tutto l'allevamento selettivo nei tempi antichi.
Quanto al Boxer, esso era il tipo di cane richiesto per cacciare animali quali il bisonte, l'orso e il cinghiale.
Molte delle caratteristiche necessarie erano le stesse dell'antico cane combattente: velocità per non
rimanere indietro nell'inseguimento, coraggio per attaccare la preda e, forza per tenere duro fino a che
non arrivavano i cacciatori.
Caratteristiche indispensabili erano una forte mascella per mantenere la presa, il naso rincagnato per
permettere al cane di respirare mentre teneva la preda, e muscoli ben sviluppati per sostenere lo sforzo.
Queste caratteristiche si sono conservate fino ad oggi nel Boxer.
Ma tutto questo si verificava prima del giorno in cui la specie canina si suddivideva in particolari razze.
Essi rappresentavano solamente il tipo di cani capaci di fare questo genere di lavoro meglio di ogni altro.
Erano semplicemente chiamati beisser o morditori.
A queste parole furono più tardi aggiunte altre quali buffalbaren o bullen con significato di morditore di
bufalo, orso o toro, per indicare come il cane veniva impiegato.
Accettiamo allora il fatto che i cani furono di aiuto all'uomo fin dai primissimi giorni.
Essi lo assistevano nella caccia; furono addestrati a fare la guardia alla sua proprietà e in cambio se ne
assicuravano la protezione.
Vivevano con lui e non erano più selvatici.
Questi barenbeissers, o bullenbeissers, si possono far risalire alle tribù primitive celtiche e teutoniche, e
più tardi furono trovati nelle Isole Britanniche.
È divertente pensare che noi abbiamo esportato e continuiamo ad esportare cani sin da quando i Romani
per la prima volta approdarono a queste spiagge e presero con loro alcuni dei nostri bullenbeissers.
Evidentemente li trovarono più utili di quelli che avevano in patria.
Abbiamo avuto sempre l'abilità di produrre eccellente bestiame e conserviamo la stessa abilità anche
oggi.
Dal Medio Evo, un altro passo in avanti è stato fatto, e i cani furono grossomodo divisi in tre generi.
Fu una divisione semplice, e basata largamente sul lavoro che era loro richiesto.
C'era il bullenbeisser pesante (il tipo inglese ed antenato del Mastino), il grande cane da caccia (che portò
all'Alano) e i piccoli bullenbeissers, i predecessori del Bulldog inglese e del Boxer.
L'uomo, come abbiamo visto, aveva cominciato ad allevare cani da adattare ai lavori che egli voleva che
essi facessero, sino a quando non fu più necessario per l'uomo cacciare per vivere.
Tipico dell' Inghilterra, allora, prese piede lo sport, e così troviamo cani impiegati per il combattimento
contro i tori.
Ci fu, come vedremo, anche un lato pratico in ciò.
Fu questo «sport» ad influenzare le caratteristiche del cane, questa volta per renderlo più piccolo, più
veloce e più adatto a combattere il toro in uno spazio limitato.
Per una descrizione della scena mi sono
rifatta ad un libro di Phil Drabble,
intitolato “Black Country”.
«Dovunque andiate, nel Black Country,
troverete anelli e pali per tori ... » egli
scrive. « Un tempo era illegale uccidere
un toro che non fosse stato attaccato
prima da cani aizzati contro di lui, per
due ragioni.
In parte tutti avrebbero saputo che il
toro era stato quasi sul punto di essere
ucciso e allora il macellaio non avrebbe
potuto facilmente vendere con l'inganno
un vecchio duro toro come carne di bue
di prima qualità.
Inoltre, si credeva che ogni animale che morisse immediatamente dopo uno sforzo molto violento
divenisse più tenero ...
Inizialmente questo rito veniva fatto dal macellaio che teneva speciali cani per lo scopo.
Ma il pubblico presto si interessò, e divenne vantaggioso permettergli di pagare per il privilegio di aizzare
i suoi cani contro il toro.
Ciò divenne popolare in tutto il paese, ma in nessun luogo fu amato più che fra i duri e forti operai e
minatori del Black Country.
Era ancora praticato qui dieci anni dopo essere divenuto illegale nel 1825, e oltre a posti ben noti come a
Darlaston e Sedgley «pali per tori », c'era a quel tempo un posto adatto quasi in ogni villaggio.
« Le regole del gioco erano abbastanza semplici. Una fune legava il toro per le corna ad un palo, o ad un
anello di ferro, nella piazza del villaggio o su un terreno pianeggiante.
Questa fune era lunga circa 25 yards (N.d.T. 25 yards = m 23 ca) così che il toro aveva un cerchio di
circa 50 yards (Nd.T. 50 yards = m. 46 ca) nel quale manovrare.
Ed egli rapidamente acquistava sufficiente esperienza da stare nel mezzo del suo cerchio, dove aveva
maggiore libertà di muoversi. In quei giorni il toro era realmente pericoloso per essere “agli estremi”.
Quando il 'bullot', o proprietario del toro, era pronto faceva pagare qualco-sa come da 6 penny a 5
scellini per « giro ».
Questo è come dire che egli prendeva una tariffa da ognuno che supponeva che il suo cane avesse delle
chances.
Credetemi, i bulldogs di quei tempi erano non solo coraggiosi ma anche furbi.
Quando essi erano lasciati andare, o sciolti, non si precipitavano dove gli angeli temono di camminare.
Essi strisciavano furtivamente in avanti, mantenendosi schiacciati al terreno quanto più possibile. Il toro li
aspettava, testa in giù, le zampe anteriori vicine.
Allora il duello cominciava.
Lo scopo del toro era far scivolare un corno sotto, non attraverso, il cane e lanciarlo in aria quanto più in
alto possibile.
Se ci riusciva, il proprietario del cane tentava di interrompere la sua caduta o cercando di acchiapparlo
con un grembiule di cuoio o mettendo un palo di bambù rigido sotto la sua sagoma in volo, in modo da
farlo scivolare senza danni a terra.
Se questi tentativi fallivano, il cane atterrava con un tonfo sufficiente a farlo restare senza fiato sempre
che evitasse ossa rotte. E
per quanto danneggiato fosse, ci si aspettava che il cane tornasse strisciando ad affrontare di nuovo il
toro.
Se il toro non riusciva a scagliare via il cane, allora quest'ultimo aveva una possibilità di vittoria.
Cercava di afferrare la sua preda per lenarici o la guancia, o un occhio, o la lingua, così fermamente che
la povera bestia cadeva a terra inchiodato dalle sue sofferenze, quando cercava di scuotersi per liberarsi.
E il cane che per primo inchiodava il toro vinceva la gara.
Naturalmente i poveri deformi mostri che si mascherano da bulldogs oggi non avrebbero avuto una sola
possibilità di vittoria.
I veri bulldogs erano molto più alti sugli arti (rispetto al bulldog moderno), avevano il petto ampio per
contenere il cuore e assicurare potenza, al cane e avevano musi a mezza via tra i moderni bulldogs e un
tozzo terrier dello Stafford ».
Questa, sicuramente, è una buona descrizione della nostra razza, e non ci può essere nessun dubbio che
il Boxer deve il suo inizio come razza registrata e riconosciuta dall'accoppiamento di un Bulldog inglese, di
nome Tom, di proprietà di un certo Dr. Toenniessen che viveva a Monaco, con femmine tedesche di tipo
simile.
Ma non fu fino a che io non guardai attentamente nella storia del Boxer che mi resi conto che egli è una
delle vecchie razze inglesi.
Fu allevato in Germania, ma la sua linea di sangue si allunga indietro oltre ai giorni in cui gli inglesi
allevarono il miglior tipo di cane per il combattimento con i tori.
Chiaramente accadde che in Inghilterra lo sviluppo del Bulldog si orientò verso il tipo tozzo e dagli arti
corti, mentre in Germania fu fatto lo sforzo (e con successo) di produrre un cane più elegante che
possedesse zampe anteriori più lunghe e diritte, e capace di accompagnarsi, come lo standard della razza
prescrive, « con cavallo, bicicletta o carro ».
È interessante rileggere un articolo che apparve sul News Chronicle il 4 maggio 1937. L'autore, John
Woodward, diceva: «Un'altra razza straniera! Si; ma non così straniera quando tu la vedi.
Guarda una vecchia stampa di un Bulldog e una moderna fotografia di un Boxer e la somiglianza ti
stupirà.
È come se la Natura, nonostante noi, avesse preservato la vecchia razza britannica, emblematica del
carattere nazionale.
Nessuna mancanza di rispetto al Bulldog dei nostri giorni: ma non è il Bulldog della tradizione.
Il Boxer è tutto questo.
Per secoli usato per la caccia agli orsi e ai cinghiali il Boxer ha un bel patrimonio ereditario sia nel fisico
che nell'intelligenza.
Ha nel sangue il coraggio, la lealtà e l'obbedienza, ed è dubbio se nessun cane sia un accompagnatore e
un protettore migliore.
Ma come tutte le buone guardie il Boxer sa autocontrollarsi.
Attento ad ogni strano suono, osservatore di ogni movimento sospetto, egli sa quando stare tranquillo e
non è mai stupidamente aggressivo.
Il British Boxer Dog Club ce ne da una simpatica descrizione: «Dovrebbe portarsi con equilibrata
sicurezza di se stesso, e il cipiglio della sua faccia non è che un avvertimento di aver riguardo del suo
amor proprio. Ben chiamato il Boxer è un cane forte ma pieno di grazia, costruito su buone e
soddisfacenti linee; ha una testa nobile e lamascella potente, il collo elegante e il petto ampio, le zampe
diritte, la coda mozza e il mantello corto, il colore è tigrato o fulvo.
Un cane facile da accudire, resistente da allevare, di taglia maneggevole, con un peso di circa 60 punds =
27 Kg. ca. (NDT).
All'estero le sue orecchie vengono tagliate, certamente per eleganza, ma non si perde molto a lasciarle
come Dio le ha fatte e la legge inglese decreta.
Molti cani stranieri sono divenuti razze inglesi radicate a tal punto che restiamo scioccati quando ne
ricordiamo la origine.
Lo Spaniel e il Labrador, per esempio. Decisamente anche il Boxer è un cane che dovremmo fare nostro,
ed io profetizzo che lo faremo. È come un vecchio amico che torna a casa ».
Fu un articolo, questo di enorme verità e valore. Quanto nel giusto era Mr. Woodward!
Per maggiore dimostrazione che il Boxer è un «vecchio amico che ritorna a casa» mi rifaccio ad una
eminente autorità, il defunto A. Croxton-Smith, un ex-presidente del Kennel Club che ebbe a dire nello
'Sporting and Dramatic' del Novembre 1935: « si noterà che i Boxer richiamano il Bulldog, dal quale
discendono. Essi sono, comunque, più lunghi nel corpo, più alti sugli arti, nel complesso più attivi; non
hanno il dorso di carpa, né profonde rughe e canne nasali corte in modo anormale, sebbene le loro
mascelle non siano a punta. Danno l'impressione di essere cani di buona natura, e nella formazione una
combinazione di potenza e azione, e per quel che si può sapere, il loro carattere è piacevole.
Essi hanno coraggio senza aggressività ».
Anche il grande allevatore di Boxer, il tedesco herr Philip Stockmann, fu un po' scontento riguardo al
nome della razza. Perché è del tutto ovvio che si tratta di un nome inglese.
Scrivendo su questo soggetto molti anni fa nel suo libro 'Der Boxer', egli dice: « Il nome originale del
Boxer era morditore di tori e di orsi .... Incrociando cani più leggeri e più agili con i pesanti Bulldogs nel
corso del tempo si è arrivati all'allevamento di un cane forte, ma veloce.
Così furono poste le fonti di origine del Boxer.
I Bulldogs di Inghilterra e i Boxer di Germania hanno gli stessi antenati.
Bulldog significa esattamente morditore di tori e così furono chiamati spesso anche i boxer fino all'ultimo
quarto del 19" secolo.
«Gli Inglesi, come geni nati dell'allevamento» (continua Stockmann con una punta di ironia),
«concepirono il supertipico e il grottesco, e così produssero i Bulldogs attuali.
I pratici tedeschi, invece, non vollero sacrificare l'utilità dei loro «morditori di tori» ad un aspetto
mostruoso. Ma ci furono allevatori che seguirono gli inglesi, almeno in alcuni punti.
Da ciò si generò la confusione: nessuno sapeva che cosa fare.
Boxer, Bulldogs, Carlini furono tutti ammucchiati insieme.
Presto i Bulldogs, che venivano dall'Inghilterra furono immessi nell'allevamento e con loro il nome inglese
«Boxer ». Da allora noi abbiamo cancellato il Bulldog inglese dal nostro Boxer.
Perché il nome inglese prosperò da noi? Sicuramente la traduzione nel tedesco 'Kampfer' non sarebbe
stata peggiore»
Così per Stockmann su questo punto, il nome di « Boxer» gli riesce ostico, personalmente sono molto
felice che esso duri ancora, piuttosto che il «Kampfer» da lui suggerito.
Sia come sia, pensò che possiamo onestamente asserire che la nostra razza è di origine inglese, ma allo
stesso tempo nessuno vuole negare che i Tedeschi abbiano giocato un ruolo importante nel suo sviluppo
e fu dalla loro terra che i Boxer ritornarono in patria in Inghilterra dopo un lungo soggiorno in un paese
lontano.