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PENSARE CON FREUD
Laura Ambrosiano e Eugenio Gaburri
PARTE PRIMA
PERSONALE-IMPERSONALE
1. ANTROPOFAGIA
Il Nido Primario
Già Freud (1911) sottolinea più volte la tendenza generale dell'individuo a staccarsi dagli aspetti della
realtà che gli causano dolore e a ricercare uno stato primario di quiete indifferenziata.
Dalla nascita l'essere umano si muoverebbe lungo uno continuum psichico basato sull'oscillazione
costante tra stati di quiete/attrito e di separazione/fusione.
I primari scambi tra il bambino e il caregiver sono identificabili quindi come un "pasto comune" in cui il
neonato lancia proiettivamente negli oggetti protoemozioni grezze, somatiche e non pensabili
ottenendo come risposta le cure a lui necessarie.
All'inizio della vita il bambino, come giustamente teorizzato da Fairbairn (1952), non può scegliere se
accettare o rifiutare l'oggetto e tanto più sono indigeribili gli scarti che gli vengono restituiti dall'oggetto,
tanto più lui si legherà ad esso attraverso un'identificazione massiccia.
Il bisogno di addensarsi con gli oggetti e il bisogno di integrare un sé distinto sono le due modalità con
cui si costituisce l'identità.
La paura di mollare la presa su questa dimensione addensato può allora creare forme di
partecipazione arcaiche e identificazioni primarie assimilabili all'antropofagia che, grazie al aver
"mangiato" interamente l'oggetto, riempie il cuore, la pancia e la mente del bambino.
Achille e Pentesilea
Mentre l'Iliade "ufficiale" si conclude con la riconciliazione tra Priamo e Achille, il mito continua con un
duello tra Achille e Pentesilea, regina delle amazzoni e campionessa troiana. Vi sono due versioni di
questo duello:
- Achille uccide Pentesilea e, rapito dalla sua bellezza, ne stupra il corpo inerme;
- Pentesilea uccide Achille e, rapita dalla sua bellezza, ne divora il corpo.
Dall'analisi delle loro vite Achille e Pentesilea emergono come due personaggi che non hanno trovato
spazio dentro la loro madre e il cui mancato incontro con il seno ha fatto venire meno lo spazio
necessario per il sorgere della rappresentazione e della sublimazione.
Da questo si sviluppa quindi il pensiero che solo l'oggetto morto e impossibilitato a scappare sia
ricettivo ed accogliente e sulla base della loro esperienza infantile si può entrare in contatto solo con
l'oggetto inerme, che quindi non può più essere pericoloso.
In loro la mancanza di reverie materna, per dirla con le parole di Bion, crea un'angoscia di morte che
può venire evacuata solo nella lotta. Inoltre il vuoto di senso che li pervade può essere saziato solo
con l'incorporazione completa e antropofagica dell'oggetto, azione che però non riempie e rassicura
ma condanna alla morte psichica sia il sé che l'oggetto amato.
Va quindi considerato come la pre-concezione della morte, che scaturisce dall'incontro con un seno
che offre e si ritira, è l'elemento fondamentale per rendere tollerabile il dolore della separazione e per
consentire il lavoro del lutto attraverso una barriera di contatto che trasforma l'orgia cannibalica nella
vorace curiosità infantile.
2. IL DESTINO IMPERSONALE
Avventurarsi nella Vita
Avventurarsi nella vita e verso il futuro comporta la sensazione di uscire dal mondo noto, svincolarsi
sul piano psichico dai genitori e sentirsi soli e senza protezione dinanzi ad un mondo sconosciuto.
L'incontro con la realtà, che corrisponde al concetto di Destino Impersonale di Freud e quello di O di
Bion, necessita di aver interiorizzato degli oggetti che siano in grado di soffrire l'angoscia del non
sapere tutto e dell'incontrollabilità della vita.
La Spinta a Esistere di cui parlano Ambrosiano e Gaburri (2008) è quindi basata su una dimensione
trasversale tra il mondo dell'intrapsichico e dell'interpersonale. Bisogna sicuramente, grazie ad una
buona dose di narcisismo e di tolleranza del lutto per il distacco, sviluppare una zona di separatezza
tra sé e l'altro, ma il limite creato deve rivelarsi ininterrottamente permeabile e modulato dalle polarità
connessione/individuazione e attività/passività.
La patologia nasce allora propria dalla rottura di questo interscambio che crea situazioni di totale
chiusura e ipervigilanza oppure, al contrario, di dipendenza passiva interminabile.
Solo con il calore di un ambiente trasformativo, basato su una gruppo o una famiglia in grado di
festeggiare la nascita di un bambino nuovo, altro e sconosciuto, è possibile modulare l'impatto con la
realtà sconosciuta e lasciar emergere il pensiero e l'azione personale.
La Paura di Esistere
Come Odradek, il personaggio del racconto di Kafka (1920), ci sono pazienti che, sentendosi
inadeguati a compiere le trasformazioni che avviano la vita psichica, rifiutano di esistere, ottenendo in
cambio protezione e riparo ma al costo di rimuovere e divenire impermeabile alle emozioni.
Diventare un soggetto significa quindi permettere a se stesso di essere assoggettato alla vita e di
rivendicare se stesso fuori dalla sacca dell'universo cosmico (Grotstein, 2000), da cui bisogna uscire
ma di cui facciamo sempre parte, e infine morire.
Bisogna quindi aiutare i pazienti ad accettare la vulnerabilità e l'interdipendenza degli esseri umani
come risorse proprie della vita.
3. L'IMPERSONALITA'
La Dimensione Temporale della Mente
Grande merito di Freud è stato quello di riscoprire l'importanza dell'infanzia e della sua curiosità, la
quale non si basa su un'autofondazione ma su una serie di incontri con l'altro che tendono a creare
nel soggetto alcuni punti oscuri e inconsci frutto dell'incontro con la comunità degli altri.
Va però ricordato come questo interesse per l'infanzia e per i suoi avvenimenti non debba sfociare in
un tentativo di lavorare solo sul passato e sul conformismo con l'ambiente ma debba essere sempre
interconnesso con il "qui e ora" analitico in cui gli assi di passato-presente e futuro si intersecano,
permettendo di comprendere ciò che il paziente cerca e sogna di diventare.
Il Romanzo di Formazione Inglese
Il romanzo inglese propone un'idea di gioventù come un viaggio, un'avventura e uno smarrimento
pieno di inquietudine, il quale trova pace solo con il giungere ad un sistema ideale e normativo
ampiamente consolidato. Eroi dei romanzi come Tom Jones e David Copperfield vagano quindi
smarriti fino a che non trovano la loro strada, che è basata sull'accettazione del sistema tradizionale
precostituito. In questo senso però la gioventù non ha un ruolo ne un senso.
Solo da George Eliot (1986) in poi la gioventù viene vista come disincantata capacità di vivere le
asprezze della vita e di costruire un discorso personale sulla propria storia, sfuggendo alla "gigante
ragnatela" costituita dall'ambiente sociale.
La Dimensione Spaziale della Mente
Come sottolineano vari terapeuti che si interessano di gruppi, tra cui Cantarella (2012), già all'interno
della diade madre-bambino vi è una pre-concezione della separatezza. La presenza di una parte di
indifferenziato e di anonimato rappresenta allora lo spazio mentale che spinge l'essere umano al
contatto e all'incontro con l'altro.
Dinanzi alla perdita e al lutto, come già sottolineato da Freud in "Lutto e Melanconia" (1917), è
necessaria una certa dose di maniacalità che permetta di sopravvivere all'oggetto assente e per
individuarsi.
Distinzione e opacità indifferenziata sono allora due paradigmi ineludibili dello sviluppo, e la capacità
di far convivere queste due polarità prelude alla sublimazione, intesa come convivenza di opposte
spinte.
Esplorare Senza Affondare
Grazie all'intrecciarsi nella sua cultura del romanticismo tedesco e della matrice ebraica, Freud è stato
in grado di studiare ed interessarsi all'inconscio senza però perdersi in esso.
A partire dal romanzo del giovane Werther, pubblicato da J.W. Goethe nel 1774, il romanticismo
tedesco propone una visione del mondo in assenza della funzione paterna per cui il soggetto è
lasciato in balia dell'instabilità e dell'edonismo, che possono sfociare nell'antropofagia, come
dimostrato prima dal mito di Achille e Pentesilea.
Come notato da Thomas Mann (1935) il romanticismo tedesco e il decadentismo europeo, che
basavano le loro idee sull'assenza del padre e su una regressione al rapporto fusionale primario,
hanno alimentato la cultura dell'identificazione di massa propria dei totalitarismi (nazismo e fascismo),
in cui la morte e la paura venivano annullate dall'ebbrezza collettivistica.
E' anche importante notare come Freud, nonostante abbia sempre cercato di rifiutarle puntando
l'attenzione sul Conflitto Edipico e sulle spinte alla separazione, sia rimasto affascinato dalle teorie
psicoanalitiche di Rolland che concepiva l'esistenza di un substrato comune agli esseri umani che li
collega tra loro e alla natura.
La dialettica tra spinte fusionali e separatiste, che nelle lettere tra Rolland e Freud è simbolicamente
paragonata alle differenze tra uomo terrestre e uomo oceanico, è quindi una componente attiva e
ineludibile della vita psichica, che necessità però di un giusto equilibrio.
L'Impersonale
Come fa notare il filosofo Esposito (2008) i soggetti oscillano costantemente tra il concetto di
Commmunitas, che prevede la condivisione con l'altro, e quello di Immunitas, che prevede invece
l'isolamento per paura del contagio.
Il rischio rimane però quello di erigere l'Immunitas a fortezza per la paura che le emozioni altrui
contagino il soggetto e lo ingorghino con la loro esuberanza indigeribile. E' questa l'esperienza di
numerosi pazienti.
Questo sentimento di apertura e comunità ha a che fare con il concetto di Impersonale che può
spaventare in quanto rende il soggetto un granello indifferenziato della specie.
Per cogliere la propria dimensione impersonale serve quindi sviluppare un decentramento da sé che,
secondo la psicoanalisi, corrisponde all'affacciarsi sul proprio inconscio.
PARTE SECONDA
RAPPRESENTAZIONE DELLA MORTE
4. FREUD E LA SUA MALATTIA
Il Racconto
La Melanconia, così come descritta da Freud, può essere intesa come l'impossibilità di vivere il dolore
della perdita, e suggerisce piuttosto la tragica soluzione di morire con l'oggetto. Per questo fin da
bambino gioca con l'assenza per cercare di familiarizzarsi con essa.
Il 20 aprile 1923 Freud, che da circa due mesi aveva scoperto di avere una leucoplachia al palato, si
fa operare in condizioni poco salutari. Sembra che lui stesso cercasse di utilizzare il diniego e la
scissione per rifiutare una diagnosi, il cancro, di cui a livello pre-conscio era consapevole e che lo
avrebbe costretto ad un'operazione invasiva e al doversi staccare da quel sigaro-capezzolo che nella
sua vita rappresentava una coazione a rimanere nei pressi del primario.
La Rappresentazione della Morte
Nonostante Freud abbia sempre sostenuto che non esiste nell'inconscio una rappresentazione della
morte, a livello clinico si può notare come molti pazienti riportino un'angoscia di separazione che
scivola verso la dissoluzione ed è saldamente collegata al senso di morte.
Se quindi la prospettiva della morte è sempre, fin dall'infanzia e dal rapporto madre-bambino,
presente è necessario che l'essere umano riesca a dare ad essa un senso.
Nella regressione analitica si può notare come queste angosce di dissoluzione e di morte attivino
bisogni arcaici di protezione e spingano i soggetti ad aggregarsi in massa, attivando quelli che Bion
definiva gli Assunti di Base, negando la specificità del pensiero individuale.
Queste situazioni sono quelle che, attraverso la guerra, cercano di attuare un profilattico antiangoscia
di morte, proiettandola all'esterno e facendo si che i soggetti si percepiscano quindi come immortali.
Il ruolo della psicoanalisi è quindi quello di cercare di sostenere il presente in divenire e riconoscere
"chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno" e quindi "farlo durare e dargli spazio", parafrasando le
parole di Italo Calvino nel testo "Le Città Invisibili" (1972).
Rispetto alle rappresentazioni della paura e dell'angoscia di morte, seguendo il pensiero di Bion
secondo cui esisterebbero delle pre-concezioni che attuano però una realizzazione solo nell'incontro
con le impressioni, esse nascerebbero dal "luogo in cui soleva esserci il seno". Il bambino farebbe
quindi esperienza non solo della presenza attraverso l'incontro con il seno, ma anche del limite,
rappresentato dall'assenza del seno stesso. Sarebbe quindi grazie a quest'assenza che si creano le
concezioni di limite di morte.
La Pietà
Accostando la paura della morte di Freud, che sembra però riguardare primariamente, come lui stesso
ammette a Max Schur, la paura di far soffrire troppo sua madre, alle statue della Pietà Bandini e della
Pietà Rondanini di Michelangelo, si nota come in entrambi vi sia il desiderio di una madre che aiuta a
morire, e la morte stessa come un ritorno nel grembo materno.
La differenza però risiede nel fatto che in Michelangelo compare anche una figura paterna, riattivando
la triangolazione edipica nel momento della morte, mentre in Freud tale figura è assente, facendo
quindi pensare ad una diade primaria e a un desiderio fusionale con la madre.
La Sublimazione come Autocura
Nel bel mezzo dei delicati interventi chirurgici, Freud scrive "Problema Economico del Masochismo"
(1924) che, alla luce dei fatti prima descritti, sembra un testo di autoanalisi e autoterapeutico rispetto
all'andamento e alle modalità difensive usate durante la sua malattia.
Dopo quindi una modalità difensiva basata sul diniego, frutto di un'inconscia tendenza suicida, Freud
riesce quindi ad accettare la sua caducità grazie alla sublimazione che porta alla stesura del libro
prima citato.
La Paura della Passività
La notizia di una grave malattia e di una prossima morte attiva nell'individuo i desideri pre-edipici
masochistici di passività, in cui vi è una ri-sessualizzazione del desiderio di venir posseduti dal
genitore dello stesso sesso. Questo perché vi è primariamente, secondo Freud, un'associazione tra la
coppia genitoriale ed il destino. Il soggetto, quando si sente tradito dai genitori-destino, riattiva quindi
le sensazioni relative alla passività ed i desideri-timori ad esse connesse.
E' evidente dalla sua vita, dai suoi testi e dalle relazioni con i suoi colleghi che Freud fosse terrorizzato
dalla passività. Questo spiegherebbe quindi il suo iniziale diniego rispetto alla malattia.
Sicuramente, e questo vale per tutte le persone, la sublimazione consente di recuperare un senso di
attività rispetto al proprio destino.
Tra le Generazioni
Il parricidio non è solo legato alla trasgressione del tabù dell'incesto, ma ha anche una funzione
emancipativa. Come sostiene Loewald (1979) le nuove generazioni devono uccidere simbolicamente i
genitori e "saccheggiare" la loro eredità in modo da utilizzarla nella propria vita.
Ruolo dei genitori, ma anche dell'analista, è quello di essere psichicamente presenti di fronte
all'aggressività dei figli (o dei pazienti), non colpevolizzandoli per le loro spinte emancipatorie.
Bisogna quindi che i giovani costruiscano e introiettino nella propria mente degli oggetti in grado
affrontare le realtà e capaci di soffrire l'angoscia del Destino Impersonale. Questo permette lo sviluppo
di un'attività creativa che, quando si sviluppa dentro l'esperienza del limite e della morte, integra la
passività con l'attività e avvia la sublimazione.
Questo non avviene se le vecchie generazioni hanno utilizzato la guerra o il razzismo per gestire
l'angoscia della morte, in quanto l'eredità che lasceranno sarà solo lo spegnimento della spinta ad
esistere.
PARTE TERZA
SUBLIMAZIONE
5. LA FANTASIA DI "UN PADRE VIENE PICCHIATO"
"Un Padre Viene Picchiato"
La fantasia di "un padre viene picchiato" rappresenta un elemento fondamentale dello sviluppo del
soggetto in quanto permette lo sviluppo dell'identità, della scelta sessuale e dell'appropriazione delle
potenzialità a sublimare. Nello sviluppo, così come per i pazienti in analisi, bisogna quindi che il
soggetto riesca ad abbandonare la posizione passiva verso l'oggetto, giungendo tramite le fantasie
simboliche aggressive a conquistare una posizione di appropriazione della propria vita.
Aggirare questa fantasia, etichettarla precocemente o colpevolizzarla può condurre all'immobilismo
psichico, alla melanconia e alle cosiddette analisi interminabili.
La Fantasia di "Un Padre Viene Picchiato" nella Mente dell'Analista
Lo stesso analista si trova nel corso del suo lavoro ad oscillare costantemente tra la propria coerenza
e integrità professionale e l'inevitabile quota di trasgressione che il lavoro clinico comporta
quotidianamente. E' come se l'analista si trovasse costantemente nel conflitto tra il desiderio di
"picchiare i propri padri", intesi come le teorie e gli autori di riferimento, e la quota di frustrazione che
questo desiderio comporta.
Bisogna quindi che si dimostri in grado di sviluppare la funzione di reverie o funzione alfa, usando le
parole di Bion, che gli permetta di conservare la sostanza del suo apprendimento e, al contempo, di
raggiungere una posizione ingenua, insatura e di capacità negativa.
La Fantasia di "Un Padre Viene Picchiato" in Freud: l'Uomo Mosè
Mosè, analizzato nello scritto di Freud, viene descritto come un capo-padre onnipotente, e per questo
viene ucciso dal suo stesso popolo. Ma in una sorta di ritorno dal rimosso le sue idee, dopo un
periodo di latenza, tornano alla ribalta ed egli viene ricordato come un padre che promette protezione
se i suoi figli gli rimarranno fedeli.
L'elemento specifico di questo scritto è che Mosè pone le basi per un passaggio dal codice materno,
fatto di cure, corpo, calore e soddisfacimento, ad un codice paterno, basato invece sulla
rappresentazione e sulle rinunce pulsionali. Esse poi creano nuova ostilità verso i genitori che, a sua
volta, crea nuovi sensi di colpa e nuove rinunce, in un processo continuo che innalza sempre
maggiormente i vertici etici personali (o del popolo, come nel caso degli ebrei).
La "Passione Pensata"
Dalla fantasia di "un bambino viene picchiato", in cui sia il bambino che la bambina cercano un posto
e un’identificazione all'interno della scena primaria che li esclude, si passa quindi al Conflitto Edipico
e, successivamente, alla fantasia di "un padre viene picchiato a morte" la quale, quando viene
elaborata, apre la via alla riconciliazione attraverso l'amore intellettuale e sublimato per il padre.
L'amore dell'oggetto che si ricerca non è quindi più erotizzato ma sublimato verso un amore del
padre-comunità per le proprie capacità di rappresentazione.
La morte del padre quindi serve per dis-erotizzare la passione incestuosa e poterla far risorgere sotto
forma di passione pensata.
6. LA SUBLIMAZIONE
Trasformare la Sessualità
Dato che la pulsione è una spinta attiva che porta il soggetto a subirla passivamente, ciascuna
persona nel corso dello sviluppo ha solo due scelte:
- rimozione, scissione e diniego con un rifiuto completo della vita;
- trasformazione che porta all'amore e alla sublimazione.
Vari autori hanno sottolineato il ruolo di una certa dose di tolleranza passivo-masochistica per
accettare per venire a patti con la spunta pulsionale.
La trasformazione della pulsione porta poi a due risultati:
- avere dei bambini e allevarli, rinunciando alla pulsione sessuale in favore della tenerezza;
- sublimazione che conduce dal godimento dell'oggetto al desiderio di conoscenza.
Ovviamente entrambi questi risultati, se vengono estremizzati, possono creare una psicopatologia,
basata sull'altruismo e sulla filantropia estrema nel primo caso e sull'intellettualizzazione nel secondo.
Leonardo
Nello studiare la personalità di Leonardo da Vinci, Freud (1910) teorizza la possibilità che la spinta
pulsionale sessuale possa essere indirizzata verso altri fini, come quello creativo e artistico,
rimanendo però Eros messo però al servizio di attività non genitali.
L'attività creativa di Leonardo viene poi ricondotta da Freud alla curiosità primaria verso la madre e
verso il suo sorriso enigmatico, che si ritrova poi anche nella Gioconda, evocando l'incontro della
bocca con il seno come primo evento del nascere della vita psichica, della curiosità e della sete di
ricerca.
Hans Loewald
L'approccio di Hans Loewald si inserisce in un tentativo di collegare le teorie pulsionali di Freud con
l'attenzione all'ambiente, in una "two-person psychology" basata non solo sullo sviluppo del bambino
ma anche sulle potenzialità future del soggetto, che spesso nemmeno lui conosce.
Nel suo scritto sulla Sublimazione del 1988 Loewald riconsidera tutte le teorie di Freud su questo
concetto. Secondo lui la sublimazione è un processo relativo a tutto il funzionamento psichico del
soggetto sia per la realtà interna che per quella esterna.
Va però ricordato come, sin dal primo scritto sulla sublimazione di Freud (1892), essa vanga
osservata dallo psicanalista con sospetto in quanto considerata un meccanismo di difesa. E' in questo
senso che Loewald ricorda che essa, diversamente dagli altri meccanismi di difesa, consente una
scarica della pulsione ed un allargamento degli orizzonti dell'Io del soggetto, attuando quindi delle
finalità positive. L'unica attenzione, che si può cogliere solo nell'incontro con il paziente, è la
distinzione tra sublimazione e formazione reattiva.
Secondo lui poi la sublimazione attuerebbe un ritorno all'unità della matrice madre-padre-bambino
all'interno del soggetto tramite il narcisismo che ha reso la pulsione sessuale interiorizzata e quindi
rivolta agli oggetti interni.
Per considerare davvero la sublimazione è quindi necessario lascar cadere tante concezioni
antitetiche, tra cui Es/Io e Sessualità/Pensiero, per riscoprire un concetto che svolge un duplice ruolo:
- sul versante narcisistico sviluppa e organizza il sé;
- ha una valenza oggettuale in quanto stabilisce le connessioni con il mondo e con la communitas.
PARTE QUARTA
PUBBLICAZIONE
7. IL DESTINO DELLE IDEE
Pubblicazione
Rispetto alla sublimazione è poi fondamentale il momento della Pubblicazione, intesa come il
momento della comunicazione agli altri di cosa si è scoperto-pensato, la quale, nella teoria di
Loewald, consente una riconciliazione tra investimento d'oggetto e integrazione narcisistica.
Fondamentale è però come la comunità e come gli altri ascolteranno e accetteranno tale
pubblicazione.
La Scomparsa di Federico Caffè
Federico Caffè è stato un economista e professore universitario dal Dopoguerra fino agli anni'80. Le
sue teorie si basavano sull'importanza di uno Stato che si occupasse dei diritti e dell'assistenza dei
cittadini.
Il rifiuto di quello che lui ha teorizzato, attuato tramite una crescente logica economica liberista, può
essere quindi inteso come un parricidio che ha condotto ad un piatto conformismo e ha inferto un duro
colpo al concetto di communitas, intesa come garante del benessere sociale.
Dire il Vero
Come dimostrato anche dalla figura di Federico Caffè, dire il vero è una funzione fondamentale
dell'essere umano che, benché ponga il singolo a rischio di rottura, permette al soggetto di prendersi
cura di sé e svolge un ruolo prezioso per la comunità.
Al contrario della retorica quindi, secondo Foucault (2009), dire il vero mette a repentaglio il legame e
necessita di un patto con l'altro che accetti di sentire la verità.
Il rischio è però una società in cui si può dire tutto, la quale fa giungere i soggetti e la communitas
stessa all'oblio di sé.
Lo Psicoanalista e il Dire il Vero
All'interno della psicoanalisi, la quale ha permesso di determinare l'esistenza dell'inconscio e quindi di
una parte non direttamente accessibile al soggetto stesso, il concetto di dire il vero è di particolare
importanza in quanto spinge i terapeuti a pubblicare e a comunicare la propria esperienza personale e
professionale accettando il necessario prezzo di lasciare nell'oscurità qualcosa di non capito e di non
comunicabile, rappresentato dall'inconscio.
Per teorizzare occorre quindi il lutto di non poter descrivere precisamente la propria esperienza clinica
e l'angoscia dovuta dalla rottura delle condizioni ambientali da cui ci si attende calore e protezione.
Ma senza la tolleranza di questa angoscia il rischio è la paranoia e la creazione di un gruppo-nicchia
che è interessato non alla verità ma alla mera sopravvivenza.
Il lascito freudiano è quindi basato su una ricerca delle origini del dolore, ricerca non univoca né
trasparente, che può però condurre alla paura di trovarsi soli di fronte alla realtà e alla paura del
futuro.
8. IL FONDO NATURALE DELLA CULTURA
La Natura
In questo testo è stato proposto un discorso sulla cultura basato sulla polarità
atropofagia-sublimazione.
Va però anche fatto notare che Freud ha analizzato la lacerazione tra sessualità e sacro. In
quest'ottica la sessualità ha perso il suo significato di qualcosa che viene da altrove e che non è
possibile controllare. Bisogna quindi ricordare come le pulsioni, le quali tendono ad individualizzare
l'uomo, si basano comunque sempre su una base impersonale che unisce tutti gli esseri viventi.
Abbandonare il proprio essere natura porta gli umani a cadere in una perdita di fantasia e di desiderio,
e in un'interminabile coazione a ripetere in cui gli organi genitali sono svuotati del loro significato
sacro-creativo e divengono dei meri feticci.
La scissione tra uomo e natura, oltre a fornire una struttura illusoriamente protettiva e controllabile,
consegna però l'uomo alla paura. Ed è proprio la paura che può riavviare la ricerca di senso e
comunanza.
La Paura
La Paura rappresenta per Freud, sulla scia delle considerazioni di Hobbes, la produttrice del patto
sociale e della cultura. L'essere umano rimane comunque preda della paura inesorabile della morte
ed è in questo senso che la guerra e l'antropofagia rappresentano un tentativo patologico di
raggiungere l'immortalità. Sottomettendo l'altro, uccidendolo e incorporando l'oggetto si spera di
sfuggire alla morte.
Al di la di tutto però rimane sempre l'impotenza e la paura dell'uomo di fronte alla realtà.
Si giunge quindi al concetto di O di Bion, per cui l'essere umano per individuarsi deve appropriarsi
dell'impersonale spinta ad esistere e declinarla in motivazioni specifiche e personali. Per essere se
stesso quindi l'uomo deve affrontare ed in parte sottomettersi alla paura della natura.
La Comunità
La Comunità, nella teoria di Freud, richiede un sacrificio di sé e del proprio bagaglio intimo e
pulsionale in cambio di stabilità e sicurezza. Si possono però fare due obiezioni a questo:
- la sublimazione non inibisce la sessualità ma usa la sua energia per altri scopi;
- già alla nascita si ha un bagaglio culturale e biologico che spinge all'incontro con l'altro.
La messa in comune è quindi un movimento naturale, basato sulla condivisione delle fragilità e della
capacità di sublimazione e trasformative. Questo è evidente già nell'ambiente primario formato dalla
diade madre-bambino.
La comunità non è quindi qualcosa da cui si prende ma qualcosa a cui si da, e questo vale anche per
la comunità psicoanalitica.
Mentre la messa in comune difende dalla paura del vuoto, essa crea però nell'uomo la paura della
fusione e dell'assorbimento.
Il farsi della comunità ha quindi bisogno di un movimento emotivo che operi distinzioni, dia dei nomi e
inventi categorie ordinative ma che, contemporaneamente, sia in grado anche di scavalcare queste
classificazioni.
La vita della comunità è fatta quindi da questa convivenza tra movimenti di messa in comune e ricerca
di immunità, analogamente a come avviene la costruzione della cultura.
DIALOGO CONCLUSIVO TRA GLI AUTORI
G: importanza è stata data, nel discorso che si snoda tra antropofagia e sublimazione, al ruolo del
padre nel Complesso Edipico e come esso rappresenti la chiave che apre al futuro.
A: molta importanza è stata data anche alla funzione di autocura della sublimazione.
G: la descrizione della malattia di Freud ha ben chiarito questo aspetto, approfondito poi anche dalla
pubblicazione intesa, nelle teorie di Foucault, come condivisione.
A: si è però parlato poco del gruppo, nonostante sia un elemento centrale del discorso affrontato.
G: secondo Freud il destinatario della sublimazione è proprio il gruppo, in quanto questo processo
apre e amplia le strade della comunità.
A: la sublimazione per il gruppo rappresenta il concetto di gruppo di lavoro di Bion, senza il quale si
cade negli assunti di base. E' poi anche fondamentale il sentimento oceanico, inteso come il sentire
un destino comune degli uomini che li mette in relazione.
G: il gruppo deve sempre tendere al lavoro al fine di fondare la cultura e la communitas. Senza questo
si cade nel familismo amorale descritto da Marco Sarno che conduce ad una coazione senza pensiero
e a una visione del mondo satura.
A: importante è anche considerare la relazione tra sublimazione e Ideale dell'Io, senza la quale si
attiva un rimurginìo senza sbocchi, e le differenze dell'amore per il padre tra maschi e femmine.
G: la sublimazione inoltre va intesa come una tappa superiore dello sviluppo.
A: questo è sicuramente descrivibile come uno scritto freudiano imbevuto in lingua bioniana, dato che
questo è il nostro approccio per incamminarci verso un futuro possibile.
G: importante quindi in questo libro non è stato approfondire i concetti ma allargare le idee ed i
concetti per cogliere così i vari nessi con il funzionamento psichico e il divenire.