a catechismo

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a catechismo
Caro don Gianfranco
GIANFRANCO VENTURI
Inviate le vostre domande a:
Dossier Catechista, Elledici
10096 Leumann TO – [email protected]
I ragazzi che non vengono
a catechismo
Come interessare i ragazzi? Come ricuperare quelli che non vengono o abbiamo perso per strada? I compagni stessi possono essere nostri alleati, dice don Gianfranco.
Cara Carmela,
il desiderio che tutti i ragazzi, soprattutto quelli
di famiglie non praticanti, vengano al catechismo, fa parte di quella esigenza di annunciare il
Vangelo a tutti, una esigenza che trova la sua origine nel Battesimo ricevuto.
■ Non deve però meravigliarci l’insuccesso: ce lo
insegna la parabola del seme gettato nei vari terreni (Mt 13,1-23). Tu giustamente ti domandi co-
«Caro don Gianfranco. Ti
domando: che cosa fare
per i ragazzi che non vengono a catechismo? Noi
cerchiamo di coinvolgere le
famiglie dei ragazzi, ma incontriamo solo quelli che
mandano già i loro bambini a catechismo. E gli altri?» (Carmela, Caserta).
Dossier Catechista
I ragazzi sono cambiati, è più difficile entrare nei loro
interessi. Ma il compito del catechista è grande: stare
con loro e trasmettere la parola di vita.
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me fare perché questi terreni, a volte anche aridi,
accolgano la parola in modo da portare frutto.
ammesso ai sacramenti) possono determinare un
momentaneo successo, ma non portano a una
vera condivisione degli obiettivi.
■ Tutto si deve giocare sulle relazioni personali
tra il catechista e la famiglia interessata e sulla
presentazione delle motivazioni.
■ Il catechismo non vuole fare degli schiavi, ma
delle persone che liberamente e consapevolmente aderiscono al Vangelo e scoprono in Gesù il vero compagno di vita, il loro salvatore.
Un catechismo attraente
■ Tieni presente che il cuore di ogni uomo è sensibile ai grandi valori del bene, alla figura di Gesù, a quello che lui ha detto e fatto, anche se talora ci sembra di scontrarci con una certa inspiegabile chiusura.
■ Il catechismo ha dentro di sé una grande potenzialità e può risultare davvero attraente, cioè
è capace di attirare l’attenzione dei ragazzi, di
farsi desiderare.
■ Naturalmente non deve risultare come un’altra
ora di scuola, ma piuttosto un tempo e un luogo
dove si fa la gioiosa esperienza del divenire cristiani.
Capita spesso che i ragazzi stessi, frequentanti il catechismo, siano coloro
che fanno la pubblicità più efficace e
incisiva e suscitino nei loro compagni
il desiderio di far parte del loro gruppo
e della loro esperienza.
Annuncio di gioia
■ Davanti all’inutilità di ripetuti interventi si può
essere tentati di «lasciar stare». È il momento di
riaffermare la nostra fedeltà all’impegno che ci
siamo assunti obbedendo a una chiamata della
Come i pesciolini
I ragazzi primi missionari
■
Rimanere fedeli
«È un grosso sbaglio quello di credere che il fanciullo sia in tutto simile
all’adulto. Il fanciullo non impara come impariamo noi: non può sempre
fare quel che noi facciamo: una cosa che a noi piace molto, a lui non va
affatto e viceversa. Occorre conoscerlo, sapere quali sono i suoi gusti, le
sue possibilità per poterlo lavorare con intelligenza, adattargli i nostri insegnamenti e sollecitare la sua collaborazione. Un pescatore cui piacevano molto le fragole, andato al fiume, mise sull’amo un bel fragolone,
dicendo: “Piace a me, piacerà anche ai pesci!”. Ai pesci non piacevano
i fragoloni, ma i vermiciuoli che, invece, il pescatore non voleva neppure toccare. E così avvenne che i pesci tirarono diritto e il pescatore restò a bocca asciutta. Mettete al posto del pescatore il catechista, al posto dei pesci i fanciulli, e avrete un’idea di quel che succede quando il
catechista non si preoccupa di conoscere i gusti dei suoi ragazzi per
adattarsi al loro» (Giovanni Paolo I, Catechetica in briciole, San Paolo).
«L’annuncio cristiano è sempre orientato alla
gioia, pace, festa, sorriso, danza, luce, tenerezza, ottimismo, abbandono gaudioso... forse dovremmo alimentare meglio questa cultura della gioia e far capire, specialmente ai nostri ragazzi, che
tutte le vocazioni a cui dobbiamo rispondere sono funzionali a quella vocazione definitiva che porta il nome
di felicità. Dio è gioia, scrive un poeta; per questo ha
appeso il sole innanzi a casa sua» (Tonino Bello, Scrivo a voi... Lettere di un vescovo ai catechisti, EDB).
Chiesa a compiere questo servizio. Ricordiamo
quanto san Paolo scriveva al discepolo Timoteo:
«Annuncia la Parola, insisti al momento opportuno e non opportuno, ammonisci, rimprovera,
esorta con ogni magnanimità e insegnamento...,
sopporta le sofferenze, compi la tua opera di annunciatore del Vangelo, adempi il tuo ministero»
(2Tm 4,2.5).
■ A volte si tratta di coetanei appartenenti a famiglie non praticanti, oppure extracomunitarie
o appartenenti ad altre tradizioni religiose. Senza
saperlo, con la loro gioia di venire agli incontri di
catechismo, si fanno portatori del primo annuncio, diventando missionari.
Un luogo speciale di incontro
■ Penso che non ci sia bisogno che ti ricordi che
proprio in questi momenti c’è bisogno di fare come
Gesù che si ritirava a pregare. In questi momenti
ricorda davanti al Signore ciascuno di questi ragazzi, i loro genitori, quasi passandoli in rassegna
ogni giorno, soprattutto prima di parlare con loro;
da lui riceverai ispirazione per l’atteggiamento da
assumere, le parole da dire. In questo modo nei
tuoi interventi si percepirà qualcosa che non viene
solo da te, ma anche da Uno che ci vuol bene. Il
solo che ci può far entrare nel mistero della vita.
Don Gianfranco
Favorire le relazioni
■ I genitori di oggi si preoccupano di offrire ai loro figli la partecipazione a molte attività, sia ludico-sportive che culturali, riempiendo tutta la
loro giornata; il catechismo viene relegato all’ultimo posto e facilmente viene tralasciato. Interventi che hanno il sapore del ricatto (se manca a
un determinato numero di incontri non verrà
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