In Mali la guerra è davvero finita?

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In Mali la guerra è davvero finita?
il fatto, il commento
In Mali la guerra
è davvero finita?
L
Emilio Manfredi
Analista politico e
giornalista, ha lavorato
per International Crisis
Group, Human Rights
Watch e ha collaborato
con numerose testate
italiane e internazionali.
Vive in Africa da un
decennio, al momento
in Costa d’Avorio.
a passeggiata sotto scorta
di François Hollande a
Timbuctu il 2 febbraio
ha sancito la fine mediatica
della guerra in Mali. Tra le
notizie brevi, ora ci viene raccontato che le elezioni generali
si terranno il prossimo luglio, i
rifugiati e gli sfollati rientreranno presto, le Nazioni Unite si
prenderanno carico di guidare
la missione di pace, e benefattori internazionali aiuteranno il
Mali a ristrutturarsi e riformarsi.
La guerra è finita, e vinta. Dal
punto di vista mediatico, questo
è il messaggio. Sul terreno, le
cose sembrano meno sicure.
L’intervento militare, come previsto, ha saputo riprendere le
principali città del Nord, togliendole alle milizie «narcoislamiste», che hanno in gran
parte ripiegato - uomini e armi nelle campagne fuori dai centri
abitati e nelle regioni inaccessibili a Nord di Kidal, dove storicamente agiscono fuori da ogni
controllo e con la compiacenza
interessata degli Stati limitrofi.
Recuperate le città, senza però
aver saputo metterle in sicurezza, si è restituita unità e legalità
al Paese? No, perché non ve ne
sono i presupposti.
I problemi che l’intervento militare - sotto qualunque egida
- non può risolvere hanno a che
fare con i diritti, l’inclusione, la
politica e, soprattutto, la povertà associata alla corruzione. La
crisi politica in cui versa il Mali
va ben oltre il Nord. Le istanze
tuareg sono un problema irrisolto, come lo sono la potenziale diffusione dell’islam radicale
in Sahel (in tutta la fascia subsaheliana dell’Africa, dall’Eritrea
ai Paesi del Golfo di Guinea) e le connessioni criminali
tra questi autoproclamati «rappresentanti unici» della
fede islamica e varie holding criminali internazionali.
L’assenza di buon governo e la corruzione diffusa ai vertici dello Stato maliano, per anni indicato da tutti come
esempio democratico in Africa occidentale, restano una
ferita sanguinante che nessun intervento anti-islamista
può curare. La contemporanea moltiplicazione dei centri
di potere e l’islamizzazione del Sud sono state sottovalutate. Chiare connessioni esistevano tra gli uomini del
deposto presidente Amadou Toumani Touré e i rapitori
di ostaggi occidentali, narco-islamisti e nemici pubblici
dell’Occidente e della libertà. Quale legittimità ha e
avrà il nuovo governo maliano, se è vero che quello di
transizione esiste perché nato da un colpo di Stato e i
putschisti ancora giocano un ruolo centrale nelle dina-
Le istanze tuareg sono un problema irrisolto,
come lo sono la potenziale diffusione dell’islam
radicale nel Sahel e le connessioni criminali tra
questi autoproclamati «rappresentanti unici»
della fede islamica e varie holding criminali
miche del Paese?
I diritti dei popoli del Nord - non solo tuareg - sono stati
negati per decenni, e un processo radicale di integrazione tra la fascia saheliana di tradizione nomadica e quella
sub-saheliana sedentaria va messo in atto al più presto.
È altresì vero che, in una società tuareg divisa tra pochi
nobili guerrieri e una maggioranza di tribù vassalle, le
élite hanno utilizzato i «diritti» del proprio popolo per fare affari, coltivando ovunque amicizie compromettenti.
Quest’opportunismo è stato rapidamente compreso dagli
uomini forti di Bamako. Ha prodotto un mutuo consesso
di ruberie, impunità e corruzione, spesso effettuato nel
nome di una finta guerra tra nord e sud, a spese di chi
non ha saputo leggere al di là dei luoghi comuni.
La guerriglia islamista è già iniziata. Sconfiggerla tra
dune, grotte e frontiere a cavallo del deserto è impossibile. Ma le dinamiche militari non sono che i sintomi
evidenti del male profondo, assolutamente politico, che
attanaglia l’intera regione. Viene da chiedersi: François
Hollande, mentre passeggiava per Timbuctu onorato
come il nuovo presidente bianco del Mali, si è chiesto
cosa sarebbe successo dopo?
La Grande moschea
di Timbuctu.