Mandarini o Arance Canditi I “pecchi” di Catania
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Mandarini o Arance Canditi I “pecchi” di Catania
○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ Rubriche Sapori di Sicilia ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ Mandarini o Arance Canditi I canditi sono grandi protagonisti nella cucina dolce siciliana, non solo nella famosissima cassata e nei non meno celebri cannoli, conosciuti in tutto il mondo. Queste squisite prelibatezze fanno anche parte di nu- Ingredienti - 4 mandarini (o 2 arance) non trattati chimicamente - zucchero ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ merose altre ricette e le ritroviamo, per esempio, nei ripieni dei pasticcini, nel palermitano “gelo” di anguria, nella cassata gelata e nel gelato di torrone. Dopo l’avvento degli Arabi, fra le preparazioni medievali, rinascimentali, barocche e ottocentesche delle grandi famiglie siciliane dell’epoca, la frutta candita arricchiva, come contorno, persino gli arrosti di carni e polli. Nella cucina internazionale gli usi sono molteplici: dal famoso “riso all’imperatrice”, al popolarissimo “plum-cake”, ai vari “pudding” di derivazione anglosassone. In Sicilia, oltre a pere, albicocche e ciliegie, i veri capolavori sono gli agrumi e la famosa, unica, zucca candita che solo nell’isola si può gustare. La zucca candita, ricavata dalla zucchina verde lunga quando, alla fine dell’estate, raggiunge lo spessore tipico della massima maturazione, dev’essere trattata a lungo sotto i raggi del sole e non è tanto facile da reperire. La preparazione degli agrumi canditi a casa, invece, richiede un po’ di pazienza e non è poi tanto difficile. Il rito è piuttosto lungo ma, credetemi, il sacrificio... vale la fatica. Ecco la ricetta: Eleonora Consoli ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ Lavare i mandarini (o le arance), punzecchiarli qua e là con uno spillo, poi sbollentarli per due-tre minuti. Scolarli, pesarli e aggiungere pari peso di zucchero. Rimetterli in pentola e unire mezzo bicchiere di acqua. Portare a ebollizione e fare cuocere gli agrumi a fuoco moderato, per cinque minuti, rimescolando spesso. Versarli in un recipiente di coccio e lasciarli in infusione per ventiquattro ore. Trascorso questo tempo, rimetterli in una pentola, riportare a ebollizione e – sempre a fuoco moderato – farli cuocere per cinque minuti. Procedere allo stesso modo per sei-sette giorni, finché si sarà formato uno sciroppo piuttosto denso e gli agrumi avranno assunto un bel colore ambrato. Farli raffreddare, sistemarli in barattoli perfettamente puliti, cercando di coprirli con lo sciroppo, poi chiudere con il tappo. Si conservano per qualche mese. ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ Libri in Vetrina ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ razione, sia pure in modo più intenso, alla faccia della globalizzazione e dell’era di internet. Il “pecco” diventa anche esercitazione di fantasia e ironia per chi lo attribuisce. Privitera, dopo un intenso, capillare, certosino lavoro di ricerca durato anni e anni, ordina ed elenca identità virtuali e reali, ricostruendo uno spaccato della Catania di una volta, neanche troppo lontana, ma che riporta alla mente dei meno giovani volti, immagini, episodi divertenti ma anche melanconici, tratteggiati con criteri storici quasi scientifici dall’autore. C.G. ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ 48 Catania PROVINCIA Euromediterranea ○ ○ I “pecchi” di Catania Santo Privitera, giornalista e scrittore, appassionato di storia e tradizioni locali, scava nei ricordi e nella vita quotidiana per realizzare un originale testo sull’arte, tutta tipicamente catanese, del soprannome: “I pecchi di Catania” (Mare Nostrum edizioni). Soprannomi, divertenti o affettuosi, quasi sempre ridicoli, ma anche nomignoli, spesso taglienti, magari frutto di elaborazioni sulle caratteristiche fisiche o caratteriali della “vittima” o sintesi di maldicenze. I “pecchi”, appunto, che spesso diventano più identificativi dei veri dati anagrafici ufficiali, soprattutto nei piccoli centri o nei quartieri storici della città, dove l’anima popolare e paesana si tramanda di generazione in gene○ ○ ○ ○ ○