LETTERA DEL PADRE GENERALE PER IL SANTO NATALE 2013 Il

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LETTERA DEL PADRE GENERALE PER IL SANTO NATALE 2013 Il
LETTERA DEL PADRE GENERALE PER IL SANTO NATALE 2013
Il “Ravi”: l’incantato
Vi ricordate di Padre Vito Paglialonga? Era un grande amante dei
presepi e, venendo da Tolone (Francia), aveva con sé uno
spettacolare presepio provenzale. Quando era a Roma, me lo
regalò in un grande baule, dicendomi di prenderlo cura. Quando
arriva Natale vado a prendere il regalo di P. Vito per godermelo
come un bambino piccolo che, pieno di stupore, mi dispongo a
mettere in posizione i “santons”.
I santons provenzale sono delle statuine per il presepe, tipiche della
regione francese della Provenza (Francia sud-orientale) e la cui
tradizione, importata dall'Italia, risale alla fine del XVIII secolo.
Realizzati in argilla e dell'altezza che misura 18-20 cm,
i santons possono raffigurare non solo i personaggi strettamente
legati alla Natività, ma anche personaggi di vario genere
caratteristici della zona, come zingari, zampognari, ecc.
L’altro Natale, 2012, giunse nel mio ufficio un francese e gli mostrai
il presepe provenzale. Lui lo guardò e mi disse:” «Padre, nel vostro
Presepio mancava il “Ravi”. Io gli chiedo: “Ma cos’è il Ravi?” Lui mi
disse: ”Si tratta di un personaggio uscito dalla tradizione popolare
provenzale. Un poveraccio, apparentemente sempliciotto,
continuamente distratto, perché da per tutto trova motivo per
distrarsi, ammirare, estasiarsi, anche di fronte alle realtà più
insignificanti. Riesce a vedere il lato buono di ogni cosa, di ogni
persona. E scandisce il proprio itinerario con una serie incredibile di
« oh ».
L’altro giorno mi è stato recapitato un pacchetto proveniente dalla
Francia. Dentro, ammiccante, intatto, scortato da un biglietto del mio
amico francese da Tolone. “Ecco il vostro Ravi. Abbiamo provveduto
perciò a spedirvelo. Speriamo vi giunga intatto...»
E così, all’ingresso della grotta, ho sistemato, in prima fila, l’ultimo
arrivato.
«Le Ravi», ossia l’estasiato, il rapito, l’incantato. Quello che non ha
niente da portare, ma reca la cosa più importante: lo stupore. E la
sua bocca, le sue mani, esprimono proprio questo senso di
meraviglia ingenua di fronte all’evento più straordinario.
Quando arriva, un pò affannato, a visitare il Bambino appena nato,
con le mani vuote, subisce rimbrotti da parte di tutti. La sua
presenza dà fastidio.
Ma cito il racconto popolare:
«E l’Incantato alzava le braccia in alto dicendo:
- Mio Dio, com’è bello un uomo che era infelice e diventa felice. Mio
Dio, com’è bello un uomo che era fannullone e che è preso dalla
voglia di lavorare...
- Tu, Ravi, cominci a seccarmi.
- Se ti infastidisco, ti domando perdono.
- Oh, tu parli di lavoro e non hai mai fatto niente nella vita.
- Io ho guardato gli altri e li ho incoraggiati. Ho detto loro che erano
belli e che facevano delle belle cose.
- Ma non è che ti sia stancato molto... E non hai nemmeno portato
un regalo!
Ma la Santa Vergine gli disse:
- Non ascoltarli, Incantato. Tu sei stato posto sulla terra per
meravigliarti. Hai compiuto la tua missione, Rapito, e avrai una ricompensa. Il mondo sarà meraviglioso sinché ci saranno persone
come te capaci di meravigliarsi... ».
Ho collocato « le Ravi » al posto che gli spetta nel Presepio. Non
possiede nulla e non ha altro da offrire se non la propria presenza e
la propria stupefatta adorazione.
Senza questo tipo «distratto», il Presepio non funzionerebbe, perché
mancherebbe di un elemento essenziale.
Tutti con le mani colme di doni. E loro due adoperano le mani per
esprimere lo stupore. Mi pare possano ricordare qualcosa anche a
noi. Siamo ormai «disincantati» rispetto al miracolo. E dobbiamo
ritrovare l’incanto. Un «oh» di meraviglia può costituire
l’atteggiamento giusto di fronte al mistero che siamo chiamati a
rivivere.
Sarà bene farci accompagnare dai «Ravi» in questa riscoperta con
occhi nuovi di un avvenimento che ha per Protagonista un Bimbo in
cui la gloria divina risplende attraverso la povertà e la piccolezza.
La capacità di stupirci, di recuperare la semplicità dello sguardo di
fronte a un Dio che, con la sua venuta, dimostra di non essere
ancora stanco degli uomini, penso ci aiuterà anche a guardare il
mondo e le persone con occhi nuovi, ammirati, occhi di figli di Dio.
Auguri di un Buon Natale “incantato”
P. Francesco Petrillo
Rettore Generale OMD