Il bambino viziato della storia umana

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Il bambino viziato della storia umana
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GianluigiLonghi
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Gianluigi
Longhi,
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dell’I.C.O.E.,
Istituto economico di ricerca fiducia dei consumatori.
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ottobre 2012
Non fermiamoci mai a valutare
una situazione senza prendere
in considerazione tutto quello
che vi è stato prima e che ha
influito sul presente.
della vita. La conoscenza è
diffusa, trasferita, educata,
tramandata. La famiglia, le
unità-comunità familiari e
sociali, la scuola nella sua
accezione più ampia, i mezzi
di informazione, lo Stato e le
sue Istituzioni, le associazioni di volontariato, la chiesa,
sono solo alcune figure che
trasferiscono la conoscenza.
Nella famiglia, l’unità base, la
conoscenza avviene attraverso
due relazioni le quali, come
approccio metodologico sono
una il contrario dell’altra. Le
giovani generazioni acquisiscono la conoscenza mediante
il desiderio mimetico che si
manifesta nei comportamenti
con l’identificazione del modello di riferimento al quale
tendere. Il rapporto diventa
interattivo, il modello a sua
volta si manifesta. La manifestazione è percepita come
riconoscimento o mediante
la concessione o mediante il
principio di deferenza.
Il riconoscimento mediante
concessione è un comportamento umano basato sul
principio “do ut des”, concetto
utilitaristico tipico della società adulta usato nelle relazioni
legio e benessere ricevendo
in cambio attenzioni, amore,
benevolenza, in poche parole
un effimero appagamento del
proprio ruolo di genitore. Il
meccanismo instaurato a
livello infantile è recepito
come schema relazionale
fra la generazione oggi
bambino - ma domani
adulta - con la società.
Il riconoscimento
mediante il principio di deferenza, si
basa sull’assunto
che l’uomo sia un
animale sociale
e che alla base
dell’aggregazione
umana vi sia a livello
inconscio l’organizzazione e la gerarchia - non solo
- il ruolo gerarchico è percepito anche come sofferenza, il
sacrificio di oggi per il benessere del domani; si pensi ad
esempio alla favola di Fedro
della formica e della cicala.
Attualmente – nella società
occidentale - vi è la tendenza
di privilegiare la relazione
“riconoscimento mediante
concessione”. Che effetti
produrrà nello sviluppo della
La sovranità dell’individuo come ideale giuridico
paritetiche e negoziali. Questo comportamento molte volte
è usato dall’adulto anche nei
rapporti relazionali adultobambino, adulto-adolescente.
Si pensa così di realizzare
un perfetto livello educativo
nel volere il bene dei figli,
concedendo loro ogni privi-
società nel futuro ? Il filosofo
Ortega y Gassett nel suo libro
“La Ribellione delle Masse”
scritto nel 1930 aveva analizzato i comportamenti sociali,
le sue proiezioni futuristiche
si stanno concretizzando sotto
i nostri occhi. Ne citiamo alcuni passi. “Nel secolo XVIII
alcune minoranze scoprirono
che ogni individuo umano
per il solo fatto di nascere,
possedeva certi diritti politici
fondamentali, quelli che oggi
si chiamano i diritti dell’uomo
e del cittadino, che a rigore,
questi diritti comuni a tutti,
sono gli unici legittimi. Ogni
altro diritto legato a condizioni particolari era condannato
come privilegio. Questo fu
il teorema sviluppato poi nel
corso del XIX; nel XX secolo
si è andato a radicare non più
come ideale, ma come realtà,
non nelle leggi democratiche,
ma nell’io di ogni individuo,
qualunque siano le sue idee”.
“La sovranità dell’individuo
è divenuta idea o ideale giuridico, uno stato psicologico
costitutivo dell’uomo”.
Lo sviluppo della scienza e
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della tecnica e quindi conseguentemente un benessere
sempre più diffuso e articolato
ha ovviamente rafforzato questa concezione. “Vi è, infatti,
nell’uomo odierno un’impressione originaria e fondamentale che la vita è facile, senza
tragiche limitazioni, per cui
ogni individuo scopre in se
stesso una sensazione di dominio e di trionfo e questo lo
induce a esercitare un’azione
di predominio”. Questo individuo è definito dal filosofo
“l’uomo massa” il bambino
viziato della storia umana,
l’erede che si comporta da
erede. “Oggi l’eredità è la civiltà, la comodità, la sicurezza, in poche parole i vantaggi
che la scienza e la tecnica
hanno donato al mondo”.
“Ma questo stesso individuo
ignora quanto sia stato difficile inventare tutto questo,
non si rende conto ed è raro
che senta dei doveri, e questo
squilibrio falsifica e vizia la
percezione della vita. L’uomo
moderno vede lo stato, sa che
c’è perché gli assicura la vita,
ma non ha coscienza che lo
stato è una nazione umana
sostenuta da determinati
presupposti e virtù che ieri
vissero nel cuore degli uomini, ma che domani potrebbero
svanire” D’altra parte, l’uomo
massa vede e crede che lo sta-
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to gli appartenga. “Immaginiamo che nella vita pubblica
di un paese qualsiasi nasca
un problema, una difficoltà:
l’uomo massa pretenderà che
immediatamente se lo assuma
lo stato, che si incarichi esso
stesso di risolverlo”. “Questo
è il maggior pericolo che oggi
minaccia la civiltà: la statificazione della vita. Quando
la massa avverte l’incombere
di qualche sventura, subisce
la grande tentazione di questa
permanente e sicura possibilità di avere tutto senza
sforzo, né lotta, né dubbio,
né rischio; la massa dice a
se stessa lo stato sono io….
E questo è un clamoroso
errore”.
La politica oggi non riesce a
captare i grandi mutamenti
della nostra epoca: la sua
visione rimane legata al
particolare locale e al breve
periodo, alle scadenze elettorali, si stenta a prendere atto
che il mondo è cambiato. Il
modello relazionale rimane il
medesimo. Il politico insegue
e promette ed in alcuni casi
soddisfa i bisogni dell’uomo
massa attraverso il riconoscimento mediante concessione.
Ecco perché lo Stato Italiano
è così indebitato. W. Pareto
faceva osservare che l’economia non è una causa ma un
effetto. La causa va ricercata
La
politica
non
riesce
a captare i grandi
mutamenti
della nostra
epoca e la
sua visioone
rimane legata al locale
a monte, nei comportamenti
sociali umani.Esiste, infatti,
una forma pervasiva di permissivismo culturale derivante soprattutto dal sopravvento di nuovi e finti saperi.
Permissivismo culturale che,
accompagnato da una logica
dell’individualismo, della
deregulation, si traduce in
un profondo scetticismo nel
confronto del pensiero non
scientifico tecnico. Le nostre
azioni sono quindi valutate,
e noi stessi valutiamo, in
termini di schemi teorici,
strutturati come paradigmi tecnologici, scientifici,
economici numerari. Non
si mette più in discussione
il senso di questi paradigmi
né se ne verifica la validità.
E’ fondamentale cercare di
bypassare questi paradigmi e
individuare nell’analisi delle
relazioni comportamentali
le cause che hanno prodotto
l’effetto economico sociale.
Una variabile che incide nel
comportamento è l’effetto
demografico, non solo il dato
meramente numerico ma anche il condizionamento nella
società occidentale del pensiero e delle esigenze delle
due classi - una volta molto
marginali - oggi sempre più
preponderanti: i cosiddetti
“singles” e gli individui della
“ terza età. “ La popolazione
attuale italiana al netto dei
flussi migratori è pari a circa
cinquantasette milioni e il 25
% ha più di sessanta anni.
Le proiezioni demografiche
ISTAT stante queste premesse prevedono una popolazione italiana nel 2051 pari
a poco piu’ di quarantatré
milioni con una percentuale
del 42% di individui con più
di sessanta anni.
Studi empirici recenti hanno
evidenziato elementi comuni associati alla mancanza
delle nascite e quindi a un
basso indice di natalità: sono
emersi l’avversione alla guer-
ra, alla sofferenza, al ruolo
di genitori; la tolleranza alle
droghe e all’omosessualità,
il considerarsi cittadino del
mondo, la ricerca della rendita e del piacere. La società sta
mutando da un sistema unitario e gerarchicamente ordinato
a un numero sempre crescente
di sotto insiemi autonomi
indipendenti, provvisori e non
vincolanti. Questa rinuncia a
ogni punto di riferimento oggettivo rende tutto più insicuro e problematico. La classe
imprenditoriale del dopo
guerra è alquanto invecchiata, logora, consumata e nella
maggior parte dei casi ricca.
Le generazioni successive,
i cinquanta/quarantenni di
oggi, figli del baby boom sono
in buon numero “singles”,
la generazione a seguire, i
trentenni, ne stanno seguendo
l’esempio. Ma il passaggio
generazionale imprenditoriale,
cioè il passaggio del comando
dell’azienda si fa sempre più
arduo. Le vecchie generazioni
preferiscono vendere, le nuove
preferiscono vendere qualora
ereditino. Alla prima difficoltà la mancanza di punti di
riferimento quali la famiglia,
i propri figli, rende la visione del mondo, anche sotto il
profilo economico, precaria,
effimera, senza obiettivi e
mete: manca lo stimolo della
continuazione della specie e
di soffrire per essa. Quando
un gruppo sociale si accorge
di non poter più accrescere
la propria ricchezza si lascia
sempre dominare dal desiderio di conservarla. Si toglie,
infatti, la ricchezza dalle imprese e si investe in proprietà
immobiliari e terriere o nelle
rendite finanziarie, sperando
di mantenerla intatta per se e
per i propri discendenti. Ma
per quali discendenti? Forse
qui è la spiegazione della
decadenza economica di una
società: una società che non si
riproduce non è per definizio-
La ricostruzione nel dopoguerra
nati che si è assicurata il suo
futuro sul principio retributivo
– di per se iniquo perché non
parametrato ai versamenti contributivi effettivi – e
senza alcuna limitazione di
tetto, scaricandone il costo ai
lavoratori di oggi? è giusto ed
etico che un dirigente possa
prendere oggi –con lo Stato
sull’orlo della bancarotta- in
base ad una vecchia legge,
ne sostenibile. Nelle società
occidentali e in particolare in
Italia l’aumento della longevità ha comportato un innalzamento della spesa sociale
e sanitaria. Intere nazioni
occidentali cominceranno ad
assomigliare a “Stati Pensione”, scontato che vi sarà
un aggravamento del costo
sociale a carico dello Stato e
di conseguenza dei suoi citta-
I punti di riferimento sono anocra importanti
dini attivi. Chi pagherà questo
costo? Le nuove generazioni
già così esigue? L’impianto
fiscale e di prelievo attuale
prevede – infatti - che il costo
sia a carico della popolazione
attiva. Nel tempo, non potrà
durare, né potrà essere sufficiente. La classe dirigente già oggi gerontoiatrica - cerca
di mantenere i propri privilegi
di generazione che essa stessa
si è data negli ultimi quaranta
anni. Per ridare respiro a una
società in declino occorrono
scelte anche impopolari ma
lungimiranti quali ad esempio
la tassazione del risparmio,
appannaggio delle vecchie
classi generazionali - oggi
detentrici della ricchezza assoggettandolo ad aliquota
progressiva e contemporaneamente prevedere una politica
di veri incentivi e di agevolazioni ai giovani e alle famiglie, alla scuola, alla ricerca.
Che dire poi delle pensioni
percepite attualmente da
questa generazione di pensio-
Si
deve
dire
che le
condizioni un
tempo erano
oggettivamente diverse e molto
più favorevoli
per i giovani
una pensione d’oro, anche
di oltre 50.000 euro il mese,
quando la pensione sociale
è di 600 euro e non ci sono
risorse per sostenere seriamente il lavoro giovanile, la
famiglia, la ricerca, il nostro
sistema industriale ? Sfatiamo
quindi il mito del boom economico post seconda guerra
mondiale.
Allora lo Stato Italiano non
aveva debiti, la popolazione
era giovane ed in crescita e
condizionava positivamente
la domanda, la terza età ed i
suoi problemi di assistenza
e costo sociale era esigua.
L’economia era decollata per
la ricostruzione e la pressione
fiscale era inferiore al trenta
per cento rispetto al quarantasette odierno.
Le condizioni erano oggettivamente diverse e molto più favorevoli per i giovani; perché
nessuno lo dice ? e perché
quei giovani oggi anziani non
accettano di rinunciare ai loro
privilegi ? ■
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