Il bambino viziato della storia umana
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Il bambino viziato della storia umana
forum economia economia didiGianluigi GianluigiLonghi Longhi forum MANCA LA SOLITA FOTO DI LONGHI CON DIDA “senzacrisi crisi non sono “senza non ci ci sono sfi-sfide, senza sfide la vita è una de, senza sfide la vita è una routine, una lenta agonia. routine, una lenta agonia. Senzacrisi crisinon nonc’èc’è merito.” Senza merito. ” Gianluigi Longhi, presidente dell’I.C.O.E., Istituto economico di ricerca fiducia dei consumatori. Il bambino bambIno viziato vIzIato storIa umana della storia “Oggil’eredità l’eredità èè la la civiltà, civiltà,lalacomodità, comodità, “Oggi la sicurezza, sicurezza, in la in poche pocheparole parolei i vantaggi che vantaggi chela la scienza scienzae elalatecnica tecnicahanDa Da no donato al mondo”. “L’uomo massa“, hanno donato al mondo”. “L’uomo una una genegeneil bambino viziato della storia umana, massa“, il bambino viziato della storia razione razione ignora quanto stato sia stato umana, ignorasia quanto all’altra all’altra passalala passa difficile inventare inventare tutto nonnon si rendifficile tuttoquesto, questo, si conoscenza conoscenza delleidee idee delle de conto ed è ed raroè che dei doveri, rende conto rarosenta che senta dei e come anche come anche deivalori valori questo squilibrio e vizia la percedoveri, e questofalsifica squilibrio falsifica e dei zioneladella vita”. della vita”. vizia percezione 54 -- GIVA GIVA 66 L sviluppodidiuna una oosviluppo civiltàavviene avviene civiltà mediantetrasfetrasfemediante rimentodella dellacocorimento noscenzada dauna unagenerazione generazione noscenza all’altra,intendendo intendendoper peressa essa all’altra, nonsolo soloililsapere saperema maanche anchelele non idee,iivalori valorieel’etica l’eticasociale sociale idee, allabase basedei deicomportamenti, comportamenti, alla sostanzaquanto quantoLucrezio Lucrezio ininsostanza affermavanel nelDe DeRerum Rerum affermava Natura::iimortali mortalivivono vivonodidi Natura mutuiscambi scambieecome comecorcormutui ridorisisipassano passanolalafiaccola fiaccola ridori ottobre 2012 Non fermiamoci mai a valutare una situazione senza prendere in considerazione tutto quello che vi è stato prima e che ha influito sul presente. della vita. La conoscenza è diffusa, trasferita, educata, tramandata. La famiglia, le unità-comunità familiari e sociali, la scuola nella sua accezione più ampia, i mezzi di informazione, lo Stato e le sue Istituzioni, le associazioni di volontariato, la chiesa, sono solo alcune figure che trasferiscono la conoscenza. Nella famiglia, l’unità base, la conoscenza avviene attraverso due relazioni le quali, come approccio metodologico sono una il contrario dell’altra. Le giovani generazioni acquisiscono la conoscenza mediante il desiderio mimetico che si manifesta nei comportamenti con l’identificazione del modello di riferimento al quale tendere. Il rapporto diventa interattivo, il modello a sua volta si manifesta. La manifestazione è percepita come riconoscimento o mediante la concessione o mediante il principio di deferenza. Il riconoscimento mediante concessione è un comportamento umano basato sul principio “do ut des”, concetto utilitaristico tipico della società adulta usato nelle relazioni legio e benessere ricevendo in cambio attenzioni, amore, benevolenza, in poche parole un effimero appagamento del proprio ruolo di genitore. Il meccanismo instaurato a livello infantile è recepito come schema relazionale fra la generazione oggi bambino - ma domani adulta - con la società. Il riconoscimento mediante il principio di deferenza, si basa sull’assunto che l’uomo sia un animale sociale e che alla base dell’aggregazione umana vi sia a livello inconscio l’organizzazione e la gerarchia - non solo - il ruolo gerarchico è percepito anche come sofferenza, il sacrificio di oggi per il benessere del domani; si pensi ad esempio alla favola di Fedro della formica e della cicala. Attualmente – nella società occidentale - vi è la tendenza di privilegiare la relazione “riconoscimento mediante concessione”. Che effetti produrrà nello sviluppo della La sovranità dell’individuo come ideale giuridico paritetiche e negoziali. Questo comportamento molte volte è usato dall’adulto anche nei rapporti relazionali adultobambino, adulto-adolescente. Si pensa così di realizzare un perfetto livello educativo nel volere il bene dei figli, concedendo loro ogni privi- società nel futuro ? Il filosofo Ortega y Gassett nel suo libro “La Ribellione delle Masse” scritto nel 1930 aveva analizzato i comportamenti sociali, le sue proiezioni futuristiche si stanno concretizzando sotto i nostri occhi. Ne citiamo alcuni passi. “Nel secolo XVIII alcune minoranze scoprirono che ogni individuo umano per il solo fatto di nascere, possedeva certi diritti politici fondamentali, quelli che oggi si chiamano i diritti dell’uomo e del cittadino, che a rigore, questi diritti comuni a tutti, sono gli unici legittimi. Ogni altro diritto legato a condizioni particolari era condannato come privilegio. Questo fu il teorema sviluppato poi nel corso del XIX; nel XX secolo si è andato a radicare non più come ideale, ma come realtà, non nelle leggi democratiche, ma nell’io di ogni individuo, qualunque siano le sue idee”. “La sovranità dell’individuo è divenuta idea o ideale giuridico, uno stato psicologico costitutivo dell’uomo”. Lo sviluppo della scienza e GIVA - 67 forum economia della tecnica e quindi conseguentemente un benessere sempre più diffuso e articolato ha ovviamente rafforzato questa concezione. “Vi è, infatti, nell’uomo odierno un’impressione originaria e fondamentale che la vita è facile, senza tragiche limitazioni, per cui ogni individuo scopre in se stesso una sensazione di dominio e di trionfo e questo lo induce a esercitare un’azione di predominio”. Questo individuo è definito dal filosofo “l’uomo massa” il bambino viziato della storia umana, l’erede che si comporta da erede. “Oggi l’eredità è la civiltà, la comodità, la sicurezza, in poche parole i vantaggi che la scienza e la tecnica hanno donato al mondo”. “Ma questo stesso individuo ignora quanto sia stato difficile inventare tutto questo, non si rende conto ed è raro che senta dei doveri, e questo squilibrio falsifica e vizia la percezione della vita. L’uomo moderno vede lo stato, sa che c’è perché gli assicura la vita, ma non ha coscienza che lo stato è una nazione umana sostenuta da determinati presupposti e virtù che ieri vissero nel cuore degli uomini, ma che domani potrebbero svanire” D’altra parte, l’uomo massa vede e crede che lo sta- 68 - GIVA to gli appartenga. “Immaginiamo che nella vita pubblica di un paese qualsiasi nasca un problema, una difficoltà: l’uomo massa pretenderà che immediatamente se lo assuma lo stato, che si incarichi esso stesso di risolverlo”. “Questo è il maggior pericolo che oggi minaccia la civiltà: la statificazione della vita. Quando la massa avverte l’incombere di qualche sventura, subisce la grande tentazione di questa permanente e sicura possibilità di avere tutto senza sforzo, né lotta, né dubbio, né rischio; la massa dice a se stessa lo stato sono io…. E questo è un clamoroso errore”. La politica oggi non riesce a captare i grandi mutamenti della nostra epoca: la sua visione rimane legata al particolare locale e al breve periodo, alle scadenze elettorali, si stenta a prendere atto che il mondo è cambiato. Il modello relazionale rimane il medesimo. Il politico insegue e promette ed in alcuni casi soddisfa i bisogni dell’uomo massa attraverso il riconoscimento mediante concessione. Ecco perché lo Stato Italiano è così indebitato. W. Pareto faceva osservare che l’economia non è una causa ma un effetto. La causa va ricercata La politica non riesce a captare i grandi mutamenti della nostra epoca e la sua visioone rimane legata al locale a monte, nei comportamenti sociali umani.Esiste, infatti, una forma pervasiva di permissivismo culturale derivante soprattutto dal sopravvento di nuovi e finti saperi. Permissivismo culturale che, accompagnato da una logica dell’individualismo, della deregulation, si traduce in un profondo scetticismo nel confronto del pensiero non scientifico tecnico. Le nostre azioni sono quindi valutate, e noi stessi valutiamo, in termini di schemi teorici, strutturati come paradigmi tecnologici, scientifici, economici numerari. Non si mette più in discussione il senso di questi paradigmi né se ne verifica la validità. E’ fondamentale cercare di bypassare questi paradigmi e individuare nell’analisi delle relazioni comportamentali le cause che hanno prodotto l’effetto economico sociale. Una variabile che incide nel comportamento è l’effetto demografico, non solo il dato meramente numerico ma anche il condizionamento nella società occidentale del pensiero e delle esigenze delle due classi - una volta molto marginali - oggi sempre più preponderanti: i cosiddetti “singles” e gli individui della “ terza età. “ La popolazione attuale italiana al netto dei flussi migratori è pari a circa cinquantasette milioni e il 25 % ha più di sessanta anni. Le proiezioni demografiche ISTAT stante queste premesse prevedono una popolazione italiana nel 2051 pari a poco piu’ di quarantatré milioni con una percentuale del 42% di individui con più di sessanta anni. Studi empirici recenti hanno evidenziato elementi comuni associati alla mancanza delle nascite e quindi a un basso indice di natalità: sono emersi l’avversione alla guer- ra, alla sofferenza, al ruolo di genitori; la tolleranza alle droghe e all’omosessualità, il considerarsi cittadino del mondo, la ricerca della rendita e del piacere. La società sta mutando da un sistema unitario e gerarchicamente ordinato a un numero sempre crescente di sotto insiemi autonomi indipendenti, provvisori e non vincolanti. Questa rinuncia a ogni punto di riferimento oggettivo rende tutto più insicuro e problematico. La classe imprenditoriale del dopo guerra è alquanto invecchiata, logora, consumata e nella maggior parte dei casi ricca. Le generazioni successive, i cinquanta/quarantenni di oggi, figli del baby boom sono in buon numero “singles”, la generazione a seguire, i trentenni, ne stanno seguendo l’esempio. Ma il passaggio generazionale imprenditoriale, cioè il passaggio del comando dell’azienda si fa sempre più arduo. Le vecchie generazioni preferiscono vendere, le nuove preferiscono vendere qualora ereditino. Alla prima difficoltà la mancanza di punti di riferimento quali la famiglia, i propri figli, rende la visione del mondo, anche sotto il profilo economico, precaria, effimera, senza obiettivi e mete: manca lo stimolo della continuazione della specie e di soffrire per essa. Quando un gruppo sociale si accorge di non poter più accrescere la propria ricchezza si lascia sempre dominare dal desiderio di conservarla. Si toglie, infatti, la ricchezza dalle imprese e si investe in proprietà immobiliari e terriere o nelle rendite finanziarie, sperando di mantenerla intatta per se e per i propri discendenti. Ma per quali discendenti? Forse qui è la spiegazione della decadenza economica di una società: una società che non si riproduce non è per definizio- La ricostruzione nel dopoguerra nati che si è assicurata il suo futuro sul principio retributivo – di per se iniquo perché non parametrato ai versamenti contributivi effettivi – e senza alcuna limitazione di tetto, scaricandone il costo ai lavoratori di oggi? è giusto ed etico che un dirigente possa prendere oggi –con lo Stato sull’orlo della bancarotta- in base ad una vecchia legge, ne sostenibile. Nelle società occidentali e in particolare in Italia l’aumento della longevità ha comportato un innalzamento della spesa sociale e sanitaria. Intere nazioni occidentali cominceranno ad assomigliare a “Stati Pensione”, scontato che vi sarà un aggravamento del costo sociale a carico dello Stato e di conseguenza dei suoi citta- I punti di riferimento sono anocra importanti dini attivi. Chi pagherà questo costo? Le nuove generazioni già così esigue? L’impianto fiscale e di prelievo attuale prevede – infatti - che il costo sia a carico della popolazione attiva. Nel tempo, non potrà durare, né potrà essere sufficiente. La classe dirigente già oggi gerontoiatrica - cerca di mantenere i propri privilegi di generazione che essa stessa si è data negli ultimi quaranta anni. Per ridare respiro a una società in declino occorrono scelte anche impopolari ma lungimiranti quali ad esempio la tassazione del risparmio, appannaggio delle vecchie classi generazionali - oggi detentrici della ricchezza assoggettandolo ad aliquota progressiva e contemporaneamente prevedere una politica di veri incentivi e di agevolazioni ai giovani e alle famiglie, alla scuola, alla ricerca. Che dire poi delle pensioni percepite attualmente da questa generazione di pensio- Si deve dire che le condizioni un tempo erano oggettivamente diverse e molto più favorevoli per i giovani una pensione d’oro, anche di oltre 50.000 euro il mese, quando la pensione sociale è di 600 euro e non ci sono risorse per sostenere seriamente il lavoro giovanile, la famiglia, la ricerca, il nostro sistema industriale ? Sfatiamo quindi il mito del boom economico post seconda guerra mondiale. Allora lo Stato Italiano non aveva debiti, la popolazione era giovane ed in crescita e condizionava positivamente la domanda, la terza età ed i suoi problemi di assistenza e costo sociale era esigua. L’economia era decollata per la ricostruzione e la pressione fiscale era inferiore al trenta per cento rispetto al quarantasette odierno. Le condizioni erano oggettivamente diverse e molto più favorevoli per i giovani; perché nessuno lo dice ? e perché quei giovani oggi anziani non accettano di rinunciare ai loro privilegi ? ■ GIVA - 69