Civiltà, linguaggio e religione in Democrito

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Civiltà, linguaggio e religione in Democrito
Civiltà, linguaggio e religione in Democrito
Nell’atomismo troviamo alcune riflessioni sulla civiltà, sul linguaggio e sulla religione, che
manifestano da un lato un possibile influsso sofistico, e dall’altro il radicamento di Democrito nell’orizzonte della cultura del suo tempo.
Procedendo oltre il mito, il filosofo di Abdera si interroga sull’origine della civiltà, fornendo
una risposta per certi versi analoga a quella del sofista Protagora: inizialmente gli uomini
conducevano una vita senza leggi, come quella degli animali, ed erano in balìa dei fenomeni della natura. In un secondo tempo, spinti dall’utilità e «sotto la pressione del timore»
(frammento 5), cominciarono a riunirsi in società.
Nacque così il linguaggio, o meglio la pluralità degli idiomi, per effetto di una tacita convenzione mediante la quale gli uomini fecero corrispondere a un determinato oggetto un
determinato nome, il quale mutava a seconda dei popoli e delle civiltà. Con il linguaggio
sorsero le prime arti e le prime tecniche, grazie alle quali l’uomo potè proteggersi dalle fiere
e dagli elementi, costruendo le prime dimore fisse.
In questo contesto si colloca anche la nascita della religione, che per Democrito deriva dal
terrore e dallo sbigottimento degli uomini primitivi davanti alle forze della natura. In
balìa dei tuoni, dei lampi, dei fulmini, delle eclissi di sole ecc., i mortali credettero che di
tali fenomeni fossero causa gli dei, a cui offrirono voti e preghiere affinché non facessero
loro del male.
Queste teorie sulla civiltà, trascurate dalla storiografia tradizionale, risultano invece piuttosto importanti per i seguenti motivi:
a) rompono l’involucro mitico attraverso cui gli uomini avevano celato a se stessi l’origine
della civiltà;
b) fanno dell’uomo, delle sue tribolazioni e dei suoi sforzi il soggetto della storia, riconoscendolo al posto degli dei come artefice del proprio destino;
c) mostrano come la civiltà non sia il prodotto di una “decadenza” rispetto a una felice età
dell’oro, ma il risultato di una difficile “conquista” a partire da uno stato di ferinità e
disagio;
d) rispecchiano la concezione della storia come progresso propria della cultura ateniese del
V secolo a.C. e dei ceti attivi che la stimolarono e la sostennero.
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N. Abbagnano - G. Fornero
La nascita
della società
e del linguaggio
La religione