S iIsrawI i1 Iil ¶I1 O [Si I

Transcript

S iIsrawI i1 Iil ¶I1 O [Si I
FF
tIJøI1I
S iIsrawI i1 Iil ¶I1
D fli IXI III Vt 1JIIYJIJ I (SIS
Lucio De Giovanni
<<L'ERMA>> di BRETSCHNEIDER
O [Si I
Lucio De Giovanni
IS TITUZIONI
SCIENZA GIURIDICA CODICI
NEL MONDO TARDOANTICO
ALLE RADICI DI UNA NUOVA STORIA
<<L'ERMA>> di BRETSCHNEIDER
Lucro DE GrovArro
Istituzioni scienza giuridica codici
nel mondo tardoantico
A11e radici di una nuova storia
© Copyright 2007 by <<L'ERMA>> di BRETSCHNEIDER Via Cassiodoro, 19 —00193 Roma
Tutti i diritti riservati. E vietata la riproduzione
di testi ed illustrazioni senza ii permesso scritto dell'Editore
INDICE
p. IX
Premessa
I. LA TARDA ANTICHITA NELLA STORIOGRAFIA. ALCUNE
LINEE INTERPRETATIVE
1. Antiche e nuove prospettive di ricerca. - 2. La
storiografia giuridica. - 3. Obiettivi e limiti cronologici dell'indagine
>>
............................
II. UN SECOLO TORMENTATO TRA CONTINUITA E
ROTTURA
1. Commodo e la fine di un secolo 'lungo'. La
dinastia dei Seven. - 2. L'editto di Caracalla sulla cittadinanza. L'imperatore e l'ordinamento giuridico.
- 3. La scienza giuridica. - 4. Da Massimino ii Trace
a Filippo l'Arabo. - 5. Ii cristianesimo nell'impero:
la svolta dei teologi di Alessandria. - 6. L'età di Decio e Valeriano. Gallieno: un riformatore? - 7. Uomini dell'Illiria ai vertici del potere: una nuova unità
territoriale. - 8. L'epoca di Diocleziano: a) Le fonti;
b) Restaurazione e innovazione; c) La tetrarchia; d)
L'amministrazione civile: province e diocesi. Ii Senato; e) La riforma fiscale; f) La politica monetaria
e l'editto sui prezzi; g) I provvedimenti sui cristiani;
h) Ii commiato e lo sfaldarsi del sistema tetrarchico;
i) Altri giuristi: Arcadio Carisio e Ermogeniano; 1) I
codici Gregoriano e Ermogeniano; m) Le Pauli Sen>>
tentiae
..................................... III. Gii ANNI DELL'oNNlPoTENzA: STATO E CHIESA
1. Ii regno di Costantino: a) La 'chiesa cattolica'
come nuovo soggetto politico: la lettera a Anulino e
le immunità per i chienici; b) Ii paganesimo; c) Ii concilio di Nicea e il ruolo dell'imperatore nella Chiesa;
d) Intellettualità e superstitio; e) La moneta, il fisco,
le corporazioni; f) Tra Roma e Costantinopoli; g)
I nuovi burocrati. - 2. L'impero diviso tra i figli di
39
Costantino. - 3. Giuliano l'Apostata: la politica e la
legislazione. - 4. I Valentiniani a! potere: economia,
esercito, religione nelle testimonianze normative. - 5.
Teodosio I. Nasce l'impero confessionale: cattolici e
eretici. - 6. L'ordinamento giuridico: ii valore della
lex imperiale. - 7. Ii 'diritto privato romano-ellenico'
e ii problema dell'influenza cristiana. - 8. Nuove raccolte: Fragmenta Vaticana, Collatio Legum Mosaicarum et Romanarum, Tituli ex corpore Ulpiani. - 9.
Le tendenze nel diritto criminale: a) I reati, le pene;
b) La procedura. - 10. Aspetti del processo privato.
- 11. L'apparato burocratico: a) L'amministrazione
centrale: i funzionari; b) L'amministrazione periferica e i suoi organi dirigenti. I consigli municipali;
le assemblee provinciali. - 12. Il senato e le antiche
magistrature
p. 175
................................
IV. OCCIDENTE E ORIENTE
1. La separazione definitiva delle due partes impen L'Occidente e il sno contesto socio-economico.
- 2. Da Onorio a Valentiniano III. Un avvenimento
epocale: ii saccheggio di Roma del 410. - 3. Confusione delle norme e incertezza del diritto: una situazione drammatica. - 4. La 'legge delle citazioni'. - 5.
Ii Codice Teodosiano. - 6. La dissoluzione dell'impero d'Occidente. - 7. Romanità e mondo germanico.
- 8. Le leggi romano-barbariche: a) Edictum Theodorici; b) Lex Romana Burgundionum; c) Lex Romana Visigothorum; d) Codex Euricianus. - 9. Altre
compilazioni: a) Consultatio veteris cuiusdam iurisconsulti; b) Epitome Gai; c) Fragmenta Augustodunensia; d) Scholia Sinaitica
>> 319
.....................
TEMPO DI GIusTINIAN0. CoDi1IcAzIor E SCIENZA GIURIDICA TRA PASSATO F FUTURO
1. L'impero d'Oriente da Zenone a Giustino.
- 2. Le fonti per lo studio dell'età giustinianea. - 3.
Giustiniano e ii suo rapporto con Teodora. - 4. I collaboratoni del sovrano e la loro influenza sulla politica imperiale: a) I prefetti del pretorio: Giovarmi di
Cappadocia e Pietro Barsime. Alcune testimonianze
giuridiche; b) I questori: Triboniano. Giunilo e CoV.
IL
stantino; c) I comandanti militari: Belisario e Narsete. - 5. La concezione del potere imperiale. - 6.
Le controversie religiose: ii problema della dottrina
monofisita. - 7. La vicenda codificatoria tra religione
e diritto: ii primo Codex. - 8. Ii Digesto: a) Le Quinquaginta decisiones; b) La costituzione Deo auctore;
c) I metodi della codificazione; d) Le interpolazioni.
- 9. Le Istituzioni. - 10. La riforma degli studi giuridici. - 11. Il Codex repetitae praelectionis. - 12. Le
Novelle e le loro raccolte private. - 13. Le aporie
della compilazione. Attività codificatoria e interpretatio iuris
p. 383
..................................
Fonti .....................................
Autori ....................................
>> 479
>> 501
PREMESSA
Nell'ultimo trentennio, la ricerca sulla tarda antichità ha
avuto, come è ben noto, un'accelerazione impressionante.
Intere aree d'indagine sono state scoperte e indagate, nuovi
problemi sono venuti alla luce, categorie interpretative che
sembravano punti fermi della storiografia sono state ridiscusse o sovvertite; Si PUÔ ben dire che non v'è nessun segmento di quest'epoca che non sia stato profondamente rivisitato,
utilizzando tutte le tecniche che le scienze relative al mondo
antico propongono oggi all'attenzione dello studioso.
Questa grande stagione storiografica è stata certo resa
possibile daila consapevolezza, andata sempre piü maturando, che la tarda antichità ci ha trasmesso un enorme patrimonio di fonti e che in ogni campo, dalla letteratura laica alla
patristica, dali' archeologia all' epigrafia, alia numismatica,
dal diritto alia papirologia, è possibile ii confronto con documenti in precedenza trascurati o di cui, in qualche caso, si ha
appena una superficiale conoscenza.
Oggi, tuttavia, comincia a essere avvertita anche i'esigenza di una 'pausa di riflessione': dopo una produzione alluvionale, che ha coinvolto già almeno due generazioni di studiosi,
si sente ii bisogno di riconsiderare in modo critico ii cammino percorso e di meditare sulle future prospettive d'indagine, pur nel generale riconoscimento di quanto siano stati,
nel complesso, fecondi questi anni di ricerca. In occasione
di una tavola rotonda su Gli spazi del tardoantico svoltasi
a Capri nell'ottobre del 2000, i cui risultati sono poi apparsi
nell'annata 2004 della rivista Studi storici, Arnaldo Marcone,
dopo aver riconosciuto che <<molto, moltissimo abbiamo certamente imparato da questa stagione così felice di ricerche>>,
aggiunge significativamente che <<forse perô la stagione della
guerriglia è terminata e si avverte la necessità di rimettere ordine nelle terre conquistate>> (p. 31).
Queste esigenze sembrano trovare spazio soprattutto in
due direzioni, ovviamente diverse ma in qualche modo complementari: quella delle opere di sintesi sulla tarda antichità, che sono apparse proprio per dare sistemazione ai nuovi
orientamenti su tale epoca, quella dei dibattiti in occasione
dei convegni e degli incontri scientifici.
L' opportunità di tracciare un bilancio è tanto piü chiara in
quanto cominciano oggi a essere Sottoposti a revisione critica, da una parte ancora minoritaria, ma autorevole, della storiografia, gli stessi risultati che sembravano ormai acquisiti:
non solo infatti i temi della 'periodizzazione' e della 'modernità' del tardoantico continuano a essere discussi, ma dubbi si
manifestano intomo alla stessa negazione dell'idea gibboniana del 'declino' e della 'caduta' e all'affermarsi del concetto
di 'trasformazione', intomo al quale ha lavorato tanta parte
della ricerca tardoantichistica di questi ultimi anni: come già
altri hanno notato, non è forse casuale che Wolf Liebeschuetz
si sia Servito, nel titolo del suo libro sulla Roman City pubblicato a Oxford nel 2001, delle espressioni Decline and Fall;
piü di recente, in un volume che ha viSto la luce nel 2005,
ancora a Oxford, Bryan Ward-Perkins, nell'utilizzare pur egli
un titolo significativo, The Fall of Rome and the End of Civilization, ha preso nettamente le distanze dalla teSi della 'tra-
sformazione' e ha accentuato il 'modello discontinuista'.
In SinteSi, possiamo forse dire di essere alla vigilia di una
nuova svolta nelle indagini sulla tarda antichità, a testimonianza dell'eccezionale vigore che ancora caratterizza questa
fase di studi: come già accaduto per altre grandi questioni, il
dibattito sembra di nuovo riaprirsi proprio nel momento in
cui si riteneva che esso avesse raggiunto alcune mete in modo definitivo.
Tutto ciô non puô certo lasciare indifferente la storiografia giuridica, che, sia pure in modo meno intenSo e utilizzando le peculiarità della propria scienza, ha fomito anch'essa
contributi importanti sulla tarda antichità. L' <<immensa ncchezza>> dei testi giunidici come anche Ia <<grande difficoltà>>
XI
di interpretarli sono state di recente poste in rilievo nel corso
di un'altra importante tavola rotonda tenuta presso 1'Ecole
Française de Rome, i cui atti possono leggersi, sotto ii titolo
Antico e tardoantico oggi, nella Rivista storica italiana dell'anno 2002; ivi, molto significativamente, uno storico non
giusromanista come Claude Lepelley, riprendendo quanto già
denunciato da Andrea Giardina nel suo ormai ben noto saggio Esplosione di tardoantico, afferma: <<quando vedo certuni scrivere che il Digesto e i Codici non rivelano nulla sulle
strutture reali, ma soltanto le velleità o l'immaginario dei ginristi o dei legislatori, non posso impedirmi di pensare che una
tale riduttività è, per i suoi sostenitori, un modo ben comodo
di risparmiarsi lunghi studi>> (p. 370).
La ricerca storicogiuridica sul mondo tardoantico ha inteso soprattutto riportare alla luce il diritto di un'epoca che non
puô essere identificato solo con la compilazione di Giustiniano, ma che ha molte sfaccettature e presenta altre fonti di
grande rilievo. Anche in questo settore di studi sull'antichità
tarda, si pone il problema del rapporto tra continuità e cesura,
tra vetustas e innovatio (sono queste le espressioni utilizzate,
quasi trent'anni fa, da Amarelli per il titolo di un libro dedicato alla legislazione costantiniana), tra crisi e trasformazione e
si tende a privilegiare l'uno o l'altro momento a seconda dell'angolo visuale in cui ci si colloca; anche in questo settore
di studi, credo che occorra procedere in una direzione nella
quale i modelli della 'continuità' e della 'discontinuità' non
appaiano piU sempre rigidamente alternativi, ma in qualche
modo utilizzati come canoni ermeneutici l'uno accanto all'altro, nel tentativo di cogliere in modo piü efficace la complessità dei problemi che abbiamo di fronte.
In ogni caso, qualunque sia la posizione che si voglia assumere nei confronti di tali questioni, è innegabile che la stona giuridica tardoantica esprima temi di straordinaria novità:
basti pensare al passaggio dalla giurisprudenza ai codici, alla nascita di un'organizzazione burocratica, embrione di uno
stato, quale mai prima si era conosciuto nel mondo romano,
al nuovo valore della legge come lex generalis, al rapporto
tra questa legge del sovrano e quella di Dio; come anche, al
generarsi, durante il regno di Teodosio ii Grande, dell'impero
confessionale con la conseguente messa al bando dell'eretico e del dissidente, alla formazione del nucleo originario
del diritto canonico, alla legislazione in tema di rapporto Sta-
XII
to-Chiesa, che trova spazio per la prima Volta nel codice di
Teodosio II; infine, riflessione ultima ma non secondaria, al
grande incontro tra popoli cosl differenti per tradizioni e costumi che, alla caduta dell'impero d'Occidente, pone, anche
sul piano giuridico, problemi di particolare rilevanza.
Come è oltremodo chiaro, questi temi non sono aspetti
di una vicenda 'minore', ma strutture portanti e originarie di
una storia di lunga durata, che esplicherà tutta la sua forza nei
secoli successivi.
Ii mio libro affonda le proprie radici in tali aree tematiche, nel tentativo, da un lato, di fomime una prima sintesi e
di offrire un momento di riflessione dopo i molti studi a esse
dedicati, dall'altro, di inserire la storia delle fonti giuridiche
e delle istituzioni di questo tempo nel quadro delle vicende
politiche sociali economiche religiose; di qui l'idea di una
narrazione che, a mo' di racconto, seguisse gli avVenimenti secondo il criterio cronologico. I riferimenti bibliografici,
che in qualche nota possono apparire cospicui, sono in realtà
appena la traccia di un dibattito storiografico di straordinaria
ampiezza, che sarebbe stato impensabile seguire in tutte le
sue pieghe; in linea generale, sono citati soprattutto gli studi
recenti e piü direttamente utilizzati nella ricerca.
Come accade per ogni libro, chi lo legge giudichera Se, e
entro quali limiti, esso possa dirsi riuscito; sono, d'altra parte, pienamente consapevole che i lettori, i quali avranno la
pazienza di soffermarsi sulle mie pagine, saranno soprattutto
gli storici del diritto e coloro che sono interessati alle scienze dell'antichità. In ogni caso, mi auguro che pure i cultori
dell'esperienza giuridica contemporanea, non affatto esciusi
tra i possibili destinatari di questo libro, siano interessati a un
viaggio nel passato, alla ricerca della genesi di fenomeni che
hanno caratterizzato in modo determinante il mondo del dintto fino ai nostri giorni; e che anzi essi concordino con me sull'importanza che, soprattuuo nella formazione delle giovani
generazioni di giuristi, possa avere, in tempi che sembrano
dominati da un esasperato tednicismo, il 'senso della storia',
per affrontare in modo piü consapevole gli innumerevoli problemi che la modernità pone loro.
Ringrazio Andrea Giardina per l'immediata, cortese disponibilità con cui ha accolto la mia ricerca nella collana da
lui diretta. Dedico alla memoria di Jean Gaudemet, che volle
XIII
onorarmi della sua amicizia e incoraggiarmi fin dai miei primi passi; questo libro, evidentemente assai 'piccolo' rispetto
ai contributi che ii grande maestro della storiografia giuridica
donO alla comunità scientifica, vuole essere anche la pubblica testimonianza della mia gratitudine mantenutasi intatta nel
tempo.
a Napoli, nel maggio del 2007
LA TARDA ANTICHITA NELLA STORIOGRAFIA ALCUNE LINEE INTERPRETATIVE
1. Antiche e nuove prospettive di ricerca. - Tra ii 1885 e
ii 1886, Theodor Mommsen dedicava ai suoi studenti berlinesi un ciclo di lezioni sull'età tra Diocleziano e Alarico, che
completava i primi due, svolti negli anni immediatamente
precedenti, l'uno da Augusto a Vespasiano, l'altro da Vespasiano a Diocleziano1.
Ii grande storico, nel riferirsi all'età che incomincia con
Diocleziano - imperatore verso ii quale egli pur nutriva stima
'A distanza di quasi un secolo, nel 1980, tali lezioni, di cui si era persa
ogni traccia, sono state ritrovate, in un manoscritto che ne aveva conservato
fedele memoria, presso un antiquario di Norimberga: si è trattato di una
scoperta fortuita quanto preziosa, perché essa ha contribuito a illuminare
ii pensiero di Mommsen relativo alla storia imperiale romana, che egli,
come e noto, non aveva svolto nella Rbmische Geschichte. Questa scoperta
e avvenuta per merito di Alexander Demandt, ii quale e risalito anche agli
autori del manoscritto: Paul Hensel, professore di filosofia a Erlangen, e sun
padre, Sebastian, entrambi ammiratori di Mommsen, di cui avevano Seguito
le lezioni a Berlino. Per i particolari del ritrovamento e per la sua grande importanza, cfr. A. DEMANDT, Theodor Mommsen, i Cesari e Ia decadenza di
Roma con una prefazione di Carl Nylander, un'introduzione di Karl Christ
e una bin-hi bliografia dell'autore, Roma 1995, 21 ss. Nd 1991, a Berlino,
lo stesso Demandt ha ritrovato anche un breve autografo di Mommsen, noto
come Akademie-Fragment zur Kaisergeschichte - oggi conServato neIl'Archivio dell'Accademia delle Scienze di Berlino -, relativo all'età di Cesare
e Pompeo, che, con ogni probabilità, costituiva I'introduzione al IV volume,
mai pubblicato, della Rdmische Geschichte sull'impero. Avendo come fonti
per molti aspetti della sua politica - affermava: <<L'epoca di
Diocleziano reca ii marchio della decadenza e non suscita Ia
nostra simpatia>>2.
Questo lapidario giudizio di Mommsen esprime in maniera molto efficace ii comune sentire degli studiosi, appena
ancora qualche decermio fa, intomo a quel periodo - <<una
delle epoche piü complesse della storia dell'antichità>> 3 - che
oggi siamo soliti individuare con l'espressione 'tardoantico'4.
Ii giudizio di Mommsen coglieva soprattutto due aspetti nei
quali sembravano riconoscersi storici di ogni tendenza: la
periodizzazione, che faceva cominciare questa eta in modo
proprio i materiali di tali ritrovamenti, Alexander Demandt e sua moglie
Barbara hanno cercato di approntare un testo da cui risultassero leggibili le
lezioni di Mommsen sulla storia imperiale: di qui il libro Tn. MOMMSEN, Römische Kaisergeschicthe: nach den Vorlesungs-Mitschriften von Sebastian
und Paul Hensel 1882/1886. Herausgegeben von Barbara und Alexander
Demandt, Munchen 1992. So tale opera cfr. le osservazioni di A. MARCONE,
inRivista storica italiana 109 (1997), 628 ss.
Sulle motivazioni che spinsero Mommsen a non pubblicare ii IV volume della Romische Geschichte e sull'ampio dibattito nato nella storiografia
intorno a tale questione, cfr. DEMANDT, Theodor Mommsen Cit., 22 ss.; S.
REBENICH, Otto Seeck, Theodor Monimsen und die "Romische Geschichte",
in P. KNEISSEL, V. LOSEMANN (Hrsg.), Imperium Romanum. Studien zur Geschichte und Rezeption. Festschrft für Karl Christ zum 75. Geburtstag,
Stuttgart 1998, 582 ss.; A. GIARDINA, Una nota su Theodor Monimsen, Cassiodoro e Ia decadenza, in Studi romani 53 (2005), 629 ss.
2
Cfr. MOMMSEN, Römische Kaisergeschichte cit., 429: <<Diocletians Zeit
tragt den Stempel des Verfalls an sich und beruhrt niCht sympathischn.
Cosi K. Ci-ixisr, in DEMANDT, Theodor Momnisen cit., 15.
Tale espressione, ai nostri giomi di uso comune tra gli studiosi, fu
in realtà Coniata per la prima volta, verso la fine del XIX seColo, da uno
storiCo dell'arte, Alois Riegl, in una introduzionea un Catalogo di tessuti:
cfr. A. RIEGL, Die agyptische Textilfunde im K. K. Osterreichischen Museum.
Ailgemeine Charakteristik und Katalog, in Mitteilungen des Osterreichischen Museum für Kunst und Industrie 2 (1889), XV ss. e, suCcessivamente, dello stesso a., Die spätrdmischen Kunstindustrie nach den Funden
in Osterreich-Ungarn dargestellt, I, Wien 1901 (seConda ed. Spatrömische
Kunstindustrie, Wien 1927): Riegi, avendo come punto di riferimento l'età
Che prende le mosse da quella costantimana, ne poneva in rilievo le originali
caratteristiche delI'arte, Che Si stacCavano in modo evidente dalla tradizione Classica e preannunciavano una nuova fase. Sull'opera di Riegl, Cfr., di
reCente, M. GHILARDI, Alle origini del dibattito sulla nascita dell'arte tardoantica. Riflessi nella critica italiana, in Mediterraneo antico 5 (2002),
117 ss.; J. H. W. G. LIEBESCHUETZ, The Birth of Late Antiquity, in Antiquité
tardive 12 (2004), 254-55 (questo saggio è ora ripubbliCato nella raCColta
pressoché unanime da Diocleziano, ii concetto di decadenza,
che sembrava inevitabilmente pervadere un'epoca che sfociava nella caduta di Roma attraverso un susseguirsi di vicende, alle quali si dava anche ii nome, con un'espressione in
qualche modo dispregiativa, di 'basso impero'5.
Eppure l'interesse di una ricerca sulla tarda antichità non
sfuggiva certo ai grandi studiosi del passato, a cominciare
dallo stesso Mommsen, ii quale, alla fine della sua esistenza, confidava ad alcuni intimi amici del mondo accademico
che, se avesse potuto avere una nuova vita, l'avrebbe dedicata all'indagine sul tardoantico 6 . Del resto, per restare ancora
all'esempio cosI significativo dell'avventura scientifica di
Mommsen, è noto che egli, quando ebbe occasione di farlo, si rese promotore di indagini sulla tarda antichità; egli
stesso provvide a nuove edizioni di fonti fondamentali, tra
cui quelle giuridiche del Codice Teodosiano e del Digesto
di Giustiniano, e incoraggiO, con la propria autorevolezza,
altri studiosi a occuparsi di testi particolarmente significativi o della raccolta degli scritti dei Padri della Chiesa, di cui
di scritti dello stesso a. Decline and Change in Late Antiquity. Religion,
Barbarians and their Historiography, Aldershot 2006, no XV). Sul termine
'tardoantico', cfr. A. Hauss, Antike und Spatantike, in J. KUNISCH (Hrsg.),
Spbtzeit. Studien zu den Problem eines historischen Epochenbegriffs, Berlin
1990, 27 ss. = in Gesammelte Schriften, II, Stuttgart 1995, 1375-1438; A.
GIARDINA, Esplosione di tardoantico, in G. MAzzou, F. GASTI (a cura di),
Prospettive sul Tardoantico. Atti del Convegno di Pavia (2 7-28 novembre
1997), Como 1999, 9 ss. = in Studi Storici 40 (1999), 157 ss. (che cito).
< Questo termine nasce nel '700, a opera di CH. LEBEAIJ, che pubblicb
a Parigi, a far data dal 1757, una storia in pib volumi che incomincia dall'età costantiniana, Ia Histoire du Bas-Empire commen cant a Constantin le
Grand. Ii passaggio <<du 'Bas-Empire' a 1' 'antiquité tardive'v, nel dibattito
storiografico, e delineato con efficacia da J.-M. CARRIE, in J.-M. CARRIE,
A. ROUSSELLE, L'Empire romain en mutation: des Séverès a Constantin,
192-33 7, Paris 1999, 9 ss., ii quale afferma: <<Ce n'btait pas une simple
querelle de mots: ii fallait libérer la période de ces connotations pejoratives
qui perpétuaient le discredit pesant sur elle ... Aujourd'hui, on peut dire
que 1'Antiquité tardive a définitivement acquis droit de cite; non seulement
l'expression, mais aussi la tranche chronologique qu'elle désigne et qu'elle
aide a rbhabi1iter> (p. 11); cfr. anche A. CHASTAGNOL, L' evolution politique,
sociale et e'conomique du monde romain de Dioclétien a Julien. La mise en
place du régime du Bas-Empire (284-363), Paris 1985 2, 7 ss.
6 Mommsen espresse questa sua aspirazione a W. Ramsay e a L. Duchesne: cfr. B. CROKE, Theodor Mommsen and the Later Roman Empire, in
Chiron 20 (1990), 159 ss.
Mornmsen sempre rimarcô l'importanza per la ricerca sulla
storia imperiale romana7.
A mio modo di vedere, ciô che ha impedito agli storici,
anche se grandi, tra la fine dell'Ottocento e la prima metà del
Novecento, un approccio piü sistematico al tardoantico non
sono state tanto una valutazione negativa di tale periodo quanto piuttosto le particolari situazioni culturali delle epoche in cui
scrivevano e la loro difficoltà ad accettare l'idea di una ricerca interdisciplinare, la sola in grado di scandagliare un'epoca
dai risvolti molto sfaccettati e alla quale non si puô guardare
se non da molteplici angoli visuali. Del resto, pur senza voler
approfondire un discorso che ci porterebbe molto lontano dal
nostro tema specifico, occorre almeno ricordare che la piena
consapevolezza della necessità di una collaborazione tra studiosi di diversa provenienza sembra essere avvertita solo nel
corso degli anni '70 del Novecento, soprattutto dopo che la
grande stagione delle Annales aveva dispiegato la sua forza
persuasiva intomo alla necessità di una 'storia totale' e i rivolgimenti del '68 avevano fatto crollare barriere troppo rigide
anche all'intemo del mondo accademico8. Non è certo un caso
che è proprio a partire da questi anni che possiamo collocare
la data di nascita della rinnovata ricerca sulla tarda antichità,
Cfr., nei dettagli, CROKE, Theodor Mommsen cit., 160 ss. La straordinaria importanza della storia della Chiesa ai fini della conoscenza dell'impero romano fu molto avvertita da Mommsen, come è dimostrato, tra I'altro,
da un episodio raccontato da Gabrio Lombardi nel suo saggio L'emergere
deli' ordinamento giuridico delta Chiesa nel contesto sociale del mondo romano, in Studia et documenta historiae et iuris 44 (1978), 1: <<Valentino
Capocci mi diceva che un vecchio amico gli aveva riferito di avere avuto
un giomo da Teodoro Mommsen - presso 1'Istituto germanico qui in Roma
- questa confidenza: che egli - Mommsen - cosI nella trattazione della
'storia romana', come nella trattazione del 'diritto pubblico romano', si era
arrestato alle soglie delI'impero, perchh le vicende dell'impero erano cosI
strettamente legate alle vicende della chiesa, che non potevano aifrontarsi
seriamente senza conoscere a fondo la storia della Chiesa: ed egli - Mommsen - non Ia conosceva abbastanza>>. Cfr. anche CHRIST, in DEMANDT,
Theodor Mommsen cit., 12: <<Inoltre, fin dall'inizio, Mommsen considerh
le sue scarse conoscenze, come egli le riteneva, della storia del primo Cristianesimo e della letteratura ellenistico-romana realisticamente come degli
ostacoli che gli si opponevano per una descrizione del Principato>>.
8
Molto significativo mi appare oggi, a distanza di oltre trentacinque
anni, quanto un giusromanista particolarmente autorevole, Antonio Guarino, andava scrivendo nel 1971, in un 'redazionale' della rivista da lui diret-
destinata a divenire, come è stato detto di recente, <<l'evento
storiografico piü rilevante degli ultimi decenni>>9.
Le ragioni di questo straordinario interesse possono es-
ta: <<Fatte le debite eccezioni, noi romanisti non conosciamo adeguatamente
la storia di Roma e dell'antichità. Conosciamo qualche trattato, qualche
monografia, qualche problema, ma siamo (sempre salvo eccezioni) poco
al di sopra del modesto livello del 'sentito dire', né molto ci è importato,
finora, di essere diversi. Ci comportiamo, se è lecita la citazione profana,
come quell'imperturbabile e fiemmatico personaggio di Jules Verne, il signor Phileas Fogg, che faceva per scommessa ii giro del mondo in ottanta
giomi: 'Quanto a visitare la città non ci pensô neppure, essendo di quella
specie di inglesi che fanno visitare dal loro domestico i paesi che attraversano'. La stessa cosa, del resto, che succede all'inverso a certi studiosi della
storia cosI detta politica, e della letteratura, della filosofia, dell'arte, i quali,
rivolgendosi ai libri di noi romanisti (quando vi si rivolgono) con l'animo di chi consulta frettolosamente il 'Baedeker', cascano le molte volte
in ingenuinità di diritto che ci fanno sorridere. Come superare l'empasse?
Escluso che ognuno possa, salvo casi eccezionalissimi, svolgere ii lavoro
di tutti, l'unica soluzione è quella, già da tempo propugnata, della collaborazione tra gli studiosi dell'antichità romana>> (A. GIJARINO, in Labeo 17
[1971], 270).
CosI GIARDINA, Esplosione di tardoantico cit., 164, che opportunamente ricorda (pp. 157 ss.) le figure di due grandi storici, Santo Mazzarino
e André Piganiol, i quali, pur nelle loro differenti impostazioni, sono da
considerarsi precursori, negli anni '40 e '50 del Novecento, della ricerca
sul tardoantico. Sul tema cfr. anche A. CAMERON, The Later Roman Empire,
London 1993, che cito nella tr. it. Ii tardo impero romano, Bologna 1995,
9, la quale pone in rilievo, tra le opere in lingua inglese, quelle di A. H. M.
JONES (The Later Roman Empire) del 1964 e diP. BROWN (The World of Late
Antiquity) del 1971 che, in modo particolare, hanno contribuito a cambiare
la prospettiva di ricerca sul mondo tardoantico; cfr. lo stesso P. BROWN, nel
dibattito The World of Late Antiquity Revisited, in Symbolae Osloenses 72
(1997), 5 ss., con significativi cenni autobiografici relativi allo sfondo culturale in cui maturano i suoi interessi per la tarda antichità.
Ancora molti potrebbero essere gli studi da ricordare nei van campi d'indagine; basti pensare all'infiuenza che ha avuto sulla successiva ricerca intorno ai rapporti paganesimo-cristianesimo nella tarda antichità il volume di
A. MOMIGLIANO (ed), The Conflict between Paganism and Christianity in the
Fourth Century, Oxford 1963, nd quale Momigliano raccoglie le relazioni
tenute da van studiosi in un ciclo di conferenze da lui organizzato a Londra nd 1959: per una rilettura di tale volume, cfr. A. FRASCHETrI, Trent'anni
dopo: ii conflitto tra paganesimo e cristianesimo, in F. E. CONsOLmO (a cura
di), Pagani e cristiani da Giuliano l'Apostata al sacco di Roma. Atti del Convegno internazionale di studi (Rende, 12/13 Novembre 1993), Cosenza 1995,
5 ss.; o, per cib che conceme la storia economica e sociale, il libro di L. RuG-
sere molteplici e come tali sono state spiegate'°. Soprattutto
ciô che appare oggi attrarre la maggior paste degli studiosi è
la supposta 'modernità' dell'epoca tardoantica, che andrebbe
ricercata in van aspetti della società, della cultura, delle isti-
non, Economia e societd nell' "Italia annonaria". Rapportifra agricoltura e
commercio dal IV al VI secolo d. C., Milano 1961: come Ia stessa a. ricorda
nel suo articoloPlinio Fraccaro e ii Tardoantico, inAthenaeum 89(2001), 41
ss., fu Plinio Fraccaro, ii grande studioso della Roma repubblicana, a incoraggiarla a questa indagine nella convinzione che, anche per l'epoca tardoantica,
fosse necessario studiare una pluralità di mondi e di realtà locali che, pur conservando una loro autonomia, erano legati gli uni agli altri da rapporti assai
intensi di intreccio e di interdipendenza.
Alle opere di H. PIRENNE (Mahomet et Charlemagne, Paris 19372) e di
0. SPENGLER (Der Untergang des Abenlandes. Umrisse einer Morphologie
der Weltgeschichte, München 1923), come premesse per una nuova collocazione della tarda antichità, fa riferimento A. MARCONE, La Tarda Antichith
e le sue periodizzazioni, in Rivista storica italiana 112 (2000), 326 ss., ivi
ulteriori ragguagli bibliografici: l'a. scrive a proposito del vol. XIII della
nuova edizione della Cambridge Ancient Histoiy, A. CAMERON, P. GARNSEY
(eds.), The Late Empire, A. D. 337-425, Cambridge 1998.
'°Efficaci sono, a questo proposito, le parole pronunciate da A. Garzya,
inaugurando il primo convegno dell'Associazione di Studi Tardoantichi:
<<Sara l'avvicendarsi come fisiologico delle prospettive storiografiche che si
e verificato da sempre; sara un bisogno istintivo di guardare a fondo, oggi,
in un'età che fu anch'essa di conflitti e di rivolgimenti radicali; di culture, di
lingue, di religioni, di forme letterarie e artistiche, di tradizioni giuridiche;
sara anche il sottile fascino che su un'epoca come la nostra esercitano per
una sorta d'affinità elettiva i grandi tramonti della storia, quello ad esempio,
dell'Austriafelix, o ogni periodo di transizione, anche se concetti come questi di tramonto e di transizione si POSSOnO solo in parte applicare al Tardo
antico. Quale che ne siano le cause, certo si b che l'attuale avanzamento degli studi sulla Spatantike è senz'altro impressionante>> (A. GARZYA, Indirizzo
inaugurale, in A. GARZYA [a cura di], Metodologie della ricerca sulla Tarda
Antichitd. Atti del primo convegno dell'Associazione di Studi Tardoantichi,
Napoli 1989, 5). Di recente, invece, in sun saggio dedicato alla riflessione
sul seminario caprese Gli <spazi> del tardoantico prima ricordato, A. Gi.itDINA, Tardoantico: appunti sul dibattito attuale, in Studi storici 45 (2004),
46, ritiene che <<il successo del tardoantico e dovuto in larga parte al suo
essere un concetto 'politicamente corretto', che abolisce le gerarchie tra le
culture e favorisce l'efficacia creativa della mescolanza etnica. La correttezza politica del tardoantico ha offerto inoltre l'opportunità di un approccio
'progressista', ma apparentemente poco ideologico, all'indagine sulla tarda
antichità>>. Sul tema, tra gli altri, cfr. anche A. CAMERON, The 'Long' Late
Antiquity: a Late Twentieth-Century Model, in T. P. WISEMAN (ed.), Classics
in Progress. Essays on Ancient Greece and Rome, Oxford 2002, 165 ss., e
specie 179 ss., con una particolare attenzione alla storiografia ingleSe.