tema_no al cyber

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 CLASSE 1BA ITAG ​
IL TAGLIAMENTO​
SPILIMBERGO (PN) NO AL CYBER­BULLISMO Voglio premettere che nel nostro Istituto è stato realizzato un incontro con un dipendente della società ​
Samsung ​
durante il quale si sono chiariti e approfonditi i principali aspetti riguardanti la tematica del cyber­bullismo. Ci sono stati spiegati in particolar modo i diversi tipi di cyber­bullismo, che possono essere attuati su una persona che è vittima di questi atti. Le tipologie di ​
prepotenza virtuale sono in particolare tre: gli insulti (e in casi estremi anche l’istigazione al suicidio) per via digitale (mail, messaggi, social network e via dicendo); l’utilizzo di foto e video personali con lo scopo di deridere la persona ritratta, che sarà poi la vittima dell’atto stesso; il riprendere gli stessi atti di bullismo, per poi postarli in rete e condividerli. “LEONI SULLA TASTIERA, SENZA CORAGGIO NELLA VITA VERA”. Questa frase è una citazione anonima trovata su internet, che molte persone non capiscono, ma dalla quale si può dedurre cosa porti al cyber­bullismo nella società attuale: la mancanza di una comunicazione diretta e positiva tra la maggior parte dei ragazzi d’oggi. La vittima. Le persone vittime del cyber­bullismo, dopo aver subito degli insulti per via digitale, tendono a deprimersi e ad avere una vita sociale sempre meno attiva. Solitamente non ne parlano con nessuno. Le persone che vengono prese di mira generalmente sono adolescenti, che sovente vengono esclusi dalla società, perché non sono come gli altri, sono diversi: e ai ragazzi di oggi la diversità non piace affatto. Il bullo. La tecnologia viene vista dai cyber­bulli come una garanzia di anonimato e quindi di sicurezza perché, secondo la loro logica, non serve più guardare in faccia la propria vittima, basta una tastiera e un contatto digitale con lo sfortunato in questione. Insulto dopo insulto, il cyber­bullo si sente sempre più potente e non prova alcun rimorso, mentre la vittima soffre (spesso in silenzio) non avendo la forza, né il coraggio di ribellarsi. Nel caso del bullo che causa lesioni fisiche alla vittima, l’atto di riprendere e condividere la scena diventa un atto di cyber­bullismo. Spesso il bullo/cyber­bullo è a sua volta “vittima” di pressioni da parte della famiglia o di altri avvenimenti, per certi versi traumatici, che lo hanno indotto a riversare il suo malessere su persone più deboli che non hanno modo di ribellarsi. Per prevenire queste prepotenze digitali si potrebbe evitare di caricare sul web materiale dal quale le persone possano trarne un secondo fine e fare attenzione alle azioni che si compiono in pubblico, onde evitare che qualcuno possa utilizzare il pretesto che la persona in questione abbia fatto determinate cose per poi burlarla. C’è poi chi viene insultato solamente perché “non ha un ruolo nella società”, il quale, per far cessare tutte le cattiverie che subisce, potrebbe rivolgersi a qualcuno in cerca di un aiuto se non altro morale e psicologico. Tutto questo è però molto difficile, perché ovviamente la forza di parlare di tutto ciò che succede non c’è, è assente, come il coraggio di provare a sfogarsi. La denuncia del resto sarebbe la soluzione migliore, perché metterebbe fine, una volta per tutte, alle prepotenze subite dalla persona interessata dal problema. 1 CLASSE 1BA ITAG ​
IL TAGLIAMENTO​
SPILIMBERGO (PN) Nel caso le persone più vicine alla vittima fossero a conoscenza dei fatti che essa subisce, la cosa più logica da fare sarebbe quella di far sentire la persona in questione al sicuro e indurla a trovare una soluzione come quelle sopra elencate. Nella situazione di Amanda Todd (ragazza i cui video disperati ci sono stati presentati durante la conferenza), questo aiuto da parte delle persone più vicine a lei non c’è stato. Amanda era una ragazza che è diventata vittima di cyber­bullismo a causa di alcune sue foto compromettenti, che sono state condivise in diversi luoghi nei quali la ragazza era conosciuta. Quelli che lei riteneva amici l’hanno giudicata, insultata e in un certo senso “tradita”, facendola sentire sola e disperata. Senza aiuto alcuno. Dopo questi avvenimenti e un tentativo di suicidio, Amanda fu istigata a riprovare a togliersi la vita, cosa che riuscì a fare dopo aver girato un video nel quale raccontava la sua storia. Secondo noi il cyber­bullismo è la forma più violenta di prepotenza, perché, oltre a causare in alcuni casi del male fisico vero e proprio, uccide l’autostima e l’interiorità della persona che ne è vittima, mentre il cyber­bullo potrebbe essere considerato come un “codardo”, per il fatto di insultare la vittima per via digitale, non avendo il coraggio di affrontarla in uno scontro diretto. Infatti nella situazione in cui un atto di bullismo viene ripreso e postato in rete, il cyber­bullo si fa forte delle proprie azioni con lo scopo di deridere chi ne è invece vittima. Per concludere noi pensiamo che tutto questo vada avanti, solo perché nella società, ora come ora, il “DIVERSO” per molte persone venga considerato e valutato come se fosse un essere “sbagliato”. Noi al contrario riteniamo che questo sia un modo di pensare per niente corretto, semplicemente perché in un mondo di persone tutte uguali tutto sarebbe monotono, e anche perché molte volte dal “DIVERSO” si imparano molte cose. 2