Mimmo Franzinelli Il Giro d`Italia

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Mimmo Franzinelli Il Giro d`Italia
Mimmo Franzinelli
Il Giro d’Italia
Milano, Feltrinelli Editore, 2013
Pagine 325
ISBN 978 88 0711 126 6
Mimmo Franzinelli © 2013 Feltrinelli
Assaggio di lettura: pagg. 162-166
Foreign rights:
Francesca Fedeli [email protected]
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L’attentato a Togliatti e il trionfo di Bartali al Tour
Il 1948 è l’anno magico di Gino Bartali, con la strepitosa vittoria al Tour
de France. Eppure, un mese prima del trionfo, al termine di un Giro
deludente, senza una tappa né un passaggio in maglia rosa, “La Gazzetta”
riserva titolazioni liquidatorie “all’anziano Gino Bartali, pure insistentemente acclamato” nella sfilata conclusiva al Vigorelli. Le sue trentaquattro
stagioni lo collocherebbero tra le vecchie glorie, ma Gino non si lascia
rottamare...
A dieci anni esatti dal trionfo prebellico al Tour, Bartali riparte dalla
Francia, dove lo si accoglie come insidiosissimo concorrente dei campioni
nazionali. Il settimanale sportivo “But et Club” gli dedica la copertina
insieme al rivale Guy Lapébie, che coltiva velleità di vittoria (ma finirà
terzo). L’itinerario della “Grande Boucle” si snoda su 4922 chilometri,
suddivisi in ventuno tappe. I tifosi sono tutti per i corridori di casa e in
particolare per Louison Bobet, alla seconda stagione tra i professionisti,
più giovane di undici anni rispetto a Bartali. Il Tour si corre con la formula
delle squadre nazionali; la compagine italiana, diretta dall’esperto Alfredo
Binda, si compone di dieci corridori: nove gregari e l’indiscusso capitano.
Vinta in volata la prima frazione, Bartali prende la maglia gialla, ma
per un sol giorno. Il promettente Bobet si aggiudica la sesta tappa Bordeaux-Biarritz e sale in vetta alla classifica, intenzionato a restarvi sino a
Parigi. L’italiano non lo impensierisce più di tanto: è scivolato in quattordicesima posizione. Forse per venerazione alla Madonna, da cui si sente
protetto, fatto sta che nella Biarritz-Lourdes il devotissimo toscano va in
fuga con Robic e lo batte sul rettifilo antistante il santuario mariano. L’8
luglio Bartali ottiene un appagante bis alla Lourdes-Tolosa e sale all’ottava
posizione, a 18’ e 18’’ dal giovane bretone.
Il 12 luglio il Tour entra per la prima volta in territorio italiano. Sul
traguardo di Sanremo prevale l’immigrato friulano Gino Sciardis; la sua
è la classica storia d’emigrazione e di riscatto attraverso il lavoro; riconoscente per la generosità con cui è stato accolto nella sua seconda patria,
Sciardis assumerà la nazionalità francese. L’indomani Bobet vince la
Sanremo- Cannes, aumentando ulteriormente il vantaggio in classifica:
Bartali si trova ora a 21’ e 28” e mastica amaro. Quando i francesi lo
sfottono, lui risponde per le rime e – all’occorrenza – si aiuta con un’efficace gestualità.
Mercoledì 14 luglio, giornata di riposo, i ciclisti si godono le suggestioni della Costa Azzurra, ignari di quanto si scatena in Italia. Alle 11.30
l’attentato al segretario comunista Palmiro Togliatti – colpito dal neofascista Antonio Pallante con tre revolverate alla nuca e a un polmone,
all’uscita da Montecitorio – precipita il paese nel caos. Folle tumultuanti
presidiano le piazze e occupano sedi pubbliche, in un contesto preinsurrezionale. In Toscana viene addirittura sequestrato l’arcivescovo Carlo
Alberto Ferrero di Cavallerleone, ordinario militare d’Italia. Gli inviti
alla normalità – anche dello stesso Togliatti, che prima di entrare in sala
operatoria raccomanda ai dirigenti del Pci di mantenere la calma – restano
inascoltati.
In un clima di guerra civile incombente si colloca l’evento che, quasi
miracolosamente, ricompone le divisioni tra gli italiani, accomunati nel
tripudio per Bartali. Difficile discernere leggenda da realtà e stabilire se
quella sera il presidente del Consiglio, il democristiano Alcide De Gasperi,
abbia effettivamente telefonato a Cannes per chiedere al ciclista un exploit
in grado di allentare la tensione. Fatto sta che all’indomani Bartali si
scatena sull’Izoard e a Briançon precede Bobet di ben 18’ e 07’’. Il bretone
mantiene tuttavia la maglia gialla, con 1’ e 14” di vantaggio. Alla radio
e sui quotidiani l’impresa sportiva contende l’apertura ai bollettini sul
dilagare degli scioperi e sul terribile bilancio degli scontri tra manifestanti
e polizia: una quindicina di morti e oltre duecento feriti. E, il 16 luglio, il
campione supera se stesso; messi in fila gli avversari nell’ascesa al Galibier
(2556 metri), conquista tre Gran premi della montagna e giunge solitario a
Aix-les-Bains. Bobet cede le insegne del comando allo strabiliante italiano,
che lo precede di ben 8’.
Nel frattempo l’emergenza d’ordine pubblico rientra: l’operazione
chirurgica scongiura il peggio e Togliatti è fuori pericolo; il segretario
della Cgil, Di Vittorio, revoca lo sciopero generale. Bartali è sulla bocca
di tutti: giornali e radio lo portano al settimo cielo. Il 18 luglio (dopo il
giorno di riposo del Tour) realizza la tripletta sul traguardo di Losanna.
La classifica registra distacchi incolmabili: Bobet è secondo a un quarto
d’ora, Schotte a oltre mezz’ora... Il 23 luglio Gino vince la sua settima tappa
(Metz-Liegi) e due giorni più tardi conclude il Tour in forma smagliante.
Dopo la tradizionale sfilata sugli Champs-Élysées, è il momento dei
festeggiamenti. Uno statuario Bartali, con indosso la maglia gialla, il
petto cinto dalla fascia del vincitore e nelle mani un fascio di fiori, si offre
emozionato ai fotografi, fiero del primato destinato a restare negli annali
ciclistici: ora lo attende il trionfale giro d’onore.
Dei centoventi partenti, soltanto quarantaquattro giungono a Parigi.
L’elenco dei primi dieci classificati mostra le dimensioni del trionfo bartaliano, scandite da distacchi abissali:
1. Gino Bartali 147h 10’ 36’’
2. Briek Schotte 26’ 16’’
3. Guy Lapébie 28’ 48’’
4. Louison Bobet 32’ 59’’
5. Jean Kirchen 37’ 53’’
6. Lucien Teisseire 40’ 47’’
7. Roger Lambrecht 49’ 56’’
8. Fermo Camellini 51’ 36’’
9. Louis Thiétard 55’ 23’’
10. Raymond Impanis 1h 3’’
L’impresa apre a Bartali il portone di bronzo della Santa Sede e i cancelli
del Quirinale. Pio xii riceve in udienza il ciclista insieme alla moglie
Adriana. All’incontro con il presidente della Repubblica Luigi Einaudi
partecipa anche il direttore sportivo Binda; fa gli onori di casa il giovane
Giulio Andreotti, sottosegretario alla presidenza del Consiglio nel quinto
governo De Gasperi. Il duplice evento, immortalato dalle telecamere
del British Pathé, è oggi visibile sul sito www.britishpathe.com/video/
popeand- president-einaudi-receive-bartali.
Il Tour del 1948 trasforma Bartali in eroe. E la coincidenza dell’impresa
sportiva con il dramma politico italiano, nel contributo al superamento
della crisi di ordine pubblico, alimenta la leggenda...
Allo straordinario evento Paolo Conte dedicherà nel 1979 una
celeberrima canzone, allusiva del trionfo parigino e delle logoranti fatiche
del ciclismo: “Oh, quanta strada nei miei sandali / quanta ne avrà fatta
Bartali / quel naso triste come una salita / quegli occhi allegri da italiano
in gita / e i francesi ci rispettano / che le balle ancora gli girano / e tu mi
fai – dobbiamo andare al cine / e al cine vacci tu”. Memorabile l’esecuzione
del 7 marzo 1997 allo studio Telerecord di San Mauro a Signa, davanti a
Gino Bartali e al suo carissimo amico Narciso Parigi, il cantante fiorentino
che per l’occasione funge da autista al campione. Nella visita al camerino,
il Ginettaccio sbotta: “Senti Conte, la canzone mi piace, ma la fa meglio
Jannacci. Eppoi, l’che gli è ’sta bischerata del naso?!? Un-tu-ti sei mai visto?
con quella nappa che ti ritrovi, un-tu scherzerai mica?”. L’incontro finisce
con un abbraccio e un arrivederci.
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