Introduzione a Freud e alla Psicoanalisi

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Introduzione a Freud e alla Psicoanalisi
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Introduzione a Freud e alla Psicoanalisi
Sigmund Freud, il creatore della teoria psicoanalitica, ha avuto nel
20° secolo un’importanza paragonabile a quella di Charles Darwin
nel 19° secolo. La teoria psicoanalitica è la più comprensiva e
influente delle teorie della personalità. Una prospettiva freudiana è
comune anche nella critica d’arte e letteraria, e perfino nella storia
e nella scienza politica vi è un’importante tradizione di biografie,
ad orientamento psicoanalitico, di personaggi famosi.
Freud nacque nel 1856 in Moravia, allora parte dell’impero austroungarico, ora parte della Repubblica Ceca. Pochi anni dopo la sua
nascita, la famiglia si trasferì a Vienna, capitale dell’impero.
Benché la sua famiglia non fosse agiata, Freud poté egualmente
iscriversi all’Università di Vienna dove intraprese gli studi di
medicina, ottenendo la laurea. Egli aveva l’intenzione di lavorare in ambito universitario, dedicandosi a
quella che oggi chiameremmo ricerca neurologica: verso la fine dell’Ottocento, gli studi sul sistema nervoso
umano ebbero un grande sviluppo e molto di ciò che abbiamo appreso sul sistema nervoso e sui meccanismi
elettrici e chimici che trasmettono gli impulsi neurali venne scoperto in quel periodo.
Freud non poté realizzare il suo progetto di lavorare come scienziato presso un’università per vari motivi,
non ultimo il clima antisemita della Vienna del tempo. Senza molto denaro e con il bisogno di mezzi di
sussistenza sicuri che gli permettessero di sposare la donna con la quale era fidanzato da molti anni, Freud
aprì uno studio privato di neurologia.
Quale tipo di pazienti poteva avere un giovane medico non molto ben introdotto socialmente? Si trattava di
persone che creavano grattacapi o imbarazzo nei neurologi più accreditati. Freud si trovò ad occuparsi di
pazienti che gli altri medici sospettavano essere simulatori, o che avevano problemi incomprensibili alla luce
delle conoscenze sul sistema nervoso umano. Freud doveva rifiutare le usuali spiegazioni neurologiche dei
disturbi dei suoi pazienti se voleva considerare reali i loro problemi.Ad esempio, alcuni dei pazienti di Freud
soffrivano di cecità, sordità, o insensibilità agli arti, anche in assenza di danni o menomazioni evidenti di tipo
neurologico. Freud concluse che i problemi di questi pazienti erano psicologici e non fisiologici. Elaborò
l’idea rivoluzionaria che queste forme di psicopatologia fossero causate da potenti forze mentali inconsce,
che potevano essere portate alla luce mediante l’interpretazione dei pensieri e degli atti del paziente.
Le origini della teoria psicoanalitica si trovano nella vita e nelle esperienze di concreti individui della Vienna
di fine Ottocento. Le scoperte di Freud derivarono dal suo tentativo di curare pazienti che soffrivano di
misteriose malattie, fuori della portata di metodologie più ortodosse.
Pulsioni e processi inconsci
Secondo la teoria psicoanalitica, gli esseri umani sono motivati da potenti forze innate: gli istinti o pulsioni.
Freud riteneva che la maggior parte dell’attività di queste pulsioni proceda inconsciamente, al di fuori della
nostra consapevolezza. Riteneva che la maggior parte dell’attività mentale fosse inconscia, e che non potesse
essere portata alla luce neanche con lo sforzo più sincero e intenso. La personalità umana è come un iceberg:
la parte che emerge dall’acqua, una piccola frazione dell’iceberg, rappresenta il nostro sapere conscio mentre
la massa al di sotto rappresenta la nostra vita inconscia. La motivazione principale delle nostre azioni è
dunque molto spesso inaccessibile anche a noi stessi.
Una delle scoperte concettuali fondamentali della teoria psicoanalitica è il ruolo della mente inconscia.
Secondo Freud, il contenuto dei sogni, i lapsus linguistici, e i vari tipi di dimenticanze, provano l’esistenza di
processi di pensiero inconsci. Egli raccolse questi fenomeni sotto l’etichetta dì paraprassie (atti mancati).
L’opinione comune era che lapsus linguistici, errori di memoria, bizzarri corsi di pensiero, errori di
comportamento, ferite auto-inflitte e così via, fossero semplicemente eventi casuali, prodotti accidentalmente. Al contrario, Freud sosteneva che sebbene non seguissero da alcuna consapevolezza o proposito, essi
erano connessi in modo sistematico a motivi nascosti o inconsci e che queste connessioni davano accesso al
funzionamento della mente inconscia. Secondo Freud, i sogni, quando interpretati correttamente, possono
rivelare questi collegamenti inconsci: nonostante contengano molti salti e lacune logiche, l’analisi delle
connessioni tra gli elementi dei sogni può rendere manifesti i processi di pensiero inconscio. Freud concluse
che nessuna paraprassia e/o sogno, per quanto sconnesso, è puramente casuale. Questo principio è noto come
determinismo psichico: tutti gli eventi mentali hanno una causa o una ragion d’essere soggiacente.
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Osservando questi fenomeni
apparentemente inspiegabili,
Freud giunse a postulare l’esistenza della mente inconscia,
nella quale i processi di
pensiero si dispiegano senza
continuità,
lontano
dalla
consapevolezza di chi pensa.
L’inconscio influenza alla
radice i pensieri, i sentimenti e
il
comportamento
dell’individuo e fornisce le
forze che governano il
comportamento della gente.
Dopo
essersi
brevemente
affidato
all’ipnosi
come
metodo per far affiorare il
materiale inconscio, Freud
elaborò il metodo psicoanalitico dell’associazione libera.
Egli chiedeva ai pazienti di
dire semplicemente quel che
veniva loro in mente, senza
censurare alcun materiale, né
tentare di imporre ordine ai
propri pensieri.
Per comprendere i disturbi del paziente, Freud ricorreva anche all’interpretazione dei sogni. Secondo Freud, i
sogni sono formulati in simboli che una volta interpretati, rivelano i processi di soddisfacimento dei desideri,
i meccanismi di auto-punizione, o le barriere contro l’affiorare di pericolosi conflitti intrapsichici.
Nel ”l’Interpretazione dei Sogni” interpretò molti dei più comuni simboli presenti nei sogni: i bastoni, i
fucili, i coltelli, gli ombrelli e i serpenti rappresentano i genitali maschili; gli armadi, le caverne, le stanze e
le bottiglie quelli femminili; la decapitazione e la perdita dei denti rappresentano la paura della castrazione.
L’Accessibilità dei Contenuti Mentali: 1° Topica
I contenuti mentali si distinguono secondo il livello d’accessibilità, secondo la possibilità dell’individuo di
renderli coscienti e consapevoli.
Freud distingue tre livelli d’accessibilità:
a- Coscio. Nella mente conscia ci sono pensieri, desideri, sentimenti, percezioni e informazioni che
sono oggetto d’attenzione o riflessione attiva da parte dell’individuo. Sono il contenuto della
coscienza in un dato momento.
b- Preconscio. Nel preconscio ci sono tutti quei contenuti mentali a cui la coscienza dell’individuo può
liberamente accedere ma che non sono in quel momento oggetto d’attenzione da parte
dell’individuo: io so che fra 2 ore andrò a fare spese, ma non rifletto continuamente su questa
informazione, la utilizzerò al momento giusto e, fino a quel momento, non verrà trattata dalla mia
coscienza.
c- Inconscio. Nell’inconscio sono presenti la maggior parte dei contenuti mentali sotto forma di
pensieri, desideri, istinti, pulsioni che non sono mai accessibili alla coscienza ma che spingono per
essere realizzati per salire in superficie e trovare appagamento e realizzazione in maniera diretta in
caso di contenuti accettabili, senza mascheramenti o trasformazioni, oppure in forma mascherata dal
simbolismo inconscio per creare un compromesso e permettere la gratificazione dell’impulso
inaccettabile. La maggior parte della vita psichica è inconscia e appare oscura e impenetrabile
all’esterno poiché parla il linguaggio dell’inconscio basato su logica non razionale, su simbolismi,
analogie, somiglianze che l’individuo costruisce ed elabora (automaticamente e inconsciamente) nel
corso della sua vita.
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La Struttura della Personalità: II Topica
Come si è detto, uno dei contributi principali della teoria psicoanalitica è la nozione di una componente
inconscia della mente, pervasa da pensieri, desideri, emozioni e ricordi che influenzano il pensiero e il
comportamento conscio. Possiamo ottenere un quadro più chiaro del concetto freudiano di inconscio e di
come questo eserciti la sua influenza guardando più da vicino la struttura tripartita della personalità delineata
da Freud, che comprende l’Es, Io e il Super-io (concetti che si riferiscono a funzioni mentali, non a strutture
fisiche del cervello.) Ciascuno di questi tre processi ha i suoi meccanismi d’azione e le sue funzioni. La
personalità e il comportamento sono il prodotto dell’interazione dei tre processi.
Es
L’Es coincide con l’interezza della psiche alla
nascita, contiene gli istinti e l’energia psichica, ed è
interamente inconscio. L’Io e il Super-io si
sviluppano dall’Es e durante tutta la vita ricorrono
ad esso come fonte d’energia psichica per le loro
attività: la dipendenza della psiche dall’Es non cessa
mai. Freud divide gli istinti dell’Es in due grandi
categorie: gli istinti di vita (Eros) e di morte
(Thanatos), espressi tipicamente nella forma del
sesso e dell’aggressione. L’organismo umano dirige
contemporaneamente su ogni cosa queste due forme
d’istinto (anche su di sé): vuole al tempo stesso
creare e distruggere, vivere e morire. Freud assegna
l’etichetta “sessuale” alla prima classe d’istinti che
comprendono:
l’affetto,
l’attaccamento,
la
nutrizione, ecc. per evidenziare l’unità sottostante di
questi bisogni e il loro legame con la pulsione
sessuale, Questa classe generale d’istinti di vita
permette ai singoli organismi di una specie di
sopravvivere, e alla specie come totalità di
perpetuare se stessa. Freud chiamò libido l’energia
che alimenta gli istinti vitali.
La psiche umana funziona come un sistema continuamente alle prese con la tensione provocata da
pressioni interne ed esterne e il fine dell’Es è la
riduzione della tensione: la gratificazione. L’Es si
sforza di ridurre questa tensione e il piacere
risultante è l’unica sua motivazione. E’ questo quel
che Freud chiamò principio del piacere.
L’Es cerca immediatamente la gratificazione senza
ricorrere ad una realtà oggettiva. Quando è motivato dagli impulsi dell’Es, l’individuo s’impegna nell’attività
chiamata da Freud processo psichico primario. Ad esempio, se l’individuo è affamato, l’Es produrrà un’immagine mentale del “cibo” o del seno materno. La creazione di un’immagine dell’oggetto desiderato è detta
gratificazione del desiderio. Ciò ovviamente non permette all’organismo di sopravvivere — l’immagine del
cibo non può soddisfare la fame — sicché l’organismo deve elaborare una modalità di pensiero che possa
collegare i suoi bisogni al mondo esterno o oggettivo, in cui il cibo reale e materiale esiste, Tale modalità di
pensiero che è basata sulla logica e sul ragionamento, è ciò che Freud chiamò processo psichico secondario,
in contrapposizione con il processo psichico primario dell’Es. Questo processo secondario, che si sviluppa
dall’Es e ne prende l’energia, è l’Io.
Io
L’Io, a differenza dell’Es, s’interessa della realtà oggettiva e ne ha coscienza. E’ per l’azione dell’Io che il
bambino cerca di procurarsi il cibo reale e non solo una sua immagine. Quando l’Es formula l’immagine di
una pizza o di un gelato, l’Io elabora un piano per andare in pizzeria o in gelateria. In generale, l’io tenta di
far corrispondere gli oggetti del mondo esterno quanto più è possibile alle immagini create dall’Es. In tal
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modo l’Io, diversamente dall’Es, abbraccia la mente conscia e inconscia. L’io elabora dei piani realistici per
soddisfare sia le richieste inconsce dell’Es, alle quali ha in certa misura accesso, sia le richieste della realtà.
Esso è principalmente deputato a proteggere l’organismo e ad affrontare il mondo reale. L’Io tenta di
soddisfare nella realtà i desideri dell’Es, obbedisce al principio di realtà, piuttosto che al principio del
piacere. Se necessario, l’Io frenerà i tentativi dell’organismo di ottenere immediatamente gratificazione e
piacere, o perché è probabile che questi tentativi non abbiano successo o siano pericolosi, o perché ritardare
la gratificazione può accrescerla. Freud riteneva che l’attività dell’Io nel mediare le richieste dell’Es ci
permetta di sviluppare molte delle nostre funzioni cognitive Super-iori: prendere decisioni, risolvere
problemi, e fare piani. L’io è dunque interessato a ciò che è buono o cattivo per l’organismo in relazione a
criteri oggettivi.
L’Io esiste per servire i bisogni dell’Es, per operare a suo beneficio. L’Io e l’Es entrano in conflitto solo circa
il modo migliore di perseguire lo stesso fine. L’io rimanda la gratificazione finché non trova nel mondo
esterno un oggetto reale capace di soddisfare un bisogno istintivo. L’Es, d’altra parte, richiede una
gratificazione immediata e non ha alcuna consapevolezza della realtà esterna, della quale si disinteressa, esso
non è socializzato ed è inconscio.
Super-io
Spesso è indicato come «coscienza». Ha a che fare con gli ideali morali. Tali ideali sono dapprincipio
trasmessi al bambino dai genitori; in seguito, altre figure d’autorità, nonché le ricompense e punizioni della
società, svolgono un ruolo nel foggiare lo sviluppo dell’autocontrollo del bambino.
Il Super-io si basa su regole assolute. A differenza dell’Io, che ricerca il compromesso, il Super-io mira alla
perfezione. Esso non opera semplicemente per rimandare gli impulsi dell’Es come fa l’Io, ma cerca di
bloccarli definitivamente. In ciò è tanto inflessibile e tenace quanto l’Io. Freud scrisse che, molti dei suoi
pazienti, erano in balia di un conflitto insostenibile tra le forti richieste dell’Es e l’assoluta proibizione del
Super-io di appagare tali richieste. Il loro Io era così indebolito dal tentativo di fronteggiare questo conflitto
psichico da non essere più in grado di soddisfare le esigenze della vita quotidiana.
La Teoria della Sessualità ed il Complesso Edipico
Prima di Freud la sessualità era identificata con la genitalità ossia con il congiungimento con un individuo di
sesso opposto ai fini della procreazione. Se ciò fosse vero, non sarebbero spiegate tutte le tendenze
psicosessuali come la “sessualità infantile”, la “sublimazione” (il trasferimento di una carica originariamente
sessuale sopra oggetti non sessuali come il lavoro, l’arte o la scienza) e le perversioni. Di conseguenza Freud
fu portato ad ampliare il suo concetto di sessualità, sino a vedervi un’energia suscettibile di dirigersi verso le
mete più diverse e in grado d’investire gli oggetti più disparati, energia che denominò “libido”. Freud
elaborò un’originale dottrina della sessualità infantile demolendo e respingendo il pregiudizio in base al
quale la sessualità apparterrebbe solo all’età adulta. Freud sostenne che lo sviluppo psicosessuale del
bambino avviene attraverso fasi distinte: orale, anale, fallica, di latenza e genitale.
La fase orale occupa i primi mesi di vita di vita ed ha come zona erogena la bocca ed è connessa all’atto
del”poppare”, la principale attività del bambino in quel periodo della sua vita. Il carattere sessuale della
suzione e della stimolazione orale sono dimostrati dal fatto che il lattante esercita queste attività non soltanto
a scopo alimentare, o per appagare in modo allucinatorio la fame, ma anche come attività a se stante, per il
piacere di farlo e per riduzione dell’ansia: è comune l’abitudine di succhiarsi il pollice per consolarsi. La
stimolazione della mucosa orale diventa fonte di piacere, piacere originariamente connesso con
gratificazione della nutrizione (ingestione del latte). Le tracce dell’oralità nella sessualità adulta si ritrovano
nel bacio.
La fase anale ha come zona erogena l’ano ed è collegata alle funzioni escrementizie. Queste funzioni che
provocano reazioni di disgusto negli adulti, non provocano reazioni simili nel bambino, che ne risulta
fortemente attratto. Il fatto che alle stimolazioni degli organi deputati a tali funzioni, si connettano particolari
impressioni (che il bambino cerca e tende a protrarre), spiega la difficoltà che spesso gli adulti incontrano
nell’educare alla pulizia il bambino. Quando prendiamo in braccio un bambino piccolo e questo si “sporca”
si dice in gergo che ci ha fatto un regalo. La logica popolare interpreta correttamente il senso del gesto del
bambino, per il quale il proprio contenuto intestinale è qualcosa di prezioso da cedere solo a persone che gli
sono gradite. La scomparsa della sessualità anale è indispensabile per il passaggio alla sessualità matura nelle
successive fasi.
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La fase genitale ha come fattore erogeno la zona genitale, scoperta dal bambino a causa dello sfregamento
nelle attività di pulizia (fare pipì o il bagno), e si articola in due sottofasi: quella fallica, così chiamata perché
la scoperta del pene costituisce oggetto di attrazione sia per il bambino che per la bambina; quella genitale,
invece, è caratterizzata dall’organizzazione delle pulsioni sessuali sotto il primato delle zone genitali.
Connessa alla sessualità infantile, è legato il cosiddetto “complesso d’Edipo” consistente in un attaccamento
libidico verso il genitore di sesso opposto.
Nel maschio, il legame alla madre termina con il sopraggiungere della paura di essere castrato dal padre.
Nella femmina, il complesso di castrazione segna l’inizio del complesso edipico perché la scoperta del pene
e il desiderio di averne uno si trasformano nel desiderio di avere un figlio dal proprio padre. Quando rinuncia
a questo desiderio, accede alla sessualità adulta.
Più precisamente la fase fallica termina con il periodo di latenza, quando per effetto del complesso di
castrazione il bambino rimuove i desideri incestuosi versi il genitore di sesso opposto. La rimozione è frutto
dei sentimenti ambivalenti che nutre per il genitore “rivale”: un misto di paura per il desiderio di occuparne il
posto (accanto all’altro genitore) e paura di perderne l’amore, uniti a sensi di colpa per gli stessi desideri
edipici.
Nella fase di latenza il complesso d’Edipo giace irrisolto nell’inconscio assieme alle pulsioni libidiche
temporaneamente rimosse. In età puberale le pulsioni si risvegliano prepotentemente rendendo
pericolosamente vivo il complesso d’Edipo: la maturazione sessuale dell’individuo renderebbe
effettivamente possibile l’incesto!
E’ a questo punto che vi è un naturale e inconscio allontanamento dell’individuo (adolescente) dal genitore
di sesso opposto al fine di allentare la pressione degli impulsi edipici e dare il tempo ai meccanismi di difesa
di risolvere il complesso traslando la pulsione sessuale dal suo oggetto originario (il genitore di sesso
opposto) a una persona adulta di sesso opposto al proprio. E’ a questo punto che si opera una definitiva
rinuncia ai desideri edipici e la riconciliazione col genitore “rivale”.
I meccanismi di difesa
Sono risposte automatiche e inconsce dell’Io a conflitti tra l’Es e il Super-io. Essi sono usati per difendersi
dall’ansia e servono a realizzate un compromesso tra le richieste dell’Es e quelle del Super-io. Un
meccanismo di difesa funziona in uno dei due seguenti modi: (1) esso blocca un impulso sessuale o
aggressivo, mitigando perciò l’ansia e il senso di colpa provocati da questo impulso; oppure (2) modifica la
natura stessa dell’impulso, e mitiga il senso di colpa e l’ansia permettendo una qualche gratificazione del
nuovo impulso.
Freud e i suoi seguaci hanno individuato una serie di strategie usate normalmente per fronteggiare lo stress o
l’ansia che hanno origine dai conflitti intrapsichici.
Rimozione
E’ il più importante meccanismo di difesa postulato dalla teoria psicoanalitica. Essa serve a escludere dalla
nostra coscienza pulsioni, pensieri e sentimenti inaccettabili. Ad esempio, una donna può essere arrabbiata
per dover pagare le tasse, ma rimuove dalla coscienza questo sentimento spiacevole. In seguito però la sua
rabbia affiora in modo indiretto non accludendo l’assegno nella sua dichiarazione dei redditi o dimenticando
di firmarlo.
Spostamento
La rimozione conduce naturalmente allo spostamento, perché il tipo più comune di difesa consiste nel
concentrare la propria attenzione su un sostituto cioè nello spostare l’attenzione. Se vi è capitato di
arrabbiarvi con un Super-iore o un professore e di non essere riusciti a esprimergli direttamente la vostra
rabbia, è possibile che vi siate trovati a maltrattare un amico o un passante: non avendo potuto esprimere la
vostra rabbia alla persona che l’aveva provocata, l’avete spostata su un bersaglio più abbordabile.
Proiezione
Un modo di bloccare pensieri e sentimenti inaccettabili consiste nell’attribuirli a un’altra persona. Questo
meccanismo è noto come proiezione. Un individuo che si sente colpevole perché usa tecniche commerciali
aggressive, può attribuirle ai suoi concorrenti e affermare che i loro comportamenti rendono inevitabile una
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ritorsione. La proiezione localizza la responsabilità del proprio comportamento all’esterno di sé, cancellando
il senso di colpa e il conflitto che il comportamento avrebbe altrimenti provocato.
Formazione reattiva
Nella formazione reattiva si ha un rovesciamento dei nostri sentimenti inaccettabili, rimpiazzati dai
comportamenti opposti. Ad esempio, un uomo può odiare la madre perché lo sgrida e gli fa richieste
eccessive. Il conflitto tra i suoi impulsi di rabbia e l’imperativo del Super-io di onorare e amare i genitori,
provoca in lui ansia e senso di colpa. Per avere sollievo da questi sentimenti, l’uomo converte
inconsciamente la propria avversione in un’esagerata devozione, e si comporta come un figlio modello.
Accade spesso d’avere atteggiamenti profondamente sentiti che sono però esattamente l’opposto degli
atteggiamenti repressi.
Negazione
Un altro modo di rifiutare di riconoscere in sé sentimenti inaccettabili consiste nell’usare il meccanismo di
difesa della negazione. In questo caso, il sentimento è espresso accompagnato da un segno negativo. Si
consideri di nuovo l’esempio dell’uomo che odia la madre: se il suo metodo di fronteggiare l’odio è la
formazione reattiva, egli dirà “Amo mia madre”, se ricorre alla negazione asserirà enfaticamente “Io non
odio mia madre”. Spesso lo dirà quando nessuno sta mettendo in dubbio i suoi sentimenti nei confronti della
madre. Dichiarando il suo amore in questa forma negativa, egli può liberarsi della rabbia che prova senza
riconoscerne l’origine inaccettabile.
Intellettualizzazione
E’ un’esagerata preferenza per il pensiero di contro ai sentimenti. Una persona che usa
l’intellettualizzazione, parlerà d’argomenti che hanno a che fare con il sesso o l’aggressività con estrema
freddezza e distacco. L’esagerata predilezione per il pensiero impedisce che l’individuo provi i sentimenti
che ciascuno di noi prova quando tratta questo tipo d’argomenti. Questo è un meccanismo di difesa usato
spesso dagli adolescenti quando discorrono di faccende sessuali. L’intellettualizzazione permette di risolvere
molti dei conflitti che sorgono inevitabilmente durante la crescita.
Annullamento
E’ l’unico meccanismo di difesa che costituisca una risposta a posteriori agli stimoli che combatte.
Nell’annullamento, un atto inaccettabile è seguito da un secondo atto che lo nega: ciò da sollievo al senso di
colpa e ansia causati dal primo atto. Un marito che litiga abitualmente con la moglie al mattino e poi quando
torna a casa dal lavoro le porta dei fiori sta ricorrendo a questo tipo di difesa. Egli sarebbe alquanto sorpreso
se lo metteste di fronte al suo modello di comportamento e negherebbe di avervi fatto ricorso.
Regressione
Quando una persona fuga l’ansia assumendo degli atteggiamenti tipici di uno stadio di sviluppo anteriore e
apparentemente più sicuro si parla di regressione Un bambino che è sottoposto allo stress di dover andare a
scuola per la prima volta può cominciare ad agire in modo molto infantile: potrà succhiarsi il pollice, bagnare
il letto, e insistere con i genitori per essere preso in braccio, invece di camminare.
Sublimazione
La sublimazione è l’incanalamento d’impulsi e sentimenti inaccettabili in attività accettabili. La
sublimazione può anche permettere che un individuo esprima bisogni sadici repressi nella forma d’attività
positive, quali la chirurgia. Freud riteneva che la curiosità intellettuale degli adulti fosse una sublimazione
della curiosità sessuale infantile. Analogamente, l’inibizione della creatività rilevata da Freud in certi adulti
dipendeva a suo avviso dalla forte repressione della curiosità sessuale infantile.
I meccanismi di difesa fanno parte integrante del comportamento normale. E’ grazie ad essi che facciamo
fronte agli impulsi conflittuali del Super-io e dell’Es. Tuttavia il loro uso eccessivo è un sintomo di difficoltà
di adattamento: portare all’estremo un meccanismo difensivo (come nel caso di una marcata regressione ad
uno stato infantile) o il ricorrere abitualmente alla stessa difesa (come nel caso di una repressione dei
sentimenti sessuali che si protragga per tutta la vita).