Promemoria – Breve storia dell`Io in Freud

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Promemoria – Breve storia dell`Io in Freud
Promemoria – Breve storia dell’Io in Freud
FRANCESCO CONROTTO
La concezione dell’Io nel pensiero di Freud si è modificata più volte. All’inizio, esso
coincideva pressoché completamente con la personalità totale, e comunque, fondamentalmente, con
l’aspetto cosciente del funzionamento psichico. Questa concezione dell’Io è rimasta pressoché
costante nel pensiero di Freud per tutti gli anni novanta dell’’800 e per i primi dieci del ’900, tant’è
che in quegli anni egli individuava il conflitto psichico nei termini di conflitto tra l’Io e la sessualità,
intendendo per sessualità essenzialmente la sessualità infantile. Quest’ultima, nella prima
concezione di Freud dell’apparato psichico, costituisce il rimosso. Il rimosso è dunque
essenzialmente la sessualità infantile in conflitto con l’Io, che è l’aspetto cosciente della personalità
totale. Più precisamente, nella prima formulazione del modello del funzionamento psichico il
conflitto è tra l’Io, che è inteso come espressione dell’autoconservazione, e la sessualità, da
intendere appunto come sessualità infantile. Per autoconservazione credo che si possa intendere
tranquillamente il funzionamento bio-psicologico innato, congenito. Questo vale fino ai primi anni
della seconda decade del ’900.
Poi, con la teoria del narcisismo, le cose incominciano un poco a cambiare, nel senso che
Freud pensa all’Io non più semplicemente come un apparato preposto al funzionamento
autoconservativo psicobiologico, ma piuttosto come qualcosa che ha anche un’implicazione
libidica. Quindi la sessualità, in qualche maniera, è presente anche nella costituzione dell’Io. E a
questo riguardo Freud teorizza le cosiddette zone erogene – essenzialmente: orale, anale, fallicogenitale – connesse ai funzionamenti bio-psichici dell’organismo. Queste zone e questi
funzionamenti sono investiti pulsionalmente da un punto di vista erotico. Ma, a questo punto, per
quanto riguarda la formazione stessa dell’Io che incomincia a chiamarsi Io libidico, è necessario –
come scrive Freud nell’Introduzione al Narcisismo – che una nuova azione psichica intervenga
affinché queste differenti aree autoerotiche – orale, anale, fallico-genitale – vengano ad essere
integrate in una nuova struttura psichica. E Freud dice proprio: è necessario che una nuova azione
psichica intervenga affinché si formi l’Io, inteso come Io libidico, cioè un Io pulsionalmente
investito che si contrappone all’investimento oggettuale, cioè all’investimento nei confronti di un
oggetto esterno. Questa è la teoria del 1914-15.
In seguito abbiamo una nuova formulazione, una nuova rappresentazione del funzionamento
dell’Io, che interviene a cavallo degli anni venti (è la ben nota «svolta degli anni venti») con la
nuova teoria delle pulsioni che differenzia queste ultime in pulsioni di vita e pulsioni di morte e dà
una rappresentazione della struttura psichica in termini di istanze, cioè l’Io, l’Es ed il Super-Io. Qui
l’Io viene inteso come una sorta di differenziazione progressiva dell’Es, a contatto, da un lato, con
la realtà esterna (l’Es avendo necessità di entrare in contatto con la realtà esterna ha bisogno di
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adattarsi in qualche maniera e di adeguarsi) e, dall’altro lato, con le istanze superegoiche, che sono
intrapsichiche, ma con le quali l’Io deve fare necessariamente i conti. Qui l’Io è, secondo la
descrizione di Freud, «servo di più padroni»: da un lato deve rispondere alle esigenze dell’Es,
dall’altro deve rispondere alle esigenze della realtà esterna e, terzo, deve rispondere alle richieste
del Super-Io. Quindi l’Io, come scrive Freud, non è padrone in casa propria, ma deve giostrarsi tra
queste tre istanze. E questa è la nuova rappresentazione dell’Io.
Ma la cosa non si ferma qui. Infatti l’Io è anche il prodotto delle identificazioni con gli
oggetti. La prima identificazione, detta appunto identificazione primaria, secondo Freud avverrebbe
con il padre della propria preistoria personale. Essa sarebbe, in qualche modo, fondativa del
processo di umanizzazione dell’individuo, tanto che Alain De Mijolla 1 la definisce identificazione
«ontologica». A questa si aggiungono le identificazioni con le varie istanze genitoriali che nel corso
dello sviluppo diventano i luoghi identificatori per l’Io stesso. Pertanto nelle teorizzazioni degli anni
venti, e quindi all’epoca della «seconda topica», l’Io deve giostrare tra le esigenze evolutive che
richiedono un adattamento agli aspetti pulsionali, superegoici e alla realtà esterna, e la dinamica
delle identificazioni con gli oggetti identificatori, che sono prioritariamente, come possiamo
comprendere, gli oggetti genitoriali.
Da questo deriva, almeno a mio avviso, quella strutturale divisione dell’Io, che Freud
sottolinea nella famosa metafora cristallografica dicendo che quando l’Io si rompe, nel senso che si
manifesta una patologia dell’Io, esso si rompe attraverso delle linee di frattura né più né meno che
come i cristalli, che qualora vengano ad essere colpiti traumaticamente si rompono secondo delle
linee precostituite, legate alla struttura stessa della formazione del cristallo. Quindi, in sostanza, l’Io
è strutturalmente diviso. Freud riprende ripetutamente questa tematica alla fine della sua vita.
Specialmente nel ’38, nel saggio su La scissione dell’Io nel processo di difesa, dove sottolinea
questo aspetto strutturalmente scisso e diviso, per cui l’Io, come funzione integrata in quanto tale
non esiste, ma è soltanto una sintesi di elementi fratturati, che poi possono essere più o meno
momentaneamente rimessi insieme e integrati, ma la natura strutturalmente divisa rimane comunque
un elemento portante.
In Freud, quindi, l’Io non è per niente una struttura unitaria, ma una struttura che, nel migliore
dei casi di integrazione, è sempre esposta proprio in quanto strutturalmente divisa al rischio di
frammentarsi – nel momento in cui dovesse andare incontro ad una patologia – secondo delle linee
di frattura in qualche maniera preesistenti e precostituite.
PAROLE CHIAVE: Funzionamento bio-psicologico, identificazione primaria, Io, Io libidico,
metafora cristallografica, sessualità infantile.
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Si vedano: Les Visiteurs du moi: Fantasmes d'identification. Éd. Les Belles lettres, 2003 e Dictionnaire international
de la psychanalyse. Éd. Hachette, 2005 – Nota del redattore.
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