Capitolo Clan “Clark Kent” Ge 60 – L`immigrazione

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Capitolo Clan “Clark Kent” Ge 60 – L`immigrazione
Capitolo Clan “Clark Kent” Ge 60 – L’immigrazione
1. PUNTI DI RIFLESSIONE SULL'INTEGRAZIONE
• Il problema dell'integrazione è uno dei temi più affrontati in questi tempi.
• I mass media spesso tendono a generalizzare attribuendo agli immigrati
anche colpe che non hanno, di conseguenza l'opinione pubblica è
particolarmente severa nei confronti dei cittadini stranieri.
• Tante volte si ha solo una gran paura nei confronti di ciò che è diverso e
non si è disposti a cercare di capire certi comportamenti che forse
potrebbero essere giustificati.
• ”Paese che vai, usanza che trovi” = questo è quello che si dice sempre,
loro dovrebbero adattarsi alla nostra civiltà, al nostro modo di pensare e
ai nostri costumi. Ma noi cosa faremmo se ci trovassimo nella loro
situazione?
2. QUELLO CHE RIMANE DI UN PO' DI STORIA...
• Dopo la seconda guerra mondiale i flussi migratori provenivano
principalmente da nord-est e da sud soprattutto per motivi economici. La
popolazione si trasferiva infatti in cerca di fortuna che non sempre
riusciva a trovare.
• La meta più ambita oltre al nord Italia, molto più sviluppato rispetto al
sud era l'America, ed in particolare il Brasile e l'Argentina.
• Le cause dell'emigrazione erano soprattutto:
o pessime condizioni di vita
o violenze subite
o divario tra ricchi e poveri
• 2/3 dell'umanità vive in povertà, con la globalizzazione si accentua
sempre più la diversità tra ricchi e poveri =► i poveri sono sempre più
poveri e i ricchi sempre più ricchi.
• Accordi Internazionali stabiliscono che il paese che ospita deve garantire
assistenza agli immigrati perseguitati.
3. DATI SULL’IMMIGRAZIONE IN ITALIA
(MOTIVAZIONI E STATISTICHE)
Nel 2005 l'Europa ha accolto il 34 % dell'insieme dei migranti, quasi 56 milioni
compresa l'ex Unione sovietica. L'America del Nord il 23 % (40,8 milioni),
L’Asia il 28 % (49,9 milioni), l'Africa il 9 % (16,3 milioni), l'America latina il 3
% (5,9 milioni) Nel mondo le donne rappresentano la metà dei migranti (48,6
%).
3.1 L’immigrazione in Italia
Si stima che ogni anno varchino senza autorizzazione le frontiere internazionali
da 2,5 a 4 milioni di migranti. Si calcola che in Europa, ogni anno, entrino circa
500mila migranti irregolari.
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Al 1° Gennaio 2006 risultano 2.670.514 cittadini stranieri residenti in Italia
(dati Istat su fonti ministero dell'Interno). Se si sommano i minori residenti che
non hanno un soggiorno individuale si arriva a 2.740.000 stranieri
regolarmente presenti. Se vi si aggiunge un certo numero di stranieri
irregolarmente presenti sul territorio italiano, che possiamo stimare tra i
250/350mila, si superano di poco i tre milioni di stranieri presenti in Italia. La
Caritas stima la presenza degli stranieri in Italia in 3.035.144. È importante
sottolineare che nel conteggio sono inseriti i cittadini comunitari soggiornanti,
oltre 500mila.. I cittadini extracomunitari sono stimati in circa 2.500.000.
Gli stranieri aiutano a non far diminuire la popolazione italiana e
ringiovaniscono il Paese (dati Istat del bilancio demografico nazionale del
10/7/2006). In Italia nel 2005 il saldo naturale (differenza tra nascite e
decessi) è stato positivo grazie alla nascita di 51.971 bambini figli di stranieri,
il 9,4 % del totale. II tasso di fecondità delle donne italiane nel 2005 e 1,33
figli, quello delle donne straniere nel 2004 è mediamente il doppio, vale a dire
2,61.
3.2 L’identikit degli immigrati presenti in Italia
La prima nazionalità per residenza anagrafica è l'Albania con 348.813 persone,
seguita dal Marocco con 319.537 persone, la Romania con 297.570, l'Ucraina
con 107.118 e la Cina con 127.822. Da notare l'Ucraina, fenomeno emergente
nei dati Istat, che nel 1992 non era inclusa nei primi 20 Paesi di provenienza
degli stranieri e oggi è al quarto posto. I cinesi nel 1992 erano 15mila, oggi
sono oltre centomila.
3.3 Aumentano le famiglie immigrate
Tra le motivazioni della presenza in Italia, 664.552 persone dichiarano motivi
famigliari, cioè il 29,3 % di tutti i soggiorni.
Il 62,6 % motivi di lavoro. Il lavoro e la famiglia rappresentano quindi da soli il
90% dei motivi della presenza degli stranieri in Italia. In cinque anni i permessi
di soggiorno per motivi famigliari sono raddoppiati, da 334.129 nel 2000 a
664.552 al 31 dicembre 2005 (dati Ministero dell'Interno). Gli africani e gli
asiatici sono i più giovani: le nigeriane hanno in media 26,7 anni, gli uomini del
Bangladesh 26,7 anni. Le donne ucraine e moldave sono invece quelle con l'età
media più alta, rispettivamente 41,8 e 38 anni.
3.4 Il pluralismo religioso
II panorama delle religioni presenti tra la popolazione immigrata in Italia nel
2005 è del tutto plurale. Le percentuali di appartenenza religiosa (da il Dossier
statistico della Caritas 2006) non si sono modificate di molto negli ultimi anni. I
cristiani sono circa la metà del totale e i musulmani circa un terzo. I cristiani
sfiorano il milione e mezzo (1.491.000). Tra loro, sono 668.048 i cattolici, gli
ortodossi 659.162. Insieme rappresentano il 43,7 % della popolazione
immigrata. I protestanti rappresentato if 3,9 % degli immigrati. I musulmani
sono, invece, poco più di un milione (1.009.023), il 33,2 % tra gli immigrati.
Un peso molto inferiore per gli induisti (2,5 %) e i buddisti (1,9 %).
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3.5 Gli immigrati hanno un conto in banca
Sono 1.200.000 gli stranieri che hanno un conto in una banca italiana, pari al
57 % degli stranieri in Italia. I primi clienti sono romeni, seguiti dai marocchini
e dagli albanesi. Il 60,6 % degli stranieri sono diventati clienti di banche
italiane negli ultimi cinque anni (dati Abi-Cespi del 14 dicembre 2005). Dai dati
stimati da Il Sole 24 Ore dell’11 Dicembre 2006, gli immigrati che hanno un
conto m banca o alla posta sono circa 1.500.000. Le banche hanno stimato di
aver circa 2 milioni e 150mila clienti immigrati, le poste contano circa 1 milione
di clienti stranieri (inserto n. 4 Sole24ore del 18 dicembre 2006).
3.6 Gli immigrati comprano la casa
Secondo l'Istituto di ricerche scenari immobiliari, nel 2005 gli immigrati
proprietari di casa risultavano 560.000 e il dato è in costante crescita.
Gli immigrati rappresentano il 15 % della quota totale di acquisti di immobili e
sono 447.000 i finanziamenti per gli acquisti di case. Spesso infatti la rata del
mutuo è più bassa dell'affitto di una casa.
3.7 Scuola e Immigrazione
Aumentano gli alunni stranieri nelle scuole italiane: nell'anno scolastico
2005/2006 gli alunni di cittadinanza non italiana erano 431mila,con una
incidenza sulla popolazione scolastica del 5 % (Dati Ministero dell’Istruzione,
settembre 2006). L'incremento più consistente si è avuto nelle scuole
secondarie di secondo grado, pari al 38,2% rispetto all'anno precedente.
Questo significa che se pure alcuni sono adolescenti nati in Italia o venuti da
piccoli, una parte consistente è rappresentata da adolescenti giunti in Italia da
grandi a seguito dei ricongiungimenti familiari. Nelle scuole superiori si
verificano i problemi maggiori di integrazione e di abbandono scolastico. Nel
2001/2002 è stato promosso il 77 % degli stranieri, contro 84 % del totale
degli alunni, nel 2003/2004 la percentuale è scesa al 72,6% a fronte dell'85%
del totale degli alunni.
4. ISTRUZIONE
Il confronto tra i vari sistemi internazionali è molto difficile, ogni Paese segue
modalità d’istruzione diverse e attribuisce importanza diversa a medesime aree
di interesse.
Secondo una news del 19 Giugno 2006, la scolarità degli immigrati in Italia
risulta maggiore di quella percepita, questo anche perché il dato deve essere
corretto con la massa dei regolari, che sono generalmente più istruiti dei
clandestini.
Il tessuto produttivo italiano sembra poco interessato alle qualifiche degli
immigrati e infatti si nota che buona parte di essi svolge mansioni elementari.
Ecco alcune informazioni sull’istruzione nei Paesi Europei:
• Germania: l’accesso alla scuola primaria è condizionato dal superamento
di prove e test. L’accesso al Gymnasium (che permette lo sbocco
all’università) e alla Realschule è condizionato dal profitto ottenuto
dall’alunno al termine della Grundschule: per chi consegue un profitto
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inferiore ad una media stabilita annualmente, il percorso obbligato resta
quello della Hauptschule.
Inghilterra: cinesi ed indiani sembrano avere i migliori risultati. In media
gli alunni neri, bangladeshi e pakistani riescono meno bene degli alunni
“bianchi”, in particolar modo se si considera la classe d’ingresso a scuola.
Spagna: il principale fattore che incide sul rendimento scolastico degli
immigrati è la fase di inserimento nel sistema scolastico: i bambini
stranieri che iniziano il loro percorso di scolarizzazione in Spagna sono
destinati quasi sicuramente ad affrontarlo con successo, mentre trovano
maggiori difficoltà alunni che si inseriscono durante il ciclo della
Secondaria Obbligatoria (dopo i 12 anni).
Francia: gli alunni che non hanno potuto beneficiare dei tre anni di scuola
materna sono più in difficoltà nei risultati scolastici. Gli alunni stranieri
con un anno di ritardo registrano risultati in matematica e francese
inferiori da 10 a 15 punti rispetto a quelli di un alunno “in regola” con il
percorso scolastico.
In Italia la più elevata consistenza di alunni stranieri (circa 40%) si riscontra
nella scuola primaria. La percentuale più alta di alunni stranieri è nel Nord-Est.
La caratteristica del modello italiano è che il cambiamento è stato rapidissimo.
Gli alunni con cittadinanza non italiana provengono perlopiù da: Albania,
Marocco, Romania, Ecuador (con grande presenza nella provincia di Genova),
Cina, Jugoslavia.
Analizzando i dati statistici si nota che il successo medio scolastico degli
immigrati è sempre inferiore del successo medio degli italiani.
5. CULTURE DIVERSE CHE SI INCONTRANO
5.1 Siamo tutti immigrati
Gli spostamenti di popoli per terre e mari hanno caratterizzato la storia umana
per migliaia di anni: migrazioni di vasta portata o locali, di massa o di singole
famiglie. E' un fenomeno che in qualche misura c'è sempre stato. Basti
ricordare le migrazioni bibliche verso e dall'Egitto e quelle che sono state
chiamate invasioni barbariche. Nei tempi moderni si sono succedute
periodicamente verso l'America e poi all'interno dell'Europa alla ricerca di
lavoro. Negli ultimi decenni la mobilità umana nel mondo è in piena
espansione, perché ai classici emigranti in cerca di lavoro si sono aggiunte le
turbe di chi cerca asilo politico e protezione umana, fuggendo da Paesi
devastati da guerre, contrapposizioni etniche e calamità naturali.
5.2 Conseguenze disastrose
In taluni casi le immigrazioni ebbero conseguenze disastrose e drammatiche
nei paesi di destinazione. L'immigrazione dall'Europa cancellò più del 90 per
cento della popolazione indigena delle Americhe. In Australia gli Aborigeni
furono vittime di un genocidio simile. In questo secolo, l'immigrazione degli
Ebrei in Palestina ha avuto come conseguenza un destino di profughi per tre
quarti della popolazione palestinese.
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5.3 Oggi rischia l'immigrato
Oggigiorno, nella maggior parte dei casi, l'immigrazione non ha le stesse
distruttive conseguenze sul paese ospitante. Al contrario, sono gli immigrati
stessi a correre rischi. Gli immigrati sono spesso le vittime di violenza razzista
e di abusi, sebbene sia stato loro riconosciuti lo status di rifugiato politico
perché perseguitati nel loro paese d'origine, o residenti da lungo tempo
facciano parte di una minoranza.
5.4 L'immigrazione è una ricchezza
L'ignoranza che sta alla base del razzismo non riconosce il grande contributo
che gli immigrati portano al paese nel quale vivono. Non è raro che dalle file
degli immigrati vengano le più eminenti figure in campo politico, negli sport e
nelle arti (ciascuno può pensare a qualche esempio relativo al proprio paese).
Ma anche gli immigrati che non assurgono alla notorietà arrecano un grande
contributo, economico e culturale, al paese nel quale risiedono. Una ricerca
condotta recentemente in Germania mostra che tra il 1988 e il 1992 i
lavoratori immigrati hanno contribuito per il 6 per cento al prodotto interno
lordo del paese.
5.5 Capitali e merci sì, persone no
Nonostante quanto finora evidenziato, molti paesi hanno cominciato a porre
restrizioni all'afflusso di immigrati (tranne nel caso in cui l'immigrato sia una
persona ricca). La calda accoglienza riservata agli uomini d'affari stranieri in
cerca di opportunità di investimento mostra cosa si nasconde dietro le politiche
di controllo dei flussi migratori: i potenti possono circolare liberamente, i poveri
sono ricacciati nei loro paesi. Questa realtà suggerisce un approccio alternativo
all'immigrazione: fino a quando i poveri del mondo sono condannati alla
disperazione da un sistema internazionale controllato dai ricchi, i paesi ricchi
hanno il dovere morale di lasciar entrare tutti quelli che loro stessi hanno reso
poveri.
5.6 L'immigrazione in Italia e in Europa
Noi siamo impressionati e preoccupati per i gommoni che attraccano alle coste
italiane e per gli extracomunitari nei quali vediamo una minaccia per i posti di
lavoro, ma sarebbe bene, prima di tranciare giudizi e lanciare gridi di allarme,
che guardassimo allo scenario europeo. Sono 18 milioni i migranti insediati nei
15 Paesi dell'Unione Europea, pari al 5 per cento della popolazione dei
residenti. Non però equamente distribuiti, giacché in Germania, Belgio e
Austria raggiungono il 9 per cento; in Francia il 6,3 per cento; in Svizzera il 18
per cento; in Italia solo il 2,2 per cento. Di questi, 270 mila sono comunitari o
comunque provenienti da Paesi a sviluppo avanzato e non fanno quindi
problema. Gli extracomunitari regolari non raggiungono il milione e, se vi
aggiungiamo i cosiddetti clandestini, arriviamo al massimo a 1 milione e 250
mila. Sono dati del Ministero degli Interni, della Caritas italiana e del Servizio
migranti.
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5.7 Alle radici del fenomeno
Oltre a quello dei numeri (spesso dilatato per ragioni ideologiche) c'è un altro
argomento che bisogna tener presente prima di formulare giudizi ed è quello
delle cause che spingono ad emigrare. Non c'entra nulla lo spirito di avventura
o la scarsa volontà di lavorare nel proprio Paese. Le odierne migrazioni più che
l'affermazione di un diritto ad emigrare, sono il disperato tentativo di
sopravvivere a situazioni di miseria e di rischio per la vita. E in questo molta
responsabilità va ascritta al sistema occidentale e alla sua globalizzazione, che
fa sì che il 20 per cento di privilegiati dell'umanità consumi l'80 per cento dei
beni disponibili e che i ricchi diventino sempre più ricchi e i poveri sempre più
poveri.
5.8 Ragioni economiche e sociali
Questi poveri però non sono oggetti inanimati né bestie, bensì uomini, non
raramente con tanto di titoli di studio. In Italia a determinare i flussi migratori
sono ragioni economico-sociali: il drammatico impoverimento di molte aree del
Terzo mondo, la crescente disparità di reddito rispetto ai paesi sviluppati,
dunque le necessità della sopravvivenza; ma anche l'intreccio di ragioni
ecologiche, politiche, culturali.
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