ANOLF GIOVANI DI II GENERAZIONE

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ANOLF GIOVANI DI II GENERAZIONE
“Una generazione destinata a incassare i colpi, questi giovani non
sono immigrati nella società, lo sono nella vita. Essi sono lì senza
averlo voluto, senza aver nulla deciso e devono adattarsi alla
situazione in cui i genitori sono logorati dal lavoro e dall’esilio, così
devono strappare i giorni a un avvenire indefinito, obbligati ad
inventarselo invece di viverlo”.
Tratto da un romanzo di Tahar Ben Jelloun
Newsletter periodica d’informazione n. 3/2009
(Aggiornata alla data del 12 giugno 2009)
A cura del Coordinamento Nazionale Anolf Giovani di II generazione
Rassegna ad uso esclusivamente interno e gratuito
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I sindacati: “L’Italia discrimina, ecco come”
Rapporto all’Onu: “Violati gli impegni internazionali sui lavoratori immigrati”
L’Italia discrimina i lavoratori stranieri, e lo fa venendo meno anche agli impegni
assunti a livello internazionale. È l’accusa lanciata da Cgil, Cisl e Uil in un
rapporto sulla situazione di migranti, rom e Sinti in Italia destinato all’
Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO), che fa capo all’Onu.
Il documento prende a riferimento la convenzione Ilo del 1975 dedicata ai
migranti illegali e alla parità di opportunità e trattamento per i lavoratori stranieri.
L’Italia l’ha ratificata nel 1981, ma è l’unico paese europeo tra i 25 chiamata dall’agenzia delle
Nazioni Unite a rispondere di violazioni. Ieri a Ginevra si sono confrontati i rappresentanti del
nostro governo e un rappresentante sindacale dell'ufficio internazionale della Cgil, ora si
aspetta la decisione dell’ Ilo.
Secondo i sindacati il nostro paese disattende diversi articoli della convenzione. La libertà
religiosa, si legge nel rapporto, “ha trovato ostacoli a livello locale, con problemi posti alla
costruzione di moschee (Lombardia, Veneto) ed alla espressione di preghiera in pubblico”. Il
diritto di voto alle politiche è negato, così come quello amministrativo “in quanto l’Italia non
ha mai ratificato il capitolo C della Convenzione di Strasburgo”.
Le leggi italiane sono poi discriminatorie “dall’accesso al lavoro pubblico (negato a chi non ha
cittadinanza italiana), ai trattamenti previdenziali (differenziati nelle ipotesi di godimento per
chi rientra nei paesi d’origine), all’utilizzo dei titoli di studio conseguiti all’estero (in genere non
riconosciuti dall’Italia), fino al godimento di bonus (come quello relativo alla nascita di un
figlio) che le ultime finanziarie hanno esplicitamente escluso per i non italiani”
La convenzione dell’Ilo prevede anche, per i migranti irregolari, “diritto a percepire
remunerazione e previdenza sociale per i lavori svolti, garanzia di poter far valere i propri
diritti di fronte ad un ente competente; diritto del migrante e della propria famiglia a non
sostenere le spese in caso di espulsione”. Disposizioni che sottolineano i sindacati, sono
completamente disattese in Italia.
Anzichè promuovere l’uguaglianza, aggiungono i sindacati, “si tende ad ingenerare nella
pubblica opinione un sentimento di rifiuto dell’immigrazione. L’accostamento del termine
“clandestino” con quello di criminale, la criminalizzazione di un’intera etnia come nel caso dei
rom o dei cittadini romeni, sono parte di una campagna spesso ad opera di autorità pubbliche
o esponenti di partito. Campagna che produce un “insofferenza”, “rifiuto” ma anche “episodi
individuali o collettivi di razzismo e xenofobia”.
Inoltre, il “pacchetto sicurezza” ,confermerebbe “l’intenzione di creare una legislazione
separata penalizzante per gli immigrati, in particolare per gli irregolari, con gravi conseguenze
della violazione di diritti umani e civili”. In particolare il reato di clandestinità avrà “un effetto a
pioggia sulla legislazione e sul comportamento di pubblici funzionari che, in caso di non
segnalazione di un migrante non in regola, potrebbero incorrere nella violazione dell’art. 328
del codice penale (rifiuto od omissione d’atti d’ufficio)”.
Quanto a rom e sinti, i sindacati criticano “l’approccio emergenziale con cui si tratta un tema
vecchio di secoli”. “Manca è una seria politica di integrazione in materia di abitazioni, scuola ed
avvio al lavoro. In fondo il tema Rom (e per analogia) dei romeni, serve ad agitare l’opinione
pubblica e ad esasperare i comportamenti più violenti com’è successo l’anno scorso vicino a
Napoli”.
Leggi il rapporto presentato dai sindacati all’ILO
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VERGOGNOSE LE DICHIARAZIONI DI GHEDDAFI.
DIRITTO D’ASILO E ORGANIZZAZIONI UMANITARIE PILASTRO DI CIVILTA’.
“Vergognose e inaccettabili”. E’quanto sostiene Oberdan Ciucci, presidente
dell’Anolf Cisl, in risposta alle dichiarazioni del leader libico, Muammar
Gheddafi, sul diritto d’asilo e sul ruolo delle organizzazioni umanitarie. “Ci
indigna che un Capo dello Stato ritenga che il diritto d’asilo faccia ridere e che
non si riconosca a chi fugge da guerre e persecuzioni un diritto universale alla
protezione”. E sul ruolo delle organizzazioni umanitarie Ciucci afferma che “il
loro ruolo è fondamentale e garantisce il rispetto dei diritti umani e la dignità di
quelle persone che hanno diritto alla sopravvivenza fisica e alla tutela della
persona”.
Daria e gli altri fantasmi
di Sergio Talamo
Daria ha vent’anni e gli occhi verdi, conosce sei lingue ed è la prima della
classe. Pulisce le scale e le case, fa la baby sitter e la badante. C’è qualcosa di
più trasparente, di più solare di una vita così?
Eppure Daria è una donna in nero. E’ ucraina e clandestina. I suoi lavori non
sono regolari, i suoi genitori (mamma colf e papà operaio) neppure. Non ha
documenti né codice fiscale e quindi, fino a pochi giorni fa, sembrava non
potesse fare l’esame di maturità nella sua scuola del centro di Napoli. Il
quotidiano "Il Mattino" ha lanciato questa storia così singolare, e di colpo il
tappo è saltato. Si sono mobilitati tutti: preside, professori, compagni di classe.
Per sancire il lieto fine, è dovuto intervenire il ministro dell’Istruzione in
persona. Ora la madre piange di gioia, mentre lei promette: “Studierò come
una pazza”.
Ma nel punto in cui finisce l’agonia di Daria, inizia il paradosso dell’Italia: il
paese dove si può essere per anni “clandestini” e nel frattempo studiare,
lavorare, pagare le tasse, amare, soffrire, sognare. Tutto questo al buio, come
fantasmi, senza che nessuno ammetta ufficialmente che in realtà tu esisti. Esci
per strada, saluti il giornalaio, mangi un panino con i colleghi ma niente: sei
sempre e solo l’uomo invisibile. Daria, ad esempio, non ha mai fatto una gita
scolastica. Non può. La scoprirebbero! (lei che tutti conoscono e che conosce
tutti…). Eh già. Ogni giorno può avere la sua pena: “Ho paura di finire in
carcere - dice - lo stesso timore che ho da cinque anni ogni volta che vedo un
poliziotto”.
Se ha paura Daria, ventenne finita sui giornali per i suoi occhi verdi e le sue sei
lingue, figuriamoci i tanti signor nessuno che fanno funzionare fabbriche e
botteghe, gli oscuri artefici di vite orgogliose da “nuovi italiani” senza carta di
identità.
Da categoria esistenziale, il “clandestino” dovrebbe finalmente diventare un
problema della politica. Ma non nel modo affrettato e vagamente isterico cui
siamo abituati, per cui chi non ha il permesso di soggiorno, a giorni alterni,
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diventa un’emergenza nazionale. Né si può accettare l’atteggiamento opposto
per cui essere o non essere in regola - quindi violare o non violare la legge - è
la stessa cosa.
Dietro questi sbandamenti concettuali, c’è soprattutto l’equazione fra
clandestino e criminale. Eppure il crimine degli stranieri in Italia non ha molta
attinenza con il possesso di quel documento. Ci sono fior di delinquenti che
sono in regola con la burocrazia o addirittura cittadini comunitari a tutti gli
effetti.
E’ la politica dei “decreti flussi” ad avere da tempo il fiato corto. Numeri di
anno in anno tirati a sorte, corse contro il tempo per entrare in graduatorie
sempre più strette, vigorose proteste delle aziende del Nord e delle famiglie in
cerca di badanti o di colf… Una reiterata finzione. Occhi che si chiudono sulla
realtà, fatta di richiedenti che sono in Italia già da tempo e molto spesso
lavorano, hanno casa, famiglia, relazioni sociali.
L’unico modo per chiudere le frontiere è… aprirle davvero a quelli come Daria.
Fare lo sforzo di conoscerli uno ad uno, questi nuovi italiani che oggi sono
costretti a star nascosti dietro la loro condizione di irregolari. Sarà un po’
stancante, ma sempre meglio che convivere con i fantasmi...
Dice Daria: “Ho studiato in lingua originale i discorsi di Martin Luther King e mi
hanno affascinato. Il più bello? I have a dream”. Io ho un sogno. E sapete qual
è? Un regno e un principe? Gioielli e ricchezze da sogno? Macché. Che un
poliziotto la veda e la saluti.
Studenti stranieri irregolari: una nota del Ministero
dell’istruzione precisa che è possibile sostenere gli esami di
maturità anche senza il codice fiscale.
Giorni fa il caso di una ragazza ucraina di Napoli irregolare e priva di codice fiscale aveva
scatenato polemiche. Una nota del Ministero fa ora luce sulla vicenda.
La vicenda accade a Napoli.
Secondo l’edizione di domenica del quotidiano Il Mattino,
una ragazza ucraina che frequenta l'ultimo anno del liceo
linguistico “Margherita di Savoia” non potrà sostenere
l'esame di maturità in quanto priva del codice fiscale. A
richiedere il possesso del codice fiscale per sostenere
l'esame di maturità è stata una recente circolare del
Ministero dell'istruzione (emanata nel bel mezzo delle polemiche suscitate dalla
decisione di un Preside di richiedere ai maturandi il permesso di soggiorno ed il
dibattito che ne è seguito) ma lei, Daria, non ha quel tesserino di plastica
perché è clandestina. Scoppia la gara di solidarietà di insegnanti e genitori per
aiutarla mentre i suoi compagni pensano di inoltrare una petizione.
Ora, in un nota ufficiale, il Ministero della pubblica istruzione fa luce sulla
vicenda. È possibile sostenere gli esami di maturità anche senza il codice
fiscale.
La raccolta del codice fiscale degli studenti - si legge nel documento - è una
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funzionalità contenuta nell’Anagrafe degli studenti, iniziata nel 2005/06 e
proseguita da tutti i governi che da allora si sono succeduti. Il controllo dei
codici fiscali viene attuato tramite una verifica incrociata con l’Agenzia delle
entrate, per verificarne l’integrità e la correttezza.
La nota di viale Trastevere spiega inoltre che “nel caso in cui uno studente
fosse, per qualsiasi motivo, sprovvisto del codice fiscale, verrebbe
semplicemente escluso dalla base informativa del Ministero, senza alcuna
conseguenza per la sua privacy né per la sua possibilità di sostenere l’esame di
Maturità”. Il Ministero definisce la procedura “una normale attività di gestione e
manutenzione del sistema del Miur, come di qualsiasi altro sistema
informativo”.
Il comunicato del Ministero precisa anche che “non c’è nessun motivo di legge
per cui la ragazza di Napoli non possa affrontare l’esame di maturità”.
Scuola, 120mila stranieri frequentano le superiori.
ISTRUZIONE. NOVE ANNI FA GLI ALUNNI EXTRACOMUNITARI ERANO QUASI 9MILA.
Per notarlo basta guardare le foto di classe. Solo nove anni fa,
l'unico straniero (quando c'era) saltava agli occhi. Oggi,
invece, nel gruppo, sorridenti e integrati, compaiono cinesi,
africani, sudamericani e macedoni. Un perfetto mix di culture,
tradizioni e lingue che convivono gomito a gomito sui banchi di
scuola. Gli ultimi dati messi a disposizione dal ministero dell'Istruzione lo
confermano: la scuola è il motore dell'integrazione. Nell'anno scolastico 20072008 gli alunni con cittadinanza non italiana sono stati in totale 574.133, quasi
sette volte di più rispetto al 1998-99. La maggioranza degli stranieri in età
scolare frequenta la scuola primaria (217.716) e la scuola media (126.396). Gli
altri si dividono quasi equamente tra asili (111.044) e istituti superiori
(118.977). Nelle scuole di II grado, nel 1998/99 gli stranieri erano solo 8.910
(esclusi gli iscritti alle scuole non statali), mentre nel 2007/08 se ne contava
uno ogni 23 alunni. Nell'89,7% dei casi gli stranieri sono iscritti a una scuola
statale. Tre su dieci sono nati in Italia, gli altri ci sono arrivati insieme ai
genitori.
In totale, gli immigrati rappresentano il 6,4% degli alunni iscritti alle scuole
italiane. Le previsioni demografiche stimano che nel 2050 si raggiungerà il
pareggio e un banco su due sarà occupato da uno straniero. Eppure in cinque
scuole superiori il futuro è arrivato con 40 anni di anticipo. È accaduto a
Piacenza all'istituto professionale per l'industria e l'artigianato "Leonardo Da
Vinci"; a Cremona, all'Ipia "A. Stradivari"; all'istituto professionale per i servizi
sociali "Don Zefirino Jodi" di Novellara, in provincia di Reggio Emilia; in due
istituti professionali di Milano, il "Bertarelli" e il "Marignoni".
Cinque scuole che hanno in comune l'area geografica (il Nord), l'indirizzo
professionale (il preferito dagli stranieri) e la presenza di moltissimi studenti di
origine extracomunitaria: più di un banco su due è occupato da un alunno
proveniente da un altro paese. Qui, infatti, gli immigrati sono il 50-60% del
totale iscritti. Un dato rilevante, soprattutto se si considera che non tutti gli
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immigrati completano gli studi.
«Stranieri? Noi neanche ce ne accorgiamo, gli studenti sono tutti uguali».
Rachele Capristo, vicepreside dell'istituto per i servizi commerciali e turistici
"Bertarelli" di Milano, ci tiene a dire le cose come stanno: «Qui i ragazzi
vengono volentieri, sia gli italiani che gli extracomunitari. La scuola è un'oasi di
integrazione, qui si sentono protetti». Lo confermano le attività
extrascolastiche che si svolgono il sabato e che sono sempre affollatissime.
A Piacenza l'Ipsia "Leonardo Da Vinci" conta 310 iscritti, di cui il 60% straniero.
«Per il prossimo anno – spiega il vicepreside Stefano Angelillo – prevediamo
che la percentuale di immigrati salga al 75%». La maggior parte viene
dall'Ecuador e dalla Macedonia, ma in totale le nazionalità presenti sono 23.
Diversa è, invece, l'immigrazione all'istituto "Stradivari" di Cremona, unico in
Italia per il suo indirizzo di liuteria. «Vengono da tutto il mondo per apprendere
questa tecnica», afferma la dirigente scolastica Mirelva Mondini. L'istituto è
davvero multietnico: ci sono coreani, australiani, giapponesi, francesi,
finlandesi, americani.
Se nelle superiori fa notizia, nelle scuole dell'infanzia la multiculturalità è una
realtà quotidiana già consolidata: il numero di scuole in cui la percentuale di
bambini stranieri oscilla tra il 50 e il 60% è salito a 46. Ma ci sono addirittura
22 scuole dove gli stranieri sono il 60-70% degli iscritti, nove in cui si
raggiunge una percentuale dell'80% e una che supera questa soglia. Nelle
primarie e nelle medie l'incidenza degli stranieri cala progressivamente, fino a
raggiungere la media nazionale del 6,4 per cento.
I dati relativi al 2007-2008 forniscono altre due sorprese. La prima riguarda il
comune capoluogo con l'incidenza più elevata di studenti stranieri: Milano
viene scalzata da Prato, con il 15,2% di alunni immigrati. La seconda, invece,
riguarda la nazionalità che detiene il primato nelle scuole: gli albanesi lasciano
il posto ai rumeni, che sono il 16,2% degli iscritti totali.
Negli altri paesi europei presi in esame dal dossier del ministero la percentuale
di alunni immigrati è quasi sempre più alta rispetto all'Italia. Fanno eccezione il
Portogallo, dove rappresentano il 5% della popolazione scolastica, e la Francia,
dove il basso tasso (3,9%) è dovuto alle regole differenti: è "francese di
nascita" ogni bambino nato nel paese da almeno un genitore nato in Francia,
mentre è "francese per filiazione" qualsiasi bambino nato da almeno un
genitore francese.
In Inghilterra (dove il tasso è pari al 22,6%), invece, il censimento non è
legato alla nazionalità, ma al grado di appartenenza a un gruppo che si
riconosce come la "propria" comunità.
Tutti gli esseri umani…
di Niguil
Tutti gli esseri umani, in alcuni momenti della vita, hanno la necessità di
cambiare, conoscere, provare nuove esperienze, ed adattarsi a questi
cambiamenti. Il 12/01/09 è stato il giorno in cui io ho dovuto prendere una
decisione molto difficile, cambiare paese.
Sono uscito dal Brasile con l’obbiettivo di studiare e lavorare in Italia, però non
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ho mai pensato che sarebbe stato cosi difficile, stancante. All’inizio tutto era
bello, interessante, ed ovviamente nuovo; i giorni passavano e le cose
diventavano meno piacevoli, cominciando a farmi vedere che cambiare così
radicalmente abitudini, culture ed ambiente non era semplicemente una
avventura in cui le difficoltà non esistevano, ma significava entrare in una
nuova vita dove le difficoltà sarebbero state il punto di partenza. Come tutti i
problemi che esistono, i miei hanno una soluzione, che mi è stata mostrata dai
professori del corso d’italiano.
Dopo una settimana in Italia ho cominciato a studiare in un Istituto tecnico,
dove offrivano un corso d’italiano per gli stranieri che avevano la necessità di
imparare la lingua. I miei primi giorni sono stati decisivi, visto che ero in
ritardo nella grammatica, e i miei compagni erano molto più avanti di me
quindi dovevo davvero studiare. Grazie alla pazienza dei professori sono
riuscito a seguire tutte le lezioni, anche non sapendo parlare, e capendo poco
l’italiano. Con il tempo le cose hanno cominciato a cambiare, e io non mi
sentivo più come un pesce fuori d’acqua, ma mi sentivo come in un acquario,
che mi offriva la visione del mondo, ma che allo stesso tempo mi chiudeva.
Sono rimasto così finché, noi siamo andati a conoscere i Navigli e là abbiamo
conosciuto uno straniero che ha vinto nella vita, e che ha avuto le stesse
difficoltà che abbiamo noi. Per me è stata una grandissima esperienza, un
grandissimo esempio da seguire, oggi non mi sento più in un acquario, ma in
un oceano, dove quello che mi chiudeva non esiste più, e raggiungere i miei
obbiettivi dipende, più che altro, da me stesso.
Il corso d’italiano è l’ora del giorno che mi piace di più, perché lì posso parlare,
e sentire persone che sentono le stesse cose, e che hanno gli stessi desideri.
Però il mio rapporto con loro, non è cosi grande, visto il modo di comportarsi di
alcuni, come per esempio non venire alle lezione di martedì, ritardando tutta la
classe. Secondo me è colpa anche dei professori, che non stabiliscono punizioni
più severe per quelli che non rispettano le regole, ma comunque non sono io
che decido cosa dobbiamo fare, questa è soltanto la mia opinione.
Le scuole brasiliane e le scuole italiane si assomigliano molto, però non sono
uguali, le uniche differenze sono: il rapporto tra professore e studente,
l’importanza dell’inglese, la struttura della scuola e gli accessori dentro alla
scuola. In Brasile gli studenti possono fare la stretta di mano con i professori,
possono parlare con loro in modo più informale, secondo me questo rapporto
facilita la convivenza permettendo agli studenti di imparare più facilmente. In
Brasile l’inglese non è così presente nel quotidiano, invece qua in Italia sì, sia
nella scuola privata, sia nella scuola pubblica. In Brasile molte scuole pubbliche
hanno una struttura orribile, mentre in Italia in generale hanno una buona
struttura. Gli accessori all’interno della scuola brasiliana sono più accessibili,
sia nella scuola pubblica, sia nella privata, per esempio il dispenser d’acqua in
Brasile è molto comune, mentre in Italia io non l’ho mai visto.
Di tutto ciò che ho lasciato indietro, quello che mi manca di più è la vita sociale
che avevo. Nel mio paese conoscevo tante persone, avevo tanti amici, uscivo
tutti i fine settimana, ridevo, qua in Italia conosco soltanto le persone che
studiano insieme a me, non ho nessun amico, e uscire è diventato un sogno, e
non ho più motivi per ridere. Però comunque non sono più pentito di essere
venuto in Italia, so anche che devo sopportare questa cosa, e che presto non
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esisterà più nei miei giorni.
In Italia è molto difficile fare amicizia, le persone sono molto chiuse, non si ha
l’opportunità di conoscere nuove persone. Sono un po’ diffidenti, e si
preoccupano troppo per la carriera, dimenticandosi della vita personale,
amorosa, mentre in Brasile le persone sono un po’ più comunicative, aperte
alle nuove amicizie, ecc. Comunque non voglio dire che gli italiani sono cattivi
e i brasiliani sono buoni, voglio dire che sono culture diverse, e che ci vuole un
po’ di tempo per abituarsi.
Spero di riuscire imparare bene la lingua italiana, perché così potrò trovare un
buon lavoro, dove io possa fare qualcosa che serva di aiuto agli altri, e in
particolare agli stranieri come me.
Continua a leggere:
http://lapoesiaelospirito.wordpress.com/2009/05/25/vivalascuola-13/
Il Governatore e lo straniero
L'immigrazione debutta a Palazzo Koch. Nella Relazione annuale della Banca d'Italia,
un capitolo dedicato alla presenza degli stranieri in Italia: economia, scuola, finanza,
pensioni, welfare. I numeri e le risorse dell'Italia multietnica che il governo non
vuole vedere
Per la prima volta nella sua storia la Banca d’Italia dedica in un
suo atto ufficiale un ampio spazio all’immigrazione. Sono undici
pagine della Relazione annuale, un intero capitolo, l’undicesimo,
comprendente le pagine 123-133. Vale la pena di leggerle nel
sito della Banca perché sono pagine informate e sorprendenti.
Si comincia con una breve anticipazione su quattro punti essenziali che dopo
aver indagato sul mondo degli stranieri in Italia, la Banca è convinta di poter (e
dover) sostenere; poi seguono cinque paragrafi che riorganizzano e sviluppano
la materia in un modo coerente: “L’immigrazione in Italia nel contesto
internazionale”; “La condizione economica degli immigrati in Italia”; “Le
conseguenze dell’immigrazione per il paese ospite”; “I giovani stranieri e la
scuola"; "Gli immigrati e la finanza pubblica”.
http://www.bancaditalia.it/pubblicazioni/relann/rel08/rel08it/econo
mia_italiana/rel08_11_immigrazione.pdf
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Ddl sicurezza in aula dal 23 giugno.
Conto alla rovescia verso un’approvazione scontata. Colpirà clandestini e regolari Il ddl
sicurezza dovrebbe diventare legge entro la fine di giugno.
Dopo la sospensione per le elezioni dello scorso week end, il
Senato riprende i lavori ed è pronto ad esaminare le
“Disposizioni in materia di sicurezza pubblica” approvate dalla
Camera. Il testo, secondo il calendario approvato dai
capigruppo, sarà discusso in aula il 23, 24 e 25 giugno. I
senatori potranno presentare emendamenti entro giovedì 18 giugno, ma,
nonostante le critiche mosse anche dal Csm, è difficile che il testo subisca
modifiche. È infatti già al suo secondo passaggio a Palazzo Madama, e se il
governo temerà imboscate dei dissidenti della maggioranza, porrà di nuovo la
questione di fiducia, come ha fatto alla Camera. Ci vorranno comune ancora
diverse settimane prima che le nuove regole diventino legge. Queste
colpiranno i clandestini, ad esempio con il reato di ingresso illegale e il divieto
di matrimonio, ma anche i regolari, con le nuove tasse sui permessi e le
domande di cittadinanza o con il test di lingua per chi chiede la carta di
soggiorno.
Norme pacchetto sicurezza ledono i diritti dei clandestini e
dei loro figli.
Per il Csm l'introduzione del reato di immigrazione clandestina
con il ddl sicurezza approvato alla Camera e in attesa del
vaglio definitivo del Senato provocherà un "eccezionale
aggravio" per l'attività giudiziaria, con il rischio di una "totale
paralisi" in molti uffici giudiziari.
Palazzo dei Marescialli critica duramente uno dei punti centrali
del disegno di legge, sia nel metodo che nel merito. Ad esempio, la norma che
per la dichiarazione di nascita prevede l'esibizione del permesso di soggiorno
da parte del genitore, lede i diritti dei clandestini e dei loro figli.
Nel parere redatto dalla Commissione, infatti, si sottolinea come la norma
considerata lesiva dei diritti dei clandestini e dei propri figli si ponga "in
contrasto con il diritto della persona minore di età alla propria identità
personale e alla cittadinanza da riconoscersi immediatamente al momento della
sua nascita"; diritto sancito dalla Convenzione sui diritti del fanciullo di New
York ratificata dall'Italia.
Scarica il parere del Consiglio Superiore della Magistratura
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Quali politiche contro l’irregolarità?
Massimo Livi Bacci*
L’irregolarità – o clandestinità, suo sinonimo peggiorativo – si affronta e si risolve
combattendone le cause e non solo reprimendone la manifestazione. E’ così scontata, questa
affermazione, che si prova vergogna a doverla ripetere; eppure essa è sovrastata dal frastuono
delle ricette semplicistiche e di apparente immediato effetto. Respingimento dei barconi e dei
loro disgraziati passeggeri, incuranti delle loro origini e della loro sorte (poco importa se
scappano dalle violenze di una guerra o dalle persecuzioni politiche); condanna ed espulsione
di chi è privo di permesso di soggiorno valido (anche se è una pacifica persona, bene integrata,
brava e utile sul lavoro); ammissione – ma per corte, cortissime durate – degli stranieri pur
necessari ad imprenditori e famiglie, rendendo difficile il loro radicamento, “perché l’Italia non
è, né può diventare, multietnica”. Le parole d’ordine sono “dissuasione”, “essere cattivi” con
chi non si conforma alle regole, mostrare che l’Italia non è il “ventre molle” dell’Europa.
L’esperienza mostra che queste ricette hanno scarsa efficienza e diminuiscono l’utilità delle
migrazioni – per i migranti ma anche, fatti i conti, per i paesi di origine e per quelli di
destinazione.
L’irregolarità nei paesi ricchi.
In tutto il mondo sviluppato un’alta proporzione di stranieri è in condizione di irregolarità. I
numeri non sono certi, e per ovvie ragioni, ma le stime più attendibili parlano di 13 milioni di
irregolari negli Stati Uniti; di 6-8 milioni nell’Unione Europea; di 5-10 milioni nella Federazione
Russa. Perfino nell’ordinatissima (e piccola) Svizzera, la stima (minima) dei sans papier è
dell’ordine di 80-100.000 persone (più che in Italia, fatte le debite proporzioni)1. Tutti i paesi
si affannano a studiare le ricette per contenere il fenomeno, ma tutti sanno bene che nel
mondo sempre più integrato per la velocità dei trasporti e delle comunicazioni e per una
mobilità crescente - e sempre più diviso dalle distanze economiche e demografiche abissali tra
paesi e percorso da conflitti e violenze – non esistono soluzioni semplici. In Italia – dove la
legge Bossi-Fini è in vigore dal 2002 – il numero di irregolari secondo le stime dell’ISMU2 ha
oscillato, dal 1998 in poi, tra le 200.000 e le 800.000 unità, con periodiche riduzioni dovute
alla sanatoria del 2002 e al generoso decreto flussi del 2007. Gli irregolari, secondo le
valutazioni dell’ISMU, erano 650.000 all’inizio del 2008; oggi sono in numero superiore, perché
la crisi ha privato del lavoro (e quindi del permesso di soggiorno) parecchi stranieri – molti dei
quali rimasti in Italia - mentre l’impossibilità di nuovi ingressi legali, per la non reiterazione del
decreto flussi nel 2008, ha prodotto nuovi arrivi illegali e nuove assunzioni al nero da parte di
famiglie ed imprese.
Le cause profonde del fenomeno.
E’ opinione comune, tra gli esperti, che il giro di vite che il governo sta imprimendo alla
legislazione e alla politica – inasprimenti di pene per i reati commessi dagli irregolari; reato
d’immigrazione clandestina; respingimenti indiscriminati in mare; balzelli ed altre vessazioni di
inventiva leghista – non inciderà significativamente sul fenomeno. In compenso alimenterà la
conflittualità e le difficoltà degli immigrati, anche di quelli regolari, rendendone più ardua
l’integrazione. Torniamo invece alle cause profonde dell’irregolarità, che possono eliminarsi
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solo con politiche coerenti di lunga lena (che le maggioranze pro tempore dovrebbero
impegnarsi a non stravolgere). Primo: l’enorme dimensione dell’economia sommersa. Quel
quinto, o sesto, del PIL prodotto al nero, impiega lavoro irregolare e calamita stranieri.
Secondo: un welfare familiare debole e avaro, puntellato dal lavoro domestico (straniero) per
allevamento dei figli e cura degli anziani. Terzo: canali di entrata legale impervi per i datori di
lavoro, soprattutto se piccoli imprenditori o famiglie (per ogni lavoro occorrerebbe individuare
“al buio” il candidato fuori d’Europa). Quarto: la tagliola dei titoli di soggiorno in continua
scadenza per la loro corta durata, la macchinosità e il costo del rinnovo, che pone a rischio di
irregolarità anche l’immigrato meglio intenzionato. Quinto: un’economia nella quale pesano
molto i settori labor-intensive e lavori poco appetiti dagli italiani.
Le radici profonde dell’irregolarità via mare.
Che dire infine delle decine di migliaia (37 000 nel 2008, l’anno del record) di stranieri che
sbarcano, o tentano di sbarcare, sulle coste italiane? Non vanno tutti respinti, e
immediatamente, al mittente? No, perché l’Italia è un paese civile, ed ha sottoscritto le
convenzioni internazionali che stabiliscono che chi è perseguitato o vittima di violenze, va
ospitato e protetto. Chi non lo è deve essere rispedito a casa. Ogni caso va vagliato secondo
legge: il “respingimento” all’ingrosso è vietato. Altrimenti si esce dal novero dei paesi civili.
L’Italia, l’Europa, i paesi di transito e di partenza, le organizzazioni internazionali elaborino
nuove modalità se quelle attuali sono superate dagli eventi. In un’audizione al Senato del 25
maggio scorso il Ministro dell’Interno ha annunciato che Italia, Libia, Unione Europea e UNCHR
stanno cercando una soluzione condivisa per i respingimenti che non leda i diritti umani e
rispetti il principio di non refoulement per chi chiede asilo o protezione. Speriamo che questa
soluzione venga trovata, facendo leva anche sugli impegni contenuti nel Trattato Italia-Libia3.
Diversi milioni di migranti irregolari vivono nei paesi dell’Africa del Nord (almeno 1 milione in
Libia), e ogni anno più di 100.000 immigrati provenienti dai paesi al sud del Sahara ne
accrescono il numero. Molti sono tentati di fare il salto in Europa. Non saranno i radar e le
pattuglie in mare a risolvere il problema se non affiancati da una diplomazia (italiana, europea)
che offra cooperazione, tecnologia, progetti e soldi ai paesi di origine e transito, esigendo il
rispetto delle regole e dei diritti umani.
Note
1 – Sugli irregolari in Svizzera: http://www.sans-papiers.ch/
2 – ISMU, XIV Rapporto sulle migrazioni in Italia 2008, FrancoAngeli Milano, 2009, p. 43
3 - Massimo Livi Bacci, Il Trattato Italia-Libia e il controllo dell’immigrazione, “Neodemos”…
* Facoltà di Scienze Politiche
È L'IMMIGRAZIONE, BELLEZZA.
di Tito Boeri
Perché i partiti socialdemocratici crollano in tutta Europa proprio in un periodo di recessione?
La risposta è nei 26 milioni di immigrati nell'Unione Europea negli ultimi anni. I cittadini sono
preoccupati per la sostenibilità del welfare state europeo. E se la soluzione sembra essere in
più rigide politiche sull'immigrazione e nelle limitazioni all'accesso allo stato sociale, le
coalizioni di destra sono decisamente più credibili. Ma sono politiche inattuabili nel lungo
periodo. Esistono alternative ben più efficaci. Senza rinunciare alla redistribuzione.
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Le recessioni di norma favoriscono i partiti di sinistra. Il loro appoggio a politiche
redistributive è percepito dagli elettori come una forma di assicurazione: durante la crisi si
perde il lavoro o si diventa più poveri, ci sarà qualcuno “lassù, al governo” che si preoccuperà
di garantire una forma di aiuto di carattere sociale. “Nessuno sarà lasciato indietro” è il motto
dei socialdemocratici e il contenuto dell’universalismo nelle prestazioni sociali da loro
sostenute. L’età dell’oro dei socialdemocratici nel Parlamento europeo è stata a metà anni
Novanta, quando l’Unione Europea aveva tassi di disoccupazione a due cifre e usciva da una
pesante recessione. La supremazia del gruppo socialista a Strasburgo è finita quando la
disoccupazione ha iniziato a convergere verso i livelli degli Stati Uniti e il tasso di occupazione
ad avvicinarsi agli obiettivi di Lisbona. E invece, questa recessione, la più grave del
Dopoguerra, è andata di pari passo con l’affermazione elettorale di movimenti di destra e
xenofobi in tutto il Vecchio Continente e con la disfatta proprio di quei partiti che storicamente
hanno contribuito di più alla costruzione del welfare state europeo.
UN'ARMA DI ESCLUSIONE SOCIALE DI MASSA
Com’è potuto accadere? La risposta è l’immigrazione. Negli ultimi venti anni più di 26 milioni
di persone sono arrivate nell’Unione Europea a 15 contro i poco più di 20 milioni di emigrati
negli Stati Uniti, di 1,6 milioni in Australia e meno di un milione in Giappone. Dal 2000, paesi
come l’Irlanda e la Spagna, ora particolarmente colpiti dalla crisi, hanno visto raddoppiare il
rapporto tra popolazione straniera e indigena. Certo questi flussi sono precedenti alla
recessione e, anzi, durante la crisi l’immigrazione tende a diminuire: approssimativamente del
2 per cento per ogni punto percentuale di caduta del prodotto nel paese di destinazione. Ma a
preoccupare gli europei è la combinazione di una forte e recente immigrazione, della
recessione e del welfare state. I dati dell’European Social Survey rivelano un marcato
deterioramento della percezione dei migranti da parte degli europei a partire dal 2002. Questo
deterioramento è dovuto alla preoccupazione che gli immigrati siano un peso fiscale in quanto
beneficiari dei generosi trasferimenti di carattere sociale garantiti dall’Europa, “la terra della
redistribuzione”. Paradossalmente, le politiche redistributive introdotte con l’obiettivo di
favorire l’inclusione sociale sono diventate un’arma di esclusione sociale di massa. Ora che i
deficit pubblici salgono alle stelle e la disoccupazione torna su livelli a due cifre, gli autoctoni
hanno la legittima preoccupazione che anche i più strenui difensori delle politiche redistributive
saranno costretti a tagliare le prestazioni sociali, a meno che non riescano a limitare
l’immigrazione o almeno l’accesso degli immigrati al welfare. Ma per motivi ideologici, i partiti
di sinistra non possono perseguire politiche che introducono barriere o un accesso asimmetrico
al welfare per gli immigrati. Le coalizioni di destra e i movimenti xenofobi sono più credibili
dei socialdemocratici nel perseguire politiche di questo tipo. L’Italia di destra e la Spagna di
sinistra ne sono un buon esempio. In Italia, dai trasferimenti sociali ai poveri sono esclusi a
priori coloro che non hanno un passaporto italiano, indipendentemente dal fatto che siano
immigrati legali o clandestini e che abbiano pagato le tasse. Intanto, le barche dei disperati
vengono respinte verso la Libia e nessuno sa dove saranno portate queste persone. In Spagna
i trasferimenti sociali sono estesi ai cittadini stranieri e di recente il governo ha pubblicato un
rapporto che documenta il contributo decisivo dato dall’immigrazione nel boom economico
degli ultimi dieci anni. Il Ministero del Lavoro è stato ribattezzato Ministero del Lavoro e
dell’Immigrazione. Non è il Ministero degli Interni, come da noi, ad avere la titolarità di queste
politiche.
LE ALTERNATIVE POSSIBILI
La faccia rassicurante dei socialdemocratici si sta trasformando in un incubo proprio per quei
cittadini europei che rappresentano il loro elettorato tradizionale: operai, persone con reddito
basso o che vanno avanti grazie ai sussidi del welfare. Devono quindi i socialdemocratici
rinunciare ai loro ideali oppure rassegnarsi a scomparire? Non necessariamente. In primo
luogo, non è affatto detto che le misure volte a rendere più rigide le politiche sull’immigrazione
e a limitare l’accesso al welfare per gli immigrati rappresentino la risposta migliore alle
preoccupazioni dell’opinione pubblica al di là del brevissimo periodo. La recessione è destinata
a durare a lungo, e non è semplice mettere in pratica le restrizioni all’immigrazione, come
dimostra l’alto numero di immigrati illegali che vivono nell’Unione Europea. E’ difficile anche
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limitare l’accesso al welfare da parte degli immigrati: l’esperienza degli Stati Uniti ci dice che
queste restrizioni possono essere ribaltate dai pronunciamenti dei tribunali, in particolare in
quei paesi dove l’immigrazione è già forte e consolidata.
Così anche le politiche oggi premiate dagli elettori possono non dare quei risultati rassicuranti
che promettono. Invece di imitare i loro avversari, i socialdemocratici dovrebbero cercare di
riformare i loro programmi di welfare rendendoli maggiormente proattivi e rafforzandone le
basi assicurative. Questo significa che la possibilità di ricevere i sussidi deve essere
subordinata al pagamento dei contributi (gli immigrati sono ovunque contribuenti netti) e
che gli abusi debbono essere sanzionati sia sotto il profilo sociale che amministrativo. La
Danimarca e la Svezia sono i paesi che hanno fatto i passi più importanti nella riforma delle
politiche sociali in questa direzione: è solo un caso che i partiti di centrosinistra di questi due
paesi siano le uniche formazioni politiche pro-welfare a non essere state sconfitte in queste
elezioni europee?
Giornata Mondiale del Rifugiato 2009
'Non solo numeri - real people real needs'
Conferenza UNHCR e terza edizione del Premio 'Per Mare'
L'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR), in occasione
della Giornata Mondiale del Rifugiato, il prossimo 19 giugno, organizza una
conferenza a Roma alle ore 11,00 presso l'Hotel Donna Camilla Savelli,
via Garibaldi 27 ed alla quale parteciperanno esponenti delle istituzioni, del
mondo della cultura e della società civile, rifugiati e richiedenti asilo.
Quest'anno l'UNHCR ha deciso di dedicare la Giornata Mondiale del Rifugiato al
tema: 'Rifugiati, non solo numeri - real people, real needs'
Questa scelta vuole evidenziare come i rifugiati siano persone con necessità concrete,
aspettative e progetti di vita. Non solo numeri quindi da utilizzare per statistiche e ricerche, ma
individui e famiglie in fuga da guerre e persecuzioni con storie reali che cercano di ricominciare
una nuova vita in dignità e sicurezza. Ricominciare vuol dire anche mettere a disposizione della
società che li accoglie la propria esperienza, le competenze acquisite e la cultura di origine.
Nel corso dell'evento organizzato dall'UNHCR, si svolgerà anche la cerimonia di
assegnazione della terza edizione del Premio 'Per mare - al coraggio di chi salva vite in
mare', nato dalla collaborazione tra l'UNHCR ed il Comando Generale del Corpo delle
Capitanerie di Porto - Guardia Costiera che viene assegnato ogni anno a chi, a discapito di
interessi personali, ha prestato soccorso nel Mediterraneo a imbarcazioni in difficoltà o a
persone coinvolte in naufragi, salvando vite umane e rischiando in prima persona. Il Premio,
che conta su un contributo dell'Associazione Nazionale Comuni Italiani ed è sponsorizzato da
Banca Nuova, è composto da tre riconoscimenti in denaro assegnati dalla Giuria presieduta da
Andrea Camilleri.
Alla cerimonia del 19 giugno saranno presenti anche l'armatore ed il comandante della nave
cargo turca 'Pinar', che il 16 aprile 2009 soccorse 145 migranti su due barconi in avaria a sud
di Lampedusa.
Per ulteriori informazioni:
Ufficio stampa -- 06 80212318 -- 06 80212315
www.unhcr.it
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XV Meeting antirazzista internazionale, Cecina 13/07/2009: UNIDEA,
Università d’estate antirazzista.
UNIDEA è uno spazio formativo, sperimentato per la prima volta nella scorsa edizione del
Meeting internazionale antirazzista. Dedicato all'analisi del razzismo, nelle sue molteplici
forme ed espressioni, è rivolto a tutti coloro -studenti, operatori sociali, volontari- che
vogliano approfondire il tema della nascita, della formazione, delle strutture e dei
dispositivi del razzismo, quale sistema complesso di idee, discorsi, atti e pratiche sociali.
L'intento è di offrire ai partecipanti informazioni e strumenti concettuali basilari per
comprendere la storia dell'ideologia razzista e le metamorfosi attuali, per decifrare e
analizzare le retoriche, le politiche, le pratiche sociali attraverso le quali si ‘razzializzano',
si discriminano, si escludono minoranze e gruppi di popolazione immigrata.
UNIDEA si articola in un ciclo di lezioni -affidate a specialisti, accademici e non- e di
laboratori, mediante i quali si intende sollecitare il contributo attivo dei partecipanti.
BANDI E CONCORSI
TALENT PRIZE seconda edizione: l’arte premia i giovani.
Roma: aperte le iscrizioni fino al 15 luglio per il TALENT PRIZE 2009, concorso per giovani
talenti nel campo delle arti visive.
“Il giovane artista è natura in crisi, da intendersi nel senso etimologico
greco della parola krisis, che ingloba al suo interno il positivo concetto di
cambiamento e quindi di rinnovament”. Queste le parole del
sovrintendente ai beni Culturali di Roma Umberto Broccoli l’8 Maggio
scorso in occasione della conferenza stampa di presentazione dell’evento.
É solo alla seconda edizione, ma il Talent Prize si colloca già tra i concorsi di maggior spicco
per la promozione e la valorizzazione dell’arte contemporanea.
I destinatari sono i giovani artisti tra i 18 e i 39 anni, che potranno partecipare realizzando
opere con tecniche e linguaggi differenti: dalla fotografia alla scultura, dalla pittura al video,
ma anche istallazioni con l’utilizzo combinato di più tecniche. Il concorso, indetto dalla Guido
Talarico Editore e realizzato con il sostegno della Fondazione Roma, è stato patrocinato dalla
società Zetema, dall'assessorato alle Politiche Culturali del Comune di Roma e dalla
sovrintendenza ai Beni Culturali.
Alla scorsa edizione hanno aderito oltre 900 candidati e durante la cerimonia di presentazione
del vincitore il presidente della Fondazione Roma, Emmanuele Francesco Maria Emanuele,
anche membro della giuria di quest’anno, dichiarò gli intenti principali della neo-nata
competizione:“un concorso per fare spazio al talento e per favorire la crescita e l’affermazione
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degli artisti più giovani. L’elevato numero dei partecipanti al concorso testimonia il grande
interesse suscitato da questa iniziativa, con la quale la Fondazione Roma intende dare il
proprio contributo innovativo al mondo dell’arte e della cultura, offrendo l’opportunità a giovani
talenti sconosciuti di fare il proprio ingresso nei circuiti ufficiali dell’arte, in cui oggi è
particolarmente difficile inserirsi”.
La giuria sarà composta da direttori e responsabili di Fondazioni e Musei di arte contemporanea
di particolare rilievo sul territorio nazionale. Il vincitore, annunciato durante la conferenza
stampa di presentazione il 15 settembre 2009, sarà premiato con 10.000 euro oltre ad una
lunga serie di occasioni promozionali. La mostra collettiva dedicata ai finalisti e al vincitore
verrà inaugurata il 26 ottobre 2009 presso gli spazi espositivi del Museo Centrale Montemartini
di Roma. Per dare maggiore visibilità ai partecipanti verranno sensibilizzati anche gli Istituti di
Cultura e le Accademie Internazionali operanti sul territorio nella promozione dei giovani
artisti. Il direttore di Inside Art Guido Talarico sottolinea le due principali novità rispetto alla
scorsa edizione: «Abbiamo innalzato il limite di partecipazione a 39 anni e ideato la concreta
possibilità, dopo la mostra finale a Roma in ottobre, di far esporre le opere del vincitore e dei
finalisti a qualsiasi realtà ne faccia richiesta tramite il progetto “Billboard”, in modo da
incrementare attivamente il connubio tra il mondo dell’arte contemporanea e il
pubblico».Vincitrice della scorsa edizione, l’artista romana Ra di Martino, ha partecipato con
una fotografia del progetto intitolato “Untitled (Marylin)”, una serie di scatti dedicati ad
un’icona immortale che non accenna a sbiadire nell’immaginario collettivo. “Ogni anno, dal
2004, - ha dichiarato l’artista - vado a fotografare la tomba di Marylin Monroe a Los Angeles.
L'aspetto interessante è che si tratta di un'icona talmente viva che trovarsi sulla sua tomba fa
un effetto molto strano, c'è un forte senso d'irrealtà, al punto che il nome sulla lapide suona
finto, ed è impossibile immaginarla morta, proprio in quanto viva in altra dimensione. Si
genera perciò un controsenso, alimentato anche dal fatto che l'aspetto della tomba è assai
poco sfarzoso, quasi spoglio, e questo l'avvicina ad una donna comune, in antitesi con
l'immagine che c'è ancora di lei”. Si attendono per quest’anno più freschi ed innovativi
talenti!Per maggiori informazioni: www.insideart.eu - tel: 06 8080099 - e-mail:
[email protected] .
“Movimenti”, il premio creativo per giovani viaggiatori.
CTS lancia “Movimenti”, un concorso dedicato ai giovani viaggiatori tra i 18 e i 35 anni, in
premio un bonus viaggio di 5 mila euro.
Ci siamo! Un improvviso tumulto ci desta dal rumore di fondo che aveva
ormai assopito i sensi, l'aereo inizia a vibrare e un vuoto d'aria
energicamente anticipa l'ebbrezza dell'atterraggio, dal finestrino le nuvole
da candido tappeto divengono corposo cielo. Ed eccoci pronti a calcare la
nuova meta. Questo è oggi il più comune “modus viaggiandi” lontano
ormai da quello “on the road” della beat generation ma anche da quello
più recente dell’interrail. I modi cambiano, ma lo spirito del viaggio è
sempre unico nel suo genere.
Da Herman Hesse a Jack Kerouac, da Roberto Rossellini a Jon Krakauer, fino ad arrivare a
Franco Battiato e ai suoi “mondi lontanissimi”, molti sono gli autori e le forme artistiche
attraverso cui l’esperienza del viaggio si è espressa. Ed oggi che le distanze si sono accorciate
che valore ha per i giovani il viaggio? Siano essi turisti o viaggiatori, in cerca di una risposta o
di altre e sempre nuove domande, possono tutti aderire al premio creativo lanciato da CTS.
Dall’idea del viaggio come movimento e completamento di sé nasce la prima edizione del
premio indetto dal Centro Turistico Studentesco e Giovanile, associazione no profit che dagli
anni’70 lavora per la promozione, lo sviluppo e l’organizzazione del turismo giovanile. Un invito
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a condividere ricordi ed esperienze di viaggio attraverso immagini fotografiche e lavori grafici
(un fumetto, un’illustrazione o una vignetta), pensieri e notazioni di viaggio impressi su carta,
ma anche brevi e veloci sms. Per partecipare c’è tempo fino al 15 settembre. In palio 5000
euro da spendere in una vacanza e la pubblicazione del proprio elaborato sulla Guida CTS
2010. Tre le tracce da seguire: “Il viaggio del cuore” ovvero il posto del mondo che ti ha fatto
perdere la testa; “Il mio viaggio ad impatto zero”, l’esperienza che hai vissuto a stretto
contatto con la natura; “Il viaggio della maturità”, i giorni on the road che ti hanno cambiato la
vita.Info e regolamento su www.cts.it/index.cfm?module=Movimenti
Hai le idee. Hai il talento. Adesso hai l’opportunità.
L’UE sta cercando un nuovo logo per i prodotti biologici. Se sei un giovane
artista o designer, partecipa al concorso e inviaci la tua creazione. Il tuo
logo potrebbe essere usato sui prodotti biologici di tutti i 27 Stati Membri e
il vincitore riceverà un premio di 6.000 euro!!
Il concorso è organizzato dalla Commissione Europea.
visita il sito e unisciti al gruppo su facebook
http://ec.europa.eu/agriculture/organic/logo/index_it.htm entra anche nel gruppo su facebook
http://ec.europa.eu/agriculture/organic/logo/index.htm
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LINKOGRAFIA:
www.anolf.it
www.cisl.it
www.stranieriinitalia.it
www.immigrazioneoggi.it
www.asgi.it
http://www.nonaverpaura.org/
www.forumnazionalegiovani.it
www.immigrazione.biz
www.lavoce.info
www.neodemos.it
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