Ottobre-Dicembre - Biblioteca del Consiglio Regionale della Puglia

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Ottobre-Dicembre - Biblioteca del Consiglio Regionale della Puglia
N. 4 – Ottobre-Dicembre 2011
Direttore responsabile: Arcangelo Tedone
Redazione: Rosalba Magistro
Conversione digitale e funzioni ipertestuali: Antonio Lovecchio
Sviluppo nel sito web: Gianfranco Marzano
Marketing informativo: Giulia Murolo, Giuseppe Angiuli
Il periodico viene edito in formato digitale nell’URL della Biblioteca all’indirizzo
http://www.bcr.puglia.it/tdm/webzine.htm
L’edizione in formato cartaceo è in numero limitato di copie ed inviata solo su richiesta scrivendo a:
[email protected]
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SOMMARIO
Siti in Internet, pag. 3
Quotidiani, pag. 4
Banche dati, pag. 11
Riviste, pag. 12
Monografie pag. 16
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SITI IN INTERNET
www.viedellest.eu
“Vie dell’Est” è una rivista fotografica bimestrale che si occupa del contesto balcanico e dei Paesi
dell’Europa orientale, attraverso approfondimenti di carattere turistico, culturale e sociale.
L’obiettivo della redazione di Vie dell’Est è quello di aprire una finestra sulle realtà europee che,
fino a poco tempo, fa sembravano irraggiungibili a causa della cortina di ferro che tagliava in due il
continente e delle reclusioni ideologiche che hanno interrotto per quasi mezzo secolo i legami
culturali e sociali tra l’Est e l’Ovest.
http://www.balkanweb.com
Balkan Web è un portale dedicato all’Europa sud-orientale che offre notizie ed approfondimenti su
istituzioni, politica, economia e società. La lingua è quella albanese ma vi è comunque un servizio
automatico in tempo reale che permette la traduzione in inglese dei testi e dei contenuti. Balkan
Web offre, inoltre, un originale grafico nella propria home page che visualizza il livello della
tensione politica in ciascuno dei Paesi dell’area.
http://www.guardian.co.uk
Il quotidiano inglese The Guardian ha un sito molto articolato che contiene, tra le altre cose, una
sezione di analisi ed approfondimento dedicata ai Balcani e, in particolare, sia alle vicende politiche
della FYR-Macedonia, della Serbia e della provincia kosovara, che a quelle giudiziarie che
coinvolgono i criminali di guerra ancora latitanti.
http://www.larivistadelmanifesto.it
La rivista del manifesto offre un valido contributo per l’analisi e l’approfondimento delle questioni
politiche nazionali ed internazionali. La rivista è nata nel 1999 da un gruppo di persone variamente
collocate perché voleva costituire anzitutto un laboratorio, una sede di confronto e di ricerca.
http://www.rainews24.rai.it
Magazine 24 è dedicato ai Balcani, Europa centro-orientale, Caucaso e Repubbliche ex-sovietiche e
promuove ogni settimana 12 minuti di analisi ed inchieste per raccontare le tante sfaccettature delle
terre e dei popoli che vivono tra l’Adriatico, il Baltico e il Mar Caspio. Il sito offre una selezione di
approfondimenti, notizie e filmati organizzati in rubriche, che riguardano i Paesi dell’Est e le loro
dinamiche sociali, politiche ed istituzionali. Inoltre la testata di Rai News 24 offre degli eccellenti
reportages che focalizzano alcune delle principali questioni di attualità a livello internazionale.
http://www.internazionale.it
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Il sito del settimanale permette di collegarsi on-line ai siti di tutti i quotidiani e i periodici
d’informazione del mondo che dispongono di una pagina web.
*Via gli immigrati. Bufera sul sindaco / Luca Pernice
In: Il *Corriere del mezzogiorno del 9/11/2011, p. 3
E’ in atto un progetto a livello nazionale del Ministero dell’Interno per risolvere l’emergenza degli
immigrati sbarcati in Puglia: 1.365 sono gli stranieri che saranno ospitati nelle strutture della Puglia.
Firmata la Convenzione tra la Protezione Civile Regionale con alcune strutture per dare ospitalità a
cittadini extracomunitari del Nord Africa. Ripartiti tra le varie provincie, a Foggia ne saranno
ospitati 70. La Regione pagherà fino al 31 dicembre, con la possibilità di un rinnovo per altri mesi,
70 euro al giorno per ogni singolo cittadino straniero. Il sindaco del comune di San Giovanni
Rotondo teme la presenza, tra gli stranieri, di potenziali terroristi e ha “saggiamente” manifestato la
sua contrarietà all’accoglienza adducendo, come motivazione, eventuali ripercussioni sulla città,
legate all’ “accattonaggio”. Tra il sindaco e l’assessore sono nate ulteriori controversie legate ai
fondi richiesti da Foggia per la sicurezza idraulica e il dissesto idrogeologico che, a dire del sindaco,
non sono mai pervenuti.
*Più disoccupati tra gli stranieri / Ilaria Sesana
In: *Avvenire del 9/11/2011, p.7
I dati raccolti, nel Rapporto annuale sull’economia dell’immigrazione 2011, realizzato dalla
Fondazione “Leone Moressa”, con il patrocinio dell’Organizzazione internazionale per le
migrazioni (Oim) e dal Ministero degli Affari Esteri, evidenziano l’incidenza economica che
l’immigrazione riveste in molti settori dell’economia. Due milioni risultano i lavoratori immigrati
pari al 9,1% del totale degli occupati. I dati vanno contestualizzati all’attuale periodo di crisi da cui,
comunque, anche gli stranieri risultano essere colpiti. Il tasso di disoccupazione tra i migranti,
infatti, è passato dall’8,5% del 2008 all’11,6% del 2010, negli ultimi due anni, un nuovo
disoccupato su quattro ha origini straniere. Il dato assume maggiore valenza considerando che con il
posto di lavoro lo straniero, diversamente dall’italiano, perde anche il permesso di soggiorno. Le
cause di questa maggiore precarietà sono legate al fatto che i migranti sono più giovani e per lo più
impiegati in aziende di piccole dimensioni colpite dalla crisi; sono generalmente collocati in
posizioni lavorative con qualifiche professionali medio-basse (low-skilled). Lo stipendio medio di
un immigrato è di 987 euro netti al mese, nel settore dei trasporti è un po’ più alto: 1.348 euro,
nell’assistenza agli anziani è di 700 euro. Conseguentemente a questi stipendi le condizioni di vita
dei nuclei familiari sono davvero al di sotto della soglia di povertà.
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*Permesso di soggiorno a punti, difficile vincere più facile perdere /Luigi Manconi, Valentina
Calderone, Valentina Brinis
In: L’ Unità del 15/11/2011
Pubblicato su La Gazzetta Ufficiale “il regolamento che disciplina l’accordo di integrazione tra lo
straniero e lo Stato”, il già noto “Permesso di Soggiorno a punti”. Il contenuto: il richiedente, al
momento della stipula, si impegna ad acquisire un’adeguata conoscenza dell’italiano parlato (pari
al livello A2, secondo i parametri dei corsi di lingua), i fondamentali principi della Costituzione
della Repubblica oltre che quelli relativi al funzionamento delle istituzioni pubbliche del Paese e
alla garanzia dell’obbligo di istruzione per i figli minori. Il raggiungimento di questi tre obiettivi in
24 mesi è propedeutico all’ottenimento di altri punti fino ad arrivare a 30. Se i punti non
raggiungono i 30, viene concessa una proroga del titolo della durata di un anno. Il limite di tale
procedura è da rinvenire nel non considerare il tempo impegnato a svolgere attività lavorative molto
faticose da parte degli immigrati. In conclusione, l’ottenimento del permesso di soggiorno
sembrerebbe, così come impostato, più rivolto agli studenti dell’Erasmus che ai migranti.
*Immigrati i figli nati qui sono italiani” / Fabrizio Rizzi
In: Il *Mattino del 23/11/2011, p. 10
Il riconoscimento dello “ius soli”, cioè l’attribuzione della cittadinanza ai bambini immigrati, è
tornato oggetto di discussione in Parlamento. La riforma della legge sulla cittadinanza agli stranieri
è molto sentita dal Presidente Giorgio Napolitano, soprattutto per quel che riguarda i bambini nati in
Italia da genitori extracomunitari. Con il cambio di governo, la prospettiva di una legge potrebbe
diventare realistica e conseguentemente altrettanto interessante diventerebbe affrontare temi come i
rapporti tra le minoranze religiose e lo Stato. Allo stato attuale, la Lega continua la sua battaglia nel
non riconoscimento dello ius soli perché “sarebbe uno stravolgimento dei principi contenuti nella
Costituzione”. Di parere favorevole il Terzo Polo, il Pd e l’Udc. Il Presidente della Camera, Fini,
parla di uno “ius soli temperato” rivolto ai ragazzi nati in Italia che hanno completato un ciclo di
studi e parlano la nostra lingua e a loro va riconosciuta la cittadinanza.
*Forum delle culture / Gerardo Ausiello
In: Il *Fatto Quotidiano del 22/11/2011, p. 44
Dall’1 al 7 settembre, si terrà a Napoli il World Urban Forum e il Forum delle Culture. A novembre
è previsto il primo incontro annuale del “club dei governatori” delle regioni che si affacciano sul
Mediterraneo. L’idea, proposta dal presidente della Regione Campania, Stefano Caldoro e dal
presidente della Fondazione Forum Nicola Oddati, ha visto l’approvazione e il supporto del
ministro degli Esteri Franco Frattini. La Regione Campania sta, poi, perseguendo l’obbiettivo di
svolgere, in contemporanea agli eventi poc’anzi scritti, un meeting tra i giovani del Mediterraneo
avente come oggetto i temi della solidarietà, della pace, del dialogo tra i popoli, dello sviluppo
sostenibile. Grandi progetti e ambizioni che confermano il ruolo del sud Italia nella politica
internazionale.
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*Figli d’Italia / Andrea Fabozzi, Eleonora Martini
In: Il *Manifesto del 23/11/2011, p.2-3
La proposta del capo dello stato, Giorgio Napolitano, sulla necessità di cambiare la legge sulla
cittadinanza per concederla anche ai bambini nati in Italia da immigrati stranieri, vede il parlamento
diviso: il partito democratico favorevole, la lega e il popolo della libertà, sfavorevoli. La nomina di
un ministro per l’integrazione, nella persona di Andrea Riccardi, fondatore della comunità di
Sant’Egidio, fa ben sperare e pensare che il nuovo governo Monti avverta fortemente la stessa
necessità del presidente Napolitano. Accanto a uno ius soli (diritto alla cittadinanza basato sulla
nascita ma a condizione di avere almeno un genitore regolarmente residente da cinque anni) si
prevede l’introduzione di un esame di lingua e costituzione italiana per accedere alla cittadinanza in
età adulta, dopo i 5 anni di permanenza sul territorio (invece dei 10 anni attuali). La novità,
attualmente, è dettata dall’introduzione, proposta da un deputato democratico, di due articoli che
prevedono uno la cittadinanza alla nascita, l’altro la possibilità che il minore figlio di genitori
stranieri acquisti la cittadinanza, automaticamente, al termine di un ciclo completo di studi (scuole
elementari, medie e superiori) in Italia eccetto poi scegliere al 18°anno di cambiare. Secondo i dati
Istat, al primo gennaio 2011, i minori (figli di immigrati) regolarmente residenti nel nostro Paese
erano 993.238, il 9,7% del totale, di cui 572 mila nati in Italia. I dati del Ministero dell’Istruzione,
dell’Università e della Ricerca (MIUR), alla stessa data, riporta: 711mila gli alunni con cittadinanza
non italiana (il 7,9% del totale) di cui 255mila della scuola primaria. Un dato che il capo dello
Stato, definisce assurdo visto che ancora oggi ai bambini nati in Italia venga negata la cittadinanza.
Due giuristi italiani, l’uno, Nazzarena Zorzella, appartenente all’Associazione studi giuridici
sull’immigrazione, l’altro, Lorenzo Trucco, presidente dei giuristi dell’Asgi, definiscono la scelta
italiana in materia “quasi nazista”. Tra i Paesi d’Europa, l’Italia risulta essere il più arretrato: 10
anni di residenza e di svolgimento di attività lavorativa è il periodo più lungo in Europa, per la
naturalizzazione. Negli altri paesi ci sono forme mediate tra ius soli e ius sanguinis, escluso la
Francia. La legge sulla cittadinanza risale al 1912 ed è stata riformata nel 1992 è quindi ferma da
20anni e non prende in considerazioni i moltissimi cambiamenti che nel frattempo a livello sociale
si sono susseguiti.
*”Quei bimbi sono parte del nostro futuro”: parla il neoministro della Cooperazione e
integrazione Riccardi / Giovanni Grasso
In: *Avvenire del 23/11/2011, p. 4
Il fondatore della Comunità di Sant’Egidio e ora anche ministro dell’integrazione chiarisce la
necessità, già ritenuta tale dal Capo dello Stato, di riformare l’attuale legge sulla cittadinanza
italiana. Il ministro parla con dati alla mano che confermano il “ringiovanimento” del nostro Paese
grazie ai nuovi nati, figli di stranieri. Si tratta di 78.082 bambini, il 13,9% del totale dei nati in
Italia. In campo economico, poi, il 70% dei lavoratori stranieri ha aperto un conto in una banca
italiana e 3.300.000 immigrati hanno presentato regolare dichiarazione di redditi.
*Immigrati sì, ma prima di tutto cittadini / Fiorella Barile
In: *Barisera del 18/11/2011, p. 6
Anche Bari aderisce all’iniziativa nazionale “L’Italia sono anch’io”, che si propone la raccolta di 50
mila firme per cambiare l’attuale legge sulla cittadinanza agli stranieri. L’iniziativa barese ha
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coinvolto Azmi Jarjawi, segretario Cgil Bari e 19 associazioni (tra cui Abusuan, AlmaTerra, Acli,
Arci, Bari Partecipa). Si insiste per la presentazione di due proposte di leggi di iniziativa popolare:
una, appunto, sulla cittadinanza, l’altra sul diritto di voto alle amministrative per gli stranieri. Nella
provincia di Bari, secondo i dati riportati dal segretario Cgil, ci sono circa 5000 bambini che
frequentano le scuole italiane e provengono, per la maggior parte, dall’Albania, dal Nord Africa e
infine dall’Europa dell’Est.
*Puglia, romeni malpagati e in nero / Giuseppe Daponte
In: *Corriere del Mezzogiorno del 5/11/2011, p. 7
Un’indagine nazionale ha fotografato la presenza dei romeni in cinque regioni: Puglia, Piemonte,
Lazio, Friuli Venezia Giulia e Veneto. La premessa dell’indagine, posta in essere dal progetto
Medit finanziata dall’Ue, è che in Italia il gruppo straniero più numeroso è proprio quello dei
romeni, quasi un milione. In Puglia sono 22.633. E’ emerso che in Puglia i romeni percepiscono
redditi più bassi che nelle altre regioni (800 euro contro i 2.000 percepiti in Friuli) e nonostante in
Romania guadagnerebbero meno, vogliono tornare in patria. Il progetto Medit allora ambisce ad un
lavoro congiunto tra i servizi per l’occupazione dei due Paesi. Il progetto si avvale della
collaborazione tra il terzo settore e la pubblica amministrazione. La Regione Puglia ha previsto
interventi per far emergere i contratti, non solo delle badanti ma anche in altri settori.
*Pensione Italia chi ha paura degli immigrati?
In: La *Stampa del 7/11/2011, p. 11
Ancora oggi il tema dell’immigrazione è un tabù, nonostante il fenomeno sia in continua crescita.
Secondo l’ultimo Rapporto Caritas Migrantes, nel 1861, anno dell’Unità d’Italia, gli stranieri erano
88.639, oggi sono 4.570.317 su 60.650.000 residenti. Nel 2010 l’aumento è stato di 335.258
residenti. Ma il dato che non si rende noto è che, oggi, centinaia di migliaia di stranieri hanno perso
l’autorizzazione a restare in Italia, perché sono scaduti 684.413 permessi di lavoro. Altri dati
emersi: tra il 1996 e il 2009 sono stati 257.762 i matrimoni misti; nel 2010 i casi di cittadinanza
sono stati 66mila. Gli immigrati di seconda generazione sono quasi 650.000, nati sul nostro
territorio ma senza cittadinanza. L’anno scolastico 2010-2011 ha visto le iscrizioni pari a 709.826
(il 7.9% sulla popolazione studentesca, con una maggiore presenza nella scuola materna ed
elementare). Gli studenti universitari stranieri sono 61.777 (il 3,6%). D’altra parte, va considerato
l’apporto positivo e vantaggioso della presenza degli stranieri in termini di sviluppo economico. La
popolazione immigrata è giovane, incide positivamente sull’equilibrio demografico con le nuove
nascite (ca 1/6) e sulle nuove forze lavoro; è lontana dal pensionamento e versa annualmente oltre 7
miliardi di contributi previdenziali, assicura una maggiore flessibilità e la disponibilità a inserirsi in
tutti i settori lavorativi; crea autonomamente lavoro anche con i suoi 228.540 piccoli imprenditori,
si occupa dell’assistenza alla famiglia, agli anziani e ai malati. Pertanto va da sé che gli stranieri si
attendono di essere rispettati per la loro positiva funzione e conseguentemente di essere
maggiormente partecipi negli spazi decisionali.
*Romeni in Italia, meno della metà ha un contratto di lavoro regolare
In: *Corriere del Mezzogiorno del 5/11/2011, p. 5
Il Progetto Medit, promosso da Agenzia nazionale per l’occupazione del governo rumeno con le
Acli nazionali, ha presentato i risultati della ricerca. Lo scopo del progetto è stato quello di favorire
il rientro in patria dei lavoratori rumeni residenti in Italia. Il 9% lavora in agricoltura, il 27%
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nell’edilizia, il 43% delle donne svolge un lavoro di assistenza domiciliare. Il 46% ha regolare
contratto di lavoro contro il 22% carente. Rispetto al desiderio di rientro il 43% è sfavorevole
contro il favorevole 33%. Altro dato emerso è quello relativo alla media elevata dell’istruzione da
parte degli immigrati romeni.
*Immigrati a Torino esperimenti di integrazione / Fabrizio Assandri
In: *Avvenire dell’1/12/2011
Nel convegno “Fermata Piemonte. Raccontare l’accoglienza, disegnare l’integrazione” che si è
svolto a Torino, organizzato dal Consorzio Connecting People (la cui rete gestisce solo in Piemonte
l’accoglienza di 450 profughi) e dalla fondazione Xenagos, in collaborazione con Confcooperative
Torino e consorzio Kairos si è realizzato uno scambio di esperienze su cosa fanno gli immigrati nel
nostro paese tra cooperative, realtà del terzo settore laiche e confessionali, amministratori per
rilanciare alcune proposte per migliorare l’accoglienza, come l’idea di versare un contributo ai
Comuni che ospitano le strutture, istituire un programma di servizio civile per i profughi, attivare
percorsi di sensibilizzazione alla legalità e alla lotta contro la tratta.
Gli *immigrati disoccupati ci costano quattro miliardi / Giliberto Oneto
In: *Libero dell’1/12/2011, p. 21
In Italia ci sono più di due milioni di stranieri senza lavoro e migliaia di cassaintegrati. Il direttore
generale del Ministero del Lavoro, Natale Forlani ha dichiarato che ci sono 280.000 immigrati
disoccupati e che perciò non ha senso per l’anno prossimo alcun “decreto flussi”. In sintonia, il
direttore generale della Fondazione Migrantes della Caritas, monsignor Giancarlo Perego, afferma
che è necessario offrire loro maggiore possibilità d’ingresso legale in Italia. Confrontando i dati sui
costi che il nostro paese sostiene per gli immigrati, tutto quello che lo Stato incassa dai migranti in
tasse lo restituisce loro in sussidi di disoccupazione.
Gli *immigrati imprenditori” / Associazione Culturale Euromediterranea
In: *L’Unità dell’1/12/2011
Da una recente indagine del CNEL dedicata al “profilo nazionale degli immigrati imprenditori in
Italia” emerge che l’imprenditore immigrato ha una maggiore propensione ad assumere personale
italiano soprattutto autoctono e considera il rapporto con gli italiani più importante rispetto alle
relazioni con i connazionali e la madrepatria. Inoltre, dato non secondario, in questo periodo di
lentezza dell’economia il 77% degli imprenditori stranieri ha costruito la propria azienda da zero, il
21% l’ha rilevata da altri e il 2% l’ha ereditata. Questi dati mostrano un volto nuovo
dell’immigrazione che non può essere nascosta. Inoltre, questi imprenditori contribuiscono anche
alle esportazioni e alla promozione del made in Italy.
“Venuto dal mare naufrago nel film” / di Anton Giulio Mancino
In: La *Gazzetta del Mezzogiorno dell’1/12/2011
Sugli schermi italiani in questi ultimi mesi sono usciti, a stretto giro, nelle sale, tre film, nell’ordine:
Terraferma di Emanuele Crialese, Il Villaggio di cartone di Ermanno Olmi (girato a Bari),
Miracolo a Le Havre di Aki Kaurismaki, che hanno fatto riflettere sul dramma degli stranieri che
annegano davanti alle nostre coste, sulle loro scelte, diritti negati, paure, sogni e sull’accoglienza.
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La nostra cinematografia non riesce facilmente e tempestivamente ad affrontare in modo adeguato
l’argomento perché bloccata come da una visione ancora troppo retorica in senso realistico, anzi
neo realistico della rappresentazione.
*Diritto d’asilo: pochi posti per l’accoglienza, i soldi dirottati sull’emergenza
In: L’*Unità del 6/12/2011
Il Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (Sprar) che nel 2010 contava 3.146 posti,
oggi ne conta solo 1.500 in più. I posti di accoglienza attivati nell’ambito del sistema sono stati
insufficienti e gestiti in emergenza a fronte degli oltre 60 mila profughi provenienti dal Nord Africa,
giunti nei primi nove mesi dell’anno sulle coste italiane. Potenziare lo Sprar poteva essere una
risposta al nuovo flusso migratorio determinato dalle rivolte nel Nord Africa e dalla guerra in Libia.
E’ quello che chiedeva anche il Consiglio italiano per i rifugiati. Ma il governo Berlusconi-Maroni
ha preferito rispondere con un piano d’emergenza, affidato alla Protezione civile. Il vecchio
esecutivo prima che si insediasse il nuovo governo tecnico ha deciso con una proroga di far
continuare l’emergenza sino a tutto il 2012 con finanziamenti erogati di oltre 230 milioni di lire che
andranno ad alimentare un sistema d’accoglienza parallelo. Il problema è che nel frattempo ai
profughi arrivati dalla Libia non è stato riconosciuto alcuno status.
*Stranieri, la carica dei 14mila tra i banchi
In: La *Repubblica del 7/12/2011, p. XV
La Fondazione ISMU (Iniziative e studi sulla multi etnicità), per l’anno scolastico 2010-2011, rileva
che la presenza di studenti stranieri in Puglia è pari a 13.817 su 653 mila ragazzi complessivi. In
termini percentuali, il 2% della popolazione scolastica nazionale con cittadinanza diversa da quella
italiana; minima percentuale rispetto al 24,3% della Lombardia e all’11,9% del Veneto. L’analisi
ISMU riporta un dato, fra l’altro, ancora più importante relativo alla migrazione dei ragazzi di
seconda generazione al Nord dopo aver completato gli studi. Questi studenti non hanno la
cittadinanza ma questo non è rilevante ai fini, fortunatamente, dell’istruzione. Infatti, il Testo Unico
del 1999 esplicita il diritto all’istruzione per i minori stranieri presenti sul territorio nazionale,
quindi anche se clandestini devono frequentare la scuola come ogni bambino italiano. La Direzione
Scolastica Generale per la Puglia ci indica, per l’anno scolastico 2010-2011, la presenza di mille
ragazzi stranieri entrati per la prima volta nel sistema scolastico. Nella scuola primaria e secondaria
le presenze più significative (rispettivamente 1550 e 1892). In quelle di primo grado gli alunni
stranieri sono 555 e in quelle di secondo sono 224. Gli studenti delle scuole di secondo grado con
cittadinanza non italiana negli ultimi dieci anni sono aumentati, comunque, negli ultimi dieci anni:
150mila contro i 18mila dell’anno 2000-2001. Gli istituti professionali e tecnici: dei 3230 alunni
delle superiori solo 884 hanno scelto un liceo o l’istruzione artistica.
*All’Ateneo si va a scuola di intercultura
In: La *Repubblica del 7/12/2011, p. XV
La Scuola di San Nicola per il dialogo interculturale ha avviato il suo primo progetto
“Interdisciplinary school for sustainability”. L’Ateneo di Bari e quello di Lecce hanno selezionato
60 studenti italiani e stranieri provenienti da Argentina, Croazia, Bulgaria, Romania, Russia, Serbia
e Ucraina. I docenti si attiveranno su tematiche attinenti la biodiversità e l’economia, tutela
ambientale e filosofia. L’iniziativa è supportata da Comune di Bari, Bnl, Banca popolare di Bari,
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Banca di Credito Cooperativo e Unicredit, Camera di Commercio di Bari, Fondazione Rosselli e
Consorzio Meridia.
*Immigrati, è allarme povertà: 1 famiglia su 2 a rischio
In: *Italiaoggi del 23/12/2011, p. 6
Il rapporto ISTAT, in collaborazione col Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, pubblica i
dati relativi alla condizione socio-economica delle famiglie straniere. E così risulta: il 49,1% dei
nuclei familiari è economicamente “vulnerabile”, il triplo di quelle italiane. Le più in difficoltà sono
quelle ucraine (64,5%), marocchine (55,8%) e moldave (55,7%). I redditi presi in esame sono quelli
dell’anno 2008-2009. I dati, poi, relativi alla famiglia mista sono inferiori: il 32,7%. Il Rapporto
Istat indica il Mezzogiorno per il maggior rischio di povertà (64,7%) rispetto al Centro (47,7%) e al
Nord (37,8%).
*Puglia, la carica dei 96mila stranieri / Anna Puricella
In: La *Repubblica del 28/12/2011, p. XV
Il rapporto sulle migrazioni della Fondazione Ismu (Iniziative e studi sulla multietncità) registra nel
2011 una diminuzione pari all’86% di stranieri residenti in Italia. Ma la Regione Puglia vede in
aumento il numero dei residenti stranieri: 95.709 fino al 31 dicembre 2010, mentre ad inizio anno
ne risultavano 84.320. Le provenienze sono quelle legate alle nazionalità dell’Albania e della
Romania. Nella stessa indagine le donne straniere sono più numerose degli uomini (rispettivamente
51.411 e 44.298).
Il *bilancio di Baobab
In: La *Repubblica del 28/12/2011, p. XV
Salvato nei mesi scorsi con un finanziamento della Regione, ora il Centro Interculturale Baobab di
Foggia chiuderà, cosi’ come ha deciso il Comune del capoluogo dauno, a causa della mancanza di
fondi a disposizione per cofinanziare lo sportello. Baobab ha presentato il report di un anno di
attività da cui emergono dati positivi sulla frequentazione dello sportello da parte degli stranieri, per
informazioni, orientamento e consulenze.
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*Giovani musulmani in Italia : un’integrazione possibile? /Gianfranco
Fini
In: Italianieuropei, n. 9/2011, p. 43-47
La sfida dell’integrazione rappresenta una provocazione tutta al giovanile,
poiché riguarda principalmente gli immigrati di seconda generazione, una
sfida quindi tutta rivolta al futuro. Il fenomeno ha acquisito negli anni,
dimensioni di forte rilievo: nel 2004 il numero dei minori di origine straniera
residenti in Italia era di 400.000, nel 2009 era 900.000 e nel 2011 l’Istat ci
indica la presenza in numero pari al milione. Di questi ultimi, 572.000 sono
nati in Italia. L’unica risposta possibile è accettare il cambiamento con
politiche di autentica inclusione sociale, di mediazione e interazione culturale.
La componente, poi, musulmana all’interno della più ampia presenza degli stranieri va
ulteriormente presa in considerazione. A loro, ai musulmani, va fatto passare il messaggio che
l’integrazione nel mondo occidentale comporta, da parte loro, l’assunzione di precise responsabilità
etiche e che quindi deve affievolirsi in loro la visione della società occidentale solo piena di
illusioni di ricchezza e prosperità.
Collocazione in Biblioteca: BR 5C 10
*Musulmani di seconda generazione : sintesi di una ricerca esplorativa /
Mario Abis
In: *Italianieuropei, n. 9/2011, p. 32- -42
La ricerca sulle seconde generazioni di musulmani in Italia, condotta
dall’Associazione Genemaghrebina, ha posto in rilievo che i giovani di seconda
generazione vivono una doppia appartenenza culturale, legata una alla famiglia
d’origine e l’altra a quella del loro presente. Vivono, per alcuni versi, la
contraddizione dell’omologazione ma anche della tutela delle proprie origini.
Allora non è l’integrazione il valore aggiunto ma la doppia appartenenza, quella
che si definisce reciprocità. Per molti giovani musulmani la parola integrare ha
in sé un valore penalizzante, come se dovessero in qualche modo, colmare una
lacuna, una mancanza, un impoverimento. Oltretutto c’è da rilevare che dopo l’attentato delle Torri
Gemelle il musulmano è diventato il nemico e la sua religione è divenuta ideologia politica
terrorista. L’ignoranza in queste convinzioni gioca un ruolo importante. Gli italiani, per la maggior
parte, ignorano cosa sia l’Islam, le differenze tra un marocchino, un algerino, un egiziano; ignorano
la ricchezza di tradizioni e i valori dell’Islam. I mass media, poi, contribuiscono a questa visione
allarmistica, lasciando poco spazio alla comprensione e all’approfondimento.
Collocazione in Biblioteca: DEM 1C4
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*Biblioteche di libri e biblioteche di volti / di Ulderico Maggi, Paola
Leardi, Cristian Zanelli
In: Biblioteche oggi, 10/2011, pag. 19-24.
Biblioteca vivente: un’esperienza semplice ma complessa. L’obiettivo è
scardinare pregiudizi senza ambire a essere risolutiva. Riproposta nel 2011
come prima esperienza meneghina, in via Padova del quartiere di
Crescenzago, la biblioteca vivente nasce, però, da giovani talentuosi danesi.
La “Human Library” nasce in Danimarca nel 2000 in risposta ad un episodio
violento di razzismo. Si è poi diffuso come esempio e metodo innovativo per
incoraggiare il dialogo, ridurre i pregiudizi e favorire la comprensione sociale. La cooperativa
sociale ABCittà, di cui gli autori invitano a prendere visione delle numerose e intelligenti attività sul
sito www.abcittà.org, ha concretizzato, mettendo in contatto istituzioni, enti, agenzie pubbliche e
private, una progettazione partecipata sui temi della multiculturalità e della coesione sociale.
Relazione e produzione culturale rappresentano le due massime per affrontare il cambiamento della
società. Relazioni “celebrate” non più nelle piazze, considerate ormai luoghi di aggregazione
casuale, ma in luoghi in cui anche le tecnologie di informazione e comunicazione offrono servizi
qualificati. Il ruolo del bibliotecario si sposta dal documento all’utente, soprattutto in quelle zone
decentrate connotate anche dal disagio sociale. Le biblioteche allora diventano “luoghi terzi”,
terreni neutrali e gratuiti di socializzazione (cfr Marco Muscogiuri Biblioteche. Architettura e
progetto. Scenari e strategie di progettazione, Maggioli, 2009). A Milano, il Settore biblioteche del
Comune ha colto, con il finanziamento della Fondazione Cariplo e Fondazione Vodafone,
l’opportunità per realizzare azioni innovative e promuovere un nuovo modello di biblioteca: testi e
periodici in lingua, materiali per l’apprendimento dell’italiano e soprattutto libri viventi. I lettori
possono entrare in contatto diretto con persone con cui diversamente non “avrebbero nozione”. La
Biblioteca vivente è stata considerata e riconosciuta dal Consiglio d’Europa, come buona pratica per
il dialogo interculturale e come promozione dei diritti umani. L’immigrazione, l’omosessualità, le
religioni sono tra i temi scelti per intervenire sull’abolizione degli stereotipi. Non mancano,
comunque, altre tematiche a sfondo sociale, opportunamente e preventivamente scelte in base al
target di riferimento e al contesto in cui si inseriscono. Il dato positivo, oltre che li progetto in sé, è
la compartecipazione che garantisce, o comunque facilita, la buona riuscita essendo parte integrante
e sin dall’inizio dell’azione.
Collocazione in Biblioteca: BR 6A
*Verso una politica comune europea dell’immigrazione / Carlotta
Gualco
In: *Argomenti umani, n. 6/7-2011, p. 83-91
L’ultimo decennio si caratterizza per l’emissione numerosa di normative e
proposte in materia di migrazione, asilo, controllo delle frontiere. In realtà,
manca un’autentica politica comune dell’immigrazione e ci si avvale,
pertanto, della base giuridica introdotta dal Trattato di Lisbona (entrato in
vigore a dicembre 2009). C’è da aggiungere che negli ultimi anni una
politica di destra è stata più attenta agli aspetti legati alla sicurezza che a
quelli dell’accoglienza e dell’integrazione e i fondi europei specifici per
rifugiati, integrazione e controllo delle frontiere esterne mettono a
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disposizione per i 27, soltanto 4 miliardi di euro nel periodo 2007-2013. Sulla sicurezza il Consiglio
europeo ha previsto, entro giugno 2012, la realizzazione di un sistema europeo comune di asilo,
basato su regole condivise che “pareggi” in un certo senso gli esiti delle richieste di asilo dei singoli
Paesi. Dal 2013 sarà, poi, operativo un sistema europeo di sorveglianza delle frontiere EUROSUR
che consentirà ai Paesi UE limitrofi, di gestire con una certa efficacia potenziali incidenti alle
frontiere esterne. Sostanzialmente, per la Commissione, il tema delle migrazioni deve entrare a
pieno titolo a far parte della politica estera dell’Unione ed essere oggetto di veri e propri
“partenariati per la mobilità”, finalizzati ad assicurare che la circolazione delle persone tra i due
interlocutori sia gestita in modo corretto e sicuro. La UE, fra l’altro è ben predisposta, a facilitare il
rilascio di visti soprattutto a favore di studenti, ricercatori e uomini e donne d’affari. Anche per
motivi di lavoro vi sono programmi specifici dell’UE a favore della migrazione circolare e
stagionale. In quest’ultimo caso chiede che il partner sia in grado di assicurare che la circolazione
delle persone si svolga in condizioni di sicurezza. Ad ulteriore supporto di questa “politica
d’azione”, la Commissione presenterà un’agenda europea per l’integrazione dei cittadini dei paesi
terzi, che metterà al centro la loro partecipazione nei Paesi ospitanti, il ruolo di regioni ed enti locali
e anche il contributo dei Paesi di origine nei processi di integrazione (disabili e Rom, inclusione di
gruppi a rischio).
Collocazione in Biblioteca: BR 5C 11
*Del viaggiare verso Oriente: sul ruolo dello spazio adriatico / Franco
Botta.
In: *Lettera Internazionale, n. 109/2011, p.7-8
Dove finisce l’Europa e dove comincia l’Oriente? Se pur fosse necessario, è
possibile disegnare i confini degli stati già esistenti in Europa per dare
spazio ad altre nuove nazioni. Ma è altrettanto necessario, ai fini del
processo di allargamento dell’Unione Europea, che vadano considerate tutte
le modalità e i lavori per la costruzione di infrastrutture transfrontaliere, sia
di tipo materiale che immateriale tali da rendere trascurabili i confini
tracciati sulla carta. E’ necessario che gli studiosi e intellettuali della
questione adriatica siano ben predisposti a superare le difficoltà inevitabili della diversità,
supportando i processi di mediazione. Il viaggio in Occidente, tipico di ogni uomo di cultura
europea, potrebbe diventare oggi il viaggio in Oriente e non è un pensiero stravagante. Non c’è
bisogno di nuove mappe ma produrre nuove culture che possano rendere agevoli e possibili i
movimenti e le comunicazioni. Viaggiare verso Oriente non è soltanto una possibilità ma una
necessità. L’Adriatico va rivisto tutto in un’ottica non più settoriale (ora legata al turismo, ora legata
alle differenze linguistiche ecc.) ma in un insieme di prospettive che portino a considerare
l’Adriatico un laboratorio dove sperimentare l’arte della convivenza. La finalità sarà frenare le
intolleranze delle identità uniche legate alle nazioni e alle religioni.
Collocazione in Biblioteca: DEM 2C 1
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*Siamo tutti europei? / Silvia Godelli
In: *Lettera Internazionale, n. 109/2011, p.15-16
Le attuali difficoltà legate alla crisi economica dovuta all’euro, alla politica,
se pensiamo al disfacimento del governo greco e a seguire di quello italiano,
hanno spostato l’attenzione dell’opinione pubblica e anche quella dei mass
media da uno, tra i più sentiti e discussi argomenti recenti sulla preadesione
dei Paesi dei Balcani. Come si può parlare di dialogo, di cooperazione, di
civiltà in tempi di recessione e di regressione culturale? Sin dal 2007
l’Unione Europea ha varato un corposo programma “IPA” (Instrument for
Pre-Accession Assistance) stanziando finanziamenti che hanno investito più settori: da quello
ambientale a quello infrastrutturale da quello economico a quello culturale. Ma in questo clima di
fermento appare comunque un dato innegabile quello di un’Europa che non sente più i Balcani
come parte costitutiva della propria storia e del proprio futuro, più preoccupata, attualmente, da
una crisi globale. Questa mancanza di tensione verso i Balcani rischierebbe di allentare l’ottimismo
popolare con conseguenze legate al consolidamento di contese localistiche e conflitti circoscritti che
porterebbero alla rottura di un’armonia che, anche se precaria, ha dato vita ad un miglioramento
qualitativo della vita, ad un progresso e a un sistema di convivenza, senza poi sottolineare che
l’arresto di alcuni progetti legati alla creazione di grandi vie di comunicazione possono frenare lo
sviluppo dell’intera area. La migliore e possibile soluzione, al momento, non è così ambiziosa da
stravolgere o incidere sui grandi flussi politici ma quella, più realistica e immediata, di tenere viva
quella rete di iniziative intessuta negli anni; consolidare i rapporti già esistenti attraverso cui la
questione dell’integrazione dei Balcani in Europa riprende la propria collocazione. Pertanto,
facendo leva sui finanziamenti legati al programma di cooperazione transfrontaliera è vitale portare
a buon fine i progetti, in qualsiasi settore, soprattutto coinvolgendo i territori e gli attori locali
piuttosto che attendere soluzioni da governi nazionali. La contemporaneità ci aiuta ad essere
propositivi e attivi nel cambiamento agevolati, attualmente, dalle preziose possibilità offerte dai
social network attraverso cui i sistemi della conoscenza e, in senso più ampio della cultura, i
giovani, gli uomini e le donne di cultura, il mondo scientifico, gli artisti, gli intellettuali possono dar
voce al loro pensiero e a iniziative che tengano in vita il dialogo tra i popoli, presupposto di un
modello di democrazia: “lo spessore e la qualità multiculturale della vicenda dei Balcani potrà
certo consentirlo”.
Collocazione in Biblioteca: DEM 2C 1
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*Come buoni vicini : verso una nuova società / Alessandro Vavassori ; prefazione di Maurizio
Ambrosini. – Bologna : EMI, c2010. – 159 p. ; 21 cm.
INDICE: *Integrarsi, come? *Da dove veniamo *La terza fase. La teologia dell’incontro *Esercizi
di libertà *Sicurezza è organizzazione sociale.
Il prete dell’Arcidiocesi di Milano racconta le vicende quotidiane dei migranti. Il volto multietnico
che viene riprodotto nelle parrocchie è la missione più importante, più affascinante e più difficile
che il parroco deve svolgere, accompagnata dalla costante percezione di non essere mai
completamente adeguati, ma questo in sintesi è educare. Accanto a questa mission importantissima
“religiosa” esiste una, vicina, che è quella di indirizzo politico. Una buona mission “politica” è
quella di sostenere e indirizzare gli immigrati verso opportune organizzazioni sicure e ordinate.
Certo la crisi di valori rende difficile il perseguimento degli obiettivi, una crisi che è determinata
dall’inconsistenza culturale e morale degli adulti, spesso incapaci di mostrare con la propria vita ciò
per cui valga la pena vivere. Ma la storia insegna che anche le società più solide e prospere hanno
attraversato fasi alterne di crisi profonda e che con l’immissione di forze nuove, portatori di energie
nuove sia nel lavoro che nelle idee, si è giunti a una rigenerazione del sistema culturale, religioso e
sociale.
Collocazione in biblioteca: BM 81 F 21a
*Luo del Kenya : in viaggio alla scoperta di un popolo africano / Danila Chiapperini. –
Modugno : Stilo editrice, 2011. – 183 p. ; 21 cm.
INDICE: *IL Kenya *I Luo *Glossario.
La maggioranza dei paesi africani utilizza due o più lingue per comunicare e a quelle ufficiali si
affiancano le parlate e i dialetti delle varie tribù. Il Kenya, ad esempio, oltre alle due lingue ufficiali,
inglese e kiswahili, ha una grandissima varietà di lingue e dialetti Tra le etnie esistenti in Africa vi
è quella dei Luo. Si dice che in tempi antichi il numero delle mogli di un uomo luo poteva arrivare
persino a cinquanta, attualmente, il numero si è ridimensionato a tre e anzi ci sono famiglie in cui
c’è una sola moglie. Il senso della parentela, intanto, va oltre il nucleo familiare di base. Tutte le
famiglie che hanno una discendenza comune dallo stesso antenato formano il clan. I Luo
considerano gli antenati facenti parte del clan. Ognuno di questi raggruppamenti è retto da un capo,
così ogni clan ha un capo. Anche il popolo ha un capo, ruoth, e al vertice della tribù luo si trova il
capotribù. Riassumendo, esiste: il capo, chief, che corrisponde al capotribù, il vicecapo, assistant
chief, il capo del popolo, ruoth, e il sottocapo, miruka. Capire come sono strutturate le parentele e la
società è funzionale a comprendere determinati costumi e rapporti sociali che altrimenti
resterebbero incomprensibili.
Collocazione in biblioteca: BM 81 F 23a
P.S.
La rassegna stampa, per alcuni articoli di quotidiani, è stata curata dalla dott.ssa Claudia Mancini.
L’attività di raccolta degli articoli è a cura del sig. Antonio Perna.
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