una convivenza impossibile Trivelle in Val d`Agri, quel che resta di
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una convivenza impossibile Trivelle in Val d`Agri, quel che resta di
i parchi del mondo LE FORESTE DEL GRIZZLY Parco nazionale di Yellowstone, Stati Uniti d’America stituito nel 1872, lo Yellowstone rappresenta il primo Parco nazionale d’America. Situato tra Wyoming, Montana e Idaho, lo Yellowstone costituisce l’habitat per una enorme varietà di piante e animali, tra cui grizzly, lupi, orsi, puma, bisonti, alci e wapiti (cervide). Al suo interno, tra le Montagne Rocciose, sono presenti geyser, sorgenti termali, zone geotermiche, vulcani di fango e canyon, laghi, fiumi e cascate. Per le meraviglie che si possono osservare e per l’elevata valenza naturalistica, il Parco è stato dichiarato Patrimonio dell’umanità dall’Unesco nel 1978. Nell’area, estesa per quasi 9mila chilometri quadrati, prevalgono la foresta e il bosco con alberi ad alto fusto. I © Fritz Plking / WWF IV ecomondo OTTOBRE 2008 SOS PETROLIO. Parco nazionale e pozzi: una convivenza impossibile Trivelle in Val d’Agri, quel che resta di un sogno U n paio di inchieste aperte, alcune vertenze in corso, molte criticità,profondi disagi sociali e pesanti impatti sull’ambiente, la salute e le attività tradizionali quali l’agricoltura. L’estrazione di petrolio da parte dell’Eni nella Val D’Agri in Basilicata (una riserva equivalente ad almeno 483 milioni di barili), oggi Parco nazionale dalla straordinaria valenza naturalistica, è una ferita ancora aperta. Il WWF Italia, sia a livello nazionale che regionale, ha sempre seguito la vicenda con interventi, esposti e denunce. Secondo il WWF, le speranze di occupazione e sviluppo (grazie anche al meccanismo del pagamento delle royalties) che lo sfruttamento del giacimento doveva portare alle comunità locali sono state largamente disattese e così oggi i paventati benefici rischiano di rimanere sogni. Anche l’apposita commissione d’inchiesta incaricata dalla Regione Basilicata scrive che «dal punto di vista dei risvolti economici appare evidente che lo sfruttamento petrolifero è tendenzialmente conflittuale con lo sviluppo turistico e può avere impatti negativi sullo sviluppo della filiera agroalimentare». La Val d’Agri rappresenta il più grande giacimento di petrolio dell’Europa continentale: a regime arriverà a una produzione media giornaliera di 104mila barili. Ma dei complessivi 58 pozzi, di cui solo 39 risultano già perforati, 15 ricadono all’interno del perimetro del Parco (ma nella prima proposta del 1998 erano ben 44, poi la perimetrazione si è adeguata non alle esigenze di conservazione, ma alla presenza dei pozzi!) e altri 22 si trovano a una distanza inferiore al chilometro dai suoi confini. Tra questi desta particolare preoccupazione il Pozzo di Sant’Elia, ubicato in una zona estremamente ricca di sorgenti che forniscono d’acqua le fra- Speranze di occupazione e di sviluppo disattese. Rischi per l’ambiente e per la salute. A dieci anni dal protocollo di intesa tra Eni e Regione Basilicata il WWF traccia un bilancio dell’attività estrattiva di Edoardo Massimi zioni e i paesi limitrofi. Ulteriore problema è quello della realizzazione degli oleodotti di collegamento tra i pozzi e il Centro oli di Viggiano, svariate centinaia di chilometri di lunghezza, di cui circa 8 chilometri in area parco e altri 6 sui confini. Ombre e dubbi Il protocollo di intesa tra Eni e Regione Basilicata, firmato nel 1998, prevedeva impegni reciproci, ma a dieci anni di distanza molti punti dell’accordo sono rimasti solo sulla carta. Ad esempio restano ancora inadeguati la redazione del piano di sicurezza e di salvaguardia del territorio e il monitoraggio ambientale, effettuato finora da società gestite dall’ENI. Solo nel maggio scorso (dopo 10 anni!) la Regione Basilicata ha indetto il bando per la realizzazione del sistema di monitoraggio. Molto scarso è il livello di informazione fornito dall’Eni e dagli enti locali sullo smaltimento rifiuti, la re-iniezione delle acque e le modalità di ripristino dei pozzi e oleodotti al termine dell’estrazione. In questi ultimi mesi sono anche partite due inchieste penali per indagare da una parte sulle quantità di petrolio estratto, dall’altra su un sospetto flusso di denaro passato per le mani di una società coinvolta nell’estrazione. In definitiva, conclude il WWF nella sua Istruttoria sull’attività Eni in Val d’Agri (dossier a cura di Luigi Agresti del Programma Mediterraneo), parco e petrolio non possono convivere. Ma il parco e le valenze ambientali sono una risorsa per oggi e per il domani: il petrolio è destinato, nel breve-medio termine, a essere sostituito da altre fonti energetiche. LA BATTAGLIA DEL DOTTORE «I NOSTRI POLMONI A RISCHIO» «V ogliono far diventare la Basilicata un deserto. In cambio di niente. E questo sarebbe anche un Parco nazionale». Pino Enrico Laveglia è un medico chirurgo e vive a Grumento, in Val d’Agri. Recentemente la stampa lucana ha raccolto il suo grido d’allarme sulle possibili conseguenze per la salute derivanti dagli insediamenti petroliferi in Val d’Agri. Lo scorso 22 agosto Laveglia ha infatti presentato un esposto alla Procura della Repubblica contro l’Eni, ipotizzando i reati di disastro ambientale e attentato alla salute pubblica. «La Val D’Agri era, fino a pochi anni fa, un’oasi felice, con un’aria, boschi e sorgenti invidiabili. Questa situazione sta lentamente ma gravemente deteriorando, con un inquinamento che non riguarda soltanto l’aria ma anche i terreni e le falde acquifere dove l’idrogeno solforato e altre sostanze si depositano. A Grumento e in paesi limitrofi siamo stati costretti per giorni e giorni a respirare anidride solforosa, un puzzo di uova marce che obbligava la gente a chiudersi in casa. Di fronte all’esasperazione popolare per questo fatto, che è solo la punta dell’iceberg, ma anche per motivi ben più gravi, ho ritenuto di intervenire con una denuncia». Ecomondo: Dal suo osservatorio privilegiato di medico, quali effetti sulla salute riscontra? Pino Enrico Laveglia: Innanzitutto c’è stato un aumento innegabile di patologie broncopolmonari. Per verificarlo basterebbe fare una semplice indagine nel reparto di broncopneumologia dell’ospedale di Villa d’Agri, e verificare quante persone si rivolgono a questa struttura specialistica per curare patologie di una certa gravità nella sfera respiratoria. Poi un aumento dell’incidenza tumorale, anche se il Registro tumori della Regione Basilicata ci dice che la situazione è stazionaria e sotto controllo. Per esperienza diretta dico che negli ultimi anni c’è stato invece un aumento che non riesco a spiegarmi se non riconducendolo all’attività estrattiva. Poi ci sono giornalmente persone che vengono in ambulatorio a lamentare disturbi della sfera oculare, sotto forma di vere e proprie epidemie di congiuntiviti. Ecomondo: Che cosa si aspetta adesso? Laveglia:Mi auguro che la magistratura faccia le necessarie indagini, utilizzando strumenti che non siano di parte ma il più possibile oggettivi.