Le vie del racconto Le forme del camminare come pratica artistica
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Le vie del racconto Le forme del camminare come pratica artistica
Le vie del racconto Le forme del camminare come pratica artistica giovedì 27 ottobre 2016 dalle ore 10.00 alle ore 19.30 Palazzetto Tito Dorsoduro 2826 30123 Venezia “L'opera d'arte non può rappresentare l'esperienza di una camminata” (Hamish Fulton, 1998) Il 27 Ottobre 2016, gli spazi dello storico Palazzetto Tito, ospitano Le vie del racconto. Le forme del camminare come pratica artistica. Il convegno riunisce artisti, teorici, curatori e scrittori che si sono confrontati con le pratiche del camminare nell'arte contemporanea, inquadrandole attraverso prospettive artistiche, estetiche e sociali. Saranno presenti : Valentina Bonifacio (antropologa), Giorgio Andreotta Calò (artista), Francesco Careri (artista), Ernesto L. Francalanci (storico dell'arte), Hamish Fulton (artista), Antonio Grulli (curatore), Michela Lupieri (curatrice), Alcide Pierantozzi (scrittore), Stefano Riba (curatore). E' previsto un intervento di Armin Linke (artista). Il “camminare” è uno dei temi più interessanti della cultura contemporanea. Punto di partenza per numerose riflessioni religiose e filosofiche sull'esistenza, il termine viene utilizzato per approfondire la condizione antropologica del nomadismo, oppure quando si discute sul benessere fisico e mentale degli individui. Spesso il camminare è al centro di dibattiti sulla questione della disabilità e dell'accesso nell'architettura come nello sport. Nella letteratura si è affermato come pratica conoscitiva moderna nella percezione del mondo e delle diversità culturali che lo animano. Spostamenti, viaggi, continui mutamenti di punto di vista. Pratica animata dall'utopia possibile di un'esperienza dell'esistenza alternativa a quella proposta dal mondo occidentale, con il suo mito della velocità e della tecnologia invasiva dei trasporti moderni. Quindi topos letterario per celebri autori tra i quali Robert Louis Stevenson, Walter Benjamin, Robert Walser, Henry David Thoreau, Bruce Chatwin. Dagli anni Sessanta del Novecento emergono espressioni artistiche che mettono in discussione le modalità, gli spazi e i materiali del “fare” arte contemporanea. Si affermano i movimenti dell'”anti form - indica una plasticità che accade ed evita le forme, della process art - mette l'accento sul processo più che sul risultato, e l'intensità intellettuale di certe opere viene assunta come conceptual art” (Tommaso Trini, 1969). Tutti questi termini, compreso anche “l'earth works movement”, sono connessi dal fatto che “l'intellettualità occidentale è calata nella natura, nella sua indifferenziata fisicità e materialità” (Tommaso Trini, 1969). Nello stesso periodo il corpo dell'artista diventa un medium, lo strumento con cui compiere azioni e gesti, compreso quello del camminare. In quegli anni, artisti quali Stanley Brown, Vito Acconci, Richard Long, Hamish Fulton, anche se con specifiche differenze, iniziarono la tradizione dei cammi- natori. In questo nuovo modo di pensare, questo tipo di arte mette in evidenza le “relazioni potenziali tra pensiero e corpo, il modo in cui l'atto di un individuo può essere un invito alla fantasia di un altro, il modo in cui ogni gesto può essere immaginato come una scultura breve e invisibile, il modo in cui il camminare rimodella il mondo mappandolo, tracciandovi dei sentieri, incontrando, il modo in cui ogni atto riflette o reinventa la cultura in cui si svolge” (Rebecca Solnit, 2000) In particolare, attraverso gli interventi dei relatori, il 27 ottobre si cercherà di illustrare le forme di rappresentazione e di testimonianza di tale pratica artistica. “Tempo uguale vita. Vita uguale arte. Arte uguale camminata. Camminata uguale tempo” (Hamish Fulton, 1998). Introducendo il corpo e il tempo nell'azione artistica si pone il problema di documentare un'esperienza e il suo significato per chi non li ha vissuti. Sebbene “L'opera d'arte non può rappresentare l'esperienza di una camminata” (Hamish Fulton, 1998), si mostrano immagini, suoni, video, oppure mappe, disegni; disposizioni di oggetti trovati, sono spesso accompagnati da testi, quali lettere, diari, descrizioni. Il camminare quindi introduce possibili forme di racconto. Il particolare display che si ottiene allude ad una necessaria costruzione di una sceneggiatura che tenga conto di media differenti. La sintassi di questi particolari racconti disposti in scena, si costruisce attorno al mutare delle sensazioni, delle condizioni fisiche che vive il corpo, all'apertura inevitabile della riflessione dialettica che si misura con gli incontri inaspettati che scardinano le dialettiche e che vanno tessuti in memorie, sensazioni sedimentate o scomparse. Colmare una distanza. “In questo senso il cammino è una riflessione sull'immagine, la distanza fisica tra noi e qualcosa che in realtà si trova altrove” (Giorgio Andreotta Calò, 2014). Oppure, con le parole di un altro artista “Camminare è un buon sistema per prendere le immagini, ma anche di vivere; essere presente fisicamente nello spazio significa muoversi con una lentezza sufficiente a far si che lo spazio si possa adeguare alla tua presenza, possa accettarti e possibilmente dimenticarti” (Armin Linke, 2003). La giornata coinvolge anche curatori che hanno realizzato recentemente progetti sul “camminare”, coinvolgendo giovani artisti. Il convegno si pone quindi come momento di formazione per tutti coloro che vogliano confrontarsi con la tradizione di questa espressione artistica contemporanea. La giornata del 27 ottobre si concluderà con una visita alla mostra Dear Michael from Edgecombe to Qumalai / Antonio Rovaldi / Michael Hoepfner a cura di Davide Ferri, presso gli spazi della Galleria Michela Rizzo in Giudecca. In collaborazione con: Ordine dei relatori /timetable ore 10.15 Valentina Bonifacio Camminare per disarticolare il sociale: i Guarani verso la Terra Senza il Male ore 11.00 Armin Linke ore 12.00 Alcide Pierantozzi e Antonio Grulli Pensare la strada ore 13.15 Pausa Pranzo ore 14.00 Michela Lupieri Walking. Arte in cammino un progetto curatoriale sulle Alpi Carniche e Stefano Riba Portare lo sguardo oltre ore 15.30 Francesco Careri Camminare, fermarsi ore 16.30 Giorgio Andreotta Calò inizio - fine ore 17.20 Pausa Caffè ore 17.30 Ernesto L. Francalanci La Via dell’arte ore 18.40 Hamish Fulton Walking Artist La giornata del 27 ottobre si concluderà con una visita alla mostra Dear Michael from Edgecombe to Qumalai / Antonio Rovaldi / Michael Hoepfner a cura di Davide Ferri, presso gli spazi della Galleria Michela Rizzo in Giudecca. Biografie relatori Giorgio Andreotta Calò Giorgio Andreotta Calò è nato a Venezia nel 1979. Ha studiato scultura all’Accademia di Belle Arti di Venezia e alla Kunsthochschule di Berlino. Nel 2005 si è diplomato a Venezia con una tesi su Gordon Matta-Clark. Tra il 2001 e il 2007 è stato assistente di Ilya ed Emilia Kabakov. Nel 2007 borsista alla Fondazione Bevilacqua La Masa di Venezia. Dal 2008 vive e lavora tra Venezia ed Amsterdam dove è stato artista in residenza alla Rijksakademie van Beeldende Kunsten. Nel 2011 il suo lavoro è stato presentato alla 54° Biennale di Venezia curata da Bice Curiger. Nel 2012 ha vinto il Premio Italia per l’ arte contemporanea, promosso dal Museo MAXXI di Roma. Nel 2014 ha vinto il Premio New York, promosso dal Ministero per gli Affari Esteri Italiano. “La ricerca di Giorgio Andreotta Calò gravita intorno alla dimensione dell’attraversamento, intesa come un percorso di avvicinamento all’opera, che si sviluppa mediante un processo di prelievo di frammenti dalla realtà e di riappropriazione del paesaggio e della sua storia. L’opera che si presenta al pubblico è dunque l’insieme di un processo e di un tempo calati nella fisicità della materia, che ottiene la sua “forma” dall’ambiente con cui interagisce e dalle energie che si sprigionano al suo interno.” (Mara Ambrozic) Valentina Bonifacio Valentina Bonifacio e’ ricercatrice Marie-Curie presso l’Università’ Ca’ Foscari di Venezia e la Parsons-The New School di New York. Antropologa sociale e documentarista, si occupa dal 2000 circa di America Latina, ed in particolare della relazione tra popolazioni indigene e non. Il suo lavoro si situa da vari anni all’incrocio tra varie discipline, tra cui arti visive e disegno urbano. E’ autrice di numerosi articoli e di un documentario (Casado’s Legacy) con vasta risonanza a livello internazionale. Attualmente sta curando una mostra sulla storia di un villaggio del Chaco paraguaiano (Puerto Casado) insieme al Museo del Barro di Asuncion (Paraguay). Francesco Careri Francesco Careri, membro fondatore di Stalker, è Professore Associato e Direttore del Master Studi del Territorio / Environmental Humanities dell’Università di Roma Tre. Dal 1995 con Stalker / Osservatorio Nomade, sperimenta metodologie di intervento creativo nella città multiculturale e dell’abitare informale a Roma, prima con azioni di arte pubblica al Campo Boario, in seguito a Corviale con studi e progetti sulle microtrasformazioni operate dagli abitanti, in seguito nella città dei Rom, tra baraccopoli, campi attrezzati e auto recupero di spazi occupati. Dal 2006 è titolare del Corso di Arti Civiche, un corso opzionale a struttura peripatetica che si svolge interamente camminando, analizzando e interagendo in situ con i fenomeni urbani emergenti. Tra le sue pubblicazioni: Constant. New Babylon, una città nomade, Testo & Immagine, Torino 2001, Walkscapes. El andar como pràctica estética / Walking as an aesthetic practice, Editorial Gustavo Gili, Barcellona 2002, trad. it. Walkscapes. Camminare come pratica estetica, Einaudi, Torino 2006; Stalker /Savorengo Ker. Dal campo nomadi alla casa di tutti, Linaria, Roma 2015. Hamish Fulton Hamish Fulton, nato a Londra nel 1946, è stato definito scultore, fotografo, artista concettuale e land.artist. Fulton, tuttavia, si caratterizza come un ‘walking artist’. Inizialmente si è fatto conoscere insieme ad altri artisti, tra cui Richard Long, che verso la fine degli anni Sessanta esploravano nuove forme di scultura e arte del paesaggio; una caratteristica fondamentale della loro pratica era il coinvolgimento fisico diretto con il paesaggio. Fulton ha studiato al St. Martin’s College of Art di Londra. Solitamente l’artista cammina in solitaria in luoghi naturali specifici, o progetta atti performativi con la partecipazione delle persone; successivamente a queste esperienze egli crea opere d’arte come fotografie, disegni, pitture murali, facendo riferimento con immagini e testo all’esperienza del camminare. Ha partecipato a numerose mostre collettive e personali in tutto il mondo e una delle sue più famose esibizioni ha avuto luogo presso la Tate Modern di Londra: “Slowalk” a sostegno dell’artista Ai Wei Wei. Ha collaborato con la Galleria Michela Rizzo dal 2012, quando ha avuto luogo un importante mostra di Fulton con Richard Nonas a Venezia. La Galleria ha anche organizzato una performance al Palazzo Ducale di Venezia nel novembre 2015: “Ripetitive Walk”, a cui hanno preso parte più di 200 persone. Ernesto L. Francalanci Laureato in Storia dell’Arte Moderna all’Università di Padova. Ha tenuto corsi di Storia dell’Arte Contemporanea alla Californian University e alla Facoltà di Scienze Politiche di Padova (19661968), ha insegnato Storia dell’Arte all’Accademia di Belle Arti di Venezia (1973 - 2000), Tecniche della rappresentazione alla Facoltà di Architettura di Trieste (1999), Storia delle comunicazioni visive all’Istituto Universitario di Architettura di Venezia (2001), Storia dell’Arte Contemporanea nella Facoltà di Design e Arti, Istituto Universitario di Architettura di Venezia (dal 1995 al 2012). Ha organizzato esposizioni d’arte contemporanea in Italia e in Europa. Collabora con quotidiani e riviste culturali. Consulente per importanti aziende industriali italiane. Pubblicazioni fondamentali: Del Ludico. Dopo il sorriso delle avanguardie, Mazzotta, Milano 1982; Arte storia. Storia dell’Arte per le Scuole Superiori. Istituto Geografico De Agostini, Novara, 1986; Arte del Novecento, Istituto Geografico De Agostini, Novara, 1987; Da Giotto a Caravaggio. Letture di opere fondamentali della pittura italiana, Istituto Geografico De Agostini, Novara, 1989; Arte contemporanea. 1950-2000, Zanichelli, Bologna 2001; Why Future Doesn’t Need Us?, Centro Studi Triennale di Milano, 2001; Estetica degli oggetti, Il Mulino, 2006; Geografia della critica, Istituto dell’Enciclopedia Italiana Treccani, 2009; Estetica del potere, Mimesis, 2016; Storia dell’arte 5 voll. di prossima pubblicazione, Istituto Geografico De Agostini, Milano. Antonio Grulli Antonio Grulli è nato a La Spezia nel 1979. Vive a Bologna. Critico d’arte e curatore indipendente, è membro permanente del board dello spazio Viafarini di Milano. Tra i suoi principali progetti ricordiamo Sentimiento Nuevo al MAMbo di Bologna e Festa Mobile, entrambi una ricerca sulla critica d’arte iniziata nel 2009 e terminata all’interno dell’accademia di belle arti HEAD di Ginevra. Ha curato mostre quali: Oggetti su piano, tenutasi a Bologna presso gli spazi della Fondazione del Monte, My Blueberry Night (in collaborazione con il Club GAMeC di Bergamo), Air Zaire (galleria Francesca Minini, Milano), Le leggi dell’ospitalità (Galleria P420, Bologna), In Full Bloom (Galleria Raffaella Cortese, Milano), La pelle (all’interno dello spazio progettuale Codalunga di Nico Vascellari, Vittorio Veneto). Di recente è stato uno dei coordinatori del Forum dell’arte Contemporanea italiana 2015 organizzato dal Centro Pecci di Prato. Negli anni ha collaborato con Flash Art, ATP Diary, Artribune, Exibart, Mousse Magazine, Arte e Critica, Corriere della Sera, e scritto per artisti quali: Paola Angelini, Pierpaolo Campanini, Giulia Cenci, Paolo Chiasera, Flavio Favelli, Anna Ostoya, Kinkaleri, Katrin Plavcak, Concetto Pozzati, Sissi, Nico Vascellari, Cuoghi Corsello, Italo Zuffi. Armin Linke Armin Linke è nato nel 1966, vive e lavora tra Milano e Berlino, attualmente è docente presso l’HfG Karlsruhe. Come fotografo e filmmaker, egli combina una serie di immagini contemporanee tramite il processo tecnologico, nel tentativo di offuscare i confini tra realtà e finzione. La sua pratica artistica si concentra in differenti possibilità di approccio all’archivio fotografico e alle sue rispettive manifestazioni, come sulle interrelazioni e poteri trasformativi tra lo spazio urbano, architettonico e le funzioni spaziali e gli esseri umani che interagiscono con questi ambienti. Attraverso il lavoro sul suo stesso archivio, come su altri archivi storici, Linke sfida le convenzioni della pratica fotografica, e allo stesso tempo mette in primo piano la questione di come la fotografia è installata e presentata. Quando l’artista assume il ruolo di curatore in un approccio collettivo insieme con artisti, designer, architetti, storici e curatori, i racconti vengono profotti a livello di molteplici discorsi. Michela Lupieri Michela Lupieri è curatrice indipendente di base a Milano. Dopo la specializzazione in arte contemporanea e curatela allo IUAV di Venezia ha lavorato per Dolomiti Contemporanee e RAVE – East Village Artist Residency. Dal 2011 è co-fondatrice di Trial Version, un progetto curatoriale di base a Firenze con cui partecipa, nel 2015, ad Arts for the City Festival nella periferia di San Pietroburgo, sviluppando un progetto partecipativo. Dal 2016 è co-ideatrice di Walking. Arte in cammino un progetto curatoriale e di ricerca nella zona montuosa della Carnia, al confine con la Carinzia e il Veneto che nasce dal desiderio di portare gli interventi propri delle arti visive contemporanee in alta montagna, attraverso la pratica del camminare. Nel 2016 è stata invitata a curare il progetto di residenze per artisti Coefficiente H nella Tenuta di Sticciano (Fi). La ricerca in campo curatoriale è affiancata da un’attività di scrittura su varie riviste d’arte tra cui Juliet Art Magazine. Attraverso una pratica curatoriale “laterale e decentrata” Michela Lupieri cerca di ridefinire i confini semantici di alcune tematiche spesso considerate opposte: centro e periferia, pubblico e privato, sistema dell’arte e comunità locale Alcide Pierantozzi Alcide Pierantozzi (San Benedetto del Tronto, 1985), è uno scrittore italiano. Con una formazione presso l’Università Cattolica di Milano, pubblica il suo primo romanzo “Uno in diviso” nel 2006, dedicato alla memoria di Pier Paolo Pasolini. Nel 2008 pubblica il suo secondo romanzo “L’uomo e il suo amore”, Rizzoli Editore. Altro suo romanzo, “Ivan il Terribile” è stato pubblicato nel 2012, edito anch’esso da Rizzoli. Nel 2015 pubblica il suo ultimo scritto “Tutte le strade portano a noi. A piedi da Milano a Bari”, edito da Laterza, un racconto che ne racchiude molti altri scoperti ripercorrendo a piedi la via Francigena. Alcide Pierantozzi collabora anche con le riviste Rolling Stone e Max, e suoi articoli sono usciti anche su altre riviste come: Granta Italia, Il Messaggero, il Resto del Carlino, Il Riformista, Inchiostro, Nuovi Argomenti, Il Foglio, Marche, Prospettiva persona. Stefano Riba Stefano Riba nasce nel 1981 a Cuneo e cresce a Verzuolo (CN). Nel 2001 si trasferisce a Torino dove per caso incontra l’arte contemporanea. Tra il 2002 e il 2010 collabora con la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, il Museum Ludwig di Colonia, la Fondazione Merz e la galleria Giorgio Persano di Torino. Durante gli stessi anni è giornalista free-lance per Flash Art, Exibart, Teknemedia, Il Manifesto, Alias e Artribune. Nel 2011 fonda lo spazio espositivo Van Der. Da maggio 2014 è il curatore di Passi Erratici, un progetto espositivo, realizzato con il sostegno della Compagnia di San Paolo, basato su una residenza itinerante in montagna e finalizzato con mostre tenutesi al Museo Nazionale della Montagna, al forte di Exilles, alla Fondazione Nuto Revelli e alla Fondazione Merz. Da inizio 2016 vive a Bolzano dove collabora con Museion, Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Bolzano e con la casa editrice Rorhof.